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La militanza nei partiti, qui casca l’asino di Peppino Grillo, ma anche quello di Bersani
Ma come? Il male assoluto, l’errore degli errori, il bolscevico orientamento fideistico introdotto nei partiti ha contaminato proprio Grillo il re, no anzi, l’imperatore del cambiamento? La militanza è stata ed è l’impedimento principe al progressismo programmatico di tutto il secolo. Stazionare nei partiti è un atto di fede? Ma vogliamo continuare ancora a scherzare? E poi, caro Grillo, ma ci viene di dire caro Bersani, caro Casini, cari voi, con tutto l’affetto e la condivisione di questo mondo, tu fai cascare proprio l’asino più importante. Per fede non siamo più disposti neanche a credere in Dio immaginiamo negli uomini. La preclusione alla meritocrazia, la saracinesca blindata all’accesso ai migliori è proprio la militanza. A ben vedere, la disarmante posizione di quanti ancora si scorticano la lingua nel proclamare le “quote rosa”, oppure meglio ancora “ le pari opportunità, si sono formati con i dictat imposti dalla militanza. Questi concetti prescindono dai più elementari e consigliabili criteri di cooptazione dei migliori. Ma che pizza significa introdurre nelle istituzioni per legge una percentuale di donne? E se non ne troviamo di adatte per capacità e competenza per un determinato incarico istituzionale? Che facciamo, le prendiamo lo stesso così sembreremo meno misogini? Predicare i principi di meritocrazia significa porre in essere un sistema obiettivo di scelta senza riserve mentali né partitiche né tantomeno di genere. Significa mettere in condizione i responsabili di trovarsi naturalmente a scegliere un parlamento composto di sole donne, per esempio, perché bacino migliore. Il principio meritocratico per eccellenza prescinde, come è stato sempre ovvio, dalla militanza nei partiti, anzi quest’ultima è motivo di preclusione gravissimo. Che brutto termine: militanza! L’accostamento in “tuta mimetica e zainetto tattico” a questo tipo di ”affezione” ai partiti sintetizza una mancanza di partecipazione attiva di base, un codice intriso di “signorsì”, di annullamenti delle personalità a tutto tondo. Che proprio il nostro buon Peppino proponga in via serrata una militanza totale ai suoi adepti, non ce lo saremmo mai aspettato. Anche lui introduce il concetto fideistico e bolscevico dell’appartenenza: uno per tutti, tutti per uno ed il Giuda al cappio.
Primarie a destra, primarie a sinistra ed intanto Grillo costruisce un muro alto mille metri
Non possiamo chiudere i rubinetti della critica. Non dobbiamo distrarci nella questione delle primarie come se fosse la novità delle novità. Non è più così. Forse, fare le primarie oggi è addirittura anacronistico, disarmante e poco conveniente. Fare le primarie non cambia nulla specie in questa fase politica assai critica. A sinistra Renzi e Bersani, a destra Berlusconi ed Alfano. Tutti i media si occupano a tempo pieno di queste questioni, tutti i partiti e quanto resta di loro ne parlano. Intanto Beppe Grillo lavora nel silenzio e nell’autonomia più completa ignorato e snobbato scandalosamente. Errore politico gravissimo Si rischia di fare delle primarie inutili che non cambieranno sostanzialmente nulla anche se vincessero gli outsider accorgendoci di aver lasciato il campo fertile al movimento cinque stelle. Non c’è nulla da fare. Alle posizioni del dissenso Grilliano, si contrappongono questioni vecchie, inutili, per nulla innovative che non propongono futuro a breve termine. La necessità di aprire a Grillo è una opportunità politica che non si può disconoscere bollandola come fenomeno da baraccone. La politica, per essere efficace ed efficiente, deve entrare nel merito di fenomenologie che, fondamentalmente descrivono il progressismo in qualunque veste esso si manifesti. Un “Grillo” a sinistra, oggi farebbe da collante ad una coalizione PD-M5S in grado di ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento. L’area democratica se si pone come disposta a confrontarsi e ad ammettere di discutere del nuovo non smentisce sé stessa, altrimenti il muro che sta costruendo il dissenso del movimento cinque stelle diverrà insormontabile.
