innovators
BOLLA DEL MERCATO IMMOBILIARE?
Immobiliare, il mercato rallenta a +1,7%: per il secondo semestre previsto un calo
Nei capoluoghi le case in vendita sono cresciute del 4,7%, ma le transazioni diminuite dell’8,4%
di ROSARIA AMATO – Repubblica
ROMA – Il mercato immobiliare sta per cambiare segno. A pubblicare previsioni pessimistiche sull’andamento della compravendita di case questa volta non è un’istituzione internazionale di prestigio, ma pur sempre lontana dal mercato, ma la Fiaip, la Federazione italiana degli Agenti Immobiliari Professionali, che nel Report semestrale prevede per la seconda metà del 2007 una flessione per la maggior parte delle città italiane, a eccezione di Trieste, Palermo, Torino, Perugia, Catanzaro e Campobasso. Il calo, se venisse confermato, arriverebbe dopo un boom durato 9 anni, quasi 10. Nella prima metà del 2007 la Fiaip ha rilevato una crescita risicata dell’1,7 per cento rispetto al semestre precedente, risultante da un +0,5 per cento nel mercato urbano e da un +2,8 per cento in quello turistico.
I dati limitati ai quartieri di pregio. La rilevazione della Fiaip si è concentrata quest’anno per la prima volta esclusivamente sulle zone di maggior prestigio delle venti città capoluoghi di provincia. Si tratta dei centri storici di Potenza, L’Aquila, Trieste, Firenze, Trento, Perugia, Aosta e Campobasso; il quartiere Indipendenza-Corso Mazzini a Catanzaro, Posillipo a Napoli, Galvani a Bologna, Trevi a Roma, Albaro a Genova, Duomo-Cordusio a Milano, Pietralacroce ad Ancora, Crocetta a Torino, Murat 1 a Bari, Monte Urpinu a Cagliari, Politeama a Palermo e San Marco a Venezia. Per il mercato turistico, la rilevazione è stata effettuata in 20 rinomate località di vacanza, una per ogni regione.
Il calo già rilevato dagli agenti. “Abbiamo deciso di analizzare un campione ristretto – spiega il vicepresidente di Faiap, Osvaldo Grandin – perché ci eravamo accorti di alcuni segnali, che indicavano una flessione. Abbiamo preso in esame il massimo della categoria, gli immobili che avevano la quotazione più alta di venti città capoluogo e di venti città turistiche. Dall’indagine è emersa la previsione di una flessione per il secondo semestre di quest’anno, ed è un elemento che nella piazza lo si riscontra: tutti i colleghi mi dicono che ci sono meno contatti, meno vendite”.
Transazioni diminuite, tempi allungati. Infatti il rallentamento del mercato emerge anche dall’allungamento dei tempi delle compravendite che gli agenti segnalano già dai primi mesi del 2006. Nel primo semestre del 2007 il tempo intercorso tra l’incarico affidato all’agente immobiliare e la stipulazione della compravendita è arrivato a quasi sei mesi (5,7) e il divario percentuale tra il prezzo richiesto e quello effettivo è stato del 10 per cento. Gli immobili messi in vendita sono aumentati mediamente del 4,7 per cento, ma le transazioni portate a termine sono diminuite dell’8,4 per cento.
Preferiti i tagli piccoli. Altro segnale della difficoltà delle famiglie è il deciso orientamento verso tagli piccoli: la maggior parte delle abitazioni richieste, segnala infatti la Fiaip, ha una superficie inferiore ai 60 metri quadri (42 per cento), le case di medie dimensioni sono richieste dal 39 per cento, quelle di oltre 120 metri quadrati solo dal 19 per cento. Quanto alla provenienza della clientela, quattro acquirenti su cinque sono italiani, gli stranieri Ue poco più del 10 per cento e gli extracomunitari il 6,4 per cento.
Ma la bolla immobiliare non si sgonfia. Il rallentamento arriva dopo una lunghissima fase di crescita: la Fiaip ricorda che in media i prezzi di compravendita sono cresciuti del 76,6 per cento tra il 2000 e il 2007, con punte del 96 per cento per le case nuove o ristrutturate. Ma per la Fiaip non è il caso di parlare dell’esplosione della bolla immobiliare: “Credo che siamo i primi a lanciare una previsione di questo tipo, assolutamente un ridimensionamento di alcuni prezzi di mercato – dice Grandin – ma la bolla immobiliare no, direi che se non è scoppiata nel passato non è neanche questo il momento. Pur ribadendo che la nostra previsione è un dato assolutamente reale”.
Mutui più onerosi per gli aumenti dei tassi. Probabilmente, osserva Grandin, a incidere sul rallentamento del mercato ci sono stati anche gli aumenti dei tassi d’interesse: “A lungo si è detto che pagare il mutuo era come pagare l’affitto, ma adesso non è più vero, la rata del mutuo è più alta di almeno il 15, 20 per cento”. Nel primo semestre 2007 gli acquirenti hanno fatto ricorso al mutuo nel 75,5 per cento dei casi. I mutui sono stati stipulati per un importo mediamente pari al 75,6 per cento del prezzo dell’immobile, con una durata media di 23 anni e un tasso per lo più fisso: le famiglie non si fidano più del variabile, che ha subito continui ritocchi verso l’alto per via dei rialzi della Banca Centrale Europea.
