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innovazione

Giuseppina Bonaviri candidata sindaco a Frosinone

Giuseppina Bonaviri Candidata Sindaco a Frosinone – Amministrative 2012 

Con determinazione verso il cambiamento (#bonaviriafrosinone)

La mia candidatura nasce dalla forza e dalla volontà di alcuni movimenti della società civile che non trovano riferimenti nelle segreterie di partito. La Rete Indipendente “

 

Nuove idee per Frosinone” chiese a me, proveniente dalla società civile e dal mondo del volontariato e associazionismo -negli ultimi anni ho militato attivamente nella fila del centrosinistra locale e regionale- di accettare una candidatura a Sindaco di Frosinone.

Dopo lunghi mesi di confronti e dibattiti, avendo aperto un confronto diretto con la cittadinanza attiva del nostro territorio, abbiamo deciso di fare un passo avanti nel rispetto della città di Frosinone . Dare un taglio al vecchiume politico che avanza, nel segno della discontinuità e della trasparenza, dell’onestà e della lealtà significa fare pulizia. Siamo contro gli inganni e lo strapotere, contro gli abusi, le vessazioni a cui ci ha sottoposto vergognosamente l’attuale classe dirigente. Hanno svenduto Frosinone ai poteri forti per i loro personali affari di bottega. Non c’è nulla da spartire con i fautori che, a destra come a sinistra -una sinistra che nella nostra terra continua a colludere con i giochi di prestigio dei partiti- hanno voluto il disastro amministrativo e morale di Frosinone. Mettiamo in discussione la gestione politica del nostro territorio di questi ultimi venti anni e, soprattutto, non accettiamo il ritardo culturale che si respira a causa della sordità del governo locale.

Abbiamo fatto una scelta diversa e molto coraggiosa. C’è un terza strada tra antipolitica e voglia di lasciar perdere: la scelta di candidarsi come Indipendente. All’agitarsi e all’arruffare degli attuali gruppi di potere noi contrapponiamo passione e coraggio. Le nostre due liste civiche sono le uniche di puro civismo: non dipendono e non sono collegate a nessun partito, per scelta, ne tantomeno sono appendici di trasversalismi e ambiguità.

TUTTE FACCE NUOVE – GIOVANISSIMI E DONNE – MAI CANDIDATI PRIMA,VISI PULITI; NESSUN COLLUSO O RICICLATO PROVENIENTE DAI CARROZZONI PARTITICI, NESSUN VECCHIO ED USURATO AMMINISTRATORE.

Abbiamo scelto di dar voce a chi non l’ha mai avuta. In questa visione rinnovata della res pubblica il nuovo significa capacità di sintesi, onestà, voglia di volare alto mentre la cosiddetta “esperienza amministrativa” consuma e nasconde corruzione, malaffare, conflitto tra potere e stato di diritto centro della questione morale nelle istituzioni. Prima di tutto vogliamo tagliare con determinazione legacci e legami con i vecchi schemi partitici. Partiamo con la nostra sola forza delle idee e queste sono la nostra unica risorsa.

LE NOSTRE IDEE SONO IL NOSTRO UNICO FINANZIAMENTO.

Non aderiamo allo scontro tra bande dietro cui si nasconde una egemonia precisa che ha prodotto distruzione di valori, mercificazione, svendita del merito e dei talenti e che ha espropriato un intero popolo dai propri diritti e da un processo di democrazia partecipativa. Risorgere è anche sperare. Si chiede un ricambio e noi lo assicuriamo: chi pensa ed osa ha già vinto. La civiltà del dialogo, la capacità di ascolto, il rigore intellettuale fa poi la differenza. Noi donne, eredi di un pensiero della differenza, non siamo invisibili e non ci spaventa di certo la sfida nell’affrontare un sistema allo sbando. Mettiamo al centro l’uomo e il bene comune per un progetto di città libera, visibile, che lavora , che cammina sulle proprie gamba: FROSINONE, UNA PICCOLA CAPITALE.

Questa è la città che vogliamo.

Seguitemi, vinciamo insieme!

