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COMITATO PROMOTORE PD IN USA

Costituito il Comitato Promotore del Partito Democratico negli USA

Los Angeles – Si è costituito a Los Angeles il Comitato Promotore del Partito Democratico in USA. L’annuncio è stato diramato da Nicole Focone che svolgerá le funzioni di Coordinatore del Comitato.

Pubblichiamo di seguito il testo integrale del verbale di costituzione.

“I sottoscritti, riuniti in assemblea a Los Angeles il 6 agosto 2007, costituiscono il Comitato Promotore del Partito Democratico negli Stati Uniti D’America: aderiscono al Manifesto del Partito Democratico facendo proprio l’appello affinché venga riconosciuto nello stesso il ruolo importante per il Paese delle comunitá italiane all’estero e l’impegno del PD a sostenere politiche a favore degli italiani all’estero ritengono che il nuovo partito dovrá avere un carattere di forte radicamento nei territori e di decentramento nelle decisioni secondo il principio del partito federale, principio che deve valere anche per la Circoscrizione Estero e a tal fine chiedono ai futuri dirigenti del PD di prevedere risorse adeguate alle strutture decentrate per iniziative politiche e di comunicazione si impegnano a promuovere, nelle comunitá italiane di riferimento, iniziative politiche che rispondano alle esigenze delle stesse e costituiscano interventi mirati a migliorare le condizioni concrete di vita dei cittadini italiani e i servizi a loro erogati dalle istituzioni italiane presenti si impegnano a chiedere un incontro con gli Ambasciatori d’Italia a Washington D.C. al fine di formalizzare anche presso le istituzioni italiane la costituzione e la presenza dei Comitati Promotori del PD si impegnano a promuovere degli incontri con le forze politiche democratiche ceche e ungheresi, al fine di far conoscere il nuovo soggetto politico italiano, stabilire rapporti di cooperazione e iniziative comuni con le stesse si impegnano a promuovere degli incontri con le principali associazioni culturali, formative, e con gli organismi economici ed imprenditoriali rappresentativi delle comunitá italiane nei rispettivi paesi al fine di individuare le principali esigenze degli stessi e a formulare proposte concrete per la soluzione positiva delle loro istanze aderiscono al Coordinamento de L’Unione negli Stati Uniti D’America e chiederanno allo stesso di riconoscere la presenza di un rappresentante del Comitato Promotore del PD nel Coordinamento si impegnano a dare vita alle primarie, previste per il 14 ottobre, negli Stati Uniti D’America, al fine di consentire anche alle comunitá italiane di questi paesi di votare per l’elezione del Segretario Politico del PD e dei membri dell’Assemblea Costituente sostengono congiuntamente all’UNIONE negli Stati Uniti D’America la richiesta di istituire un Comitato degli Italiani all’Estero negli USA e si impegnano alla raccolta di firme a sostegno della richiesta da presentare all’Ambasciatore invitano fin da ora l’Ambasciatore Italiano negli Stati Uniti a promuovere, fatta salva la prerogativa di nomina dello stesso prevista dalla normativa in vigore, una consultazione generale della comunitá italiana negli Stati Uniti D’America al fine di individuare personalitá rappresentative e disponibili ad assumere gli impegni derivanti dall’incarico di componente del Com.It.Es eleggono nelle seguenti persone l’Ufficio di Coordinamento del Comitato Promotore del PD negli USA: Nicole Focone che svolgerá le funzioni di Coordinatore”. Fanno parte del coordinamento Irene Guadagno, Vincenzo Rotella, Carmen Focone, Paolo Antonelli, Pasquale Rotella.

LETTA IL VALORE AGGIUNTO AL PARTITO DEMOCRATICO

Letta è il vero valore aggiunto del Partito Democratico – Intervista a Davide Corritore

Davide Corritore, l’uomo di Enrico Letta a Milano. Un brutto colpo per Walter Veltroni: Corritore è molto stimato per la sua carica innovativa. Un bel colpo, invece, per il sottosegretario di Romano Prodi: inserisce nella sua squadra un giovane politico che, grazie ai suoi precedenti mestieri, sa di finanza e di innovazione, di Internet e di marketing della pubblica opinione. E che si porta dietro una fetta di lista Ferrante e l’ottimo seguito personale alle ultime elezioni amministrative, dove è stato eletto consigliere comunale nella lista dell’ex prefetto.

Allora, Corritore, perché ha scelto Letta?

Perché Enrico è da sempre portatore di contenuti orientati al futuro, con un’attenzione particolare all’innovazione e alle prospettive delle nuove generazioni, temi ai quali io ho dedicato molta parte della mia esperienza politica.

