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INNOVATORI EUROPEI PER NAPOLI E LA CAMPANIA

Gli Innovatori Europei per Napoli e la Campania: Amare Napoli

Innovatori Europei incentra la propria azione politica già dalla sua costituzione sui temi Sapere, Innovazione, Ambiente, Energia, Europa.

Riuniti in gruppi di lavoro in tutta Europa e anche qui con IE-Campania siamo convinti e convinte che la nostra regione saprà riattivare tutte le proprie potenzialità per ritornare ad essere centro propulsore e di elaborazione di idee e proposte su ciascuno di questi temi.

Oggi occorre cogliere al meglio le opportunità di crescita e di sviluppo della nostra regione, terra depauperata e svilita, per scelte miopi e strategie errate.

E allora” Amare la Campania – Amare Napoli” significa impegnarsi per:

Sapere e Innovazione

Le Università e le Scuole di eccellenza, il Teatro e l’Opera, i Centri di ricerca , la natura stessa della gente campana con la sua proverbiale creatività, devono essere favorite, coordinate, organizzate e sfruttate al meglio per creare lavoro, ricchezza e vivacità culturale. A tal fine, un punto di attenzione su cui lavorare è quello relativo alla organizzazione e strutturazione della moderna società, che produce sempre nuovi e diversi gruppi di aggregazione che difficilmente si possono ricondurre alle categorie riconosciute, e che in Campania producono da una parte bacini di eccellenza e alta scolarizzazione, preziosa fonte per la realizzazione del terziario avanzato, e dall’altra una larga parte di cittadinanza che non ha la possibilità di accedere alla scolarizzazione o di utilizzare gli strumenti e i mezzi messi a disposizione dalle nuove tecnologie.

Ambiente e Energia

Un aspetto di centrale importanza da rivalutare fuori dalla penosa tragedia dei rifiuti.

La Campania ha una delle ricchezze territoriali più vaste e preziose d’Italia, completamente dimenticate, rovinate, abbandonate e spesso disprezzate.

Essa si può ri-posizionare a cominciare da una più intelligente e lungimirante scelta energetica basata sulle fonti alternative che giacciono sostanziose nel vento degli Appennini irpini o sanniti, e nel sole del Cilento.

Europa

Le scelte future per le regioni meridionali del nostro paese ma soprattutto per la Campania debbono innanzitutto confrontarsi con la collocazione geografica dell’area e la sua centralità nel Mediterraneo, soprattutto per lo sviluppo dei rapporti economici commerciali e di scambio culturale con tutto il nord Africa e il continente asiatico.

E’ chiaro infatti che una relazione stretta con il Maghreb, il vicino e medio Oriente e, in prospettiva, il ruolo ponte di queste zone emergenti come nuova piattaforma di innovazione verso la Cina e l’India, impone un’inversione di rotta rispetto al percorso che vedeva le società meridionali e mediorientali del Mediterraneo escluse dai luoghi in cui si svolgevano i processi innovativi del futuro.

Napoli, città oggi abbandonata a se stessa. Le bellezze dei palazzi del centro, i quartieri spagnoli, le stradine eleganti, le passeggiate sul lungomare sono l’ombra buia di quello che potrebbero essere. Si ha tristezza nel vedere Napoli ridotta in questo stato. E’ urgente un piano globale di recupero urbanistico con la realizzazione di aree sociali pedonali, verde pubblico, parchi per i bambini, in centro e in periferia.

Una città che ha inaugurato la prima linea ferroviaria d’Italia ha ancora oggi un solo treno metropolitano del dopoguerra ed una linea metropolitana maldestramente collegati.

Persino il porto o il centralissimo aeroporto di Capodichino sono estremamente difficili da raggiungere per chi non usi un’auto.

E’ imperativo un vero piano dei trasporti in una città che ha avuto il primo centro direzionale d’Italia , ma che è tuttora priva di una linea metropolitana!

Con linee di trasporto moderne, comode e pulite ed efficienti la città potrà divenire importante meta di turismo internazionale, concreta possibilità per un rilancio economico su scala mondiale.

Per Napoli, capitale di una Regione moderna e vivace, all’avanguardia nel commercio, nel turismo, nella ricerca e nell’ambiente, dotata di effervescenza e vitalità mediterranea e rigore scientifico europeo, anime differenti che insieme coniugano il carattere della nostra Campania.