Le previsioni degli altri osservatori immobiliari. Le previsioni della Fiaip sono, come ha spiegato Grandin, di rottura. Tuttavia non tutti gli analisti del settore sono d’accordo. “Noi stiamo ancora formulando delle ipotesi, pubblicheremo i nostri dati la prossima settimana – spiega Daniela Percoco, direttore Nomisma Real Estate – però non ci stiamo orientando su ipotesi di questo tipo. E’ chiaro che il mercato immobiliare non potrà crescere all’infinito, però a nostro avviso non è arrivato ancora il momento di un’inversione di tendenza”. Il report Eurekasa sul primo semestre 2007 si avvicina di più alle ipotesi della Fiaip: infatti si parla di “un sentiment complessivamente di flessione nel numero di compravendita”, con uno sconto medio in aumento, ma non ancora di un calo dei prezzi, per via “di troppi venditori arroccati su quotazioni elevate”.
RIFLESSIONI SU UN EURO SENZA EUROPA
Vorrei cominciare ricordando che è un miracolo che si riflette positivamente sul complesso geografico europeo dalla UE agli stati, dai länder ai comuni: 13 paesi hanno abbandonato le proprie monete per una moneta comune .
Questo è l’unico avvenimento che ha carattere sovranazionale (assieme alla Corte di Giustizia europea) e che appare nel cammino di una integrazione che annaspa ed ora è in stallo per colpa soprattutto dei primi ministri europei (con l’eccezione di Prodi e la Merkel).
Fino ad anni fa nessuno si sarebbe aspettato tanto. Diciamo che l’Europa ha finalmente un proprio mercato dei capitali . Per il resto possiamo osservare che in breve tempo il volume delle emissioni in euro ha superato quello delle emissioni in dollari statunitensi e gli emittenti che precedentemente avevano difficoltà ad accedere al mercato internazionale (come i comuni, le regioni e molte imprese ) hanno già fatto un ampio ricorso al mercato dell’euro.
L’euro ha così facilitato gli investimenti all’interno dell’Unione Europea e, come indotto, ha favorito la crescita economica all’interno di essa . Socialmente parlando ha anche consentito una più equilibrata ripartizione del capitale.
Elenchiamo alcune osservazioni precise:
1) E’ noto che il Financial Times , assieme ad alcuni politici inglesi, costituisce un polo di forte pressione per fare fallire una integrazione che porti ad una Federazione Europea in futuro, che personalmente mi auguro invece prossima !!!
2) Malgrado la presenza negativa rappresentata da costoro una cosa che evidenzia la forza e la diffusione dell’ EURO, assieme all’opportunismo inglese, che ha già più volte irritato Il presidente della BCE Claude Trichet, proprio a Londra cresce e prolifera una capitale dell’EURO, lontana dai vincoli di Bruxelles e Francoforte ma nel cuore della ricchezza della nostra moneta unica. Ebbene il mercato e le transazioni della City non sono affatto in sterline ma sono in Euro !!!!!!
La base di liquidità è enorme perchè offerta da una moneta stabile e globale come la nostra che fa si che la City abbia oggi il 70% del mercato obbligazionario internazionale ed il 40% degli scambi in titoli esteri….. Tutto questo malgrado i politici britannici abbiano schernito il progetto europeo e la sua valuta.
3) Recentemente la Cina ha fatto una autentica “razzia” di EURO sul mercato elevando tale moneta al rango di riserva subito dopo al dollaro.
4) L’intera fascia arabica, inclusa la Turchia, non solo accetta l’EURO ma lo richiede e lo privilegia nelle transazioni finanziarie e commerciali.
5) Stiamo attualmente risparmiando “un sacco di soldi” negli acquisti di prodotti petroliferi, derivati ed altro, nelle relazioni con diversi paesi dell’area orientale potendo usufruire dello scarto a nostro favore tra euro e dollaro. Altrettanto per il gas fornito dalla Russia.
6) I tredici paesi che hanno adottato l’EURO hanno di fatto creato un proprio mercato dei capitali che ha attratto nella sua orbita pure quelli che in Europa ne sono rimasti ancora fuori, costringendo la Danimarca, la Svezia ed altri ad emettere euroobbligazioni in grande quantità per potersi finanziare sullo stesso mercato !!!!!!
Certamente un EURO senza Europa politica si trova a non potere sviluppare interamente il potenziale economico che esso possiede. Questo è colpa di un progresso di integrazione politica che lascia molto a desiderare: le attuali istituzioni sono un mosaico di interessi nazionali senza una autentica visione europea, cioè senza l’obiettivo finale degli “Stati Uniti d’Europa”, come sarebbe obbligo di perseguire per gli interessi generali degli europei da parte degli uomini politici e cioè primi ministri e forze politiche al vertice che evitano o ignorano addirittura l’argomento in modo ignobile.