L’importanza di non trascurare alcuni argomenti politici
Forse mai come in questo momento il dibattito politico in Italia sta ribollendo in una pentola sempre più surriscaldata. Purtroppo, in quasi tutti i talk-show i gli argomenti sono quasi sempre gli stessi: il disavanzo pubblico, la riduzione dei parlamentari, l’abolizione delle province, la disoccupazione giovanile, gli sprechi della politica, la riforma elettorale. la casta, l’antipolitica, ecc. Intendiamoci, sono tutti argomenti importantissimi e di grande impatto sociale. Però ci sono anche altre questioni di cui si parla molto poco ma che hanno ugualmente una grande rilevanza. Ecco qualche esempio:
Politica sociale. Vogliamo finalmente introdurre in Italia un sussidio minimo per tutti i cittadini che non hanno alcuna fonte di reddito? Insieme a Grecia, Spagna e Bulgaria siamo l’unico Paese in Europa a non prevedere quest’istituto. Eppure nel 2011 l’Italia si è ritrovata con più di 8 milioni di poveri, i quali rappresentano quasi il 14% dell’intera popolazione e l’11% delle famiglie. Quasi 3 milioni di famiglie, composte da due persone, è al di sotto della soglia di povertà (pari a 1.011,03 euro mensili). Le famiglie a rischio povertà sono il 7,6% mentre al Sud la situazione si aggrava visto che una famiglia su quattro è considerata povera. Se decidessimo di erogare 600 euro mensili per garantire a tutti un reddito di base pari a 7.200 euro all’anno, la collettività dovrebbe sopportare un costo annuo di quasi 18 miliardi di euro. Considerando che il costo attuale del welfare è di 15,5 miliardi di euro annui, il costo extra da sopportare si aggirerebbe intorno ai 5 miliardi di euro annui: una cifra considerevole ma non impossibile da raggiungere. Basterebbe una piccola patrimoniale per i redditi superiori al milione e 200 mila euro.
Immigrazione. Vogliamo affrontare in maniera seria la questione della concessione della nazionalità agli immigrati? Lo sta affrontando Obama che ha vinto le elezioni grazie anche alla nuova politica verso i latinos. E noi? Non dimentichiamo che l’antica Roma è diventata grande inglobando tutti i cittadini delle provincie occupate.
Italiani all’estero. Sono milioni che non hanno ancora trovato un’adeguata rappresentanza. Siamo tra i pochi Paesi che non prevedono il voto elettronico o almeno il voto per posta. L’attuale legge sul voto all’estero si è rivelata una vera burla. Eppure questi italiani rappresentano una risorsa enorme anche per la nostra economia.
Politica estera. Vogliamo orientare maggiormente la nostra politica estera verso i Paesi che in passato hanno aperto le porte all’immigrazione italiana. Penso, ad esempio, all’America Latina che in questo momento sta registrando uno sviluppo senza precedenti. Un piccolo esempio: a differenza dei francesi, spagnoli, inglesi e tedeschi non abbiamo una sola banca (se escludiamo un paio di uffici di rappresentanza) in tutta l’America del Sud. Inoltre, siamo agli ultimi posti per quanto riguarda i collegamenti aerei diretti, e questo in un momento in cui il turismo sud americano in Europa sta crescendo notevolmente.
Europa. Tutti ora parlano degli Stati Uniti d’Europa. Vogliamo compiere un primo passo nel prevedere l’elezione diretta del presidente del Consiglio Europeo?
Vogliamo premere affinché venga finalmente approvato l’accordo UE Mercosur che offrirebbe all’Italia enormi possibilità, ad esempio nel settore agro industriale?
Come ci poniamo di fronte alla recente nascita dell’UNASUR, il grande mercato dell’America del Sud?
Vogliamo creare delle corsie preferenziali per gli scambi di studenti italiani e quelli dei Paesi storicamente vicini all’Italia?
