innovators
NOSTRI CANDIDATI ALLE PRIMARIE
Ciao a tutti.
Si è conclusa ieri una fase molto impegnativa verso le primarie del Partito Democratico.
Come Innovatori Europei credo abbiamo svolto un eccellente lavoro:
– avviando circa 50 gruppi territoriali in supporto a Letta in tutta Italia, Europa e Mondo
– aiutando e sostenendo la candidatura di alcuni di noi, in maniera naturale come sempre, senza dover “implorare” nessuno (come invece è chiaro molti hanno fatto).
A breve pubblichiamo sul Sito i nomi e i collegi in cui Innovatori Europei sarà presente il 14 Ottobre con candidati espressione del movimento.
Intanto, Buon Partito Democratico a tutti, perchè da adesso comincia una fase ancora più importante, quella del coinvolgimento degli elettori affinchè si rechino al voto per apportare il loro contributo di democraticità .
A presto,
Massimo Preziuso
LETTA A PIACENZA: VIDEO
LA VIA DEMOCRATICA
Scelgliere il dialogo al posto di populismo e demagogia
di Tommaso Visone – Innovatori Europei
Le proposte formulate nel corso dello schietto ed ironico V-day (il cui nome è ripreso non a caso da una “brillante” sentenza della Corte di Cassazione) hanno suscitato un vespaio di polemiche che, per modalità ed argomentazioni, descrivono perfettamente la crisi del dibattito politico nel nostro Paese. A parte la reazione illuminata di chi (Cacciari, Bertinotti e la Bindi) si è sforzato di esporre una critica sensata alle idee del comico genovese, interrogandosi sui motivi del suo successo e della sua provocazione, si è assistito ad un continuo rigetto acritico (od in casi minoritari ad una, egualmente grave, adesione incondizionata) di affermazioni che, pur se lontane dall’essere pienamente condivisibili, toccano alcune problematiche vive nelle coscienze popolari.
Non si tratta di farne, come si sente da tanti benpensanti che al momento di scegliere le proprie alleanze elettorali si turano sin troppo facilmente il naso, semplicemente una questione di demagogia o di populismo (caratteristiche indubbiamente presenti ma denotative di un fenomeno più profondo); la peculiarità delle esternazioni grilline è la seguente: reificano lo sdegno dei cittadini.
Se i cittadini esprimono questo sdegno non è un caso. Il livello di degenerazione del sistema politico italiano è pari solo al declino costante del Paese in tutti gli ambiti di competizione internazionale: dal turismo alla produttività, dalla ricchezza alla qualità della vita. Se si apre un giornale per informarsi sullo stato del confronto politico, teoricamente atto a trovare delle soluzioni a queste cogenti questioni, si resta allibiti di fronte alla meschinità delle discussioni all’ordine del giorno. Si va dallo sciopero fiscale (illegale) alla costante accusa (eversiva) d”illegittimità nei confronti di un governo eletto democraticamente, dai ricatti (disgustosi) di un politicante che tiene in pugno una maggioranza-che definire condizionabile sarebbe un eufemismo-alla costante difesa (ipocrita) degli interessi costituiti a danno di quelli dei precari e dei giovani (purtroppo siamo ormai in presenza di un sinonimo). Come se non bastasse questo, si resta sgomenti a sentire l’argomentazione manichea di una classe politica che, ridotta allo stile espositivo paternalistico e volgare costruito negli ultimi tempi, non riesce (e non vuole) ad esprimere una visione od una critica che vada al di là di una contrapposizione categorica tra due assoluti. Il dibattito ed il dialogo sui contenuti (e non sugli slanci pseudomoraleggianti) appaiono stranieri in Italia. Questo anche grazie- per fare un esempio tra i tanti- agli anni passati in compagnia della propaganda di Schifani e Bondi, da un lato, e di Lusetti ed affini, dall’altro, i quali non hanno fatto altro che occupare (con l’avallo dei rispettivi leader) gli schermi televisivi e le tribune politiche ripetendo “la sinistra (o la destra nel caso di Lusetti) è brutta e cattiva” oppure loro (gli avversari politici) sono “pericolosi”, “banditi” o (minaccia suprema per quella parte del Paese rimasta culturalmente a combattere la Guerra fredda) “comunisti”.
