donne
RITORNERANNO SPESSO!
di Salvatore Viglia
Non è un incubo ma solamente l’andazzo italiano. Il dopo Torino ha riportato immediatamente l’Italia nel pantano politichese di sempre. Bindi e Parisi.
Bindi e Parisi, hanno lasciato le loro impronte digitali chiosando giudizi inutili e deleteri, comunque non solo non in linea con quanto Veltroni ha detto, ma addirittura fuori del tema la prima e decisamente incomprensibile nell’eloquio il secondo.
Basta vecchi! E lo ha detto il Presidente emerito Ciampi. Dico Ciampi. E quel punto esclamativo suona come una martellata, un gong conclusivo. Eppure, questi, ritorneranno spesso. Alla Bindi, non è bastato sentire con le proprie orecchie (ma ha sentito o no?) che Veltroni vuole il 50% di donne a rappresentare la politica italiana; non è bastato sentire (ma ha sentito o no?) le cose che Veltroni ha detto sulla laicità dello Stato e sul patrimonio e del ruolo responsabile dei cattolici al suo interno?
Arturo Parisi, poi, senza rendersi conto neanche della sua immagine sotto il profilo della comunicazione e non solo, non avendo compreso a pieno cosa stia accadendo nel Partito Democratico e nel paese (qualcuno si prenderà la briga di informare il Ministro?), se ne è uscito con un politichese che non va oltre le stringhe. Egli, dico, egli, ha detto testualmente: «Deluso da Veltroni, una candidatura verticistica. E’ per me, il candidato migliore e, tuttavia, se proposto come candidato unico, il candidato peggiore». Ma cosa significa? Cosa vuole dire l’Oracolo di Delfi? Questa frase, è un magnifico reperto archeologico. Un graffito, una frase sgangherata scritta su una mappa egizia stinta. E’ un retaggio. Senza alcun valore. Indirizza, appiattisce, sgomenta, induce ed istiga all’antipolitica.
L’arzigogolo cervellotico promette di essere depositario della “verità” annichilendo la semplice sintesi mortificata da un (comprensibile?) narcisismo (sono io che cammino impettito di fronte ai picchetti, sic!, d’onore, cosa credete?), la fa da padrone ed intorpidisce la mente della gente.
Insomma, come sarebbe bello se Arturo Parisi si rendesse conto del suo anacronismo. Come sarebbe bello se prendesse atto della sua inadeguatezza politica indice e prova di tante sconfitte personali e di gruppo e se la Bindi si dedicasse anima e corpo al volontariato missionario piuttosto che avvilite menti e coscienze di questo paese.
DIRETTA VIDEO FENOMENI
Su onemoreblog.it e su greencamp.it è disponibile la diretta video in streaming dell’iniziativa “Generazione di Fenomeni”, lo strano caso di un paese che ha dimenticato i suoi giovani e ha generato una generazione di precari e di esuli.
E’ una tavola rotonda a cui parteciperanno un po’ di esuli di nome: Sandra Savaglio che fa l’astronoma a Monaco a cui Time ha dedicato la copertina come simbolo dei cervelli perduti. Ivan Scalfarotto che fa il direttore del personale a Mosca per Citigroup e, in Italia, si ostina a vedere se si può cambiare qualcosa. Poi ancora Giancarlo Bruno da New York, Paolo Gallo da Londra, Alessio Misuri da Roma e Giuseppe Forte, ingegnere e precario, capogruppo dell’Ulivo in Comune.
L’incontro sarà a Pisa, perché Pisa è la città più zeppa di università, di centri di ricerca e di giovani che si possa immaginare.
Ha novantamila abitanti e cinquantamila studenti. Un’occasione per molti dimenticati per ritrovarsi, per ascoltare e dire la loro, per esserci. Ma soprattutto per conoscersi e capire che questa generazione per contare ha bisogno di mettersi in rete.
“Generazione di fenomeni”, a Pisa, sotto il tendone del Leocaffè alla Stazione Leopolda, dalle 17 di sabato 30 Giugno.
