Significativamente Oltre

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ESPULSI DAL DIRETTIVO APD ROMA

Accadono anche fatti brutti nel processo che sta portando tutti noi al Partito Democratico

Come ho scritto nella email di addio al Consiglio direttivo di Apd Roma, che ci ha espulsi con una “unanimità di qualche unità”, auguro alla APD Roma di raggiungere le proprie mete, sebbene lo ritengo assai improbabile, date le MODALITA’ in cui essa opera.

Speriamo solo che il PARTITO DEMOCRATICO sia UN’ ALTRA COSA.

Per fare questo, ci vuole il contributo di tutti noi.

Massimo

Ecco un estratto della comunicazione inviataci via email:-)

“….Il direttivo, inoltre, esaminata la posizione degli aderenti
Inzerilli Giovanni, Bonaviri Giuseppina e Preziuso Massimo i quali, al
pari dei sopra citati soci, sono risultati ripetutamente assenti alle
riunioni collegiali nonché estranei ad ogni forma di collaborazione
che la qualifica di membro del direttivo imporrebbe loro, ponendo in
essere una condotta incompatibile con la carica medesima – sebbene non
ancora incompatibile con quella di aderente a codesta associazione – e
considerato che tale condotta costituisce una forma di boicottaggio
dell’attività di codesto organo inaccettabile ed in aperta violazione
degli obblighi statutari, all’unanimità dei presenti delibera
l’espulsione dei medesimi dal direttivo ai sensi e per gli effetti
dell’art. 8 dello statuto, dando mandato al segretario di procedere
all’inoltro delle raccomandate a.r. contenenti l’avvertenza che la
stessa sarà esecutiva decorso il termine di gg. 30 dal ricevimento
della presente delibera e che gli interessati hanno facoltà, entro il
medesimo termine, di proporre ricorso avverso detta delibera al
Collegio dei Probiviri.”

Ne discutiamo sul GOOGLE GROUP

ESCE IL NUOVO SITO

di Rocco Pellegrini
 
Finalmente dopo molti sforzi tecnici ed operativi comincia a prendere luce il nostro sito. Questo è il blog ancora incompleto ma sufficentemente funzionante per mettervi dentro i post e far funzionare tutto.

Presto sara vestito con i colori ed il look like del nostro template, ma al momento è usato per testare il modello sottostante.

Il programma usato permette molte cose: ha una sua intrinseca complessità che, però, darà i suoi copiosi frutti, essendo una miniera di potenzialità  per supportare la crescita di una comunità  come innovatorieuropei.com

INTESA EU SU ENERGIA E CLIMA

Intesa europea su energia e clima – rinnovabili obbligatorie, sì al nucleare

BRUXELLES – Il Consiglio Ue si è concluso con un accordo complessivo sul piano d’azione energetico per contrastare i cambiamenti climatici. L’Europa si impegna a stabilire ambiziose quote vincolanti nella riduzione di emissioni di gas serra, nella produzione di energia da fonti rinnovabili e nel risparmio energetico. I 27 hanno raggiunto infatti un’intesa sul piano proposto dal cancelliere tedesco Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione. Il testo di compromesso, ha commentato la Merkel, rappresenta una “svolta” nell’impegno a contrastare il riscaldamento globale. “Spero – ha proseguito il cancelliere tedesco – che otterremo l’accordo degli stati membri su questo testo che ha sicuramente dei nuovi elementi di qualità  “.
Un difficile compromesso. Il nucleo storico dell’Unione è riuscita quindi a convincere con le adeguate compensazioni i nuovi entrati dell’Europa orientale della necessità  di fissare obiettivi vincolanti sia nel campo del risparmio energetico che in quello della produzione da fonti rinnovabili come sole, vento e biomasse.
Obiettivo 20%. Il consiglio europeo indica un “obiettivo vincolante del 20% entro il 2020 del totale dei consumi di energia da fonti rinnovabili”. Un traguardo ambizioso, anche perchè raggiunta l’intesa politica rimane ancora irrisolto il nodo di come tradurre il tutto da un punto di vista giuridico in una legislazione europea coerente. Per raggiungere l’obiettivo si terrà conto della media di quanto fatto da tutti gli stati, con quote differenziate a livello nazionale. Queste al momento non sono state ancora fissate, ma fonti Ue precisano che verrà  fatto “al più presto” tenendo conto dei mix energetici di ciascun paese. Unico obiettivo vincolante dovrebbe essere quello minimo sui biocombustibili, fissato al 10%.

