donne
VELTRONI O CHI?
Adinolfi, Bindi, Colombo, Letta, Schettini, Veltroni (in rigoroso ordine alfabetico).
A chi affidare la guida del Partito Democratico?
A me pare che la “novità” potrebbe cominciare proprio col dare minore importanza a una domanda che appassiona tanto i giornali. Se sarà “democratico, davvero”, come chiede Rosy Bindi, allora anche il ruolo e la responsabilità del “capo”, a dispetto di una dittatura mass-mediatica che impone personalizzazioni a oltranza, dovrebbero essere considerevolmente ridotti.
Riformare la politica, completare il cammino verso una democrazia aperta e compiuta: questo è il vero oggetto della nostra (temeraria ?) scommessa sul Partito Democratico. Liste e candidati per il 14 ottobre andrebbero scelti con questo criterio: chi è più in grado di farci vincere quella scommessa?
Il candidato favorito, Walter Veltroni, darebbe le migliori garanzie al riguardo, se non fosse per quell’atto di nascita della sua candidatura firmato D’Alema e Marini e per quell’accoppiata con Franceschini che incoraggia a pensare ad un patto federativo DS-Margherita, più che a un partito “davvero nuovo”. Ma lasciatemi dire in proposito, a me che ho passato una vita incollato al confine tra utopia e realismo politico, che almeno in questo caso la scelta del leader può essere fatta serenamente, secondo le affinità di ciascuno, con un mix di coraggio e buon senso. E infatti Rosy Bindi, più ancora di Franceschini e Letta, ha dato ampia prova di anticonformismo e indipendenza dalle vecchie logiche di partito. Per non parlare di Furio Colombo, che più di qualsiasi altro meriterebbe il titolo di “cittadino prestato alla politica”. Così anche per gli altri.
Restituire la politica ai cittadini: questo è il nostro orizzonte. Altrettanto importanti dell’elezione del leader nazionale, se non di più, saranno le elezioni dei segretari regionali e di tutti coloro che saranno chiamati a discutere e approvare manifesto e statuto del nuovo partito.
Decisivo sarà soprattutto che chiunque faccia politica, a qualsiasi livello, accetti di vivere il proprio impegno al servizio della collettività, fuori da ogni interesse personale o di gruppo che non sia quello, legittimo, al sostegno dei valori in cui crede.
Ma restituire la politica ai cittadini vuol dire anche una scelta non equivoca del bipolarismo, perché soltanto i trasformisti o i nostalgici della prima repubblica preferiscono che siano gli eletti e non gli elettori a decidere sulle alleanze politiche e di governo.
Vuol dire, infine, stabilire nello Statuto nazionale e in quelli regionali regole che assicurino, insieme con il contributo delle associazioni che arricchiscono il panorama ulivista, un concorso permanente degli iscritti e dell’elettorato alle decisioni più rilevanti.
www.nandocan.it
RADUNO DI INNOVATORI EUROPEI
Ieri sera è stata una simpatica serata.
Molti, ahime, non sono venuti (chi per mio errore nel comunicare il luogo dell’incontro, chi perchè è fine luglio, chi perchè è al mare), ma ne ho contati circa 40: niente male.
E’ stata una occasione per incontrare gente nuova, come le due nuove Donne del Gruppo, Mawa e Letizia, altri amici – colleghi di Luigi, altri amici dei miei tempi lontani in Consip, altri amici di Municipi di Roma, altri dei tempi universitari come Massimo, oltre a Luigi, Tommaso, Luca Lauro, Alessia, Luca Bochicchio e Vanina, Mario, Antonio Ranalli e amici abruzzesi, Alessandro Camiz, Francesco Grillo arrivato con due simpatiche amiche straniere, poi Mario Coviello.
Non sono riusciti a venire Vincenzo e i suoi amici di Caserta, e nemmeno l’amico Pierluigi Sorti a cui devo le mie scuse per aver indicato male il luogo.
