Significativamente Oltre

Primarie

Bersani faccia “en plein”: un ticket con Matteo

 
Oggi è stata una bellissima domenica. Finalmente si torna a respirare in Italia.
 
Questa vittoria netta di Pierluigi Bersani è la vittoria di tutto il centrosinistra e della maggioranza degli italiani che da tempo chiedono un governo a guida PD, progressista ed europeista.
 
Forse manca un passaggio, per fare “en plein” stasera: proporre a Matteo Renzi un ticket di governo.
 
Matteo, al netto di una comunicazione politica a tratti davvero brutta, merita di essere coinvolto, perché testimonia l’energia e la voglia di cambiamento di una intera generazione, che è poi la mia, quella dei trentenni.
 
Un ticket Bersani – Renzi darebbe un messaggio enorme all’Italia. Quello di un PD “unito nella diversità”.
 
Questo il mio auspicio, anche se so bene che sarà di difficile attuazione, per motivi che sono anche sostanziali.
 
Ad ogni modo, viva il Partito Democratico.
 
Da domani, si riparte.

Matteo Renzi, da rottamatore a rottamato?

di Massimo Preziuso (su L’Unità)

Aldilà delle promesse, Matteo Renzi alla fine non ha convogliato – in maniera sostanziale – nuovo elettorato nel PD e nel centrosinistra in queste primarie, e soprattutto non lo farebbe alle prossime politiche.

Bastano alcuni dati e fatti per capirlo.

– i 3,1 milioni di elettori alle primarie del centrosinistra evidenziano che l’elettorato è rimasto più o meno quello del 2007.

– i sondaggi che danno in queste ore una ipotetica, e non auspicata, Lista Matteo Renzi intorno al 4% raccontano di un leader, ad oggi, più mediatico che reale.

– Il sito web domenicavoto.it che, nonostante il mail-bombing e la massiccia pubblicità rottamatrice, porta a circa 100,000 richieste-email di registrazioni , denuncia la poca forza attrattiva del candidato toscano.

– La necessità, protratta fino a poche dal secondo turno, di richiamare al voto tutti gli Italiani, con modalità che vanno al di fuori di regole precedentemente concordate, narra di una presa di Matteo sul nuovo elettorato, che è più emozionale che reale.

Una campagna elettorale impostata sul “noi” e “loro”- sinusoidale nel rapporto del rottamatore con il centrosinistra e il concorrente vincitore del primo turno, Pierluigi Bersani – indica la volontà ferrea di creare qualcosa di nuovo nel panorama politico italiano, senza riuscirci.

Manca una linea politica chiara, e questo fatto trasmette agli italiani l’idea che la “rottamazione” renziana sia più una necessità mediatica che un racconto realistico.

Il team della comunicazione di Renzi, molto più del candidato, denuncia una cultura politica, infarcita di slogan ma carente di sostanza politica, che rischia di fare male al Partito Democratico, ma soprattutto al rottamatore.

E, alla fine di questo gran chiasso mediatico, Matteo Renzi rischia di essere dimenticato, perché la rottamazione da lui proposta è risultata scomposta e disordinata.

Un consiglio: che il rottamatore si allontani da subito dal corto circuito informativo che lo sta fagocitando, o da lunedì rischia di trasformarsi in rottamato.

 

Tanti voti, alla Berlusconi, però!

di Carloalberto Sartor

Il berlusconismo rappresenta un pericolo per la democrazia. E’ “sgradito” ed “inadatto”, indipendentemente dall’area politica di appartenenza del personaggio che lo esercita (e degli elettori che in buona o in cattiva fede lo sostengono). Senza “se” e senza “ma”.

Non si può parlare male del berlusconismo solo quando questo è esercitato da chi appartiene ad una certa area politica ed ha la faccia di Berlusconi. Come abbiamo visto, ormai, si può essere berlusconiani anche a sinistra e ciò non è un bene.

Essere contro il berlusconismo non è essere contro Berlusconi, ma essere contro un modello di proposta, di metodo, di atteggiamento verso la collettività.

Renzi è berlusconiano, senza per questo volerlo demonizzare. E senza dirlo per sponsorizzare un Bersani che ha tutto il mio apprezzamento, ma che non è il mio ideale di politico.

