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Innovatori Europei

Innovatori europei: per il Sud una nuova fase da protagonista?

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Articolo pubblicato sul sito del Partito Democratico

L’associazione Innovatori europei ha organizzato per il 21 Giugno al Nazareno, presso la sala delle conferenze della sede nazionale PD a Roma un convegno fortemente caratterizzato fin dal titolo: “Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del paese”, con uno sviluppo degli interventi che vuole dimostrare come la ripresa dell’Italia sia pura illusione se non si attribuisce, una volta per tutte, al Sud un nuovo ruolo: non più inerte beneficiario di provvidenze utili a consolidare rapporti clientelari ma parte orgogliosamente e consapevolmente integrata nel territorio nazionale, organica allo sviluppo dell’intero paese.

Certo, non è una tesi completamente nuova, ma è la prima volta – da quanto ci risulta – che il tema è trattato in maniera così approfondita.

La scaletta degli interventi è infatti estremamente ricca, tanto da costringere gli organizzatori a dividere l’evento in due sessioni, una più tecnica e politica al mattino e una al pomeriggio che si propone di mostrare come il mondo si muove così rapidamente da non lasciare scampo a chi non accetta le sfide del nuovo mondo globalizzato.

Ed è proprio qui che si tocca di nuovo con mano lo “spirito del cambiamento” in atto nel paese: come affermano gli Innovatori europei, appena è iniziata a circolare la voce che si stava organizzando al Nazareno un convegno su questo tema, sono arrivate da ogni parte d’Italia tantissime richieste per poter assistere o anche per dare il proprio contributo al successo della manifestazione.

È segno che sta per iniziare una nuova fase? O che forse è già iniziata?

Fonte, Europa Quotidiano

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Programma del convegno: Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del Paese

Innovatori europei: per il Sud una nuova fase da protagonista? (Articolo di Europa Quotidiano su convegno 21 giugno)

Il 21 giugno al Nazareno (sala delle conferenze del Pd) il convegno “Logistica e infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del paese”

L’associazione Innovatori europei ha organizzato per il 21 Giugno al Nazareno di Roma un convegno fortemente caratterizzato fin dal titolo: “Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del paese”, con uno sviluppo degli interventi che vuole dimostrare come la ripresa dell’Italia sia pura illusione se non si attribuisce, una volta per tutte, al Sud un nuovo ruolo: non più inerte beneficiario di provvidenze utili a consolidare rapporti clientelari ma parte orgogliosamente e consapevolmente integrata nel territorio nazionale, organica allo sviluppo dell’intero paese. Certo, non è una tesi completamente nuova, ma è la prima volta – da quanto ci risulta – che il tema è trattato in maniera così approfondita.

La scaletta degli interventi è infatti estremamente ricca, tanto da costringere gli organizzatori a dividere l’evento in due sessioni, una più tecnica e politica al mattino e una al pomeriggio che si propone di mostrare come il mondo si muove così rapidamente da non lasciare scampo a chi non accetta le sfide del nuovo mondo globalizzato. Ed è proprio qui che si tocca di nuovo con mano lo “spirito del cambiamento” in atto nel paese: come affermano gli Innovatori europei, appena è iniziata a circolare la voce che si stava organizzando al Nazareno un convegno su questo tema, sono arrivate da ogni parte d’Italia tantissime richieste per poter assistere o anche per dare il proprio contributo al successo della manifestazione. È segno che sta per iniziare una nuova fase? O che forse è già iniziata?

