Significativamente Oltre

donne

INTERVISTA SEN. MAGISTRELLI

Intervista alla Senatrice Marina Magistrelli (Ulivo).

Commissione giustizia; Commissione permanente Politiche dell?Unione Europea; Consiglio di garanzia; membro dei 45 del Comitato per il Partito Democratico.

Dunque, Walter Veltroni, ha garantito le sua candidatura per il partito Democratico ma, una buona parte della Margherita, non ha mostrato grandi entusiasmi.

Walter Veltroni è sempre stato il candidato naturale. Fu lui che con Prodi e Parisi, segnò la strada dell’Ulivo. Con lui si sono vissuti tutti quei passaggi, tra gioie e dolori che poi hanno portato al Partito Democratico. Nulla, dunque, sulla persona. A mio parere, però, Walter non si dovrebbe lasciar trascinare verso la candidatura unica. In effetti, è una candidatura imposta con il classico e vetusto sistema dei partiti. In fondo, il metodo adottato dai DS nel fare il suo nome, è l’esatto opposto di quello che avevamo sempre pensato per il nuovo partito.

Mi spiego. Il Partito democratico basa la sua forza costitutiva sull’attenzione ad una esigenza di nuovo che si sente nel paese: la volontà di uscire dai vecchi schemi di partito. Proprio per il bisogno di cambiamento auspicato, ci aspettavamo che raccogliesse la sfida di correre con più candidati alla segreteria del PD. Invece, è stato candidato dal segretario dei DS, Piero Fassino e in nome dell’unità del partito, Bersani, ha rinunciato a candidarsi. Personalmente, mi sarei aspettata che Veltroni partecipasse ad una competizione vera.

Come dire: candidatura sì, ma insieme ad altre per la guida del Partito Democratico.
E’ stata scelta la formula della ratifica e mi dispiace perché questo lo indebolisce. Lo si vede dal dibattito che c’è in questi giorni sulla stampa ed in televisione.

Lei è in linea con quanto affermato dal Ministro Parisi che la candidatura unica di Veltroni sarebbe la peggiore candidatura pur essendo il migliore candidato?

Sì, convengo. E’ la peggiore perché, come detto, lo indebolisce. Meglio avrebbe fatto a non accettare la candidatura come è stata formulata da Piero Fassino e cioè per nome e conto dei DS. Partecipare ad una competizione, sarebbe stato auspicabile per la sua stessa elezione a segretario del PD.

Rinnovamento allora, ma come spiega allora che il comitato dei 45 non annovera giovani quarantenni al suo interno?

Una questione giovani esiste. Però, è necessario che questi, siano “giovani veri”. Nel mondo della politica noi abbiamo giovani che, qualche volta, sono peggio degli adulti, cioè, giovani che entrano non dalla porta ma dalla finestra con l’istituto della cooptazione e messi lì dal grande fratello. Noi vogliamo, invece, che la politica apra alla partecipazione dei giovani e che il giovane diventi attivista, che partecipi, che soffra, che lavori per la politica. Poi, ci penserà la selezione naturale a fargli trovare la sua collocazione.
In politica, abbiamo qualche giovane che non ha mai lavorato e che è già vecchio nell’ esperienza politica. Magari ha 30 anni ma sono già 20 anni che fa politica, così come, al contrario, esistono persone che pur avendo 65 anni, sono in politica da soli 5 o 6 anni. Il problema, quindi, non è l’età. Il problema è che la politica deve trovare un modo per dare opportunità a tutti di entrare a farvi parte.

Ma come si fa se si presentano sempre gli stessi veterani, che sono disposti a candidarsi a tutte le cariche?

C’è una classe dirigente nella politica che, in qualche modo, riperpetua sé stessa. Diciamola così. Dobbiamo liberare la politica e ci riusciremo solamente attraverso una competizione vera.

Un tappo rappresentato da personalità come Dini, dice che sarà facile da togliere?

Non dobbiamo essere estremisti in queste posizioni. C’è la necessità, nei nuovi organismi, anche di tenere, al proprio interno, quanti hanno espresso una idea, una storia. Personalmente, sono più per mixare le appartenenze, le età, i generi. Viviamo in un paese plurale e questa pluralità deve essere rappresentata anche dentro il PD. Naturalmente la ribellione che si sente nel paese va presa in considerazione. Al “voglio esserci” al “voglio partecipare alle decisioni” deve seguire la volontà di mettersi in competizione. L’operazione che noi stiamo pensando di fare il 14 ottobre, è esattamente questa. Il nostro elettorato sarà chiamato a votare per creare le basi affinché la nuova classe dirigente, non sia una classe dirigente autoreferenziale ma una classe dirigente frutto di primarie anche nei vari livelli territoriali.

Nessun paracadute per nessuno. Alla data del 14 ottobre dovremmo arrivare senza i soliti accordi di partito per cui ci si dividono i posti. Oltre alle persone, dovranno essere considerati i progetti, gli obiettivi politici, la linea e l’indirizzo politico proposto.

Una volta fatto tutto questo, quali sono le priorità cui dovrà dedicarsi il PD?