Gli Innovatori Europei per Napoli e la Campania

Massimo Preziuso, Giuliana Cacciapuoti, Luigi Restaino, Andrea Sabatino, Vincenzo Girfatti

Il documento è anche presente sul Blog Innovatori Europei Campania

INTERVISTA A ROBERTO ZACCARIA

Televisione: dal monopolio al monopolio

di Laura Tussi – Innovatori Europei

• Mai come in questi anni, tutto il mondo della comunicazione è stato sottoposto ad una tale sollecitazione all’innovazione, al cambiamento e ad uno specifico stravolgimento di riferimenti tradizionali, culturali e di mercato.

Il processo evolutivo che ha riguardato la comunicazione è cambiamento e l’innovazione investe soprattutto l’intera società. Naturalmente la comunicazione si rivela come elemento sensibile della società stessa e registra questi mutamenti e cambiamenti innovativi in maniera più marcata e importante. È evidente che ciò che riguarda il rapporto di relazione tra i soggetti anche su scale sempre più ampie naturalmente presenta un’incidenza marcata come i cambiamenti generali che nella comunicazione presentano una valenza esponenziale.

• Il servizio pubblico nel settore della comunicazione è fondamentale nella vita di una nazione civile. E’ servizio per il pubblico, deve offrire informazione pluralista, formazione culturale e intrattenimento di qualità. Risponde all’esigenza di promuovere la cultura, la conoscenza, lo sviluppo umano, la ricerca e l’innovazione, in sintonia con i principi stabiliti dalla Costituzione italiana.
Il servizio pubblico è un diritto di tutti i cittadini, nato in Europa e confermato da precise politiche nei paesi Europei. E’ ancora più indispensabile in un momento come questo, in cui anche a causa dei meccanismi della globalizzazione economica, è sempre più difficile assicurare ai cittadini un’informazione svincolata da interessi particolari.

Il servizio pubblico ha un senso se i privati tutelano in maniera adeguata i valori che derivano dalla costituzione, quali l’uguaglianza, la parità dei diritti sia in modalità attive ossia nella possibilità di comunicare, di trasmettere, di esprimersi, sia in forma passiva come il diritto ad avere informazioni e a poterle scegliere.

Quindi non occorre pensare che il servizio pubblico sia una sorta di valore valido in ogni epoca, nello stesso modo. Negli Stati Uniti, paese da molti punti di vista più avanzato del nostro come garanzie e diritti, il servizio pubblico presenta un ruolo estremamente marginale. I servizi pubblici invece hanno un ruolo molto importante in Europa dove praticamente sussistono problemi, come in Italia, di garanzie individuali uniformi su tutto il territorio. Il concetto di servizio pubblico non va affrontato come un aspetto permanente, ma come un concetto transitorio che serve per attribuire effettività all’articolo tre della costituzione che cita ”lo Stato rimuove gli ostacoli di fatto che impediscono ai cittadini il pieno godimento dei diritti fondamentali”. Un diritto fondamentale è quello di scegliere e produrre l’informazione, ma siccome non tutti hanno la possibilità di produrre informazione, almeno occorre scegliere l’informazione su misura. Se queste condizioni non sussistono il servizio pubblico nella televisione serve per evitare che il cittadino debba praticamente limitarsi ad una scelta tra due offerte quasi uguali. Se si pensa che il servizio pubblico sia un valore assoluto nell’informazione si cade in un errore.. Il servizio pubblico naturalmente per essere valido e auspicabile deve essere veramente pubblico, perché se diventa dominio dei partiti, allora il servizio pubblico scade ad un livello di molto minore appetibilità. E’ evidente che se si considera il servizio pubblico come un limite che non offre libertà di scelta rispetto ai contenuti e alla qualità dei contenuti, esso viene meno alla sua funzione valoriale ideale. Quindi non è un valore assoluto, ma relativo e di conseguenza deve essere universale, deve garantire tutti e la qualità dei contenuti.

• In Italia si avverte “un’emergenza costituzionale in materia d’informazione, perché potere mediatico e potere politico sono insieme come in nessun altro luogo del mondo”.

