Significativamente Oltre

Monti

Nello scontro, la coppia Bersani-Monti va a delinearsi

di Massimo Preziuso su L’Unitàelezioni

 

Ci sono buone notizie nell’aria, a leggere bene l’attualità politica italiana.

Aumenta finalmente lo scontro tra i leader delle coalizioni, fatto essenziale per la riuscita di una campagna elettorale: essa ha infatti come obiettivo principale quello di far “vedere” agli elettori “differenze”, per poi eventualmente far loro comprendere “complementarietà”.

Dopo i primi giorni di “calma piatta”,  nelle ultime ore si delineano finalmente le diverse offerte politiche. Il nuovo centrodestra si propone rafforzato e migliorato nella qualità del programma e delle persone. Il centro, con l’ingresso di Monti e Giannino, si comincia ad allontanare da vecchie logiche. Il centrosinistra, dopo una partenza amorfa, recupera la sua innata carica di innovazione. Il movimento 5 stelle assume consistenza politica alternativa. La sinistra estrema appare invece inconsistente e scomposta.

Se vogliamo cercarlo, il punto di partenza di questa nuova fase si può attribuire al caso Monte Paschi di Siena.

Esso ha infatti dato l’assist a Mario Monti e Grillo per provare un assalto al Partito Democratico, provando da subito a trasformare un pesante accadimento di tipo finanziario in una responsabilità politica, a fini elettorali.

A quel punto Bersani ha reagito, segnando il proprio territorio politico ed elettorale nell’area progressista, dopo aver provato erroneamente a trovare una sorta di pace elettorale con il Professor Monti.

Finalmente, si potrebbe dire. Perché, sembrerà strano, ma proprio da ora si comincerà a delineare una coalizione di Governo Bersani – Monti che, a voler essere onesti, è necessaria al Paese. Il cui punto di incontro politico sarà a metà strada tra progressismo francese e rigore tedesco, tra lavoro e produzione, tra PSE e PPE.

Tanti di noi avremmo voluto idealmente un governo Bersani di tipo progressista. Ma sapevamo e sappiamo che esso non avrebbe retto e non reggerebbe alla complessità dei fenomeni che il nostro Paese deve andare ad affrontare rapidamente nei prossimi mesi, nel contesto internazionale, prima che nazionale.

E si sarebbe tradotto da subito in una inutile forte discontinuità con le politiche di austerity delineate e avviate con il precedente governo.

Inutile perché, sebbene la austerity sia risultata sbagliata ed abbia nei fatti affondato ancora di più l’Italia nella crisi, pensare di tornare indietro nel percorso ormai avviato, e voluto dallo stesso Partito Democratico, principale partner del governo ABC, sarebbe ora incomprensibile e suicida.

E questo sarebbe (stato) il rischio di un governo progressista puro. Quello di trovarsi a mettere in discussione molto del percorso fatto, da cui invece bisogna partire, con i dovuti aggiustamenti di natura progressista da apportare, affinché se ne vedano i benefici, in termini di un alleggerimento della “macchina Italia”, necessario alla crescita.

Ed allora bene questa campagna elettorale di “scontro”, in quanto renderà chiaro agli italiani della esigenza di un “incontro”, subito dopo il voto, tra le politiche democratiche di Bersani e quelle (ex) rigoriste di un Monti, che sta fortunatamente rapidamente diventando politico.

Nel prossimo mese probabilmente vivremo una serie di momenti di tensione tra i due futuri alleati: ma tra un mese essi avranno l’opportunità di portare l’Italia in un’ Europa che ora, a dirla di tutti (Monti compreso), deve puntare sulla crescita e sulla sostenibilità dello sviluppo, con uno sguardo nel Mediterraneo, a cui a breve anche il Professore dedicherà attenzione, seguendo Bersani.

E se avessero ragione Di Pietro, Vendola e la Lega in riferimento a Monti?

montidi Arnaldo De Porti

Ormai gli Italiani, per primo lo scrivente, non hanno più nemmeno il senso dello stupore: se dici loro che la neve è di color nero, ci credono perché non è il color della neve che interessa loro, ma il portar a casa la pagnotta.

Magari ho fatto una forzatura dicendo questo, ma se ricordo che i nostri parlamentari che rappresentano noi Italiani  hanno votato “convinti” che una sgualdrinella fosse la nipotina di Mubarak, questa forzatura non è poi tanto tale.