Ma senza l’euro dove saremo ora?
Certamente la situazione sarebbe senza dubbio sull’orlo della bancarotta!
Le politiche contro l’inflazione da parte dei tredici paesi dell’euro e l’importantissima indipendenza della Banca Centrale Europea col suo presidente Trichet rappresentano oggi un forte elemento di stabilità che fa della nostra moneta una autentica forza nel mondo.
La volatilità dei tassi di cambio, accompagnata dall’inflazione mangia risparmi a due cifre che ha caratterizzato i mercati monetari europei negli anni 1993 -1994 altro non è che un brutto ricordo.
Ora, durante le crisi asiatica, russa, e latino-americana l’euro ha già mostrato ampiamente la sua validità e difeso la stabilità: esso ha fatto vedere di sapere reggere alle grandi crisi economiche.
Per fare altri esempi, cosa sarebbe accaduto alla moneta belga nel momento in cui è esploso il caso delle carni alla diossina od alla moneta francese in conseguenza della catastrofe ecologica causata dal petrolio riversatosi sulle sue coste, se avessero potuto fluttuare liberamente ? E che pensare del fallimento Parmalat in Italia!
E che dire della Danimarca, dell’Inghilterra,della Norvegia e della Svezia che, nella loro follia antifederalista, sono di fatto costrette a seguire l’andamento dell’euro adeguandosi, senza confessarlo apertamente, a dovere emettere pure eurobbligazioni!
L’euro non è stato all’inizio una moneta forte e con ciò ha potuto favorire le esportazioni europee in quel momento di assestamento e quindi di possibile crisi da primo impatto.
Ora lo è divenuto dimostrando con l’adattamento e le innovazioni da parte dell’apparato produttivo di potere tenere il ritmo delle esportazioni e favorendo enormemente un minor costo delle importazioni e del prezzo del petrolio in particolare.
Nel breve e medio periodo certamente gli elementi che interagiscono in positivo od in negativo sono molteplici :
– il tasso di cambio influenzato dai tassi di interesse fissati dalle banche centrali dei vari paesi extraeuropei ;
– alcune debolezze che emergono ora nell’economia americana ( in particolare l’aumento del deficit commerciale e l’aumento del divario tra i redditi dei ricchi e dei poveri ecc.) che potranno lentamente levare parte dell’attrattiva al dollaro statunitense come moneta di scorta e ciò a favore dell’euro;
– l’ entrata materiale dell’euro nelle tasche degli europei che col tempo risveglierà da quella superficialità che è tipica di troppi cittadini e che induce ad affermazioni assolutamente non veritiere;
– la speculazione che si era scatenata da parte dei settori commerciali ed intermediari ed immobiliari alla quale porrà termine prima o poi la dimensione europea del processo di integrazione.
– l’auspicabile scoperta “dell’acqua calda” che dovrebbe pervenire da parte dei partiti politici e dei governi europei aprendo gli occhi e constatando che abbiamo ancora le contrattazioni borsistiche che si svolgono in una decina di “borsette” invece di avere un’unica Borsa a livello dei tredici, meno facilmente influenzabile dai grandi capitali speculativi, magari collocata a Francoforte e cioè vicino alla Banca Centrale Europea, con tutti i vantaggi potenziali che ci potrebbero mettere nella condizione reale di confrontarci con l’unica Borsa che gli americani posseggono e che funziona per tutti i cinquanta stati della loro Federazione e “dirige l’orchestra” per tutto il mondo !!!!
– una serie di carenze che l’economia europea deve superare sia sul piano economico sia su quello politico in questo periodo. “I tredici” devono dimostrare di essere capaci di eliminare tutte quelle disfunzioni che si ripercuotono sull’euro e di mantenere una bassa inflazione che occorre sia in tempi di recessione economica sia in tempi di rapida crescita.
Da un punto di vista generale è fuori da ogni dubbio che il progresso di integrazione economica, ma sopratutto politica, europea lascia molto a desiderare :
senza considerare la Banca Centrale Europea e la Corte di giustizia, le istituzioni sono un mosaico di interessi nazionali senza un’autentica visione europea, cioè senza l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa, come sarebbe obbligo morale e sostanziale da perseguire da parte degli uomini politici e dai rappresentanti istituzionali. Vediamo per esempio quanto sono ancora scarsi i progressi in materia di armonizzazione fiscale e di legislazione delle società e dei brevetti ecc. e come non sia certamente la strada giusta quella proposta con una anomalia giuridica chiamata Costituzione Europea in questo momento oggetto di stallo. Pensate che è formata da ben 342 articoli (questo è anche un elemento che dimostra il suo fallimento). Pensate che la costituzione italiana è formata da soli 139 articoli e quella americana da 7 (dico sette) articoli e 27 emendamenti !!!
