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IL PARADOSSO EUROPEO
di Gianni Pittella
Le sfide sempre più globali, dal surriscaldamento del pianeta alla conquista della pace, dai processi di distribuzione della ricchezza alla imponente finanziarizzazione dell’economia, dalla lotta al terrorismo alla lotta alla contraffazione, reclamano protagonisti forti, nazionali e sovranazionali. Ma il panorama è scadente!
L’amministrazione Bush ha inferto un duro colpo alla leadership americana, cogliendo esattamente l’opposto dei fini che si prefiggeva.
La Russia di Putin ondeggia tra un improbabile neo-egemonismo e una tentennante vocazione occidentale.
La Cina ipertrofizza il suo mercato economico-commerciale ma non riforma la sua governance politica.
Le grandi istituzioni globali, dall’ONU al Fondo Monetario Internazionale, da tempo versano in una condizione di agonia.
E l’Europa? Quanto spazio per l’Europa in un contesto geopolitico siffatto! Eppure anche l’UE stenta a capacitarsi di avere di fronte l’occasione della vita: diventare un grande attore globale.
Frenata dalle spinte nazionalistiche e col piombo nelle ali per un troppo veloce allargamento (prima di dotarsi di regole di funzionamento adeguato) non ha trovato di meglio che aggrapparsi ad un compromesso al ribasso che, forse, le consentirà di varare un nuovo Trattato, ma non la Costituzione.
Prendiamoci pure il nuovo Trattato e battiamoci per difendere ed ampliare le positive innovazioni che vengono delineate. Ma il paradosso resta.
Lo spazio c’è ma il protagonista è fragile, contraddittorio, claudicante.
Solo una forte spinta di popolo e una leadership politica più coraggiosa potrà ridare slancio ad un progetto europeo consapevole dei propri doveri
Gianni Pittella
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Siamo donne e uomini, cittadini di questo Pianeta, consapevoli che la lotta ai cambiamenti climatici deve rappresentare una priorità nell’azione politica di ogni governo e che si impongono cambiamenti negli stili di vita e politiche coraggiose se si vuole assicurare un futuro alle generazioni presenti e a quelle che verranno. Vogliamo impegnarci per innovare e dare più forza ad un progetto ecologista in Italia e ad una cultura di governo del cambiamento. Negli ultimi 20 anni i Verdi e il movimento ambientalista sono stati punto di riferimento importante delle battaglie in difesa dell’ambiente. Ora dobbiamo unire sempre più energie nel mondo dell’associazionismo, tra le personalità politiche più impegnate sul fronte ambientale, i movimenti per la pace, i molti gruppi o comitati che formano un prezioso tessuto di partecipazione civica, le imprese, i sindacati, le professioni e le forze più dinamiche della società civile. La responsabilità verso il nostro Pianeta e quindi anche verso il nostro Paese, è la base del nostro impegno. La società fa affidamento sulle risorse ecologiche, sulla salute e sulla capacità di recupero della Terra; su di noi ricade l’obbligo nei confronti delle generazioni future di proteggere questa eredità. Sosteniamo con forza la necessità di modificare l’attuale modello di sviluppo economico e produttivo, responsabile dei cambiamenti climatici in atto, basato sull’uso del petrolio e più in generale delle fonti fossili, su un consumo senza limiti delle risorse naturali che hanno generato nel pianeta povertà, squilibri ,precarietà del lavoro, conflitti sociali e guerre. Il futuro energetico del mondo non può essere l’attuale nucleare con il drammatico problema delle scorie radioattive e della sicurezza e nemmeno il carbone con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato dalle emissioni di Co2 e delle polveri sottili. Una nuova politica energetica deve basarsi sulle energie rinnovabili, a partire dal sole, sul risparmio e l’efficienza energetica, su una rete energetica intelligente per ridurre al minimo gli sprechi, puntando fortemente sulla ricerca e l’innovazione tecnologica che consenta tra l’altro di utilizzare l’idrogeno e le bionergie prodotte su filiera corta. Tutto ciò è indispensabile per costruire una società giusta, sostenibile e senza guerre. Una tale sfida comporta anche il superamento del vecchio modo di misurare il Pil con indicatori che valutino lo sviluppo in termini di sostenibilità sociale e ambientale. La nuova politica economica dovrà perciò puntare alla qualità più che alla quantità, consumando meno e meglio e tutelando sempre di più i diritti dei cittadini .Principio fondante del nostro patto è il rifiuto della