Significativamente Oltre

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Gli Innovatori Europei per un’altra politica. “Sapere abilita l’Uomo”

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Gli Innovatori Europei per un’altra politica 

“Sapere abilita l’Uomo” 

Innovatori Europei partecipa al dibattito politico italiano, a cominciare dal congresso del Partito Democratico, per contribuire all’azione riformatrice che serve nelle istituzioni, nell’economia e nella società italiana, nell’orizzonte della unificazione europea. Il tema centrale del nostro impegno sarà “Sapere abilita l’Uomo”. Attorno ad esso apporteremo contributi di innovazione su questioni interagenti e prioritarie come:

  • Federazione europea dei popoli, traguardo non procrastinabile.
  • Innovazione del sistema pubblico politico e amministrativo.
  • Apertura della politica alle forze associative e alle competenze della società
  • Protagonismo di giovani e donne, motori del rinnovamento italiano.
  • Ricerca e Innovazione: metodo guida per la società e la politica.
  • Smart cities e green economy per lo sviluppo sostenibile europeo.
  • Politiche industriali ed infrastrutturali per il Sud nell’Euro Mediterraneo
  • Pluralismo radiotelevisivo nell’era del digitale
  • Politiche di rilancio industriale e sviluppo competitivo del Paese
  • Incentivare e sostenere le aziende innovative
  • Redistribuire risorse per produrre lavoro e crescita sostenibili
  • Nuove politiche sanitarie nell’Italia del dopo crisi
  • Nuovo protagonismo per le comunità di italiani all’estero
  • Internazionalizzare il Paese per favorire una nuova crescita interna

Con questo documento avviamo una discussione aperta che ci porterà agli Stati Generali degli Innovatori Europei, che si terranno il prossimo 9 Novembre a Roma.

Il tutto nella direzione del rafforzamento del ruolo di Innovatori Europei quale piattaforma di sviluppo di progetti politici complessi, in Italia ed in Europa, a partire dalle città.

Per aderire e contribuire al dibattito: email infoinnovatorieuropei@gmail.com o Facebook

Roma, 24 Settembre 2013, Gli Innovatori Europei – www.innovatorieuropei.org

Massimo Preziuso, Giuseppina Bonaviri, Paolo Di Battista, Osvaldo Cammarota,  Filippo Bruno Franco, Stefano Casati, Luisa Pezone, Antonio Diomede, Paolo Salerno, Gaetano Daniele La Nave, Michele Mezza, Mario Polese, Marco Frediani, Francesco Augurusa, Luigi Della Bora, Andrea Sabatino, Zaira Fusco, Daniele Preziuso, Ruggero Arico, Paolino Madotto, Francesco Zarrelli, Aldo Perotti, Nicola Pace, Domenico Varuzza, Paolo Cacciato, Anna De Ioris, Dario Mastrogiacomo, Antonio Giuseppe Preziuso, Diego Bevilacqua, Gianclaudio Oliva

CHI SIAMO

Dal 2005 Innovatori Europei (www.innovatorieuropei.org) mette insieme variegate esperienze di protagonismo associativo di matrice europeista. Oggi, IE è una realtà densa di iniziative innovative, che guardano ai territori italiani, con un orizzonte internazionale ed europeo. La nostra idealità è da sempre quella di costruire una rinnovata e migliore proposta politica riformista che guidi l’Italia verso i successi che merita e attende, ponendoci quale serbatoio di competenze e comunità di persone al servizio del bene comune.

Comunicato Stampa: Il seminario su imprenditorialità innovativa Europa – Usa

Si è tenuto ieri, presso la sede italiana del Parlamento Europeo a Roma, il primo seminario tecnico del Dipartimento “Progetti” di Innovatori Europei.

Il tema del dibattito, imprenditorialità innovativa Europa – USA, ci ha permesso di mettere insieme vari punti programmatici che fanno parte da sempre del nostro progetto associativo.

Alla presenza d’importanti professionisti italo-americani come l’Ing. Paolo Marenco, l’Avv. Marco Rossi e l’Avv. Mark Santo, e a una platea di circa 60 persone, per lo più composta da giovani ricercatori, imprenditori dell’innovazione ed Innovatori Europei, abbiamo discusso a tutto tondo di come tradurre innovazione in imprenditorialità e sviluppo.