C’è da chiedersi doverosamente da dove debba provenire la spinta ad accelerare il processo di integrazione politica. E’ chiaro che ciò dipende in democrazia solo in parte dal cittadino ma sopratutto dalle segreterie delle formazioni politiche e dai governi nazionali che non vogliono cedere, per sete di potere, quote di sovranità al parlamento europeo ancora ibernato, con la complicità degli stessi parlamentari europei che si sono succeduti, incapaci di rivendicare con forza il loro ruolo (l’unico a farlo fu Spinelli) e costretto a scegliere ancora “le misure dei pomodori”…. !!!
Per ora purtroppo l’euro non ha ancora una federazione europea né un governo federale che lo difendano a sufficienza e spieghino il suo valore intrinseco e morale a tanti cittadini che, privi di supporti culturali adeguati, spesso vengono plagiati da forze politiche notoriamente contrarie al federalismo europeo (ve ne sono a destra ed all’estrema sinistra) che sfruttano l’ignoranza nel campo e non dicono a quale immane disastro economico e finanziario l’Italia andrebbe incontro se tornassimo (per ipotesi assurda) alla lira senza lo scudo protettivo dell’euro.
Riccardo Sani – Trento
(ex consigliere di amministrazione del Mediocredito – Investitionbank del Trentino-Südtirol)
RITORNERANNO SPESSO!
di Salvatore Viglia
Non è un incubo ma solamente l’andazzo italiano. Il dopo Torino ha riportato immediatamente l’Italia nel pantano politichese di sempre. Bindi e Parisi.
Bindi e Parisi, hanno lasciato le loro impronte digitali chiosando giudizi inutili e deleteri, comunque non solo non in linea con quanto Veltroni ha detto, ma addirittura fuori del tema la prima e decisamente incomprensibile nell’eloquio il secondo.
Basta vecchi! E lo ha detto il Presidente emerito Ciampi. Dico Ciampi. E quel punto esclamativo suona come una martellata, un gong conclusivo. Eppure, questi, ritorneranno spesso. Alla Bindi, non è bastato sentire con le proprie orecchie (ma ha sentito o no?) che Veltroni vuole il 50% di donne a rappresentare la politica italiana; non è bastato sentire (ma ha sentito o no?) le cose che Veltroni ha detto sulla laicità dello Stato e sul patrimonio e del ruolo responsabile dei cattolici al suo interno?
Arturo Parisi, poi, senza rendersi conto neanche della sua immagine sotto il profilo della comunicazione e non solo, non avendo compreso a pieno cosa stia accadendo nel Partito Democratico e nel paese (qualcuno si prenderà la briga di informare il Ministro?), se ne è uscito con un politichese che non va oltre le stringhe. Egli, dico, egli, ha detto testualmente: «Deluso da Veltroni, una candidatura verticistica. E’ per me, il candidato migliore e, tuttavia, se proposto come candidato unico, il candidato peggiore». Ma cosa significa? Cosa vuole dire l’Oracolo di Delfi? Questa frase, è un magnifico reperto archeologico. Un graffito, una frase sgangherata scritta su una mappa egizia stinta. E’ un retaggio. Senza alcun valore. Indirizza, appiattisce, sgomenta, induce ed istiga all’antipolitica.
L’arzigogolo cervellotico promette di essere depositario della “verità” annichilendo la semplice sintesi mortificata da un (comprensibile?) narcisismo (sono io che cammino impettito di fronte ai picchetti, sic!, d’onore, cosa credete?), la fa da padrone ed intorpidisce la mente della gente.
Insomma, come sarebbe bello se Arturo Parisi si rendesse conto del suo anacronismo. Come sarebbe bello se prendesse atto della sua inadeguatezza politica indice e prova di tante sconfitte personali e di gruppo e se la Bindi si dedicasse anima e corpo al volontariato missionario piuttosto che avvilite menti e coscienze di questo paese.
DIRETTA VIDEO FENOMENI
Su onemoreblog.it e su greencamp.it è disponibile la diretta video in streaming dell’iniziativa “Generazione di Fenomeni”, lo strano caso di un paese che ha dimenticato i suoi giovani e ha generato una generazione di precari e di esuli.
E’ una tavola rotonda a cui parteciperanno un po’ di esuli di nome: Sandra Savaglio che fa l’astronoma a Monaco a cui Time ha dedicato la copertina come simbolo dei cervelli perduti. Ivan Scalfarotto che fa il direttore del personale a Mosca per Citigroup e, in Italia, si ostina a vedere se si può cambiare qualcosa. Poi ancora Giancarlo Bruno da New York, Paolo Gallo da Londra, Alessio Misuri da Roma e Giuseppe Forte, ingegnere e precario, capogruppo dell’Ulivo in Comune.
L’incontro sarà a Pisa, perché Pisa è la città più zeppa di università, di centri di ricerca e di giovani che si possa immaginare.
Ha novantamila abitanti e cinquantamila studenti. Un’occasione per molti dimenticati per ritrovarsi, per ascoltare e dire la loro, per esserci. Ma soprattutto per conoscersi e capire che questa generazione per contare ha bisogno di mettersi in rete.
“Generazione di fenomeni”, a Pisa, sotto il tendone del Leocaffè alla Stazione Leopolda, dalle 17 di sabato 30 Giugno.