Pittella, “Europeo” senza snobismi

PD - convention primariedi Massimo Micucci su Il Rottamatore

C’è una vittoria nella vittoria del Pd, quella di Gianni Pittella. Un politico del popolo, riformista da sempre pragmatico e popolare. Non nel senso cui sono abituati i fighetti della politica e dei media. Neanche questa volta il suo partito lo ha messo capolista, per una scelta di “genere” mentre di solito lo snobbava un per una scelta di “specie”. Gianni Pittella non ha infatti quarti di nobilità comunisti o democristiani e non è neppure un affabulante giornalista, di quelli che si prendono un seggio e poi passano la loro vita a parlar male del partito che li ha eletti. È un politico, anzi un lavoratore della politica che è partito dalla Basilicata, la regione in assoluto più isolata dell’Italia, ha origini nel Partito Socialista, che è stato a lungo il partito più vituperato a sinistra. Quando è andato a fare il parlamentare europeo, però, ha avuto sempre chiaro che non doveva mai “farsi fregare” da un comodo seggio, che non doveva smettere di pensare al Sud. Così ha coltivato instancabilmente una sua rete di contatti, di idee, di persone, di organizzazioni che non hanno mai coinciso con il “partito” esistente e ha messo al centro il riscatto del Sud, il ruolo politico dei suoi territori.

Una scelta fatta di attenzioni, di dialogo con gli elettori (anche quando non c’erano elezioni) di legami e di proposte. È stato, anni fa, il primo politico italiano che ho sentito parlare di eurobond. Ha fondato una associazione bipartisan sui temi del Mediterraneo. In un dibattito radiofonico ormai lontano, mi è capitato di definirlo un networker instancabile. Eppure un meridionale a Strasburgo non ha molto da distribuire in termini di vecchia politica e favori. Conosco giovani parlamentari di oggi che preferiscono fare il sindaco o il consigliere comunque nel loro paese. Gianni Pittella non ha mai smesso di lavorare in quel “teatro” della politica (che pur tornando “trendy” è rimasto spesso deserto) dove ci sono le persone. Non abbandona mai europarlamentari più sensibili ai temi della innovazione.

Non è un “uomo di comunicazione”, è un politico che comunica, e non si chiude ed ha avuto il coraggio di candidarsi segretario e poi però di allearsi con Renzi senza pretendere una “correntella”. Già godeva di stima e di simpatia diffusa sia in Parlamento che fuori. Con una campagna elettorale innovativa, fisica, stringente e faticosissima, ha abbracciato generosamente persino la capolista più “difficile” del quintetto, Pina Picierno, aiutandola con spirito di partito e portandosi a un record di preferenze oltre le duecentomila. Perché dico tutto questo? Perché Gianni Pittella oggi, in un voto che ha il segno di Matteo Renzi, è un anello di congiunzione tra popolo ed Europa, e abbiamo capito tutti quanti ce ne sia bisogno. Se dopo aver bene operato da vice-presidente, diventasse Presidente o altro, farebbe certamente bene all’Europa che va ricostruita innanzitutto in rapporto con i territori e con le persone.

Innovatori Europei intervista Gianni Pittella – Vice Presidente Vicario del Parlamento Europeo, candidato PD alle elezioni europee nel Sud Italia

pittella1) Buongiorno, Gianni.

Come sai, gli Innovatori Europei supportano la tua attività in Europa fin dal 2004-05, in un periodo di forte tensione riformista in Italia, quale politico meridionalista, europeista e innovatore.

Innanzitutto, cosa è diventata Brussels oggi rispetto a quando vi arrivasti più di un decennio fa?

Bruxelles ha riconfermato il suo statuto di capitale d’Europa. E’ il baricentro dell’Unione Europea, la quale resta il futuro del nostro continente. E’ il nostro futuro per ragioni ideali, perché l’unità europea è il più grandioso progetto di riconciliazione tra nazioni mai pensato nella storia contemporanea.

2) Verso la tanto auspicata Europa dei popoli e del lavoro: quali progetti intenderai sviluppare per incrementare la conoscenza e la partecipazione attiva degli italiani sull’operato politico e la progettualità europei?

