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Gli Innovatori Europei per un’altra politica. “Sapere abilita l’Uomo”

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Gli Innovatori Europei per un’altra politica 

“Sapere abilita l’Uomo” 

Innovatori Europei partecipa al dibattito politico italiano, a cominciare dal congresso del Partito Democratico, per contribuire all’azione riformatrice che serve nelle istituzioni, nell’economia e nella società italiana, nell’orizzonte della unificazione europea. Il tema centrale del nostro impegno sarà “Sapere abilita l’Uomo”. Attorno ad esso apporteremo contributi di innovazione su questioni interagenti e prioritarie come:

  • Federazione europea dei popoli, traguardo non procrastinabile.
  • Innovazione del sistema pubblico politico e amministrativo.
  • Apertura della politica alle forze associative e alle competenze della società
  • Protagonismo di giovani e donne, motori del rinnovamento italiano.
  • Ricerca e Innovazione: metodo guida per la società e la politica.
  • Smart cities e green economy per lo sviluppo sostenibile europeo.
  • Politiche industriali ed infrastrutturali per il Sud nell’Euro Mediterraneo
  • Pluralismo radiotelevisivo nell’era del digitale
  • Politiche di rilancio industriale e sviluppo competitivo del Paese
  • Incentivare e sostenere le aziende innovative
  • Redistribuire risorse per produrre lavoro e crescita sostenibili
  • Nuove politiche sanitarie nell’Italia del dopo crisi
  • Nuovo protagonismo per le comunità di italiani all’estero
  • Internazionalizzare il Paese per favorire una nuova crescita interna

Con questo documento avviamo una discussione aperta che ci porterà agli Stati Generali degli Innovatori Europei, che si terranno il prossimo 9 Novembre a Roma.

Il tutto nella direzione del rafforzamento del ruolo di Innovatori Europei quale piattaforma di sviluppo di progetti politici complessi, in Italia ed in Europa, a partire dalle città.

Per aderire e contribuire al dibattito: email infoinnovatorieuropei@gmail.com o Facebook

Roma, 24 Settembre 2013, Gli Innovatori Europei – www.innovatorieuropei.org

Massimo Preziuso, Giuseppina Bonaviri, Paolo Di Battista, Osvaldo Cammarota,  Filippo Bruno Franco, Stefano Casati, Luisa Pezone, Antonio Diomede, Paolo Salerno, Gaetano Daniele La Nave, Michele Mezza, Mario Polese, Marco Frediani, Francesco Augurusa, Luigi Della Bora, Andrea Sabatino, Zaira Fusco, Daniele Preziuso, Ruggero Arico, Paolino Madotto, Francesco Zarrelli, Aldo Perotti, Nicola Pace, Domenico Varuzza, Paolo Cacciato, Anna De Ioris, Dario Mastrogiacomo, Antonio Giuseppe Preziuso, Diego Bevilacqua, Gianclaudio Oliva

CHI SIAMO

Dal 2005 Innovatori Europei (www.innovatorieuropei.org) mette insieme variegate esperienze di protagonismo associativo di matrice europeista. Oggi, IE è una realtà densa di iniziative innovative, che guardano ai territori italiani, con un orizzonte internazionale ed europeo. La nostra idealità è da sempre quella di costruire una rinnovata e migliore proposta politica riformista che guidi l’Italia verso i successi che merita e attende, ponendoci quale serbatoio di competenze e comunità di persone al servizio del bene comune.

Regione e petrolio, ultima chiamata (per la Basilicata)

Sarebbe interessante un confronto pubblico tra gli schieramenti elettorali (e i rispettivi candidati governatori) su un progetto condiviso e definito per la Basilicata petrolifera, che identifichi il traguardo da raggiungere

di MASSIMO PREZIUSO su Il Quotidiano della Basilicata

IN QUESTI giorni mi è capitato di leggere una serie di notizie che riguardano il tema del petrolio della Basilicata, terra da molto tempo paragonata ad una sorta di Arabia Saudita di cui ad oggi, forse, in pochissimi, hanno potuto constatare i tratti positivi. E’ di qualche giorno fa la bocciatura da parte del Consiglio di Stato del cosiddetto “bonus benzina”, con il rischio per i cittadini lucani del rimborso delle somme già percepite.