Abbiamo messo a fuoco concrete opportunità d’interazione tra Italia, Europa e Stati Uniti, entrando in contatto con nuovi amici e stakeholders. Sebbene i contesti siano fortemente diversi – da un punto di vista burocratico, economico, culturale – le possibili sinergie tra questi mondi sono infatti enormi.

Durante la mattinata abbiamo analizzato le opportunità di come mettere in rete Italia ed USA attraverso programmi come il Silicon Valley Study Tour dell’Ing. Marenco; di come lanciare una società italiana nel mercato statunitense, di come incubare imprenditorialità innovativa in Italia, tramite il progetto di InnovactionLab del Prof. Carlo Alberto Pratesi; di come finanziare start-up con capitale di rischio e dei problemi fiscali e legali legati a chi intenda sbarcare negli USA, attraverso il sostegno dello studio legale di New York, Marco Q. Rossi & Associati.

Innovatori Europei rafforza il proprio capitale intellettuale e relazionale nel settore Impresa e Innovazione e lancia un osservatorio sui tempi della imprenditorialità innovativa, dando il via a nuove relazioni con gli Stati Uniti, grazie al supporto di tante spiccate professionalità ed esperienze.

Rimandiamo tutti gli amici e sostenitori agli Stati Generali degli Innovatori Europei, in fase di organizzazione, che si terranno a Roma a Maggio prossimo. In quella occasione metteremo insieme “tecnica e politica”, provando a definire un percorso di innovazione politica per il nostro Paese.

www.innovatorieuropei.cominfoinnovatorieuropei@gmail.com

Il Movimento 5 stelle è la Rivoluzione francese “italiana” senza ghigliottine né sangue

imagedi Salvatore Viglia

Solo chi non vuole vedere, non capisce cosa stia accadendo nel paese. Grillo è una macchina schiacciasassi che sta travolgendo ed appianando tutto quello che incontra. Di questo il paese ha bisogno per poter riscrivere un nuovo copione. Le resistenze più o meno giustificate di attaccamento al vecchio, alle segreterie antiche dei partiti presiedute da facce verdi ed avvilite con le tasche piene di soldini e privilegi, sembrano culottes al paragone dei perizoma. Quella di Grillo è una novità risolutiva la cui portata è pari a quella che la Rivoluzione francese rappresentò per la Francia prima e per il mondo poi. Certo è che la mente non riesce ad associare una rivoluzione senza la violenza, i forconi, i giustizialismi sommari. Ciò che il M5S ha messo su è un impasto che lievita giorno per giorno. Nessuno, nemmeno Grillo stesso può prevedere con certezza cosa succederà domani mattina. Questa è una pagina di storia che ha a che fare con l’innovazione purissima della comunicazione e della rivisitazione di concetti cui la politica non ha saputo adeguarsi. E’ una naturale evoluzione della vita “agevolata” dall’iniziativa di un movimento che ha messo in moto un motore che va da solo ormai in una sorta di moto perpetuo. E’ una speranza, forse è la speranza, quella verde, serena anche se lontana dall’attuarsi. Non neghiamoci di aver bisogno di sperare. E’ umano anche questo. Nelle roccaforti delle “Bastiglie” allestite alla bisogna si cerca di addossare la colpa dello sfacelo del paese proprio a Grillo che non c’era, che non voleva venire e che si è trovato, per coscienza, a farsi portavoce della gente comune. Non è leale questo atteggiamento e non lo serebbe per chiunque si trovasse al posto di Grillo. Il mal comune mezzo gaudio rassicura i galli sui cumuli di immondizia per troppi anni adagiati a non fare nulla. Questa Rivoluzione italiana è degna di attenzione critica e non di approssimazione qualunquista. Se qualcuno si lusinga ancora sull’innocua presenza del M5S avrà a che fare con una realtà implacabile.

Resoconto dell’assemblea nazionale degli Innovatori Europei

Innovatori-Europei-defHanno partecipato in tanti, nonostante la scelta di una giornata infrasettimanale a quattro giorni dalle elezioni nazionali, all’assemblea nazionale di “Innovatori Europei”, che si è tenuta ieri 20 Febbraio 2013 alla Camera dei Deputati, per valutare le iniziative progettuali sviluppate in questi anni, in Italia e nel mondo, e per ragionare, attorno al manifesto politico, sul futuro del movimento associativo.

