Significativamente Oltre

milano

Convegno 10 luglio, Talent Garden, Milano : Quale politica economica per l’Europa?

Europa XXI secolo e Tortuga sono liete di invitarvi all’incontro:

Quale politica economica per l’Europa?
10 luglio 2017 – 18:30-20* Talent Garden Calabiana Via Arcivescovo Calabiana 6, Milano

Programma
Presentazione di “Europe’s Political Spring: Fixing the Eurozone and Beyond” (a cura di Agnès Bénassy-Quéré e Francesco Giavazzi, con un capitolo di Guido Tabellini)

Introduzione a cura del Gruppo Tortuga

Ne discutono:  Francesco Giavazzi  Tommaso Nannicini  Guido Tabellini  Irene Tinagli

Modera:  Francesco Cancellato (Direttore Linkiesta)

* L’evento sarà l’occasione per presentare al pubblico l’associazione Europa XXI secolo. Trattandosi di una associazione non solo europeista ma anche europea, la discussione inizierà alle 18:30 in punto come da invito. Seguirà rinfresco.

Intervista a Carmine Pacente, innovatore europeo, candidato forte del PD al Comune di Milano

carmine pacente

di Massimo Preziuso

Carmine, quali i tuoi principali progetti e visioni per la Milano del 2020, nel Post Expo?

Expo si è rilevata una straordinaria opportunità di sviluppo anzitutto per Milano e la sua area metropolitana oltre che per l’intero Paese. Una occasione per esportare le eccellenze italiane nel mondo proiettando, peraltro, il nostro territorio al centro delle grandi questioni che caratterizzano il Pianeta. L’eredità lasciata dall’Esposizione universale è un patrimonio di tutti. Tocca alla politica, adesso, valorizzare questo bagaglio di esperienze. Grazie alla manifestazione, Milano ha sperimentato concretamente la Città metropolitana. Expo ha, in qualche modo, segnato una tappa decisiva per la definizione amministrativa e territoriale della Grande Milano. Penso ai servizi offerti – in chiave metropolitana – per sostenere i milioni di visitatori giunti in Lombardia. Adesso, con più forza, dobbiamo continuare questo lavoro per rendere la Grande Milano un sistema reticolare che preluda allo sviluppo della Città metropolitana. Il territorio avverte, peraltro, la necessità di adottare politiche di area vasta per dare maggiore sostegno all’economia locale, al lavoro, alla mobilità, all’ambiente, alla pianificazione territoriale e alle infrastrutture. Io, in questo solco, desidero contribuire alla crescita di Milano in chiave globale, proiettando la nostra area metropolitana verso la dimensione europea che le compete. Lo strumento cardine sarà l’attrazione e la gestione di risorse umane e finanziarie europee. Del resto, per crescere Milano ha bisogno di confrontarsi con le grandi realtà europee: Parigi, Barcellona, Lione, Vienna, Monaco, Stoccarda, imponendosi su alcuni temi centrali. Penso alla rigenerazione urbana, al trasporto pubblico, alla gestione degli strumenti e delle risorse europee, al sostegno ai giovani talenti e alle imprese innovative, culturali e creative.

 

Mezzogiorno tra Europa e Mediterraneo. Quale il tuo punto di vista di innovatore, che vive a Milano ma mantiene forti rapporti con la Campania e con Brussels?

Per il Mezzogiorno, ma anche per l’Italia tutta e per gli altri Paesi del Vecchio Continente, la strada europea rappresenta l’unica via praticabile per garantire un futuro di prosperità e di benessere alle nostre comunità. Dobbiamo, però, riflettere bene su come coniugare le esigenze dei territori con le opportunità fornite dall’Ue. Io penso che il tema delle grandi opere e dei grandi progetti strategici sia il primo argomento che, oggi, merita di essere affrontato in quest’ottica. Mi riferisco alla creazione di «reti» sempre più capillari capaci di dar seguito a un’integrazione europea concreta anche nel Mezzogiorno. Dobbiamo, infatti, contrastare il gap infrastrutturale che mortifica la capacità produttiva di alcune aree del nostro Paese. Dobbiamo concentrare le risorse europee su pochi grandi progetti che possano fare la differenza per lo sviluppo dei nostri territori. Basta “gettare” a pioggia soldi pubblici per raccattare facile ma inutile consenso. Continueremo soltanto a perpetrare logiche e dinamiche di sottosviluppo. Più in generale ritengo che l’Europa debba dare vita a politiche going local, capaci cioè di conferire un ruolo centrale alle realtà territoriali  – come peraltro già previsto dalle politiche strutturali dell’Ue. Certo, allo stesso modo, dobbiamo evitare di ritrarci nella nostra dimensione localistica, seguendo alcune realtà politiche che alzano i toni per ottenere solo facile consenso.

Gli autogoal del Governo sull’energia (e non solo)

di Massimo Preziuso

La situazione politica (e, di conseguenza, quella generale)  peggiora di giorno in giorno in Italia.