Detto questo, mi pare che anche l’ex primo ministro Monti abbia completamente cambiato la sua faccia se è ben vero, come in effetti è, che ora ha abbracciato la politica in maniera viscerale, non solo, ma anche prendendo posizioni ben precise verso i centristi.

Allora, siccome io sono vicino agli 80 e, almeno credo,  di non essere scemo, il mio pensiero va al consolidato atteggiamento di Pierferdinando Casini, il quale, indipendentemente dai fatti non sempre il linea con il momento socio-economico, anzi !., non ha fatto altro che osannare al nome di Monti. Che non ci fosse un nesso fra quest’ultimo e Casini, oggi mi è difficile non immaginarlo, del resto più volte io avevo scritto su questo giornale che il leader dell’UDC non stava facendo politica nell’interesse degli Italiani, ma stava auto-plasmandosi una nuova posizione decantando Monti ad ogni piè sospinto.

Ciò che ne verrà fuori è difficile a dirsi, anche perché le percentuali di voto si stanno sempre più frastagliando in piccoli rivoli, per cui è da supporre, molto malauguratamente, che alla fin fine ci troveremo di fronte a questo disgraziato connubio :

1)  dispersione totale e quindi inutile dei sacrifici sin qui fatti dagli Italiani;

2)  una nuova governabilità alla Berlusconi, ergo non governabilità.

Ed infine, se tanto mi da tanto, come si usa dire, l’Italia tornerà al panorama greco.

E’ bene dirle subito queste cose. A meno che, Bersani, con un forte e determinato supporto politico, non inventi qualcosa che, fino a questo momento però, ancora non vedo all’orizzonte, salvo una grande conflittualità civile, specie da parte dei giovani.

Una cosa la voglio dire  di fronte all’evidenza dei fatti.  Pur ritenendo che i Di Pietro, i Vendola e la Lega non avessero la sfera di cristallo, di certo hanno fatto centro.

Non quello di Pierferdinando Casini, ovviamente !

La vergine lasciva

Mario Montidi Prof. Raffaele Simone

Straordinario, il senatore prof. Monti! Per un anno intero ha recitato la parte della verginella ritrosa, prestata alla politica solo per un pochino, per dovere di patria e spirito di sacrificio, e ansioso di tornare ai suoi studi, alle sudate carte, alla sua Bocconi.

Nelle ultime settimane, però, la sua fermezza si è alquanto attenuata: forse sì, forse no, torno agli studi, resto in politica, ma sì, ma no, non so… insomma, alla fine, “sale” (parole sue) in politica per restarci!

E siccome non può farsi eleggere perché è senatore a vita (figura-scandalo italiana), si pone come capo di una coalizione, rifacendo sui media la tournée dell’orribile B.

Lui dice che la coalizione è solo per le riforme e aggiunge ovviamente che non è né di sinistra né di destra. Poi guardi bene e che vedi? Spuntano Casini, Riccardi (concorso a premi: 10.000 euro a chi indica una sola cosa che ha concluso come ministro…), e tanta altra gente dello stesso tipo. Si scopre perfino che le candidature le vaglia Bondi (quello della Parmalat: lo avevamo sempre considerato un manager; invece è un famiglio di Monti), che infatti sta riflettendo anche sui nomi della Binetti (Dio santo!), della Carlucci (primo conato), di Adornato (secondo conato: nato segretario della FGCI, redattore dell’Unità e capo servizio cultura dell’Espresso, scoprì Berlusconi e lo servì con ringhi, latrati e perfino un libro intitolato “La Nuova Via”, che dovreste andare a cercare; poi, arrabbiato perché la sua fedeltà da rottweiller non fu premiata neanche con uno osso ministeriale, passò all’UDC e ora ancora inziga!) e simili.

La pratica della Bongiorno (avvocata milionaria ex AN, ora migrata verso il democratico: non ha smesso per un sol giorno, presiedendo la commissione giustizia della camera, di fare l’avvocato: altro scandalo italiano) è allo studio: vorrebbe presiedere la regione Lazio (facendo ancora l’avvocato, si suppone).

In pratica, una zattera della medusa, piena di sorci che abbandonano altre navi affondanti e zompano su quella del virginale, ma astuto, prof. Monti, uomo di studi (non eccelsi, mi dicono amici esperti), di banche e di Bilderberg, salvatore della Patria e inarrestabile candidato alla presidenza della repubblica.