Rimanendo nell’area del centrosinistra, in cui è nata e cresciuta, Innovatori Europei apre al confronto con le tante realtà politiche portatrici di innovazione, rimandando agli Stati generali degli Innovatori Europei che si terranno a fine primavera.

Massimo Preziuso, presidente e fondatore del movimento, ha dato il via ai lavori, raccontando le attività svolte in un lungo start-up iniziato nel 2006 e che ha visto il movimento interessarsi e crescere attorno al dibattito politico del centrosinistra, proponendo tematiche di frontiera intellettuali ed innovative.

Zaira Fusco, moderatrice del dibattito, ha dato lettura dei saluti di Enrico Letta, vice segretario del Partito Democratico, e di Gianni Pittella, primo vice presidente del Parlamento Europeo agli Innovatori Europei.

L’incontro è poi proseguito con significativi interventi dai territori.

Giuseppina Bonaviri nel suo “Nuovo welfare nei territori del Lazio” ha introdotto il tema della necessaria attenzione, nel processo di rafforzamento dell’Unione Europea, ai territori e in particolare ai piccoli comuni, in un Paese in cui essi rappresentano la netta maggioranza in termini demografici.

Osvaldo Cammarota ha proseguito con “Innovazione politica e istituzionale in Campania“ raccontando il lavoro svolto da Innovatori Europei in Campania durante le primarie per la premiership del centrosinistra, con l’avvio di un dibattito con alcuni candidati.

Vincenzo Girfatti ha concluso con “Innovatori Europei e Terra del Sud” raccontando l’evoluzione del percorso svolto a Caserta, con la nascita di Terra del Sud, oggi nostro partner propositivo e progettuale.

La giornata è continuata con un lungo panel di descrizione del lavoro che si svolge nei nostri centri studi, attraverso testimonianze di coloro che hanno contribuito alle varie attività.

La discussione è cominciata con un intervento dal titolo “Un futuro sostenibile per la Taranto dell’acciaio” che ha visto Massimo Sapienza parlare di come la città pugliese possa e debba  diventare luogo di eccellenza nel settore delle auto elettriche e delle rinnovabili.

Con “l’innovazione europea” Michele Mezza ha parlato della necessità di cambiare modo di affrontare il tema dell’innovazione, divenuto “mainstream”, spostando invece  a ragionare e legiferare per facilitare i “nuovi luoghi” di produzione di informazione a diventare i naturali nuovi produttori di benessere e lavoro.

E’ poi intervenuto Nello Iacono che ha raccontato le tematiche di attualità connesse alla “Carta d’intenti per l’innovazione in Italia” scritta dai nostri amici di Stati Generali dell’Innovazione.

Si è poi passati al centro di competenza sulle “politiche europee e mediterranee”.

Paolo Di Battista ha introdotto il tema “Stati Uniti di Europa”, che richiede passaggi intermedi di rafforzamento delle istituzioni europee, in particolare il Parlamento Europeo, e la progressiva centralizzazione, a livello comunitario, di nuove politiche.

Luisa Pezone con “La nuova Europa nel mediterraneo” ha poi proseguito sull’importanza del mediterraneo quale bacino naturale di costruzione dell’Europa dei prossimi anni, dei limiti di budget dedicato a questo tema, e della forte e naturale centralità dell’Italia in un’Europa unita che guarda a Sud.

Salvatore Viglia con “Quale futuro e quali opportunità per le comunità italiane all’estero?” ci ha raccontato delle enormi potenzialità che risiedono negli italiani residenti in tutto il mondo, quali naturali ambasciatori della cultura e per lo sviluppo del Belpaese.

Antonio Diomede è intervenuto sul tema “Salviamo il pluralismo radiotelevisivo dal conflitto d’interessi” parlandoci dell’importanza di rivedere l’intervento pubblico in questo settore, per contrastare il predominio di pochi sulla scena dell’informazione, e le conseguenze negative in termini di libertà di informazione.

Mario Di Gioia ha continuato sul tema “Innovazione in musica, arte e spettacolo” chiedendo l’impegno forte di Innovatori Europei in rappresentanza di settori legati alla cultura e all’informazione oggi presi in ostaggio da interessi di pochi.

Infine, un interessante panel di presentazione di alcuni progetti del Think Tank BRICS, aperto con una rapida descrizione del progetto “Italia – India” sviluppato da Asif Parvez incentrato sul tema della sostenibilità dell’acciaio.