Il nodo legislativo. “Proporremo una legislazione”, ha detto il presidente della Ue, Josè Manuel Durao Barroso, annunciando che l’esecutivo presenterà le sue proposte “nel terzo trimestre dell’anno”. L’utilizzo dello strumento legislativo – che sarà oggetto di nuovi negoziati – consentirebbe alla Commissione di fare ricorso alla Corte di giustizia europea contro uno Stato inadempiente.
Il pedaggio pagato alla Francia. L’intesa è stata possibile anche grazie alle concessioni fatte alle pressioni francesi sul ruolo dell’energia atomica nel limitare le emissioni di anidride carbonica. Nella piano si riconosce infatti “il contributo dell’energia nucleare” per far fronte alle preoccupazioni sulla sicurezza e approvvigionamento dell’energia e per la riduzione delle emissioni di C02, rilevando però “l’importanza capitale” che siano tenute in considerazione la sicurezza dei processi.
Il ritardo italiano. Per quanto riguarda l’Italia, che parte con un grosso ritardo dopo anni di scarsa attenzione al problema, “bisogna veramente cambiare la struttura produttiva del settore energetico italiano” ha spiegato il presidente del Consiglio Romano Prodi, precisando che si tratta di “un impegno di grandissimo respiro, non è una cosa da poco”.
La soddisfazione di Barroso. Estremamente soddisfatto il presidente della Commissione Ue. “Questo – ha sottolineato Barroso – è stato il vertice più significativo cui ho partecipato, l’Europa ha dimostrato che è possibile prendere decisioni importanti e ambiziose e quando i leader europei andranno al G8 a giugno potremo dire che l’Europa assume la leadership” e che gli altri “devono unirsi a noi nella lotta ai cambiamenti climatici”.

“Importante come Kyoto”. Cantano vittoria anche le associazioni ambientaliste. E’ la più importante decisione presa da due anni a questa parte, dopo la ratifica del Protocollo di Kyoto nel febbraio 2005″, ha commentato Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Con questa svolta storica l’Europa si mette al primo posto nella lotta al cambiamento climatico, dobbiamo essere davvero orgogliosi di questo”, ha aggiunto.
Il momento di passare ai fatti. Molto positivo pure il giudizio di Legambiente, che invita però il governo italiano “a passare dalle parole ai fatti”. “Non è infatti più ammissibile – afferma il presidente Roberto Della Seta – che alla posizione avanzata del nostro Paese nelle trattative internazionali sul clima non corrisponda un impegno concreto dell’esecutivo per favorire la produzione di energia pulita, attraverso nuovi meccanismi d’incentivazione delle fonti rinnovabili e la semplificazione delle procedure autorizzative”.
Visita il Sito dell’ UNIONE EUROPEA

8 MARZO E IL FUTURO PARTITO DEMOCRATICO

di Luca Lauro

A proposito di quote rosa e arancio, oggi il presidente Napolitano invita a riflettere sul ritardo con cui si realizza anche in politica la parità nelle opportunità tra i sessi, avvisando allo stesso tempo del bisogno che la politica ha di una maggiore rappresentanza femminile in Parlamento –

la settimana scorsa il segretario dei Ds fassino rilanciava il discorso delle quote rosa all’interno di una riflessione sulla prossima (lo speriamo quasi tutti) riforma di legge elettorale.

Prima ancora, l’importante riferimento alle quote rosa e giovani contenuto nel manifesto per il Partito Democratico (anche a seguito del lavoro di INNOVATORI EUROPEI).

Se questo è un percorso fatto di varie tappe, mi sento di dire, a titolo personale, che la strada è quella giusta.

Oggi il migliore augurio che mi sento di fare a tutte le donne italiane e in italia è che quella parte del manifesto programmatico si traduca presto, in atti giuridici concreti: sarebbe una fortuna per tutti.

Ma lo ammetto, le mie sono ancora principalmente speranze, saluti

NASCITA ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER IL PARTITO DEMOCRATICO

Vi giro una comunicazione dell’amico Paolo Di Battista circa la nascita dell’ Associazione Partito Democratico Nazionale.

Massimo

In questo momento di grave crisi politica, dove anche il progetto di Partito Democratico rischia di smarrirsi, non possiamo rimanere assenti o esitare ed attendere ancora. Da troppo tempo le APD locali si interrogano sul modo in cui esprimere a livello nazionale la voce e la proposta dei cittadini che vogliono contribuire alla costruzione di un Partito Democratico aperto e partecipato. Da luglio scorso un “Coordinamento provvisorio” dai confini incerti e senza regole chiare, tenta di far nascere un soggetto nazionale. Senza riuscirci, perché alcuni lo hanno in vari modi impedito, preferendo la rendita di posizioni locali, piuttosto che una dimensione nazionale autorevole e significativa per il movimento.