ONU. Dopo che l’Italia è riuscita negli anni passati ad evitare la riforma del Consiglio di Sicurezza ora siamo completamente assenti su questo fronte. Nel frattempo alle porte dell’ONU stanno premendo Paesi come l’India, il Brasile, il Sud Africa e altri. Se, in questo momento non appare realistico proporre una semplice candidatura dell’Italia come membro permanente dell’ONU, potremmo invece collocarci alla testa di un movimento che proponesse la creazione di un nuovo seggio per l’Europa. In questo contesto, grazie all’importanza ancora rivestita dal nostro Paese e al fatto che due seggi sono comunque occupati da Francia e Inghilterra, potremmo aspirare nell’ambito di una rotazione biennale di occupare spesso un posto nel Consiglio di Sicurezza. Ciò accrescerebbe notevolmente il ruolo dell’Italia.
Ma poi ci sono tante altre idee. Pensiamo, ad esempio, a tutte le possibilità offerte dalla conservazione e dal restauro dei beni culturali (settore in cui primeggiamo nel mondo). Solo l’India, che sta varando grandi progetti di restauro dei parchi archeologici, potrebbe dare tanto lavoro alle aziende italiane.
Infine, sul piano Istituzionale, potrebbe risultare suggestiva la proposta di avanzare alla prossima elezione per la Presidenza della Repubblica una candidatura di alto prestigio esterna al mondo politico.
Indipendentemente, comunque, dalla validità delle singole proposte importante è che l’attuale dibattito politico non rimanga completamente circoscritto ad alcuni temi che sono sicuramente molto importanti ma che non esauriscono certamente l’ampio ventaglio di riforme che necessita il nostro Paese.
Comitato Innovatori Europei Piemonte per Bersani
Oggi si è costituito il Comitato Innovatori Europei Piemonte per Bersani.
Solo la buona politica, intorno a Bersani, può dare credibilità e futuro al nostro Paese Europeo.
Il tema sul quale vogliamo contribuire è:
“Rinnovamento culturale per un’Italia fonte d’innovazione nell’area Mediterranea. Nuove istituzioni locali in una nuova Europa sociale. Sviluppo sostenibile orientato al potenziale glocal ”.
Il giusto dimensionamento dei costi della politica non deve ridurre la funzione democratica delle Autonomie Locali. Va preservato, e meglio esercitato, il diritto costituzionale dei cittadini e delle comunità a partecipare alle decisioni e ai programmi di sviluppo che riguardano il proprio territorio e le opportunità per svolgere un ruolo di raccordo tra Europa e Paesi del Mediterraneo.
Il centralismo dirigista non favorisce l’economia, è dannoso alla società e alla democrazia.
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L’Europa sociale e l’incentivazione della ricerca sono le chiavi del futuro per una società moderna capace di cogliere tutte le sue potenzialità valorizzandole in un contesto pubblico e privato dinamico e flessibile per cui ancora molto bisogna fare : informatizzazione servizi sociali, internazionalizzazione degli atenei universitari, specializzazione educazione sulla base delle potenzialità locali d’impiego.
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La crisi dell’economia si supera, come a Torino si è iniziato a fare, con lo sviluppo di un’economia reale-territoriale, fondata sulla promozione delle risorse (umane, culturali, naturali, produttive, sociali, economiche, …) tipiche ed esclusive in ciascun Sistema Territoriale.
Su questi temi il Comitato IE Piemonte per Bersani svilupperà il confronto su COSA fare e COME fare, intende portare al “cielo della politica” le istanze di innovazione che da troppo tempo la politica trascura.
Il Comitato è aperto a tutti coloro che vogliono agire per una profonda innovazione della politica, dal leaderismo dirigista-populista che ha contaminato anche il Centrosinistra negli ultimi vent’anni, a forme più evolute, efficaci e organizzate di democrazia partecipativa.