Ha proseguito Rainero Schembri, che ci ha raccontato della “importanza del trattato UE-Mercosur”, e di rivederlo per non perdere i rapporti con un Sud America, ricco di saperi e ricchezza italiana.

Infine, abbiamo avviato il capitolo Italia-Cina, e delle enormi opportunità di dialogo e crescita proveniente dalla facilitazione di partenariati italo-cinesi,  con introduzione Carlotta Maraschi e l’intervento di Lifang Dang, dal titolo  “Attrazione di investimenti cinesi in Italia: come?”

La giornata si è conclusa con un vivace dibattito, incentrato sul nostro manifesto politico aperto, dal titolo “tra lavoratori e produttori”, alla presenza di Arturo Artom (RI), Pier Virgilio Dastoli (Movimento Europeo), Sandro Gozi (PD), Claudio Sperandio (Movimento Cinque Stelle), che ne hanno condiviso temi e impostazione.

Massimo Preziuso ha infine chiuso i lavori, salutando i tanti amici intervenuti con calore e partecipazione, sperando di proseguire con loro un percorso che è sempre tutto da costruire e che vedrà a fine primavera un momento di riflessione ancora più strutturato negli “Stati Generali degli Innovatori Europei”, in cui il movimento si incontrerà – a discutere e ad implementare proposte comuni – con i tanti soggetti politici ed intellettuali con cui discute ormai da anni.

Nei prossimi mesi, Innovatori Europei continuerà ad essere un originale luogo di dibattito e di proposta di policy making di frontiera, rafforzando appunto il dialogo con quei partiti politici e  movimenti portatori di innovazione, al fine di facilitare interventi legislativi atti a migliorare la vita delle tante realtà e settori che oggi rappresenta.

“Significativamente oltre”: Assemblea Innovatori Europei, 20 Febbraio, ore 10.30, Camera dei Deputati, Roma

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Significativamente oltre” – Assemblea nazionale degli Innovatori Europei

20 Febbraio, ore 10,30 – 14,30, Sala della Mercede, Camera dei Deputati, Roma

Ore 10.30 – Introduzione

Gli Innovatori Europei: il percorso fatto dal 2006, il futuro da percorrere” di Massimo Preziuso

Ore 11.00 – Interventi dai territori

Nuovo welfare nei territori nel Lazio” di Giuseppina Bonaviri

Innovazione politica e istituzionale in Campania “ di Osvaldo Cammarota

Innovatori Europei e Terra del Sud” di Vincenzo Girfatti

Ore 11.30 – I progetti del Think Tank

Energia e Ambiente

Un futuro sostenibile per la Taranto dell’acciaio” di Massimo Sapienza

Sapere e Innovazione

L’innovazione europea” di Michele Mezza

La carta d’intenti per l’innovazione in Italia” di Nello Iacono

Europa

Gli Stati Uniti di Europa” di Paolo Di Battista

La nuova Europa nel mediterraneo” di Luisa Pezone

Italiani all’Estero

Quale futuro e quali opportunità per le comunità italiane all’estero?” di Salvatore Viglia

Radio e Tv

Salviamo il pluralismo radiotelevisivo dal conflitto d’interessi” di Antonio Diomede

Cultura

“Innovazione in musica, arte e spettacolo” di Mario di Gioia

Italia e BRICS

Innovatori Europei e Italia – India” di Tommaso Amico di Meane e Asif Parvez

Attrazione di investimenti cinesi in Italia: come?” di Lifang Dong e Carlotta Maraschi

L’importanza del trattato UE-Mercosur” di Rainero Schembri

Ore 12.45 – Coffee Break

Ore 13.00 – Dibattito sul manifesto politico degli Innovatori Europei

Tra lavoratori e produttori”. Contributi e interventi di: Arturo Artom (Rinascimento Italiano), Pier Virgilio Dastoli (Movimento Europeo), Oscar Giannino (Fermare il Declino), Sandro Gozi (PD), Enrico Letta (PD), Marianna Madia (PD), Gianni Pittella (PD), Claudio Sperandio (Movimento Cinque Stelle) 

Ore 14.30 – Conclusioni

(Modera il dibattito Zaira Fusco, giornalista)

 

Elezioni: il premio di consolazione

Elezioni: il premio di consolazione (di Fondazione Etica)

In ogni gara, anche elettorale, non c’è solo il primo premio, che il 6 maggio si sono aggiudicati i cittadini, scegliendo l’astensione o il voto al Movimento 5 Stelle. C’è anche il premio di consolazione, e qualche partito si arrovella su numeri e percentuali per aggiudicarsi almeno quello.