Per questo, dopo l’ennesimo infruttuoso incontro di Genova del 28 gennaio, un gruppo di persone, che hanno fondato e promosso le Associazioni per il Partito Democratico nelle loro realtà locali, ha preso l’iniziativa di far nascere l’Associazione Nazionale per il Partito Democratico. Si è immaginata un’ Associazione Nazionale alla quale possano aderire direttamente sia persone che associazioni. Che sia quindi la casa di tutti coloro che, dal basso, vogliono partecipare a questo progetto ed allo stesso tempo una struttura di servizio che metta in rete e dia voce a livello nazionale a tutte le associazioni che già operano localmente. Un’Associazione in cui tutti i soci hanno il diritto di voto, così come vogliamo il Partito Democratico, costituito sul principio “una testa, un voto” e non secondo quote precostituite, che garantiscono i gruppi già esistenti. E’ stato redatto uno statuto che mette in pratica questi principi ed è stato tempestivamente inviato a tutte le associazioni locali, convocate il 2 marzo a Roma per deliberare la nascita dell’Associazione Nazionale.

A Roma si è sviluppata una discussione tra i promotori dell’Associazione Nazionale e i fautori di una federazione tra le Associazioni Regionali, formalizzata in quella sede in una proposta di statuto distribuita durante l’incontro. Abbiamo visto ancora una volta in azione i tentativi di bloccare l’evoluzione nazionale del movimento, la gelosa difesa di feudi locali, la dichiarata volontà di una leadership nazionale debole.

Abbiamo così deciso di partire e di firmare senza ulteriori attese l’atto costitutivo dell’Associazione Nazionale per il Partito Democratico, che ha Gregorio Gitti come presidente fino alla prima assemblea dei soci. Inizia ora un cammino impegnativo e entusiasmante, che vogliamo fare assieme a tutti coloro che sono stati assieme a noi fino ad ora e a tanti altri che attendono un luogo in cui impegnarsi. La porta è aperta, su un piano di parità, a chiunque voglia unire le proprie forze.

Abbiamo molto da fare insieme. Rilanciare il progetto del Partito Democratico che nasca coinvolgendo i cittadini, sottratto alla presa esclusiva dei partiti; promuovere la discussione e l’approfondimento sul manifesto del Partito Democratico; appoggiare la campagna referendaria per la modifica del sistema elettorale; coinvolgere tutte le associazioni di cittadini che possono unirsi al lavoro per il Partito Democratico.

Gregorio Gitti (Lombardia)

Serse Soverini (Emilia Romagna)

Evelina Catizone (Calabria)

Renato Ruggiero – Antonio Sinesio (Sicilia)

Paola Caporossi – Claudio Vanni (Toscana)

Francesco Cuddemi (Abruzzo)

Flavia Baldassarri (Umbria)

Osvaldo Cammarota (Campania)

Giovanni Kessler (Trentino)

Vera Guelfi (Puglia)

Antonio Grassi (Basilicata)

Gianmario De Muro (Sardegna

Paolo Di Battista Claudio Marinali (Lazio)

Daniele Cortolezzis Giorgio Brandolin (Friuli – Venezia Giulia)

LA REPUBBLICA DI PALLARO

LA REPUBBLICA DI PALLARO!! ( e a pensare che in tanti, dall’Italia, lo hanno aiutato a farlo eleggere)

Finita la prima Repubblica, l’esito delle elezioni è deciso dagli incerti. Dagli indecisi. Quelli che pochi giorni prima e talora il giorno stesso delle elezioni non sanno ancora per chi – e a volte neppure “se” – voteranno. Sono molti. Elettori senza volto, perlopiù delusi. Ai margini della politica. Una zona grigia, nella quale i partiti e le coalizioni si addentrano, all’inseguimento degli incerti. Per conquistarli. Esagerando nelle promesse e nelle lusinghe. Così avviene, da mesi, anche al Senato, dove l’equilibrio è altamente instabile.