Ringrazio Maria Caracciolo che ci dato una mano per organizzare questa simpatica serata, nelle bellissime terrazze del Palazzetto di Roma con un affaccio stupendo su Piazza di Spagna, sperando di organizzare altro insieme.
Si è parlato molto di quello che Innovatori Europei ha fatto e vuole fare, ci siamo confrontati sulle nostre visioni sul Partito Democratico, e sul candidato che vorremmo appoggiare.
Prima di mandare comunicati ufficiali, però, abbiamo deciso di realizzare una POLL- SONDAGGIO, per sapere quale è il CANDIDATO IDEALE per tutti i simpatizzanti di Innovatori Europei, dato che ne sono qualche migliaia, e vi sono diversi gruppi territoriali attivati.
Vi è una abbastanza marcata preferenza per un candidato, ma daremo la ufficialità dopo aver ricevuto le risposte di chi vorrà dirci la sua a riguardo.
A breve, quindi, invieremo il SONDAGGIO via email e attiveremo quello Online, in modo da decidere entro 7 gg al massimo eventualmente quale programma-segretario appoggiare e in quale modo.
Contestualmente, vi invieremo alcune simpatiche foto realizzate a Piazza di Spagna.
Grazie,
Massimo
RIFORMA PENSIONI E INNOVAZIONE
di Luca Lauro
La riforma delle pensioni sta generando discussioni animate già ampiamente previste in cui si contrappongono non solo forze politiche schierate nei poli opposti ma le persone che in qualche modo sono gli attori principali del sistema previdenziale, i contribuenti e lavoratori attivi di ieri, oggi e domani e i beneficiari delle erogazioni di oggi e di domani.
Non è facile entrare correttamente nel merito della questione, ci sono troppi rischi di essere, con una sola parola o con un semplice numero, attratti o respinti da questa, quella corrente;
ma perchè si arriva a questo?
siamo sicuri che tutti i passaggi da fare siano stati rispettati?
il dilemma di fondo potrebbe non essere in effetti il valore della ‘quota’ che il lavoratore deve raggiungere per ottenere il diritto alla pensione, semplicemente sommando anni di età e anni di lavoro effettuato.
In effetti, voglio dire, il problema potrebbe essere alla base della scelta più che nella scelta.
Si parte infatti dall’idea che si debba riformare un sistema, quello previdenziale, senza pensare di riformare tutto il resto.
Dunque, facciamo per dire, se tutte le altre voci di spesa sono un ‘colabrodo’, si dice sostanzialmente, ‘fermo restando il colabrodo’ cominciamo a riformare la previdenza.
Mi sembra naturale che allora le risorse a disposizione della riforma siano e saranno sempre molto limitate e questa non può essere una colpa nè dei giovani nè dei pensionandi o dei lavoratori in generale;
in questi termini, per salvare la pelle a qualcuno è inevitabile farla a qualche altro e questo, di per sè, è comunque non equo, a prescindere dal merito e dalle evoluzioni che avranno le dicisioni finali.
Ma se il problema della riforma delle pensioni ricevesse (senza fare torto alla realtà economica) un inquadramento più ampio del tipo:
cominciamo a vedere per ognuno delle centinaia di settori della spesa pubblica quali risparmi si possono ottenere anche subito in un’ottica di efficienza, e così facendo ci sarà un settore dove si risparmia un euro, un altro dove in un anno nè risparmi diecimila e un altro ancora dove nello stesso tempo metti nel salvadanaio 10 milioni di euro, e mettiamo quindi tutti questi risparmi a disposizione del sistema previdenziale, certamente quelle risorse aiuterebbero una riforma più equa al di là del valore della quota, perchè dietro quel valore c’è ‘capienza economica’ o semplicemente la capacità del sistema di dare a tutti il giusto.
Questo modo di inquadrare le questioni economiche non più a comparti stagni assieme all’impiego dell’efficienza, anche come criterio di valutazione dell’operato politico, potrebbe essere la principale innovazione economica dei prossimi anni.
MARIO ADINOLFI SI CANDIDA!
Scende in campo per la segreteria del PD il “re” dei Blogger politici, Mario Adinolfi.