Conseguentemente, ci si renderà conto che, se la demagogia ed il populismo sono rispettivamente “lo sfruttamento di alcuni difetti che si attribuiscono al popolo ( faciloneria, bramosia, superficialità, corruttibilità)” e la “convinzione che nel popolo”- in contrapposizione all’infida classe politica- “risiedano tutte le virtù civiche” (M.Tarchi), tutto lo stile politico italiano degli ultimi vent’anni è descrivibile attraverso questi due concetti. Risulta, dunque, naturale che cittadini educati attraverso un linguaggio ed una prassi populistica e demagogica siano più propensi ad esternare il loro sdegno utilizzando questa forma mentis . Affermazioni esacrabili e sitgmatizzabili -come “dobbiamo distruggere i partiti”- risultano dunque figlie precipue di un contesto comunicativo che ha fatto della banalizzazione e dell’attacco indiscriminato le sue peculiarità. Ma, indipendentemente dalla forma e dalla sostanza delle proposte scaturite dall’iniziativa di Grillo, i problemi che hanno condotto a quest’ultima restano, gravi e imprescindibili.
Tenendo presente le osservazioni di cui sopra, le vie che si aprono oggi a chi voglia fare politica sembrano due. La prima è quella sopra descritta, caratterizzata da un mix di populismo e demagogia, dallo scontro mediatico interno all’elitè politica che conduce inevitabilmente al distacco tra questa ed i cittadini ed alle conseguenti forme (che nel caso del comico genovese meritano una critica nel contenuto e non di principio) di movimentismo contro il potere. La seconda è la via del dialogo sul tenore delle riforme tra le forze politiche e la società civile al fine di delineare una piattaforma (che sia il più possibile condivisa ed all’avanguardia) per il rilancio del paese. Questa strada, che- ad avviso di chi scrive- resta la migliore in un contesto democratico (in quanto “…la democrazia è una pratica estremamente complessa, che rifiuta improvvisazioni, facili generalizzazioni, più o meno ingegnose innovazioni, ed è per di più un meccanismo molto delicato che si guasta al minimo urto”, N.Bobbio) appare oggi semi-deserta. Le uniche positive eccezioni sembrano essere E.Letta, che ha lanciato una piattaforma di discussione a Piacenza (sul modello del festival della letteratura di Mantova) per il suo programma come candidato segretario del P.D e l’iniziativa di Coalizione Generazionale. Nel caso della piattaforma organizzata da Letta è stato possibile ascoltare (ed intervenire!) per ore gli interventi degli esperti e della società civile su tematiche come la forma strutturale ed organizzativa che dovrà assumere il futuro Partito Democratico o, ad esempio, la questione meridionale. Nel caso di Coalizione Generazionale si è, invece, lanciato un invito alla partecipazione dei giovani per la costruzione del proprio futuro mediante la presentazione di liste undertrentacinque che supportino una piattaforma di idee innovative su cui gli stessi giovani sono chiamati al confronto ed al dialogo. I punti toccati dalla discussione instaurata da Coalizione Generazionale appaiono fondamentali: partiti e nuova classe dirigente, sistema elettorale, precarietà del lavoro e welfare, Unione Europea (della quale purtroppo si parla sempre troppo poco), università e ricerca (altro punto tristemente abbandonato dal dibattito politico), pensioni, sviluppo italiano e riforma delle professioni.
In entrambi i casi (E.Letta e Coalizione Generazionale) si è di fronte ad una positiva eccezione che privilegia il dialogo nel merito alle aggressioni mediatiche. Rifiutando queste ultime ci s’incammina nell’unica via percorribile per una soluzione duratura alla crisi della politica e della democrazia, quella che passa dal confronto critico tra le idee.
INCONTRO INNOVATORI EUROPEI BASILICATA
Oggi, a seguito di un gentile invito, ho avuto modo di incontrare lo Staff del Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, Garante della candidatura di Enrico Letta alla Segreteria del Partito Democratico.
Abbiamo parlato della nostra attività a sostegno delle Primarie del Partito Democratico e di Letta, incontrato amici comuni, e convenuto in un INCONTRO a POTENZA tra Innovatori Europei Basilicata e il Presidente il giorno VENERDI’ 4 OTTOBRE ALLE 15, a cui spero i tanti amici lucani vorranno partecipare.
Devo ammettere che la “mia terra”, la Lucania appunto, sta facendo passi avanti.