La caccia all’incerto: un esercizio critico. Quasi una lotta per la vita. O la sopravvivenza. Con una differenza sostanziale: qui non si tratta di elettori senza identità , “segmenti del mercato elettorale”, ma di persone con un volto, un nome, una biografia politica. A volte note a volte un po’ meno. Ma che diventano protagonisti, quando dichiarano la loro incertezza. I loro riferimenti di valore, gli interessi e i contesti che rappresentano diventano, all’improvviso, importantissimi. Moltiplicano la loro influenza sulle scelte degli attori politici. Di maggioranza e di opposizione. Così, il governo, nei giorni scorsi, per conquistare le fiducia del Senato, ha messo fra parentesi la legge sulle famiglie di fatto. E si è dimostrato disponibile a confrontarsi su una legge elettorale “alla tedesca”. Dunque, proporzionale. Per riconoscenza nei confronti di Follini; per rispetto verso Andreotti. Mentre il richiamo alla causa (e forse anche agli “effetti” del proprio voto, sul piano politico e personale) ha convinto Turigliatto e Rossi ad anteporre le ragioni di coalizione alla coscienza.

Resta Luigi Pallaro. Il più indeciso degli indecisi. Incerto fino all’ultimo minuto. Fino al momento del voto di ieri. Da oggi: il senatore più importante. Di tutti. Perchè ha deciso e può decidere ancora le sorti del governo, di questa legislatura e di questo bipolarismo sgangherato che incombe su di noi. E’ difficile per tutti, immaginiamo, inseguire Pallaro, i suoi desideri, le domande dei suoi elettori. Perchè è un italiano d’Argentina. E’ stato eletto e risiede in un altro continente, il Sud America.

I suoi elettori – sparsi e lontani – non lo pressano e non lo assediano. Neppure lo minacciano e lo schiaffeggiano, com’è capitato al signor Rossi. Sono più interessati alle (e preoccupati dalle) crisi che investono i paesi in cui vivono oggi, rispetto a quelle che agitano la terra inquieta dei loro padri e dei loro nonni. Ma Pallaro, più dei suoi elettori d’oltre-oceano, rappresenta noi. Lui, italiano all’estero: è l’emblema della nostra democrazia indecisa. Lo specchio deformante davanti al quale si soffermano, smarriti, gli elettori italiani residenti in Italia. Che in questo Paese, in questa Repubblica, si sentono tutti un po’ stranieri.

Visita il Sito di Innovatori Europei

UNA FASE NUOVE PER IL GOVERNO

Una Fase Nuova per il Governo Prodi

Con la Fiducia di ieri al Senato, il Governo Prodi potrebbe cominciare una nuova Fase.

Tranne altri brutti “scherzetti da adolescenti” nel Voto al Senato per il rifinanziamento della Missione in Afghanistan, ci sono le condizioni per continuare nell’opera di risanamento (Padoa Schioppa e Visco) e di riformismo che si era cominiciato a fare (con Bersani, Lanzillotta, Nicolais, Rutelli) e con una ottima Politica internazionale.

E’ ora anche arrivato il momento di riformare oltre al Sistema Previdenziale (dovrebbe avvenire entro Marzo) SOPRATTUTTO il SISTEMA DELLA GIUSTIZIA.

Non sto qui a raccontarvi le mie esperienze quotidiane che tutti condivideranno di una ROMA-CAPITALE che sta diventado sempre più CAPITALE della SPORCIZIA (per le Strade) e della ASSENZA di REGOLE (anche le più elementari) CONDIVISE..

In tutto ciò con Innovatori Europei, proveremo a dare un nostro contributo occupandoci, con incontri vari, dei Temi che ruotano attorno al concetto di INNOVAZIONE.

Buona giornata.

Massimo

L’ APPELLO DI NAPOLITANO PER L’UNIONE EUROPEA

L’appello di Napolitano rivolto a portare avanti l’integrazione europea

di Tommaso Visone – Società Aperta Giovani

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita ufficiale al Parlamento europeo, ha pronunciato, al centro dell’Aula di Strasburgo, un deciso discorso concernente la necessaria ripresa del processo d’integrazione europea mediante l’entrata in vigore del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004.

L’allocuzione presidenziale ha fatto perno su tre specifici temi: uno identitario, uno storico ed uno politico-programmatico.

Per ciò che riguarda il primo tra questi (quello identitario), si può constatare come il Presidente abbia più volte fatto riferimento al suo passato come parlamentare europeo ed al suo senso di appartenenza nei confronti di questa prestigiosa istituzione.

Lo stesso Presidente del Parlamento europeo ha introdotto il Capo di Stato italiano ricordando il suo ruolo da membro parlamentare attivo e rispettato ed il suo impegno come guida della Commissione Affari Costituzionali del parlamento stesso.