L’emergenza assoluta è la legge elettorale. Ci troviamo davanti ad una emergenza democratica. Non ci dobbiamo dimenticare che le nostre attuali difficoltà erano state previste anzi, volute, dalla Cdl. Avevano previsto che il centrosinistra avrebbe vinto le elezioni e che avrebbe avuto difficoltà a governare. Dobbiamo cambiare questa legge elettorale con le buone o con le cattive. Le “buone” saranno gli accordi tra i partiti, le “cattive”, chiamare i cittadini ad esprimersi sul referendum.

Scusi le insistenze, parliamo di giovani nel PD e poi reclutate Follini che ha militato dall’altra parte. I giovani intanto, arrivano tardi su tutte le tappe della loro vita.

E’ tutto vero. C’è bisogno di riformare. Le riforme le abbiamo individuate nel programma, adesso aspettiamo solamente di poterle attuare. Ma per aiutare i giovani in questo momento, mi sembra che bisogna partire dai problemi di sistema, come la riforma delle pensioni, in modo da dare un futuro anche ai giovani che un domani arriveranno all’età pensionabile. Dare a questi ragazzi la possibilità di crearsi una famiglia, accendere un mutuo, comprare una casa, trovare lavoro. C’è bisogno di un’azione politica che accompagni i giovani verso la vita sociale.

Intorno alla questione “giovani” si fa molta demagogia. Non crede che è il terreno fertile per la retorica politica?

Penso per i giovani le stesse cose, mutatis mutandis, che penso per le donne. Dobbiamo evitare di fare i cosiddetti “movimenti giovanili” e i “movimenti delle donne” perché rischiano di diventare luoghi di emarginazione. Noi della Margherita, queste cose per le donne non le abbiamo fatte. Siamo poche, è vero, ma almeno lavoriamo insieme nel partito. Non abbiamo creato la riserva indiana.

Ai giovani chiediamo volontariato, partecipazione, capacità di prendere iniziative politiche. Questo significa “formarsi” alla politica. La prima preoccupazione non sono le cariche o chi farà che cosa.

Cosa ha il Partito Democratico, in più, rispetto ai DS ed alla Margherita?

La forma di partito. Con il PD abbiamo scelto di essere un partito plurale, non un partito identitario. Vogliamo un partito che pensi, soprattutto, più che alla propria identità, al governo del paese.

Salvatore Viglia

Direttore di www.politicamentecorretto.com

 

RI-GENERAZIONE E INNOVAZIONE

di Luca Lauro

Walter Veltroni ieri scriveva a Repubblica una lettera per i giovani ma a ben vedere indirizzata ai sindacati, cioè, ai soggetti che negli ultimi anni sembra abbiano smarrito, più della politica, il senso del proprio ruolo in questa società e in questo sistema produttivo.

La politica, infatti, ha un mandato molto più ampio di quello sindacale che invece nasce, per definizione, a difesa di una parte e, se necessario, anche contro e con lotta, verso tutte le altre.

Del resto il cosiddetto ‘conflitto industriale’ è una nozione contenuta nei libri di diritto del lavoro, la cui spiegazione è fatta di una storia di lotta sul campo.

Scrivo quanto segue anche sulla scorta di un’esperienza di sindacalista nel pubblico impiego, dove in qualità di rappresentante eletto dai lavoratori nelle liste della Cgil per un periodo di oltre 2 anni, ho potuto nella mia realtà produttiva saggiare sul campo la forza, il contenuto e la trasparenza dell’azione sindacale realmente svolta.

Le mie conclusioni attuali, quindi, sono personali, ma in parte dirette.

La vera stortura economica degli ultimi 15 anni è stato il ruolo dei sindacati.

Negli anni ’70 hanno offerto una difesa a tutti e le conquiste che mano a mano venivano raggiunte erano estese erga omnes a tutti i lavoratori (lo statuto dei lavoratori è l’emblema di questo processo).

Poi a partire dal ’92 si è cominciato a distinguere fra chi poteva avere una pensione con il retributivo e chi con il contributivo col metodo a ripartizione, cioè, prendi quello che avanza se avanza;

la linea di confine fra sindacato e politica è evidentemente sbiadita in quel momento, cioè, il sindacato ha perso la sua posizione di terzietà a difesa di tutti i lavoratori, perché in a partire da quell’occasione ha scelto di limitare il suo intervento a favore di una base che in quegli anni era numerosa e solida, e oggi lo è sempre di meno e soprattutto anziana;
la oggi presenza dei vari Bertinotti, Marini, D’antoni, Cofferati, Del Turco, Benvenuto e altri ex-sindacalisti fra gli scranni della Camera e del Senato e in altre istituzioni democratiche rappresentative ne possono essere una prova.

Si sono create per legge figure di lavoratori che altro non sono che le stesse persone, le stesse braccia, inquadrate ad un livello di protezione giuridica inferiore e i sindacati non solo non si sono opposti, ma hanno favorevolmente e consapevolmente accompagnato il varo di queste leggi;

proprio l’esistenza di figure come il precario permettono in un sistema economico ma anche nella micro realtà di impresa di mantenere in vita contratti di lavoro più costosi dove non è possibile licenziare nè pretendere che la prestazione sia più efficiente:

sono di fatto categorie diverse e contrapposte (sebbene ci sono molti lavoratori a tempo indeterminato anche molto efficienti e bravi, nonché sottopagati).