Per altre informazioni visita pdpedia.eu
PRINCIPI COMUNI DI FLEXICURITY
di Alessandro Chiozzi
La “comunicazione” della Commissione Europea, Affari Sociali, sui principi per avvicinare l’Europa alla cosiddetta Flexicurity, ha incontrato immediate reazioni da parte dei Sindacati e della Sinistra: un secco NO dai primi; “Problemi più urgenti da affrontare” da parte dell’ex-ministro Treu (si veda Il Sole 24 Ore di Mercoledì 27 Giugno 2007).
La nuova comunicazione individua essenzialmente i “principi comuni” riguardo: la riduzione del divario tra coloro che hanno un’occupazione atipica, a volte precaria (outsider) da un lato, e coloro che hanno un lavoro permanente a tempo pieno (insider) dall’altro; lo sviluppo della flessicurezza interna (nell’impresa) ed esterna (tra le imprese); l’esigenza di un clima di fiducia tra le parti sociali e le autorità pubbliche.
A tal proposito, la Commissione indica quattro “percorsi tipici” che dovrebbero consentire agli Stati membri di definire una politica di flessicurezza adeguata alle proprie realtà nazionali:
1° percorso: risolvere il problema della segmentazione contrattuale. Si tratta di un percorso che presenta un interesse per quei paesi, quali l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo o la Grecia, che si trovano a dover far fronte ad una segmentazione dei mercati del lavoro, tra lavoratori garantiti e lavoratori esclusi dal mercato del lavoro;
2° percorso: sviluppare la flessicurezza nell’impresa e offrire la sicurezza nel corso delle transizioni.
Un percorso che presenta un interesse per i paesi come la Germania, l’Austria o il Belgio, nei quali il mercato del lavoro è più dinamico. Permette di aumentare gli investimenti destinati alla formazione dei lavoratori ed incrementare in tal modo la loro capacità di far fronte ai futuri cambiamenti dell’organizzazione del lavoro;
3° percorso: rispondere alla mancanza di competenze dei lavoratori. Di particolare interesse per quei paesi come la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, l’Irlanda principalmente confrontati ad un deficit di competenze nella popolazione attiva.
4° percorso: far fronte alle gravi ristrutturazioni economiche osservate negli ultimi anni, come ad esempio nei nuovi Stati membri dell’UE, che hanno sistemi di protezione sociale poco sviluppati.
(fonte: Carlo Bittarelli su Visita il Sito delegazionepse.it).
Senza entrare nel merito di giudizi sulle soluzioni proposte e possibili, ritengo la questione di fondamentale importanza.
In particolare, la riduzione del divario tra insider (occupati stabili) e outsider (atipici) sia un tema che deve essere affrontato seriamente, subito, e soprattutto con coraggio.
I Sindacati si oppongono “a priori”, rivelandosi ancora una volta strenui difensori degli “insider” a scapito degli “outsider”.
Il Governo tarda, proponendo revisioni alla legge Biagi che hanno più una veste di facciata che quella di soluzioni concrete, come l’abolizione del c.d. “Staff Leasing”, una formula contrattuale già bocciata dal mercato e poco diffusa.
La Sinistra discute molto nel tentativo di trovare una ricetta condivisa.
Nel frattempo si assiste a fenomeni che invitano a riflettere: a Varese, sul totale dei lavoratori subordinati, i contratti atipici hanno recentemente superato i contratti “a tempo indeterminato” (circa il 52% contro 48%); contemporaneamente, nella stessa Provincia, il Centro-Destra si affermava alle elezioni amministrative con il 67% delle preferenze.
E’ vero che le elezioni amministrative non sempre rappresentano un segnale politico, ma davanti a numeri di questo tipo, è quantomeno evidente che gli “outsider”, sopratutto nel nord, non stanno trovando riferimenti e interlocutori seri a Sinistra.
LA TRANSIZIONE ITALIANA
Recensione al libro di Nicola Tranfaglia, La transizione Italiana. Storia di un decennio, Garzanti, Milano 2003.
Presentazione del libro presso la FIOM-CGIL di Milano. Relatori: Nicola Tranfaglia, Nando Dalla Chiesa, Massimo Fini
di LAURA TUSSI
Il libro presenta un’analisi all’interno della sinistra italiana, come osservazione più approfondita del fenomeno Berlusconi, disancorata da qualsiasi storia e ideologia, ma con spregiudicatezza.