Il Pdl non ci prova neppure: il 6 maggio è stato punito sonoramente, e non è una sorpresa. Semmai una conferma. I cittadini perdonano molti errori al proprio partito, a volte contro ogni evidenza, ma non amano essere presi in giro troppo a lungo.

Prova a consolarsi, invece, la Lega, Tuttavia, il numero dei Comuni persi, la loro dislocazione geografica, il crollo dei consensi, non possono certo consolare. E neppure essere coperti dai risultati, se pur ottimi, di singole figure: se anche un Tosi deve ricorrere alla lista personale per fare il pieno di voti, la dice lunga sullo stato in cui versa il partito, anche senza Bossi.

Chi, invece, sente già suo il premio di consolazione è il Pd, perché –si dice – ha tenuto. Certo, ha vinto in più Comuni e ha percentuali di consenso migliori degli altri partiti tradizionali. Sicuramente è il primo partito in Italia oggi. Ma questo non toglie l’amarezza di una vittoria mancata: i numeri dicono che anche il Pd ha perso voti, e soprattutto che ha sprecato la sua grande occasione: quella di raccogliere i frutti della disfatta altrui. Un Pd che raccoglieva il 33% quando il Pdl era al suo apice, sa bene che non può essere considerata una vittoria quella di domenica scorsa.

Anche perché il Pd sa di aver disperso il suo unico vero patrimonio: le tantissime persone che si avvicinarono alla politica per la prima volta nel 2007 affollando i gazebo democratici. Illuse prima e ignorate dopo, molte di quelle persone hanno pazientato per anni, ma oggi sono tornate arrabbiate a far sentire la loro voce, ricorrendo all’astensione e al voto a Grillo.

La smettano di polemizzare con lui certi politici e giornalisti: gioca ad alzare i toni perché come, Bossi 20 anni fa, sa che è l’unico modo per guadagnarsi l’attenzione dei media. Per il resto, i candidati a 5 Stelle sembrano avere molto poco di sovversivo e di demagogico: ingenui, semmai, ma solo a fronte dei vecchi lupi che affollano la scena pubblica.

Diciamo la verità: i 5 Stelle assomigliano in modo impressionante alle tante facce per bene che il Pd esibì ai suoi esordi: facce normali, giovani, di gente competente e appassionata. Scientemente, ne vennero riempite le liste alle primarie, con la sicurezza che i meccanismi di voto appositamente studiati le avrebbero bruciate tutte per sempre. Ci rifletta qualche astuto dirigente democratico, che nei giorni scorsi ha commentato i risultati elettorali in modo arrogante, e così magari riuscirà anche ad ammettere che il Pd, domenica, ha vinto spesso diluendosi in coalizioni affollate, talora nascondendo il proprio simbolo dietro quello di Liste civiche, non di rado votando il candidato sindaco di altri. Altro che consolarsi.

Quanto al Terzo Polo, si dice ovunque che abbia perso: la verità è che non ha partecipato alla gara. Candidati del Terzo Polo non se ne sono visti, mentre l’Udc ha guadagnato qualche voto. Se Casini, allora, dichiara la resa dei moderati, ci deve essere dell’altro. C’è da augurarsi che abbia compreso che il quadro politico italiano, e non solo, è diventato più complesso di quello immaginato con l’uscita di scena di Berlusconi: la crisi economica e il rigore a senso unico dell’attuale Governo hanno lacerato gli equilibri sociali. Di fronte a tutto questo l’ennesimo esperimento politico creato in laboratori asettici e di lusso, come il Terzo Polo rischiava di essere, sarebbe parso solo una risposta irriverente di fronte ai troppi Italiani in sofferenza.

Il premio di consolazione per il momento resta nel cassetto.

Come si risponde al Partito Amazon di Grillo?

di Michele Mezza

Per fortuna che c’e’ la crisi.

E’ davvero il caso di dirlo dinanzi allo sfacelo politico. La crisi, con la sua salutare azione di disillusione per chiunque ancora spèeri di sopravvivere con le vecchie ricette, è oggi l’unico motore del cambiamento.