Ma sicuramente Bersani è di parecchie lunghezze più in alto di Renzi, sia nella forma che nella sostanza, prima di tutto nel porsi con chiarezza e semplicità nei confronti degli elettori, senza lustrini e senza fuochi artificiali. Una comunicazione onesta. Che poi sia discutibile nel merito di alcuni elementi politici, quello è un altro discorso. 
Ma in questo frangente, Bersani a livello comunicativo “buca lo schermo” e “buca l’elettorato” più di chiunque altro sulla scena politica.

Mi è piaciuto e gli farei i complimenti di persona, se potessi. Ripeto, non per il merito ma per la capacità di essere politico, prima di tutto, nel comunicare con rispetto e correttezza verso chi ascolta.

 
Con un po’ di immodestia, mi sento di esprimere qualcosa che penso sia il pensiero di molti.

C’è uno strappo in corso tra Renzi ed il resto del Partito Democratico. Quindi c’è anche uno strappo tra due gruppi (consistenti) di elettori del PD.

Se non si compone questo “strappo” si potrebbe ipotizzare una “scissione” (interna o palese) tra chi crede nel “format Bersani” (sicuramente “vecchio stampo” ma “rock-solid“) e chi crede nel successo e nel cambiamento adombrato da Renzi, che fa incetta di voti con il metodo “Berlusconi”, un po’ ardito e in cui l’elettore non può “leggere le clausole in piccolo”…
 
Dal punto di vista mediatico, l’affaire della pubblicità “galeotta” e le conseguenti accuse di “irregolarità” hanno evidenziato una netta frattura interna al PD, non di correnti ma di valori e di significato della politica che i due candidati stanno mettendo in campo, nel bene o nel male. Frattura che, senza volercene rendere conto, era già presente da tempo.
Se Renzi avesse avuto una piccola percentuale di voti (alla “Movimento 5 stelle” dei primi tempi, per intenderci) la cosa non sarebbe poi così preoccupante. Così, invece, esiste un problema, elettorale ma anche sostanziale.

Nel mio piccolo vedo il sostenitore di Renzi decisamente imbestialito per la reazione del Comitato per le primarie allo stile stile “simil-berlusconiano”: qualcosa di più di un mal di pancia.

Questo “scontro” era previsto e voluto ed i relativi danni in termini di frattura erano previsti, ed anche auspicati, in un momento tra l’altro in cui il PD ha fatto vedere i denti e le unghie in termini di consenso, facendo evidentemente paura a più di qualcuno.

 
Forse Renzi non si è reso conto di essere più manovrato che manovratore. E rischia di essere più rottamato che rottamatore.
 

Scusi, dov’è il bagno?

Di Salvatore Viglia

Rinnovare la classe dirigente è una impellenza e per questo necessaria.

Ma non può proporsi all’improvviso sostituendo tutti i veterani in un colpo solo. Sarebbe da incoscienti oltre che da masochisti.

Certo che, occupare un dicastero da parte di chi non ha esperienze in questo senso neanche “adiacenti”, rappresentare un governo dalla poltrona della presidenza del consiglio da un momento all’altro, significherebbe cominciare da Adamo ed Eva a partire dalla conoscenza logistica dei servizi igienici.

Se una colpa è da imputare al PD è la disattenzione passata per la formazione in previsione di un ricambio generazionale ai vertici delle istituzioni. Una panchina avara di ricambi perché la scuola stessa non è stata mai istituita in tal senso.

Scuola soppiantata da un concetto di militanza sorpassato e superato dallo stesso Bersani perché dichiara che si rivolgerà ai cittadini comuni ed alle liste civiche quando si tratterà di stilare la squadra dei candidati.

Quindi Pier Luigi rappresenta il giusto passaggio da una storia all’altra senza azzardi. Saprà, anzi, dovrà rendersi interprete dei progressi in atto nel paese e tra i cittadini, nel modo di comunicare, di protestare e proporre.

Prendendo per oro colato le sue promesse, egli rappresenta la giusta sintesi che traghetterà l’esperienza nel rinnovamento approntando ogni precauzione possibile per evitare scosse e danni ulteriori.

Ciò che Matteo Renzi ignora

di Salvatore Viglia (pubblicato su L’Unità)

L’immagine comunicativa in manica di camicia stile  Mormone della domenica piuttosto che look Obama da convention non può né riesce a colmare un vuoto sostanziale che  lo separa da Bersani.

Non tanto nei contenuti, ma nella disinvoltura con la  quale non considera i “conti” da fare nella formazione di una futura maggioranza  di governo sta la mancanza.