Oggi rimane un grosso punto di domanda:

la politica di sinistra ha sempre fatto leva sui sindacati per coinvolgere le masse;

ora, come intende riaffermare e riproporre la propria azione e i propri ideali senza il consenso che queste importanti strutture una volta, di sicuro, potevano garantire?

La risposta per me sta tutta nella capacità di tramutare in leggi e fatti quanto promesso nel programma elettorale dell’Unione e soprattutto relativamente agli obiettivi di redistribuzione dei redditi, dell’innovazione di sistema e della ricerca e della lotta al precariato;

sono temi che ancora attendono segnali di risposta e svolte tangibili sicchè nei 5 mesi che abbiamo davanti potremo aspettarci di tutto.

Penso almeno a tre scenari.

Il primo, che le primarie del 14 ottobre potrebbero segnare un grande successo dell’Ulivo, cioè, la riaffermazione dell’attuale asset politico e della relativa proposta (quella contenuta nel programma era abbastanza buona e condivisa sebbene rimasta in buona parte sulla carta).

Il secondo scenario, prefigura una definitiva sconfitta etico morale di chi ha usato valori forti di sinistra e storicamente costati enormi sacrifici anche in termini di vite umane solo per mantenere la poltrona su cui è seduto.
Potrebbe esserci una terza possibilità.
Che si scateni un dibattito sui contenuti strepitoso che veda impegnata tutta la società civile, che coinvolga i mass media e la popolazione sull’identità e l’azione di una nuova forza politica, i cui contenuti e valori siano incentrati sulla necessaria ri-generazione di sistema e sulla ri-innovazione di sistema, parole che non dicono niente senza i fatti, ma che prefigurano cambiamenti epocali anche nella visione degli occhi più disperati;

un dibattito dove chi ha intenzione di partecipare si rimetta seriamente in gioco rischiandola la poltrona, mettendola su un piatto della bilancia e ponendo sull’altro piatto la credibilità dei contenuti di cui è generatore, ispiratore o rappresentante, dimostrando sul campo il proprio valore politico;

quello sarebbe, sostanzialmente e al di là dei simboli, delle etichette e delle regole nuove, il successo del Partito Democratico.

Possiamo ancora crederci?

La sentenza è una questione di giorni, il processo è aperto.

Luca Lauro

PD: ASSEMBLEA CON 50% DONNE

Personalmente credo che questo risultato valga davvero MOLTO, aldilà di altre limitazioni che questo Partito sembra si troverà ad avere.

Sono davvero felice che, finalmente, le donne potranno dimostrare il valore aggiunto che possono portare nella Politica e nella Società, e il Partito Democratico beneficierà di sicuro di questo.

In bocca al lupo a tutte dal Gruppo Innovatori Europei, sperando in tante facce femminili “nuove”.

Massimo Preziuso

DONNE – Molti esponenti del nascente Pd, intanto, si dicono soddisfatti per le quote rose approvate dal Comitato dei 45: il fatto che le donne avranno il 50 per cento delle candidature per la Costituente e saranno la metà in tutti gli organismi dirigenti del Pd «è un grande successo e il segno di una profonda innovazione», ha detto la senatrice dell’Ulivo Vittoria Franco, responsabile nazionale delle Donne Ds. «Sono soddisfatta. Il raggiungimento del 50% di rappresentanza delle donne nell’assemblea costituente è un ottimo inizio», ha invece commentato il capogruppo dell’Ulivo al Senato Anna Finocchiaro. «È il frutto di un grande lavoro e riconoscimento di autorevolezza delle donne presenti nelle forze politiche che stanno fondando il Pd». La decisione incontra anche il favore di Veltroni, che aveva chiesto nell’intervento al Comitato «grande partecipazione» di giovani e donne. «Mi congratulo con voi – avrebbe detto il sindaco dopo l’approvazione della regola – condivido totalmente ed è quello che volevo».

SPUNTI SU COSTITUZIONE EUROPEA

Osservazioni sulla proposta “Costituzione Europea” e sulla gravità della situazione che si è creata .

Anche dopo le ultime riunioni dei presidenti del consiglio dei ministri europei (in verità organo solo intergovernativo), le prime approvazioni e le prime bocciature (Olanda e Francia) la mia opinione non cambia : si tratta sempre di un”Trattato di Collaborazione Multilaterale ” molto lontano dalla possibile definizione di “costituzione federale” e dalla costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Chiamarlo costituzione è una discreta anomalia giuridica. Lascerebbe comunque una Europa di tipo confederale, impotente nel campo della politica estera e della difesa in particolare ma anche in altre numerose competenze.

Questa è una situazione, divenuta ormai grave, in cui il grado di sviluppo delle forze produttive non coincide più col quadro istituzionale dello stato nazionale e condanna al fallimento tutte le alternative nazionali, siano esse liberali, democratiche o socialiste !!!

Se si vuole veramente l’Europa il potere legislativo va fissato ai diversi livelli – europei – nazionali – regionali, secondo competenze che sono in grado di essere gestite in quelle sedi, naturalmente creando in certi campi una legislazione concorrente o cooperativa.E’ evidente per esempio che le competenze della difesa, politica estera, moneta, strutture di comunicazione e ricerca di interesse federale, armonizzazione fiscale ecc. devono fare capo al Parlamento Europeo.

