Significativamente Oltre

Monti

La crisi europea e il nodo della democrazia

di Francesco Grillo su Il Mattino

Cosa manca? L’esempio del parlamento europeo dimostra che ad essere inadeguati non sono tanto i meccanismi formali di delega e dunque la legittimità delle decisioni. L’assenza vera è quella di un’opinione pubblica europea capace di discutere e di dividersi non sulla base di interessi nazionali ma di giudizi diversi su questioni importanti. Manca una qualsiasi visibilità dei leader delle istituzioni europee che sembrano, a volte, scelti proprio per evitarne una qualsiasi popolarità. In questa situazione, qualsiasi decisione su questioni cruciali appare arrivare da un luogo inaccessibile – l’Europa – le cui decisioni sono imposte senza possibilità di dissenso.

La novità è che questo paradosso diventa oggi, come riconosce Monti quando chiede che almeno un vertice sia dedicato per discutere di questa questione a Roma, un nodo drammatico.

La crisi dell’Euro, si sostiene a ragione, si affronta affiancando alla moneta unica un’unione fiscale: ciò rende però ancora più semanticamente chiara la questione. No taxation without representation è il principio dal quale parte la Rivoluzione Americana e la storia delle democrazie moderne: violarlo significa sfidare la nemesi di cui la democrazia – se ignorata – è capace. Come del resto dimostrano, in un contesto totalmente diverso, le centinaia di attacchi che l’anno scorso hanno subito le sedi delle agenzie fiscali in Italia.

Che fare allora? L’idea di un referendum su un nuovo progetto di integrazione, molto più semplice ed efficace del trattato faticosamente partorito qualche anno fa, avrebbe il merito di creare l’occasione per sottoporre ai cittadini europei una scelta netta: in grado di produrre l’attenzione dei media e i confronti appassionati di cui l’Europa ha bisogno per diventare più politica. Più a lungo termine, c’è però bisogno di cominciare a pensare, come avrebbe detto Massimo D’Azeglio, come fare gli Europei dopo aver fatto l’Europa: ad esempio basterebbe – secondo i calcoli del think tank Vision – un terzo dei 50 miliardi di Euro spesi ogni anno per proteggere l’agricoltura europea dalla competizione, per finanziare l’idea di rendere obbligatorio un semestre di studio in un altro paese europeo sia per gli studenti universitari che quelli della scuola secondaria superiore.

Per vent’anni è prevalsa l’idea che il progetto europeo fosse troppo complicato per poter essere spiegato. Dopo vent’anni voler fare gli Stati Uniti d’Europa senza affrontare il nodo della democrazia, equivale a comportarsi come certe coppie in crisi che decidono di fare un bambino: con il risultato di rimandare semplicemente un problema destinato a riproporsi più tardi, questa volta con conseguenze ancora più negative.

L’Europa ha bisogno urgente che parta subito un progetto in grado di dare il segnale di un cambiamento di passo e di direzione. Ciò richiederà, anche questo si respirava a Pontignano durante il fine settimana, una generazione di leaders coraggiosi diversa da quella che è stata protagonista negli ultimi venti anni.

La corriera Annunziata

di Michele Mezza

I giornali si valutano dal secondo numero,le piattaforme web dal primo .

Oggi è uscito in rete l’Huffingtonpost all’italiana.

E’, come sapete,la versione nazionale del noto sito della miliardaria californiana, che ha fatto bingo con la formula  relazioni più  vetrina per i bloggers.In Italia  la testata esce in una co produzione con il gruppo l’espresso.

Lucia Annunziata si candida ad essere la risposta italiana alla magnate groco amerricana.

Ovviamente rispetto ad un giornale un sito  è difficilmente definibile a partire da quello che si vede, per il semplice fatto che ilo sito, come tutto cioò che scorre in rete, è un’entità liquida, cangiante, permanentemente in divenire.