E perché Veltroni no?

Non è un no a Veltroni, che stimo da anni. Ho scelto Enrico Letta perchè credo nel valore aggiunto di cui egli sarà portatore per tutto il partito democratico. Anche se non dovesse vincere.Competere non significa etimologicamente fare fuori qualcun altro ma correre insieme verso un unico punto. Molto istruttiva la frase che Letta ha scritto sulla porta del suo comitato. E’ una massima di San Paolo, che raccomanda: “Competete nello stimarvi”. Sono convinto che se Letta non vincerà i contenuti del suo messaggio si depositeranno comunque lungo la strada della costruzione del nuovo partito.

Quali contenuti?

Letta ha indicato alcuni assi del suo progetto. La libertà?

Non è proprio un valore nuovo…

Libertà nelle forme nuove della moderna società industriale. Che significa libertà di accesso a ciò che ora non è disponibile per tutti.

Per esempio?

Libertà di accesso per tutti alle professioni ma anche alla banda larga, che non è ancora disponibile per fette importanti del territorio nazionale. Ma anche libertà di accesso alla casa per le giovani coppie,con contratti economicamente sostenibili. Se queste cose non vengono garantite a tutti, si determinano delle esclusioni dal vivere democratico. E si riduce così la libertà dei singoli. Chiunque, ad esempio, dovrebbe poter fare il tassista o il notaio senza essere figlio di tassista o di notaio. Qualsiasi giovane avvocato dovrebbe poter competere con i grandi studi legali. E chi è escluso da Internet in banda larga è escluso dalla società dell’informazione, che è la società del futuro. Ci sono, nella ricca e moderna Brianza, intere zone che navigano ancora in internet col modem a 56 k perché Telecom non investe su adsl per scarsa convenienza economica. Bisogna riconoscere a tutti gli italiani l’accesso alla banda larga in ogni zona d’Italia.

L’altro valore prioritario per Letta è più classico: la natalità.

Vogliamo affrontare alla radice il grande problema italiano della mancanza di figli e dell’innalzamento dell’età media. In Francia le giovani coppie hanno mediamente due figli. In Italia solo uno. Ma un paese che non fa figli è un paese che non guarda al futuro e culturalmente è meno disposto a investire sulle nuove generazioni. Il Paese più innovativo in Europa in tutti i campi-dall’energia alle politiche sociali- cioè la Francia, è il paese col più alto tasso di natalità. Non sarà un caso.

Che cosa proponete in concreto?

Lanceremo a Piacenza in settembre, insieme a migliaia di sostenitori organizzati in diversi teatri cittadini, ognuno dei quali affronterà un tema, un grande happening di lavoro.Un incontro filosofico, politico-programmatico in cui costruiremo insieme, con una logica wikipedia, il nostro progetto per il Pd. Una grande convention interattiva, caratterizzata da una sorte di primarie delle idee…

In concreto…?

Idee che in concreto aiutino ad esempio i giovani ad uscire di casa prima dei 33 anni (la media di oggi). E ci aspettiamo idee a favore delle donne, che devono poter fare figli senza che questo danneggi le loro carriere e penalizzi la loro crescita professionale.

Il terzo valore di Letta è la mobilità. In che senso?

Significa coltivare da parte dei cittadini la speranza di crescere e muoversi socialmente economicamente e fisicamente.L’Italia è ferma perché è difficile qualsiasi forma di mobilità. Sociale ma anche fisica. Proliferano dappertutto le caste precostituite e le lobbies.Il Paese è fermo dal punto di vista sociale e anche logistico. E’ bloccato e va sbloccato.

Walter Veltroni non è adatto a garantire tutto ciò?

Veltroni è un passo avanti, in termini di valori e di visioni, rispetto al passato. Ma dobbiamo guardare ancora più avanti. Veltroni parla di anni ’60 e ’70, Letta di anni ’80. Aggiunge un decennio. La speranza per il futuro è di costruire nuovi orizzonti motivazionali con cui portare all’impegno poltico persone nuove.

In concreto?

Solo un esempio: l’Italia ha il più alto tasso di ricercatori che operano nelle energie rinnovabili in Europa. Ma ha una sinistra che ritiene che il tema dell’ambiente sia una prerogativa dei verdi. Mi aspetto che il Pd nella sfida delle energie rinnovabili chiami i giovani all’impegno e riesca a fare scuola in Europa, utilizzando le esperienze dei nostri bravissimi ricercatori, che oggi lavorano per governi stranieri.

Si avverte molto, nel processo di formazione del nuovo partito, il peso degli apparati?

