Significativamente Oltre

elezioni

Ciò che Renzi non avrebbe fatto: “rottamare” Beppe Grillo

di Salvatore Viglia 

Ciò di cui si ha bisogno è una visione chiara dello scenario politico attuale sul quale lavorare. L’area “adulta” del PD, ha commesso l’errore peraltro cosciente di sottovalutare la protesta cavalcata da Beppe Grillo. Ciò che più meraviglia, infatti, è la mancanza di determinazioni conseguenti che tengano a correggere quella posizione. Il vero rottamato in tutta questa storia di contrapposizioni è proprio l’attore genoano. Ma è un errore strategico e sostanziale che, se rettificato in tempo, potrebbe aprire soluzioni definitive anche decisamente stabili nel lungo periodo. Gli “adulti” si sa, dall’alto della loro saggezza non sempre moderatamente giustificata, finiscono con l’ignorare sia le novità, sia i linguaggi relazionali che propongono prospettive e innovazione. Essi hanno bisogno di maturare nel tempo per acquisire ed accettare il nuovo quando però altro non si fa che parlare di rinnovamento. Attenzione di rinnovamento, cioè una posizione  parecchi step lontana dall’innovazione. Ci riferiamo alla volontà non solo di passare a riconoscere come politica ciò che conveniva chiosare, d’acchito, antipolitica tout court. Lo vediamo, lo abbiamo visto che ciò accade in politica come nella vita pensiamo alla ostinazione ancora di alcuni che restano abbracciati alla loro olivetti 22 con la quale si son pur scritte pagine memorabili di storia e di giornalismo. Il punto cruciale è il passaggio consapevole dell’atteggiamento “maturo” ad una disponibilità di comprensione e di adeguamento necessario al nuovo. Ciò che è obiettivamente vecchio ed in disuso ancora tra queste file, non sono i suoi uomini che pure rappresentano un patrimonio immenso di esperienza e reputazioni anche di caratura internazionale, quanto l’atteggiamento severo ed anacronistico delle idee all’impatto con i fatti contemporanei. Una serie di errori sono stati commessi, alcuni di questi veramente gravi ed incomprensibili ad una mente aperta e disponibile. Manca ancora il coraggio, senza rinnegare né sventolare rese incondizionate, di accogliere e valutare. Manca la presenza e l’ardire dei giovani innovatori quale testa di ponte intrepida e ferrata pronta a “sfruttare” l’esperienza dei padri nel vigore dei figli senza paure e remore. Tutto ciò, però, solo a condizione che esista incontrovertibilmente la volontà di realizzare i propositi.

R-innovamenti web per i partiti politici

di Massimo Preziuso su L’Unità

Ci sono momenti nel dibattito politico in cui basta una parola e la tensione tra due parti esplode e rischia di trasformarsi in una guerra infinita.

E’ il caso di una frase del Segretario del PD Bersani che nelle 48 ore successive ha generato reazioni esagerate ma ipotizzabili da parte di Beppe Grillo e di molti utenti Internet, vicini al Movimento 5 stelle o comunque già critici rispetto al PD e più in generale verso la cosiddetta “casta”.

E allora quella frase diventa utile per riscoprire i limiti delle organizzazioni politiche nella comprensione di un fenomeno da anni dirompente come Internet e, soprattutto, della sua evoluzione.

Ovvero dell’incapacità dei principali partiti italiani di comprendere che cosa è la Rete oggi e da chi è popolata.

E invece la risposta è semplice: la Rete è fatta di normalissimi cittadini e rappresenta uno spaccato rappresentativo delle società contemporanee.

E un partito politico oggi più che mai deve impegnare enormi risorse nel rendere più normale e fluido possibile il rapporto di comunicazione con gli utenti di Internet fondamentalmente per un semplice motivo: per comprendere meglio quello che sta accadendo e quello che accadrà nella società in cui esso opera.

Sembrava che l’esperienza di Moveon.org nella campagna americana poi vinta – anche grazie a questa interazione forte con il web – dal Presidente Obama sarebbe stata importata in Italia.