Nella maggior parte dei paesi moderni, quando una libertà di informazione si collega e si coniuga rispetto all’impresa come condizione per un suo e esercizio efficace, è inevitabile che soprattutto se questa impresa diventa una multinazionale, come per esempio anche un motore di ricerca in Internet, se legato a una multinazionale, assume un peso oligopolista o monopolista. La tendenza all’ oligopolio in questa materia è generale in quasi tutti i paesi ad economia di mercato avanzata. In Italia siamo partiti da una situazione in cui la televisione era un monopolio pubblico per arrivare ad una circostanza di monopolio privato, ossia il titolare della televisione, che scadeva praticamente nel controllo di una sola famiglia. La tendenza all’oligopolio è universale nei paesi a economia di mercato. La tendenza al monopolio è una degenerazione che si è verificata in Italia in determinati periodi e che naturalmente rappresenta il pericolo maggiore. Da questo punto di vista la situazione italiana è sempre stata considerata un laboratorio, in questo caso, preoccupante di quello che in seguito è accaduto in altri paesi, dove subentra sempre questo tipo di influenza sui media, anche se in modalità differenti. La situazione italiana presenta caratteri generali molto simili a quelli di altri paesi e con una esasperazione che deriva da un fatto nella non risoluzione di due problemi fondamentali la legge antitrust e la legge sul conflitto di interessi. Se non si risolvono questi due nodi, quella che appare come una fisiologia, la tendenza verso l’oligopolio, quando la libertà è esercitata da imprese di grandi dimensioni, diventa una patologia irreversibile.

• Quanto il problema del conflitto d’interessi e della libertà d’informazione è prioritario per il Centrosinistra?

La coalizione di centrosinistra è presente in tutti i livelli del governo, regionale, provinciale e comunale. Il problema è che a livello nazionale dobbiamo affrontare una legge elettorale che lascia due strade, o delle coalizioni ingovernabili e non governanti o coalizioni interpretate da partiti guida. In questo momento a livello nazionale stiamo gestendo una cattiva legge con un comportamento virtuoso, tramite partiti guida. Però naturalmente è una semplificazione pericolosa, soprattutto con una legge elettorale come quella attuale. Nel programma del partito democratico la legge sul conflitto di interessi è un tema che viene posto, più che sotto la voce informazione, sotto “economia”. Perché effettivamente il conflitto di interessi è una categoria a spettro ampio. La legge sul conflitto di interessi attiene ad una dimensione economica. Non si possono avere interessi economici rilevanti e gestire la cosa pubblica. Perché in maniera pressochè inevitabile subentra il conflitto. Quindi la legge tende a sostenere che colui che ha interessi al di sopra di un certo livello economico deve affidare le proprietà ad un amministratore che si comporta in maniera tale da rendere all’oscuro il proprietario degli interessi dalla gestione degli interessi stessi. Berlusconi ha sempre impedito che si facesse la legge antitrust vera, come l’Europa chiede di fare e come la corte costituzionale si aspetta. Quando parliamo di informazione, la legge specifica è quella antitrust. Quando parliamo di economia, prendiamo in considerazione la legge sul conflitto di interessi. Naturalmente nel caso italiano i due aspetti si sovrappongono perché il principale uomo politico, in questo momento dell’opposizione, si trova nella condizione di essere interessato a una legge antitrust a quella sul conflitto di interessi.

Laura Tussi – Innovatori Europei

NASCE LA RIVISTA DI INNOVATORI EUROPEI

Nasce la Rivista Mensile “Innovatori Europei”: ecco la RIVISTA NUMERO UNO

Sono passati due anni dalla nascita di questo progetto, che inizia dall’impegno politico di un gruppo di amici a Roma per poi crescere in tutta Italia ed in Europa e diventare, piano piano, un Movimento presente in 40 territori ed un giovane Think Tank .

Dopo questi due anni passati attraverso un processo di “distruzione creativa”, infatti, Innovatori Europei ora vuole dedicarsi principalmente a diventare un innovativo e giovane Think Tank, specializzato sui temi del Sapere e Innovazione, Energia ed Ambiente, Politiche Europee ed Euro-Mediterranee.