Per aumentare la partecipazione dei cittadini occorre rispondere ai bisogni dei cittadini stessi. Il primo di questi è il lavoro, non solo fonte di sostentamento ma anche chiave per ottenere quella libertà, autonomia e indipendenza a cui tutti hanno diritto nella vita. Nella prossima legislatura tutti gli sforzi dovranno essere concentrati nella creazione e difesa dei posti di lavoro. Per fare questo è necessario superare l’approccio di austerità perseguito a livello europeo negli ultimi anni. Per far ripartire la crescita e creare posti di lavoro reali è fondamentale archiviare questa stagione disastrosa di politica economica. Bisogna rimettere mano al Patto di Stabilità e crescita che va reso più flessibile e meno dogmatico. Il limite del 3% va interpretato con intelligenza e non deve essere fine a se stesso. Il patto stesso prevede, infatti, che in caso di “eventi economici sfavorevoli imprevisti”, alcuni Stati membri possano richiedere una deroga alla sua applicazione. Bisogna porre le basi per una modifica dei trattati ed un superamento del patto di stabilita. La neutralizzazione del patto di stabilità nel breve periodo e la sua riforma nel lungo renderanno finalmente possibile l’attuazione di politiche di bilancio espansive in grado di sostenere la domanda.

3) Il 2014 sarà un’occasione unica per un protagonismo italiano in Europa nell’agevolare uno spostamento di baricentro politico verso il rilancio dell’economia reale e fisico verso il Sud Europa porta del Mediterraneo. Quali dunque le priorità per l’Europa nel 2014 e nella prossima legislazione europea?

Durante la prossima legislatura la priorità assoluta sarà porre fine all’austericidio che ha regnato fino ad ora, ossia l’attuazione di politiche economiche che hanno ridotto in maniera indiscriminata spesa e investimenti pubblici, principale causa dell’attuale stagnazione europea. Occorrerà perseguire la costituzione degli Stati Uniti d’Europa con una nuova architettura istituzionale che preveda la trasformazione della Commissione Europea in un autentico governo dell’Unione Europea; il Parlamento Europeo deve diventare la Camera Bassa dell’Unione a cui attribuire pieno potere di iniziativa legislativa; il Consiglio europeo sarà invece la camera alta dell’Unione. La procedura legislativa ordinaria (co-legislativa) che riconosce un ruolo centrale nel processo legislativo sia al Parlamento e sia al Consiglio deve essere generalizzata. Bisogna creare inoltre un autentico tesoro europeo che possa alimentarsi con risorse proprie.

4) Il 21 giugno prossimo terremo a Roma un convegno nazionale su “Infrastrutture e Logistica: Mezzogiorno leader nel mediterraneo”, in cui contiamo di avere la tua presenza. Le infrastrutture (fisiche e immateriali) rimangono principale volano per un mezzogiorno che oggi più che mai vive una fortissima contraddizione tra i suoi enormi ritardi di competitività e le gigantesche opportunità che lo attendono, a cominciare dal mediterraneo e dall’Asia. Che intendi fare in tal senso?

L’offensiva europeista non può che partire da quel Mezzogiorno d’Europa che più soffre gli effetti delle scelte sbagliate degli ultimi anni. Senza Europa, il nostro Mezzogiorno rischia l’isolamento e la marginalità, perché la risposta alle fragilità meridionali passa per Bruxelles. Tuttavia per cambiare l’Europa dal Sud anche il Mezzogiorno deve cambiare. Serve una nuova assunzione di responsabilità da parte delle classi dirigenti ma anche della società meridionale nel suo complesso. Il nuovo ciclo della politica di coesione 2014-2020 sarà il banco di prova su cui testare la determinazione verso il cambiamento del Mezzogiorno. Bisogna superare approcci clientelari e interventi frammentari e concentrare le risorse della programmazione sulle grandi spese di avvenire: l’istruzione e la formazione del capitale e la costruzione delle infrastrutture fisiche e immateriali che permetteranno alla società del Mezzogiorno di tornare ad essere centrale in Europa.