Il sito è un media eracliteo,dove tutto scorre sempre.Dunque ogni considerazione potrebbe , anzi dovrebbe, essere smentita il giorno dopo, un’ora dopo, dal cantiere che si riorganizza permanentemente. Ma alcuni caratteri sembrano poterrsi identificare, anche perchè fanno pasrte dell’identità della sua direttora. Innanzitutto  il tempo: al momento  la versione italiana dell’ Huffington post sembra cadenzarsi sulle 24 ore: oggi vi dico le notizie di ieri, domani commento quelle di oggi.pronto ad essere sbugiardato fra un minuto, da un lancio di breakingnews, ma ho questa netta impressione: si procede per menabò.Del resto il primo amore non si scorda mai. secondo azzardo: è un sito chiuso. ma come, si dirà, sono sbandierati 200 bloggers? anche su una corriera ci sono 200 passeggeri, ma poi guida uno solo.

La sensazione è che siamo sul 75 che da Monteverde va alla stazione Termini: tutti possono salire e scendere, ma il percorso è quello, bello e spettacolare,ma fisso.

Infine il web: dovè? ossia dove sta la ricchezza di lavorare nell’ambiente più ricco e abbondante del mondo? dove sono gli integratori? dove si lavora sul flusso complessivo? comer si arricchisce il proprio prodotto con la rete? vedo una separazione, un framezzo che divide la rete dal castello.

Ultima stupidasggine: l’agenda. Certo politica ed economia, dice la direttora. Ma la solita politica e la solita economia o ….Vi pare che oggi la vicenda cinese di Foxcom non sia politica ed economias intredcciate e tutte di interesse nazionale, visto le ripercussioni sull’oggetto più caro che abbiamo? oltre che all’aspetto politico-sociale dell’esplosione dellas bolla -lavoro in Cina? ebbene provate a cercare nell’apposito spazio il tema Foxcom nel nuovo sito e vedete cosa appare.ovviamente siamo ai primi minuti di un’avventura che dispone di competenze e mrisorse poderose. Tutto qwuello che ho scritto verrà sbriciolato in un baleno.O forse no… stiamo a vedere

Parliamo di identità

di Giuseppina Bonaviri – Rete civica indipendente Frosinone

“La cultura in senso lato può essere considerata come l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono una società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte e la letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli esseri umani, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze” dunque parlando di identità si interagisce direttamente anche con coloro che ci governano.

Ma, è inutile negarlo, il pensiero strategico della attuale classe politica locale e, indiscutibilmente,  dei suoi logori uomini di partito scarseggia e avvilisce. Una buona narrazione in politica intende  raccontare la storia coerente di un progetto politico altrettanto coerente e si propone di spiegare gli obiettivi da raggiungere su cui si dovrà chiedere anche il parere e dunque un voto agli elettori.

Attualmente vige in Ciociaria- culla di antica cultura umanistica da troppi anni ormai sbiadita nella sua identità politica-  un  regime mediatico e politico dove continua a prevalere la “territorializzazione del consenso ”  quale gabbia del tradizionale voto di appartenenza. Siamo lontanissimi qui dall’approdare al voto di opinione in cui la decisione non è  più dettata dall’obbligo derivante dal proprio gruppo di riferimento perché base di favoritismi ricevuti ma diviene una decisione libera e  pragmatica, legata a proposte programmatiche ed innovative messe in campo e tali da potere originare una mobilità elettorale intelligente e fuori dalle logiche spartitorie dei soli avvoltoi famelici incancreniti e logori di malaffare.

In un momento poi politicamente scorretto, tra ruberie e disastro finanziario, come quello che la Regione Lazio (grazie ai suoi parenti ciociari) sta registrando tutti sarebbero obbligati a una riflessione e ad azioni di seria protesta costruttiva e invece la nebbia si fa più fitta tra scuse e dimissioni revocate, tra non curanza di una opposizione collusa e demotivazioni di una base stanca e appiattita.