In molti ritennero quella iniziativa poco pertinente, in quanto sembrava voler risolvere la normale e forte tensione legata alla intensa estrazione petrolifera in una Regione – in questo caso poi riconosciuta per la sua formidabile qualità “ambientale” – con un contributo economico di qualche centinaia di euro per abitante, per di più vincolato all’acquisto di una benzina più cara che nel resto della penisola.

Aldilà della beffa per i cittadini, è bene che questa strana forma di compensazione ambientale termini e ceda il passo ad una visione strategica della royalty petrolifera quale moltiplicatrice di sviluppo (tema su cui ricercatori ed industria energetica studiano da tempo).

Nel contempo si legge di 2 miliardi di euro che il governo dovrebbe trasferire alla Basilicata, forse già a partire da settembre, tramite una cabina di regia nazionale, che accompagni finalmente all’operatività quel   piano di sviluppo infrastrutturale ed occupazionale, di cui si parla da tempo, anche nel memorandum di intesa Stato – Regione del 2011.

Dal 2011, va poi detto, la Regione risulta ancora più centrale nei piani di sviluppo (energetici) nazionali ed euro – mediterranei (si legga la Strategia Energetica Nazionale approvata quest’anno).

Volendo allora essere ottimisti ed ipotizzando che queste risorse arriveranno davvero, si può affermare che questa sia l’ultima chiamata per il rilancio di una strategia di sviluppo legata alla attività estrattiva, in una Regione che esce fortemente provata (tra le altre, nell’ordine del 10% di ricchezza regionale prodotta), da una crisi iniziata nel 2007, oggi arrivata alla sua durissima coda finale, che ha colpito ancora maggiormente quel Mezzogiorno troppo poco presente, per limiti culturali e logistici, sui mercati internazionali.

Se a questi fatti si aggiunge che molti dei leaders politici lucani, soprattutto del centrosinistra, oggi ricoprono incarichi di primissimo piano nel governo e nelle istituzioni, vi è spazio affinché questa opportunità venga colta pienamente: cominciando da subito, con un lavoro da svolgere a Roma, per far sì che la Cabina di regia nazionale, che dovrebbe gestire la allocazione ottimale di queste importanti risorse aggiuntive (2 miliardi di euro equivalgono 20-25% del PIL regionale, per intendersi), e più in generale il tema delle royalties, sia composta da un mix perfetto di personalità e professionalità (europee, nazionali e locali) che possano lavorare insieme per segnare almeno un goal concreto in tempi accettabili.

Uno tra questi goal può riguardare la realizzazione di quella grande infrastruttura di alta velocità ferroviaria Taranto – Potenza – Salerno, su cui anche il sottoscritto e gli Innovatori Europei dibattono da tempo (anche partecipando alla Viggiano Sustainable Development School e su questo giornale, con un contributo dal titolo “L’alta velocità ferroviaria per il rilancio della Basilicata”, pubblicato ad ottobre 2012), che potrebbe finalmente dare il senso di una voglia di “futuro connesso” ad una Regione che da decenni vive culturalmente e fisicamente isolata, rischiando di scomparire, prima o poi, dalla mappa geografica.

Una infrastruttura ferroviaria, questa, che colleghi rapidamente tre regioni meridionali (la Puglia, la Basilicata e la Campania) così fortemente complementari, e che permetta a persone e cose di dialogare pienamente, finalmente, con l’Italia, con l’Europa e un domani molto prossimo con l’area mediterranea e asiatica (tramite le strategiche “porte” di Napoli e di Taranto).

Su questo tema, se si vuole cominciare con passo deciso, e viste le imminenti elezioni regionali, sarebbe altresì interessante un confronto pubblico tra gli schieramenti elettorali (e i rispettivi candidati governatori) su un progetto condiviso e definito per la Basilicata petrolifera, che identifichi il traguardo da raggiungere.

Che sia quello ferroviario, aeroportuale o legato ad una piattaforma di rilancio industriale o turistico, alla fine, poco importa: basta che sia uno solo e sostanziale.

