Energia e Ambiente
INIZIATIVA SU PD: ROMA, 2 GIUGNO
Sabato 2 Giugno 2007 – Roma
Il prossimo 2 Giugno, nel pomeriggio, si terrà a Roma un’iniziativa per il Partito Democratico organizzata dall’Associazione Nazionale per il Partito Democratico, insieme ad altri movimenti e singoli cittadini.
Interverrà, tra gli altri, il Presidente del Consiglio Romano Prodi.
Il programma dell’iniziativa sarà disponibile a breve.
CRISI POLITICA? NO, DEI VALORI
di Aldo Perotti
E’ vivace in questi giorni il tema della crisi della politica, i suoi costi, la rappresentatività, lo scollamento tra il paese e la sua classe dirigente.
Si accavallano le proposte, le idee, i timori, si disegnano scenari a tinte più o meno fosche e si dimentica che alla base di tutto non ci sono situazioni contingenti, questioni di parte, problemi economici, ma solo una profondissima crisi di valori.
Cosa sono i valori ? Borsa valori.. gioielli e valori… valoroso.
Il valore è un sostantivo essenzialmente astratto associato a cose concrete che vuole individuare nelle cose, ma anche nelle persone, qualcosa di non immediatamente percettibile che va al di là della sostanza fisica. L’oro è un metallo come gli altri metalli… ma diverso è il suo valore.
Il valore è a volte qualcosa di inaspettato, di nascosto.
I valori sociali, sui quali voglio porre l’attenzione, sono quindi degli attributi della società non immediatamente evidenti eppure riconoscibili e comparabili.
La “comparabilità” è una caratteristica del valore, da cui i valori fondamentali (che sono alla base ma in realtà sono quelli che superano tutti gli altri); e quindi quelle cose che non sono più un valore (come ad esempio la verginità), fino a giungere ai dis-valori (valori negativi).
Nel corso della storia alcune caratteristiche della società, alcuni attributi in genere astratti hanno acquisito la definizione di “valori” in quanto ritenuti fatti positivi o condizioni preferibili.
Buttiamone là tre, credo parecchio noti: libertà, uguaglianza, fraternità.
Sono tre attributi di una società, dei valori sociali, si direbbe, incontestabili.
Purtroppo assistiamo invece all’offuscamento di questi concetti nel sentire comune. L’idea di libertà, il concetto di uguaglianza, il sentimento di fraternità, appaiono offuscati, dai contorni indefiniti. Da questo deriva la loro crisi.
La libertà senza limiti diventa caos e disordine (che sono disvalori). Se qualcuno afferma “troppa libertà !” appare evidente che è la definizione stessa di libertà che non è più chiara, che è in crisi.
La libertà è quindi un valore in crisi in quanto snaturato, confuso, mescolato con fattori estranei.
Lo stesso per gli altri (già da tempo decaduti).
Ormai l’essere tutti uguali, o tutti fratelli, non rientra proprio tra le massime aspettative dell’uomo contemporaneo che invece fa della differenza, della distinzione e spesso della prevaricazione i suoi baluardi.
Possiamo oggi essere uguali (o fratelli) quando nel nostro paese le distanze in termini economici si fanno abissali, quando l’oligarchia politica ed economica non fa che evidenziare la propria “disuguaglianza” dal resto del paese attribuendosi compensi esorbitanti oppure autoassolvendosi da qualsiasi colpa o nefandezza.
Possiamo essere “uguali” quando chi evade è un furbo, chi non lavora e ruba lo stipendio pure, chi serve lo Stato è comunque un “fannullone” , chi vive onestamente del suo lavoro è, se va bene, un semplice “fallito” se non un “morto di fame” (spesso è cosi che i furbi considerano i “non furbi”) ?
Venuti meno i valori della Rivoluzione Francese tutto quello che ne è seguito rischia di subire un brutto colpo. La storia insegna che le dittature, i totalitarismi, trovano ampi spazi in un mondo in cui i fondamentali dello stato moderno sono sminuiti e messi in discussione.