Uno degli effetti a cui ha condotto il governo Berlusconi è stato il totalitarismo culturale così feroce e il conservatorismo, che hanno reso possibile la vittoria di Berlusconi e della Casa delle Libertà nelle elezioni politiche del 13 Maggio 2001 dopo l’evidente insuccesso del primo governo Berlusconi nel ’94 e cinque anni di governo da parte della coalizione di centro sinistra. Il testo esamina la transizione italiana nel decennio che va dalla stagione di Mani Pulite e il crollo del sistema politico, alla nascita e allo sviluppo del fenomeno Berlusconi, come modello nuovo di populismo, celebrato e propugnato attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Di seguito l’autore analizza il tentativo fallito di accordo della Bicamerale e la frattura della sinistra con il conseguente declino dell’ulivo, per concludere con le manifestazioni dei new global e dei girotondi e gli incidenti durante il G8 di Genova. L’ultimo decennio ha visto la volontà di cambiamento e transizione del vecchio sistema politico che ha condotto a varie conseguenze e a forti esigenze di giustizia e cambiamento e trasformazione, all’interno delle istituzioni e del mondo dirigenziale, attraverso i grandi processi di mani pulite.
Tale volontà di trasformazione e la conseguente transizione verso nuovi risvolti ha comunque, infine, portato, suo malgrado, ad un nuovo modello populista e demagogico, quale il fenomeno Berlusconi, di carattere reazionario e conservatore rispetto ai movimenti innovatori e progressisti allora in atto.
Nel testo, l’autore analizza gli errori della sinistra e i motivi della vittoria della destra e le cause della caduta del governo Prodi e i governi D’Alema, con il problema irrisolto del conflitto d’interessi, del riassetto del settore radiotelevisivo e pubblicitario, la politica sociale per il meridione d’Italia, la politica giudiziaria e il frettoloso federalismo.
L’epilogo del decennio è sancito dal ritorno della politica berlusconiana e dal nuovo governo di centro destra a cui si contrappongono i partiti e i movimenti di neoglobalizzazione a livello planetario e i girotondi a livello nazionale.
ASSEMBLEA: INSIEME PER IL PARTITO DEMOCRATICO
Sul SITO è uscita la Sintesi della giornata del 22, quando ci siamo riuniti con una serie di gruppi e persone, che hanno costituito la Rete di INSIEME PER IL PARTITO DEMOCRATICO.
Lo scorso Martedì, in una successiva riunione, abbiamo poi deciso di continuare a costruire questa Rete, con la finalità principale di “realizzare” contenuti politici e culturali condivisi per il PD.
In qualche modo, quello che poi I.E. sta facendo in più luoghi: provare a portare idee nuove nelle discussioni che avvengono nel nostro Paese.
NE’ DI DESTRA, NE’ DI SINISTRA
di Salvatore Viglia
Il discorso di Walter Veltroni al lingotto di Torino è stato né di destra né di sinistra. Se un paese cresce economicamente e cresce sano, non è questione di destra o di sinistra. Se un paese offre ai cittadini sicurezza e futuro, non è né di destra né di sinistra. Non era agevole, considerate le aspettative della vigilia.
Ma, paradossalmente, è stato facile perché Veltroni ha profuso una logica semplice, addirittura disarmante. Ha manifestato senza urlare, una vena di protesta che è sembrata addirittura gentile, che invoglia, anche chi si oppone, a darsi una regolata a rivalutare il primato della politica. Il recupero di una grande civiltà come quella italiana, passa dalla consapevolezza e dalla coscienza del fare. Dal recupero delle volontà propositive pur nelle diversità delle opinioni e dei percorsi politici. D’altro canto, i problemi del paese hanno bisogno di uomini che più che parlare, facciano. E si muovano partendo dal basso, dai
contatti con la gente, dalla consultazione, dall’ascolto.