Il Pd è nato proprio per liberarsi dagli apparati. Sennò non sarebbe stato generato. Gli apparati possono pensare di sopravvivere e per un po’ sopravvivranno. Ma credo che il Pd che vedremo tra dieci o cinque anni sarà diverso da quel che oggi immaginiamo. E’ possibile che 700mila iscritti a Ds e Margherita andranno a votare il 14 ottobre. Ma è verosimile che altrettanti saranno i non iscritti che andranno a votare. Queste persone porteranno aria nuova. E quando apri le finestre prima o poi l’aria nuova penetra. Nonostante gli apparati.

Ma si sa che Letta non vincerà. E allora a che serve il vostro impegno?

La nostra vittoria sarà innanzitutto seminare nel partito che verrà nuovi contenuti. Vorremmo influenzare il progetto del Pd, aggiornare la visione di società della sinistra, inglobare una fortissima innovazione, lavorare sulla cultura di squadra, assente in Italia e invece molto diffusa in altri paesi, eliminando il culto della personalità in politica.

Che Italia avete in mente?

Vorremmo che il paese uscisse dalla cultura della rendita di posizione. Vorremmo un paese in cui ognuno può mettersi in gioco senza dover necessariamente farsi cooptare con appoggi di tutti i tipi.

Quale difetto vorreste eliminare prioritariamente?

La difesa degli stati acquisiti, che penalizza i diritti potenziali. Vedi le pensioni o le licenze di taxi. Il risultato delle logiche corporative ha fatto sì che le licenze siano aumentate di poche centinaia in tutt’Italia, mentre le tariffe siano cresciute, a Milano del 13 per cento. Con tanti saluti per la liberalizzazione del settore e per l’interesse del consumatore. Oggi andare a Malpensa da Milano in taxi costa di più che andare in aereo a Londra. Bisogna rompere questi schemi, questa è la rivoluzione italiana: mandare a casa lobby e potentati che a tutti i livelli difendono le posizioni acquisite.

A destra come a sinistra?

Di fronte ai temi di cui abbiamo parlato sfuma un pò la distinzione tra destra e sinistra. Diventa quasi anacronistica. Credo che nell’Italia di oggi sia più cruciale la distinzione tra liberalizzatori o conservatori. La sinistra deve decidere: o difende chi ha già o crea opportunità per chi non ha. Un giovane che vuol fare il tassista o l’avvocato è come l’operaio della società industriale. Le pari opportunità moderne sono queste.

Farà incavolare il sindacato, questo ragionamento.

Accadde anche in Inghilterra, quando Blair affrontò in modo nuovo il tema della società industriale. E disse che non aveva senso difendere le miniere, roccaforti storiche del sindacalismo inglese, perchè il carbone sarebbe stato sostituito da energie più pulite e la società industriale da quella dei servizi e del terziario. Noi dobbiamo ancora completare questo passaggio culturale. La sinistra italiana deve farlo. E sarà complicato.

E a Milano, la sua città?

La nascita del Pd è un occasione per pensare ad una svolta importante, una specie di big bang.

Tutti a casa?

Il problema più importante è immettere nuova linfa. Portare all’ingresso in politica, anche in posizioni dirigenziali e non solo di militanza, decine e decine di persone che provengono dalle professioni e dal mondo dell’innovazione. Con quei saperi dentro, e con nuove esperienze, il Pd potrà essere veramente una cosa nuova e non una semplice fusione di passati.

Che cos’è Milano per Letta?

Enrico l’ha già detto esplicitamente: Milano sarà un laboratorio di innovazione a partire dalle modalità di partecipazione politica. Il primo segnale è la scelta di Letta di far selezionare i candidati del collegio 1 direttamente dai sostenitori con pre-primarie che si terranno a settembre. Lo scopo di questa sperimentazione è di mandare un preciso messaggio al Pd: bisogna mandare in soffitta la nefasta scelta di liste bloccate che abbiamo avversato nella legge elettorale nazionale, quella di Calderoli, e abbiamo invece inglobato nella vita del Pd. E non se ne comprende il perchè. Se vogliamo un vero Partito Democratico dobbiamo dare vero potere agli iscritti. A cominciare dalla scelta di chi li rappresenterà.

E poi?

Milano sarà per noi il luogo in cui si proporranno modalità di funzionamento del Pd basate su un’interazione continua con gli iscritti. Utilizzeremo tutte le tecnologie possibili. Una sezione tematica di Piacenza sarà dedicato alla forma partito.

Ma il potere a Milano?