Ma così non è stato e la politica tradizionale è tornata, sbagliando, a “snobbare” il web definendolo un fenomeno di nicchia, soprattutto in ragione della sua (presunta) modesta ”portata” elettorale.

La storia italiana degli ultimi anni ha detto tutt’altro, se è vero che un fenomeno 100% Internet come il M5S in pochi anni è diventato protagonista della scena politica, con il lavoro volontario di tanta gente normale messa in Rete.

Detto questo, non è ancora tardi per recuperare in tal senso.

I partiti politici dedichino risorse importanti a riguardo, studino in fondo le dinamiche del web, e vedranno risultati imponenti già alle prossime elezioni.

R-innovamenti politici dalle associazioni

di Massimo Preziuso su L’Unità

La situazione politica è alquanto strana, come al solito, in Italia.

Basta leggere il botta e risposta di pochi minuti fa su Twitter tra la senatrice Finocchiaro (che dice “vogliamo che gli elettori scelgano gli eletti, ma non vogliamo le preferenze”) e il leader Casini (che risponde “ma senza preferenze, con l’uninominale, i cittadini non scelgono nulla”) – laddove la riforma elettorale è l’unico eventuale goal che gli italiani possono fare con questo Governo tecnico, fatto solo di austerità, tagli e nuove tasse – per capire che siamo messi male davvero.

E’ chiaro che i Partiti tutti sono immobilizzati nelle solite logiche di dibattito interno sulla direzione da prendere.

E in questo immobilismo stanno tralasciando completamente le esigenze di noi cittadini, nel nome dello “spread” (è sempre di pochi minuti fa la reazione fuori dai canoni del premier Monti alla critica, da me condivisa a pieno, del presidente confindustriale Squinzi sull’operato del primo, che dice “in questo modo, facciamo crescere lo spread”) e dei mercati finanziari.

Tra le necessità, le principali sono due: il lavoro e la riforma elettorale appunto.

Sul tema lavoro, mentre migliaia di lavoratori ogni settimana vengono “dismessi” da aziende che molte volte approfittano della crisi per dichiararsi “fallite” e chiedere l’intervento dello Stato, il governo e la politica non si rendono conto della necessità di interventi globali, possibilmente di natura europea, come i “sussidi alla disoccupazione” accompagnati ai “contratti di solidarietà” (di cui abbiamo discusso sin dal 2009 in Innovatori Europei), prima che il calo dei consumi e della produzione ci porti a breve in una spirale irreversibile di recessione economica e crisi sociale.

Sulla riforma elettorale, mentre il governo tecnico va avanti come un treno (solamente) nell’abbassare standard di vita raggiunti in Italia in almeno 50 anni, iniziando pure a mandare sul mercato i primi (ma non ultimi) importanti pezzi di patrimonio pubblico, con i partiti politici (in questo caso) ”distratti” dalla gestione di proprie complessità interne, i cittadini rischiano di dover votare di nuovo molti di quei politici che dovrebbero tornare a vita privata, non avendo raggiunto nemmeno minimamente i propri obiettivi di public servants.

Come ci siamo detti già nei mesi scorsi è proprio tempo di r-innovamenti politici, nei partiti e nelle associazioni.

Ma è soprattutto da queste ultime che deve arrivare nuova linfa verso le istituzioni e la società tutta.

E’ arrivato il momento che vari pezzi dell’associazionismo di settore – che in molti casi condividono radici, percorsi e finalità – la smettono di viaggiare in solitario e si uniscano per fare goal condivisi, per il bene del futuro prossimo del Bel Paese.

Non è più possibile stare a guardare la politica e le istituzioni auto riformarsi.

E’ un dovere per tutti partecipare, con i propri limitati mezzi e le proprie capacità, alle prossime elezioni politiche.

Con o senza (molto più probabile) il permesso dei partiti politici.

Questo il mio augurio per il nostro Paese.