Sarà così la popolazione a scegliere, insieme alle istituzioni – locali, nazionali ed europee – in quale direzione vuole andare.

Dal DIRE al FARE innovazione a Bagnoli

di Osvaldo Cammarota – Innovatori Europei Campania

Il 9 marzo scorso, nel dibattito che ha seguito il grave episodio dell’incendio di Città della Scienza, Innovatori Europei ha tenuto un Convegno a Napoli ed ha avanzato la proposta di una “Stanford del Mediterraneo a Bagnoli”.

La proposta ha suscitato un interesse diffuso, persino in sede di Parlamento Europeo, ma si stenta a vedere segnali di attenzione programmatica e progettuale da parte del Comune di Napoli. Sarà distratta (o travolta) dalle continue emergenze quotidiane, ma Napoli non può rinunciare a discutere e fare programmi di più ampia portata per il futuro delle sue comunità e del suo territorio.

Nessuna emergenza può essere risolta con provvedimenti di corto respiro e di scarsa visione. Lo impedisce la crisi della finanza pubblica e, tra l’altro, lo impongono dinamiche globali di sviluppo economico che non consentono più lo spreco delle risorse pubbliche.

E’ questo il senso dell’iniziativa assunta dalla BRI – Banca Risorse Immateriali che, con la Lettera aperta inviata al Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, ha offerto la propria collaborazione gratuita per contribuire a delineare una strategia operativa coerente con i principi e i programmi comunitari di coesione e sviluppo nel Mezzogiorno.

La collaborazione offerta, sostanzialmente, consiste in una attività di accompagnamento alla innovazione del sistema pubblico locale che fa fatica a coniugare proficuamente il nesso tra partecipazione e sviluppo

E’, questo, uno dei tanti casi in cui si rappresenta una questione di più ampio significato: la politica, senza competenze, non produce risultati di innovazione; le competenze, senza interlocutori politico-istituzionali rischiano di rimanere risorse sottoutilizzate.

Se lo può permettere l’Italia? E il Mezzogiorno?

 

Lettera aperta al Sindaco di Napoli

15 luglio 2013

La BRI – Banca Risorse Immateriali offre tre mesi di lavoro per Bagnoli e l’Area Flegrea

Dalla stampa cittadina abbiamo appreso con vivo interesse che «Si sta puntando alla definizione di un intervento organico riguardante tutta l’area di Bagnoli, oggetto del tavolo istituito col governo, di fatto superando decenni di mancanza di prospettiva strategica. Questo percorso, inoltre, risponde alla volontà della amministrazione di garantire i livelli occupazionali della società stessa» (Assessori Sodano e Panini – Cormez del 10/7/13)

Una scelta autorevolmente confermata dal Sindaco De Magistris:  “Per il futuro, il sindaco non esclude la possibilità che sia “direttamente il Comune a gestire la fase di rilancio di Bagnoli”. Un rilancio di cui l’amministrazione intende fare partecipe i cittadini, con cui si aprirà un confronto.” (Citynews 11/7/2013)

La programmazione comunitaria per il 2014-2020 e i fondi residui del periodo 2007-2013 offrono effettivamente l’opportunità di superare l’attuale stato di difficoltà.

Per raggiungere obiettivi misurabili e corrispondere alle aspettative, è tuttavia necessario scegliere in modo più circostanziato la strategia operativa che si intende seguire per costruire lo scenario di sviluppo possibile. In particolare:

  • Gli strumenti programmatici e finanziari di riferimento
  • Le procedure di consultazione sociale ed economica che si intendono porre in essere
  • Obiettivi e risultati misurabili, indicando i tempi entro cui devono essere raggiunti
  • Le strutture amministrative responsabili dell’attuazione (governance e government del processo)

Queste scelte competono al Comune di Napoli. Esse vanno adottate con la piena consapevolezza e il coinvolgimento responsabile delle comunità locali, un presupposto delle politiche comunitarie, adatto a creare un clima positivo e di fiducia intorno alla complessa opera di riqualificazione e sviluppo del territorio flegreo della città di Napoli.