La commissione europea va eletta dal Parlamento Europeo e diventare governo. Il Consiglio dei primi ministri europei (che continuano a fare danni nella loro permanente ed ingiustificata volontà nazionalista di mantenere un potere usurpato perché nella realtà non sono più in grado di gestirlo) deve essere sostituito da una Camera degli stati (senato) eletta dai singoli stati in numero fisso o ponderato rispetto alle dimensioni di questi.

Il Senato interviene strettamente solo nelle materie che interessano i singoli stati nazionali.

Il Presidente degli Stati Uniti d’Europa dovrebbe essere, a mio parere, eletto in seduta comune dal Senato e dal Parlamento Europeo.

Si eviterebbe così un eccesso di accentramento all’americana contemporaneamente al pericolo di un frazionamento di poteri nazionali che perpetuerebbe l’attuale situazione di impotenza dell’ Europa ormai definita, più o meno espressamente, in tutto il mondo “nano politico”. In realtà possiamo osservare che sono state finora totalmente disattese le intenzioni dei padri fondatori Schumann – Einaudi – Degasperi – Spinelli – Adenauer ecc.

Ma chi sono i responsabili di tale situazione? Sarebbe ora di dare una risposta secca :

“Andateli a cercare nei governi degli stati nazionali e nella maggior parte delle segreterie politiche dei partiti in Europa !”

Dopo quasi 60 anni costoro non hanno saputo che partorire trattati su trattati ma mai nulla che vada oltre un sistema intergovernativo! Regna sempre la pratica degli interessi di parte impegnati nel patetico tentativo di mantenere qualche spazio di presunta sovranità nel campo piuttosto che dedicarsi ad onorare gli appuntamenti con la storia. In buona sostanza è un autentico tradimento, cosciente o non cosciente, nei confronti della popolazione dell’Europa !!! In tutto ciò potrete anche scoprire uno dei perché dell’enorme disaffezione della gente dalla politica !

Riccardo Sani – Trento(ex consigliere di amministrazione del Mediocredito-Investitionbank).

INTERVISTA ON. CARUSO – PRC

Intervista all’on. Francesco Saverio Caruso (Rif. Com. Sin Eur.)

di Salvatore Viglia

Cosa pensa del Partito Democratico?

E’ l’evoluzione anche un po’ tragicomica di quel processo di americanizzazione che ha coinvolto purtroppo anche settori della sinistra e che oggi si trovano sempre più a scivolare verso un modello della politica nella quale l’immagine, la moderazione, diventano termini di annacquamento di quelli che erano, una volta, gli ideali. Fanno rimpiangere quasi i tempi andati in cui la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano, si combattevano, inciuciavano a seconda della fase politica, ma comunque avevano una spinta ideale da cui prendevano le mosse. Oggi, si mettono insieme questi due percorsi, DS e Margherita, per fare semplicemente un grande contenitore. Penso che il rischio sia appunto anche la dispersione di qualsiasi approccio ideale realizzando semplicemente la costruzione di una macchina politica che deve macinare voti e poltrone.

Cadrà questo governo Prodi? Scivolerà sullo “scalone”?

Non credo che ci sia questo rischio. Allo stato attuale, mi sembra stiano rivedendo le posizioni di incoerenza tra quanto sottoscritto negli accordi pre elettorali con quanto è avvenuto dopo. Non è certo una battaglia tra coloro che difendono diritti e quanti invece li vogliono cancellare. E’ una questione di coerenza e di rispetto dei patti. Da questo punto di vista io sono fiducioso considerando anche quei settori più recalcitranti, penso a Padoa Schioppa, che rivedranno in positivo il loro approccio alla questione.

Dal momento che state dando lezioni di equilibrio, gli elettori dicono: ma in che cosa sono radicali questi di sinistra?

Si appunto. Qua non stiamo parlando dell’erogazione, cosa che io ritengo necessaria di un reddito garantito per tutti, stiamo semplicemente parlando di difendere quella che è conosciuta come la riforma Dini. Quella stessa riforma che noi, all’epoca, contestammo da sinistra e che oggi qualcuno vuole disarticolare e distruggere partendo dai principi e dalle logiche della Maroni che fu uno schiaffo ai lavoratori. Parliamo di un diritto sacrosanto che deve essere garantito a tutti. Lasciamo stare i parlamentari che lo vedono acquisito appena dopo 36 mesi di legislatura, ma non avere il diritto alla pensione neanche dopo 36 anni di lavoro, è una ingiustizia.

Il dossieraggio del Sismi non annovera nessun personaggio del centrodestra, come mai?

E’ una vicenda inquietante che dimostra come la stagione dei veleni, delle trame oscure purtroppo non è solo una pagina del passato ma che si continua a perpetrare in alcuni ambienti dei servizi e degli apparati. Da questo punto di vista, è fondamentale la capacità di fare chiarezza. Comprendere anche il ruolo che hanno avuto questi personaggi dentro la dinamica di controllo politico che è una cosa poliziesca che ricorda la storia, gli anni peggiori del maccartismo negli USA.