Per altre informazioni visita pdpedia.eu
PRINCIPI COMUNI DI FLEXICURITY
di Alessandro Chiozzi
La “comunicazione” della Commissione Europea, Affari Sociali, sui principi per avvicinare l’Europa alla cosiddetta Flexicurity, ha incontrato immediate reazioni da parte dei Sindacati e della Sinistra: un secco NO dai primi; “Problemi più urgenti da affrontare” da parte dell’ex-ministro Treu (si veda Il Sole 24 Ore di Mercoledì 27 Giugno 2007).
La nuova comunicazione individua essenzialmente i “principi comuni” riguardo: la riduzione del divario tra coloro che hanno un’occupazione atipica, a volte precaria (outsider) da un lato, e coloro che hanno un lavoro permanente a tempo pieno (insider) dall’altro; lo sviluppo della flessicurezza interna (nell’impresa) ed esterna (tra le imprese); l’esigenza di un clima di fiducia tra le parti sociali e le autorità pubbliche.
A tal proposito, la Commissione indica quattro “percorsi tipici” che dovrebbero consentire agli Stati membri di definire una politica di flessicurezza adeguata alle proprie realtà nazionali:
1° percorso: risolvere il problema della segmentazione contrattuale. Si tratta di un percorso che presenta un interesse per quei paesi, quali l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo o la Grecia, che si trovano a dover far fronte ad una segmentazione dei mercati del lavoro, tra lavoratori garantiti e lavoratori esclusi dal mercato del lavoro;
2° percorso: sviluppare la flessicurezza nell’impresa e offrire la sicurezza nel corso delle transizioni.
Un percorso che presenta un interesse per i paesi come la Germania, l’Austria o il Belgio, nei quali il mercato del lavoro è più dinamico. Permette di aumentare gli investimenti destinati alla formazione dei lavoratori ed incrementare in tal modo la loro capacità di far fronte ai futuri cambiamenti dell’organizzazione del lavoro;
3° percorso: rispondere alla mancanza di competenze dei lavoratori. Di particolare interesse per quei paesi come la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, l’Irlanda principalmente confrontati ad un deficit di competenze nella popolazione attiva.
4° percorso: far fronte alle gravi ristrutturazioni economiche osservate negli ultimi anni, come ad esempio nei nuovi Stati membri dell’UE, che hanno sistemi di protezione sociale poco sviluppati.
(fonte: Carlo Bittarelli su Visita il Sito delegazionepse.it).
Senza entrare nel merito di giudizi sulle soluzioni proposte e possibili, ritengo la questione di fondamentale importanza.
In particolare, la riduzione del divario tra insider (occupati stabili) e outsider (atipici) sia un tema che deve essere affrontato seriamente, subito, e soprattutto con coraggio.
I Sindacati si oppongono “a priori”, rivelandosi ancora una volta strenui difensori degli “insider” a scapito degli “outsider”.
Il Governo tarda, proponendo revisioni alla legge Biagi che hanno più una veste di facciata che quella di soluzioni concrete, come l’abolizione del c.d. “Staff Leasing”, una formula contrattuale già bocciata dal mercato e poco diffusa.
La Sinistra discute molto nel tentativo di trovare una ricetta condivisa.
Nel frattempo si assiste a fenomeni che invitano a riflettere: a Varese, sul totale dei lavoratori subordinati, i contratti atipici hanno recentemente superato i contratti “a tempo indeterminato” (circa il 52% contro 48%); contemporaneamente, nella stessa Provincia, il Centro-Destra si affermava alle elezioni amministrative con il 67% delle preferenze.
E’ vero che le elezioni amministrative non sempre rappresentano un segnale politico, ma davanti a numeri di questo tipo, è quantomeno evidente che gli “outsider”, sopratutto nel nord, non stanno trovando riferimenti e interlocutori seri a Sinistra.
LA TRANSIZIONE ITALIANA
Recensione al libro di Nicola Tranfaglia, La transizione Italiana. Storia di un decennio, Garzanti, Milano 2003.
Presentazione del libro presso la FIOM-CGIL di Milano. Relatori: Nicola Tranfaglia, Nando Dalla Chiesa, Massimo Fini
di LAURA TUSSI
Il libro presenta un’analisi all’interno della sinistra italiana, come osservazione più approfondita del fenomeno Berlusconi, disancorata da qualsiasi storia e ideologia, ma con spregiudicatezza.
Uno degli effetti a cui ha condotto il governo Berlusconi è stato il totalitarismo culturale così feroce e il conservatorismo, che hanno reso possibile la vittoria di Berlusconi e della Casa delle Libertà nelle elezioni politiche del 13 Maggio 2001 dopo l’evidente insuccesso del primo governo Berlusconi nel ’94 e cinque anni di governo da parte della coalizione di centro sinistra. Il testo esamina la transizione italiana nel decennio che va dalla stagione di Mani Pulite e il crollo del sistema politico, alla nascita e allo sviluppo del fenomeno Berlusconi, come modello nuovo di populismo, celebrato e propugnato attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Di seguito l’autore analizza il tentativo fallito di accordo della Bicamerale e la frattura della sinistra con il conseguente declino dell’ulivo, per concludere con le manifestazioni dei new global e dei girotondi e gli incidenti durante il G8 di Genova. L’ultimo decennio ha visto la volontà di cambiamento e transizione del vecchio sistema politico che ha condotto a varie conseguenze e a forti esigenze di giustizia e cambiamento e trasformazione, all’interno delle istituzioni e del mondo dirigenziale, attraverso i grandi processi di mani pulite.