brevettabilità del vivente che significa mercificazione delle risorse biotiche del Pianeta e quindi della vita. La centralità della questione ecologica in Italia significa anche realizzare una nuova politica per fermare il consumo del territorio, per affrontare il problema smog trasformatosi in emergenza sanitaria, investire prioritariamente sul trasporto pubblico su ferro, rendere più rigorosa la tutela del paesaggio del nostro Paese violentato e offeso dagli abusi ma anche dalle cementificazioni legalizzate,valorizzare la bioedilizia, investire nella prevenzione del dissesto idrogeologico, realizzare sistemi di gestione dei rifiuti imperniati sulla riduzione, il recupero la raccolta differenziata e il riciclaggio. Ci sentiamo profondamente impegnati nella tutela dei diritti degli animali e nel superamento della vivisezione. Il nostro impegno per l’acqua come bene comune è elemento strategico nell’ambito di una seria politica ecologica e dei diritti. Dobbiamo tutelare la biodiversità e tutti gli esseri viventi, favorendo un’agricoltura biologica e di qualità libera da Ogm che garantisca le tradizioni tipiche e quelle enogastronomiche, il nostro patrimonio storico-archeologico-artistico, la nostra cultura e i beni immateriali che potranno essere sempre di più una grande opportunità di futuro sostenibile e di nuova occupazione. Il diritto all’ambiente e il principio di precauzione devono essere costituzionalmente garantiti, mentre il nostro codice penale deve prevedere sanzioni adeguate contro ecomafiosi ed ecocriminali. La democrazia va difesa da chi la vuole piegare ai propri interessi particolari, trascurando quelli generali del Paese e del Pianeta. Vogliamo che i processi politici e decisionali siano inclusivi e partecipati, trasparenti e pienamente accessibili alla comunità. Strategico in questo senso è la condivisione dei saperi, l’utilizzo delle tecnologie informatiche e di comunicazione web, promuovendo software aperti e condivisi , sottraendo questi strumenti al monopolio di pochi. Ma crediamo anche che non c’è Democrazia senza Giustizia. Le politiche ecologiste si basano sul principio di giustizia che richiede una distribuzione equa dei beni sociali che, a sua volta, esige una grande attenzione ai più deboli. Giustizia ambientale e sociale, giustizia tra i generi e giustizia globale sono tutte legate tra loro. Le povertà sociali e l’ equità sono strettamente connesse alla diseguale distribuzione delle risorse e agli effetti dei mutamenti climatici. I poveri e i paesi meno sviluppati subiscono prima di tutti ed in modo crescente le conseguenze dei mutamenti climatici, causati da una crescita iniqua e insostenibile. I costi economici e sociali del Global Warming sono ormai elevatissimi anche nel nostro Paese. E’ quindi necessaria una riforma degli organismi sovranazionali per realizzare una governance del pianeta che gararantisca il diritto alla vita, sradichi la povertà , tuteli i beni comuni e contrasti i cambiamenti climatici. L’Europa che con forza e chiarezza ha affermato che la tutela ambientale e sociale deve essere parte integrante di ogni azione politica ed amministrativa, deve essere il nostro punto di riferimento certo. La diversità è una ricchezza su cui sono cresciute civiltà, società e culture. La diversità costituisce una salvaguardia contro l’intolleranza, l’estremismo, il totalitarismo e i proibizionismi. La diversità umana ha molte dimensioni: di genere, sociale, culturale, spirituale, religiosa, linguistica, di orientamento sessuale, economica, etnica e regionale… La tutela della diversità richiede quindi un riconoscimento ed ecco perché riteniamo fondante nel nostro patto di azione l’impegno sui diritti civili. Ci sentiamo profondamente impegnati a far rispettare nel mondo i diritti umani, a sostenere l’abolizione della pena di morte e a riconoscere il diritto alla tutela dell’ambiente tra i diritti fondamentali dell’individuo. Ci impegniamo inoltre ad aprire una nuova prospettiva ad un sistema di welfare etico, di civiltà e locale che coniughi ben-essere, legalità e giustizia, ribadisca l’effettivo esercizio del diritto alla qualità della vita delle persone ed assicuri il patto di civiltà costituzionale per il “pieno sviluppo della persona umana”. La nonviolenza è nel nostro modo di essere e costituisce una parte fondamentale dell’azione ecologista sin dalla nascita del movimento ambientalista e dei Verdi. Nessuna soluzione a un conflitto tra individui, gruppi sociali o stati può essere imposta con la violenza. La violenza – di cui la guerra è l’espressione massima – va condannata e contrastata in tutte le sue forme ed è antitetica alla rivoluzione ecologica indispensabile per salvare il nostro Pianeta. La cooperazione tra i popoli va incentivata per estendere la rete di una vera solidarietà ma anche per contrastare il cambiamento climatico con efficaci politiche ambientali. I profughi ambientali saranno una delle prime conseguenze drammatiche dei cambiamenti climatici. Milioni