Milano, negli equilibri interni del pd rappresenta una postazione chiave. Vogliamo diventare interlocutore privilegiato del mondo di chi intraprende e innova. Vogliamo rivolgerci ai tanti talenti che lavorano in città, che seguono la politica ma se ne sono allontanati negli ultimi anni a causa delle degenerazioni autoreferenziali, di potere e di apparato.

E la sua lista, la lista Ferrante? Che ne sarà dopo che l’ex prefetto ha gettato la spugna cambiando mestiere?

Già più della metà degli eletti sta lavorando per il Pd e dando il suo contributo al processo. A settembre la lista proporrà dei contenuti al nascente Pd e valuterà formalmente come rapportarsi. Nel frattempo è in corso un referendum online tra gli eletti che porterà all’individuazione di un nuovo nome. A quel punto la lista aprirà definitivamente una nuova pagina.

Intervista a Davide Corritore, su “Affari Italiani”, 9 agosto 2007

CRISI MUTUI-USA INVESTE BORSE

da Corriere.it

La crisi dei mutui Usa investe le Borse Chiusure negative, l’Europa brucia 160 miliardi. Forti cali a New York. Bce e Fed immettono liquidità per frenare le perdite

WASHINGTON – «La nostra economia è forte e c’è abbastanza liquidità sul mercato». Con queste parole il presidente americano George W. Bush ha aperto l’ultima conferenza stampa alla Casa Bianca prime vacanze estive per rassicurare gli investitori, preoccupati dalla crisi del mercato dei mutui ad alto rischio che ha innescato una corsa alle vendite. Infatti tutti i listini mondiali hanno registrato giovedì cali considerevoli, anche se non drammatici. In contemporanea con le dichiarazioni di Bush, la Federal Reserve americana ha annunciato di aver immesso sul mercato una liquidità di 24 miliardi di dollari (17,5 miliardi di euro). La Bce ha immesso poco meno di 95 miliardi di euro, il più ampio intervento mai varato dall’11 settembre 2001.
Sui listini internazionali i titoli più esposti sono quelli finanziari, bancari e assicurativi, tanto che i titoli di altri comparti produttivi sono al contrario in netta crescita. Le Borse europee hanno tutte chiuso in ribasso (Parigi -2,17%, Londra -1,92%, Francoforte -1,99%), a Wall Street circa due ore dopo l’apertura il Dow Jones perdeva lo 0,82% (recuperando dopo le parole di Bush), con il Nasdaq a -0,28%. Bnp Paribas ha congelato tre suoi fondi di investimento del valore di quasi 1,6 miliardi di euro, citando i problemi dei mutui «subprime» Usa. «Il dipartimento del Tesoro continua a monitorare i mercati e rimane vigile», ha detto un portavoce del Tesoro Usa.
CONTATTI – La Banca centrale europea (Bce) non ha confermato se sono in corso contatti costanti con le altre banche centrali relativamente alle condizioni globali della liquidità. La notizia del monitoraggio era invece stata data dalla Banca centrale del Canada.

CHIUSURA PIAZZA AFFARI – In Italia la Borsa di Milano ha terminato con un ribasso dell’indice Mibtel dell’1,38% a 31.193 punti, un po’ meglio dell’indice S&P/Mib: -1,45% a 40.056 punti. Il migliore titolo è stato Mondadori (+3,73%), mentre sono generalizzati (con qualche eccezione) i cali nel comparto finanziario. In totale il calo della capitalizzazione delle Borse europee è stato pari a 160 miliardi di euro, basato sulla perdita dell’1,78% dell’indice Stoxx 600.

LIBERTA’, MOBILITA’, NATALITA’

di Alessandro Chiozzi – IE Milano

Lunedì sera a Milano Enrico Letta ha tenuto un incontro con sostenitori e curiosi per parlare della sua candidatura e della sua idea di Partito Democratico.

L’intervento, oltre ai dettagli di carattere organizzativo e ai commenti su Regole, forma partito ecc., ha avuto un taglio prevalentemente di contenuti, incentrato sul “manifesto” scelto da Letta per la sua campagna: “Libertà, Mobilità, Natalità”.

Letta ha spiegato perchè sono state scelte queste 3 parole, dicendo ad esempio che lo slogan Libertà è stato regalato al Centro Destra, che ne ha diffuso la sua interpretazione di “arbitrio”; che la Natalità non è un tema solamente di matrice cattolica e un paese che non investe sui figli non ha futuro; che si riscontrano sempre più difficoltà di Mobilità, fisica ma anche e soprattutto sociale. (per approfondimenti, www.enricoletta.it )

L’aspetto a mio avviso più interessante è stato l’invito rivolto alla platea di “DECLINARE” le 3 parole, secondo le numerose accezioni che termini così “ampi” possono assumere.