Veltroni ha dato la netta impressione di sapere quale sia il percorso da tracciare per i giovani e per le donne. Allo stesso tempo, sembra aver denunciato la sua assoluta incapacità a “dettare legge” nei panni di segretario del PD. Ha confermato la propria “dipendenza” dalla democrazia. Questa è la prima sensazione che ha suscitato Veltroni. Le uniche cose che di sinistra che abbiamo dovuto cercare con il lanternino, forse, erano da ricercare nei concetti più volte sottolineati di solidarietà ed uguaglianza. Ma questi orientamenti, non sono altro che componenti imprescindibili di questo popolo e, nella sua
conclusione e, per bocca di una ragazza di 15 anni, lo ha voluto provare.
IL PD E VELTRONI
di Massimo Preziuso
Oggi, 27 Giugno 2007 (alle 17 DIRETTA su Republica TV), potrebbe essere il giorno in cui il tanto lavoro svolto da tutti noi, nel provare ad entusiasmare, anche in momenti poco entusiasmanti, sul Progetto del Partito Democratico, raggiungerà un importante e appagante risultato:
la nascita di una figura di riferimento forte e nuova (nel senso di moderna), ovvero quella del Segretario di Partito, che seguirà con vigore il progetto.
Il Partito Democratico, e l’Italia, hanno bisogno di “entusiasmarsi” e credo che negli ultimi anni vi sia stato davvero poco da entusiasmarsi, aldilà di qualche bella giornata.
Bene, credo che se il Sindaco Veltroni partirà fin da oggi con il ruolo del “risolutore di problemi”, e aprirà alla partecipazione della Società civile (giovani e donne soprattutto) al funzionamento del Partito (con il supporto a candidature “nuove” nelle elezioni di Ottobre) e della Cosa Pubblica, e quindi darà “sicurezza” ai cittadini sul fatto che questo Paese “migliorerà fortemente”, la giornata di oggi rappresenterà un punto di svolta per il nostro Paese: avremo un volto e una persona a cui affidare (almeno un po’) le nostre speranze, di popolo che VUOLE una RIVOLUZIONE MORALE e SOCIALE nel Paese in cui vuole tornare a vivere BENE, come ha fatto fino a qualche anno fa.
Cosa dire, allora: in bocca al lupo, Veltroni!
DA MAASTRICHT A UE DEI POPOLI
di Riccardo Sani
Già nel primo dopoguerra si era manifestata una grossa divaricazione fra chi , pur guardando egualmente alla costruzione europea, la voleva rapidamente e fermamente attraverso un processo istituzionale da proporre ai cittadini europei con una procedura costituente, come fu per gli Stati Uniti df’America a Filadelfia nel 1787, e chi, con una sorte di reticenza e dubbi vari che del resto ha sempre permeato soprattutto le forze politiche e molto meno la gente, lavorava nella convinzione che i piccoli passi fossero più producenti e comunque non contrari ad evoluzioni successive possibili.
I “primi” rappresentavano i “Federalisti veri e propri” e volevano assegnare in base ad una corretta applicazione all’interno ed all’esterno degli stati nazionali, le varie competenze al livello istituzionale (Comuni-Regioni-Stati-Parlamento Europeo) sulla base di una realtà oggettiva in cui si pongono le possibilità di risolvere i problemi.
I “secondi” rappresentavano i cosidetti “Europeisti” che volevano agire attraverso l’organizzazione a cascata di varie istituzioni come la Comunità del carbone e dell’acciaio-del Mercato comune e cosi via.
“Vinsero i secondi” ! Con “i secondi” possiamo affermare che, se vi è stato un modo di ottenere un basso profilo di spirito europeo fra la gente, è stato quello perseguito in tanti anni dopo la fine dell’ultima guerra e dopo la scomparsa dei vari Monnet- Schumann-Einaudi-Degasperi-Adenauer-Spinelli ecc., da parte della classe politica di quasi tutti i partiti europei (con l’eccezione di Khol). Costoro di fatto hanno spento l’entusiamo della gente, massicciamente presente nel primo dopoguerra.
Troppi anni in cui si è frenata una evoluzione umana -cosmopolita–sociale-politica-economica che doverosamente si sarebbe maggiormente dovuto assecondare in un mondo che veniva progressivamente dominato da giganti continentali in cui gli europei figuravano e tutt’ora figurano dei nani politici.