di persone fuggiranno da aree desertificate, alla ricerca di acqua e cibo. Le prime aree ad essere colpite saranno quelle del “Sud del mondo”. Ma la Cooperazione tra Nord e Sud non può prescindere dal riconoscimento del debito ecologico, ovvero la responsabilità che i paesi industrializzati hanno avuto nel saccheggio delle risorse naturali e culturali del “ Mondo “ . Diamo un futuro ai giovani e costruiamo nuove opportunità di occupazione in una riconversione ecologica dell’economia e un mondo del lavoro e dell’impresa che investa nelle nuove tecnologie, nei saperi,nella ricerca e nelle professioni che potranno aiutarci a salvare il mondo. Dobbiamo restituire ai giovani la capacità di progettare e costruire il proprio futuro. Proponiamo un patto per il clima rivolto a singoli cittadini, associazioni ambientaliste e animaliste, alle personalità più impegnate nel superamento dell’attuale modello di sviluppo, associazioni per la difesa dei diritti civili e umani, ai consumatori, alle realtà civiche, mondo del volontariato e cooperazione sociale, mondo agricolo, commercio equo e solidale, comitati di cittadini, sindacati, mondo della ricerca e della scienza, dell’impresa, delle professioni e della cultura. Lavoriamo per ampliare sempre di più il consenso a queste proposte perché in Italia c’è bisogno di una vasta, ricca, influente area politica ecologista, pacifista, nonviolenta, autonoma e innovatrice, che porti nel 2008 ad un grande appuntamento per costruire un’ Alleanza in grado di affrontare la grande sfida posta a tutta l’umanità e all’intero pianeta dal cambiamento climatico in corso, una sfida di fronte alla quale siamo tutti chiamati a dare il meglio di noi.
Massimo Preziuso
INTERVISTA SEN. MAGISTRELLI
Intervista alla Senatrice Marina Magistrelli (Ulivo).
Commissione giustizia; Commissione permanente Politiche dell?Unione Europea; Consiglio di garanzia; membro dei 45 del Comitato per il Partito Democratico.
Dunque, Walter Veltroni, ha garantito le sua candidatura per il partito Democratico ma, una buona parte della Margherita, non ha mostrato grandi entusiasmi.
Walter Veltroni è sempre stato il candidato naturale. Fu lui che con Prodi e Parisi, segnò la strada dell’Ulivo. Con lui si sono vissuti tutti quei passaggi, tra gioie e dolori che poi hanno portato al Partito Democratico. Nulla, dunque, sulla persona. A mio parere, però, Walter non si dovrebbe lasciar trascinare verso la candidatura unica. In effetti, è una candidatura imposta con il classico e vetusto sistema dei partiti. In fondo, il metodo adottato dai DS nel fare il suo nome, è l’esatto opposto di quello che avevamo sempre pensato per il nuovo partito.
Mi spiego. Il Partito democratico basa la sua forza costitutiva sull’attenzione ad una esigenza di nuovo che si sente nel paese: la volontà di uscire dai vecchi schemi di partito. Proprio per il bisogno di cambiamento auspicato, ci aspettavamo che raccogliesse la sfida di correre con più candidati alla segreteria del PD. Invece, è stato candidato dal segretario dei DS, Piero Fassino e in nome dell’unità del partito, Bersani, ha rinunciato a candidarsi. Personalmente, mi sarei aspettata che Veltroni partecipasse ad una competizione vera.
Come dire: candidatura sì, ma insieme ad altre per la guida del Partito Democratico.
E’ stata scelta la formula della ratifica e mi dispiace perché questo lo indebolisce. Lo si vede dal dibattito che c’è in questi giorni sulla stampa ed in televisione.
Lei è in linea con quanto affermato dal Ministro Parisi che la candidatura unica di Veltroni sarebbe la peggiore candidatura pur essendo il migliore candidato?
Sì, convengo. E’ la peggiore perché, come detto, lo indebolisce. Meglio avrebbe fatto a non accettare la candidatura come è stata formulata da Piero Fassino e cioè per nome e conto dei DS. Partecipare ad una competizione, sarebbe stato auspicabile per la sua stessa elezione a segretario del PD.
Rinnovamento allora, ma come spiega allora che il comitato dei 45 non annovera giovani quarantenni al suo interno?