Condividete le mie idee. Ci conto! #bonaviriafrosinone

Sito: http://bonaviriafrosinone.wordpress.com

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Nasce il Partito degli Esclusi

 di Massimo Preziuso

 

 

 

Vi aspetto sabato 15 ottobre alle ore 10 al Capranichetta di Roma per il lancio di Outsider, un’iniziativa che ho co – fondato insieme ad altri 45 amici innovatori, anche in questo per provare a dare più voce ai tanti Esclusi di questo Paese

Il 15 ottobre, mentre gli indignados italiani scenderanno in piazza chiedendo l’abolizione del capitalismo, a Roma nella sala Capranichetta (piazza Montecitorio 131) dalle 10 di mattina avverrà il lancio ufficiale di Outsider – Partito degli Esclusi (www.partitodegliesclusi.it), movimento trasversale di giovani, donne, italiani all’estero e stranieri in Italia, che alla rabbia e alla protesta affianca soluzioni concrete nell’interesse di quanti, finora, sono stati estromessi dalle grandi scelte strategiche della politica.

Dice no all’antipolitica, ma vuole nuova Politica: “nove idee nuove” per il rilancio del Paese e l’inclusione sociale, che vanno dalle liberalizzazioni, alla “einaudiana” abolizione del valore legale del titolo di studio, all’accorpamento in uno del Ministero dell’Economia e della Gioventù, passando dall’innalzamento dell’età pensionabile e dalla cittadinanza per le seconde generazioni d’immigrati. Un programma né di destra né di sinistra né di centro: “di sopra”, si può definire, perché guarda lontano.

La giornata si aprirà alle 10 di mattina con una “non conferenza” nella quale ogni partecipante avrà  massimo 5 minuti per dire la sua, mentre nel pomeriggio sarà presentata la campagna per la proposta di legge d’iniziativa popolare per il contratto unico di lavoro.

E sono proprio le soluzioni concrete a caratterizzare Outsider, che quindi non punta a diventare l’ennesimo partitino, l’obiettivo è un altro: costituire una massa critica, fuori ma anche dentro i partiti esistenti, che combatta per le istanze comuni delle nuove generazioni e delle altre categorie di “esclusi”, di cui l’Italia è ricca.

Il movimento è nato a metà settembre grazie a una cinquantina di fondatori, che fino al primo congresso del 15 marzo 2012 saranno anche tutti Portavoce. Tra i fondatori, che si sono autofinanziati per dare vita ad Outsider,  ci sono studenti, avvocati, commercialisti, medici, consulenti d’impresa, docenti universitari, imprenditori, registi, commercianti, giornalisti, funzionari pubblici e dipendenti di aziende private. Dal 15 settembre ad oggi, sono già migliaia le adesioni raccolte on line: la sfida, ora, è partecipare ai dibattiti e rompere le barriere dei “circoli esclusivi”, anche in tv, per rivoluzionare i contenuti politici del nostro Paese troppo invecchiato e chiuso.

VeDrò nuove imprese @ Matera il 6 e il 7 maggio 2011

Il sistema del venture capital è un fattore importante per la competitività di un Paese. Eppure nel rapporto The Global Venture Capital and Private Equity Attractiveness Index 2009-10, realizzato dalla IESE Business School in collaborazione con Ernst Young, l’Italia è collocata al ventinovesimo posto nella classifica mondiale per attrattività del suo sistema economico nei confronti di tali forme di investimento.

A veDrò2010, la relazione finale del working group Investire sul business di domani. Venture capital e start up ha evidenziato diverse criticità: cultura avversa al rischio, struttura del mercato del lavoro, sistema fiscale, inefficacia di alcune forme di intervento pubblico, scottature storiche relative al crollo della new economy, etc. Quali sono le più rilevanti? Quali le possibili leve e soluzioni? Qual è il modello di finanziamento del venture capital più idoneo per l’Italia?

Affronteremo questi temi, in sessione plenaria e nei working group, secondo il classico schema di lavoro di veDrò, durante veDrò nuove imprese, che si terrà dal 5 al 7 maggio a Matera, in una delle regioni, la Basilicata, con il più alto tasso di disoccupazione giovanile.