R-innovamenti nel Partito Democratico

 di Massimo Preziuso su l’Unità

E finalmente il Partito Democratico – e con esso il Paese – sta per tornare a vivere una fase di innovazione politica e culturale.

Sono passati ormai più di 6 anni da quando  tanti di noi si entusiasmarono con la discesa in campo di Romani Prodi da Brussels, sicuri che il Paese avrebbe finalmente svoltato. Iniziò da lì un biennio unico, in cui tanti normali cittadini scoprirono il piacere di mettere da parte almeno un po’ i propri interessi indivduali per condividere idee e progetti politici con sconosciuti, che poco dopo sarebbero diventati molto di più. Così ad esempio accadde – cito un’esperienza diretta – nelle Associazioni per il Partito Democratico e poi in Innovatori Europei.

E, con Prodi premier, furono proprio le primarie del Partito Democratico del 2007 il momentum in cui tutti gli italiani, direttamente coinvolti o indirettamente sollecitati, sentirono di vivere un periodo unico di partecipazione e dibattito. E, cosa più importante, questa energia si “sentì” per le strade di Italia.

Tutto finì rovinosamente nel 2008 con la caduta del Governo Prodi, e l’inizio di 4 anni di pesantissima crisi politica ed economica.

Prima la fase finale – la più brutta – di un berlusconismo auto – referente e auto – distruttivo, che ci ha incattivito, mentre già accusavamo i primi colpi della crisi internazionale.

Poi, in una tensione masochistica, la scelta di un governo “troppo tecnico” a guida Monti, che ha totalmente disintegrato la (già poca) progettualità e l’attivismo della società civile ed imprenditoriale nei territori italiani.

Infine, conseguenza di tutto questo, l’emergere prepotente – alle amministrative di maggio scorso – di una realtà come il Movimento 5 Stelle, che rappresenta a pieno lo svuotamento della proposta politica dei partiti e della loro quasi inesistente presa sull’intera popolazione, logorata pesantemente dalla coda finale di una crisi diventata troppo lunga e di dimensione europea.

Arrivati a questo punto il Partito Democratico doveva necessariamente cambiare passo, pena la sua scomparsa dalla scena politica, dopo quella del PDL, della Lega e del mai nato Terzo Polo. E all’ultimo momento lo ha fatto, nella direzione nazionale di venerdì scorso.

Con la r-innovata scelta delle Primarie per la selezione del candidato premier di centro-sinistra, il Segretario Bersani ha infatti messo finalmente un punto a questo brutto quadriennio e aperto un nuovo libro, che libererà energie in tutto il Paese.

E lo si è visto subito: nello stesso giorno, un PDL alla ricerca di un suo nuovo spazio di azione, seppure ridimensionato, ha annunciato anche’esso primarie per la leadership, seppure alla sua maniera (cioè senza alcuna discussione precedente).

E lo si continuerà a vedere sempre di più nei prossimi giorni e settimane. Il Paese tornerà presto ad attivarsi. La gente tornerà a crederci e a partecipare, ne sono convinto.

Ora c’è questo libro nuovo da scrivere a più mani. Il Partito Democratico – come era immaginabile ed auspicabile – ne sarà l’editore e questa è una bella notizia per tutti quelli che vi hanno dedicato energie in questi anni.

Adesso cominciano i 10 mesi più affascinanti e sfidanti per il Paese dal dopoguerra, al cui termine – con le elezioni di Aprile 2013 – dovremo ritrovarci in un’altra era con tante facce e tanti progetti nuovi, per tornare a crescere ed entusiasmarci.

Tocca a tutti noi: è tornato il momento della partecipazione, che è stavolta necessaria ancora di più che 5-6 anni fa.

R-innovamenti italiani 2013

R-innovamenti italiani 2013 (di Massimo Preziuso su L’Unità)

Si può dire quel che si vuole, ma un primo rinnovamento italiano, domenica e lunedì scorsi, in Italia c’è stato eccome.