Una questione giovani esiste. Però, è necessario che questi, siano “giovani veri”. Nel mondo della politica noi abbiamo giovani che, qualche volta, sono peggio degli adulti, cioè, giovani che entrano non dalla porta ma dalla finestra con l’istituto della cooptazione e messi lì dal grande fratello. Noi vogliamo, invece, che la politica apra alla partecipazione dei giovani e che il giovane diventi attivista, che partecipi, che soffra, che lavori per la politica. Poi, ci penserà la selezione naturale a fargli trovare la sua collocazione.
In politica, abbiamo qualche giovane che non ha mai lavorato e che è già vecchio nell’ esperienza politica. Magari ha 30 anni ma sono già 20 anni che fa politica, così come, al contrario, esistono persone che pur avendo 65 anni, sono in politica da soli 5 o 6 anni. Il problema, quindi, non è l’età. Il problema è che la politica deve trovare un modo per dare opportunità a tutti di entrare a farvi parte.
Ma come si fa se si presentano sempre gli stessi veterani, che sono disposti a candidarsi a tutte le cariche?
C’è una classe dirigente nella politica che, in qualche modo, riperpetua sé stessa. Diciamola così. Dobbiamo liberare la politica e ci riusciremo solamente attraverso una competizione vera.
Un tappo rappresentato da personalità come Dini, dice che sarà facile da togliere?
Non dobbiamo essere estremisti in queste posizioni. C’è la necessità, nei nuovi organismi, anche di tenere, al proprio interno, quanti hanno espresso una idea, una storia. Personalmente, sono più per mixare le appartenenze, le età, i generi. Viviamo in un paese plurale e questa pluralità deve essere rappresentata anche dentro il PD. Naturalmente la ribellione che si sente nel paese va presa in considerazione. Al “voglio esserci” al “voglio partecipare alle decisioni” deve seguire la volontà di mettersi in competizione. L’operazione che noi stiamo pensando di fare il 14 ottobre, è esattamente questa. Il nostro elettorato sarà chiamato a votare per creare le basi affinché la nuova classe dirigente, non sia una classe dirigente autoreferenziale ma una classe dirigente frutto di primarie anche nei vari livelli territoriali.
Nessun paracadute per nessuno. Alla data del 14 ottobre dovremmo arrivare senza i soliti accordi di partito per cui ci si dividono i posti. Oltre alle persone, dovranno essere considerati i progetti, gli obiettivi politici, la linea e l’indirizzo politico proposto.
Una volta fatto tutto questo, quali sono le priorità cui dovrà dedicarsi il PD?
L’emergenza assoluta è la legge elettorale. Ci troviamo davanti ad una emergenza democratica. Non ci dobbiamo dimenticare che le nostre attuali difficoltà erano state previste anzi, volute, dalla Cdl. Avevano previsto che il centrosinistra avrebbe vinto le elezioni e che avrebbe avuto difficoltà a governare. Dobbiamo cambiare questa legge elettorale con le buone o con le cattive. Le “buone” saranno gli accordi tra i partiti, le “cattive”, chiamare i cittadini ad esprimersi sul referendum.
Scusi le insistenze, parliamo di giovani nel PD e poi reclutate Follini che ha militato dall’altra parte. I giovani intanto, arrivano tardi su tutte le tappe della loro vita.
E’ tutto vero. C’è bisogno di riformare. Le riforme le abbiamo individuate nel programma, adesso aspettiamo solamente di poterle attuare. Ma per aiutare i giovani in questo momento, mi sembra che bisogna partire dai problemi di sistema, come la riforma delle pensioni, in modo da dare un futuro anche ai giovani che un domani arriveranno all’età pensionabile. Dare a questi ragazzi la possibilità di crearsi una famiglia, accendere un mutuo, comprare una casa, trovare lavoro. C’è bisogno di un’azione politica che accompagni i giovani verso la vita sociale.
Intorno alla questione “giovani” si fa molta demagogia. Non crede che è il terreno fertile per la retorica politica?
Penso per i giovani le stesse cose, mutatis mutandis, che penso per le donne. Dobbiamo evitare di fare i cosiddetti “movimenti giovanili” e i “movimenti delle donne” perché rischiano di diventare luoghi di emarginazione. Noi della Margherita, queste cose per le donne non le abbiamo fatte. Siamo poche, è vero, ma almeno lavoriamo insieme nel partito. Non abbiamo creato la riserva indiana.
Ai giovani chiediamo volontariato, partecipazione, capacità di prendere iniziative politiche. Questo significa “formarsi” alla politica. La prima preoccupazione non sono le cariche o chi farà che cosa.