Noi della Rete Indipendente “ Nuove Idee con Giuseppina Bonaviri” non intendiamo tacere. Chiediamo a chi siede e amministra dai banchi regionali e nei territori laziali di procedere con atti formali e ufficiali contro coloro che hanno macchiato e disonorato la nostra terra. Chiediamo un intervento urgente dell’opposizione che definisca nell’immediato una manovra correttiva anche sugli incarichi dei Sottogoverni ciociari e  delle partecipate ora popolati da loro complici travestiti da presidenti, commissari, direttori tutti, invece, niente altro che compari di merenda sistemati in quei posti con accordi e manovre congiurate. Chiediamo inoltre che il patrimonio economico rubatoci da questa classe di amministratori corrotti ( a partire dalla attuale disgustosa vicenda regionale) torni indietro e venga utilizzato dunque per un fondo comune sociale locale così come i loro beni immobili necessariamente da confiscare per destinarli- come d’uso nelle confische mafiose- a luoghi di attività integrativa e di volontariato.

In un momento ancora così politicamente scorretto è doveroso ricordare che nella nostra provincia è stato, in questi ultimi anni, solo l’operato e dunque la narrazione politica coerente, trasparente, coraggiosa e non allineata della Prof.ssa Bonaviri a rendere onore alla concretizzazione di un progetto nuovo, alternativo in discontinuità con la marchettopoli locale che le va pienamente riconosciuto.                                    

Incontro sulla Sanità della Rete “Nuove idee nei territori con Giuseppina Bonaviri”

La Consulta Provinciale della Rete Indipendente nell’ambito della programmazione della macro-aree  provinciali che sono in costituzione nella Rete  ha inteso sottolineare l’urgenza  di un dibattito sulla Sanità datato 27 agosto 2012 presso la sede dell’ex comitato elettorale di Giuseppina Bonaviri in Vicolo Moccia- allargato a rappresentanti  sociali, sindacali, associazioni di settore,  esperti di area, rappresentanti  ed informatori  farmaceutici .

Al di là delle criticità sempre più evidenti  e incongrue della sanità provinciale ( disagi quotidiani della utenza in  PS, sprechi  dovuti alle consulenze esterne, art. 18, riduzione drammatica della prestazioni da parte del servizio sanitario locale in ambito territoriale e riabilitativo, debolezza di posizioni della Conferenza  dei Sindaci, carenze strutturali e di personale nei nosocomi della Provincia ) è emersa la necessità di un adeguamento locale rispetto alle azioni prioritarie previste dal Piano Nazionale.

La Prof.ssa Giuseppina Bonaviri  ha sottolineato l’urgenza di un raggiungimento di obiettivi primari come richiesti nel Patto Nazionale alla salute 2013-2015 in tempi  veloci.  “La determinazione del fabbisogno, il riordino delle cure primarie- tutta l’Europa ne discute e se ne parlerà all’European  Forum  for  Primary care il 3 e 4 settembre a Goteborg- , il piano di adeguamento locale per le cure ambulatoriali a gestione infermieristica, la continuità infermieristica, la medicina penitenziaria, la pediatria di libera scelta da garantire in modo uniforme su tutto il livello nazionale, la lunga assistenza, l’importanza di un piano di contrasto per i soggetti  non autosufficienti . Quale obiettivo concreto immediato, inoltre, mettere a valore le risorse umane associative e informali per creare il nuovo welfare.  Nei prossimi 5 anni  si prevedono tagli in sanità di 5 miliardi di euro, un dato allarmante che viola i precedenti accordi sottoscritti tra Stato e Regioni. Non si possono accettare ragionieristicamente solo tagli lineari imposti per il 2013 -2014. Sarà necessario da subito invece aderire alla Carta etica proposta dall’attuale Presidente delle Regioni  Vasco  Errani sui tipi di beni erogati e i diritti della persona malata a partire anche  dai nostri territori . Investire  nel  SSN pubblico e universale quale motore di crescita ed equità senza rinunciare alla prospettiva di arrivare alla rimodulazione delle compartecipazioni (ticket),  in un momento come questo,  è obbligo per chi governa. Ribadiamo una priorità: in tempo di crisi investire nei servizi del territorio  per aprire una rete diffusa ed omogenea  appare  fondamentale per garantire diritto alla salute e alle cure dei cittadini”. Questo il percorso individuato dalla Bonaviri per continuare a condividere, in un confronto con le forze sindacali, sociali e politiche, la formulazione di un protocollo d’intesa ciociaro da consegnare alle autorità responsabili .