Per tali scopi la BRI offre tre mesi di lavoro, considerati il tempo minimo per produrre un contributo di analisi e di proposta con il coinvolgimento attivo del tessuto sociale ed economico del territorio.

E’ un’offerta di collaborazione gratuita al sistema pubblico, unico potere a cui spetta, ed è riconosciuto, il compito di costruire il bene immateriale della coesione per lo sviluppo. La BRI-Banca Risorse Immateriali mette le proprie collaudate competenze professionali al servizio di questa impresa.

Verso gli Stati Generali degli Innovatori Europei

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Come promesso in conclusione della Assemblea nazionale di Febbraio,  stiamo cominciando ad organizzare gli Stati Generali degli Innovatori Europei, che si terranno alla fine di Settembre a Roma, probabilmente alla Camera dei Deputati.

Avevamo concluso dicendo che “rimanendo nell’area del centrosinistra, in cui è nato e cresciuto, Innovatori Europei apre al confronto con le tante realtà politiche portatrici di innovazione, rimandando agli Stati generali degli Innovatori Europei”. Così è stato.

Negli Stati Generali degli Innovatori Europei discuteremo le nostre proposte sulle politiche di innovazione necessarie al Paese, a partire dai temi che da sempre seguiamo, e su cui avevamo dibattuto a Febbraio:

 “Nuovo welfare nei territori”

 “Innovazione politica e istituzionale”

“Un futuro sostenibile per le città smart”

“Innovazione e made in Italy”

“Stati Uniti di Europa”

“La nuova Europa nel mediterraneo”

“Opportunità per le comunità italiane all’estero”

“Pluralismo radiotelevisivo e conflitto d’interessi”

“Italia e Paesi BRICS”

“Cultura e sviluppo”

e altre.

Stanno ripartendo tutti i gruppi di lavoro. Vi invitiamo a parteciparvi, scrivendoci a infoinnovatorieuropei@gmail.com

Il 13 luglio facciamo un primo brainstorm a Roma. Vi aspettiamo.

Gli Innovatori Europei

www.innovatorieuropei.org

#SGIE

La leadership dell’Unione Europea nelle politiche climatiche

di Massimo Preziuso

Le analisi del World Energy Outlook sono sempre di notevole interesse.

L’ultima dal titolo “RedrawingEnergyClimateMap racconta, tra le pagine, qualcosa di molto importante per l’Europa, che va messo in evidenza.

Il documento in realtà si concentra su alcuni punti chiave:

1)      L’inefficacia delle politiche ambientali globali a tenere la direzione obiettivo dell’innalzamento di “soli” 2°C coincidente con le 450 ppm di CO2.

Ad oggi, la temperatura media del pianeta ha già superato lo +0.75% e, nello scenario as is, la tendenza è verso un innalzamento medio, rispetto al periodo pre-industriale, tra i 3.6 – 5.3°C.

Per evitare tutto questo, ed avere una chance sostanziale di raggiungere l’obiettivo dei 2°C, è richiesta un’intensa azione politica entro il 2020 – anno in cui il nuovo trattato internazionale dovrebbe essere in campo.

In tutto questo il settore energetico è baricentrico, in quanto “produce” i 2/3 delle emissioni nocive totali.

2)      Il contestuale aumento delle emissioni di CO2 legate al settore energetico (+1.4% nel 2012 a 31.6 Gt.)

All’aumentare delle emissioni globali si associa una spinta redistribuzione dei pesi emissivi tra paesi non OECD (che passano dal 45% al 60% del totale dal 2000 ad oggi) e OECD (dal 60% al 40% del totale).