Cosa ha il Partito Democratico, in più, rispetto ai DS ed alla Margherita?
La forma di partito. Con il PD abbiamo scelto di essere un partito plurale, non un partito identitario. Vogliamo un partito che pensi, soprattutto, più che alla propria identità, al governo del paese.
Salvatore Viglia
Direttore di www.politicamentecorretto.com
RI-GENERAZIONE E INNOVAZIONE
di Luca Lauro
Walter Veltroni ieri scriveva a Repubblica una lettera per i giovani ma a ben vedere indirizzata ai sindacati, cioè, ai soggetti che negli ultimi anni sembra abbiano smarrito, più della politica, il senso del proprio ruolo in questa società e in questo sistema produttivo.
La politica, infatti, ha un mandato molto più ampio di quello sindacale che invece nasce, per definizione, a difesa di una parte e, se necessario, anche contro e con lotta, verso tutte le altre.
Del resto il cosiddetto ‘conflitto industriale’ è una nozione contenuta nei libri di diritto del lavoro, la cui spiegazione è fatta di una storia di lotta sul campo.
Scrivo quanto segue anche sulla scorta di un’esperienza di sindacalista nel pubblico impiego, dove in qualità di rappresentante eletto dai lavoratori nelle liste della Cgil per un periodo di oltre 2 anni, ho potuto nella mia realtà produttiva saggiare sul campo la forza, il contenuto e la trasparenza dell’azione sindacale realmente svolta.
Le mie conclusioni attuali, quindi, sono personali, ma in parte dirette.
La vera stortura economica degli ultimi 15 anni è stato il ruolo dei sindacati.
Negli anni ’70 hanno offerto una difesa a tutti e le conquiste che mano a mano venivano raggiunte erano estese erga omnes a tutti i lavoratori (lo statuto dei lavoratori è l’emblema di questo processo).
Poi a partire dal ’92 si è cominciato a distinguere fra chi poteva avere una pensione con il retributivo e chi con il contributivo col metodo a ripartizione, cioè, prendi quello che avanza se avanza;
la linea di confine fra sindacato e politica è evidentemente sbiadita in quel momento, cioè, il sindacato ha perso la sua posizione di terzietà a difesa di tutti i lavoratori, perché in a partire da quell’occasione ha scelto di limitare il suo intervento a favore di una base che in quegli anni era numerosa e solida, e oggi lo è sempre di meno e soprattutto anziana;
la oggi presenza dei vari Bertinotti, Marini, D’antoni, Cofferati, Del Turco, Benvenuto e altri ex-sindacalisti fra gli scranni della Camera e del Senato e in altre istituzioni democratiche rappresentative ne possono essere una prova.
Si sono create per legge figure di lavoratori che altro non sono che le stesse persone, le stesse braccia, inquadrate ad un livello di protezione giuridica inferiore e i sindacati non solo non si sono opposti, ma hanno favorevolmente e consapevolmente accompagnato il varo di queste leggi;
proprio l’esistenza di figure come il precario permettono in un sistema economico ma anche nella micro realtà di impresa di mantenere in vita contratti di lavoro più costosi dove non è possibile licenziare nè pretendere che la prestazione sia più efficiente:
sono di fatto categorie diverse e contrapposte (sebbene ci sono molti lavoratori a tempo indeterminato anche molto efficienti e bravi, nonché sottopagati).
Oggi rimane un grosso punto di domanda:
la politica di sinistra ha sempre fatto leva sui sindacati per coinvolgere le masse;
ora, come intende riaffermare e riproporre la propria azione e i propri ideali senza il consenso che queste importanti strutture una volta, di sicuro, potevano garantire?
La risposta per me sta tutta nella capacità di tramutare in leggi e fatti quanto promesso nel programma elettorale dell’Unione e soprattutto relativamente agli obiettivi di redistribuzione dei redditi, dell’innovazione di sistema e della ricerca e della lotta al precariato;
sono temi che ancora attendono segnali di risposta e svolte tangibili sicchè nei 5 mesi che abbiamo davanti potremo aspettarci di tutto.
Penso almeno a tre scenari.
Il primo, che le primarie del 14 ottobre potrebbero segnare un grande successo dell’Ulivo, cioè, la riaffermazione dell’attuale asset politico e della relativa proposta (quella contenuta nel programma era abbastanza buona e condivisa sebbene rimasta in buona parte sulla carta).
Il secondo scenario, prefigura una definitiva sconfitta etico morale di chi ha usato valori forti di sinistra e storicamente costati enormi sacrifici anche in termini di vite umane solo per mantenere la poltrona su cui è seduto.