Credo che abbia fatto bene, e avrà buoni risultati-meritati, e gli faccio un sincero in bocca al lupo.
E’ tra quelli che per primi si è battuto sul Web per un Partito Democratico aperto ai Giovani, credo abbia dato molti spunti a molti di noi (a me di sicuro): è giusto che abbia spazio nel PD.
Voi che ne pensate?
L’OUTSIDER DEL PD: SCHETTINI
Abbiamo sempre parlato della necessità di costruire la politica e la società dal Basso.
Internet e il Web 2.0 stanno permettendo qualcosa che molti ancora non hanno percepito:
la DEMOCRAZIA REALE
Innovatori Europei è espressione di questa caratteristica del Web 2.0
Nata dall’idea di pochi, ad oggi è un Network di Menti e di idee non indifferente! (evviva la modestia)
Dicevamo, parliamo sempre dell’approccio Bottom-up, quindi non possiamo non dedicare attenzione ad una interessante esperienze Bottom-up che sta partendo: quella della candidatura di Jacopo Schettini alla Segreteria del Partito Democratico.
Un interessante e simpatico 40 enne di esperienza europea (è direttore di una importante Agenzia di Rating Europea a Brussels), che presenta un programma basato sul ricambio generazionale.
Ecco il suo video di presentazione:
AA: “MERITO” CERCA SEGRETARIO
Alcune osservazioni personali su quello che sta avvenendo con le candidature di forti personalità politiche alla segreteria del PD .
Rosy Bindi si è giustamente candidata.
Sicuramente rappresenterà bene il variegato e finalmente imponente universo femminile che in questi ultimi mesi sta prendendo la ribalta nel mondo politico italiano, soprattutto nel nascente PD.
Ora una ulteriore importante riflessione che viene in mente è la seguente: chi rappresenterà la innovazione, il merito e il talento? E’ questa la domanda che molti, a mio avviso, si stanno facendo, prima di decidere se appoggiare questo o quell’altro candidato.
Sentendo qualche centinaia di amici che si occupano ormai da qualche anno, in tutta Italia e all’estero, di PD (chiaramente come semplici osservatori, come me) la questione centrale è questa: a chi affidare i Sogni di innovazione e di meritocrazia, di cui tanto si parla e finora nulla si è fatto?
Qualcuno dirà: ma le Quote Rosa e la rappresentanza femminile sono una Seria Innovazione.
Io rispondo: certamente lo sono e tutti noi speriamo in un PD con una Quota del 50% di elette donne.
Ma la cosa che più ci preme è quella di PROMUOVERE I TALENTI E LE INNOVAZIONI CHE RISIEDONO IN TANTI GIOVANI, DONNE, MENO GIOVANI E UOMINI.
Aspettiamo allora che qualcuno si faccia carico di questi SOGNI apertamente e seriamente.
Il Merito cerca un Segretario: chi lo adotterà?? Veltroni, Letta..??
Massimo Preziuso
18/7 – APERITIVO DI I.E. ROMA
L’APERITIVO DI FINE STAGIONE DI INNOVATORI EUROPEI : 18 LUGLIO dalle ore 19.30 alle 22.00 – HOTEL HASSLER. TRINITA’ DEI MONTI – ROMA Guardate le foto
Ciao a tutti.
Il giorno 18 dalle 19.30 alle 22.00 siamo a Trinità dei Monti, per un aperitivo in una splendida terrazza dell’Hotel Hassler di Roma.
Mi servirebbe sapere chi viene, per prendere dei tavoli sulla terrazza.
Sarà l’occasione per SALUTARCI e per parlare dei propositi della prossima stagione, che parte a Settembre.