Questa rivista, che verrà distribuita in maniera gratuita, in un primo momento in formato digitale, rappresenta il primo passo verso la sistematizzazione della nostra Knowledge Base, e speriamo sia da stimolo per il miglioramento dei nostri lavori.

Il mio augurio è che Innovatori Europei cresca, diventando un punto di incontro in cui discutere, insieme, su quei temi nuovi, che da sempre mi/ci appassionano, e che spero pian piano appassioneranno i cittadini europei del nuovo millennio.

Vi aspettiamo in tanti, per collaborare alla rivista, ai Centri di Competenza, o alla crescita di Innovatori Europei a livello territoriale.

Grazie a tutti quelli che hanno creduto e credono a questo progetto nuovo, e a quelli che ci crederanno.

Londra, Martedì 18 Marzo, 2008 – Massimo Preziuso

STUDIO DEL GRUPPO SAPERE

DRAFT STUDIO – GRUPPO SAPERE E INNOVAZIONE: http://innovatorieuropeisapere.wordpress.com  

Partiamo dallo studio di Fondazione Edison – Accademia dei Lincei: I dieci trend che cambieranno la geo-economia del mondo. Popolazione, economia, cibo, energia e materie prime”

– POPOLAZIONE – Nel 2030, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, la popolazione di Cina e India (quasi 3 miliardi di persone) sarà 2,7 volte superiore a quella di Europa, Russia e Nord America (1,1 miliardi).

– PIL – Nel 2039, secondo le proiezioni della Goldman Sachs, il PIL a prezzi correnti dei cosiddetti BRICs (Brasile, Russia, India e Cina) supererà quello complessivo dei Paesi del G-6 (USA, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia e Italia). Nel 2041 il PIL della Cina a prezzi correnti supererà quello USA. Ma già nel 2015, secondo le proiezioni dell’economista Angus Maddison per l’OCSE, il PIL a parità di potere di acquisto della Cina supererà quello degli Stati Uniti.

– ENERGIA E CO2 – Secondo le proiezioni dell’International Energy Agency, la Cina diventerà presto il principale consumatore mondiale di energia, superando gli Stati Uniti poco dopo il 2010. Nel 2015 il consumo di energia primaria della Cina sarà già di 2,9 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) contro i 2,6 miliardi degli USA e gli 1,9 miliardi della UE-27. Nello stesso anno le emissioni totali di CO2 della Cina saranno pari a 8,6 miliardi di tonnellate, contro i 6,4 miliardi degli USA e i 4 miliardi della UE-27.

– CONSUMO DI RAME – La Cina, secondo l’International Copper Study Group, ha superato gli Stati Uniti a livello mondiale nel consumo di rame nel 2002 ed ha superato la UE-27 nel 2005. Nel periodo gennaio-ottobre 2007 il consumo cinese di rame è già stato pari all’83% di quello complessivo di Stati Uniti e UE-27.

– SALDO COMMERCIALE NELL’ELETTRONICA/TLC – Secondo l’OCSE, dal 2004 la Cina è diventata il principale esportatore mondiale di prodotti dell’Information and Communication Technology. Nei prossimi anni rafforzerà sempre più questa posizione anche con propri marchi ed esportazioni dirette di proprie aziende.

– CONSUMO DI CARNE – Già oggi la Cina è il primo consumatore mondiale di carne (bovina+suina+pollo). Negli ultimi 20 anni i consumi pro capite di carne della Cina sono più che raddoppiati. Nel 2013, secondo le proiezioni del Food And Policy Research Institute (FAPRI), i consumi cinesi di carne supereranno quelli complessivi di Stati Uniti ed Unione Europea considerati assieme, toccando i 75 milioni di tonnellate.

– IMPORTAZIONI DI SOIA (IL “PETROLIO VERDE”) – A causa della crescente domanda mangimistica proveniente dai propri allevamenti e dalla domanda interna di carni, le importazioni di semi di soia della Cina sono state già pari nel 2007 a circa il 15% della produzione mondiale di soia. Nel 2017, secondo il FAPRI le importazioni cinesi di semi di soia toccheranno i 52 milioni di tonnellate, una somma pari all’86% della futura produzione di soia del terzo produttore mondiale, l’Argentina (il primo e secondo produttore mondiale, sono rispettivamente, USA e Brasile). In pratica, nel 2017 un quantitativo equivalente a quasi tutta la produzione di soia del terzo produttore mondiale sarà dunque destinata a soddisfare esclusiavmente la sola domanda della Cina.