Andando nel dettaglio troviamo:

a)      La Cina che aumenta del 3.8% (300 Mt) le proprie emissioni, ma con un tasso di crescita dimezzato rispetto al 2011, ed oggi emette il 25% della CO2 globale. In più l’intensità energetica dell’economia cinese cresce (3.8% nel 2012) in linea con la programmazione quinquennale (12th Plan), indicando enormi progressi nella diversificazione “green” dell’economia e nell’efficienza energetica.

b)      Gli USA che diminuiscono – fondamentalmente grazie ad uno switch spinto da carbone a gas (sulla spinta del nuovo mercato interno del “non convenzionale”) nella produzione elettrica – le emissioni del 3.8% arrivando ad una quota globale del 16%

c)       L’Unione Europea che continua lentamente a diminuire il proprio stock di emissioni (-1.4% con una quota di circa il 12% sul totale) a causa di una severa crisi economica che abbassa i consumi di energia elettrica (-0.3%), nonostante l’aumento di consumo di carbone (importato dagli USA principalmente) nella produzione elettrica, derivante dal crollo del prezzo dei certificati di emissione (per effetto di over supply di EU ETS, di cui abbiamo scritto qualche settimana fa).

L’inefficacia del carbon market europeo è evidente nel calo di solo 0.6% delle emissioni nei settori regolati contro un più importante calo del 5-8% nei settori industriali “liberi” come quello del cemento, del vetro e dell’acciaio.

3)      La proposta di 4 misure di policy – le “4-for-2°C Scenario” – per un rapido abbassamento delle emissioni

Tali azioni, che si basano su tecnologie esistenti, sono già state testate in alcuni paesi e non alterano la crescita economica, hanno un potenziale di riduzione di emissioni di circa 3 Gt al 2020:

a)      Adottare specifiche misure di efficienza energetica (circa il 49% del totale di riduzione)

b)      Stop alla costruzione di impianti a carbone ed utilizzo limitato di quelli esistenti meno efficienti (21% di riduzioni)

c)       Minimizzare le emissioni di metano derivanti dall’oil upstream e dalla produzione di gas (18% di riduzioni)

d)      Accelerare la riduzione dei sussidi alla produzione di fonti fossili per ridurre emissioni e accelerare politiche di efficienza energetica

4)      La necessità di politiche di adattamento agli effetti del cambiamento climatico che comunque ci saranno.

In particolare:

Il settore pubblico disegni nuovi quadri regolatori che incoraggiano un prudente adattamento del privato, che invece dovrebbe da subito inserire i rischi e gli impatti associati nelle sue decisioni di investimento

5)      L’opportunità di anticipare le politiche climatiche per farne una sorgente di vantaggio competitivo

Ed è proprio su questo che vale la pena concentrarsi e soffermarsi.

In particolare su un grafico presente nello studio, che merita l’attenzione di tutti, cittadini e istituzioni:

Esso sintetizza in un solo luogo gli avanzamenti delle politiche climatiche nei principali paesi del mondo, riferendosi al settore energetico (che è perfetta proxy per un confronto tra sistemi economici e politici), mettendo a confronto i principali attori economici mondiali sulle tre dimensioni di:

–          emissioni di CO2 per capita (tonnes per capita)

–          intensità emissiva di CO2 delle economie (tonnes per thousand dollars of GDP)

–          emissioni totali nei singoli paesi

 

Ebbene, da una rapida analisi del grafico risalta all’occhio la centralità dell’Unione Europea nelle politiche ambientali dal 1990 al 2012.

Tutte le altre economie infatti hanno “guardato” alla UE come punto di riferimento nelle traiettorie di sviluppo delle proprie economie.

Questo lo si vede dalla direzione (delle frecce) delle politiche ambientali dei singoli paesi indicati nello studio.

E allora mai come in questa immagine risulta chiara la direzione unica possibile delle politiche industriali, economiche e culturali del vecchio continente: quella che continua un tracciato pluridecennale di leadership nella sostenibilità ambientale (e non solo) dello sviluppo.

Ebbene, si parta da questa constatazione per (continuare a) disegnare il futuro del continente, senza aspettare – come dice il documento analizzato – il 2020, quando sarà tardi per tutto.

Pd/ Sabato a Roma l’iniziativa ‘Riprendiamoci il Pd’. Gli Innovatori Europei co-organizzatori

Assemblea pubblica al Nazareno ‘per un centrosinistra che vince’

“Ripartire con franchezza da ciò che è andato storto, per voltare pagina tutti insieme e preparare, a partire dal Congresso, un futuro vincente per il Partito democratico e per tutto il centrosinistra”.