Sarebbe questo il partito delle riforme?

Subito alle elezioni. Napolitano frusti i cavalli

 di Salvatore Viglia su L’Unità online

Non è certo questo il tempo per i tatticismi. Andiamo subito alle elezioni per scegliere un governo politico. Sotto gli occhi di tutti sono chiarissime ormai le posizioni assunte dai partiti.

Il rientro in campo di Berlusconi significa una cosa sola, che a destra vi è il nulla assoluto. Le lamentele, le indignazioni di quanti non vedono con favore questo rientro, sono a dir la verità e purtroppo, fuori luogo.

E continuiamo a dirci la verità tanto per non essere fraintesi, affideremmo il governo del paese a Casini che si propone in verità per candidare a sua volta Monti? Affideremmo il paese a Fini oppure a Montezemolo, e per fare cosa? Forse Gasparri, no, Matteoli? La Santanché oppure Meloni? Lo stesso Alfano non ne avrebbe le fattezze checché.

La colpa della discesa in campo del Cavaliere è tutta da attribuire alla destra attuale che non presenta neanche per nomea personalità in grado di guidare quel carro.

Il Presidente Napolitano non deve ostinarsi a protrarre questo “scristo” inutilmente. Tenere per le briglie tutti al solo fine di protrarre la via crucis di un mesetto, francamente ci sembra una esagerazione.

Non avremo nessun beneficio da questa agonia masochista. Un mese non è un anno e ciò che non si è fatto in un anno non si farebbe certamente in trenta giorni.

Ci meraviglia però come non sia il PD a recarsi al Quirinale con la richiesta formale al Presidente Napolitano di sciogliere le Camere e di indire le elezioni, se possibile, domani mattina.

A Bersani, dopo la vittoria delle primarie con i numeri che il partito vanta secondo i sondaggi, manca solo questo atto che altro non significherebbe che manifestazione di forza e determinazione. Non c’è altro da fare.

Monti ministro dell’economia in un governo di sinistra: nulla di innovativo

di Salvatore Viglia

Pur riconoscendo cinicamente e politicamente parlando, che l’ intervento poco “igienico” del Presidente Mario Monti sia stato decisivo non fosse altro che per serietà e rigore, non possiamo che dirci contrari ad una ipotesi che vedrebbe il professore ministro dell’ economia in un governo di sinistra.

L’ottica di innovazione dalla quale siamo di vedetta, ci fa guardare a tutt’altri lidi e ci impedisce, ci impedirebbe comunque, di accettare un tale compromesso incomprensibile in una prossima nuova ed eventuale compagine.  Il governo del paese deve ritornare nell’egida della politica e nella sua piena disponibilità e responsabilità.

Di veramente innovativo sarebbe da riconsiderare la politica economica nel suo complesso magari con la compromissione di tutte le compagini, di destra e di sinistra presenti nel paese. D’altronde, uno strano ma probabilmente sanissimo impulso innovativo sembra essersi realizzato spontaneamente nel paese nel rifiutare le ideologie come mezzo di separazione e di scontro dal momento che la politica economica decisa dai governi risponde ormai a logiche globali.

L’economia di un paese non è più, a nostro parere, il metro e la connotazione di una politica di destra  oppure di sinistra ma il pretesto sul quale porre poi le basi di una discussione politica serena che si occupi dei problemi della gente senza ansie.

Da senatore a vita Mario Monti potrà essere utile al paese meglio di quanto non potrebbe essere utile da ministro dell’economia. E’ il momento di dimostrare fiducia nel cambiamento. Ci sentiamo pronti, dobbiamo sentirci pronti,   in prima persona ad accollarci le più onerose responsabilità per il bene comune.

Non di rottamazione certo ci sentiamo di parlare ma di ricambio anche generazionale privo di riserve mentali pur se nelle differenze di posizioni politiche.

I giovani, i migliori, quelli che sono fuori dalle chiose e dagli aggettivi di Schioppa e della Fornero, sono pronti ad assumersi l’onere di incidere sul serio ed in maniera determinante per decidere del proprio stesso destino.

Non possiamo né dobbiamo aspettare placet incomprensibili. Cambiare si può e si deve nell’ottica di innovazione auspicata per il futuro del paese.