Se vogliamo salvare il nostro paese dovremmo tutti pensare ad un bel ripasso di storia.
Nei momenti difficili è bene ricordarsi del percorso che ci ha condotto fino a dove siamo ora e ripercorrerlo passo passo. E’ per quella strada che troveremo la soluzione.
LETTERA AL PRESIDENTE PRODI
Mandala anche tu, o esprimi le tue considerazioni, SCRIVENDO AL PRESIDENTE PRODI
Egregio Presidente Prodi.
Credo di parlare a nome di tutti i giovani Under 35 che hanno letto oggi l’elenco degli illustri personaggi che comporranno il Comitato Promotore del Partito Democratico.
Il problema è che in quella lista non è presente nessuno di Noi.
Mi è bastato un giorno, girando per la rete, per capire che tutto questo ha accresciuto malumore tra “quei giovani, e sono tanti, che stanno partecipando con impegno ed entusiasmo a questo importante processo storico”.
Allora Le chiedo: perchè non aprire finalmente le porte della politica (del Comitato) almeno ad uno di noi?
Davvero non mi spiego il perchè di questa chiusura verso il “futuro”.
Non si fa che parlare di giovani.
Eppure nessuna scelta concreta viene assunta a riguardo.
Cordialmente.
Massimo Preziuso
Innovatori Europei – Giovani e Donne
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INSIEME, IL LIBRO DI ROMANO PRODI
Recensione al libro di Flavia e Romano Prodi, INSIEME, edizioni San Paolo 2005
di Laura Tussi
Un libro scritto a due mani attraverso l’impegno politico, culturale ed intellettuale che caratterizza l’esistenza del Professore e l’insostituibile riflessione al femminile di Flavia che rievoca situazioni, circostanze, eventi memorabili, ossia custodibili fra i ricordi di un intimo pensiero o di un altisonante periodo, sia a livello istituzionale che familiare, tramite il racconto autobiografico, la sommessa e accorata narrazione di sé quale sentire intellettuale che rivela l’auspicio positivo nelle sorti dell’impegno nei confronti della politica, della società, del Paese.
Flavia racconta se stessa, la propria vita al fianco del Professore, in tanti modi di stare insieme, nell’ideale di famiglia e di ruoli rivolti all’impegno femminile che prende vita dalla narrazione di sé, dall’intima rielaborazione degli eventi in accezione femminile ancor prima che femminista, nel segreto della simbiosi con l’universo maschile portatore di una condivisione, di un legame non solo affettivo, ma anche intellettuale, culturale e politico, soprattutto e imprescindibilmente insieme non solo fra le mura domestiche e in ambiente famigliare, ma insieme nella condivisione della certezza inoppugnabile del valore dell’impegno politico ed intellettuale nella società, al fine di gettare le basi per un profondo rinnovamento del sistema politico italiano. Questo libro riporta due distinte personalità. Tramite lo scritto di Flavia si rivela un’impronta autobiografica e narrativa. Il Professore riflette una posizione in prima linea nelle vicende istituzionali e politiche più attuali, avendo potuto misurare la ricaduta politica delle personali decisioni valoriali e degli orientamenti culturali, etici, intellettuali in ambito istituzionale e governativo.
D’altra parte viene elaborata la ricostruzione di vicende famigliari nella riflessione di una donna che ha condiviso le pagine di tale Storia, molto da vicino, pur osservando dall’esterno.
In queste pagine non traspare la vicenda biografica degli autori, né vi si esaurisce quella intellettuale o politica, ma nelle cose di cui si parla trapela sempre sincerità. L’ambizione si rivela nel raccontare in modo semplice due vite e il loro rapporto con scelte ed orientamenti pubblici. Subentra l’inclinazione che più di ogni altra peculiarità caratterizza gli autori, ossia il desiderio di tenere insieme le tradizioni e il nuovo, la curiosità di capire e la volontà di costruire, di lavorare con gli altri, di unire le culture e di condividere.