Il Nucleo promotore:
Filippo Bruno-Franco, Rossella Preziuso, Simone Cerbone, Giuseppe Preziuso, Massimo Preziuso
Torino, 8 novembre 2012
La virulenza infettiva dei media. Elaborare un messaggio che possa essere recepito
I socialisti erano mariuoli per bocca di Grillo. Per questi motivi fu bandito da tutte le televisioni nazionali e non. Il ricordo va a quei momenti quando la preoccupazione di proscrizioni tanto forti avesse potuto incrinare la democrazia. Il dispiacere anche di non vederlo in televisione a continuare a farci ridere divenne angosciante.
Molti si prodigarono per un suo ritorno, molti altri auspicarono il ritiro della fatwa contro di lui. Ebbene, solo Beppe Grillo fu contento e colse l’occasione, perché capì, che quei sistemi di informazione erano infetti. Laddove dunque noi pubblico televisivo ci rammaricammo, egli invece fu contento. Ed ancora oggi lo è. Contento di aver fatto quella scelta radicale e di protrarla sino ad oggi estendendola a tutti quelli del suo movimento.
A ben vedere, poi, quella virulenza infettiva si è estesa a contagiare anche altri, come i Biagi, i Guzzanti, i Luttazzi, i Santoro ecc. Beppe Grillo allora rifiutò una impostazione che è sostanzialmente da rifiutare considerando l’approccio politico e strumentale della lottizzazione partitica dei media così come oggi li conosciamo.
Dobbiamo alzare la guardia e frenare le critiche. Che siano costruttive. La necessità di evitare di essere banali abbandonandoci a considerazioni approssimative è impellente.
Non è pensabile, neanche lontanamente, che questo movimento sia solo una tempesta di vento che passerà presto. Non è pensabile neanche credere che i loro amministratori pubblici un giorno si lasceranno abbindolare facilmente bollandoli come sprovveduti. La questione è tutta da considerare.
La politica che in essa si cela è di fondamentale importanza per il futuro parlamentare e non va abbandonata sic et simpliciter come irrilevante. Sarebbe un errore. Un errore gravissimo.
Che gli “adulti”, patrimonio di esperienza e reputazioni, intervengano nell’elaborare il messaggio in termini recepibili. Siamo ancora in tempo a decifrare ciò che avviene nella giusta ottica e a trovare il verso adatto per intervenire sostanzialmente.
Viceversa sbaglieremmo come quelli che non capirono che la scelta di Beppe Grillo rappresentò per lui un salto di qualità assolutamente decisivo e radicale.
Reddito minimo garantito. Una proposta popolare da Frosinone
La proposta di una legge di iniziativa popolare per l’istituzione anche in Italia di un provvedimento sul Reddito Minimo Garantito portata avanti in questi mesi dalla Rete Indipendente che ha sostenuto la candidatura a sindaco indipendente di Giuseppina Bonaviri a Frosinone sta riscuotendo grande successo di adesioni da parte dei cittadini nelle piazze e nei mercati rionali dei 91 comuni ciociari. “Noi della RETE- sostiene la Bonaviri- sentiamo l’urgenza di fare entrare questo tema nell’agenda politica parlamentare visto che nonostante tutto fino ad oggi i partiti hanno mostrato grande indifferenza per le fasce più deboli e sempre più colpite dalle manovre di un governo tecnico apparso poco sensibile ai problemi dell’equità, inclusione sociale e lavoro. Aprire questo dibattito nel mondo politico e nel corpo sociale è fondamentale per tutelare e promuovere misure di sostegno rivolte a tutti i soggetti senza lavoro, a basso reddito e senza patrimoni individuali di rilievo. Non si può rimanere muti davanti ad una cultura politica che sceglie il terreno della precarietà”. La tutela che si articola in una parte monetaria, di 600 euro, prevede anche una serie di servizi da gestire sul territorio con il coinvolgimento delle Regioni che ne hanno competenza per Costituzione. Inoltre si conviene che la conferenza Stato/Regioni ne delinei le guide. I dati sulla povertà attuali secondo l’Istat parlano di 11% delle famiglie in condizioni di necessità di tutela, per un totale di circa 8 milioni di individui. I rischi sociali della non introduzione di questa misura in termini di disoccupazione, di demoralizzazione della popolazione, di accettazione di condizioni di lavoro nero, di illegalità, di deriva sono enormi: una sorta di vessazione di Stato i cui effetti hanno altresì prodotto soprattutto per le giovani generazioni un circuito di istigazione alla devianza sociale e alla microcriminalità. “Contrastare la marginalità e garantire dignità alla persona: questo è al centro della nostra agenda politica da indipendenti” proseguono dall’organo della Rete.