L’ultima uscita pubblica brianzola del ministro Romani  – che definisce “in malo modo” la sua collega ministra dell’ambiente e fa intendere che l’imprenditore medio italiano, eccetto quello lombardo, è “inaffidabile” – denota  totale assenza di una linea di Governo sui temi legati allo sviluppo del Paese, a cominciare da quello delicato dell’energia (rinnovabile, in queste ore), a cui è legata la gestione della crisi libica.

Nel breve, vi è da sperare che il ministro Prestigiacomo (che, va detto, in varie occasioni pubbliche ha dimostrato – unica nel suo Governo – una vera sensibilità verso il tema rinnovabili) faccia ora pesare il suo ruolo di ministro dell’ ambiente nel CdM di martedì prossimo.

Ma più in generale questo approccio di Governo non può continuare ad andare avanti. Così stiamo irreversibilmente massacrando un Paese.

Fortuna che alle elezioni amministrative di Maggio questo molto probabilmente si tradurrà in una grande debacle del PDL (e forse anche della Lega nord) a cominciare da Milano (dove Pisapia e Palmieri possono e devono unirsi, al ballottaggio, e vincere) e Napoli (dove il centro destra, più che il suo candidato, è inguardabile).

Ma, aldilà di questi “desiderata” che molto probabilmente si tradurranno in “fatti” a breve, speriamo che questa serie di autogoal politici finisca e che, a cominciare dalla firma del Decreto attuativo sulle rinnovabili (anche grazie all’intervento del Berlusconi industriale ed imprenditore), si inizi a legiferare per il bene del Paese, e non per quello di pochi ma grandi interessi.

Questo fondamentalmente perchè (basta girare un po’ per Roma o Milano per capirlo) il Paese è seriamente impoverito e demotivato, e non merita di esserlo ulteriormente.

Ed infine, auspichiamo tutti che la giustizia amministrativa (attenzione anche qui a non permettersi il lusso di fare diversamente) ridia – dopo anni – la parola agli elettori per il voto referendario del 12 e 13 Giugno sul ritorno al nucleare (ma anche sulla privatizzazione dell’acqua e sul legittimo impedimento), affinchè noi tutti potremo avere di nuovo il diritto di dire cosa ne pensiamo su temi così importanti per la nostra e le future generazioni, e piu’ in generale sulla linea politica di un Governo che ci continua a fare affondare.

Abbiamo tutti bisogno di tornare presto ad un minimo di normalità.

Pd/ Se Milano piange, nemmeno Roma sorride

pd_logo

(di Pierluigi Sorti)

L’esito delle primarie di coalizione di Milano, della scorsa domenica, scuote la coscienza del partito democratico e apre nuovi interrogativi sulla credibilità della sua politica. Quale più idoneo termometro può misurare lo stato di armonia di un partito con l’ opinione pubblica delle primarie ?

Con le primarie della scorsa domenica,  hanno scritto, Milano ha forse  ritrovato il suo antico ruolo di precorritore di svolte politiche del paese tutto ma, verità vuole, il numero dei segni premonitori della crisi del Pd, era, in sequenza, evidente da molto tempo. . 

Le Puglie, Firenze ( duplice caso ) , le elezioni europee e regionali ( 4 milioni di voti assoluti perduti )  dopo la sconfitta delle elezioni del 2008, erano segnali manifesti di una crisi la cui terapia, non poteva essere limitata alla formale rotazione degli incarichi di un esiguo gruppo di alti rappresentanti dell’ apparato.

Dove, l’ illusione di poter rimuovere lo stato di scollamento tutta giocata sulla politica degli organigrammi degli apparati nazionali e, giù “per li rami”, di quelli regionali e provinciali, ha messo a nudo la sua impotenza e la sua insensibilità alle realtà nazionali e locali.

Una piramide di apparati, quella del Pd che, per spirito gregario o per impreparazione culturale di base hanno solo un canone interpretativo che li guida : l’ossessione della appartenenza, non al partito e alla sua ricchezza culturale, ma al dirigente locale presunto di possedere le “chiavi del cor” di qualche potente dirigente nazionale.   

Ne troviamo la conferma in queste stesse ore a Roma dove, dopo dilazioni reiterate (  con il partito  regionale del partito, in stato commissariale ) sono in corso le operazioni del congresso cittadino del Pd , con la elezione dei coordinatori di circolo, di municipio fino all’ apice del segretario cittadino.

E’ infatti stupefacente la reticenza ( se non addirittura la incapacità percettiva ) dei singoli candidati alle varie cariche, di affrontare la crisi del partito e con l’unico scrupolo di presentare credenziali politiche avarissime di riferimenti politici, in salsa prevalente di stucchevoli richiami alla “necessaria unità del partito”, di denuncia del “degrado della città”, e del malgoverno di Berlusconi.

E’ qui, in questa città dove pur operano alcuni massimi – e storici – dirigenti nazionali che alligna forse il tasso più alto di conformismo di partito e dimentico del continuo flettere di iscritti ed elettori. Solo la diagnosi del quale e una prognosi adeguata per rimuoverlo, può ancora costituire l’ alternativa alle scorciatoie del “fare” politica con la strada maestra dell’ “agire” politicamente.

News da Twitter
News da Facebook