SCHIAVI MODERNI: LIBRO ONLINE
E’ uscito il Libro di Beppe Grillo, intitolato SCHIAVI MODERNI.
Parla un po’ di tutti quelli della mia generazione, diciamo tra i 25 e i 35-40 anni.
Esiste la versione Online, che si SCARICA GRATUITAMENTE.
Buona lettura.
LACORAZZA: PD, GRANDE SFIDA
Intervista di Canio Smaldone
Il giovanissimo segretario dei Democratici di sinistra di Basilicata, Piero Lacorazza, 30 anni appena, ci parla della “grande e straordinaria sfida” rappresentata dal Partito democratico, la cui realizzazione considera strategica per un generale rinnovamento della politica.
Segretario Lacorazza, innanzitutto, perchè il Partito democratico?
Basta guardare la politica italiana per rendersi conto della sua assoluta necessità. Entrambe le coalizioni appaiono divise e frammentate al loro interno. Occorre una profonda riorganizzazione dell’intero sistema politico perché il paese ha bisogno di una politica forte e autorevole. Il Pd rappresenta una grande e straordinaria sfida, ma da solo certo non basta: occorre modificare una legge elettorale che non assicura governabilità e impedisce ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, e poi bisogna avviare una serie di riforme istituzionali. Partito democratico, legge elettorale, riforme istituzionali: sono queste le risposte da dare alla frammentazione del sistema politico. In questo senso va il mio personale sostegno al referendum elettorale, pur sperando in un accordo in parlamento. E’ un fatto di coerenza, altrimenti la costruzione del Pd e la riforma della politica sarebbero più difficili.
Come immagini la fase costituente che porterà all’appuntamento del 14 ottobre, data scelta per eleggere l’Assemblea costituente del Pd?
Penso a una costituente delle persone e dei territori. Quando dico “costituente delle persone” intendo la possibilità per ognuno di stare nel Pd per la storia che rappresenta: socialista, comunista, socialdemocratica, cattolico-democratica, ma anche ambientalista. Il Pd deve promuovere e salvaguardare il pluralismo nella fase costituente, solo così ognuno avrà cittadinanza politica al suo interno. Per “costituente dei territori”, invece, penso a un partito federale in cui i territori pesino e contino anche nelle scelte di carattere generale. Dobbiamo dare spazio e forza ai tanti amministratori locali che sono quotidianamente a contatto con i cittadini, così il processo non solo avrà più capacità di coinvolgimento, ma eviterà di essere la salvaguardia di equilibri esistenti.
Una testa un voto, quindi. Senza quote riservate ai partiti?
Il principio ”una testa un voto” va bene. E’ necessario, però, costruire un equilibrio tra la libera scelta dei cittadini e la funzione dei partiti. Questo principio serve per far contare di più i cittadini, non deve essere un modo per considerare i partiti inutili orpelli. Questi vanno certamente riformati, vanno aiutati ad aprirsi, ma senza circoli, sezioni e solo con i gazebo avremmo il rischio di favorire l’ascesa del notabile di turno, forte sul territorio, magari non per nobili motivi. I partiti, invece, con i loro difetti, rimangono ancora il luogo della composizione degli interessi e della mediazione tra le idee, le persone, i territori. I partiti, quindi, vanno riformati ma non possono essere cancellati per decreto. Tra questi due estremi va bene il principio “una testa un voto”.
Quale sarà l’identità del Partito democratico?
Il Pd dovrà essere un partito plurale che deve costruire la sua identità “in divenire”. Non è possibile costruire oggi un partito con le stesse categorie del Novecento: il capitale si è trasformato, il mondo del lavoro è cambiato, la globalizzazione mette a rischio la tenuta degli Stati-nazione. Libertà e solidarietà sono i valori che nutriranno l’identità, che si sedimenterà nel tempo alimentandosi dal pluralismo delle idee a cui accennavo prima. La forma organizzata del Pd, inoltre, deve coniugare tradizione e innovazione, ovvero far incontrare le sezioni e i circoli con gli strumenti e i linguaggi delle nuove tecnologie. La politica non può più pensare di incontrare persone, giovani soprattutto, solo con i canali di partecipazione tradizionali.