Ne sono scaturiti interessanti interventi legati a contenuti di rilievo sociale, economico, politico, lasciando poco spazio al “gossip politico”.

Mi piacerebbe replicare quanto avvenuto a Milano, invitando tutti Voi di I.E. a commentare lo slogan di Letta e dare una declinazione alle 3 Parole. Oltre ad essere un pretesto per far emergere nuove idee, credo sia il modo migliore per cominciare a sostenere la candidatura di Letta, così come questo Gruppo ha manifestato di voler fare.

Personalmente non ho molta simpatia per gli slogan e la retorica in genere. Credo tuttavia che Letta, dovendo dare in poco tempo un’immagine chiara e forte di quello che vuole essere il suo impegno per il futuro Partito, abbia scelto una buona formula, con un vocabolario NON tipicamente di Sinistra (come eguaglianza, giustizia sociale, ambiente, pace ecc.), trasmettendo implicitamente una MISSION importante per il PD: riappropriarsi di valori e temi, in parte “perduti” nel corso del tempo, a noi tutti molto cari e soprattutto fondamentali per costruire un Partito forte e coeso.

Pensando a Libertà, Mobilità, e Natalità, mi vengono in mente immediatamente Europa e Lavoro (questa, dunque, la mia “declinazione”).

Molte delle nostre Libertà sono sempre più legate all’Europa (Europa Politica); la nostra Mobilità, fisica e sociale/lavorativa, non può che essere intesa in un ottica di confini europei (Europa Geografica); e in una uniformità europea (Europa Sociale) sono da intendersi tutte le questioni legate alla natalità, alle politiche per la famiglia, alla crescita e al flusso demografico.

L’ ”Europeismo”, cavallo di battaglia del Centro-Sinistra, è stato lasciato in pasto alla propaganda politica e alle operazioni speculative di Bossi e Berlusconi (vedi Euro), fino a diventare quasi un qualcosa di cui è meglio non parlare, per non rischiare ripercussioni negative nei consensi. Il Partito Democratico dovrà essere, a mio avviso, europeista convinto e forte abbastanza da difendere e promuovere l’Unione Europea nella buona e nella cattiva sorte.

Ma è il tema del Lavoro quello che in assoluto legherei di più ad un discorso di Libertà, Mobilità e Natalità, ed è anche il campo in cui il Partito Democratico dovrà dimostrasi veramente innovatore e capace di trovare soluzioni socialmente ottimali; ma sopratutto dove misurerà la sua indipendenza dalle ormai superate concezioni sindacaliste, nonché dal ricatto della sinistra estrema (a cui normalmente segue la “derisione” da parte degli avversari politici).

Abbiamo un mercato del lavoro, diviso tra Serie A (tanti diritti) e Serie B (poche prospettive), che non garantisce la Libertà di affermarsi secondo il proprio talento; dove la Mobilità, sia economico-sociale sia fisica, è pressoché inesistente o veramente difficile.

Un amico inglese, in Italia da 2 anni, ha definito semplicemente “crazy” un paese dove trovi gente (di diverse età) che va a lavoro in giacca e cravatta e guadagna 1.000€ al mese, con un affitto di 500/600€…..vogliamo parlare di Natalità?

