Significativamente Oltre

La militanza nei partiti, qui casca l’asino di Peppino Grillo, ma anche quello di Bersani

Di Salvatore Viglia

 Ma come? Il male assoluto, l’errore degli errori, il bolscevico orientamento fideistico introdotto nei partiti ha contaminato proprio Grillo il re, no anzi, l’imperatore del cambiamento? La militanza è stata  ed è l’impedimento principe al progressismo programmatico di tutto il secolo. Stazionare nei partiti è un atto di fede? Ma vogliamo continuare ancora a scherzare? E poi, caro Grillo, ma ci viene di dire caro Bersani, caro Casini, cari voi, con tutto l’affetto e la condivisione di questo mondo, tu fai cascare proprio l’asino più importante. Per fede non siamo più disposti neanche a credere in Dio immaginiamo negli uomini. La preclusione alla meritocrazia, la saracinesca blindata all’accesso ai migliori è proprio la militanza. A ben vedere, la disarmante posizione di quanti ancora si scorticano la lingua nel proclamare le “quote rosa”, oppure meglio ancora “ le pari opportunità, si sono formati con i dictat imposti dalla militanza. Questi concetti prescindono dai più elementari e consigliabili criteri di cooptazione dei migliori. Ma che pizza significa introdurre nelle istituzioni per legge una percentuale di donne? E se non ne troviamo di adatte per capacità e competenza per un determinato incarico istituzionale? Che facciamo, le prendiamo lo stesso così sembreremo meno misogini? Predicare i principi di meritocrazia significa porre in essere un sistema obiettivo di scelta senza riserve mentali né partitiche né tantomeno di genere. Significa mettere in condizione i responsabili di trovarsi naturalmente a scegliere un parlamento composto di sole donne, per esempio, perché bacino migliore. Il principio meritocratico per eccellenza prescinde, come è stato sempre ovvio, dalla militanza nei partiti, anzi quest’ultima  è motivo di preclusione gravissimo. Che brutto termine: militanza! L’accostamento in “tuta mimetica e zainetto tattico” a questo tipo di ”affezione” ai partiti sintetizza una mancanza di partecipazione attiva di base, un codice intriso di “signorsì”, di annullamenti delle personalità a tutto tondo. Che proprio il nostro buon Peppino proponga in via serrata una militanza totale ai suoi adepti, non ce lo saremmo mai aspettato. Anche lui introduce il concetto fideistico e bolscevico dell’appartenenza: uno per tutti,  tutti per uno ed il Giuda al cappio.

 

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