Il suo vulnus è tutto qua se non si considera la  critica a volte acerrima, lesionista  di cui egli si fa paladino contro il “papà” Bersani come se parlasse ad un ministro del cavaliere.

E’ stato finanche  troppo facile citare l’imbarazzo Casini perché Matteo prescinde troppo facilmente dal considerare situazioni nazionali politiche contingenti. 

Altrettanto semplicistico è sembrato l’atteggiamento di poca analisi con la crisi globale che pospone irrimediabilmente le motivazioni ideologiche agli  aggiustamenti urgenti del dissesto economico europeo.

Pur chiamato Matteo da  Bersani, ha continuato a denominare, nel discorrere diretto, “segretario” Pier  Luigi.

Anche questa questione non di poco conto dal momento che è un aspetto  sottovalutato dal punto di vista dell’impatto mediatico.

Significa molto non  alla stregua della cravatta nera su sfondo bianco, ma significativa di una  impostazione partitica vecchia, antiquata, che contrasta con il nuovo e che è sintomatica di una formazione della quale egli non si è spogliato ancora  nonostante l’assillo della rottamazione che  auspica.

Il Comitato Bersani presenta esposto al Collegio dei Garanti

Il Comitato Bersani presenta esposto al Collegio dei Garanti 
delle primarie per violazione del Codice di comportamento 
dei candidati da parte di Matteo Renzi

 

“Abbiamo deciso di presentare al Collegio dei Garanti delle primarie un esposto sulle violazioni del Codice di comportamento dei candidati da parte di Matteo Renzi, codice liberamente sottoscritto contestualmente alla presentazione della propria candidatura.
Stamani sono apparse su grandi quotidiani nazionali inserzioni a pagamento, volte a creare una pressione impropria, contenenti informazioni errate e in contrasto con il regolamento sul ballottaggio di domenica prossima, che invitano a iscriversi tramite il sito “domenicavoto.it“. Il sito risulta registrato dalla Fondazione Big Bang di Matteo Renzi. È palese e evidente la violazione del regolamento e soprattutto delle norme che vietano la pubblicità a pagamento finanziate dai candidati e quelle che regolano il limite delle spese e la loro trasparenza.
Tradire il Codice di comportamento e il rispetto delle regole è un fatto gravissimo. Per questo chiediamo un intervento immediato dei Garanti.
Inoltre ci chiediamo dove può portare un simile atteggiamento, compreso il tentativo di forzare e stravolgere le regole del voto, da qui al ballottaggio di domenica. È sempre più evidente il rischio di sporcare un grande evento di partecipazione democratica consapevole, come sono le primarie e come sono  state il 25 di novembre”.

Lo dichiara Paolo Fontanelli, rappresentante di Bersani nel coordinamento nazionale primarie. 

Nonostante i media, Bersani è il (candidato) premier del centrosinistra

di Massimo Preziuso (su L’Unità)

Con il secondo dibattito televisivo di ieri sera, la partita per le primarie è definitivamente conclusa.

Bersani e Renzi, distanti nell’analisi dei problemi e soprattutto nelle ricette per affrontarli, si sono ritrovati nel rispetto individuale, dopo aver rischiato nei giorni scorsi di rompere definitivamente, a causa di un tifo, per nulla velato,proveniente da gran parte della stampa e delle trasmissioni televisive, per il giovane “rottamatore” e soprattutto per un “big bang” nel centrosinistra.

E’ questo infatti il dato che più di tutti emerge, soprattutto dalle ultime due settimane, in una campagna elettorale che francamente non ha detto nulla di nuovo.

Uno “strano” endorsement “renziano” da parte di molte trasmissioni televisive e di larga parte della stampa nazionale, in quello che sembra un ultimo tentativo di rafforzare la decantata ipotesi di prosecuzione del governo Monti, oltre la scadenza naturale del 2013.

Per verificare questa tesi, basta andare a leggere le prime pagine dei giornali di oggi e vedere che per tutti gli editori nazionali Renzi “avrebbe” battuto Bersani nel dibattito di ieri. Cosa che francamente è fuori dalla realtà.

Questo fa riflettere su chi fosse il “rinnovatore” del centrosinistra e soprattutto su quali siano i “portatori di interessi” dei due candidati premier del centro sinistra.