È questo lo scopo di ‘Insieme Riprendiamoci il Pd’, assemblea pubblica di incontro e di ascolto, che è stata convocata da Insieme per il PD presso la sede nazionale del Partito (22 giugno, dalle 10 e 30 alle 16 e 15) per dare un impulso del tutto nuovo alla formazione politica

“C’è la consapevolezza – è scritto nell’invito- che le vicende degli ultimi mesi (in particolare ciò che ha preceduto le elezioni e il caso del Presidente della Repubblica, dalla proposta di Marini alla clamorosa bocciatura di Romano Prodi, “padre fondatore” del Pd) hanno creato disagio, malessere e molta delusione tra gli iscritti e gli elettori democratici, aumentando drammaticamente la distanza tra i vertici nazionali e la base”.

Hanno aderito e sostengono iniziativa alcune delle realtà di base più rilevanti: Oltre a Insieme per il Pd, FutureDem, OccupyPD Roma, Open PD Adesso!, Innovatori Europei, END,-Adesso Donne 3.0. BigBang NetDem.

All’evento interverranno esponenti di molte di queste realtà (hanno confermato, la loro presenza oltre a Giuseppe Rotondo per Insieme per il PD, Giulio del Balzo per FutureDem, Patrizia Cini per OccupyPd, Carlo d’Aloisio Mayo per Open PD, Adesso!, Massimo Preziuso per Innovatori Europei, Alessandro Camiz, per END, Luigi Montano per Big Bang NetDem), ma si sono registrati da tutta Italia per partecipare e prenotare intervento, che dovrà durare al massimo 3 minuti.

Interverranno Sandro Gozi, Michela Marzano, Sandra Zampa, Stefano Boeri. Aderiscono all’iniziativa Pippo Civati, Gianni Pittella, Laura Puppato, Walter Tocci, Patrizia Prestipino e Gennaro Migliore (SEL); parteciperà anche Mario Staderini di Radicali Italiani.

“Gli organizzatori dell’evento — spiega il coordinatore nazionale di insieme per il PD, Giuseppe Rotondo — sono convinti che occorra una nuova fase costituente del Pd e che questa debba passare per il Congresso, come tappa di un cambiamento reale e inizio di una fase politica che rompa con quanto è avvenuto finora e sia un riferimento per l’intero centrosinistra. Ci si può riuscire partendo dalle difficoltà (dalla mancata attuazione dello Statuto del PD), dai malesseri che devono trovare una risposta e dalle idee che possono permettere di costruire un partito e un centrosinistra in grado di proporsi agli elettori e vincere.

L’Assemblea “INSIEME riPRENDIAMOci il PD” vuole rappresentare la prima testimonianza concreta di espressione partecipata ed aperta, capace di far incontrare e mettere a confronto le diverse e preziose risorse umane, spontaneamente organizzate nel territorio e/o nella rete – costituite da iscritti, da amministratori locali, da militanti, da simpatizzanti, da elettori, da ex elettori, da potenziali elettori – che comunque si muovono, o potranno esserne attratte, intorno all’arcipelago “democratico”.

Le tecnologie del futuro e le città intelligenti

di Massimo Preziuso

Nei giorni scorsi McKinsey ha pubblicato un interessante report dal titolo “Disruptive technologies: Advances that will transform life, business, and the global economy”. Il documento descrive le 12 tecnologie a maggiore impatto potenziale sull’economia mondiale nel 2025, selezionate in un campione di più di 100 potenziali.

Tabella: Stima del potenziale impatto economico delle nuove tecnologie nel 2025 (in migliaia di miliardi di dollari)

Tabella

Fonte McKinsey (Maggio 2013)

Secondo McKinsey la rivoluzione tecnologica in corso da qui al 2025 sarà fortemente centrata sul “digitale” che permetterà – tra le altre cose – di creare business tramite “l’internet mobile” e la analisi dei “big data”, di automatizzare enormi volumi di lavoro manuale ed intellettuale tramite “robot”, di virtualizzare processi reali spostandoli dall’hardware alla “nuvola internet”, di portare la fabbrica in ogni casa con la “stampa 3D” e di connettere “internet” agli “oggetti” trasformandoli in fornitori di servizi.