La Commissione d’inchiesta, non è l’unico sistema, secondo lei, per non arrivare mai alla verità? Ci sono state celeberrime Commissioni d’inchiesta che non hanno mai portato a nulla.

E’ verissimo. Però, purtroppo, questi sono gli strumenti che abbiamo a disposizione. Auspicherei di arrivare ad un processo di bonifica dei servizi cercando di fare un po’ di pulizia in quegli ambienti torbidi che hanno funestato la storia della Repubblica e che ancora oggi hanno un ruolo attivo nella deformazione e nella degenerazione della politica, del rapporto tra potere e società.

Salvatore Viglia

Direttore di www.politicamentecorretto.com

(dal 1° settembre on line)

INNOVATORI EUROPEI: REFERENDUM

INNOVATORI EUROPEI SOSIENE IL REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE ELETTORALE

cari Amici e Amiche,

come Innovatori Europei crediamo che una svolta politica democratica e innovativa possa partire anche direttamente dai cittadini.

Invitiamo tutti coloro che volessero collaborare con lo staff per la
raccolta delle firme a mettersi in contatto tramite il sito del REFERENDUM
con gli organizzatori, e/o con Luca Lauro che sta formando i nostri gruppi di raccolta firme su Roma.

Il termine per la raccolta delle firme è il 24 luglio prossimo.

Grazie

7/7/07: IL PIANETA SVOLTA?

di Massimo Preziuso

oggi, 7/7/07, Innovatori Europei sostiene con forza il LIVE EARTH
: una serie di concerti, lunga 24 ore, che prende piede in 7 continenti, con più di 100 artisti e 2 miliardi di spettatori, per incentivare lo sviluppo di un movimento globale per la risoluzione della CRISI CLIMATICA.

Dalla Web Tv del Sito è possibile vedere lo spettacolo di tantissima gente unita idealmente in tutto il mondo.

Dal discorso di Al Gore, ex Vice presidente degli USA e numero uno del movimento, evince un straordinario messaggio, che deve farci riflettere: come avvenuto in altri momenti della storia, sembra che il PROBLEMA del RISCALDAMENTO GLOBALE verrà risolto grazie alla costruzione di MOVIMENTI “BOTTOM UP”, ovvero grazie a TUTTI NOI.

Esempio straordinario viene dagli USA: laddove la Amministrazione Centrale continua a frenare le politiche di Kyoto per la riduzione di emissioni di CO2, a livello di singoli Stati si sono ormai attivate centinaia di iniziative che hanno già prodotto enormi risultati.

La pressione dei cittadini sulla politica locale, dei singoli investitori sui Fondi di Investimento, dei consumatori sulle corporations, sono i veri DRIVERS di questo processo che, secondo molti, sta piano piano portando alla esplosione del problema sui MEDIA e per le STRADE, e a una ora possibile risoluzione di lungo periodo.

In Europa esiste una politica, quella di Kyoto, che è ormai attiva (sta finendo la Fase di preparazione, e nel 2008 partirà la Fase 1 con l’avvio di varie attività nell’ambito del cosiddetto Carbon Finance).

In più, i Media negli ultimi mesi si stanno fortemente “interessando” del Tema del Climate Change.

Basta seguire quelli italiani per rendersi conto che qualcosa è cambiato: nell’ultimo mese, soprattutto dal Summit tedesco del G8 (che non ha in realtà prodotto grandi novità), moltissimi giornali e Tv si stanno occupando della Materia, con documentari, interviste..

Sembra che si sia raggiunta una massa critica di conoscenza del problema tra la gente e che questo abbia spinto la politica e i Media ad interessarsene.

E’ chiaro che la questione è di enorme portata, e la risoluzione del problema del riscaldamento del pianeta sarà, nei fatti, di difficilissima risoluzione, ma credo che questo sarà il “secolo dell’Ambiente”, nello scorso secolo troppo considerato come “Risorsa illimitata”, e che da oggi ci toccherà tornare a rispettare come “Madre Natura”.

E allora dico: 7/7/7, il Pianeta svolta!

GRUPPI LOCALI CRESCONO

Solo per dirvi che Innovatori Europei si sta strutturando sul Territorio (VEDI QUI ), con la nascita di Pagine Web dedicate alla crescita, indipendente ma rispettosa di UNA MISSION COMUNE, delle varie realtà locali.

L’obiettivo è quello di diffondere l’iniziativa nei luoghi in cui tanti amici di I.E. sono presenti e hanno voglia di intraprendere con noi questo percorso di costruzione di un Network Innovativo, basato sulla forza del Web 2.0.

BOLLA DEL MERCATO IMMOBILIARE?