Allo stesso tempo, facendo perno su questa comune esperienza con i parlamentari presenti, Napolitano ha colto l’occasione per ricordare all’assemblea che quel che unisce noi tutti è appunto il senso dell’appartenenza all’Europa come patrimonio comune di valori e di idee, di tradizioni e di speranze, e come progetto di costruzione di un nuovo soggetto politico e istituzionale che possa far fronte alle sfide dell’epoca in cui viviamo e del prevedibile futuro.
L’accento, nel proseguire del discorso, è stato posto sul compito propulsivo del Parlamento europeo in quanto tale che ha il fine di rafforzare l’europa unita, collegando ad esso ed alla sua missione futura l’apporto dell’europeismo italiano, con un esplicito richiamo alle figure di De Gasperi e Spinelli, artefici in modo differente di quel precipuo anelito italiano all’ideale europeista.

L’uso volontario da parte di Napolitano della tematica identitaria ha un significato preciso, in quanto il Presidente sottolinea con essa l’esistenza dell’idea d’Europa nell’evolversi stesso della vita politica delle comunità nazionali europee che, grazie alle scelte di una serie di personaggi ed istituzioni tra cui egli stesso, ha reso impossibile parlare di un futuro politico nel continente senza comprendere in esso la scelta, ormai fattasi costituente/costitutiva (quindi identitaria), per l’Europa Unita.

Passando alla seconda tematica caratterizzante l’intervento si nota che il come ed il perchè delle passate scelte identitarie è stato delineato da Napolitano mediante un’approccio storico, ovvero secondo una chiarificatrice esposizione diacronica del cammino delle istituzioni europee e delle istanze da sempre legate a questo divenire.

Infatti il Presidente ha detto che in effetti, già  a partire dal grande fatto nuovo dell’elezione, nel 1979, del Parlamento europeo a suffragio universale, la strada della parlamentarizzazione e della costituzionalizzazione dell’Unione era apparsa una prospettiva obbligata, al fine di rafforzare le basi democratiche del processo d’integrazione, di garantire i diritti e le possibilità  di partecipazione dei cittadini. In quel senso si mosse il Parlamento europeo approvando il 14 febbraio 1984 e precisamente 23 anni fa il Progetto di Trattato che istituiva l’Unione europea.

Quel Progetto elaborato e discusso per impulso di Altiero Spinelli purtroppo non divenne Trattato; e nonostante il lungo e non infecondo cammino successivo, spesso ispirato alle proposte dello stesso progetto Spinelli, rimasero aperte molte questioni, e ne sorsero di nuove.

Continuando secondo questa identificazione storica delle problematiche ha aggiunto, alludendo al cammino percorso negli ultimi anni : così, quando al momento della firma del deludente Trattato di Nizza, i governi convennero sulla necessità di affrontare i grandi temi dell’avvenire dell’Europa e di aprire un vero e proprio processo costituente, il Parlamento si impegnò fino in fondo a dare il suo contributo, collaborando alla ricerca di soluzioni soddisfacenti di fronte agli interrogativi indicati nella Dichiarazione di Laeken del dicembre 2001.

Ovvero, seguendo la lucida argomentazione di Napolitano, risulta evidente come il motivo fondamentale per il quale si è giunti all’elaborazione del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa è da ricercarsi nelle stesse, oggi improcrastinabili, esigenze politiche che i paesi dell’Unione coltivavano da tempo ed alle quali non era stato possibile dare una risposta condivisa prima del compromesso raggiunto con il Trattato firmato nel 2004.

Infatti quest’ultimo fu un testo lungamente meditato e discusso. Il risultato fu certamente un compromesso, ma non di basso livello: si trovò un terreno d’incontro tra punti di vista diversi, ciascuna parte anche il Parlamento europeo sacrificò in qualche misura le sue richieste e proposte, pur di giungere a un’intesa che facesse comunque avanzare la causa dell’unità  e dell’integrazione europea.

Il compromesso del Trattato viene dunque posto al centro del discorso stesso di Napolitano come importante esito di un processo storico volto ad affermare l’inequivocabile bisogno politico di un’Europa Unita. Da questo delicato e fondamentale accordo del 2004 prende il via l’idea politica affermata dal Presidente.

Quest’ultima (che sarebbe la terza tematica del discorso) risulta chiara e decisa nelle seguenti parole: se nel complesso il Trattato costituzionale ha costituito un felice punto d’incontro, va ricordato che in un buon compromesso si tengono insieme sia l’accoglimento di certi punti di vista sia la rinuncia ad altri. Non lo si dimentichi nel momento in cui si parla di rimettere le mani sul testo del 2004 : nessuno può pensare di spostare a vantaggio delle proprie tesi l’equilibrio del compromesso raggiunto.