– SURPLUS COMMERCIALE – Secondo “The Economist” nei dodici mesi intercorsi tra febbraio 2007 e gennaio 2008 il surplus commerciale con l’estero della Cina è stato di 265,2 miliardi di dollari. Ha superato quindi l’attivo commerciale della Germania, pari a 257,8 miliardi di dollari nel periodo gennaio-dicembre 2007. Nello stesso tempo il deficit commerciale con l’estero degli Stati Uniti è stato nel 2007 di 815,6 miliardi di dollari, appesantito in particolare dai deficit bilaterali con la Cina stessa, il Giappone e i Paesi petroliferi.

– RISERVE VALUTARIE – Secondo “The Economist”, le riserve valutarie della Cina hanno raggiunto a fine dicembre 2007 i 1.530 miliardi di dollari e sono ormai di gran lunga le più elevate del mondo. Ciò nonostante, il cambio della moneta cinese resta ancorato artificiosamente al dollaro ed è sempre più debole, rendendo così “iper-competitive” le merci cinesi, specie rispetto a quelle europee. Negli ultimi 4 mesi il tasso di cambio tra la valuta europea e quella cinese è oscillato tra 10,4 e 10,9 renmimbi per euro toccando nuovi massimi storici.

– DEBITO PUBBLICO USA IN MANI ASIATICHE – A fine 2007, secondo il Tesoro USA, il 44,5% del debito pubblico americano collocato sul mercato (“debt held by the public”, cioè escluso il debito finanziato direttamente dai fondi pensionistici, agenzie, ecc.) risultava sottoscritto da investitori stranieri. In particolare, il valore dei titoli a lungo termine del Tesoro degli Stati Uniti detenuto dai soli 6 maggiori Paesi asiatici (Cina, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud, Taiwan e Singapore) ha raggiunto i 1.197 miliardi di dollari, pari al 61% delle obbligazioni di questo tipo detenute da investitori stranieri e a circa ¼ del debito pubblico complessivo americano collocato sul mercato.
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Detto questo: dove andremo noi Europei? E su cosa è importante specializzarsi oggi? Quali relazioni geo politiche e culturali instaurare?

Su queste domande vogliamo avviare i lavori di un primo studio del Gruppo Sapere ed Energia di Innovatori Europei.

STUDIO DEL GRUPPO ENERGIA

EDILIZIA POPOLARE ECOSOSTENIBILE

PRIMO DRAFT STUDIO – GRUPPO ENERGIA e AMBIENTE: http://innovatorieuropeienergia.wordpress.com

Nel programma del Partito Democratico si elencano una serie di iniziative volte ad incentivare il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti rinnovabili, come il solare termico, le biomasse, etc.

Più avanti nel Programma si propone il rilancio del mercato delle case in affitto, sviluppando in particolare piani di edilizia residenziale pubblica.

La proposta è quella di creare una forte sinergia tra questi due punti programmatici, facendo in modo che “case popolari” non sia più sinonimo di “bassa qualità”, ma al contrario che rappresentino l’eccellenza nel panorama edilizio, soprattutto per quanto riguarda l’efficienza energetica, con l’utilizzo di tutte le tecnologie disponibili (solare termico e fotovoltaico, geotermia, impianti di riscaldamento e raffrescamento a pavimento, schermatura solare, raccolta acque piovane, impianto idrico sdoppiato, domotica, etc.)

Nell’ambito delle case in affitto è molto difficile incentivare, anche tramite gli sgravi fiscali già disponibili, gli interventi di efficientamento energetico degli edifici. Il motivo è semplice: l’investimento è a carico del proprietario, mentre i benefici si vedono nelle bollette energetiche, quindi sono a favore dell’inquilino.

Ora ciò non può costituire un ostacolo nel caso dell’edilizia pubblica, in cui il proprietario è lo Stato Italiano; al contrario rappresenta una grande opportunità per tutti:

Per lo Stato: a fronte di un maggior investimento iniziale (dal 3 al 10%, come emerso anche nel recente convegno “Energetica 2008? il 12 marzo scorso) si crea un patrimonio immobiliare di valore molto superiore, si incentiva l’edilizia ecosostenibile, si onorano gli impegni internazionali sottoscritti per far fronte al climate change.