Pensavo proprio ieri al fatto che in molti, a Roma o in altri posti, al mio dire sono “lucano” mi rispondono “ah, una grande Regione”.
Sebbene io sia stato (come tanti giovani universitari) 10 anni fa un emigrante lucano, e quindi si capirà che qualcosa in questa Regione non ha funzionato, devo dire che la Basilicata sta facendo passi avanti notevoli, e di questo ne sono fiero e contento.
Speriamo che questa piccola Regione diventi luogo di innovazione europea.
Massimo Preziuso
NATALITA’: DISAGIO GENERAZIONE
‘In questo momento sta nascendo un bambino’ è il libro-saggio-quasi romanzo di Enrico Letta. Un’analisi sui più giovani e sul loro futuro
di Adriana Albini
Una ricercatrice guarda subito ai numeri, e il libro-saggio-quasi romanzo firmato Enrico Letta, In questo momento sta nascendo un bambino edito da Rizzoli (da oggi in libreria) ha una solida base scientifica, prima ancora che politica.
In Italia la natalità è bassissima. Sembra essere, con il Giappone, il paese ad alto sviluppo che si riproduce di meno. Nella presentazione pubblica a Piacenza del suo libro, Letta ha citato la copertina dell’Economist di qualche tempo fa sul “restringersi delle popolazioni”, dove un piccolo bimbo giapponese appare sotto un’etichetta Made in Japan-limited edition. Anche in Italia, apparentemente, vi è “produzione limitata” di figli, anzi pare che tra le dieci città europee con meno natalità ben sette siano italiane. E pensare che abbiamo avuto a lungo la fama di popolo prolifico! «L’evento è felice per definizione e per la spontanea emozione che suscita», scrive Letta riferendosi alla nascita.
In realtà nel volume, un ritratto particolareggiato di una società che sta creando notevoli difficoltà per le generazioni più giovani, non si parla solo di nascite, si prende la scarsa natalità come spunto di meditazione per comprendere una società radicalmente cambiata in poco tempo. Dove si verifica una dilatazione dei tempi di attesa per un diplomato o laureato di un lavoro ragionevolmente stabile, retribuito in modo che consenta progetti di vita, e di un affitto abbordabile. Spesso nel lavoro flessibile ci sono poche tutele, diversamente che in molti paesi all’estero.
Non solo: non è mai il proprio turno. In politica, nell’università, nei posti di responsabilità, c’è sempre qualcuno prima, bisogna aspettare la prossima occasione. Bisogna cambiare per ridare fiducia e allora sarà più facile anche combattere l’antipolitica.
Natalità come spunto di In questo momento sta nascendo un bambino, e come metafora, dato che molte speranze di cambiamento sono riposte nel PD-Partito Democratico che nasce il 14 ottobre. Alcuni temi salienti affrontati in altrettanti capitoli del libro sono: Più anziano più giovane, 2013 per chi suona la campanella, Se nasce femmina, I conti sulle spalle: uno zaino più leggero. In queste analisi si affronta la necessaria convivenza nella società e la “realizzazione” sociale di anziani e giovani, il futuro dei bambini che andranno a scuola tra sei anni e voteranno tra diciotto (sedici?), il maschile-femminile, il debito pubblico, per finire con 2057 adulto in un’Europa centenaria.
La piramide demografica si è infatti rovesciata. Un tempo vi erano pochi anziani e tanti bambini. Ora la sopravvivenza è molto alta, nel 2007 si arriva come aspettativa a 83 anni per le donne e 77 per gli uomini, con variabilità da nazione a nazione e da regione a regione, presto sarà di cento anni.
Avranno dunque un grande peso sulle spalle i giovanissimi: tante pensioni, e per molti anni, perchè da pensionati ormai si possono vivere tranquillamente trenta o quarant’anni. E la pensione degli ora trentenni chi la pagherà?
Pensiamo dunque a ricette di rinvigorimento, ottimismo e incentivazione: meritocrazia è una parola che mi viene sempre in mente, pur senza dimenticare le fasce deboli e svantaggiate, pari opportunità vere, dove le quote rosa ora quasi necessarie saranno un tenero ricordo. Inoltre, non bisogna ignorare temi un tempo cavalli di battaglia della destra, sicurezza, sgravi fiscali per piccole imprese, incentivi ad assumere.