Occorreva ed occorre accogliere concettualmente quello che nella realtà si era già avverato : il crollo del nazionalismo e delle sue organizzazioni istituzionali. Tutto ciò ha prodotto dopo Maastricht una certa disaffezione popolare sfociata più recentemente nella bocciatura di Francia ed Olanda al progetto della cosidetta Costituzione europea lanciata da Giscard d’Estaing fra i primi 25 paesi. Delusione-sfiducia nella politica – distacco da essa nonché rassegnazione hanno avuto ultimamente il sopravvento.
Questi “secondi”, ancora oggi, non hanno compreso che il grado di sviluppo delle forze produttive non coincide più con l’attuale quadro istituzionale europeo , insomma non ha più sede in una organizzazione di piccoli stati velleitari e ridicoli in un mondo di giganti. Tutto ciò condanna al fallimento di qualsiasi ipotesi sia liberale o socialista ! Tralascio quella comunista essendo evidentemente un reperto archeologico già condannato dalla storia.
Comunque , dopo un processo troppo lento e caratterizzato da continui ostacoli posti da lobbies e nazionalismi, si era raggiunto con Maastricht un punto pressochè irreversibile nel processo di integrazione che ebbe il suo massimo al primo gennaio 2002 con l’avvento della moneta EURO in alcuni stati.
Dopo tale avvento, unico effettivamente contenente principi e basi sovranazionali, senza considerare la Corte di Giustizia, sostanziato istituzionalmente dalla Banca Centrale europea, era chiaro che non rimaneva che realizzare una vera integrazione politica (cioè una Federazione Europea) per il semplice motivo che in altro modo non si potrà più sostenere un processo di fatto divenuto democratico.
Per forza di cose si doveva scongelare il Parlamento Europeo, ancora oggi in buona parte ibernato, da chi non vuole cedere fette di potere temporale dandogli ciò che gli spetta democraticamente in quanto rappresentante dei popoli europei e cioè competenze legislative. Purtroppo di questa situazione ne sono responsabili anche i parlamentari europei stessi che si sono succeduti , incapaci di sostenere e rivendicare con forza il loro ruolo (unico fu Spinelli) e ridotti a scegliere “le misure dei pomodori”!
Per la verità e senza censure possiamo affermare che il progetto di costituzione in discussione costituisce l’ennesimo tentativo di mantenere il potere ai governi ed ai primi ministri nazionali (chiamato Consiglio dei ministri europei) creando una specie di confederazione ovverosia un altro Trattato di collaborazione multilaterale rafforzato , che, onestamente, sappiamo quale fine potrà fare e sta già facendo, come tutti i tipi di organizzazioni di questo tipo quando sopravvengono difficoltà consistenti .
Soprattutto quando si vuole mantenere il principo dell’unanimità per decidere . (Ricordiamo per esempio la vecchia Società delle Nazioni). Ancora una volta è mancato il salto di qualità ! In quale situazione ci troviamo ora ?
Come era prevedibile con un procedimento di questo tipo, siamo in una fase di stallo che si sta prolungando e dopo l’incontro recente a Berlino del Consiglio dei ministri europei, malgrado la buona volontà della signora Merkel (primo ministro tedesco) , si sono infittite le richieste di ridefinizione del trattato in senso riduttivo, soprattutto da parte del premier francese che ha minato il campo principale su cui si regge il vantaggio economico e lo sviluppo europeo con la modifica consistente in una ”diminuizio” della concorrenza intraeuropea !!! Cosa folle perché così cadrebbe qualsiasi possibilità coordinata di concorrenza alla Cina , America, India e così via . In un mondo di grandi potenzialità confrontarsi con in mano una capacità finanziaria e produttiva invischiata in piccoli ed impotenti staterelli sarebbe il fallimento assicurato. Altra proposta oscena quella della Polonia che vuole sempre e comunque decisioni all’unanimità. Peggio che peggio la posizione inglese che da sempre cerca in tuti i modo di tranciare inziative che possano fare sorgere una volontà diretta verso una vera federazione europea e costituisce così una mina vagante distruttrice di qualsiasi speranza di integrazione reale.