Tale volontà di trasformazione e la conseguente transizione verso nuovi risvolti ha comunque, infine, portato, suo malgrado, ad un nuovo modello populista e demagogico, quale il fenomeno Berlusconi, di carattere reazionario e conservatore rispetto ai movimenti innovatori e progressisti allora in atto.
Nel testo, l’autore analizza gli errori della sinistra e i motivi della vittoria della destra e le cause della caduta del governo Prodi e i governi D’Alema, con il problema irrisolto del conflitto d’interessi, del riassetto del settore radiotelevisivo e pubblicitario, la politica sociale per il meridione d’Italia, la politica giudiziaria e il frettoloso federalismo.
L’epilogo del decennio è sancito dal ritorno della politica berlusconiana e dal nuovo governo di centro destra a cui si contrappongono i partiti e i movimenti di neoglobalizzazione a livello planetario e i girotondi a livello nazionale.
ASSEMBLEA: INSIEME PER IL PARTITO DEMOCRATICO
Sul SITO è uscita la Sintesi della giornata del 22, quando ci siamo riuniti con una serie di gruppi e persone, che hanno costituito la Rete di INSIEME PER IL PARTITO DEMOCRATICO.
Lo scorso Martedì, in una successiva riunione, abbiamo poi deciso di continuare a costruire questa Rete, con la finalità principale di “realizzare” contenuti politici e culturali condivisi per il PD.
In qualche modo, quello che poi I.E. sta facendo in più luoghi: provare a portare idee nuove nelle discussioni che avvengono nel nostro Paese.
NE’ DI DESTRA, NE’ DI SINISTRA
di Salvatore Viglia
Il discorso di Walter Veltroni al lingotto di Torino è stato né di destra né di sinistra. Se un paese cresce economicamente e cresce sano, non è questione di destra o di sinistra. Se un paese offre ai cittadini sicurezza e futuro, non è né di destra né di sinistra. Non era agevole, considerate le aspettative della vigilia.
Ma, paradossalmente, è stato facile perché Veltroni ha profuso una logica semplice, addirittura disarmante. Ha manifestato senza urlare, una vena di protesta che è sembrata addirittura gentile, che invoglia, anche chi si oppone, a darsi una regolata a rivalutare il primato della politica. Il recupero di una grande civiltà come quella italiana, passa dalla consapevolezza e dalla coscienza del fare. Dal recupero delle volontà propositive pur nelle diversità delle opinioni e dei percorsi politici. D’altro canto, i problemi del paese hanno bisogno di uomini che più che parlare, facciano. E si muovano partendo dal basso, dai
contatti con la gente, dalla consultazione, dall’ascolto.
Veltroni ha dato la netta impressione di sapere quale sia il percorso da tracciare per i giovani e per le donne. Allo stesso tempo, sembra aver denunciato la sua assoluta incapacità a “dettare legge” nei panni di segretario del PD. Ha confermato la propria “dipendenza” dalla democrazia. Questa è la prima sensazione che ha suscitato Veltroni. Le uniche cose che di sinistra che abbiamo dovuto cercare con il lanternino, forse, erano da ricercare nei concetti più volte sottolineati di solidarietà ed uguaglianza. Ma questi orientamenti, non sono altro che componenti imprescindibili di questo popolo e, nella sua
conclusione e, per bocca di una ragazza di 15 anni, lo ha voluto provare.
IL PD E VELTRONI
di Massimo Preziuso
Oggi, 27 Giugno 2007 (alle 17 DIRETTA su Republica TV), potrebbe essere il giorno in cui il tanto lavoro svolto da tutti noi, nel provare ad entusiasmare, anche in momenti poco entusiasmanti, sul Progetto del Partito Democratico, raggiungerà un importante e appagante risultato:
la nascita di una figura di riferimento forte e nuova (nel senso di moderna), ovvero quella del Segretario di Partito, che seguirà con vigore il progetto.
Il Partito Democratico, e l’Italia, hanno bisogno di “entusiasmarsi” e credo che negli ultimi anni vi sia stato davvero poco da entusiasmarsi, aldilà di qualche bella giornata.
Bene, credo che se il Sindaco Veltroni partirà fin da oggi con il ruolo del “risolutore di problemi”, e aprirà alla partecipazione della Società civile (giovani e donne soprattutto) al funzionamento del Partito (con il supporto a candidature “nuove” nelle elezioni di Ottobre) e della Cosa Pubblica, e quindi darà “sicurezza” ai cittadini sul fatto che questo Paese “migliorerà fortemente”, la giornata di oggi rappresenterà un punto di svolta per il nostro Paese: avremo un volto e una persona a cui affidare (almeno un po’) le nostre speranze, di popolo che VUOLE una RIVOLUZIONE MORALE e SOCIALE nel Paese in cui vuole tornare a vivere BENE, come ha fatto fino a qualche anno fa.