Un motore che in assenza di una spinta consapevole ed autonoma della comunità nazionale, può comportare, come tutte le rivoluzioni passive, uno sbocco conservatore.

I dati elettorali ci confermano che i problemi sono grandi, ma tutto è possibile, perfino una positiva ripartenza.

I dati ci segnalano alcuni scenari di fondo:

– Una destra  senza contenitore, dove  i flussi elettorali tracimano in cerca di vettori.Il letto del fiume non è a secco, anzi, ma non ci sono argini.

– La sinistra ha invece solo contenitori, senza spinta dell’acqua, che compress da argini alti ristagna ma non spinge.

– Infine il segnale di una irriducibilità fra ceti socio anagrafici e una leva politica che non si intendono. Sembra che parlino lingue diverse: grillini, localisti, leghisti vari, continuano a declinare una domanda di rappresentanza senza assistenza, e la politica risponde con un’offerta di assistenza senza rappresentanza.

Ancora una volta l’insorgenza del malessere non deve essere confuso con la patologia. Grillo è la Bonino di turno, che ricordate, arrivò alle europee fino al 9% nazionale.

Con due differenze: la rete come forma, la lunga coda come organizzazione. Grillo infatti unifica un caleidoscopio di differenze: Parma, Vicenza, Genova,Sicilia, sono facce di un movimento assolutamente estranee l’una alle altre. Il modello è esattamente la lunga coda di Andersen: ogni prodotto trova la sua nicchia, ogni consumatore chiede un prodotto differente. Grillo apre la sua Amazon elettorale e coagula la differenza dandole un respiro nazionale. Il linguaggio e la forma di tutto questo particolarismo è la rete, che significa, estraneità alla TV, lontananza dal palazzo, selezione delle professionalità. I partiti imbarcavano gli avvocati, Grillo fa eleggere gli informatici.

Il sintomo è ormai chiaro:si apre la stagione della generazione che non ha nulla da chiedere. Si spara sul malaffare perchè non si ha niente da chiedere di concreto e personale.

I grillini, come i designer di Milano, o i gastronomi di Slow Food, o  i ricercatori della Normale, non chiedono nulla alla politica perchè giocano su scenari globali, dove la negoziazione parte dai livelli di sapere che si possono scambiare.

La destra cercherà ora di rispondere con la ricetta del 94 di Berlusconi: raccogliamo i cocci o vincono i cosacchi.Casini sarà costretto a starci, e la Chiesa si giocherà le suggestioni di Todi sull’altare di una nuova sacra alleanza(Fini, come previsto, sotto i ponti).

La sinistra replicherà, con uno slogan simmetrico: compattiamo l’alleanza possibile per non far vincere Berlusconi. Tutti  e due  si perderanno al centro, mentre le rispettive basi sociali si dispiegheranno nelle fascie laterali, dove i conservatori cavalcheranno il populismo anti democratico, e i riformatori la conflittualità territoriale.

Il vero buco nero, più che le fanfaronate sui conti dei partiti, sta proprio nell’incapacità di declinare i nuovi linguaggi dell’autorappresentazione: la rete , come spiega Castells, nasce dal protagonismo dell’Io.

Chi federera’ le moltitudini degli infiniti io? la cultutra di massa non sa rispondere. Il lavoro non trova legami da annodare.

Solo la ricomposizione di alleanze locali, fra saperi, amministrazione e competizione, può comporre le tre esse di un programma plausibile: sussidiarietà, solidarietà, sviluppo.Obama sta traducendo in inglese i tre termini. In Europa chi raccoglie la sfida?

1° Maggio e Politica del lavoro

In occasione della festa dei lavoratori, ecco alcune nostre considerazioni sul tema, nate da una discussione interna, coordinata da Luca Lauro:

Il lavoro è un bene pubblico, questa è la premessa di una corretta politica del lavoro, anche quando è lavoro privato.

La fase storica che stiamo vivendo è caratterizzata da un grave errore di valutazione da parte dei protagonisti siano essi i decisori quanto i rappresentati, l’idea che essere disoccupato sia un problema solo del singolo e non della società;

questa errata  valutazione sta de-strutturando le coscienze individuali e collettiva, condizionando negativamente la cultura occidentale e neanche l’eco della più importante disposizione della Costituzione, che dice l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, resiste a questo andazzo mediatico, sociale ed economico.

