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LA REPUBBLICA DI PALLARO

LA REPUBBLICA DI PALLARO!! ( e a pensare che in tanti, dall’Italia, lo hanno aiutato a farlo eleggere)

Finita la prima Repubblica, l’esito delle elezioni è deciso dagli incerti. Dagli indecisi. Quelli che pochi giorni prima e talora il giorno stesso delle elezioni non sanno ancora per chi – e a volte neppure “se” – voteranno. Sono molti. Elettori senza volto, perlopiù delusi. Ai margini della politica. Una zona grigia, nella quale i partiti e le coalizioni si addentrano, all’inseguimento degli incerti. Per conquistarli. Esagerando nelle promesse e nelle lusinghe. Così avviene, da mesi, anche al Senato, dove l’equilibrio è altamente instabile.

La caccia all’incerto: un esercizio critico. Quasi una lotta per la vita. O la sopravvivenza. Con una differenza sostanziale: qui non si tratta di elettori senza identità , “segmenti del mercato elettorale”, ma di persone con un volto, un nome, una biografia politica. A volte note a volte un po’ meno. Ma che diventano protagonisti, quando dichiarano la loro incertezza. I loro riferimenti di valore, gli interessi e i contesti che rappresentano diventano, all’improvviso, importantissimi. Moltiplicano la loro influenza sulle scelte degli attori politici. Di maggioranza e di opposizione. Così, il governo, nei giorni scorsi, per conquistare le fiducia del Senato, ha messo fra parentesi la legge sulle famiglie di fatto. E si è dimostrato disponibile a confrontarsi su una legge elettorale “alla tedesca”. Dunque, proporzionale. Per riconoscenza nei confronti di Follini; per rispetto verso Andreotti. Mentre il richiamo alla causa (e forse anche agli “effetti” del proprio voto, sul piano politico e personale) ha convinto Turigliatto e Rossi ad anteporre le ragioni di coalizione alla coscienza.

Resta Luigi Pallaro. Il più indeciso degli indecisi. Incerto fino all’ultimo minuto. Fino al momento del voto di ieri. Da oggi: il senatore più importante. Di tutti. Perchè ha deciso e può decidere ancora le sorti del governo, di questa legislatura e di questo bipolarismo sgangherato che incombe su di noi. E’ difficile per tutti, immaginiamo, inseguire Pallaro, i suoi desideri, le domande dei suoi elettori. Perchè è un italiano d’Argentina. E’ stato eletto e risiede in un altro continente, il Sud America.

I suoi elettori – sparsi e lontani – non lo pressano e non lo assediano. Neppure lo minacciano e lo schiaffeggiano, com’è capitato al signor Rossi. Sono più interessati alle (e preoccupati dalle) crisi che investono i paesi in cui vivono oggi, rispetto a quelle che agitano la terra inquieta dei loro padri e dei loro nonni. Ma Pallaro, più dei suoi elettori d’oltre-oceano, rappresenta noi. Lui, italiano all’estero: è l’emblema della nostra democrazia indecisa. Lo specchio deformante davanti al quale si soffermano, smarriti, gli elettori italiani residenti in Italia. Che in questo Paese, in questa Repubblica, si sentono tutti un po’ stranieri.

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