5) In una competizione europea sempre più vivace e in rapido cambiamento, mentre tutti guardano alle Smart Cities quali luogo dell’oggi e del domani per noi è tempo di operare (lo facciamo attraverso un importante progetto nazionale che ci porterà nei territori italiani) per le Smart Regions, aree territoriali estese, a vocazione innovativa, che difficilmente possono essere racchiuse nei confini delle città. Intendi impegnarti con noi anche in questo progetto?

Ritengo sia un progetto molto interessante, bisogna puntare tutto sullo sviluppo territoriale attraverso una politica di incentivi a sostegno del capitale umano. L’Italia può ripartire se guarderemo all’Italia creata dalle esperienze e dalle idee migliori. Questo progetto è un’opportunità che ci permetterà di valorizzare il consistente patrimonio di competenze pubblico-private dei territori, attraverso un approccio sistemico che metta al centro la Regione, intesa come “Città- diffusa”, al fine di renderla una comunità eccellente con strutture organizzative innovative, infrastrutture interconnesse e ottimizzazione dei servizi.

6) Per la costruzione di Smart Regions è fondamentale un ripensamento sulla governance dei fondi europei 2014-2020. Quali iniziative per rendere più partecipata, efficace ed efficiente la prossima programmazione europea e farne davvero motore di sviluppo economico diffuso nei territori di Italia?

Con il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali europei, l´Unione Europea è intenzionata a rendere l’accesso ai fondi, strutturali e non, più fruibile per le amministrazioni locali e privati sulla base di iniziative da sviluppare anche a livello di singoli Stati e Regioni. I fondi comunitari metteranno in circolo oltre 30 miliardi di euro distribuiti nel corso dei prossimi sette anni. Ci sarà bisogno di una maggiore efficienza nella gestione dei fondi da parte delle Regioni, evitandone la frammentazione, concentrandoli su grandi assets, tra i quali rientra il vostro progetto. L’Italia non può più rimanere indietro, ma anzi deve imparare a conoscere e a sfruttare a pieno queste opportunità di mercato e di finanziamento. Occasioni che porteranno a un processo di accrescimento, al miglioramento della nostra posizione in Europa e, dunque, a rendere il nostro Paese più competitivo a livello internazionale.

Grazie

A voi

Roma, 20 Maggio 2014. Dibattito con candidati: Verso la Smart Nation, la Regione Lazio nella nuova competizione europea

Innovatori-Europei-defIl progetto di Innovatori Europei dal titolo “Verso la Smart Nation” ambisce a disegnare una nuova governance dello sviluppo delle città e delle regioni, inquadrata in un contesto Paese rinnovato, attraverso la costituzione e valorizzazione di reti territoriali che siano volani per nuovi percorsi di produzione e internazionalizzazione. 
 
Esso si compone di un inquadramento generale sulla Smart Nation e di un livello progettuale già avviato nelle Smart Regions and Cities, in cui disegnare un futuro intelligente.
 
Nel convegno “Verso la Smart Nation: la Regione Lazio nella competizione europea” ne discuteremo con innovatori  – candidati della Circoscrizione Centro Italia nei vari schieramenti politici alle prossime elezioni europee .
 
AGENDA
 
Luogo: Caffè Letterario, Via Ostiense, 95, 00154 Roma
 
ore 17 Apertura dei lavori : Massimo Preziuso  (Coordinatore  IE), Giuseppina Bonaviri, (IE Lazio)
 
 ore 17.15 Presentazione dello studio “Verso la Smart Nation”: Cesare Pozzi (Luiss Guido Carli)
 
ore 17.30 Gli Innovatori Europei (*) dibattono con i candidati della Circoscrizione Centro Italia:
 Ines Caloisi (Scelta Europea), Valentina Mantua (Partito Democratico), Flavia Marzano (GIVE – Green Italia Verdi Europei),  Adriano Redler (Forza Italia), Domenico Rossi (Popolari per l’Italia) , Bianca Maria Zama (Movimento 5 Stelle)
Modera: Piero Di Pasquale (giornalista e imprenditore)
(*) In collegamento da tutta Europa i coordinatori regionali di Innovatori Europei
 
Per aderire scriveteci a infoinnovatorieuropei@gmail.com o visitate la pagina Facebook dell’evento.
 