Immobiliare, il mercato rallenta a +1,7%: per il secondo semestre previsto un calo

Nei capoluoghi le case in vendita sono cresciute del 4,7%, ma le transazioni diminuite dell’8,4%

di ROSARIA AMATO – Repubblica

ROMA – Il mercato immobiliare sta per cambiare segno. A pubblicare previsioni pessimistiche sull’andamento della compravendita di case questa volta non è un’istituzione internazionale di prestigio, ma pur sempre lontana dal mercato, ma la Fiaip, la Federazione italiana degli Agenti Immobiliari Professionali, che nel Report semestrale prevede per la seconda metà del 2007 una flessione per la maggior parte delle città italiane, a eccezione di Trieste, Palermo, Torino, Perugia, Catanzaro e Campobasso. Il calo, se venisse confermato, arriverebbe dopo un boom durato 9 anni, quasi 10. Nella prima metà del 2007 la Fiaip ha rilevato una crescita risicata dell’1,7 per cento rispetto al semestre precedente, risultante da un +0,5 per cento nel mercato urbano e da un +2,8 per cento in quello turistico.

I dati limitati ai quartieri di pregio. La rilevazione della Fiaip si è concentrata quest’anno per la prima volta esclusivamente sulle zone di maggior prestigio delle venti città capoluoghi di provincia. Si tratta dei centri storici di Potenza, L’Aquila, Trieste, Firenze, Trento, Perugia, Aosta e Campobasso; il quartiere Indipendenza-Corso Mazzini a Catanzaro, Posillipo a Napoli, Galvani a Bologna, Trevi a Roma, Albaro a Genova, Duomo-Cordusio a Milano, Pietralacroce ad Ancora, Crocetta a Torino, Murat 1 a Bari, Monte Urpinu a Cagliari, Politeama a Palermo e San Marco a Venezia. Per il mercato turistico, la rilevazione è stata effettuata in 20 rinomate località di vacanza, una per ogni regione.

Il calo già rilevato dagli agenti. “Abbiamo deciso di analizzare un campione ristretto – spiega il vicepresidente di Faiap, Osvaldo Grandin – perché ci eravamo accorti di alcuni segnali, che indicavano una flessione. Abbiamo preso in esame il massimo della categoria, gli immobili che avevano la quotazione più alta di venti città capoluogo e di venti città turistiche. Dall’indagine è emersa la previsione di una flessione per il secondo semestre di quest’anno, ed è un elemento che nella piazza lo si riscontra: tutti i colleghi mi dicono che ci sono meno contatti, meno vendite”.

Transazioni diminuite, tempi allungati. Infatti il rallentamento del mercato emerge anche dall’allungamento dei tempi delle compravendite che gli agenti segnalano già dai primi mesi del 2006. Nel primo semestre del 2007 il tempo intercorso tra l’incarico affidato all’agente immobiliare e la stipulazione della compravendita è arrivato a quasi sei mesi (5,7) e il divario percentuale tra il prezzo richiesto e quello effettivo è stato del 10 per cento. Gli immobili messi in vendita sono aumentati mediamente del 4,7 per cento, ma le transazioni portate a termine sono diminuite dell’8,4 per cento.

Preferiti i tagli piccoli. Altro segnale della difficoltà delle famiglie è il deciso orientamento verso tagli piccoli: la maggior parte delle abitazioni richieste, segnala infatti la Fiaip, ha una superficie inferiore ai 60 metri quadri (42 per cento), le case di medie dimensioni sono richieste dal 39 per cento, quelle di oltre 120 metri quadrati solo dal 19 per cento. Quanto alla provenienza della clientela, quattro acquirenti su cinque sono italiani, gli stranieri Ue poco più del 10 per cento e gli extracomunitari il 6,4 per cento.

Ma la bolla immobiliare non si sgonfia. Il rallentamento arriva dopo una lunghissima fase di crescita: la Fiaip ricorda che in media i prezzi di compravendita sono cresciuti del 76,6 per cento tra il 2000 e il 2007, con punte del 96 per cento per le case nuove o ristrutturate. Ma per la Fiaip non è il caso di parlare dell’esplosione della bolla immobiliare: “Credo che siamo i primi a lanciare una previsione di questo tipo, assolutamente un ridimensionamento di alcuni prezzi di mercato – dice Grandin – ma la bolla immobiliare no, direi che se non è scoppiata nel passato non è neanche questo il momento. Pur ribadendo che la nostra previsione è un dato assolutamente reale”.

Mutui più onerosi per gli aumenti dei tassi. Probabilmente, osserva Grandin, a incidere sul rallentamento del mercato ci sono stati anche gli aumenti dei tassi d’interesse: “A lungo si è detto che pagare il mutuo era come pagare l’affitto, ma adesso non è più vero, la rata del mutuo è più alta di almeno il 15, 20 per cento”. Nel primo semestre 2007 gli acquirenti hanno fatto ricorso al mutuo nel 75,5 per cento dei casi. I mutui sono stati stipulati per un importo mediamente pari al 75,6 per cento del prezzo dell’immobile, con una durata media di 23 anni e un tasso per lo più fisso: le famiglie non si fidano più del variabile, che ha subito continui ritocchi verso l’alto per via dei rialzi della Banca Centrale Europea.

Le previsioni degli altri osservatori immobiliari. Le previsioni della Fiaip sono, come ha spiegato Grandin, di rottura. Tuttavia non tutti gli analisti del settore sono d’accordo. “Noi stiamo ancora formulando delle ipotesi, pubblicheremo i nostri dati la prossima settimana – spiega Daniela Percoco, direttore Nomisma Real Estate – però non ci stiamo orientando su ipotesi di questo tipo. E’ chiaro che il mercato immobiliare non potrà crescere all’infinito, però a nostro avviso non è arrivato ancora il momento di un’inversione di tendenza”. Il report Eurekasa sul primo semestre 2007 si avvicina di più alle ipotesi della Fiaip: infatti si parla di “un sentiment complessivamente di flessione nel numero di compravendita”, con uno sconto medio in aumento, ma non ancora di un calo dei prezzi, per via “di troppi venditori arroccati su quotazioni elevate”.