Quando si parla di produttività e senso di responsabilità sul lavoro, dell’importanza di avere verifiche in modo da impiegare chi davvero ha voglia di impegnarsi, c’è sempre il timore di «non dire qualcosa di sinistra». Invece l’incontro a Piacenza, i forum organizzati intorno a Enrico Letta, hanno visto presente anche una nuova classe dirigente riformista, «operai dell’ingegno», come mi è stato detto da un vicino di sedia al dibattito sulla libertà. E i neolaureati di ora hanno talvolta un “salario” che potrebbe farli definire i metalmeccanici di oggi. Solo che per loro non c’è un sindacato.
Ho seguito spesso con interesse su mentelocale.it di Genova la Rubrica di Alessio Caldano Noi trentenni tutti Peter Pan; dietro alla piacevole autoironia leggo le avventure, i pensieri, il sottile disagio di una generazione costretta dalle circostanze a non crescere.
Forse la proposta recentissima di Zapatero, 210 Eu di contributo per l’affitto ai ragazzi dai 22 ai 30 anni che vogliono rendersi indipendenti, potrebbe essere un’idea, tra le tante idee che “stanno nascendo”.
Versione originale su : http://www.mentelocale.it/festivaldellascienza/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_18845
Nella foto: Il bimbo giapponese sulla copertina dell’Economist © foto: www.economist.com
LETTA: UN INNOVATORE EUROPEO
di Massimo Preziuso – Coordinatore Innovatori Europei per Letta
Venerdì sono partito per Piacenza per seguire il FESTIVAL DELLE IDEE di ENRICO LETTA, convinto che avrei passato una “due giorni” interessante e piacevole, e perchè ritenevo necessario andarvi a testimoniare l’impegno sostanziale e sostanzioso che il nostro Gruppo sta mettendo in campo in tutta Italia e in Europa.
Aldilà degli interessanti Forum tematici, ho provato (e con me credo tutti gli altri amici Innovatori Europei che ho incontrato – circa una trentina) una BELLA sensazione nell’ascoltare le parole del candidato ENRICO LETTA.
Devo aggiungere che non avevo mai ascoltato Letta dal vivo in una veste di candidato, ed ero molto curioso nel vedere COSA avrebbe detto a COME l’avrebbe fatto.
Bene, il risultato è stato al di sopra di ogni mia aspettativa (non che quelle fossero basse, ci mancherebbe): sintetizzo i perchè, sebbene sia difficile farlo in poche righe.
Il discorso di Letta è stato incentrato su alcuni concetti chiave, che rappresentano pienamente la Mission e nella attività di Innovatori Europei:
– Natalità e ricambio generazionale
– Europa
– Questione ambientale come opportunità culturale ed economica
– Istruzione
– Libertà (molto bello il passaggio in cui Letta ha detto di essersi candidato proprio per dire “SCELGO IO QUANDO”)
– Mobilità
– Politica dai “Toni bassi” e del “lungo periodo”
Ho poi comprato e letto il Libro “IN QUESTO MOMENTO STA NASCENDO UN BAMBINO”, nel quale è evidente la PROIEZIONE VERSO IL FUTURO del “nostro” candidato.
Per concludere, credo che abbiamo fatto la scelta migliore: ENRICO LETTA E’ UN INNOVATORE EUROPEO, e porterà un grande contributo di Innovazione nel Partito Democratico.
Roma, 16 Settembre 2007
Massimo Preziuso – Coordinatore INNOVATORI EUROPEI per LETTA
INCONTRO GRUPPO I.E. LONDRA
Oggi incontro il Gruppo di Innovatori Europei di Londra, con Davide Tiberti e altri amici.
Stiamo cercando di costruire un bel gruppo anche in UK perchè qui è grande la comunità di italiani che si interessano di Innovazione, Ambiente e politiche europee, con un occhio vicino al Partito Democratico.
Parleremo di cosa possiamo costruire insieme nei prossimi mesi, oltre alle attività operative per le Primarie di Ottobre in supporto a Letta (vi ricordo che è possibile votare dall’estero e se avete bisogno di informazioni, contattateci a info@innovatorieuropei.com).
Londra, la Francia e Brussels sono l’inizio di un percorso che speriamo ci porterà a realizzare Gruppi di Innovatori Europei in tutta Europa e non solo.