A prima vista, i cambiamenti avvenuti possono anche sembrare modesti, ma a guardar bene, l’Italia che esce dal primo turno delle elezioni amministrative è in nuce già una Italia rinnovata.

Vediamo in sintesi perchè:

– Il Movimento Cinque Stelle è ora il principale virus di sana società civile entrato nel sistema immunitario ormai davvero senza forze del sistema partitico italiano, e farà da apripista a numerose iniziative civiche alle elezioni politiche del 2013.

– Le tante liste civiche scese in campo nella battaglia amministrativa, insieme ai partiti tradizionali o da indipendenti, sono in molti casi risultate più forti delle liste con sigla partitica, e questo è un dato altrettanto forte.

– Il PDL e la Lega sono già da annoverare come esperienze politiche passate: dovranno cambiare ragione sociale e sigla presto, travolte ormai da enormi problematiche interne e da questa lunghissima crisi economica nei fatti generata dal loro inattivismo politico e resa oggi così esasperata ed esasperante dalla (in) azione dell’attuale governo tecnico.

– Il PD – unico partito politico in Italia (dopo che l’eventuale alternativa ad esso – il Terzo Polo – è già stata rapidamente archiviata il giorno stesso in cui doveva nascere, per bocca del leader Casini) – è nei fatti ancora incapace di sperimentare un cambiamento sostanziale e rimane a difendere una “posizione dominante”: si comporta infatti come un grande operatore industriale che opera in un mercato protetto, in cui però presto arriverà una naturale ondata di “liberalizzazioni” e di “aperture” che rischia di travolgerlo. Lo si è visto nella scelta dei candidati sindaco in varie città di Italia, dove ha prevalso una assurda continuità (che poi lo ha penalizzato), nonostante il vento di innovazione, che ormai sta sfondando le porte di Italia e di Europa.

In tutto questo quadro politico, ci avviamo ormai verso quell’ #annozero2013 italiano di cui scrivo da tempo, e che proprio oggi la Commissione Europea certifica intravedendo addirittura la necessità di una ulteriore manovra finanziaria per 8 miliardi di euro in un contesto di rapporto deficit/Pil 2012 a -2% e 2013 a -1,1% nel 2013, nonostante il pregresso di sacrifici e di austerità imposta ai cittadini nei mesi scorsi.

E’ proprio per questo travagliato quadro politico ed economico che ci si aspetta grandi cambiamenti nei prossimi 12 mesi che ci porteranno alle elezioni politiche.

La domanda che ci si pone è: ce la farà il Partito Democratico a diventare, dopo 5 anni di avviamento, quel naturale attrattore delle tante energie distribuite nel BelPaese, fuori dalle istituzioni, che comunque porteranno avanti questa rivoluzione all’italiana? Oppure queste tante energie nuove si aggregheranno intorno a Beppe Grillo o a nuovi leader che prenderanno rapidamente la scena, imponendosi come forza di “distruzione creativa” italiana?

E’ ormai attorno a questa domanda – e alla risposta ad essa – che ci giochiamo il futuro del Paese: nell’ #Italiannozero2013 appunto.

 

Elezioni: il premio di consolazione

Elezioni: il premio di consolazione (di Fondazione Etica)

In ogni gara, anche elettorale, non c’è solo il primo premio, che il 6 maggio si sono aggiudicati i cittadini, scegliendo l’astensione o il voto al Movimento 5 Stelle. C’è anche il premio di consolazione, e qualche partito si arrovella su numeri e percentuali per aggiudicarsi almeno quello.

Il Pdl non ci prova neppure: il 6 maggio è stato punito sonoramente, e non è una sorpresa. Semmai una conferma. I cittadini perdonano molti errori al proprio partito, a volte contro ogni evidenza, ma non amano essere presi in giro troppo a lungo.