Cosa dire, allora: in bocca al lupo, Veltroni!
DA MAASTRICHT A UE DEI POPOLI
di Riccardo Sani
Già nel primo dopoguerra si era manifestata una grossa divaricazione fra chi , pur guardando egualmente alla costruzione europea, la voleva rapidamente e fermamente attraverso un processo istituzionale da proporre ai cittadini europei con una procedura costituente, come fu per gli Stati Uniti df’America a Filadelfia nel 1787, e chi, con una sorte di reticenza e dubbi vari che del resto ha sempre permeato soprattutto le forze politiche e molto meno la gente, lavorava nella convinzione che i piccoli passi fossero più producenti e comunque non contrari ad evoluzioni successive possibili.
I “primi” rappresentavano i “Federalisti veri e propri” e volevano assegnare in base ad una corretta applicazione all’interno ed all’esterno degli stati nazionali, le varie competenze al livello istituzionale (Comuni-Regioni-Stati-Parlamento Europeo) sulla base di una realtà oggettiva in cui si pongono le possibilità di risolvere i problemi.
I “secondi” rappresentavano i cosidetti “Europeisti” che volevano agire attraverso l’organizzazione a cascata di varie istituzioni come la Comunità del carbone e dell’acciaio-del Mercato comune e cosi via.
“Vinsero i secondi” ! Con “i secondi” possiamo affermare che, se vi è stato un modo di ottenere un basso profilo di spirito europeo fra la gente, è stato quello perseguito in tanti anni dopo la fine dell’ultima guerra e dopo la scomparsa dei vari Monnet- Schumann-Einaudi-Degasperi-Adenauer-Spinelli ecc., da parte della classe politica di quasi tutti i partiti europei (con l’eccezione di Khol). Costoro di fatto hanno spento l’entusiamo della gente, massicciamente presente nel primo dopoguerra.
Troppi anni in cui si è frenata una evoluzione umana -cosmopolita–sociale-politica-economica che doverosamente si sarebbe maggiormente dovuto assecondare in un mondo che veniva progressivamente dominato da giganti continentali in cui gli europei figuravano e tutt’ora figurano dei nani politici.
Occorreva ed occorre accogliere concettualmente quello che nella realtà si era già avverato : il crollo del nazionalismo e delle sue organizzazioni istituzionali. Tutto ciò ha prodotto dopo Maastricht una certa disaffezione popolare sfociata più recentemente nella bocciatura di Francia ed Olanda al progetto della cosidetta Costituzione europea lanciata da Giscard d’Estaing fra i primi 25 paesi. Delusione-sfiducia nella politica – distacco da essa nonché rassegnazione hanno avuto ultimamente il sopravvento.
Questi “secondi”, ancora oggi, non hanno compreso che il grado di sviluppo delle forze produttive non coincide più con l’attuale quadro istituzionale europeo , insomma non ha più sede in una organizzazione di piccoli stati velleitari e ridicoli in un mondo di giganti. Tutto ciò condanna al fallimento di qualsiasi ipotesi sia liberale o socialista ! Tralascio quella comunista essendo evidentemente un reperto archeologico già condannato dalla storia.
Comunque , dopo un processo troppo lento e caratterizzato da continui ostacoli posti da lobbies e nazionalismi, si era raggiunto con Maastricht un punto pressochè irreversibile nel processo di integrazione che ebbe il suo massimo al primo gennaio 2002 con l’avvento della moneta EURO in alcuni stati.
Dopo tale avvento, unico effettivamente contenente principi e basi sovranazionali, senza considerare la Corte di Giustizia, sostanziato istituzionalmente dalla Banca Centrale europea, era chiaro che non rimaneva che realizzare una vera integrazione politica (cioè una Federazione Europea) per il semplice motivo che in altro modo non si potrà più sostenere un processo di fatto divenuto democratico.
Per forza di cose si doveva scongelare il Parlamento Europeo, ancora oggi in buona parte ibernato, da chi non vuole cedere fette di potere temporale dandogli ciò che gli spetta democraticamente in quanto rappresentante dei popoli europei e cioè competenze legislative. Purtroppo di questa situazione ne sono responsabili anche i parlamentari europei stessi che si sono succeduti , incapaci di sostenere e rivendicare con forza il loro ruolo (unico fu Spinelli) e ridotti a scegliere “le misure dei pomodori”!
Per la verità e senza censure possiamo affermare che il progetto di costituzione in discussione costituisce l’ennesimo tentativo di mantenere il potere ai governi ed ai primi ministri nazionali (chiamato Consiglio dei ministri europei) creando una specie di confederazione ovverosia un altro Trattato di collaborazione multilaterale rafforzato , che, onestamente, sappiamo quale fine potrà fare e sta già facendo, come tutti i tipi di organizzazioni di questo tipo quando sopravvengono difficoltà consistenti .