Aprire un nuovo negoziato può significare aprire un vaso di Pandora, correre il rischio di ripartire da zero, avviare un confronto dai risultati e dai tempi imprevedibili. Diciotto dei ventisette Stati membri hanno ratificato il Trattato, in rappresentanza di 275 milioni di cittadini europei : essi meritano rispetto per aver mantenuto l’impegno sottoscritto a Roma.

Si dispiega conseguentemente, nel discorso del Capo di stato italiano, un precisa volontà politica: non è in alcun modo nè consigliabile, nè possibile, la modifica del testo del 2004 che, viste le ratifiche ottenute, dovrà  andare avanti, nell’interesse dell’Unione stessa. Il vero risultato da perseguire da parte dell’Europa sarà dunque, secondo questo spirito, l’entrata in vigore del testo in questione entro il 2009.

Per fare questo si dovrà , sempre secondo Napolitano, tenere conto delle ragioni che hanno spinto alcuni cittadini a rifiutare il trattato attraverso lo strumento referendario e ottenere il contributo di quell’amica Francia che potrebbe dare un apporto decisivo per il superamento dell’attuale impasse europea.

Non è infatti più possibile per Napolitano attendere, rimanendo con l’attuale quadro istituzionale, in quanto è decisivo per l’Unione dotarsi di istituzioni più forti delle resistenze opposte da quegli Stati membri che restano più chiusi nella difesa di anacronistiche prerogative e di velleitarie presunzioni nazionali.

Il senso della proposta è tutto racchiuso nel monito finale che il presidente espone con forte intensità : Il mio vuol essere, partendo da ciò, un appello al senso di responsabilità e alla volontà politica di tutti coloro che hanno ruoli di guida nei nostri paesi. Nessuno ignora la portata delle nuove minacce, sfide ed opportunità  che sono dinanzi a noi.

L’Europa potrà incidere sulle relazioni internazionali e sullo sviluppo globale, potrà  ritrovare slancio e dinamismo e potrà  contare nel mondo, solo se rafforzerà  la propria coesione e unità , dotandosi rapidamente “ come Unione “ delle istituzioni e delle risorse necessarie.

L’alternativa , dovremmo saperlo, è un drammatico declino del ruolo di tutti ( si rammenta la forza con la quale il presidente ha pronunciato questo tutti) i nostri paesi, del ruolo storico del nostro continente.
Lasciatemi ripetere le parole con cui Jean Monnet concluse le sue memorie nel 1976: Non possiamo fermarci quando attorno a noi il mondo intero è in movimento. Trent’anni dopo, quelle parole sono ancora più vere, suonano come un assillo a cui non si può più sfuggire.

Riassumendo, il principio del discorso presidenziale esposto attraverso queste tre strade, per come qui lo si è colto, risulta il seguente: visto che l’Europa non scende dal cielo, sarà  necessario un rinnovato impegno politico affinchè i suoi cittadini e le sue forze politiche, attraverso lo strumento del Trattato del 2004, si spendano ancora una volta, nel solco della grande tradizione europeista, per imboccare l’unica possibile via per il futuro, la via dell’Unità .
Lo stesso principio che, non a caso, si incontra in un vecchio motto: La via da percorrere non è facile nè sicura. Ma deve essere percorsa e lo sarà !(A.Spinelli).

I DICO

di Edgardo Canuto

Care Amiche, Cari Amici,
per chi non ha ancora avuto tempo di approfondire, invio il testo del Disegno di Legge approvato dal Governo relativo ai DICO – Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità (09 febbraio 2007).
Infatti, al di là delle sintesi giornalistiche, credo sia indispensabile – per fare le proprie valutazioni – leggerselo.
Tra l’altro il testo è snello e veloce. Quanta ipocrisia su questo argomento !!
Non è paradossale sentir parlare di “matrimonio di serie B” e sentire lezioni di morale cattolica e cristiana da persone che nella loro vita privata hanno fatto scelte contrarie appunto alla morale che invocano e che purtroppo vivono situazioni famigliari a volte imbarazzanti?
Nel privato ognuno faccia ciò che vuole (e che può) ma nel pubblico abbia almeno il buon gusto di essere coerente ….. e soprattutto abbia rispetto del privato e delle scelte altrui!!
Lo Stato (la Repubblica – come dice l’art. 3 della costituzione), ha il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Credo che riconoscere il diritto alla convivenza con i conseguenti diritti/doveri relativi all’ assistenza e solidarietà materiale e morale sia importante ed attuale.
Credo che tra i diritti inviolabili dell’individuo ci sia quello di decidere con chi passare la propria vita od una parte di essa, nella condivisione e scambio di affetto, amore ed attenzioni, ottenendo assistenza, garanzia e tutela dei propri diritti.
Sarebbe un bel segnale se la Politica Italiana riuscisse a dare dignità a scelte private di tanti cittadini.
Magari in tanti inizierebbero di nuovo a credere nella Politica, nella sua capacità di tutelare la democrazia, la libertà, i diritti ed i doveri, insomma il bene comune.
Speriamo bene .