Un Saluto,
Alessandro Chiozzi

PD: ASSEDIO A VELTRONI

Da Il Corriere – Pd, assedio a Veltroni
Il ministro ds: così il partito rischia. Penalizzata la nostra sinistra – Bersani: no ai verticismi
I prodiani criticano il sindaco – Vita: per Walter sempre più difficile
ROMA — La gestazione del Partito Democratico appare tutt’altro che semplice. C’è la Margherita che si divide nuovamente tra rutelliani ed ex popolari, con i primi che minacciano di fare una lista in proprio e con i secondi che rispondono per le rime. Significativa la replica di Beppe Fioroni, ministro dell’Istruzione, agli uomini del presidente della Margherita: «Si chiamano coraggiosi, bene, abbiano il coraggio di fare questa lista sul serio, anche se io penso che sia un errore, che occorra esaltare il meticciato, metterci tutti insieme, mescolare culture e tradizioni». Già, ma i rutelliani sostengono che questo listone onnivoro sia gestito da Dario Franceschini in modo tale da emarginarli, favorendo invece gli ex ppi.
Dallo staff di Franceschini fanno sapere di non credere che alla fine il presidente della Margherita scenderà in campo con proprie liste. E ancora Fioroni osserva: «Io non voglio contare di più nelle liste, ma neanche di meno, sia chiaro…». Mentre nella Margherita si litiga, nei Ds affiorano dubbi e perplessità. Il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, lancia l’allarme: ci sono delle questioni da risolvere altrimenti in il Pd è «a rischio». C’è un problema, sottolinea il dirigente della Quercia in un’intervista all’Unità, che «può anche essere mortale» per il partito che verrà, perché «fin qui si è seguito un meccanismo» che potrebbe portare a un moltiplicarsi di operazioni verticistiche.
E allora, il giorno dopo le primarie, ammonisce Bersani, occorrerà «ripartire dal basso», perché bisogna «mettere lo scettro in mano al popolo dei democratici». Lungo la strada del Partito Democratico, però, secondo il ministro per lo Sviluppo Economico, c’è anche un altro pericolo. Ossia quello di una «possibile sottorappresentazione della sinistra ».È un problema che i diessini stano affrontando in questi giorni. È un timore che ha spinto i deputati della Quercia a indire addirittura un’assemblea per discutere della questione. Ma i problemi del Pd non finiscono qui. Ieri è partita la carica prodiana contro Walter Veltroni.
Due fedelissimi del presidente del Consiglio, come i deputati della Margherita Franco Monaco e Antonio La Forgia, hanno attaccato Goffredo Bettini, ossia il grande sponsor del sindaco di Roma, denunciando accordi di vertice e trattative sottobanco. Insomma, secondo loro gli apparati di Ds e Dl rischiano di ingessare il nuovo partito. Il vero bersaglio di questa offensiva, inutile dirlo, è Veltroni. Il quale Veltroni è ancora alle Maldive,ma chissà se riesce a godersi appieno la vacanza visto quel che sta accadendo a Roma.
«Già — ammette Vincenzo Vita, ex mussiano, promotore della lista di sinistra che appoggia il sindaco di Roma — quella che prima sembrava una passeggiata si sta rivelando per Walter un’impresa più difficile, perché c’è chi semina ostacoli…».

350 MILIONI AD ATENEI VIRTUOSI

di Luca Barbieri-Viale

Cari Amici,

segnalo l’articolo “Premio di 350 milioni agli atenei virtuosi” di Mario Sensini sul Corriere della Sera del 3 Agosto 2007 che riporta una Conferenza Stampa dei Ministri Fabio Mussi e Tommaso Padoa- Schioppa che si è svolta presso la Sala Stampa di Palazzo Chigi, il 2 Agosto, per la presentazione di un “Patto per l’Università e la Ricerca”: una lettera congiunta unitamente ad un documento della Commissione tecnica per la Finanza Pubblica sulle misure per il risanamento finanziario e l’incentivazione dell’efficacia e dell’efficienza del sistema universitario. Tutto reperibile al sito del Corriere e del Governo.

Ho letto il documento e mi sembra buono: almeno nelle intenzioni riafferma gli assi portanti di “Autonomia” “Programmazione” e “Valutazione” e quindi va verso una differenziazione delle risorse in base al merito. Inoltre si delinea un aumento delle tasse universitarie, ove sia il caso, con il vincolo d’investire una parte dei proventi in servizi per gli studenti.

Da un punto di vista tecnico bisogna attendere cosa realmente sarà possibile fare in finanziaria. Da un punto di vista politico, comunque, si possono facilmente prevedere almeno i seguenti ostacoli:

– il mondo accademico, la Crui, non saranno certo “unanimi” nel sottoscriverlo con Rettori che cercano di sottrarsi al processo valutativo e mantenere i finanziamenti “a pioggia” e i molti professori ben contrari ad accettare una qualunque possibile futura “punizione”;

– vaste aree della sinistra saranno certamente contrarie ad aumentare le tasse; segnalo che Fabio De Nardis e Domenico Jervolino in un articolo su “Aprile” del 3 Agosto dal titolo “Finalmente Padoa Schioppa si accorge dell’Università pubblica, il Corsera ancora no” esprimono già un certo disappunto:

Non è un caso che già in occasione dei tavoli programmatici per la definizione del programma dell’Unione sui settori della conoscenza si decise esplicitamente di non usare mai l’espressione meritocrazia […] (sic!)

Fortunatamente il documento diffuso dal Governo non vuole essere un testo chiuso ma sarà oggetto di discussione tra le forze della maggioranza e nel mondo universitario prima che ogni ipotesi sia tradotta in norme o comportamenti vincolanti.
In questa prospettiva, Rifondazione comunista esprime subito la sua assoluta contrarietà a ogni proposta di aumentare le tasse studentesche, convinta che il compito dello Stato sia quello di garantire e non vincolare i margini del diritto allo studio.