Torno a Viggiano per una “Basilicata Sostenibile”

 di Massimo Preziuso (pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata)

Ci sono periodi della vita in cui è naturale aumentare il dialogo e sostenere la propria terra di origine.

Questo accade in momenti della vita che – diversi da persona a persona – sono molto condizionati dal contesto storico in cui si vive.

Per la mia generazione, quella di chi ha oggi intorno ai trent’anni, quel momento è questo, in un’Italia che si avvicina stanca al suo Annozero2013.

Sarà infatti il 2013 l’anno in cui il Paese, simbolicamente dopo le elezioni politiche nazionali, potrà dare il via, con un lavoro collettivo e partecipato da tutti, ad una ricostruzione culturale, sociale ed economica, simile a quella che ci fu nel secondo dopoguerra.

Noi trentenni, ci siamo preparati sul campo a questo Annozero2013 in avvicinamento, percependolo fin dall’inizio del nuovo millennio, vivendolo e soffrendolo nello scorso decennio che ci ha portati in molti casi a dover emigrare intellettualmente e fisicamente per poter esprimere almeno parte dei nostri talenti.

Gli ultimi dieci, sono stati anni di incredibili cambiamenti – lenti ma radicali – giudicati da molti “negativi” nel momento in cui li vivevamo, ma che poi ci han fatto comprendere che la “precarietà” in cui oggi viviamo è anche “opportunità” in potenza, di scoprire e capire luoghi e cose fino ad allora davvero lontani da noi.

In questo tempo, tutti noi abbiamo seguito – da vicino o da lontano – la nostra amata Basilicata, da cui andammo via negli anni novanta, perché comprendemmo che non avrebbe potuto darci, per motivi vari ed oggettivi, quello che volevamo: l’opportunità di una completa crescita intellettuale ed umana.

Una regione così differente dalle realtà che siamo andati a visitare: piccola ed isolata dalla globalizzazione, ma anche piena di valori condivisi, di quel “capitale sociale” che oggi rischia di svanire sotto i colpi di una modernità mal vissuta, di “beni comuni” unici ed irripetibili che oggi rischiamo di perdere in una guerra senza confini per le risorse, materiali ed immateriali.

Abbiamo tutti sempre pensato che – una volta completato almeno in parte il nostro percorso – avremmo dovuto dare un contributo ad avvicinare questa bella Regione alle opportunità del nuovo mondo che abbiamo visto e vissuto, in alcuni casi più di molta classe dirigente locale, aiutandola a dirigersi verso un nuovo percorso di “sviluppo sostenibile”.

Poi negli ultimi anni è “capitato” di sapere che nella nostra Regione si trova un grande rischio/opportunità, di cui pian piano si parla nei media e per le strade: quello di essere chiamato il “Texas italiano”, per via delle enormi estrazioni di combustibili fossili che vi avvengono in maniera crescente. E nello stesso tempo verificare che questo “Texas” lo hanno visto in pochi.

Ebbene, da quel “momento” tanti di noi hanno iniziato naturalmente ad interessarsi e studiare questa grande opportunità di crescita che è anche luogo di rischio ambientale e sociale.

Ci siamo chiesti se e come si potesse, analizzando i casi di successo e di insuccesso dei tanti “Texas” esistenti attorno al mediterraneo, fare della Basilicata luogo di sviluppo sociale ed economico sostenibile ed avanzato, proprio facendo leva sulla risorsa petrolifera, ancora di più ora che ci avviamo all’Annozero2013 italiano.

E’ per questo motivo che, in circa 50 ricercatori e professionisti, dal 25 al 28 Ottobre prossimi parteciperemo alla Viggiano Sustainable Development School, iniziativa che nasce dal lavoro di tanti lucani: per dare il via ad un dibattito sullo sviluppo sostenibile della Basilicata.

Questo “think tank” può infatti aiutare la Regione ad indirizzare risorse economiche e tecnologiche presenti nelle aree petrolifere per definire una nuova visione ed un nuovo modello di crescita, sostenibile appunto.

La Basilicata ha infatti oggi la necessità e possibilità di delineare una nuova strategia – chiamiamola qui “Basilicata sostenibile” – che stimoli le menti ed i cuori di tutta la Lucania, dia il via a collaborazioni strategiche con altre aree del mezzogiorno e del mediterraneo, e diventi esempio concreto di sviluppo sostenibile nella nuova Italia e nella nuova Europa dei popoli, che vanno ri-costruite a partire da subito.