Per gli inquilini: si vive in una casa che costa drasticamente di meno ed è più sana.

Per tutta la società: la promozione dell’edilizia sostenibile può contribuire a sgonfiare la bolla speculativa presente nel mercato immobiliare, riportando i valori di mercato più aderenti ai “fondamentali” del prodotto casa.

Lo sviluppo dell’edilizia ecosostenibile può portare a semplificazioni burocratiche e riduzioni di costi anche per i privati, inoltre può favorire l’adozione di una pianificazione urbanistica ecosostenibile, in cui la riqualificazione delle aree urbane sia fatta cercando di progettare interi quartieri ad “impatto zero”.

Le tecnologie per il risparmio energetico sono ormai ampiamente collaudate e disponibili, la domanda c’è, sia per una coscienza ecologica che comincia a diffondersi, sia per i prezzi dell’energia ormai insostenibili, c’è solo bisogno di un “catalizzatore” che permetta di accelerare il processo: questo dovrebbe proprio essere il ruolo di uno Stato efficiente ed innovativo come quello che crediamo sia nostro diritto chiedere al prossimo governo.
Alberto Zigoni

STUDIO DEL GRUPPO EUROPA

Innovazione, Meridione, Mediterraneo: una scelta d’indirizzo per le politiche europee

PRIMO DRAFT STUDIO – GRUPPO EUROPA – http://innovatorieuropei.wordpress.com 

Le scelte future per le regioni meridionali del nostro paese ma soprattutto della Campania debbono inevitabilmente confrontarsi con la collocazione geografica della regione; egualmente in base alle differenti scelte di sviluppo e innovazione attuate nel campo delle politiche locali in relazione al resto del bacino del Mediterraneo si apriranno prospettive differenti di crescita e sviluppo.

Accadimenti politici, significativi cambiamenti legislativi e sociali in alcune nazioni del Maghreb, tra tutte Algeria e Marocco, il significativo riaffacciarsi del Libano a un dialogo europeo, la richiesta d’ ingresso della Repubblica turca nell’Unione europea, nonché le più distanti ma certo incombenti vicende mediorientali dalla guerra irachena all’interminabile quasi insolubile conflitto tra Israele e Palestina: sono questioni centrali che avranno significative conseguenze sulle nostre aree meridionali .

E ‘ chiaro che una relazione stretta con tutta l’area del Maghreb e del vicino Oriente permetterà un’inversione di rotta rispetto al percorso che vedeva le società meridionali e mediorientali del Mediterraneo fuori inesorabilmente dai luoghi dei processi innovativi del futuro.

Maggiore democrazia, maggiore dibattito e conseguente libertà di confronto, ricerca e sviluppo nelle società mediterranee, il confronto competitivo con le scelte avanzate delle regioni catalane e francesi, modelli da seguire, ribalterebbero la previsione di unici centri di propulsione mondiale, incentrati su una inarrestabile avanzata indiana e cinese, collocata nelle aree asiatiche, contraltare di un acquisito declino euro-mediterraneo e dei paesi arabi mediorientali.

La ritrovata possibilità, non solo apparente , la voglia di affermazione di gruppi sociali nuovi, gli atti legislativi per rimettere in corsa la società locale, le stesse riforme del diritto di famiglia in Algeria, la recente promulgazione della Mudawwana ossia il nuovo diritto di famiglia che ha rivoluzionato la società marocchina, e soprattutto il nuovo regime del diritto del lavoro introdotto nel regno marocchino dal 2003, facendo crescere il P.I.L. del paese del + 5,5% possono essere alcuni esempi. Al di là delle cifre si tratta di segni non solo di una ritrovata possibilità di presenza e influenza nelle scelte di questi paesi con la partecipazione di professionalità e soggetti finora elusi o imbrigliati, si tratta anche della occasione di coinvolgere finalmente un mondo scientifico e intellettuale , stretto tra lotte terroriste e islamiste , e capace di alimentare una rinascita dello spirito di ricerca e sviluppo di pensiero della “scienza islamica”.