L’articolo 1 della Costituzione infatti intende ora come allora affermare e chiarire agli italiani qual’è la direzione verso cui guardare tutti senza esistazione e quali sono i valori i beni fondamentali che condividiamo in vita come nella morte:

la Res-pubblica, la ricchezza di tutti, la Demos-crazia il governo di tutti, il Lavoro, il fare di tutti.

Quindi sebbene il lavoro sia la più importante risorsa dell’economia la sub – cultura di oggi tende a considerarlo sempre di più come un problema anche da parte di chi ha le responsabilità pubbliche e politiche, proprio a causa di una radicata visione miope della realtà, che finisce per essere l’unica visione.

L’attuale politica del lavoro impostata dal governo in carica conferma questa impostazione:

si parte dall’assunzione di un obiettivo politico che è senza dubbio economicamente legittimo e opportuno, come l’aumento della produttività di sistema per essere concorrenti sui mercati internazionali, superare la crisi e rilanciare lo sviluppo, ma ciò dovrebbe avvenire con l’aumento delle ore totali di lavoro da un lato e la riduzione dei lavoratori impiegati nel processo economico dall’altro, lasciando a casa braccia e cervelli per una politica del lavoro asservita alla logica di poteri forti e circoscritti sia politici che  finanziari.

E’ evidente che lo stesso risultato può essere raggiunto in maniera più efficiente e meno rischiosa aumentando gli occupati, sicchè l’aumento dell’occupazione deve ritornare ad essere un obiettivo prioritario.

La verità è che l’attuale politica non ha il coraggio di attuare una vera riforma del lavoro che renda disponibile le forze sane alle parti di sistema produttivo che più ne hanno bisogno e allo stesso tempo non crea le condizioni per aggiornare e migliorare le professionalità che sono rimaste indietro, anche per la mancata innovazione dei processi produttivi ed economici in cui i lavoratori sono già impiegati:

la politica del lavoro deve ritornare ad essere politica di investimento nelle risorse umane, siano esse quelle di nuova entrata nel sistema siano esse quelle già coinvolte; tutti devono essere motivati a guardare nella stessa direzione e con fiducia dando un proprio contributo;

concretamente, le imprese che assumono a tempo indeterminato devono ricevere sgravi fiscali duraturi, ma altrettanti devono essere i benefici riconosciuti alle imprese che investono in programmi di formazione per aggiornare il livello professionale delle proprie risorse umane.

Questo nuovo trend non tarderà a ridare all’economia quello stimolo di cui ha bisogno da troppo tempo.

Sarà questo un tassello importante per riconoscere all’impresa quel ruolo sociale che merita quando lavora lealmente nel rispetto delle leggi e che deve aiutarci a superare l’idiota e fallimentare contrapposizione ideologica impresa/lavoratori che ancora ci impedisce di formulare soluzioni corrette ad un problema di sistema economico, tramite la politica del lavoro.

Il rito stanco di questi partiti

di Gregorio Gitti

Eppure avevano detto di sì. La nostra proposta di legare il finanziamento pubblico dei partiti al rispetto di determinati requisiti era stata accettata pubblicamente dai principali partiti, Pd, Udc e Pdl. Non il mese scorso, ma tre anni fa. Al convegno che organizzammo a Roma il 7 aprile del 2009.

Sin dalla sua costituzione, Fondazione Etica ha sempre chiesto l’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, attraverso l’approvazione di una legge che disciplini i partiti e che, soprattutto, subordini l’erogazione di finanziamenti pubblici, sotto qualsiasi forma, all’adozione di uno Statuto in grado di assicurare democrazia interna, ricambio nella classe dirigente, trasparenza ed efficienza.

I partiti – abbiamo sempre detto – non devono essere obbligati a regole interne, ma neppure i cittadini devono essere obbligati a pagare per il loro sostentamento a qualunque condizione.

Questa non è antipolitica: non crediamo che i politici siano tutti uguali. Nei fatti, però, in troppi hanno dato prova di un uso disinvolto di fiumi di denaro e di un’occupazione smodata dello spazio pubblico, a livello nazionale come locale. Questo vuol dire che possiamo fare a meno dei partiti? Dei partiti no, ma di questi partiti sì.