Soprattutto quando si vuole mantenere il principo dell’unanimità per decidere . (Ricordiamo per esempio la vecchia Società delle Nazioni). Ancora una volta è mancato il salto di qualità ! In quale situazione ci troviamo ora ?
Come era prevedibile con un procedimento di questo tipo, siamo in una fase di stallo che si sta prolungando e dopo l’incontro recente a Berlino del Consiglio dei ministri europei, malgrado la buona volontà della signora Merkel (primo ministro tedesco) , si sono infittite le richieste di ridefinizione del trattato in senso riduttivo, soprattutto da parte del premier francese che ha minato il campo principale su cui si regge il vantaggio economico e lo sviluppo europeo con la modifica consistente in una ”diminuizio” della concorrenza intraeuropea !!! Cosa folle perché così cadrebbe qualsiasi possibilità coordinata di concorrenza alla Cina , America, India e così via . In un mondo di grandi potenzialità confrontarsi con in mano una capacità finanziaria e produttiva invischiata in piccoli ed impotenti staterelli sarebbe il fallimento assicurato. Altra proposta oscena quella della Polonia che vuole sempre e comunque decisioni all’unanimità. Peggio che peggio la posizione inglese che da sempre cerca in tuti i modo di tranciare inziative che possano fare sorgere una volontà diretta verso una vera federazione europea e costituisce così una mina vagante distruttrice di qualsiasi speranza di integrazione reale.
Occorre fare molta attenzione inoltre alla proposta costituzione europea in stallo, che somiglia più che altro ad un ulteriore trattato per una specie di confederazione e non affatto ad una federazione , essa è formata (ciò denuncia la sua farraginosità ed il suo fallimento) da ben 342 articoli !!! Pensate che la costituzione italiana è formata da soli 139 articoli e quella americana da 7 (dico sette) articoli e 27 emendamenti !
Finora è stata approvata da 18 stati – è stata rinviata da 7 stati (fra i quali la solita Inghilterra nemico numero uno di una Europa federata) – è stata respinta da 2 (Olanda e Francia (soprattutto per opera di buona parte della sinistra socialista e comunista).
Qualcosa ora si muove per volontà della Merkel (primo ministro tedesco) e di Prodi (primo ministro italiano). Tenuto conto che la costituzione proposta per entrare in vigore deve essere ratificata assurdamente (e questo la dice lunga sulla volontà reale di alcuni primi ministri e governi europei) all’unanimità e non a maggioranza come democrazia vorrebbe, le possibilità in campo sono sinteticamente queste:
1) riprendere il cammino sulla base di un trattato ridotto e dimagrito. Ciò vuol dire rinviare una Europa integrata ad un futuro indefinito fra chissà quanti anni ! Oppure ad una sua liquidazione definitiva.
2) riprendere il cammino dell’integrazione fra coloro che hanno approvato ed abbandonare al loro destino gli altri. Ciò significa di fatto creare una Europa a due velocità ma soprattutto essere realisti , avere un minimo di capacità decisionale e salvare concrete speranze per un futuro integrato realmente .
3) riprendere il cammino fra coloro che sono già stati definiti (dall’allora primo ministro Khol- sua era la proposta), “ il nucleo duro” che è disposto a realizzare una autentica Federazione Europea senza ulteriori ripensamenti e slittamenti ! Aperto comunque ad ulteriori adesioni in futuro. Ciò somiglia a quanto è stato praticato nella realizzazione degli Stati Uniti d’America. Questo sarebbe il vero ed onesto modo di rappresentare la volontà e gli interessi degli Europei e non quello di una quasi fallita generazione di politici ancora attaccati al poterino nazionale ed alla propria poltroncina , facendo tanti danni e plagiando purtroppo anche molti giovani. Che rischiano così di ricadere nel passato o continuare in eterne discussioni in un ambito geografico, economico, finanziario ormai superatissimo.
Preciso che Romano Prodi ondeggia fra il numero 2) ed il numero 3).
N.B. preciso ancora che tale relazione è una esposizione necessariamente succinta e ridotta al minimo.
Credo pure che la formazione del Partito Democratico è un’occasione eccezionale per collocare la nostra società in un alveo geografico che per noi è imprescindibilmente quello europeo e per promuovere un aggiornamento culturale assolutamente necessario! Se non si realizza l’Europa (quella vera istituzionalizzata da una federazione a somiglianza di quella americana) i nostri giovani non avranno che da accomodarsi all’estero perché saranno destinati ad un becero ritorno al deleterio nazionalismo che ha già lasciato dietro di sè troppo sangue , troppa miseria e troppa inflazione….
Se perdiamo tale occasione, anche di rivolta (intesa in senso democratico) e condanna contro tali comportamenti della attuale classe politica che continua cocciutamente ad ibernare possibili avanzamenti e prese di coscienza della realtà, costringendo a discutere entro e solo confini provincialotti dove una realistica risoluzione dei problemi è ormai impossibile, saremo perduti per ancora tanti decenni. Non resta che sperare soprattutto in un ricambio generazionale . Auguri a tutti comunque.