Sperando di ricevere molte adesioni all’indirizzo info@innovatorieuropei.com
IE
LETTA SI E’ CANDIDATO A NAPOLI!?
di Fabrizio Dell’Orefice – Il Tempo
Arriva a piedi. In giacca senza cravatta. Senza scorta. Una giornalista sull’uscio della stazione marittima di Napoli gli chiede nella mattinata assolata se davvero sta scaldando i muscoli. E lui: «Sono qui per ascoltare». E ascolterà Enrico Letta. Ascolterà. Prima parlerà però. Un discorso in cui non userà mai espressioni come «mi candido», «scendo in campo», o peggio ancora «sfido Veltroni alle primarie del Partito democratico». Ma così tutti indendono. E quei tutti sono i cento ragazzi della summer schol di Mezzogiorno Europa, la fondazione creata da Giorgio Napolitano. Cento ragazzi che sono ad asoltarlo mentre lì a fianco i traghetti portano gitanti e villeggianti verso le isole, il mare. Cento ragazzi che esploderanno in un fragoroso applauso quando uno dalla sala, nel giro delle domande, chiede esplicitamente: «Ma perché non si candida alle primarie? Più che una domanda è una richiesta». Battimani. Letta si porta la mano destra al volto con il pollice schiacciato sullo zigomo destro e l’indice su quello sinistro e il resto delle dita a nascondere una bocca sorridente. Sghignazzante. Sì, è stato anche un attimo imbarazzante. Perché è vero che la Mezzogiorno Europa è una fondazione un po’ trasversale, ma è la casa di Ranieri e De Giovanni, Geremicca e Pittella, Nicolais e un giovane Ivano Russo. Insomma, sono gli uomini del Presidente, sono quelli che un tempo erano la corrente migliorista del Pci e del Pds. Anche se la distinzione è sempre più difficile, qui è soprattutto una casa diessina più che margheritina. Dovrebbe essere veltroniana. Qui ha vinto un’altra logica, quella generazionale. Perché Letta si becca quell’appaluso? Che cosa aveva detto fino quel momento? Aveva detto che «in Italia a quarant’anni si è ancora considerati ragazzini» e aveva spiegato di sognare «una classe dirigente che si rinnova attraverso la competizione e non attraverso la cooptazione». Già, competizione: è la parola chiave del pensiero del giovane sottosegretario alla presidenza del Consiglio. «Se non c’è competizione – aveva spiegato – ognuno fissa il traguardo dove si trova. Invece la competizione fa bene, c’è bisogno di competizione per andare avanti». Si riferirà all’uomo solo al comando di Veltroni? Letta aveva insistito: «Nel campo dell’economia il monopolio distorce la concorrenza, non crea stimoli. Ma è ovvio che gli attori del mercato tendano a realizzare il monopolio, al massimo un duopolio». Il riferimento correva veloce alla situazione del Partito democratico, e parola dopo parola diventava sempre più esplicito: «C’è chi dice: “ma come, spendete tempo a fare a gara tra di voi invece di farla tutti assieme all’avversario?”. Io rispondo: “Sì, è bene che la competizione ci sia sempre”». E non a caso aveva citato il «meccanismo virtuoso» dell’elezione diretta dei sindaci come sistema di selezione della classe dirigente: «È stato così in Francia e in Germania, dove il governo del Paese è nato nelle esperienze locali». E allora proprio per questo «bisogna ricordarsi che tutti i grandi leader europei hanno prima lottato all’interno dei loro partiti prima di conquistarne la leadership e quindi prendere la guida del Paese: è successo a Zapatero, a Sarkozy che pure aveva contro l’oligarchia della sua formazione politica, a Blair». «In Italia, invece – aveva continuato Letta -, non esistono partiti “conquistabili”. Chi è in minoranza non ha altra strada che fare una scissione e fondare un altro partito. Il Pd è l’unica possibilità di rendere europeo il nostro sistema; deve avere un valore positivo di partecipazione e di competizione virtuosa; deve mettere in circolo energie nuove che si sentono escluse. Solo così renderà un grande servizio al Paese. Per questo auspico delle primarie sul modello europeo, è la modernizzazione della politica». Arrivavano le domande dei ragazzi sulla rissosità della politica e altro con l’applauso di investitura. E Letta si lasciava andare: «Si è appena aperta una porta. Infiliamoci il piede, sbarriamola, spalanchiamola. Mettiamoci tutti insieme da qui al 14 ottobre e proviamo a fare in modo che nel Pd non sia tutto già deciso, meglio primarie che si svolgano in modo aperto e coraggioso». Il finale era morettiano: «Ci sono politici che pensano ad affrontare le questioni e a risolverle, altri che pensano solo ai voti. Noi amiamo questi primi. Stamattina abbiamo aperto una discussione, manteniamoci in contatto, scriviamoci, continuiamo a discutere su internet. Facciamo entrare nuovo ossigeno in questo Pd». Applauso di saluto, arrivederci e grazie. Si riparte per Roma, c’è il tavolo delle pensioni. Ma nella sua puntatina partenopea Letta non ha detto che si candida. L’ha fatto.