Il disfacimento del quadro politico è tale ormai che il problema non è più solo di “quanti” soldi dare ai partiti, ma del “se” darli. Paradossalmente, anche il semplice rimborso elettorale – quello vero – viene ora percepito dai cittadini come uno sperpero del loro denaro di fronte all’inefficienza e inadeguatezza dimostrata dai partiti. Pochi o tanti che siano, perché dare soldi a partiti che non hanno saputo portare a compimento nessuna riforma seria in campo economico e finanziario, nessuna per la ricerca scientifica, nessuna sul lavoro,  nessuna in ambito elettorale, nessuna per il riassetto istituzionale del Paese?

È ora di cambiare, da tanto tempo ormai. Ma questa classe politica ha dato prova di non volersi autoriformare e, siccome è essa stessa che fa le leggi, anche su di sé, è difficile fidarsi dei suoi roboanti annunci di questi giorni.

Riconoscere questo non è una resa, ma una presa di coscienza. Per non illudere e non illudersi.

Realisticamente i cittadini hanno solo due strumenti per ottenere una legge sui partiti: la crisi economica e finanziaria, che può spazzare via tutto e tutti – come già in parte ha fatto lo scorso novembre – ma questo dipende solo dagli eventi. Il secondo strumento, invece, è nelle mani dei cittadini: il voto alle prossime politiche può azzerare ogni assetto.

Non c’è bisogno di aspettare un anno: le previsioni di voto, anzi di non-voto, potrebbero essere una spinta sufficientemente convincente per i partiti a invertire finalmente la rotta.

Ma se non si convinceranno loro, potrebbe essere qualcun altro, forse un nuovo soggetto politico (anche solo una lista civica nazionale), a capirlo prima, e a raccogliere la messe di voti in uscita da simboli elettorali ormai svuotati di significato e privi di attrattiva.

Regione Lazio : la fase egemonica dell’eclettismo

di Pierluigi Sorti

Nell’ arco politico regionale, ormai, i percorsi  politici, sia nel centro sinistra come nel centro destra, obbediscono solo a linee orizzontali.

E non sempre i confini si identificano solo con le aree di appartenenza  che infatti , non di rado, estendono i loro confini in reciproca sovrapposizione.

Il fenomeno  si evidenzia nel pullulare di associazioni tematiche, molte volte ispirate dai dirigenti in carriera,    coscienti  pienamente della caduta di attrazione delle rispettive sigle di partito.

Solo con tali modalità possono essere facilitati incontri e dialoghi di cittadini, anche privi  di tessere di partito, ma assai poco inclini a dichiarare le proprie vocazioni elettorali e che comunque non  vengono richiesti di farlo.

La diagnosi del quadro complessivo si completa nella constatazione , evidente soprattutto a Roma, delle genesi più disparate dei presupposti di  base dei  temi sul tappeto  e delle soluzioni politiche proposte.

Anche le altre aree provinciali laziali,  contraddistinte essenzialmente dal tratto , più o meno dissimulato, dell’ antagonismo alle prevaricazioni romane, presentano il  sintomo significativo della rottura di una visione politica geograficamente unitaria.

Dai problemi occupazionali a quelli urbanistici , dalla crisi delle politiche abitative al dissesto sanitario regionale, le relative soluzioni proposte , permeate dei più  variegati criteri ispirativi, scaturiscono da disparate  genesi ideologiche in un processo di mutui ma continui scambi di volubili  opinioni dello spazio temporale di un mattino.

L’ osservatore attento coglie il fenomeno crescente di un eclettismo di vedute il cui continuo variare finisce per  smarrire i vantaggi del confronto e  scadere nelle forme deteriori del peggior sincretismo .

Ma forse la Regione Lazio è lo specchio  fedele delle tendenze nazionali  più deprimenti  di queste stesse ultime ore  : dalle convergenze di Bertinotti e Violante in tema di privilegi di casta, dalle analogie  di comportamento  di Lega e Margherita nell’opacità dei loro criteri amministrativi in una cornice in cui spicca il  desolante silenzio di Pd e PdL e partiti minori, impotenti  tutti a una decorosa  reazione politica .

Anche l’ aforisma del carattere individuale delle responsabilità penali , genera, nel  conforto illusorio dell’ oblio, la latitanza di tutti i partiti e dei loro dirigenti, incapaci di percepire politicamente il diffondersi di una metastasi  che percorre ormai la nazione tutta.

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