Potrebbe esserci una terza possibilità.
Che si scateni un dibattito sui contenuti strepitoso che veda impegnata tutta la società civile, che coinvolga i mass media e la popolazione sull’identità e l’azione di una nuova forza politica, i cui contenuti e valori siano incentrati sulla necessaria ri-generazione di sistema e sulla ri-innovazione di sistema, parole che non dicono niente senza i fatti, ma che prefigurano cambiamenti epocali anche nella visione degli occhi più disperati;
un dibattito dove chi ha intenzione di partecipare si rimetta seriamente in gioco rischiandola la poltrona, mettendola su un piatto della bilancia e ponendo sull’altro piatto la credibilità dei contenuti di cui è generatore, ispiratore o rappresentante, dimostrando sul campo il proprio valore politico;
quello sarebbe, sostanzialmente e al di là dei simboli, delle etichette e delle regole nuove, il successo del Partito Democratico.
Possiamo ancora crederci?
La sentenza è una questione di giorni, il processo è aperto.
Luca Lauro
PD: ASSEMBLEA CON 50% DONNE
Personalmente credo che questo risultato valga davvero MOLTO, aldilà di altre limitazioni che questo Partito sembra si troverà ad avere.
Sono davvero felice che, finalmente, le donne potranno dimostrare il valore aggiunto che possono portare nella Politica e nella Società, e il Partito Democratico beneficierà di sicuro di questo.
In bocca al lupo a tutte dal Gruppo Innovatori Europei, sperando in tante facce femminili “nuove”.
Massimo Preziuso
DONNE – Molti esponenti del nascente Pd, intanto, si dicono soddisfatti per le quote rose approvate dal Comitato dei 45: il fatto che le donne avranno il 50 per cento delle candidature per la Costituente e saranno la metà in tutti gli organismi dirigenti del Pd «è un grande successo e il segno di una profonda innovazione», ha detto la senatrice dell’Ulivo Vittoria Franco, responsabile nazionale delle Donne Ds. «Sono soddisfatta. Il raggiungimento del 50% di rappresentanza delle donne nell’assemblea costituente è un ottimo inizio», ha invece commentato il capogruppo dell’Ulivo al Senato Anna Finocchiaro. «È il frutto di un grande lavoro e riconoscimento di autorevolezza delle donne presenti nelle forze politiche che stanno fondando il Pd». La decisione incontra anche il favore di Veltroni, che aveva chiesto nell’intervento al Comitato «grande partecipazione» di giovani e donne. «Mi congratulo con voi – avrebbe detto il sindaco dopo l’approvazione della regola – condivido totalmente ed è quello che volevo».
SPUNTI SU COSTITUZIONE EUROPEA
Osservazioni sulla proposta “Costituzione Europea” e sulla gravità della situazione che si è creata .
Anche dopo le ultime riunioni dei presidenti del consiglio dei ministri europei (in verità organo solo intergovernativo), le prime approvazioni e le prime bocciature (Olanda e Francia) la mia opinione non cambia : si tratta sempre di un”Trattato di Collaborazione Multilaterale ” molto lontano dalla possibile definizione di “costituzione federale” e dalla costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Chiamarlo costituzione è una discreta anomalia giuridica. Lascerebbe comunque una Europa di tipo confederale, impotente nel campo della politica estera e della difesa in particolare ma anche in altre numerose competenze.
Questa è una situazione, divenuta ormai grave, in cui il grado di sviluppo delle forze produttive non coincide più col quadro istituzionale dello stato nazionale e condanna al fallimento tutte le alternative nazionali, siano esse liberali, democratiche o socialiste !!!
Se si vuole veramente l’Europa il potere legislativo va fissato ai diversi livelli – europei – nazionali – regionali, secondo competenze che sono in grado di essere gestite in quelle sedi, naturalmente creando in certi campi una legislazione concorrente o cooperativa.E’ evidente per esempio che le competenze della difesa, politica estera, moneta, strutture di comunicazione e ricerca di interesse federale, armonizzazione fiscale ecc. devono fare capo al Parlamento Europeo.
La commissione europea va eletta dal Parlamento Europeo e diventare governo. Il Consiglio dei primi ministri europei (che continuano a fare danni nella loro permanente ed ingiustificata volontà nazionalista di mantenere un potere usurpato perché nella realtà non sono più in grado di gestirlo) deve essere sostituito da una Camera degli stati (senato) eletta dai singoli stati in numero fisso o ponderato rispetto alle dimensioni di questi.
Il Senato interviene strettamente solo nelle materie che interessano i singoli stati nazionali.