Allora, uniamoci attorno a questa iniziativa. Incontriamoci a Viggiano e cominciamo da lì. Questo il mio auspicio.

Primato dell’economia e stato di diritto incompatibili tra loro

di Salvatore Viglia
Il potere dell’economia sull’uomo è una distorsione del concetto di benessere e di impresa. Essa non permette indugi e neanche interruzioni nel suo progettarsi. Dunque il diritto altro non è che un impedimento, un continuo proporre riflessioni ed atteggiamenti che impongono al denaro stop ed oneri che ne danneggiano i programmi. Dedurre, pertanto, che l’economia ed il diritto sono in antitesi tra loro non è errato stanti agli equilibri attuali nel mondo del lavoro e del costo del denaro. Il diritto costa, esige il rispetto di canoni e di leggi universali, giuridiche, religiose, etiche e quindi anche costituzionali ed il mercato con i suoi meccanismi non può permettersi di pagare. Si pensi al costo del lavoro, alla concorrenza dello sfruttamento dell’ uomo sull’uomo a vantaggio del mercato. In Cina, non essendoci diritti, statuti dei lavoratori e neanche una cultura che salvaguardi l’uomo su tutto, la logica del mercato funziona benissimo. Dove è assente il diritto, in questo caso quello dei lavoratori, c’è il predominio ed il successo dell’economia con le sue logiche. Stiamo assistendo al completo asservimento del diritto all’economia e questo, a catena, produce conseguenze aberranti ed inaspettate per le quali soluzioni politiche non sono approntate né studiate per farvi fronte. La completa impreparazione della politica al cospetto di questo problema è disarmante e tutti i rimedi che vengono utilizzati si dimostrano inadeguati e, spesso, peggiori dei mali. L’economia, il dio denaro, esige il sacrificio continuo e silente del lavoratore progettato per produrre. L’unico diritto di cui é titolare deve essere il dovere di immolare le proprie energie, che non costano niente, nel lavoro per la causa globale. In tutto questo, cadono come mele marce tutti quei propositi di lungo periodo che invece il diritto impone con una visione globale anch’essa ma che viene focalizzata sull’uomo piuttosto che sull’ economia. Salute, vita dignitosa, studio, ricerca, sono e restano canoni solo secondari perché se non funziona l’economia, non può funzionare null’altro.

Nasce il “mensile” di Innovatori Europei

 di Salvatore Viglia (direttore)

Innovatori Europei. Due aggettivi che insieme diventano tutt’uno con un progetto cominciato nel 2006.

Essere “Innovatori” non è una sindrome, una malattia, una ossessione oppure una moda.

Significa configurare una condizione naturale che, per le leggi del mercato asservito ad una gestione globale irresponsabile , è stata sopraffatta da logiche distorte.

“Europei” è solo l’auspicio in quanto prima aggregazione di intenti in previsione di una generalizzata prassi intercontinentale in divenire.

Due aggettivi necessari, oggi, agli albori di un sistema che si affaccia sul mondo della consapevolezza ma che dovevano, secondo logica, essere superflui.

L’auspicio è che ambedue gli aggettivi non trovino più ragione di essere quando la “normalità” avrà un posto predominante nelle attività di progetto e di evoluzione progressiva e progressista del genere umano. Il bisogno dunque di definirsi “Innovatori” è dettato purtroppo da contingenze sociali e politiche distratte quando non dolosamente colpevoli.

“Innovatori Europei” nasce dal bisogno proprio di sottolineare una naturale propensione filosofica e conveniente della scelta, da parte dell’uomo, di opzioni opportune, naturali, decisamente consigliabili. In realtà propone una scontata visione onesta e priva di “interessi” diversi della vita e delle attività sociali così come le conosciamo. Ciò nonostante rappresenta ancora una meraviglia per la poca assonanza con la prassi in auge.

Così brevemente premesso, neanche l’etica avrebbe motivo di essere menzionata in  quanto mezzo indispensabile attraverso il quale perseguire gli obiettivi pianificati e studiati. Trattiamo di una materia che presuppone quale ingrediente fondamentale la predisposizione interessata solo ed unicamente al bene comune perciò l’etica diventa motore, cuore delle attività sia sociali che politiche.