RIFLESSIONI SU UN EURO SENZA EUROPA

Vorrei cominciare ricordando che è un miracolo che si riflette positivamente sul complesso geografico europeo dalla UE agli stati, dai länder ai comuni: 13 paesi hanno abbandonato le proprie monete per una moneta comune .

Questo è l’unico avvenimento che ha carattere sovranazionale (assieme alla Corte di Giustizia europea) e che appare nel cammino di una integrazione che annaspa ed ora è in stallo per colpa soprattutto dei primi ministri europei (con l’eccezione di Prodi e la Merkel).

Fino ad anni fa nessuno si sarebbe aspettato tanto. Diciamo che l’Europa ha finalmente un proprio mercato dei capitali . Per il resto possiamo osservare che in breve tempo il volume delle emissioni in euro ha superato quello delle emissioni in dollari statunitensi e gli emittenti che precedentemente avevano difficoltà ad accedere al mercato internazionale (come i comuni, le regioni e molte imprese ) hanno già fatto un ampio ricorso al mercato dell’euro.

L’euro ha così facilitato gli investimenti all’interno dell’Unione Europea e, come indotto, ha favorito la crescita economica all’interno di essa . Socialmente parlando ha anche consentito una più equilibrata ripartizione del capitale.

Elenchiamo alcune osservazioni precise:

1) E’ noto che il Financial Times , assieme ad alcuni politici inglesi, costituisce un polo di forte pressione per fare fallire una integrazione che porti ad una Federazione Europea in futuro, che personalmente mi auguro invece prossima !!!

2) Malgrado la presenza negativa rappresentata da costoro una cosa che evidenzia la forza e la diffusione dell’ EURO, assieme all’opportunismo inglese, che ha già più volte irritato Il presidente della BCE Claude Trichet, proprio a Londra cresce e prolifera una capitale dell’EURO, lontana dai vincoli di Bruxelles e Francoforte ma nel cuore della ricchezza della nostra moneta unica. Ebbene il mercato e le transazioni della City non sono affatto in sterline ma sono in Euro !!!!!!

La base di liquidità è enorme perchè offerta da una moneta stabile e globale come la nostra che fa si che la City abbia oggi il 70% del mercato obbligazionario internazionale ed il 40% degli scambi in titoli esteri….. Tutto questo malgrado i politici britannici abbiano schernito il progetto europeo e la sua valuta.

3) Recentemente la Cina ha fatto una autentica “razzia” di EURO sul mercato elevando tale moneta al rango di riserva subito dopo al dollaro.

4) L’intera fascia arabica, inclusa la Turchia, non solo accetta l’EURO ma lo richiede e lo privilegia nelle transazioni finanziarie e commerciali.

5) Stiamo attualmente risparmiando “un sacco di soldi” negli acquisti di prodotti petroliferi, derivati ed altro, nelle relazioni con diversi paesi dell’area orientale potendo usufruire dello scarto a nostro favore tra euro e dollaro. Altrettanto per il gas fornito dalla Russia.

6) I tredici paesi che hanno adottato l’EURO hanno di fatto creato un proprio mercato dei capitali che ha attratto nella sua orbita pure quelli che in Europa ne sono rimasti ancora fuori, costringendo la Danimarca, la Svezia ed altri ad emettere euroobbligazioni in grande quantità per potersi finanziare sullo stesso mercato !!!!!!

Certamente un EURO senza Europa politica si trova a non potere sviluppare interamente il potenziale economico che esso possiede. Questo è colpa di un progresso di integrazione politica che lascia molto a desiderare: le attuali istituzioni sono un mosaico di interessi nazionali senza una autentica visione europea, cioè senza l’obiettivo finale degli “Stati Uniti d’Europa”, come sarebbe obbligo di perseguire per gli interessi generali degli europei da parte degli uomini politici e cioè primi ministri e forze politiche al vertice che evitano o ignorano addirittura l’argomento in modo ignobile.

Ma senza l’euro dove saremo ora?

Certamente la situazione sarebbe senza dubbio sull’orlo della bancarotta!

Le politiche contro l’inflazione da parte dei tredici paesi dell’euro e l’importantissima indipendenza della Banca Centrale Europea col suo presidente Trichet rappresentano oggi un forte elemento di stabilità che fa della nostra moneta una autentica forza nel mondo.

La volatilità dei tassi di cambio, accompagnata dall’inflazione mangia risparmi a due cifre che ha caratterizzato i mercati monetari europei negli anni 1993 -1994 altro non è che un brutto ricordo.

Ora, durante le crisi asiatica, russa, e latino-americana l’euro ha già mostrato ampiamente la sua validità e difeso la stabilità: esso ha fatto vedere di sapere reggere alle grandi crisi economiche.