La tecnologia digitale sta portando inoltre enormi innovazioni nel campo della genomica, con conseguenze potenzialmente illimitate sulla salute e la longevità degli individui.

Queste innovazioni tecnologiche renderanno obsolete grandi parti dell’industria tradizionale e larghe fette di lavoro manuale ed intellettuale, mentre creeranno nuovi business e nuovi lavori, altamente specializzati.

Il trasferimento di enormi potenze di calcolo nella “nuvola”, messe in rete con la pervasività del “mobile internet”, l’intelligenza presente negli oggetti, la presenza di aziende altamente automatizzate  la diffusione di auto a guida automatica, alimentate da potenti “batterie” e da fonti rinnovabili, renderanno la città un ambiente dotato di elevata densità di informazioni, know – how, qualità della vita e creatività. In cui il lavoro si svolgerà in luoghi diversi e in modalità nuove e flessibili.

Un esempio viene dagli Stati Uniti, dove l’effetto dirompente del movimento dei makers è stato riconosciuto dal visionario presidente Barack Obama, che ha annunciato un piano di 3 miliardi di dollari per la creazione di istituti per l’innovazione, i FabLab nati al MIT dal lavoro di Neil Gershenfeld. Laboratori digitali e tecnologici “low cost” in cui si progettano e già si realizzano nuovi modelli di produzione manifatturiera. Dotati di competenze iper specialistiche messe in rete grazie al digitale, saranno questi i luoghi che porteranno alla nascita delle cosiddette “micro – multinationals” (“Race against the machine”, 2011), aziende a struttura operativa micro ma dotate di mercati di riferimento e fatturati di una multinazionale.

Il futuro vive già oggi nelle città intelligenti. Ma per trarne vantaggi netti, esso va compreso prima che arrivi. Soprattutto in paesi come l’Italia, dotati per storia di intelligenza e imprenditoria diffusa, che va finalmente messa a sistema. Grazie alle tecnologie dirompenti.

Che il PD apra il congresso al “popolo delle primarie”

Il montismo come pensiero debole del Pdpubblicato anche su L’Unità

Nelle scorse settimane si è discusso molto sulla presidenza della repubblica e sul tipo di governo possibile (o meno)  per il Paese, visti i risultati elettorali.

Ma sembra passato in secondo piano il fatto che in autunno si terrà il congresso del Partito Democratico.

Un congresso storico per il futuro del partito e del Paese.

Si parla soprattutto poco della necessità che ad esso partecipi tutto il Popolo delle Primarie, e non solo quello dei “pochi” tesserati.

Questo è a nostro avviso un tema cruciale.

Comprensibile che vi siano parti del PD che vogliano chiudersi nel recinto del partito per provare a conservare equilibri di forza sedimentati, anche se ormai non produttivi ed inefficaci.

Ma con questa scelta si cancellerebbe nei fatti il percorso di innovazione politica fatto negli anni passati e, in particolare, nell’ultimo anno. Quello che porta a un partito aperto, permeabile alla società civile.

Noi crediamo non sia proprio il caso di vanificare il lavoro fatto per un “nuovo” PD, aperto a contributi esterni, con le primarie per la leadership e per la scelta dei parlamentari.

Noi invece crediamo si debba andare oltre. Verso un Partito ancora più aperto alla cittadinanza diffusa, quella senza tessere né appartenenze. E crediamo che la base vada maggiormente coinvolta sulle scelte programmatiche e politiche, e non solo quando si tratta di votare la leadership.

E’ giusto allora che gli “innovatori” che vogliono un congresso aperto che avvii un ridisegno e una ricostruzione seria e sostenibile del Partito Democratico si uniscano e chiedano ad alta voce una discussione e un cambiamento in tal senso.

Cambiamento necessario se non si vuole vedere il PD scendere a livelli di consenso elettorale che lo porterebbero ad uscire dalla scena principale. 

Questo il nostro auspicio.

Massimo Preziuso

Paolo Sinigaglia

Antonio Diomede

Francesca Dionisi

Valeria Dionisi

Per firmare o per informazioni: infoinnovatorieuropei@gmail.com

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