Insomma la meritocrazia resterà il perno della questione: aumentare le tasse e ridistribuire in base al merito o finanziare gli Atenei in base al merito significa anche permettere ad un maggior numero di studenti meritevoli di usufruire e generare eccellenza.
Il garantismo che si adotta strumentalmente in un modo o nell’altro è la tomba della vera giustizia sociale e dell’innovazione scientifica.
Bisogna sostenere con impegno un corretto orientamento politico-culturale che renda nuovamente accettabile e significativo esser meritevoli in una società che ha perso la gioia di scoprire e rinnovare; altrimenti, si può smettere di competere e restare definitivamente isolati dal resto del mondo tecnologicamente e culturalmente avanzato.

Cordialmente, Luca Barbieri Viale.

“INNOVATORI EUROPEI” PER LETTA

Gli “innovatori europei” sostengono Letta

Gli Innovatori Europei (www.innovatorieuropei.com), ”dopo una ampia e lunga consultazione interna”, appoggiano a maggioranza la candidatura di Enrico Letta alla segreteria del Pd.

Il gruppo, nato nel 2006 attorno all’associazionismo per il Pd e che si sta sviluppando in tutta Italia con propri gruppi territoriali, ”sosterra’ la candidatura di Enrico Letta perche’ rappresenta il candidato che piu’ di ogni altro puo’ garantire contendibilita’, innovazione, meritocrazia ed europeismo all’interno del Partito Democratico”, sostiene il coordinatore del gruppo, Massimo Preziuso.

“Inoltre – aggiunge – il sostegno alla sua candidatura di importanti personalita’ di diversa provenienza politica e geografica, come quello dell’europarlamentare Gianni Pittella, e’ espressione di una seria innovazione politica, che merita un forte contributo da chi, come noi, ha soprattutto voglia di
cambiamento e di novita”. (ANSA)

INNOVARE E’ RINNOVARE

Innovare è Rinnovare. Essere liberi di innovare non significa la conquista dei territori più inesplorati e pericolosi del vivere. Non si deve mai inventare il nuovo dal nulla e dal niente. Al contrario. C’era un tempo in cui tutto era ciclico e in cui l’anno nuovo giungeva puntualmente, ogni anno. Era il tempo greco dell’anno circolare, che seguiva le evoluzioni delle stelle e il ritorno periodico delle stagioni. Come si inserisce il nuovo in un tempo senza inizio né fine?

La novità in un tale tempo significava la distruzione e la fine, perché era concepita come un taglio alla continuità e alla vita. Inserire qualcosa di nuovo faceva paura perché includeva il rischio di un disequilibrio e l’accettazione di un nulla prima di sé. La vera innovazione per i greci non era nient’altro che la rinnovazione, perché faceva parte del circolo infinito delle cose e del tempo. Se il sole sorge nuovo ogni giorno, la sua nascita, presa nel circolo della vita e della morte, non può essere un nuovo assoluto ma un “ogni volta nuovo”, che si rinnova ogni giorno. Questa è la vera innovazione e questo è il vero principio di speranza che dobbiamo seguire, perché solo così si possono porre le basi di un vero sapere e di una vera alternativa.

Rinnovare, allora, non significa perdere le tracce e la memoria del passato, come spesso la novità vuole fare. Ma significa accettare il proprio tempo passato e con lui le sue responsabilità, perché esso sarà la virtù e la forza del presente, perché pur non essendo più presente esso non sarà mai veramente passato. Si può così ben interpretare la posizione di Gianni Letta che dice il PD figlio degli sconvolgimenti degli anni ’80. Quel tempo, gli anni ottanta, della fine delle ideologie e del pensiero debole, non è più attuale, lo sappiamo bene, ma allo stesso tempo e in virtù del rinnovare, quel tempo non presente rivela una presenza. Credere in un futuro nuovo non significa perdere il passato e disprezzarne gli errori e le debolezze. Questo è l’atteggiamento da evitare, è la paura di colui che non è capace a sopportare la responsabilità. Al contrario, rinnovare si pone nella linea storica che lo fonda e il suo “nuovo” è un “ancora nuovo” che lo lega a ciò che lo precede. Se questo è il lato passivo del rinnovare, egli non manca di un lato attivo, leggero e vitale.

