Significativamente Oltre

INNOVARE E’ RINNOVARE

Innovare è Rinnovare. Essere liberi di innovare non significa la conquista dei territori più inesplorati e pericolosi del vivere. Non si deve mai inventare il nuovo dal nulla e dal niente. Al contrario. C’era un tempo in cui tutto era ciclico e in cui l’anno nuovo giungeva puntualmente, ogni anno. Era il tempo greco dell’anno circolare, che seguiva le evoluzioni delle stelle e il ritorno periodico delle stagioni. Come si inserisce il nuovo in un tempo senza inizio né fine?

La novità in un tale tempo significava la distruzione e la fine, perché era concepita come un taglio alla continuità e alla vita. Inserire qualcosa di nuovo faceva paura perché includeva il rischio di un disequilibrio e l’accettazione di un nulla prima di sé. La vera innovazione per i greci non era nient’altro che la rinnovazione, perché faceva parte del circolo infinito delle cose e del tempo. Se il sole sorge nuovo ogni giorno, la sua nascita, presa nel circolo della vita e della morte, non può essere un nuovo assoluto ma un “ogni volta nuovo”, che si rinnova ogni giorno. Questa è la vera innovazione e questo è il vero principio di speranza che dobbiamo seguire, perché solo così si possono porre le basi di un vero sapere e di una vera alternativa.

Rinnovare, allora, non significa perdere le tracce e la memoria del passato, come spesso la novità vuole fare. Ma significa accettare il proprio tempo passato e con lui le sue responsabilità, perché esso sarà la virtù e la forza del presente, perché pur non essendo più presente esso non sarà mai veramente passato. Si può così ben interpretare la posizione di Gianni Letta che dice il PD figlio degli sconvolgimenti degli anni ’80. Quel tempo, gli anni ottanta, della fine delle ideologie e del pensiero debole, non è più attuale, lo sappiamo bene, ma allo stesso tempo e in virtù del rinnovare, quel tempo non presente rivela una presenza. Credere in un futuro nuovo non significa perdere il passato e disprezzarne gli errori e le debolezze. Questo è l’atteggiamento da evitare, è la paura di colui che non è capace a sopportare la responsabilità. Al contrario, rinnovare si pone nella linea storica che lo fonda e il suo “nuovo” è un “ancora nuovo” che lo lega a ciò che lo precede. Se questo è il lato passivo del rinnovare, egli non manca di un lato attivo, leggero e vitale.

Solo dopo aver accettato il passato, dopo averlo fatto proprio e sopportato, l’”ogni volta nuovo” può liberarsi dal suo fardello e trovare una leggerezza propria. Consapevoli del passato, solo dopo essere diventati capaci di capirlo e di sopportarlo, possiamo liberarcene. Nessun Partito lo ha mai fatto. L’Italia durante tutto il secolo è sempre stata divisa politicamente in due, così come l’Europa. C’erano i partiti di novità, liberali o rivoluzionari, che portavano il nuovo dimenticando pericolosamente ogni coscienza del passato, e c’erano i partiti del passato, riformisti e tradizionalisti, che non concepivano il cambiamento se non in maniera gattopardista e corrotta.

Il PD si pone oggi come nuova alternativa italiana ed europea, come figlio di un passato che fa sentire la sua presenza e come forza libera di novità che ha il coraggio di liberarsi dal suo peso. Il PD capisce così che innovare è rinnovare. Bisogna quindi ripensare le questioni italiane con mente fresca e pensiero pulito. Per pensare alla questione del sud, ad esempio, bisogna immergersi nel corso della storia e seguirne le tracce, farle proprie. Solo a questo punto si può rinnovare. Solo a quel punto ci si può staccare da quel sapere abusato e complesso, proprio perché lo si conosce. In virtù di una tale conoscenza possiamo permetterci un distacco, e di ricercare una nuova e fidata semplicità. È questa la vera novità. Solo colui che sa sopportare i pesi conosce la vera leggerezza. Il PD figlio della storia e tassello del suo ciclo, ne conosce il peso e la difficoltà ma solo così può rinnovarsi e liberarsi e alla leggerezza di una politica trasparente, libera e dinamica. Il Sapere è staccarsi dal sapere, ma solo dal momento in cui lo si conosce. L’economia, ad esempio. Ha bisogno di slanci e invenzioni e ricerca. Essa può seguire il suo cammino solo se ha l’onere di conoscere il suo stato e la forza di avanzare nelle difficoltà, ma seguiti dal coraggio del distacco.

Pensiamo alle riforme, ai passi in avanti. Bisogna conoscere la strada antica, le vecchie leggi e i vecchi schemi, ma si ha bisogno di uscire e dimenticare se si vuole inventare il futuro. Questo significa rinnovare. La ricerca infine: scientifica e universitaria non può essere una sterile macchina produttiva, ma deve essere capace di inserirsi in una identità della salute e della cultura. Tuttavia non può dimenticare che la creazione ha bisogno, ad un certo punto, di perdere tutto e di osare, proprio perché supportata da una stabile identità.

La continuità si fonda così, nel nostro nuovo concetto di innovazione, su una particolare discontinuità, che comprende il passato, e se ne distacca solo dopo averlo fatto proprio e compreso. Il nuovo si esprime, così, nel rinnovare: una memoria del passato, che lo continua e allo stesso tempo lo supera per fondare il presente. Il Rinnovare si nutre così di continuità ma vive solo grazie alla discontinuità, e rende il nuovo “ogni volta nuovo”.

Urbino, 03/08/2007

Marco Salucci

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