Costruire una Italia libera dalla indigenza e dagli stenti è un dovere morale che riguarda ricchi e poveri, tutti. Per una Italia solidale che abbia i caratteri sostanziali di uno Stato democratico e umanitario l’introduzione del “Reddito minimo garantito” è diventata una variabile inesorabile
Con la conferma di Obama, il vento democratico bussa prepotentemente alle nostre porte.
di Massimo Preziuso (su L’Unità)
Sono passati quattro anni e, nonostante la crisi, il democratico Obama vince di nuovo.
Tutto questo avviene per questioni che riguardano una personalità e un’umanità uniche al mondo, da cui si dovrebbe imparare, ma poco si è fatto qui da noi.
Ma molto anche perché dagli Stati Uniti, a cominciare dal 2008, si è avviata un’onda democratica che pian piano sta contaminando l’Europa ed il mondo intero.
Quest’anno lo abbiamo già riscontrato in Francia con Hollande che si afferma con un chiaro progetto progressista. E lo iniziamo a notare in Germania con la Merkel, sempre più condizionata dai socialisti e dai verdi tedeschi, e che difficilmente può vedersi riconfermata.
In Italia, dopo un’ubriacatura collettiva per un modello individualista – liberista, gradualmente le cose stanno cambiando, anche grazie e come conseguenza alla “politica” di questo governo “tecnico”.
Si guardi, per esempio, un attimo ai sondaggi delle ultime ore. Basta mettere insieme l’elettorato classico di centro sinistra e quello del M5S per arrivare ad oltre il 60% di elettorato che chiede una svolta verso un modello politico e di sviluppo più solidale e sostenibile.
E’ arrivato, dunque, anche se in grande ritardo, il tempo di una svolta che dia l’avvio ad un nuovo paradigma democratico anche in Italia.
Tocca al Partito Democratico realizzare questa “rivoluzione dolce”. Infatti con più del 30% di elettorato e con la possibilità di arrivare tranquillamente, nel caso fosse necessario, anche al 42,5% (che, in queste ore, un centro – destra arrivato al capolinea prova ad imporre al Paese quale soglia minima per poter governare) con gli alleati storici e una “lista civica nazionale” in cui far convergere i movimenti “arancioni” presenti in tutta Italia, il PD è oggi in piena condizione di mostrare la propria forza al Paese e, se necessario, al Governo Monti.
E’ anche il momento di rendere chiaro a tutti che, pur rispettando il Governo, per altri versi, ci sono “temi” che questo Esecutivo ha realizzato che andranno rivisti: a partire dal Fiscal Compact, che, senza prevedere azioni pan-europee per la crescita economica e lo sviluppo di nuova occupazione, oggi è una ghigliottina posta sulla testa di tutto il Sud Europa.
Non è più tempo di attese. Dopo anni di opposizione seria e rispettosa al governo Berlusconi ed un anno di “responsabilità” con Monti, il segretario democratico Premier Pierluigi Bersani deve ora dire più forte che il suo Partito vuole (e deve) governare, perché è il Paese a chiederglielo. E da oggi, col vento democratico americano, la richiesta si fa ancora più forte.
Comitato Innovatori Europei Lazio per Bersani
Si è costituito il Comitato Innovatori Europei Lazio per Bersani.