Prova a consolarsi, invece, la Lega, Tuttavia, il numero dei Comuni persi, la loro dislocazione geografica, il crollo dei consensi, non possono certo consolare. E neppure essere coperti dai risultati, se pur ottimi, di singole figure: se anche un Tosi deve ricorrere alla lista personale per fare il pieno di voti, la dice lunga sullo stato in cui versa il partito, anche senza Bossi.

Chi, invece, sente già suo il premio di consolazione è il Pd, perché –si dice – ha tenuto. Certo, ha vinto in più Comuni e ha percentuali di consenso migliori degli altri partiti tradizionali. Sicuramente è il primo partito in Italia oggi. Ma questo non toglie l’amarezza di una vittoria mancata: i numeri dicono che anche il Pd ha perso voti, e soprattutto che ha sprecato la sua grande occasione: quella di raccogliere i frutti della disfatta altrui. Un Pd che raccoglieva il 33% quando il Pdl era al suo apice, sa bene che non può essere considerata una vittoria quella di domenica scorsa.

Anche perché il Pd sa di aver disperso il suo unico vero patrimonio: le tantissime persone che si avvicinarono alla politica per la prima volta nel 2007 affollando i gazebo democratici. Illuse prima e ignorate dopo, molte di quelle persone hanno pazientato per anni, ma oggi sono tornate arrabbiate a far sentire la loro voce, ricorrendo all’astensione e al voto a Grillo.

La smettano di polemizzare con lui certi politici e giornalisti: gioca ad alzare i toni perché come, Bossi 20 anni fa, sa che è l’unico modo per guadagnarsi l’attenzione dei media. Per il resto, i candidati a 5 Stelle sembrano avere molto poco di sovversivo e di demagogico: ingenui, semmai, ma solo a fronte dei vecchi lupi che affollano la scena pubblica.

Diciamo la verità: i 5 Stelle assomigliano in modo impressionante alle tante facce per bene che il Pd esibì ai suoi esordi: facce normali, giovani, di gente competente e appassionata. Scientemente, ne vennero riempite le liste alle primarie, con la sicurezza che i meccanismi di voto appositamente studiati le avrebbero bruciate tutte per sempre. Ci rifletta qualche astuto dirigente democratico, che nei giorni scorsi ha commentato i risultati elettorali in modo arrogante, e così magari riuscirà anche ad ammettere che il Pd, domenica, ha vinto spesso diluendosi in coalizioni affollate, talora nascondendo il proprio simbolo dietro quello di Liste civiche, non di rado votando il candidato sindaco di altri. Altro che consolarsi.

Quanto al Terzo Polo, si dice ovunque che abbia perso: la verità è che non ha partecipato alla gara. Candidati del Terzo Polo non se ne sono visti, mentre l’Udc ha guadagnato qualche voto. Se Casini, allora, dichiara la resa dei moderati, ci deve essere dell’altro. C’è da augurarsi che abbia compreso che il quadro politico italiano, e non solo, è diventato più complesso di quello immaginato con l’uscita di scena di Berlusconi: la crisi economica e il rigore a senso unico dell’attuale Governo hanno lacerato gli equilibri sociali. Di fronte a tutto questo l’ennesimo esperimento politico creato in laboratori asettici e di lusso, come il Terzo Polo rischiava di essere, sarebbe parso solo una risposta irriverente di fronte ai troppi Italiani in sofferenza.

Il premio di consolazione per il momento resta nel cassetto.

Manifesto Donne per Giuseppina Bonaviri candidata sindaca di Frosinone

Manifesto Donne per Giuseppina Bonaviri candidata Sindaca di Frosinone

Noi sosteniamo la candidatura di Giuseppina Bonaviri,

una donna impegnata, un’intellettuale, una mamma che lavora e conosce i mille e più ostacoli che ogni giorno devono superare le donne che vivono in Italia.

Una donna che ha fatto una scelta coraggiosa: si è candidata da sola, senza Partiti alle spalle, creando liste civiche composte per la maggior parte da donne e da giovani, i grandi esclusi del nostro tempo, le uniche risorse che abbiamo oggi per rinnovare la classe politica di un Paese in ginocchio.