The Mediterranean is back

salzanoby Pasquale Salzano (published on Longitude, n.38)

Between calls for diversification of natural gas sources and new basins being developed in the Mediterranean and North Africa, a geopolitical axis shift is occurring.

Recent political turmoil in Ukraine is reviving the long-standing European debate on energy security and competitiveness. The European Union today relies on Russia for a significant proportion of its gas imports – around 24% in 2012 at some 160 billion cubic meters, half of it passing through Ukraine – with Central Eastern and South – east Europe almost entirely dependent on this supply. If the Old Continent wants to further diversify its energy sources in the short to medium term, the Mediterranean will become increasingly relevant along with other options, such as shale gas or LNG from the UnitedStates.

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Ingegneri e fondi europei: il futuro è nelle “Reti di intelligenza collettiva”

logo_cni

 

 

 

 

 

Innovatori Europei collabora con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ad una nuova visione strategica delle professioni tecniche italiane per un loro protagonismo nell’ Europa della Smart Specialization. L’avvio del prezioso dialogo con il Vicepresidente vicario del Parlamento Europeo Gianni Pittella rientra in una serie di iniziative e studi che ci porteranno al congresso nazionale del prossimo autunno e ad operare nei territori insieme alle istituzionali locali, nazionali ed europee.

Comunicato Stampa (pubblicato anche su sito Consiglio Nazionale degli Ingegneri)

“Europe 2020: gli ordini professionali verso la Smart Specialization”. Questo il tema dell’incontro tenutosi nei giorni scorsi a Roma e che ha visto la partecipazione dell’On. Gianni Pittella, Presidente Vicario del Parlamento Europeo, di Gianni Massa, Vicepresidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, e di Massimo Preziuso, coordinatore nazionale di Innovatori Europei.

In occasione della discussione, i rappresentanti di CNI e di IE hanno illustrato all’On. Pittella l’omonimo documento strategico. Si tratta di un progetto che mira a trasformare gli Ordini Professionali in protagonisti della nuova strategia Europe 2020, facendo leva su una rete di circa 250 mila professionisti in Italia, col coordinamento della ancora più ampia Rete delle Professioni Tecniche.

In particolare, i rappresentanti degli ingegneri hanno illustrato il nuovo approccio “smart” alle politiche europee e al nuovo ruolo che si sta disegnando per i professionisti tecnici.

Il nucleo fondamentale del ragionamento strategico risiede nell’animazione delle cosiddette “reti di intelligenza collettiva”, che gli Ordini possono garantire, grazie alla loro radicata presenza nel territorio. Lo scopo è quello di creare una nuova generazione di professionisti europei che sappiano orientare la formazione continua all’ideazione di progetti europei che possano cogliere le nuove opportunità aperte dall’accesso per i professionisti ai fondi comunitari. A questo proposito, gli ingegneri e i professionisti in genere si propongo di svolgere un ruolo di supporto alla Pubblica Amministrazione nella programmazione dei progetti e degli interventi sul territorio.

“Ritengo di estremo interesse l’approccio suggerito dagli ingegneri – ha affermato al termine dell’incontro l’On. Pittella – Le professioni tecniche possono svolgere un ruolo fondamentale nella guida dei processi di trasformazione smart dei territori, ormai indispensabili ed espressamente richiesti dalla nuova programmazione europea dei fondi strutturali”.

“Siamo molto soddisfatti – ha commentato Gianni Massa – di questa importante collaborazione che apre un canale privilegiato tra istituzioni europee e ordini professionali italiani e mediterranei. ”.