Si teme che in periferia il processo di costruzione del Pd sarà più difficile, per via dei personalismi locali. Per quanto riguarda la Basilicata, sei ottimista?
Si, sono ottimista. Le lotte politiche nei comuni hanno spesso prodotto spaccature, rotture. Andrebbero evitate, quindi, inutili forzature e aspettare che il processo politico arrivi a maturazione. La soluzione sta nello stabilire una direzione di marcia, pensare a quale Basilicata vogliamo e metterci in cammino, insieme. In questo modo riusciremo a costruire gli equilibri necessari.
PD: NATO IL COMITATO PROMOTORE
Ecco i nomi dei componenti del comitato 14 ottobre (incredibilmente senza un Under 40):
Giuliano Amato; Mario Barbi; Antonio Bassolino; Pierluigi Bersani; Rosi Bindi; Paola Caporossi; Sergio Cofferati; Massimo D’Alema; Marcello De Cecco; Letizia De Torre; Ottaviano Del Turco; Lamberto Dini; Leonardo Domenici; Vasco Errani; Piero Fassino; Anna Finocchiaro; Giuseppe Fioroni; Marco Follini; Dario Franceschini; Vittoria Franco; Paolo Gentiloni; Donata Gottardi; Rosa Iervolino; Linda Lanzillotta; Gad Lerner; Enrico Letta; Agazio Loiero; Marina Magistrelli; Lella Massari; Wilma Mazzocco; Maurizio Migliavacca; Enrico Morando; Arturo Parisi; Carlo Petrini; Barbara Pollastrini; Romano Prodi; Angelo Rovati; Francesco Rutelli; Luciana Sbarbati; marina Sereni; Antonello Soro; Renato Soru; Patrizia Toia; Walter Veltroni; Tullia Zevi.
INTERVISTA ALL’ ON. FALOMI
Intervista all’ononorevole Antonello Falomi (Rif. Comunista Sinistra europea)
di Salvatore Viglia
Sul Partito Democratico, le risposte dell’on. Falomi esponente di spicco di Rifondazione comunista Sinistra europea membro della XIV Commissione Politiche dell’Unione Europea.
Che cosa è il Partito Democratico?
Questo bisognerebbe chiederlo a quelli che lo vogliono fare.
Lei è un soggetto a rischio. Potrebbe rischiare, per esempio, di avere la stessa evoluzione-involuzione dei suoi ex compagni, ex comunisti che si sono appena imparentati con la DC di una volta.
Da quello che si è visto, la questione potrebbe trovare una spiegazione nel tentativo di mettere in piedi una forza politica consistente che arrivi almeno al 30% dell’elettorato. Però, francamente, un partito non nasce per raggiungere un obiettivo di consenso. Nasce perché esprime degli interessi, delle esigenze, un suo progetto di cambiamento e così via. Non nasce per un numero astratto di una percentuale.
Ma il consenso elettorale, oggi più che mai, non crede sia quasi l’unico obiettivo dei partiti?
Certo, in democrazia il consenso è importante. Ma è anche importante capire in nome di che cosa lo si voglia conquistare. Quest’ultimo aspetto, dal congresso DS appena conclusosi, non emerge in modo chiaro. Francamente, non riesco ancora a trovare argomenti convincenti che possano spiegare per quale motivo, un partito come i DS da un lato e la Margherita dall’altro, si mettano insieme.
Se ho capito bene, lei contesta il fatto che il Partito Democratico non avrebbe un progetto iniziale sul quale fare leva per poi approdare ad un numero. In realtà comincerebbe la sua formazione partendo dalla fine?