IL PARADOSSO EUROPEO
di Gianni Pittella
Le sfide sempre più globali, dal surriscaldamento del pianeta alla conquista della pace, dai processi di distribuzione della ricchezza alla imponente finanziarizzazione dell’economia, dalla lotta al terrorismo alla lotta alla contraffazione, reclamano protagonisti forti, nazionali e sovranazionali. Ma il panorama è scadente!
L’amministrazione Bush ha inferto un duro colpo alla leadership americana, cogliendo esattamente l’opposto dei fini che si prefiggeva.
La Russia di Putin ondeggia tra un improbabile neo-egemonismo e una tentennante vocazione occidentale.
La Cina ipertrofizza il suo mercato economico-commerciale ma non riforma la sua governance politica.
Le grandi istituzioni globali, dall’ONU al Fondo Monetario Internazionale, da tempo versano in una condizione di agonia.
E l’Europa? Quanto spazio per l’Europa in un contesto geopolitico siffatto! Eppure anche l’UE stenta a capacitarsi di avere di fronte l’occasione della vita: diventare un grande attore globale.
Frenata dalle spinte nazionalistiche e col piombo nelle ali per un troppo veloce allargamento (prima di dotarsi di regole di funzionamento adeguato) non ha trovato di meglio che aggrapparsi ad un compromesso al ribasso che, forse, le consentirà di varare un nuovo Trattato, ma non la Costituzione.
Prendiamoci pure il nuovo Trattato e battiamoci per difendere ed ampliare le positive innovazioni che vengono delineate. Ma il paradosso resta.
Lo spazio c’è ma il protagonista è fragile, contraddittorio, claudicante.
Solo una forte spinta di popolo e una leadership politica più coraggiosa potrà ridare slancio ad un progetto europeo consapevole dei propri doveri
Gianni Pittella
FIRMA IL PATTO PER IL CLIMA!
FIRMA ANCHE TU L’APPELLO PER IL CLIMA – www.pattoperilclima.com
Siamo donne e uomini, cittadini di questo Pianeta, consapevoli che la lotta ai cambiamenti climatici deve rappresentare una priorità nell’azione politica di ogni governo e che si impongono cambiamenti negli stili di vita e politiche coraggiose se si vuole assicurare un futuro alle generazioni presenti e a quelle che verranno. Vogliamo impegnarci per innovare e dare più forza ad un progetto ecologista in Italia e ad una cultura di governo del cambiamento. Negli ultimi 20 anni i Verdi e il movimento ambientalista sono stati punto di riferimento importante delle battaglie in difesa dell’ambiente. Ora dobbiamo unire sempre più energie nel mondo dell’associazionismo, tra le personalità politiche più impegnate sul fronte ambientale, i movimenti per la pace, i molti gruppi o comitati che formano un prezioso tessuto di partecipazione civica, le imprese, i sindacati, le professioni e le forze più dinamiche della società civile. La responsabilità verso il nostro Pianeta e quindi anche verso il nostro Paese, è la base del nostro impegno. La società fa affidamento sulle risorse ecologiche, sulla salute e sulla capacità di recupero della Terra; su di noi ricade l’obbligo nei confronti delle generazioni future di proteggere questa eredità. Sosteniamo con forza la necessità di modificare l’attuale modello di sviluppo economico e produttivo, responsabile dei cambiamenti climatici in atto, basato sull’uso del petrolio e più in generale delle fonti fossili, su un consumo senza limiti delle risorse naturali che hanno generato nel pianeta povertà, squilibri ,precarietà del lavoro, conflitti sociali e guerre. Il futuro energetico del mondo non può essere l’attuale nucleare con il drammatico problema delle scorie radioattive e della sicurezza e nemmeno il carbone con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato dalle emissioni di Co2 e delle polveri sottili. Una nuova politica energetica deve basarsi sulle energie