“E’ nel favorire il dialogo costruttivo tra reti di professionalità e progettualità italiane e istituzioni europee – ha aggiunto Massimo Preziuso – che si costruisce concretamente il nostro futuro”.

Solidarietà vs Disagio sociale: insieme per il cambiamento a Frosinone

Giuseppina Bonaviri

“ Se un uomo sogna da solo è solo un sogno. Se si sogna in tanti è la realtà che comincia”

Il Tavolo di progettazione provinciale per un Patto di Solidarietà Sociale è diventato una realtà forte della Provincia frusinate.  Azioni concrete e credo fanno il resto. Partecipare per risolvere i problemi collettivi che coinvolgono tutti , cominciando da se stessi e da una diversa visione del rapporto con gli altri, ci consente di uscire dal silenzio nel rispetto della dignità umana sempre verso maggiori conquiste di educazione e strategie d’insieme ai diritti umani. Coniugare finalità etiche come integrazione e coesione,  rafforzando legami e diritti sociali riduce quel senso di precarietà, di isolamento e di disagio della attuale modernità. Alimentare solidarietà, pratiche di cittadinanza attiva in un continuo fluire di relazioni e scambio ci consente di agire sul senso di appartenenza alle comunità, comunità intese come spazio vitale in cui rispetto  e sostegno coesistono.

In una epoca in cui incertezza, solitudine e disorientamento sono sentimenti e condizioni che contribuiscono ad aumentare la paura dell’altro, dello sconosciuto e del diverso i legami sociali diventino il fiore all’occhiello delle Istituzioni e della società civile. Insieme, verso il cambiamento, per prevenire ed eliminare abusi sui diritti umani è possibile. Il occasione del 16 aprile, in cui ricorre la giornata mondiale contro la schiavitù dei bambini e si festeggia la giornata mondiale della voce, giustizia, solidarietà, agire comune rimangono i caposaldi di una visione equa e globale a sostegno delle nuove povertà e delle disuguaglianze.

Al centro del dibattito a più voci -che si articolerà nella Tavola Rotonda “ Solidarietà vs disagio sociale: insieme per il cambiamento” presso il Salone di rappresentanza della Amministrazione Provinciale di Frosinone il 16 aprile 2014 alle ore 17.00- all’interno della Campagna provinciale di sensibilizzazione “DIAMOCI LA MANO”  contro discriminazioni e vittime di violazione -decollata l’8 marzo di questo anno-  assieme alle rappresentanze istituzionali, alle delegazioni di  Amministratori locali, alle realtà sociali no profit,  al privato sociale, al mondo dell’associazionismo, agli Innovatori Europei ci si confronterà per gettare le basi di un percorso di innovazione comune che vada anche oltre l’area vasta della Provincia ciociara. Parlare la stessa lingua, senza prosceni e desideri di protagonismo per consolidare una Rete integrata contro diseguaglianze e per una progetto di equità sociale che scavalchi i limiti, i confini  e le conflittualità partitiche. Per definire obietti comuni bisogna essere consapevoli del ruolo che, ogni realtà partecipante al percorso, intenderà assumere responsabilmente incidendo, così, nei percorsi decisionali  di policy maker.

Intanto, le nuove linee guida sulla marginalità e la povertà coordinate dal Ministero delle Politiche sociali mettono al centro i Comuni così come la Legge di Stabilità prevede l’incremento di 250 milioni di euro, per il 2014, del Fondo per la carta acquisti destinata ai cittadini che versano in condizione di maggiore disagio economico ed è rifinanziato con 250 milioni di euro, sempre per il 2014, il Fondo per la non autosufficienza. Al Fondo per le Politiche Sociali vengono assegnati 300 milioni di euro per il 2014. Parrebbe , allora, che la politica di coesione riformata permetterà di mobilitare fino a 351,8 miliardi di euro destinati alle regioni, alle città dell’UE e all’economia reale. È principalmente tramite questo strumento d’investimento che l’Unione realizzerà gli obiettivi della strategia Europa 2020: crescita e occupazione, lotta contro i cambiamenti climatici e riduzione della dipendenza energetica, della povertà e dell’esclusione sociale. Il Fondo europeo di sviluppo regionale concorrerà, poi, alla realizzazione di questi obiettivi indirizzando le proprie risorse verso priorità fondamentali, quali il sostegno per le piccole e medie imprese, con l’obiettivo di raddoppiare i fondi da 70 a 140 miliardi di euro in 7 anni.