Ancor più questa relazione appare interessante e positiva, in termini di investimento e crescita delle comunità intellettuali e scientifiche, con ricadute positive per l’investimento e crescita delle risorse locali, anche con caratteri profondamente adatti ai contesti culturali e sociali in cui si sviluppano, liberando le potenzialità locali, se questa si fonda su modelli di collaborazione e scambio, tra le università i centri di ricerca e di eccellenza delle regioni meridionali e le aree in espansione del bacino MENA , regione del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena). Qui come nelle nostre regioni meridionali il tasso di disoccupazione è concentrato soprattutto tra i giovani e le donne, eppure sebbene in area MENA solo il 13% delle aziende siano di proprietà di donne, tuttavia , riportiamo una nota di Nadereh Chamlou, Senior Advisor della Banca Mondiale e co-autrice di un rapporto su come le diseguaglianze di genere influiscono le performance economiche dell’area Mena, le aziende possedute da imprenditrici hanno in media più impiegati e sono mediamente più grandi, rispetto a quelle dei colleghi maschi. Impiegano più donne, e dipendenti più qualificati e più istruiti. Sanno attrarre di più gli investimenti stranieri, esportano di più e gestiscono aziende che valgono di più di quelle degli uomini. Una prospettiva di incentivo innovativo e strategico che potrebbe essere egualmente vincente nelle regioni del meridione d’Italia.

E’ ampio dunque il giacimento di formazione ricerca che attende di sprigionarsi sulle altre sponde mediterranee, che si nutre degli apporti dell’esperienze della ricerca e delle ricerca e delle applicazioni positive insite nel sostrato e nella tradizione della scienza nel mondo musulmano, potrebbe anche con risvolti pratici, arginare una eguale fuga di intelligenze da queste terre travagliate, e trovare in un centro meridionale e mediterraneo, un corrispettivo dell’Istituto di scienze di Trieste, luogo di promozione delle culture e della ricerca mediterranea.

Naturalmente il Mediterraneo, non estende la sua influenza solo nell’area mediorientale. L’allargamento dell’Europa a est riconduce a una sua centralità anche le coste adriatiche e la relazione di queste con il cuore produttivo della Mitteleuropa, inserisce di nuovo molte aree dei Balcani che non si sentono escluse alla “attitudine” del pensiero e dell’ innovazione legate allo sviluppo contemporaneo di indirizzo scientifico europeo ma anche extraeuropeo o islamico.

Se oggi la prospettiva è che le nuove conoscenze sono opportunità, non pericolo o fonte di disuguaglianze, se esse sono decisive negli equilibri culturali sociali ed economici occorre governare con la politica questi processi. E’ compito del politico “governare la società nell’era della riproducibilità tecnica dell’uomo, della società multietnica e multiculturale, della ricomposizione degli equilibri tecnoscientifici planetari.

Acquisire coscienza che il problema esiste” e “soprattutto” in Italia finora è chiaro a pochi.

E’ sperabile che ciò possa divenire chiaro anche nel processo politico dei futuri cambiamenti e scelte ,con l’intento di permettere ai nostri “luoghi”, dai centri di formazione e di eccellenza delle università ma anche all’ imago sine re del polo tecnologico e multimediale di Bagnoli, un auspicabile centro di riferimento per il “nostro” Mediterraneo per promuovere sviluppo e lavoro qualificante, oltre che qualificato.

UN IRRESISTIBILE VELTRONI!

Oggi ho avuto la sensazione che Veltroni abbia raggiunto un momento fondamentale, di svolta.

Vi consiglio infatti di guardare il video della manifestazione di Bergamo (per seguirla www.partitodemocratico.it), in un Palasport pieno di passionalità.

Il candidato Premier lo ha detto: “era questo che sognavo, quando pensavo al Partito Democratico, tanti anni fa”.

Dal video, infatti, si vede un’aria nuova, che è quell’aria nuova che ormai pervade, come abbiamo già avuto modo di sostenere, tutto l’Occidente.

Veltroni è il Premier adatto all’Italia, in questo momento storico, in questa fase della Globalizzazione: una fase in cui si sta uscendo dall’individualismo alla ricerca di un nuovo sentire comune.