I risultati dei lavori di Matera e le proposte emerse saranno poi sottoposti all’attenzione di interlocutori istituzionali, politici, imprenditoriali, accademici in un tavolo di approfondimento e confronto a veDrò2011.

La partecipazione a veDrò nuove imprese è riservata a 100 tra imprenditori, venture capitalist, manager, docenti universitari di economia e finanza, giornalisti specializzati, parlamentari delle commissioni industria e bilancio, rappresentanti delle istituzioni, appartenenti al network di veDrò.

Scarica il programma e il background paper di veDrò nuove imprese

Se volete partecipare (alcuni IE ci saranno) e o volete informazioni sul programma potete anche scriverci a infoinnovatorieuropei@gmail.com

Sabato 9 Aprile in piazza in tutta Italia contro il Precariato

Mentre la benzina vola verso i 1,6 Euro a litro, il Parlamento lavora giorno e notte attorno ai problemi giudiziari del Premier, la crisi libica e del mediterraneo diventano un mero problema di gestione “alla meglio” di flussi migratori, non esiste  alcuna azione di politica economica ed industriale in corso e, nel contempo, gran parte delle ultime due generazioni di italiani vivono in assenza assoluta di certezze…

…domani, 9 Aprile, è proprio il caso che scendiamo in piazza in tutta Italia contro il Precariato.

Massimo Preziuso

E adesso l’Italia agli ingegneri!

 di Massimo Preziuso (pubblicato su Lo Spazio della Politica)

Da giovane ingegnere mi è tornata alla mente una cosa che penso da tempo. Ovvero che, da quando in questo Paese il ruolo degli ingegneri è diventato sempre più marginale nelle imprese pubbliche e private, ma più in generale nella società, il Paese è pian piano diventato incapace di programmare ed attuare progetti ed investimenti di medio – lungo periodo. In questo senso, il caso della repentina e brusca approvazione da parte del governo del Decreto Rinnovabili è di scuola.

Qui si è visto all’opera l’approccio di una classe dirigente culturalmente indifferente alla programmazione, che non capisce che lo sviluppo di un Paese è semplicemente frutto del completamento di un insieme variegato di progetti e programmi possibilmente basati su tecnologie innovative, e che la realizzazione di questi richiede fondamentalmente il poter operare in scenari regolamentari il più possibile certi. Con la approvazione di un Decreto che vuole sostanzialmente annientare l’unica industria in crescita, in maniera anti ciclica, nel nostro paese – quella delle rinnovabili – risulta così ancora di più evidente l’assenza di un approccio manageriale – sistemico (proprio della cultura ingegneristica) allo sviluppo del Paese. Ed è per questo che l’Italia dei talenti imprenditoriali degli ingegneri Olivetti e Mattei è ormai un luogo lontano.

L’assenza dell’ingegnere dalla scena pubblica e privata comincia dalle Università. Basti guardare l’andamento delle iscrizioni negli ultimi venti anni: i giovani – assecondando i messaggi di una società che diceva loro che quel che conta davvero sono le cosiddette “soft skills” e non quelle “hard” – hanno pian piano abbandonato gli studi ingegneristici e si sono diretti verso le facoltà umanistiche (o al massimo ad Economia e Commercio).

Continua nel mondo delle imprese, oggi governate principalmente da professionisti con profili giuridici – economici, che portano con sé nella gestione societaria una logica manageriale di tipo amministrativo e burocratico, proprio oggi che una società complessa, sempre più basata su paradigmi tecnologici di breve durata e rapidissima intensità di crescita, dovrebbe svilupparsi attorno alle competenze tecniche e alla “cultura di progetto”, che un ingegnere più di tutti detiene, per formazione e forma-mentis.

Infine è presente nella politica. Mentre in Cina il potere politico è gestito da ingegneri (tra gli altri, Premier e Vice Premier lo sono) – e forse anche grazie a ciò quell’enorme e complesso Paese è riuscito a pianificare con un programma pluridecennale la crescita di quella che a breve diventerà la prima potenza economica del pianeta – in Italia esso è principalmente gestito da personalità di formazione giuridico – umanistica (il Premier è laureato in legge, il nostro Ministro dell’economia è un commercialista, il Ministro dello Sviluppo Economico ha la licenza liceale).