Sì, esatto. Per ora, appunto, le spiegazioni che sono state sentite sono queste… C’è poca attenzione ai problemi della società italiana in un mondo globalizzato ed alle risposte che a questi problemi bisogna dare ed in che modo, quell’aggregato, darà le risposte. A me sembra una operazione di carattere puramente elettorale e di consenso.
Ma gli uomini di sinistra che vanno ad imparentarsi con la Margherita, sono ancora uomini di sinistra oppure no?
E’ una delle ragioni per cui tre anni fa sono andato via dai DS dopo oltre 40 anni di militanza prima col PCI, poi con il PDS. Penso che, in realtà, già esiste una cultura politica comune tra il gruppo dirigente dei DS e quello della Margherita. Un cultura politica che è una cultura, sostanzialmente impegnata, semplificando un po’, a perseguire una linea che serva a ridurre il danno rispetto allo sviluppo ed alla globalizzazione. Si cercano di contenere i danni ma non di mettere in discussione i paradigmi di fondo di questa globalizzazione. In verità, questa cultura esiste già da tempo. Gli unici punti seri che permangono, sono le questioni della laicità dello Stato; le questioni eticamente sensibili, dove lì, ancora pesa enormemente il percorso, la storia che i due partiti hanno alle spalle.
Se fosse un conflitto tra ideologie, sarebbe impossibile questo sodalizio.
Però, su questi temi che ho appena citato, sulla laicità dello Stato, il conflitto è abbastanza consistente. C’è l’idea comunque, di mettere insieme un aggregato dove c’è tutto ed il contrario di tutto. Anche l’esempio del Partito democratico americano, è l’esempio di una forza dove c’è tutto ed il contrario di tutto, dove si parte da posizioni che, addirittura, sconfinano nelle posizioni di destra reazionaria sino alle posizioni di estreme sinistra. Però, intanto, quello, è un meccanismo legato ad un particolare istituzionale e cioè un sistema istituzionale presidenziale. E poi, la verità vera è che, in questi tipi di formazioni fatte in questo modo, l’egemonia reale finisce per averla la componente più moderata. Cioè quella che, alla fine, poi domina e governa il paese. Non mi pare, per la sinistra, una grande prospettiva.
Quali delle due componenti, Ds e Margherita, ha da perdere di più dalla fusione nel Partito Democratico?
Secondo me, i DS, hanno molto, molto da perdere. E’ un vero e proprio strappo forte nella storia che essi hanno alle spalle, nell’insediamento sociale, negli interessi, nei valori che, comunque, la sinistra ha rappresentato nel nostro paese.
Secondo lei, Piero Fassino è ancora un uomo di sinistra?
Fassino, diciamo così, è un, come si potrebbe definire? Un liberal-sociale. Di quelli che pensano che, tutto sommato, l’assetto della società va bene così com’è e che si tratterebbe solo di temperare, di smussare, le punte più aspre che lo sviluppo economico sociale attuale, determina. E’ l’espressione anche di una parte della sinistra europea che, però, io vedo molto in crisi. La sinistra europea che la pensa come Fassino, è la sinistra di Schroeder che non è più al governo, della sinistra di Blair. Una sinistra abbastanza ammaccata, una sinistra che ha fatto anche il suo tempo. Era la sinistra che si era illusa che fosse possibile governare i processi di globalizzazione e tutte le ingiustizie, le disuguaglianze ed i conflitti da questa conseguenti, senza cambiarne, sostanzialmente, la direzione di marcia. Questa linea qui, è una linea che io personalmente vedo molto in crisi.
I DS perderanno propri pezzi per strada, Mussi, si è già fermato ed Angius forse seguirà a ruota, ciò avvantaggerà un ricompattamento a sinistra?