Occorre fare molta attenzione inoltre alla proposta costituzione europea in stallo, che somiglia più che altro ad un ulteriore trattato per una specie di confederazione e non affatto ad una federazione , essa è formata (ciò denuncia la sua farraginosità ed il suo fallimento) da ben 342 articoli !!! Pensate che la costituzione italiana è formata da soli 139 articoli e quella americana da 7 (dico sette) articoli e 27 emendamenti !
Finora è stata approvata da 18 stati – è stata rinviata da 7 stati (fra i quali la solita Inghilterra nemico numero uno di una Europa federata) – è stata respinta da 2 (Olanda e Francia (soprattutto per opera di buona parte della sinistra socialista e comunista).
Qualcosa ora si muove per volontà della Merkel (primo ministro tedesco) e di Prodi (primo ministro italiano). Tenuto conto che la costituzione proposta per entrare in vigore deve essere ratificata assurdamente (e questo la dice lunga sulla volontà reale di alcuni primi ministri e governi europei) all’unanimità e non a maggioranza come democrazia vorrebbe, le possibilità in campo sono sinteticamente queste:
1) riprendere il cammino sulla base di un trattato ridotto e dimagrito. Ciò vuol dire rinviare una Europa integrata ad un futuro indefinito fra chissà quanti anni ! Oppure ad una sua liquidazione definitiva.
2) riprendere il cammino dell’integrazione fra coloro che hanno approvato ed abbandonare al loro destino gli altri. Ciò significa di fatto creare una Europa a due velocità ma soprattutto essere realisti , avere un minimo di capacità decisionale e salvare concrete speranze per un futuro integrato realmente .
3) riprendere il cammino fra coloro che sono già stati definiti (dall’allora primo ministro Khol- sua era la proposta), “ il nucleo duro” che è disposto a realizzare una autentica Federazione Europea senza ulteriori ripensamenti e slittamenti ! Aperto comunque ad ulteriori adesioni in futuro. Ciò somiglia a quanto è stato praticato nella realizzazione degli Stati Uniti d’America. Questo sarebbe il vero ed onesto modo di rappresentare la volontà e gli interessi degli Europei e non quello di una quasi fallita generazione di politici ancora attaccati al poterino nazionale ed alla propria poltroncina , facendo tanti danni e plagiando purtroppo anche molti giovani. Che rischiano così di ricadere nel passato o continuare in eterne discussioni in un ambito geografico, economico, finanziario ormai superatissimo.
Preciso che Romano Prodi ondeggia fra il numero 2) ed il numero 3).
N.B. preciso ancora che tale relazione è una esposizione necessariamente succinta e ridotta al minimo.
Credo pure che la formazione del Partito Democratico è un’occasione eccezionale per collocare la nostra società in un alveo geografico che per noi è imprescindibilmente quello europeo e per promuovere un aggiornamento culturale assolutamente necessario! Se non si realizza l’Europa (quella vera istituzionalizzata da una federazione a somiglianza di quella americana) i nostri giovani non avranno che da accomodarsi all’estero perché saranno destinati ad un becero ritorno al deleterio nazionalismo che ha già lasciato dietro di sè troppo sangue , troppa miseria e troppa inflazione….
Se perdiamo tale occasione, anche di rivolta (intesa in senso democratico) e condanna contro tali comportamenti della attuale classe politica che continua cocciutamente ad ibernare possibili avanzamenti e prese di coscienza della realtà, costringendo a discutere entro e solo confini provincialotti dove una realistica risoluzione dei problemi è ormai impossibile, saremo perduti per ancora tanti decenni. Non resta che sperare soprattutto in un ricambio generazionale . Auguri a tutti comunque.
STATISTICA:I POLLI DI TRILUSSA
di Luigi Restaino
Se andassimo a guardarci il PIL pro capite del nostro Paese (Prodotto Interno Lordo ovvero i PoLLI di Trilussa a disposizione per ogni cittadino italiano) vedremmo che in una classifica mondiale saremmo quattordicesimi (14): davvero un buon risultato. Polli per tutti!