Intanto, in tutta Italia i gruppi locali di Innovatori Europei stanno proseguendo nella loro attività politica:
trovate la Rete organizzativa su www.innovatorieuropei.com/organizzazione/
Un saluto da Trafalgar Square.
Massimo Preziuso
INNOVATORI EUROPEI A PIACENZA
Decine di amici di Innovatori Europei, Network che sta sostenendo formalmente in tutta Italia la candidatura di Letta a Segretario del PD saranno presenti, in rappresentanza di molti gruppi locali di IE (www.innovatorieuropei.com/organizzazione) al Festival delle Idee di Piacenza di Venerdì e Sabato prossimi per rappresentare le nostre esigenze di un Partito Democratico che dia spazio e forma ai temi che da più di un anno affrontiamo:
– Sapere e Innovazione
– Energia e Ambiente (Climate Change)
– Europa e Mediterraneo
– Giovani e Politica
– Donne e Politica
Sperando nel contributo di tanti nuovi innovatori,
Grazie
Massimo Preziuso
Innovatori Europei per LETTA
www.innovatorieuropei.com
info@innovatorieuropei.com
MA IL GOVERNO STA SVECCHIANDO
di Enrico Letta, “Corriere Economia”, 10 settembre 2007
Sì, ha ragione Dario Di Vico. L’Italia costituisce, per più di un motivo, un’anomalia in Europa. E senza dubbio sul ricambio generazionale il nostro Paese si distingue in negativo. Abbiamo, infatti, la classe dirigente meno giovane della media degli altri Paesi europei: è innegabile che oggi in Italia si è considerati “giovani” a 55-60 anni, mentre i quarantenni sono destinati ancora a un lungo tirocinio. Io stesso, che ero il più “giovane” quando, a 32 anni, sono diventato ministro per la prima volta, lo sono ancora oggi, che di anni ne ho 41. E’ anche per questo che ho scelto di mettermi in gioco. C’è resistenza all’idea che il ricambio generazionale sia prioritario e alla consapevolezza che la classe dirigente debba formarsi ed essere selezionata attraverso la competizione. E non attraverso la cooptazione. E’ in questo la nostra diversità, ciò che condanna l’Italia a non essere proiettata verso il futuro, imponendole invece di guardare solo al passato.
Di Vico, dunque, lunedì scorso su Corriere economia ha posto un tema chiave per la società italiana, sollecitando l’attenzione sul ricambio generazionale attraverso cui inevitabilmente passa la modernizzazione del paese. E’ vero, in molti settori, soprattutto là dove si seleziona la classe dirigente, non c’è competizione ma, al contrario, si risponde a logiche di cooptazione. Soprattutto nella politica, nel mondo accademico e in tanti campi della vita associata prevale l’idea che la competizione, lungi dall’essere un sano meccanismo di selezione, sia negativa e in alcuni casi addirittura distruttiva. Oggi chi lancia una sfida, chi si mette in gioco, chi vuole competere, difficilmente è cooptato. Il coraggio delle scelte, della competizione non è premiato. E questo perché la cooptazione premia la fedeltà e sposta inevitabilmente in là l’età della responsabilità, mentre la competizione premia il merito. Il paragone con l’economia appare naturale: il monopolio danneggia i consumatori, distorce la concorrenza, avvilisce gli stimoli a migliorarsi. Il mercato ha invece bisogno di regole certe, ma anche di aperture e di competizione. Eppure, chi è dentro il sistema vuole il monopolio, tutt’al più l’oligopolio. In economia, ma non solo.
Vorrei, però, che descrivendo un problema, non si generalizzasse. In questo anno di governo Prodi ci sono stati esempi virtuosi importanti. Ne ricordo due, potrei citarne altri. Riguardano due luoghi notoriamente “senior”, gli Esteri e i Servizi Segreti: il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, nominato dal governo Prodi, ha 52 anni ed è il più giovane funzionario scelto per quell’incarico; Franco Gabrielli, il nuovo Direttore del Sisde, è nato nel 1960. In organismi di diretta competenza del governo, dunque, è stata realizzata una rilevante inversione di tendenza.