Una scelta di attività politica come servizio alla sua città, con un programma innovativo e ambizioso: gestione dei beni comuni della città come patrimonio di tutti non negoziabile; trasparenza dei bilanci e codice etico per l’amministrazione della cosa pubblica; meritocrazia e pari opportunità come cardini dell’accesso alle cariche pubbliche e l’ascesa ai vertici; etica nella politica quale elemento imprescindibile per il funzionamento di un Paese; creazione di una città a misura di donne e di giovani; e molto altro.

Facciamo a tutti un appello: non votate più i soliti noti. Votate con il cuore tutte quelle persone in cui ritrovate uno spirito di servizio per la comunità ed un umano sentire che si avvicina al vostro e che senza grandi proclami o promesse è portato a risolvere in modo pragmatico e serio le difficoltà che ci troviamo a vivere.

Giuseppina Bonaviri è sicuramente una di queste persone e il suo coraggio e la sua volontà ne fanno un punto di riferimento ed un esempio di impegno sociale per tutte le donne.

Ecco le prime firme:

Paola Diana, Fondatrice PariMerito e NEXT Network

Barbara La Rosa, Presidentessa Empatia Donne

Maria Cristina Terenzio, NEXT Network

Raffaella Baraldi, Presidentessa Associazione Lei Può

Rosanna Oliva, Presidentessa Rete per la Parità

Paola Caporossi, Direttrice Fondazione Etica

Francesca Chialà, Fondatrice NEXT Network

Luisa Pezone, Fondazione Mezzogiorno Europa e Innovatori Europei Napoli

Alessia Centioni, politologa e Innovatori Europei Brussels

Claudia Bettiol, Fondatrice European Common Goods

Serena Romano, Presidentessa Corrente Rosa

Fucsia Nissoli Fitzgerald, imprenditrice USA

Flavia Marzano, Presidentessa Stati Generali dell’Innovazione

Prof. Rawdha Zaouchi-Razgallah, Tunisia

Flavia Baldassarri, Ricercatrice Università degli Studi di Perugia

Simona Rodano, Manager di Incanto Productions

Angela Creta, Ricercatrice Università La Sapienza di Roma

Stefania Schipani, Economista Istat

Lisa Del Percio, Manager Alitalia USA

Maria Gina Aiello, Italian cultural foundation – Rhode Island – Usa

Ketty Trimarchi, amministratore Delegato gruppo RSA

Arcangela Aiello, stilista di moda

Sonia Fatnassi, Manager

Melania Fitzgerald, attivista politica italo americana

Patrizia Missagia, Manager della comunicazione

Giusi Conti, Presidentessa gruppo Sojuma Tvl

Tatyana Lorenzini, attrice

 

14 Dicembre 2010 – Gioventù bruciata

jamesdi Aldo Perotti

C’è un film con James Dean, “Gioventù bruciata” nel quale in una scena si tiene lachicken run, una corsa in auto che si svolge di notte su un rettilineo che termina sull’orlo di un precipizio: vince chi, lanciato a folle velocità, smonta per ultimo dall’auto in corsa prima di precipitare nel burrone. Nel film la corsa finisce male come ci si deve attendere.
 