L’azione politica di innovatori Europei nell’ambito ed in linea col Partito Democratico prosegue con la costituzione del comitato laziale pro Bersani primarie 2012 che va ad aggiungersi agli altri comitati IE già operativi sul territorio. A darne comunicazione ufficiale il Presidente di IE Massimo Preziuso: «Stiamo radicando la nostra azione politica sul territorio nazionale dove, peraltro, siamo presenti da anni proponendo le alternative di innovazione delle quali ci sentiamo i primi interpreti. E’ chiaro –ha concluso- che il nostro interesse verte soprattutto al cambiamento del paese e della politica italiana avvinta ormai da consuetudini malsane.»
ll Nucleo promotore:
Paolo Di Battista, Massimo Preziuso, Salvatore Viglia, Luigi Restaino, Elvira Gaeta, Rainero Schembri
Roma, 2 novembre 2012
Comitato Innovatori Europei Campania per Bersani
Oggi si è costituito il Comitato Innovatori Europei Campania per Bersani.
Solo la buona politica, intorno a Bersani, può arginare il dominio dell’economia selvaggia sulla società.
Il tema sul quale vogliamo contribuire è:
“Mezzogiorno attivo nell’area Mediterranea. Nuove istituzioni locali in una nuova Europa.
Sviluppo sostenibile orientato ai luoghi. Welfare comunitario e sicurezza sociale”.
Il giusto dimensionamento dei costi della politica non deve ridurre la funzione democratica delle Autonomie Locali. Va preservato, e meglio esercitato, il diritto costituzionale dei cittadini e delle comunità a partecipare alle decisioni e ai programmi di sviluppo che riguardano il proprio territorio e le opportunità per svolgere un ruolo di raccordo tra Europa e Paesi del Mediterraneo.
Il centralismo dirigista non favorisce l’economia, è dannoso alla società e alla democrazia.
La crisi dell’economia di carta si supera con lo sviluppo di un’economia reale-territoriale, fondata sulla promozione delle risorse (umane, culturali, naturali, produttive, sociali, economiche, …) tipiche ed esclusive in ciascun Sistema Territoriale della Campania e del Sud. La tutela dell’ambiente e della salute è, dunque, precondizione per lo sviluppo. La vicenda di Bagnoli è un caso emblematico.
Il welfare assistenziale è inefficace e insostenibile. Serve praticare una strategia di sviluppo inclusivo, fondato sul protagonismo e la partecipazione attiva dei soggetti ritenuti “deboli”.
Lo Stato deve diventare “produttore di socialità” e contrastare così la pervasività della malavita.
Su questi temi il Comitato IE Campania per Bersani svilupperà il confronto su COSA fare e COME fare, intende portare al “cielo della politica” le istanze di innovazione che da troppo tempo la politica trascura.
Il Comitato è aperto a tutti coloro che vogliono agire per una profonda innovazione della politica, dal leaderismo dirigista-populista che ha contaminato anche il Centrosinistra negli ultimi vent’anni, a forme più evolute, efficaci e organizzate di democrazia partecipativa. (… “siamo giovani già da tempo”).
Il Nucleo promotore:
Osvaldo Cammarota, Massimo Preziuso, Antonio Donato, Bruno Esposito,
Sergio Vellante, Claudio Luongo, Andrea Sabatino, Teresa Luisa Scherillo
Napoli, 31 ottobre 2012
Ecco i primi comitati regionali Innovatori Europei per Bersani
In questi giorni, in varie Regioni di Italia, stanno nascendo i nostri Comitati Regionali per le Primarie del centro sinistra in supporto a Pierlugi Bersani.
In questi luoghi, fisicamente e sulla “rete”, discuteremo di progetti di sviluppo locali per l’Italia 2013.
I primi Comitati sono nati in Lazio e Campania. A breve al via il Comitato Piemonte e Calabria. Sono in discussione altri.
Nei prossimi mesi svilupperemo iniziative in Basilicata, Umbria, Molise, Lombardia, Liguria e Puglia.
A metà Novembre intanto ci incontriamo a Roma per discutere del futuro di Innovatori Europei e delle nostre proposte politiche per il Paese al candidato Pierluigi Bersani.