rinnovabili, a partire dal sole, sul risparmio e l’efficienza energetica, su una rete energetica intelligente per ridurre al minimo gli sprechi, puntando fortemente sulla ricerca e l’innovazione tecnologica che consenta tra l’altro di utilizzare l’idrogeno e le bionergie prodotte su filiera corta. Tutto ciò è indispensabile per costruire una società giusta, sostenibile e senza guerre. Una tale sfida comporta anche il superamento del vecchio modo di misurare il Pil con indicatori che valutino lo sviluppo in termini di sostenibilità sociale e ambientale. La nuova politica economica dovrà perciò puntare alla qualità più che alla quantità, consumando meno e meglio e tutelando sempre di più i diritti dei cittadini .Principio fondante del nostro patto è il rifiuto della brevettabilità del vivente che significa mercificazione delle risorse biotiche del Pianeta e quindi della vita. La centralità della questione ecologica in Italia significa anche realizzare una nuova politica per fermare il consumo del territorio, per affrontare il problema smog trasformatosi in emergenza sanitaria, investire prioritariamente sul trasporto pubblico su ferro, rendere più rigorosa la tutela del paesaggio del nostro Paese violentato e offeso dagli abusi ma anche dalle cementificazioni legalizzate,valorizzare la bioedilizia, investire nella prevenzione del dissesto idrogeologico, realizzare sistemi di gestione dei rifiuti imperniati sulla riduzione, il recupero la raccolta differenziata e il riciclaggio. Ci sentiamo profondamente impegnati nella tutela dei diritti degli animali e nel superamento della vivisezione. Il nostro impegno per l’acqua come bene comune è elemento strategico nell’ambito di una seria politica ecologica e dei diritti. Dobbiamo tutelare la biodiversità e tutti gli esseri viventi, favorendo un’agricoltura biologica e di qualità libera da Ogm che garantisca le tradizioni tipiche e quelle enogastronomiche, il nostro patrimonio storico-archeologico-artistico, la nostra cultura e i beni immateriali che potranno essere sempre di più una grande opportunità di futuro sostenibile e di nuova occupazione. Il diritto all’ambiente e il principio di precauzione devono essere costituzionalmente garantiti, mentre il nostro codice penale deve prevedere sanzioni adeguate contro ecomafiosi ed ecocriminali. La democrazia va difesa da chi la vuole piegare ai propri interessi particolari, trascurando quelli generali del Paese e del Pianeta. Vogliamo che i processi politici e decisionali siano inclusivi e partecipati, trasparenti e pienamente accessibili alla comunità. Strategico in questo senso è la condivisione dei saperi, l’utilizzo delle tecnologie informatiche e di comunicazione web, promuovendo software aperti e condivisi , sottraendo questi strumenti al monopolio di pochi. Ma crediamo anche che non c’è Democrazia senza Giustizia. Le politiche ecologiste si basano sul principio di giustizia che richiede una distribuzione equa dei beni sociali che, a sua volta, esige una grande attenzione ai più deboli. Giustizia ambientale e sociale, giustizia tra i generi e giustizia globale sono tutte legate tra loro. Le povertà sociali e l’ equità sono strettamente connesse alla diseguale distribuzione delle risorse e agli effetti dei mutamenti climatici. I poveri e i paesi meno sviluppati subiscono prima di tutti ed in modo crescente le conseguenze dei mutamenti climatici, causati da una crescita iniqua e insostenibile. I costi economici e sociali del Global Warming sono ormai elevatissimi anche nel nostro Paese. E’ quindi necessaria una riforma degli organismi sovranazionali per realizzare una governance del pianeta che gararantisca il diritto alla vita, sradichi la povertà , tuteli i beni comuni e contrasti i