 

BCE: Irreversibilità dell’ Euro, crisi di liquidità o pericoli di insolvenza ?

di Pierluigi Sorti

Il conflitto fra strategia di Draghi e netta opposizione della Bundesbank ,in tema di politica monetaria,  ha una rappresentazione mediatica niente affatto convincente.

Il  governatore della Bce è abile nel riassumere il suo pensiero con aforistiche espressioni , fra le quali  “L’ euro è irreversibile “  profferisce un efficace richiamo a fatalistiche predestinazioni  : particolarmente se enfatizzato dai  caratteri  cubitali della carta stampata e dai titoli televisivi in  sovrimpressione.

Ma con l’ efficacia dello slogan, cresce il pericolo di coinvolgere menti e iniziative su un presupposto errato:  la accresciuta disponibilità di liquido contrabbandata come panacea ella crisi monetaria europea. .

Riportandoci  infatti al profilo delle modalità operative della Bce, sappiamo che a provvedere alla sua dotazione finanziaria,  sono gli Stati dell’ eurozona e che essa è costituita per finalità stabilite dal suo statuto.

L’ uso che se ne è fatto per i recenti interventi , a favore di Grecia, Spagna Italia, destinati alla sottoscrizione dei  titoli del loro rispettivo Debito Pubblico,  discende solo “ indirettamente “ dallo Statuto ( come più volte gli stessi protagonisti della contesa hanno più volte ricordato ) e con ricorso obbligato alla funzione di  tramite delle banche.

Sono queste ultime che, appena ricevuti  i soldi dalla Bce ( al tasso dell’ 1% ), hanno  acquistato i titoli di Stato ( a tassi oscillanti fra 5%  e 6 % ) del rispettivo  paese di appartenenza  ricavandone , come è noto, notevoli plusvalenze per il differenziale dei tassi di interesse  fra le due operazioni effettuate.

Ma tale cospicuo privilegio fruito dalle banche non esaurisce la serie dei vantaggi di cui esse possono beneficiare.

I titoli pubblici in portafoglio, vengono ovviamente inseriti nell’ attivo patrimoniale, e nella qualità di titoli di sicura esazione, sono legittimati ad essere classificati fra le voci di più sicuro rientro ( contante a parte  naturalmente ) : in tal modo, per l’ implicito valore di garanzia , accrescono l’ ammontare dei prestiti che le banche stesse possono concedere agli investitori privati, ( per investimento o per credito commerciale) ai tassi variabili dl mercato secondo le quotazioni correnti.

Ma se la solvibilità degli investitori loro clienti  viene meno ? Appunto per la perdurante crisi economica , la  loro vulnerabilità, in termini di liquidità si è già ampiamente verificata , e tutto lascia presagire che proseguirà, dato il quadro geopolitico che esibisce  presenze crescenti di nuovi  possenti protagonisti, nell’ economia, nella finanza, nelle ricchezze di materie prime e nella forza militare.

Appare pertanto omissivo ( o illusorio ) l’ insistenza di Draghi a enfatizzare la sacralità dell’ euro mentre tace su un meccanismo che se, causa insolvenza degli operatori, si rompe in un punto , si propagherà con effetto domino, in tutti i paesi dell’ eurozona e oltre.