Per fare altri esempi, cosa sarebbe accaduto alla moneta belga nel momento in cui è esploso il caso delle carni alla diossina od alla moneta francese in conseguenza della catastrofe ecologica causata dal petrolio riversatosi sulle sue coste, se avessero potuto fluttuare liberamente ? E che pensare del fallimento Parmalat in Italia!

E che dire della Danimarca, dell’Inghilterra,della Norvegia e della Svezia che, nella loro follia antifederalista, sono di fatto costrette a seguire l’andamento dell’euro adeguandosi, senza confessarlo apertamente, a dovere emettere pure eurobbligazioni!

L’euro non è stato all’inizio una moneta forte e con ciò ha potuto favorire le esportazioni europee in quel momento di assestamento e quindi di possibile crisi da primo impatto.

Ora lo è divenuto dimostrando con l’adattamento e le innovazioni da parte dell’apparato produttivo di potere tenere il ritmo delle esportazioni e favorendo enormemente un minor costo delle importazioni e del prezzo del petrolio in particolare.

Nel breve e medio periodo certamente gli elementi che interagiscono in positivo od in negativo sono molteplici :

– il tasso di cambio influenzato dai tassi di interesse fissati dalle banche centrali dei vari paesi extraeuropei ;

– alcune debolezze che emergono ora nell’economia americana ( in particolare l’aumento del deficit commerciale e l’aumento del divario tra i redditi dei ricchi e dei poveri ecc.) che potranno lentamente levare parte dell’attrattiva al dollaro statunitense come moneta di scorta e ciò a favore dell’euro;

– l’ entrata materiale dell’euro nelle tasche degli europei che col tempo risveglierà da quella superficialità che è tipica di troppi cittadini e che induce ad affermazioni assolutamente non veritiere;

– la speculazione che si era scatenata da parte dei settori commerciali ed intermediari ed immobiliari alla quale porrà termine prima o poi la dimensione europea del processo di integrazione.

– l’auspicabile scoperta “dell’acqua calda” che dovrebbe pervenire da parte dei partiti politici e dei governi europei aprendo gli occhi e constatando che abbiamo ancora le contrattazioni borsistiche che si svolgono in una decina di “borsette” invece di avere un’unica Borsa a livello dei tredici, meno facilmente influenzabile dai grandi capitali speculativi, magari collocata a Francoforte e cioè vicino alla Banca Centrale Europea, con tutti i vantaggi potenziali che ci potrebbero mettere nella condizione reale di confrontarci con l’unica Borsa che gli americani posseggono e che funziona per tutti i cinquanta stati della loro Federazione e “dirige l’orchestra” per tutto il mondo !!!!

– una serie di carenze che l’economia europea deve superare sia sul piano economico sia su quello politico in questo periodo. “I tredici” devono dimostrare di essere capaci di eliminare tutte quelle disfunzioni che si ripercuotono sull’euro e di mantenere una bassa inflazione che occorre sia in tempi di recessione economica sia in tempi di rapida crescita.

Da un punto di vista generale è fuori da ogni dubbio che il progresso di integrazione economica, ma sopratutto politica, europea lascia molto a desiderare :

senza considerare la Banca Centrale Europea e la Corte di giustizia, le istituzioni sono un mosaico di interessi nazionali senza un’autentica visione europea, cioè senza l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa, come sarebbe obbligo morale e sostanziale da perseguire da parte degli uomini politici e dai rappresentanti istituzionali. Vediamo per esempio quanto sono ancora scarsi i progressi in materia di armonizzazione fiscale e di legislazione delle società e dei brevetti ecc. e come non sia certamente la strada giusta quella proposta con una anomalia giuridica chiamata Costituzione Europea in questo momento oggetto di stallo. Pensate che è formata da ben 342 articoli (questo è anche un elemento che dimostra il suo fallimento). Pensate che la costituzione italiana è formata da soli 139 articoli e quella americana da 7 (dico sette) articoli e 27 emendamenti !!!

C’è da chiedersi doverosamente da dove debba provenire la spinta ad accelerare il processo di integrazione politica. E’ chiaro che ciò dipende in democrazia solo in parte dal cittadino ma sopratutto dalle segreterie delle formazioni politiche e dai governi nazionali che non vogliono cedere, per sete di potere, quote di sovranità al parlamento europeo ancora ibernato, con la complicità degli stessi parlamentari europei che si sono succeduti, incapaci di rivendicare con forza il loro ruolo (l’unico a farlo fu Spinelli) e costretto a scegliere ancora “le misure dei pomodori”…. !!!

Per ora purtroppo l’euro non ha ancora una federazione europea né un governo federale che lo difendano a sufficienza e spieghino il suo valore intrinseco e morale a tanti cittadini che, privi di supporti culturali adeguati, spesso vengono plagiati da forze politiche notoriamente contrarie al federalismo europeo (ve ne sono a destra ed all’estrema sinistra) che sfruttano l’ignoranza nel campo e non dicono a quale immane disastro economico e finanziario l’Italia andrebbe incontro se tornassimo (per ipotesi assurda) alla lira senza lo scudo protettivo dell’euro.

Riccardo Sani – Trento

(ex consigliere di amministrazione del Mediocredito – Investitionbank del Trentino-Südtirol)

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