E’ per tutto questo che auspico a noi tutti che “l’Italia torni agli ingegneri e presto”, pena la fine di questo Paese.

Nota: L’articolo è chiaramente provocatorio, ma vuole mettere in risalto un fatto concreto: l’assenza dalla scena di quelle professionalità di formazione scientifica – che l’ingegnere rappresenta – che potrebbero invece far decollare il Sistema Italia.

8 suggerimenti alla classe dirigente italiana

giovani

di Massimo Preziuso, pubblicato sulla rivista generazionale Tr3nta

Tracciato un quadro generale della situazione giovanile in italia, Massimo Preziuso prova a elencare otto punti su cui la classe dirigente italiana dovrebbe investire a partire già dal prossimo anno.

Siamo alla fine di un altro anno (e di un decennio) difficile per la nostra cara Italia.
Il Paese lentamente continua nella sua fase declinante, e questo lo si vede nell’economia ma soprattutto nei fatti sociali.
Le iniziative del movimento studentesco e gli scontri a Roma di qualche giorno fa – malamente gestiti dalla classe dirigente italiana (professionisti, intellettuali, politici) come un qualcosa di strano, fastidioso e fuori luogo – sono una semplice cartina dello stato dell’arte del Paese.
Siamo giunti ad un momento cruciale.
Le nuove generazioni (gli studenti medi e universitari) unite alle ormai quasi – nuove (i trentenni e quarantenni dalla vita precaria) stanno finalmente dando segnali evidenti alla restante parte del Paese di una situazione che non va più bene nemmeno a loro, che la stanno vivendo da un decennio almeno da protagonisti negativi e passivi.
Va detto che, in questo contesto, vi sono anche altri segnali positivi provenienti dai giovani.
Aumenta ad esempio la spinta verso l’associazionismo e la imprenditorialità.
Mai come in questi anni si vedono ragazzi anche giovanissimi che tornano ad impegnarsi nel volontariato o nella politica, cosa che non accadeva solo dieci anni fa. E questo è un fatto che va colto e sostenuto.
Basta poi girare per LinkedIn e leggere i profili professionali dei trentenni di oggi per capire che rivoluzione silenziosa è in atto: da un lato si torna a scendere in piazza nell’età della formazione, dall’altro si rivede il modo di essere lavoratori nell’epoca della precarietà, ma anche delle variegate opportunità, e si ricercano nuove forme di soddisfazione personale al di fuori dei grandi involucri aziendali.
Tutto questo è semplicemente cambiamento, generato da un momento difficilissimo ancora mascherato dai media e dalla politica.
Ed è su questi germogli di “pacifica rivoluzione generazionale” che bisogna assolutamente e rapidamente fare leva per lasciarci alle spalle un decennio di crisi.
E devono farvi leva soprattutto le classi dirigenti che, risultate incapaci di svolgere il proprio ruolo – “dirigere” la società e la sua parte più energica, i giovani, verso il cambiamento – dovranno almeno ora riuscire ad assecondarne il moto spontaneo.

Ed allora cosa si può consigliare loro?

Scrivo qui una mia semplice “wish-list” in ordine casuale, sperando non risulti per questo banale.

Si può e si deve:

1) Immergersi nei luoghi in cui oggi si discute e si fa nuova cultura ed innovazione: il Web ed i social network;

2) Liberare sempre più l’accesso alla Rete, a cominciare da una seria diffusione libera del collegamento internet in luoghi pubblici, con il Wi-Fi;

3) Aiutare a sviluppare a pieno le iniziative associative di vario tipo che nascono nel Web, soprattutto nel passaggio al “mondo reale”, senza il quale Internet non esplica pienamente il suo enorme potenziale di driver culturale e di innovazione;

4) Sostenere la nascita e lo sviluppo di iniziative imprenditoriali giovanili mettendo insieme risorse pubbliche e private;

5) Aiutare i giovani ad effettuare esperienze di formazione e lavoro nei paesi dell’Unione Europea, per formarli alla nuova cornice cultuale di riferimento;

6) Sostenere uno sforzo congiunto delle università italiane per avvicinare i giovani al mondo delle professioni fin dai periodi di studio superiore e universitario;

7) Favorire l’accesso dei giovani in politica, a partire dal livello locale, anche attraverso le così tanto vituperate “quote arancio”. Sono certo che la loro migliore conoscenza del mondo presente sia fondamentale nelle istituzioni più della (eventuale) minore esperienza;

8 ) Last but not least, tornare ad insegnare a scuola – rendendola centrale nella formazione del discente – la ormai lontana ma ancora più necessaria, in una società sempre più complessa, “educazione civica”;

Buon lavoro e buon 2011!