E’ dunque la crisi economica, non l’ euro, ad essere finora irreversibile. Nel silenzio, forse strategico, di Draghi a questo riguardo, sarebbe auspicabile che tale più consona profondità d’analisi facesse capolino più frequentemente nella opinione  pubblica tutta .

Roma Capitale e Città Metropolitana : un delicato passaggio

di Pierluigi Sorti

Nell’ imperversare di una canicola che ha tormentato  Roma, a memoria dei cittadini più anziani, con il più torrido e più lungo periodo estivo,  si è formalmente concluso il processo parlamentare  ( scaturito  fondamentalmente  dall’ art.119 della Costituzione )  in una complessa articolazione di decreti legislativi e decreti legge che hanno incardinato i presupposti  del suo mutamento istituzionale e la scomparsa della sua provincia .

Roma, infatti, elevata al rango di Capitale , abbandona definitivamente il suo “status” di Ente comunale e designata, sempre da legge nazionale, Città metropolitana, con parallelo accrescimento di poteri, assorbe   in tale nuova veste l’ area geografica e storica della sua Provincia, a sua volta istituzionalmente destinata a dismettere le sue funzioni.

Il mutamento è peraltro marcato ( sempre da legge parlamentare ) da una diminuzione dei  Municipi : dal numero attuale di 19 a  quello di 15, con riduzione del numero dei consiglieri capitolini al numero massimo di 48, e, per la giunta,  al numero massimo di assessori pari a 12 ( un quarto dei consiglieri ) .

Di tutte queste novità il riscontro dell’ opinione pubblica non sembra effettivamente essere stato segnato da particolare attenzione,  per una deludente passività dei partiti, dei consiglieri municipali e comunali  attualmente in carica, e anche per un fervore mediatico  ( giornalistico e radio televisivo ) di tenuissima  evidenza,  propiziato sicuramente dalla calura e dalla contemporaneità delle vacanze estive.

Ora tuttavia la pubblica opinione è chiamata a partecipare, almeno in sede testimoniale, all’ elaborazione dello Statuto da cui dipenderanno i poteri dei Municipi e specificamente alla scelta alternativa di accrescerne gli attuali ( assai modesti ) poteri  oppure di comprimerli ulteriormente .

Corre obbligo di rilevare, al riguardo, che il potere complessivo del  Sindaco che assumerà tale incarico dopo il previsto cimento elettorale della prossima primavera, risulterà elevatissimo se di fatto mancherà una vigorosa voce da parte dei restanti 15  Municipi ( tuttora  non definiti nella nuova configurazione territoriale ) il cui rapporto, con i residenti  e il mondo associazionistico,  è comprensibilmente più intenso , se non addirittura esclusivo.

Considerando che i menzionati e numerosi dispositivi di legge, ispiratori di queste innovazioni istituzionali, hanno sempre definito i Municipi (o “circoscrizioni”, secondo la terminologia in uso presso altre Città metropolitane)  come organi dotati di “ autonomia finanziaria e amministrativa” , sarebbe deducibile che l’ attenzione della cittadinanza e del mondo associazionistico in generale , possa cogliere l’ occasione propizia, in ogni dettaglio, grande o minuscolo che sia, per far sentire la propria voce.

Che le forze politiche, quali punti terminali e interessati  contenitori, sappiano farne tesoro, è sicuramente un auspicio dei cittadini, ma è realisticamente dubitativo che siano provviste della necessaria sensibilità.