cambiamenti climatici. L’Europa che con forza e chiarezza ha affermato che la tutela ambientale e sociale deve essere parte integrante di ogni azione politica ed amministrativa, deve essere il nostro punto di riferimento certo. La diversità è una ricchezza su cui sono cresciute civiltà, società e culture. La diversità costituisce una salvaguardia contro l’intolleranza, l’estremismo, il totalitarismo e i proibizionismi. La diversità umana ha molte dimensioni: di genere, sociale, culturale, spirituale, religiosa, linguistica, di orientamento sessuale, economica, etnica e regionale… La tutela della diversità richiede quindi un riconoscimento ed ecco perché riteniamo fondante nel nostro patto di azione l’impegno sui diritti civili. Ci sentiamo profondamente impegnati a far rispettare nel mondo i diritti umani, a sostenere l’abolizione della pena di morte e a riconoscere il diritto alla tutela dell’ambiente tra i diritti fondamentali dell’individuo. Ci impegniamo inoltre ad aprire una nuova prospettiva ad un sistema di welfare etico, di civiltà e locale che coniughi ben-essere, legalità e giustizia, ribadisca l’effettivo esercizio del diritto alla qualità della vita delle persone ed assicuri il patto di civiltà costituzionale per il “pieno sviluppo della persona umana”. La nonviolenza è nel nostro modo di essere e costituisce una parte fondamentale dell’azione ecologista sin dalla nascita del movimento ambientalista e dei Verdi. Nessuna soluzione a un conflitto tra individui, gruppi sociali o stati può essere imposta con la violenza. La violenza – di cui la guerra è l’espressione massima – va condannata e contrastata in tutte le sue forme ed è antitetica alla rivoluzione ecologica indispensabile per salvare il nostro Pianeta. La cooperazione tra i popoli va incentivata per estendere la rete di una vera solidarietà ma anche per contrastare il cambiamento climatico con efficaci politiche ambientali. I profughi ambientali saranno una delle prime conseguenze drammatiche dei cambiamenti climatici. Milioni
di persone fuggiranno da aree desertificate, alla ricerca di acqua e cibo. Le prime aree ad essere colpite saranno quelle del “Sud del mondo”. Ma la Cooperazione tra Nord e Sud non può prescindere dal riconoscimento del debito ecologico, ovvero la responsabilità che i paesi industrializzati hanno avuto nel saccheggio delle risorse naturali e culturali del “ Mondo “ . Diamo un futuro ai giovani e costruiamo nuove opportunità di occupazione in una riconversione ecologica dell’economia e un mondo del lavoro e dell’impresa che investa nelle nuove tecnologie, nei saperi,nella ricerca e nelle professioni che potranno aiutarci a salvare il mondo. Dobbiamo restituire ai giovani la capacità di progettare e costruire il proprio futuro. Proponiamo un patto per il clima rivolto a singoli cittadini, associazioni ambientaliste e animaliste, alle personalità più impegnate nel superamento dell’attuale modello di sviluppo, associazioni per la difesa dei diritti civili e umani, ai consumatori, alle realtà civiche, mondo del volontariato e cooperazione sociale, mondo agricolo, commercio equo e solidale, comitati di cittadini, sindacati, mondo della ricerca e della scienza, dell’impresa, delle professioni e della cultura. Lavoriamo per ampliare sempre di più il consenso a queste proposte perché in Italia c’è bisogno di una vasta, ricca, influente area politica ecologista, pacifista, nonviolenta, autonoma e innovatrice, che porti nel 2008 ad un grande appuntamento per costruire un’ Alleanza in grado di affrontare la grande sfida posta a tutta l’umanità e all’intero pianeta dal cambiamento climatico in corso, una sfida di fronte alla quale siamo tutti chiamati a dare il meglio di noi.
Massimo Preziuso