Un saluto,
EDI CANUTO
Costituzione della Repubblica Italiana.
(estratto degli articoli 2 e 3)
Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

DICO – Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi.

Art. 1 (Ambito e modalità di applicazione)
1. Due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta entro il secondo grado, affinità in linea retta entro il secondo grado, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti, dei doveri e delle facoltà stabiliti dalla presente legge.
2. La convivenza di cui al comma 1 è provata dalle risultanze anagrafiche in conformità agli articoli 4, 13 comma 1 lettera b), 21 e 33 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, secondo le modalità stabilite nel medesimo decreto per l’iscrizione, il mutamento o la cancellazione. E’ fatta salva la prova contraria sulla sussistenza degli elementi di cui al comma 1 e delle cause di esclusione di cui all’articolo 2. Chiunque ne abbia interesse può fornire la prova che la convivenza è iniziata successivamente o è terminata in data diversa rispetto alle risultanze anagrafiche.
3. Relativamente alla convivenza di cui al comma 1, qualora la dichiarazione all’ufficio di anagrafe di cui all’articolo 13, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, non sia resa contestualmente da entrambi i conviventi, il convivente che l’ha resa ha l’onere di darne comunicazione mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento all’altro convivente; la mancata comunicazione preclude la possibilità di utilizzare le risultanze anagrafiche a fini probatori ai sensi della presente legge.
4. L’esercizio dei diritti e delle facoltà previsti dalla presente legge presuppone l’attualità della convivenza.
5. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche all’anagrafe degli italiani residenti all’estero.
6. Ai fini della presente legge i soggetti di cui al comma 1 sono definiti “conviventi”.

Art. 2 (Esclusioni)
1. Le disposizioni della presente legge non si applicano alle persone: a) delle quali l’una sia stata condannata per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell’altra o sulla persona con la quale l’altra conviveva ai sensi dell’articolo 1, comma 1, ovvero sulla base di analoga disciplina prevista da altri ordinamenti; b) delle quali l’una sia stata rinviata a giudizio, ovvero sottoposta a misura cautelare, per i reati di cui alla lettera a); c) legate da rapporti contrattuali, anche lavorativi, che comportino necessariamente l’abitare in comune.

Art. 3 ( Sanzioni )
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di beneficiare delle disposizioni della presente legge, chiede l’iscrizione anagrafica in assenza di coabitazione ovvero dichiara falsamente di essere convivente ai sensi della presente legge, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 3000 a euro 10000.
2. La falsa dichiarazione di cui al comma 1 produce la nullità degli atti conseguenti; i pagamenti eseguiti sono ripetibili ai sensi dell’articolo 2033 del codice civile.

Art. 4 (Assistenza per malattia o ricovero)
1. Le strutture ospedaliere e di assistenza pubbliche e private disciplinano le modalità di esercizio del diritto di accesso del convivente per fini di visita e di assistenza nel caso di malattia o ricovero dell’altro convivente.

Art. 5 ( Decisioni in materia di salute e per il caso di morte)
1.Ciascun convivente può designare l’altro quale suo rappresentante: a) in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e volere, al fine di concorrere alle decisioni in materia di salute, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti; b) in caso di morte, per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti.
2. La designazione è effettuata mediante atto scritto e autografo; in caso di impossibilità a redigerlo, viene formato un processo verbale alla presenza di tre testimoni, che lo sottoscrivono.

Art. 6 (Permesso di soggiorno)
1. Il cittadino straniero extracomunitario o apolide, convivente con un cittadino italiano e comunitario, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, può chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno per convivenza.
2. Il cittadino dell’Unione europea, convivente con un cittadino italiano, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, ha diritto all’iscrizione anagrafica di cui all’articolo 9 del decreto legislativo di attuazione della direttiva 2004/38/CE.

Art. 7 ( Assegnazione di alloggi di edilizia pubblica )
1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano tengono conto della convivenza di cui all’articolo 1 ai fini dell’assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica.