La Costituente nel 2014

Pier Luigi Bersani     di Pierluigi Bersani su L’Unità
È giunto il momento di chiederci se è la stessa idea dell’Europa unita ad essere poggiata su fragili fondamenta o se sono stati gli architetti che nei decenni si sono succeduti alla guida dei lavori di edificazione a non averla saputa realizzare compiutamente.
Le forze politiche europee che hanno espresso alternativamente le classi dirigenti negli organismi comunitari portano una grande responsabilità rispetto alla crisi di legittimazione che il progetto d’integrazione soffre in questi anni.
Le principali famiglie politiche, pur avendo infatti contribuito al disegno comune investendo di responsabilità europea personalità di grande carisma e capacità di visione, non hanno poi saputo, e in alcuni casi voluto, mantenere vivo e alimentare negli anni il legame tra i cittadini e l’idea di Europa. L’idea vera e originaria. Un’idea che è per noi fondata innanzitutto sui valori di pace, democrazia, giustizia e solidarietà.
Un’idea che ispira un progetto mirato a fare della nostra regione l’area con il più alto tasso di sviluppo e conoscenza dell’intero pianeta. Un’idea nata dalle ceneri dei nazionalismi fascisti e nazisti, e la cui prospettiva era di liberare le donne e gli uomini europei dalla minaccia delle ideologie totalitarie e dalle demagogie populiste.
Quest’idea appare oggi sfibrata, pallida rispetto alla luce che emanava nel passato. Dopo anni di scontri ai vertici europei, i processi decisionali sono divenuti inintelligibili per i nostri concittadini.
Attraversiamo una crisi senza precedenti, la cui natura è finanziaria, economica, sociale e quindi politica, ma diamo, agli occhi di chi vive, lavora e studia in Europa per costruire il proprio futuro, l’impressione di navigare a vista, quasi in balia tra le ondate delle agenzie di rating e le sirene della miopia politica comune a gran parte delle leadership europee.
La sfida del nostro tempo è di una complessità inedita. Saper coniugare la partecipazione democratica all’esercizio della sovranità in un contesto di globalizzazione economica e finanziaria è il vero compito di una leadership politica progressista con l’ambizione di governare per il bene comune la propria società (o comunità).
Vincere questa sfida è vitale per il rilancio dell’integrazione europea e la politica democratica che ne deve essere cardine principale. È imperativo rimettere al centro della partita i cittadini, gli elettori, le pubbliche opinioni.
Dimostrare che solo con la loro partecipazione attiva il motore di un’Europa giusta e democratica può ripartire e finalmente portarci al traguardo di un’integrazione politica, sociale ed economica sana ed equilibrata. Non si tratta semplicemente di trasferire la sovranità da un piano all’altro.
La sovranità è dei cittadini e deve rimanere tale. Si tratta invece di far condividere agli stessi cittadini europei il progetto di un’Unione la cui sovranità si legittima su una base di condivisone tra eguali.
Per questo obiettivo sarà necessario ripartire dall’unica vera istituzione comunitaria direttamente rappresentativa della cittadinanza europea.
Il Parlamento, in cui già oggi l’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici svolge un lavoro prezioso, sarà il luogo di partenza per effettuare il salto di qualità necessario a costruire una nuova Europa. Se lo vorremo tutti saranno le prossime elezioni europee del 2014 ad essere le prime elezioni democratiche sul percorso di una Costituente Europea. Riscrivere le regole della nostra Unione. Permettere a tutte e tutti di scegliere quale strada perseguire per il proprio futuro insieme. Pensando alle nuove generazioni è nostro dovere dedicare tutti noi stessi a questa sfida.

R-innovamenti web per i partiti politici

di Massimo Preziuso su L’Unità

Ci sono momenti nel dibattito politico in cui basta una parola e la tensione tra due parti esplode e rischia di trasformarsi in una guerra infinita.

E’ il caso di una frase del Segretario del PD Bersani che nelle 48 ore successive ha generato reazioni esagerate ma ipotizzabili da parte di Beppe Grillo e di molti utenti Internet, vicini al Movimento 5 stelle o comunque già critici rispetto al PD e più in generale verso la cosiddetta “casta”.

E allora quella frase diventa utile per riscoprire i limiti delle organizzazioni politiche nella comprensione di un fenomeno da anni dirompente come Internet e, soprattutto, della sua evoluzione.