Se volessimo poi sapere chi questi polli se li mangia davvero, facendo un’analisi che vada al di là della famosa media (come ha fatto il Centro Europeo di Ricerche: Cer) considerando in senso ampio il livello di benessere della popolazione, scopriremmo che su 24 Paesi l’Italia è ben ventitreesima, cioè quasi ultima: un risultato che non si sbaglierebbe molto a definire pessimo!
Dall’indagine del CER emerge un alto tasso di sperequazione nella distribuzione del reddito: la media del reddito delle famiglie più ricche è infatti otto volte superiore a quello delle famiglie più povere.
Per capirci una famiglia ricca mangia otto polli ed una famiglia povera un solo macilento povero pollo.
Se a questo si aggiunge che il dieci (10%) per cento della popolazione italiana è proprietaria della maggioranza (>50%) della ricchezza del nostro Paese, e che questo accentramento della ricchezza si è accentuato nel corso degli ultimi sei anni grazie alle politiche neoliberiste del nostro spensierato centrodestra, si capisce che il benessere nel nostro Paese non solo non è diffuso, ma anzi negli ultimi anni si è ridotto fortemente concentrandosi nelle fasce più ricche.
Dato il fatto che per tutta l’era Berlusconi la ricchezza del nostro Paese (e qui ritorna il PIL) in pratica non è cresciuta di un punto, se ne deduce (la matematica non è un’opinione) che i ricchi si sono presi una fetta più ampia della stessa torta a danno dei ceti medi e poveri: Robin Hood che ruba ai poveri per dare ai ricchi (ovvero ruba al povero per donare al signore).
Ora, per una seria politica economica e sociale, è fondamentale superare il principio del PIL come unico indice di riferimento e guardare agli “indicatori di benessere” che si possono inquadrare nella”dimensione della spesa pubblica per interventi in campo sociale”, ed ai quali si possono affiancare vari parametri legati alla diffusione della cultura eD all’utilizzo delle nuove tecnologie giacchè in una società equilibrata ricchezza, benessere e cultura si codeterminano.
In genere laddove più elevata è la spesa sociale, più equilibrata è la distribuzione del reddito, inoltre dove più rapidamente ha avuto inizio l’utilizzo di nuove tecnologie si ha maggiore attenzione alle politiche sociali.
Questi sono punti che tutte le forze politiche, ma soprattutto quelle che nei loro principi più si ispirano al progresso ed al benessere sociale (vedi il neonascituro PD) devono assumere come centrali nel loro programma.
E ORA CONTAMINIAMOCI!!
di Massimo Preziuso
Nell’ultimo mese il Partito Democratico ha subito una forte accelerazione.
Con le regole uscite dal Comitato PD, e la elezione del Segretario contestuale al voto espresso dall’elettore, si è fatto di sicuro un primo passo avanti nel segno della voglia di Innovare.
Qualche giorno dopo, con la uscita di Valter Veltroni, quale designato futuro Segretario del PD, un ulteriore segno di innovazione si è dato: forse il più moderno politico sulla piazza in Italia, guiderà questo Partito Nuovo (o nuovo Partito?).
Adesso, vi è un ultimo ma importantissimo passaggio da percorrere, prima di potersi dire, tutti noi, chi di più chi di meno, “HO FATTO QUELLO CHE POTEVO”:
BISOGNA PROVARE A CONTAMINARSI GLI UNI CON GLI ALTRI, E PARTECIPARE UNITI ALLE ELEZIONI DI OTTOBRE
per dare la possibilità ai tanti cittadini che vogliono vedere assolute novità nel panorama politico italiano, di poter scegliere facce nuove, idee nuove, che più che da altri posti possono venire solamente dalla SOCIETA’ CIVILE.
Allora, il mio piccolo APPELLO:
– mettiamocela tutta e proviamo a contaminarci, e a realizzare una proposta UNICA E FORTE per le elezioni di Ottobre, ancorata ad un candidato segretario (quale?).
– mettiamo in campo tanti GIOVANI e tante DONNE che, lo ripeto da tempo, sono I VERI MOTORI DEL CAMBIAMENTO DELLA SOCIETA’.
Ci tocca almeno provarci, non credete?
Come Innovatori Europei, nel nostro piccolo, vogliamo provare a contribuire a che questo avvenga!