Art. 8 ( Successione nel contratto di locazione )
1. In caso di morte di uno dei conviventi che sia conduttore nel contratto di locazione della comune abitazione, l’altro convivente può succedergli nel contratto, purché la convivenza perduri da almeno tre anni ovvero vi siano figli comuni.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche nel caso di cessazione della convivenza nei confronti del convivente che intenda subentrare nel rapporto di locazione.

Art. 9 ( Agevolazioni e tutele in materie di lavoro )
1. La legge e i contratti collettivi disciplinano i trasferimenti e le assegnazioni di sede dei conviventi dipendenti pubblici e privati al fine di agevolare il mantenimento della comune residenza, prevedendo tra i requisiti per l’accesso al beneficio una durata almeno triennale della convivenza.
2. Il convivente che abbia prestato attività lavorativa continuativa nell’impresa di cui sia titolare l’altro convivente può chiedere, salvo che l’attività medesima si basi su di un diverso rapporto, il riconoscimento della partecipazione agli utili dell’impresa, in proporzione dell’apporto fornito.

Art. 10 ( Trattamenti previdenziali e pensionistici )
1. In sede di riordino della normativa previdenziale e pensionistica, la legge disciplina i trattamenti da attribuire al convivente, stabilendo un requisito di durata minima della convivenza, commisurando le prestazioni alla durata della medesima e tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali del convivente superstite.

Art. 11 ( Diritti successori )
1. Trascorsi nove anni dall’inizio della convivenza, il convivente concorre alla successione legittima dell’altro convivente, secondo le disposizioni dei commi 2 e 3.
2. Il convivente ha diritto a un terzo dell’eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un quarto se concorrono due o più figli. In caso di concorso con ascendenti legittimi o con fratelli e sorelle anche se unilaterali, ovvero con gli uni e con gli altri, al convivente è devoluta la metà dell’eredità.
3. In mancanza di figli, di ascendenti, di fratelli o sorelle, al convivente si devolvono i due terzi dell’eredità, e, in assenza di altri parenti entro il secondo grado in linea collaterale, l’intera eredità.
4. Al convivente, trascorsi almeno nove anni dall’inizio della convivenza, e fatti salvi i diritti dei legittimari, spettano i diritti di abitazione nella casa adibita a residenza della convivenza e di uso sui mobili che la corredano, se di proprietà del defunto o comuni. Tali diritti gravano sulla quota spettante al convivente.
5. Quando i beni ereditari di un convivente vengono devoluti, per testamento o per legge, all’altro convivente, l’aliquota sul valore complessivo netto dei beni prevista dall’articolo 2, comma 48, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, è stabilita nella misura del cinque per cento sul valore complessivo netto eccedente i 100.000 euro.

Art. 12 ( Obbligo alimentare )
1. Nell’ipotesi in cui uno dei conviventi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento, l’altro convivente è tenuto a prestare gli alimenti oltre la cessazione della convivenza, purché perdurante da almeno tre anni, con precedenza sugli altri obbligati, per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza. L’obbligo di prestare gli alimenti cessa qualora l’avente diritto contragga matrimonio o inizi una nuova convivenza ai sensi dell’articolo 1.

Art. 13 (Disposizioni transitorie e finali )
1. I conviventi sono titolari dei diritti e degli obblighi previsti da altre disposizioni vigenti per le situazioni di convivenza, salvi in ogni caso i presupposti e le modalità dalle stesse previste.
2. Entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, può essere fornita la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella delle certificazioni di cui all’articolo 1, comma 2. La disposizione di cui al presente comma non ha effetti relativamente ai diritti di cui all’articolo 10 della presente legge.
3. Il termine di cui al comma 2 viene computato escludendo i periodi in cui per uno o per entrambi i conviventi sussistevano i legami di cui all’articolo 1, comma 1, e le cause di esclusione di cui all’articolo 2.
4. In caso di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio può essere fornita, entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza, da parte di ciascuno dei conviventi o, in caso di morte intervenuta di un convivente, da parte del superstite, la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella della iscrizione di cui all’articolo 1, comma 2, comunque successiva al triennio di separazione calcolato a far tempo dall’avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale.
5. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalle disposizioni vigenti a favore dell’ex coniuge cessano quando questi risulti convivente ai sensi della presente legge.
6. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalla presente legge cessano qualora uno dei conviventi contragga matrimonio.

Art. 14 (Copertura finanziaria)
1. All’onere derivante dall’articolo 11, pari ad euro 4 milioni e 600 mila per l’anno 2008 ed euro 5 milioni a decorrere dall’anno 2009 si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 20, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, iscritta all’U.P.B. dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2007. Il Ministro dell’economia e delle finanze e’ autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

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