Attorno a Bersani si ritrova la gran parte della cittadinanza italiana di centrosinistra, che vede nel segretario l’affidabilità e la competenza necessarie per uscire da un incubo durato ormai cinque anni, che si chiama crisi, economica e sociale, ancora prima che politica. Vicino a Renzi si colloca invece quella serie di interessi (forti), oggi minacciati da un ritorno alla normalità “bersaniana”, che si manifestano da sempre, in Italia, tramite la stampa e la televisione nazionali, ed oggi attorno al governo dei tecnici.

Detto ciò, a marzo 2013 Pierluigi Bersani rappresenterà il centrosinistra, da tempo maggioranza nel Paese, contro le ipotesi masochiste di tipo tecnico o di grandi coalizioni, alle elezioni politiche nazionali.

Ci piacerebbe che Bersani parlasse di responsabilità oggettiva dei partiti

di Salvatore Viglia

Se Bersani si rendesse promotore di una proposta di legge che introducesse la responsabilità oggettiva dei partiti per i latrocini e le ruberie dovute ai propri deputati ed iscritti, farebbe un passo che neanche i più avanguardisti hanno pensato di fare.

Se i segretari garantissero la gestione del denaro pubblico rendendo conto con la trasparenza più assoluta delle gestioni ma soprattutto garantendo per legge il risarcimento per i derubati con le loro casse o addirittura con le proprie tasche, darebbe un segnale fortissimo.

Se si ragionasse in questi termini si troverebbe la legittimazione allo stesso scopo vero del finanziamento pubblico pur sempre nei limiti di una revisione comprensibile dei quantum.

In questo modo, auto diffidandosi, dimostrerebbe una posizione responsabile assumendo il rischio pesantissimo del fardello di un pericolo sempre incombente.

Primarie e Matteo Renzi? Io, del PD, dico che deve essere rottamato il rottamatore

di Arnaldo De Porti

Io non sarò proprio un’aquila quanto ad intelligenza ma, di certo ho buona memoria. A questo riguardo vorrei ricordare appunto due-tre cose sulle quali non ci piove.

La prima.  Cosa è andato a fare il rottamatore a Villa Arcore alcuni mesi fa, prima delle primarie. Forse è andato lì per congratularsi con l’arcoriano per il bene (si fa per dire)  che quest’ultimo ha creato in Italia durante il suo governo, atteso che non credo proprio sia andato lì per incontrare qualche “olgetina”, cosa che forse gli avrebbe reso più risonanza popolare e quindi anche più propaganda elettorale.

La seconda. Mi risulta che Renzi abbia scritto a mio genero, ex Presidente del Consiglio Comunale di Venezia,  allora Pdl ed ora Lista civica sempre di centro-destra, per dirgli che avrebbe gradito il suo voto (cose tutte che appaiono sulla stampa italiana di ieri a partire dal Corriere della sera).

Ometto di parlare delle visite ai paradisi fiscali sempre da parte di Renzi.

Alla luce di questi due-tre semplici fatti, il rottamatore può sperare nella mia fiducia ed in  quella degli altri come me, oppure va bandito dalla scena politica perché gioca sporco ? Magari confidando sulla ingenuità politica del popolo italiano ?

Perché preferire Bersani

di Salvatore Viglia

Non è la resa dei conti.

Ed è vero quanto lamenta Pier Luigi quando dice che Renzi parla di “noi” quando parla di sé e di “loro” quando parla di Bersani. E’ una gaffe non facilmente sopportabile.

Introduce e smaschera una posizione dissociante piuttosto che aggregante. La gaffe, se di gaffe si tratta, mette in rilievo il tallone d’Achille di Renzi non si sa bene dovuto a cosa, sta di fatto però che indispettisce e preoccupa.

Il figlio che prevarica il papà ed i papà non hanno sempre torto specie quando la ragionevolezza della esperienza pregressa infausta costringe il genitore a porre rimedio a beneficio di tutto il nucleo familiare.

Bastasse solo questo, in definitiva, è meglio preferire Bersani che, alla freschezza per certi versi irresponsabile del giovane Renzi, oppone la consapevolezza del fardello che sarà chiamato a portare sul groppone dopo le politiche prossime.

Oltre che di programmi che, fondamentalmente , stazionano tutti nella stessa area, quella di Bersani è la posizione giusta, lucida e per nulla esemplificativa di una situazione politica ed economica senza precedenti.

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