Ovvero dell’incapacità dei principali partiti italiani di comprendere che cosa è la Rete oggi e da chi è popolata.

E invece la risposta è semplice: la Rete è fatta di normalissimi cittadini e rappresenta uno spaccato rappresentativo delle società contemporanee.

E un partito politico oggi più che mai deve impegnare enormi risorse nel rendere più normale e fluido possibile il rapporto di comunicazione con gli utenti di Internet fondamentalmente per un semplice motivo: per comprendere meglio quello che sta accadendo e quello che accadrà nella società in cui esso opera.

Sembrava che l’esperienza di Moveon.org nella campagna americana poi vinta – anche grazie a questa interazione forte con il web – dal Presidente Obama sarebbe stata importata in Italia.

Ma così non è stato e la politica tradizionale è tornata, sbagliando, a “snobbare” il web definendolo un fenomeno di nicchia, soprattutto in ragione della sua (presunta) modesta ”portata” elettorale.

La storia italiana degli ultimi anni ha detto tutt’altro, se è vero che un fenomeno 100% Internet come il M5S in pochi anni è diventato protagonista della scena politica, con il lavoro volontario di tanta gente normale messa in Rete.

Detto questo, non è ancora tardi per recuperare in tal senso.

I partiti politici dedichino risorse importanti a riguardo, studino in fondo le dinamiche del web, e vedranno risultati imponenti già alle prossime elezioni.

Prosegue il lavoro della consulta provinciale “Nuove idee nei territori” a Frosinone

 “La nostra parola d’ordine- ha dichiarato la Dott.ssa Giuseppina Bonaviri nell’ultimo Direttivo provinciale della Consulta della Rete Indipendente Nuove Idee nei territori – che vede partecipi già 23 comuni ciociari – rimane quella di aprirsi a una platea sempre più vasta mettendo in atto una politica partecipativa a partire dai territori. La priorità è riallacciare i fili tra cittadini e democrazia accorciando le distanze tra  società civile e  politica rimettendo al centro i bisogni dei cittadini”.

Un approccio flessibile ed articolato a partire dalla Ciociaria dunque per superare la crisi dell’ attuale momento si impone a tutte le forze politiche e sociali nel rispetto della partecipazione popolare democratica alla gestione della cosa pubblica. Si tratta di ricredere che un popolo, rafforzato da fiducia comune, rimanga unito da uno stesso destino.
Nella nostra provincia al momento, a parte qualche piccolissimo spiraglio, i partiti sembrano aver rallentato la spinta a rilanciare una proposta programmatica avanzata e in contro tendenza con i fuochi d’artificio nazionali .

Noi della Rete Indipendente “Nuove Idee nei territori”, certi che sia possibile elevare gli standard politici locali per ora ancora in “difetto” di partecipazione, riteniamo che una rappresentanza politica  non possa rimanere schiacciata da una regia unica- una sorta di colonizzazione mascherata- in attesa dei prossimi appuntamenti elettivi ma debba poter guardare  prospetticamente avanti verso ciò che è fervore ed innovazione. “La attuale solitudine dei partiti- prosegue la Bonaviri- si combatte lavorando bene ed insieme ai cittadini sul territorio, senza insidie. Qui sta la nostra responsabilità: occorre allora, da subito, cominciare a costruire. La Consulta provinciale della Rete Indipendente “ Nuove idee nei territori” mette in campo una proposta politica di civismo puro chiedendo un confronto aperto a tutte quelle forze sociali che vorranno seriamente partecipare al processo di ristrutturazione nazionale in atto. La politica è tale se rimane un fatto collettivo e non individuale. Non possiamo indugiare oltre. Si chiedono ora risposte coinvolgenti e visionarie, distaccate dagli interessi personali e che necessitano di un  abitato partecipato, di uno spazio pubblico “liberato” e comune in forma strutturata per la costituzione di fronti di convergenza collettiva.

 

Consulta provinciale Rete Indipendente “Nuove idee nei territori”

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