Solo dopo aver accettato il passato, dopo averlo fatto proprio e sopportato, l’”ogni volta nuovo” può liberarsi dal suo fardello e trovare una leggerezza propria. Consapevoli del passato, solo dopo essere diventati capaci di capirlo e di sopportarlo, possiamo liberarcene. Nessun Partito lo ha mai fatto. L’Italia durante tutto il secolo è sempre stata divisa politicamente in due, così come l’Europa. C’erano i partiti di novità, liberali o rivoluzionari, che portavano il nuovo dimenticando pericolosamente ogni coscienza del passato, e c’erano i partiti del passato, riformisti e tradizionalisti, che non concepivano il cambiamento se non in maniera gattopardista e corrotta.

Il PD si pone oggi come nuova alternativa italiana ed europea, come figlio di un passato che fa sentire la sua presenza e come forza libera di novità che ha il coraggio di liberarsi dal suo peso. Il PD capisce così che innovare è rinnovare. Bisogna quindi ripensare le questioni italiane con mente fresca e pensiero pulito. Per pensare alla questione del sud, ad esempio, bisogna immergersi nel corso della storia e seguirne le tracce, farle proprie. Solo a questo punto si può rinnovare. Solo a quel punto ci si può staccare da quel sapere abusato e complesso, proprio perché lo si conosce. In virtù di una tale conoscenza possiamo permetterci un distacco, e di ricercare una nuova e fidata semplicità. È questa la vera novità. Solo colui che sa sopportare i pesi conosce la vera leggerezza. Il PD figlio della storia e tassello del suo ciclo, ne conosce il peso e la difficoltà ma solo così può rinnovarsi e liberarsi e alla leggerezza di una politica trasparente, libera e dinamica. Il Sapere è staccarsi dal sapere, ma solo dal momento in cui lo si conosce. L’economia, ad esempio. Ha bisogno di slanci e invenzioni e ricerca. Essa può seguire il suo cammino solo se ha l’onere di conoscere il suo stato e la forza di avanzare nelle difficoltà, ma seguiti dal coraggio del distacco.

Pensiamo alle riforme, ai passi in avanti. Bisogna conoscere la strada antica, le vecchie leggi e i vecchi schemi, ma si ha bisogno di uscire e dimenticare se si vuole inventare il futuro. Questo significa rinnovare. La ricerca infine: scientifica e universitaria non può essere una sterile macchina produttiva, ma deve essere capace di inserirsi in una identità della salute e della cultura. Tuttavia non può dimenticare che la creazione ha bisogno, ad un certo punto, di perdere tutto e di osare, proprio perché supportata da una stabile identità.

La continuità si fonda così, nel nostro nuovo concetto di innovazione, su una particolare discontinuità, che comprende il passato, e se ne distacca solo dopo averlo fatto proprio e compreso. Il nuovo si esprime, così, nel rinnovare: una memoria del passato, che lo continua e allo stesso tempo lo supera per fondare il presente. Il Rinnovare si nutre così di continuità ma vive solo grazie alla discontinuità, e rende il nuovo “ogni volta nuovo”.

Urbino, 03/08/2007

Marco Salucci

FIDUCIA SUL “TESORETTO”

da La Repubblica
ROMA – Il governo ha ottenuto con 161 voti a favore e 154 contrari la fiducia al Senato sull’extragettito fiscale, il cosiddetto «tesoretto». Hanno votato a favore tre senatori a vita (Rita Levi Montalcini, Oscar Luigi Scalfaro e Emilio Colombo), si è invece astenuto Giulio Andreotti («perché non mi è piaciuto quello che ha detto Prodi a proposito dell’impegno della Chiesa nei confronti della lotta all’evasione fiscale», ha detto). Assenti altri tre senatoro a vita: Ciampi, Cossiga e Pininfarina. A favore del governo si sono espressi inoltre i due dissidenti dell’estrema sinistra Fernando Rossi e Franco Turigliatto, oltre all’indipendente eletto all’estero Luigi Pallaro.
AUMENTO PENSIONI BASSE – Il decreto, che con la fiducia (la 21ma del governo Prodi) ottenuta in Senato è stato approvato definitivamente, aumenta le pensioni più basse, incrementa i fondi per Anas e Ferrovie, estende il taglio del cuneo fiscale anche a banche e assicurazioni e sblocca circa 2 miliardi dei fondi accantonati con il comma 507 della Finanziaria 2007.
ACCOLTA RICHIESTA – Il sottosegretario all’Economia Mario Lettieri, in sede di replica al dibattito al Senato, ha accolto la richiesta della senatrice Helga Thaler Ausserhofer (Partito popolare sudtirolese) di precisare se «sia per gli studi di settore che per gli indici di normalità economica valgono: la presunzione semplice, la non automaticità degli accertamenti e l’onere della prova a carico dell’amministrazione finanziaria».

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