E’ quello che occorre se si vuole modernizzare il paese. Le primarie e la realizzazione del Partito democratico costituiscono un’occasione straordinaria per rilanciare competizione e partecipazione, far prevalere il merito, promuovere il ringiovanimento e una più ampia presenza delle donne. A cominciare dalla politica. A patto, però, che si parta dall’idea che tutti sono contendibili e che la discussione deve essere vera, aperta, leale e non artificiosa. Tanto più che, per sua definizione, il sistema delle primarie punta a includere e non ad escludere.
Anche per questo ho deciso di candidarmi. Perché credo nella competizione e perché ritengo che la realizzazione del partito democratico sia un’occasione per dare una risposta alla domanda di buona politica che viene dalla società, e insieme per smuovere energie e competenze nuove nella partecipazione alla cosa pubblica.
DOCUMENTO DI NAPOLI PER LETTA
Articoli su “IlMattino” di Napoli del 04 settembre 2007
LE ADESIONI
Il documento dei democratici: «Un segno di discontinuità per cambiare e innovare»
Con il segretario regionale della Uil Anna Rea e con il docente di Storia Contemporanea al Suor Orsola Benincasa, si allarga il novero dei sostenitori campani di Enrico Letta. L’annuncio arriva nell’affollata saletta dell’Hotel Vesuvio: al tavolo, accanto al candidato alla segreteria nazionale del Pd, ci sono fra gli altri il presidente della Commissione parlamentare agli Affari esteri
Umberto Ranieri, l’ex assessore al Comune di Napoli Amedeo Lepore, l’europarlamentare e coordinatore nazionale Gianni Pittella, il consigliere regionale Guglielmo Vaccaro, l’assessore alla Provincia di Napoli Giuliana Di Fiore. Di fronte un parterre affollato dai sostenitori, daqualche curioso e soprattutto dal gruppo di intellettuali che hanno redatto il manifesto dei
«Democratici per Letta». Un documento che punta molto sul tentativo di innovazione che il Pd si propone di compiere nel segno della discontinuità: «In Campania è forte il rischio che il confronto su idee e programmi per il territorio, per l’interpretazione campana della via al Pd, pur necessario, si risolva nella liturgia dei manifesti programmatici, facendo passare in secondo piano un elemento programmatico altrettanto fondamentale, questo sì che interessa la gente: il bisogno di visibili elementi di quella discontinuità politica da tanti avvertita come prerequisito per ricostruire un clima di fiducia tra politica e cittadini».
A firmarlo ci sono: Pina Amarelli Mengano, Paolo Barbieri, Carlo Borgomeo, Alfredo Budillon, Raffaele Cananzi, il ricercatore Roberto Defez, l’editorialista Umberto De Gregorio, Marinella De Nigris, Sara Diamare. Gli economisti Adriano Giannola, Massimo Gerli e Massimo Lo Cicero, il fisico Paolo Guerriero, Silvio Lugnano, Carlo Mamone Capria, Fabrizio Mangoni, Gilberto Antonio Marselli, Marie Jo Nervì. I docenti universitari Eugenio Mazzarella, Enrico De Simone, Michele Cioffi, Erminia Agozzino, Paola De Vivo, Amelia Filippelli, Giuliana Di Fiore, Gustavo Mita, Amedeo Lepore, Franco Ortolani, Mario
Raffa, Caterina Romano, Valerio Tozzi. E poi Aldo Schiassi, Goffredo Sciaudone, Vincenzo Sica, Valeria Spagnuolo del Formez, Pasquale Orlando (Acli), Massimo Preziuso (Innovatori Europei), Ernesto Mostardi (Fuoricentro Scampia), Antonio Vosa (Nadir), Francesco Ganguzza (Movimento Democratico Europeo), Eliana Mauro (Incontriamoci), Antonio Principe (Circolo
Amartya Sen – Libertà e sviluppo), Fabio Nupieri (Libertà e giustizia), Teresa Leone (Anthares), Marisa Camardella (Assopedoni), Roberto Mercurio (segretario provinciale Fabi), Giulia Simone (Associazione per la difesa dei diritti dei consumatori), Emmanuela Saggese (Associazione per la difesa dei diritti dei consumatori), Adriano Varriale (Cisl Campania), Luigi Esposito (Centro Culturale VivaCampaniaViva), Raffaele Esposito (Associazione Arenaccia), Paolo Di Fusco
(Associazione sportivo-culturale Pianura).
cor.cas.
04/09/2007