Il Presidente degli Stati Uniti d’Europa dovrebbe essere, a mio parere, eletto in seduta comune dal Senato e dal Parlamento Europeo.
Si eviterebbe così un eccesso di accentramento all’americana contemporaneamente al pericolo di un frazionamento di poteri nazionali che perpetuerebbe l’attuale situazione di impotenza dell’ Europa ormai definita, più o meno espressamente, in tutto il mondo “nano politico”. In realtà possiamo osservare che sono state finora totalmente disattese le intenzioni dei padri fondatori Schumann – Einaudi – Degasperi – Spinelli – Adenauer ecc.
Ma chi sono i responsabili di tale situazione? Sarebbe ora di dare una risposta secca :
“Andateli a cercare nei governi degli stati nazionali e nella maggior parte delle segreterie politiche dei partiti in Europa !”
Dopo quasi 60 anni costoro non hanno saputo che partorire trattati su trattati ma mai nulla che vada oltre un sistema intergovernativo! Regna sempre la pratica degli interessi di parte impegnati nel patetico tentativo di mantenere qualche spazio di presunta sovranità nel campo piuttosto che dedicarsi ad onorare gli appuntamenti con la storia. In buona sostanza è un autentico tradimento, cosciente o non cosciente, nei confronti della popolazione dell’Europa !!! In tutto ciò potrete anche scoprire uno dei perché dell’enorme disaffezione della gente dalla politica !
Riccardo Sani – Trento(ex consigliere di amministrazione del Mediocredito-Investitionbank).
INTERVISTA ON. CARUSO – PRC
Intervista all’on. Francesco Saverio Caruso (Rif. Com. Sin Eur.)
di Salvatore Viglia
Cosa pensa del Partito Democratico?
E’ l’evoluzione anche un po’ tragicomica di quel processo di americanizzazione che ha coinvolto purtroppo anche settori della sinistra e che oggi si trovano sempre più a scivolare verso un modello della politica nella quale l’immagine, la moderazione, diventano termini di annacquamento di quelli che erano, una volta, gli ideali. Fanno rimpiangere quasi i tempi andati in cui la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano, si combattevano, inciuciavano a seconda della fase politica, ma comunque avevano una spinta ideale da cui prendevano le mosse. Oggi, si mettono insieme questi due percorsi, DS e Margherita, per fare semplicemente un grande contenitore. Penso che il rischio sia appunto anche la dispersione di qualsiasi approccio ideale realizzando semplicemente la costruzione di una macchina politica che deve macinare voti e poltrone.
Cadrà questo governo Prodi? Scivolerà sullo “scalone”?
Non credo che ci sia questo rischio. Allo stato attuale, mi sembra stiano rivedendo le posizioni di incoerenza tra quanto sottoscritto negli accordi pre elettorali con quanto è avvenuto dopo. Non è certo una battaglia tra coloro che difendono diritti e quanti invece li vogliono cancellare. E’ una questione di coerenza e di rispetto dei patti. Da questo punto di vista io sono fiducioso considerando anche quei settori più recalcitranti, penso a Padoa Schioppa, che rivedranno in positivo il loro approccio alla questione.
Dal momento che state dando lezioni di equilibrio, gli elettori dicono: ma in che cosa sono radicali questi di sinistra?
Si appunto. Qua non stiamo parlando dell’erogazione, cosa che io ritengo necessaria di un reddito garantito per tutti, stiamo semplicemente parlando di difendere quella che è conosciuta come la riforma Dini. Quella stessa riforma che noi, all’epoca, contestammo da sinistra e che oggi qualcuno vuole disarticolare e distruggere partendo dai principi e dalle logiche della Maroni che fu uno schiaffo ai lavoratori. Parliamo di un diritto sacrosanto che deve essere garantito a tutti. Lasciamo stare i parlamentari che lo vedono acquisito appena dopo 36 mesi di legislatura, ma non avere il diritto alla pensione neanche dopo 36 anni di lavoro, è una ingiustizia.
Il dossieraggio del Sismi non annovera nessun personaggio del centrodestra, come mai?
E’ una vicenda inquietante che dimostra come la stagione dei veleni, delle trame oscure purtroppo non è solo una pagina del passato ma che si continua a perpetrare in alcuni ambienti dei servizi e degli apparati. Da questo punto di vista, è fondamentale la capacità di fare chiarezza. Comprendere anche il ruolo che hanno avuto questi personaggi dentro la dinamica di controllo politico che è una cosa poliziesca che ricorda la storia, gli anni peggiori del maccartismo negli USA.