L’etica è indispensabile per il moto, per la crescita, per la bontà dei progetti, ne fa parte integrante.

“Innovatori Europei” è per la ricerca  intesa non solo come studio ma come sistema, abitudine scolastica e didattica introdotta a partire dalla scuola primaria per interessare ed invadere ogni settore, tutti i settori nei quali le attività dell’uomo sono impegnate.

Normalmente, si fa corrispondere al significato di “Innovazione” il continuo aggiornarsi della tecnologia che facilita ed agevola la vita degli esseri sociali. Non è così. Almeno non è sempre così.

I risultati della ricerca introducono, è vero, sistemi innovativi che si impongono quali ricambi  ed in sostituzione alle distorsioni innaturali tuttora vigenti in danno alla salute, per esempio. Le centrali di rigenerazione, i sistemi di recupero delle acque piovane, le finestre a triplo vetro con schemi a lamelle mobili, i materiali di riciclo, le isole di raccolta differenziata dei rifiuti, il cemento fotovoltaico (TX Active), i sistemi eolici, i sistemi di climatizzazione con sistemi a travi fredde Trox, giardini fotovoltaici, tetti formati da tegole foto catalitiche in grado di trasformarela C02 in sali, le mobilità sostenibili, le auto elettriche, le aree verdi a risparmio idrico, mangiar sano e altro ancora, sono l’aspetto freddo che deve divenire sistemico di una “condizione” indispensabile che si attesta su una concezione della vita, su un codice inviolabile di regole convenienti per tutti i membri del consesso.

In questo senso ancora assistiamo alla assegnazione di premi, basti pensare ai Green Awards, per chi propone e realizza idee valide, innovatrici utili all’ambiente ed alla vita. Ciò significa, stando alle eccezioni, esse restano ancora tali senza diventare consuetudine, che non si è ancora accelerato sulla necessità di ribaltare il sistema vigente irresponsabile e colpevolmente negligente.

“Innovatori Europei” nasce e spende la sue genialità giovani, personalità competenti e propositive affinché le eccezioni diventino normalità e le eccellenze siano sempre meno identificabili tra tante eccellenze.

Possiamo concludere che la sostanza dei problemi posti da “Innovatori Europei” non è politica in quanto tale. Diventa politica dal momento che si rende indispensabile una sensibilizzazione che, per legge, introduca parametri che facilitino e migliorino la vita piuttosto che complicarla.

Anche dal punto di vista politico, “Innovatori Europei” si pone assai avanti alle determinazioni del panorama attuale che sembrano aver raggiunto, ob torto collo, una sorta di ragionevolezza anche se imposta delle gravi difficoltà economiche contingenti.

La politica, per “Innovatori Europei”deve essere la giusta mediazione per la riduzione del conflitto in contrapposizione ideologica tra anime e posizioni diverse proprio in virtù di quell’interesse    proteso eticamente e moralmente nel facilitare e migliorare il bene comune dei cittadini in maniera  irrinunciabile.

Da oggi, con la nascita del “mensile” di Innovatori Europei, metteremo ancora di più l’accento su tutto questo.

Seguiteci, non sarà tempo perso.

 

Primarie: associazione ‘Innovatori europei’ sostiene candidatura Bersani

(ASCA) – Roma, 3 ott  L’associazione Innovatori europei sostiene la candidatura di Pier Luigi Bersani alle primarie del centrosinistra.

 

”Crediamo – ha dichiarato Massimo Preziuso, presidente di Innovatori Europei dopo l’incontro con Roberto Speranza, coordinatore del comitato Bersani – che Bersani sia il candidato che esprima la giusta sintesi tra credibilita’ e rinnovamento, e l’unico politico che possa portare avanti, da subito e con serieta’, le istanze per le quali il nostro movimento si batte da anni”.
”Speriamo di avviare presto una collaborazione concreta col segretario – prosegue Preziuso – perche’ riteniamo che queste siano tematiche fondamentali in un’agenda di governo.

Innovatori europei nasce nel 2006 dando il proprio contributo dalla societa’ civile, dalla quale conserva le basi, alla nascita del partito democratico. L’associazione si occupa di temi legati ai diversi campi dell’innovazione: dalle energie rinnovabili allo sviluppo sostenibile, all’implementazione di un welfare nei territori, alle problematiche legate alle frequenze radiotelevisive, alla riforma delle istituzioni europee.

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