Il collegamento ferroviario Taranto – Potenza – Salerno: tra una minacciata chiusura e la opportunità di uno sviluppo interregionale

mappa-italia-meridionale

Dopo una giornata nella natìa Potenza, e dopo aver riflettuto per la ennesima volta sull’argomento, mi piacerebbe aprire con voi tutti un ragionamento sulla eventuale fattibilità di un investimento sull’alta velocità ferroviaria tra Taranto, Potenza e Salerno, proprio quando, in queste settimane, Trenitalia potrebbe cancellare uno dei due treni (“lenti e scomodi interregionali”) che rappresentano oggi l’unico collegamento ferroviario (ma non solo) sulla linea Taranto-Potenza-Salerno-Roma, rischiando di isolare ulteriormente le città di Taranto e soprattutto quella di Potenza dal resto di Italia.

Come si puo’ facilmente capire dalla osservazione di una normale carta geografica, il rafforzamento (idealmente in Alta Velocità) ferroviario della linea Taranto – Potenza – Salerno, nell’epoca della rapidità delle decisioni, potrebbe aprire enormi opportunità di sviluppo per il mezzogiorno, a cominciare dalla migliorata comunicazione (economica e culturale) tra le tre regioni Puglia, Basilicata e Campania.

Ad un argomento come questo, molti qui a Potenza, sopratutto i meno giovani, da sempre replicano dicendo che il progetto non si “reggerebbe mai sulle tariffe – il prezzo dei biglietti” e soprattutto che “la Basilicata (e anche il tarantino) non viene considerata da Trenitalia (e nemmeno nelle politiche infrastrutturali dei governi) perchè manca di utenza – ricchezza”. 

Ma io ricordo dai libri di finanza pubblica che progetti come questi vanno sempre valutati in ottica “estesa”, cioè incorporando le cosiddette esternalità sociali (in questo caso chiaramente positive).

Allora, mi chiedo e vi chiedo: ma non è questo il classico progetto infrastrutturale su cui sarebbe natuale investire risorse europee? E se non questo, quale?

“Cristo si è inesorabilmente fermato ad Eboli”, o si puo’ provare a ragionare in ottica inter – regionale sulla realizzazione di progetti di questo tipo?

Perchè non mettere allo stesso tavolo le istituzioni delle tre Regioni, o le tre province, per farle discutere su un co-investimento di questo tipo, che è chiaramente un progetto di tipo strategico e di lungo periodo, soprattutto se si guarda all’Italia di domani che sperabilmente sempre più vedrà nel suo Mezzogiorno una piattaforma logistica euro-mediterranea ?

Ed infine mi chiedo: ma realtà come Innovatori Europei possono dire la loro su questioni come queste?

Se vi va, fatemi sapere che ne pensate.

Massimo Preziuso

Roma, il 19 Luglio ore 21: “Il lavoro nella società della conoscenza”

 Lunedì 19 Luglio ore 21.00 Palco PDROMA – Festa del’Unità di Roma

Rete dell’innovazione, in collaborazione con Innovatori Europei, organizza

“Il lavoro nella società della conoscenza”

con On. Marianna Madia (Comm. Lavoro) e Paolo Guerrieri (Resp. Forum Economia Nazionale del PD) e Paolino Madotto (Rete dell’Innovazione)

Tra gli interventi previsti : Antonello Busetto (Confindustria Servizi Innovativi), Eutelia, ISPRA, Alessio Cartocci, Ugo Bonelli, Francesco D’ausilio, Benedetta Cosmi, Massimo Preziuso (Innovatori Europei) e quanti vorranno iscriversi a parlare.

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