Dunque, se come augurabile, queste misure si concretizzeranno dipenderà dalla capacità delle Amministrazioni locali e dalla governance globale dei territori.  Mettere un freno a diseguaglianze e iniquità sociali che sono la causa delle nuove povertà ( la provincia di Frosinone è al primo posto tra le province laziali) ha un grande valore etico e di rilancio del sistema locale. Il dibattito che si aprirà con l’incontro provinciale di mercoledì 16 aprile prossimo intende porsi, dunque, come substrato all’edificazione di azioni comuni rivolte alla cooperazione e alle politiche dei cambiamenti del welfare .

Per rinnovare il Paese, un nuovo management è urgente adesso

aziende pubblichedi Innovatori Europei

Nelle prossime settimane il governo Renzi nominerà i nuovi managers delle grandi aziende controllate dallo Stato.

Come sempre capita in questi casi, non vi è discussione pubblica a riguardo, nonostante l’importanza cruciale di queste scelte per provare a rimettere in campo il Paese – in ginocchio dopo un decennio pieno di crisi – disegnando nuove politiche industriali e nuove alleanze internazionali.

Evidente infatti quanto le grandi aziende italiane (ENI, Enel, Finmeccanica, Telecom e le altre) contribuiscono a definire quello che è il presente e quello che potrebbe essere il futuro del Paese.

In questo passaggio cruciale, il governo ha la possibilità di definirsi “innovatore”, nel rinnovare con nuove personalità e competenze di caratura internazionale i management di queste grandi aziende, per poter ragionare insieme ad essi sulle nuove sfide di natura industriale e politica, emerse nell’ultimo decennio, che possono essere affrontate e vinte dal nostro Paese.

E con un nuovo management dare il senso del cambiamento di prospettiva e di visione ad un intero Paese, con effetti positivi – politici e sociali – a cascata che sono immaginabili.

Per il momento, le attese suscitate dal Governo Renzi sono sicuramente positive e l’idea di cambiare la totalità dei top-manager attuali delle grandi imprese dopo molti anni di governo di quelle imprese e risultati a volte modesti (come documentato per la più grande società italiana, l’Eni, da un ottimo articolo di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera) è presupposto fondamentale per continuare incisivamente la sua azione riformatrice.

A leggere la stampa delle ultime settimane, anche il Tesoro, con il competente neo ministro Padoan, sembra volere puntare dritto in questa direzione.

Come qui doverosamente già evidenziato alcuni giorni fa, l’unico elemento di perplessità in questa vicenda riguarda il lavoro di uno dei cacciatori di teste scelti a suo tempo dal precedente Governo proprio per collaborare proprio con il Tesoro alla selezione dei nomi per la guida delle grandi imprese partecipate. Ci riferiamo a Spencer & Stuart, i cui requisiti di indipendenza in questo caso rischiano di essere offuscati in quanto sembra essere consulente proprio delle grandi imprese il cui management dovrebbe contribuire a cambiare. E dalla presenza nel suo advisory board della figura politica di Gianni Letta, che fu evidentemente uno dei protagonisti principali delle nomine degli attuali vertici delle imprese di stato.

Tutte notizie che oggi risultano confermate anche da L’Espresso, con un articolo della sua importante firma Denise Pardo.

Viene allora da chiedersi: possibile che, anche per motivi di opportunità, non potesse essere individuato un altro cacciatore di teste al suo posto?

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