La Commissione d’inchiesta, non è l’unico sistema, secondo lei, per non arrivare mai alla verità? Ci sono state celeberrime Commissioni d’inchiesta che non hanno mai portato a nulla.
E’ verissimo. Però, purtroppo, questi sono gli strumenti che abbiamo a disposizione. Auspicherei di arrivare ad un processo di bonifica dei servizi cercando di fare un po’ di pulizia in quegli ambienti torbidi che hanno funestato la storia della Repubblica e che ancora oggi hanno un ruolo attivo nella deformazione e nella degenerazione della politica, del rapporto tra potere e società.
Salvatore Viglia
Direttore di www.politicamentecorretto.com
(dal 1° settembre on line)
INNOVATORI EUROPEI: REFERENDUM
INNOVATORI EUROPEI SOSIENE IL REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE ELETTORALE
cari Amici e Amiche,
come Innovatori Europei crediamo che una svolta politica democratica e innovativa possa partire anche direttamente dai cittadini.
Invitiamo tutti coloro che volessero collaborare con lo staff per la
raccolta delle firme a mettersi in contatto tramite il sito del REFERENDUM
con gli organizzatori, e/o con Luca Lauro che sta formando i nostri gruppi di raccolta firme su Roma.
Il termine per la raccolta delle firme è il 24 luglio prossimo.
Grazie
7/7/07: IL PIANETA SVOLTA?
di Massimo Preziuso
oggi, 7/7/07, Innovatori Europei sostiene con forza il LIVE EARTH
: una serie di concerti, lunga 24 ore, che prende piede in 7 continenti, con più di 100 artisti e 2 miliardi di spettatori, per incentivare lo sviluppo di un movimento globale per la risoluzione della CRISI CLIMATICA.
Dalla Web Tv del Sito è possibile vedere lo spettacolo di tantissima gente unita idealmente in tutto il mondo.
Dal discorso di Al Gore, ex Vice presidente degli USA e numero uno del movimento, evince un straordinario messaggio, che deve farci riflettere: come avvenuto in altri momenti della storia, sembra che il PROBLEMA del RISCALDAMENTO GLOBALE verrà risolto grazie alla costruzione di MOVIMENTI “BOTTOM UP”, ovvero grazie a TUTTI NOI.
Esempio straordinario viene dagli USA: laddove la Amministrazione Centrale continua a frenare le politiche di Kyoto per la riduzione di emissioni di CO2, a livello di singoli Stati si sono ormai attivate centinaia di iniziative che hanno già prodotto enormi risultati.
La pressione dei cittadini sulla politica locale, dei singoli investitori sui Fondi di Investimento, dei consumatori sulle corporations, sono i veri DRIVERS di questo processo che, secondo molti, sta piano piano portando alla esplosione del problema sui MEDIA e per le STRADE, e a una ora possibile risoluzione di lungo periodo.
In Europa esiste una politica, quella di Kyoto, che è ormai attiva (sta finendo la Fase di preparazione, e nel 2008 partirà la Fase 1 con l’avvio di varie attività nell’ambito del cosiddetto Carbon Finance).
In più, i Media negli ultimi mesi si stanno fortemente “interessando” del Tema del Climate Change.
Basta seguire quelli italiani per rendersi conto che qualcosa è cambiato: nell’ultimo mese, soprattutto dal Summit tedesco del G8 (che non ha in realtà prodotto grandi novità), moltissimi giornali e Tv si stanno occupando della Materia, con documentari, interviste..
Sembra che si sia raggiunta una massa critica di conoscenza del problema tra la gente e che questo abbia spinto la politica e i Media ad interessarsene.
E’ chiaro che la questione è di enorme portata, e la risoluzione del problema del riscaldamento del pianeta sarà, nei fatti, di difficilissima risoluzione, ma credo che questo sarà il “secolo dell’Ambiente”, nello scorso secolo troppo considerato come “Risorsa illimitata”, e che da oggi ci toccherà tornare a rispettare come “Madre Natura”.
E allora dico: 7/7/7, il Pianeta svolta!
GRUPPI LOCALI CRESCONO
Solo per dirvi che Innovatori Europei si sta strutturando sul Territorio (VEDI QUI ), con la nascita di Pagine Web dedicate alla crescita, indipendente ma rispettosa di UNA MISSION COMUNE, delle varie realtà locali.
L’obiettivo è quello di diffondere l’iniziativa nei luoghi in cui tanti amici di I.E. sono presenti e hanno voglia di intraprendere con noi questo percorso di costruzione di un Network Innovativo, basato sulla forza del Web 2.0.