Come Innovatori Europei, abbiamo avuto momenti di sincera critica verso Veltroni, ma oggi egli rappresenta quel premier moderno, dotato di forte empatia e capacità di entusiasmare e trasmettere messaggi di positività, di cui tutti abbiamo bisogno.

L’Italia ha bisogno di tornare ad una nuova serenità che merita e Walter Veltroni è l’uomo adatto a guidare questo percorso di cambiamento.

Forza Walter!

Massimo Preziuso

PECHINO, LA MARATONA

Pechino, la maratona e i diritti universali

di Pierluigi Sorti

Non deve passare inosservata la notizia che alcuni notissimi atleti, iscritti alla Maratona, la più significativa gara delle prossime Olimpiadi, hanno dichiarato la loro indisponibilità a parteciparvi.

Essi hanno infatti denunciato l’ insopportabile e pericoloso inquinamento del cielo di Pechino e le conseguenti gravi ripercussioni derivanti all’ apparato respiratorio, in corridori impegnati, sotto massimo sforzo, in una gara podistica di 42 chilometri.

Non sappiamo se le loro dichiarazioni avranno un seguito coerente e se desisteranno davvero da tale competizione, ma è comunque importante stabilire un rapporto tra questa eventualità e il fatto che la Cina celebra le proprie olimpiadi come alloro finale del suo status di grande e crescente potenza economica mondiale.

Con le sue Olimpiadi, la Cina riceve infatti il riconoscimento corale di tutti i paesi del mondo che sono stati sedotti dalle dimensioni dei suoi crescenti indici economici dell’ ultimo ventennio, e riassumibili nel costante e poderoso aumento annuale del suo prodotto interno lordo, il Pil.

Sostanzialmente inascoltate le voci di coloro che denunciavano il prezzo di tale sviluppo con il crescente inquinamento climatico e sociale, le nazioni e gli operatori economici mondiali hanno guardato il fenomeno, limitandosi ad analizzare i possibili elementi di convenienza o, al contrario, delle ripercussioni negative che le rispettive economie potevano derivare, favorendone o contrastandone il processo di crescita.

Purtroppo ciò che avviene in Cina, in India e mondo asiatico pesa e peserà sempre di più in rapporto alla sostenibilità mondiale della somma complessiva dei Pil di tutte le economie e al disastro climatico che incombe e già ben visibile nei vari inquinamenti dell’ aria, dell’ acqua, dei rumori.

Se sono indubbie le responsabilità di tre secoli di egemonia del mondo occidentale sulle risorse della terra, ciò è avvenuto per una concezione, riconosciuta, delle singole sovranità nazionali che si basavano sul potere indiscriminato degli stati, ma quando ancora l’ allarme ecologico non poteva essere avvertito.

Dopo il disastro di due guerre mondiali, cominciò a farsi strada nei primissimi anni del dopoguerra l’ idea di un comune destino delle genti del mondo, prima con l’ introduzione del concetto di “crimine contro l’ umanità” , con la sua applicazione nei processi di Norimberga, e successivamente proseguito con l’ esaltazione e il rilievo internazionale dei diritti civili e umani.

Un processo che ebbe un andamento faticoso nei decenni della guerra fredda ma che soprattutto nell’ ultimo ventennio, registrava nel contempo l’ allarme ecologico subito esorcizzato con il contemporaneo affermarsi prima del mito e poi della dittatura del cosiddetto Pil, assurto al rango di indice primario della validità delle rispettive politiche economiche.

Il Pil , nella sua interpretazione illusoria di indice del benessere collettivo, ha infatti ripristinato inavvertitamente il concetto di sovranità statale, dotandola di una interpretazione formalmente più accettabile, per i reggitori di stato e per le collettività da essi governate, in quanto associata a una apparente visione di (egoistica ) prosperità.

Un indicatore che, già intrinsecamente rozzo e iniquo, è un incentivo a comportamenti bulimici nei rapporti con le risorse, non certo illimitate, del nostro habitat millenario.

Se gli atleti della maratona manterranno il loro proposito, con le motivazioni già espresse, davanti a una platea di miliardi di telespettatori, contribuiranno a ricordare l’ innegabile responsabilità, delle odierne generazioni e della rispettive classi dirigenti, e del conseguente dovere di correggere radicalmente le proprie scelte, per il futuro del pianeta.

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