Mi sembra che questa corsa verso il voto di fiducia del prossimo 14 dicembre contenga delle forti similitudini con la chicken run, vince chi salta per ultimo. L’ultimo a saltare è quello che potrà dire “vedete, è colpa loro, io sono il più forte ed il più coraggioso disposto ad andare comunque avanti. Berlusconi, da molti invitato (salta ! salta!) non ne vuole sapere di dimettersi, anzi, dice a Fini: “salta tu! Dimettiti”.
Le automobili, rubate, (bella questa) sono il paese. Il voto di fiducia è il salto nel vuoto (letteralmente il salto nel vuoto per il paese).
Se il 14 dicembre i finiani votano contro e il Governo perde la fiducia l’ultimo ad abbandonare l’auto è Berlusconi che può subito avviare una bella campagna elettorale “vittimistica”. Se i finiani ci ripensano e all’ultimo e votano a favore e come se loro vettura inchiodasse lontano dal burrone, quasi a voler salvare l’automobile (il paese), lasciano quindi la vittoria a Berlusconi che a questo punto è vincente anche se l’auto (sempre il paese) continua la sua corsa nel vuoto.
Ci potrebbe essere la possibilità che l’intervento di altri sia in grado di cambiare la storia. L’intervento dell’UDC a supporto del Governo potrebbe chiudere Fini ed i suoi dentro l’auto e farli precipitare nel burrone.
Allo stesso modo la Lega, stanca di queste teste calde e decisa a chiudere la questione, potrebbe comunque, negando la fiducia nonostante i ripensamenti di Fini, buttare i conducenti nel burrone con lo scopo di rubargli le auto alle prossime elezioni.
In questo film le auto fanno sempre una brutta fine. Il pubblico (perché nel film ci sono gli spettatori, le ragazze che urlano) sta a guardare.
Dobbiamo trovare un modo di salvare questa gioventù bruciata che passa il tempo ad ubriacarsi ed a distruggere auto.

Pd Roma: Il nodo al pettine (di Pierluigi Sorti)

Giunge per il Pd romano il momento in cui si misureranno le conseguenze dell’ abbandono del metodo antico di fare i congressi.

Ci riferiamo ai congressi a tesi, a mozioni, agli appelli ideologici e ai richiami degli affetti in cui, almeno nelle intenzioni e negli argomenti, si contrapponevano, nel migliore dei casi, autentiche alternative, o, nel peggiore, finte conflittualità ideali, finalizzate a mascherare sottostanti antagonismi personali.

Ma quanto meno, attraverso una discussione sul merito dei problemi, i rituali dei congressi riuscivano a conservare una formale predisposizione al dibattito politico: ora è caduto anche quel
formale abbigliamento congressuale. Per dirla tutta, le modifiche adottate non sono state il rimedio ma l’ esasperazione della personalizzazione della politica.

Accade dunque a Roma che, a 48 ore dalla scadenza dell’ iscrizione delle candidature alla segreteria del Pd di Roma, dopo la lunga pausa di riflessione per la sconfitta subita da Alemanno nel 2008, sono in campo tre candidati per concorrere alle primarie interne di partito, tutti dell’ area Bersani ( vittoriosa nelle primarie per la scelta del segretario nazionale di un anno fa ).

La latitanza di candidati delle altre due aree di partito ( quella Marino e quella ex Franceschini ), se confermata fino alla scadenza, è significativa, già ora, dell’ irrilevanza di argomenti politici che dovrebbero ispirare le scelte della platea congressuale.

Ma la vocazione complessiva degli iscritti al congresso, evidenziata dall’ ampia flessione del numero degli iscritti, non distante dai due terzi in meno, e la discutibile autenticità della volontà di coloro che rinnoveranno l’ iscrizione solo all’ ultimo momento utile, sono una riprova del cattivo stato di salute del Pd nella capitale.

Se ne vedrà la manifestazione nel carattere fittizio di contrapposizioni politiche fra esponenti che, in varia ma non significativa misura, sono tutti corresponsabili della crisi del partito e che nei loro indirizzi personali non riscuoteranno un particolare esame di merito dalla platea degli iscritti.

Lo stato di profondo disagio, scaturito per generale opinione, dalle gravi carenze di gestione di un deputato, l’ on. Milana, non può individuare una convincente ipotesi di superamento, contraddetta com’è dalla circostanza che proprio il candidato più favorito, il consigliere provinciale Marco Miccoli, è stato dell’ on. Milana, il collaboratore più stretto.

I passi già effettuati, in una cornice organizzativa assai macchinosa, caratterizzano un percorso poco persuasivo nell’ intento di riguadagnare credibilità e la riapparizione dell’ arcobaleno nella capitale, per il Partito democratico, sembra tuttora assai lontana.

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