Sicuramente i DS perderanno pezzi significativi dei loro gruppi dirigenti ed io aggiungo anche dell’elettorato. Il problema è che la sinistra, nella sua attuale configurazione, è una sinistra ancora troppo divisa e troppo frammentata in diverse formazioni politiche. Quindi, penso ed auspico che questo processo che si mette in moto attorno alla sinistra, riporti ad una ricomposizione, ad una formazione di questo insieme di forze che potrebbero avere un peso importante nella politica italiana.
IL VENTO DEL NORD
di Andrea Benedetto Fra i temi affrontati da questi Community vi troviamo l’Europa e l’innovazione, anche intesa come cambiamento. Per questo ho ritenuto adatto occuparmi, in breve, in quest’articolo del neo governo francese, definito snello, giovane e rosa, dalle diverse testate giornalistiche. Il neo presidente della Francia Nicolas Sarkozy, mantenendo fede alla promessa elettorale, ha nominato 15 ministri, fra cui 7 donne, oltre a 4 segretari di stato e un commissario. Ha, inoltre, rispettato l’impegno all’apertura verso altre forze politiche, nonostante non sia stato necessario un governo di unità nazionale come nelle recenti elezioni politiche tedesche. Oltre al centrista Hervè Morin, nominato alla Difesa, Fillon, nuovo primo ministro, ha nominato agli Esteri, il socialista Kouchner, co-fondatore di “Medecins sans frontières” e di “Medecins du monde”. Ulteriore caratteristica di questo governo è l’ età media del nuovo esecutivo, circa 49 anni. La più giovane è Valerie Pecresse, 39 anni, al Ministero dell’Università e Ricerca. Sembra il governo ideale, al di là dell’idea politica che esso esprimerà. Non una macchina sperpera soldi (a questo riguardo interessantissimo è il libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, “La Casta” che svela le cifre allucinanti della politica italiana) ma ministri giovani, certamente competenti, un maggior numero di donne al potere, apertura concreta verso altre forza politiche. Corre l’obbligo di un confronto, triste per l’ennesima volta, con l’Italia. In Italia l’età media dei membri del consiglio dei ministri, contando anche il presidente Romano Prodi, è 57 anni e mezzo, con il premier che ad agosto farà 68 anni. Il ministro più giovane è Giovanna Melandri, 45 anni, cui è affidato il Ministero per le Politiche giovanili e le attività sportive, ministero, si precisa, senza portafoglio. Nessun ministro ha un età fra i 30 e i 40 anni. Il più anziano è Giuliano Amato, ministro dell’Interno, 69enne. 6 appena sono le donne, di cui una sola con portafoglio, ovvero il 24% dei 25 ministeri, rispetto al 46% del governo francese. Inutile dire che le diverse poltrone hanno tutte un colore politico. Insomma, nessun strappo dal precedente governo Berlusconi, con i suoi 24 ministeri, l’età media alta, e solo 2 donne. Il vento (nordico, basta osservare il governo finlandese con i suoi 13 ministeri oppure quello svedese che annovera un ministro di 34 anni) del cambiamento e di giovinezza “politica”, si è fermato, ahinoi, alle Alpi. PS: Visitando, per scrivere l’articolo, i siti web governativi degli Stati su nominati (Francia, Italia, Svezia, Finlandia), indovinate quali di questi non ha una corrispondente versione inglese?
INNOVATORI EUROPEI E IL THINK TANK DI ASSOCIAZIONE PER IL PARTITO DEMOCRATICO
Si stringe il rapporto tra INNOVATORI EUROPEI e il THINK TANK APD 11 FEBBRAIO.
Molti di noi Innovatori Europei eletti, ieri, consiglieri direttivi di APD 11 Febbraio, che si trasforma in Think Tank politico-culturale:
– Giuseppina Bonaviri
– Stefano Casati
– Alessandro Chiozzi
– Luca Lauro
– Massimo Preziuso
– Luigi Restaino
In più, Massimo Preziuso diventa Responsabile Organizzativo e Luigi Restaino Responsabile del Sito.
Una giornata importante per Innovatori Europei, nell’ottica della partecipazione alla costruzione del Partito Democratico.