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Giovani e donne per il Partito Democratico: le quote Rosa e le quote Arancio nel 2006
A proposito del “voto di genere”: nel 2006, alcuni di noi fondarono un gruppo, poi entrato nelle APD ed infine divenuto Innovatori Europei, che si chiamava Giovani e Donne per il Partito Democratico .
A giugno 2006 portammo il tema della partecipazione femminile e della necessità di quote Rosa – ma anche del coinvolgimento necessario di Giovani – al primo incontro fondativo del PD, che si tenne all’allora hotel Radisson di Roma.
Se oggi il Partito Democratico è arrivato al minimo “33% di candidate donne” è anche un pochino grazie a noi.
Oggi e domani si giunge ad un importante risultato. Finalmente.
Le bugie: via maestra della politica
Quello della menzogna, quindi dell’ingiustizia, come parte integrante della politica è un problema antico avendo a che fare con la potenza meglio con l’oggetto intrinseco della politica. Nessuna forma di governo é estranea a questo problema. Le decisioni, in uno Stato democratico, devono essere vagliate e votate dal popolo. La decisione tuttavia è un momento, l’ultimo, e non il solo. “ Per giungervi l’attore -individuale o collettivo – deve disporre di conoscenze e quindi poter contare sulla certezza delle sue fonti. Diversamente la sua decisione sarà manipolata e la sua libertà condizionata”.
Chi mente secondo Kant pensa di potere gestire il futuro degli altri. Con la menzogna si pone l’Io in una condizione di onnipotenza perché mentendo per il bene dell’altro si ritiene di poter dominare gli eventi quindi di avere un potere assoluto su quelli possibili che determineranno l’esistenza altrui. Questo potere assoluto – che nessun uomo può e deve avere – è la ragione fondamentale per cui, secondo Kant, la bugia in politica (meglio la “ragion di stato”) è da respingere.
La menzogna non può essere condizione di dialogo perché non può essere condizione di giustizia né di convivenza. Questa dimensione nella politica è la non-moralità.
Con il pareggio di bilancio introdotto in costituzione, è stata respinta ogni opportunità che lo Stata spenda per il benessere dei cittadini e delle imprese, in quanto non in grado di immettere liquidità nel sistema finanziando ricerca, innovazione, competitività e stato sociale.
Viene naturale chiedere ai partiti e alle grandi coalizioni nascenti come alla politica internazionale quali verità ci raccontano o quali bugie ci nascondono dentro patti-compromessi-accordi super partes. Il popolo italiano ha enormi risorse critiche e saprà, comunque, trarne le più giuste conclusioni tenendo a cuore solo il bene futuro dell’intera Nazione.
Giuseppina Bonaviri
Ecco perchè la patrimoniale è cosa giusta ed eticamente corretta
Non è necessario far ricorso a teorie economiche keynesiane o a patti faustiani per capire ciò che dette teorie e patti non riescono a far capire ai comuni mortali, anche perché queste ultime, anziché farci capire, portano fuori strada: mi riferisco specificatamente alla precaria situazione economico-finanziaria che l’Italia sta vivendo.
Partiamo subito dalla considerazione che, in quest’ultimo decennio, in Italia c’è stato uno sbilanciamento enorme della ricchezza a danno dei percettori di reddito fisso a tutto vantaggio di pochi che hanno approfittato delle prime contrattazioni con la nuova moneta, e cioè l’euro, praticando una parità doppia rispetto alle vecchie gloriose mille lire: 1 euro uguale 1000 lire, invece di 2000, cosa ormai nota, trita e ritrita di cui sono a conoscenza anche i sassi.
In questo breve volgere di tempo dalla venuta dell’Euro i commercianti, le industrie e quant’altro (senza voler fare di ogni erba un fascio, dato che i commercianti virtuosi hanno avuto solo la colpa di doversi adeguare per non fallire) hanno intascato il doppio rispetto a quanto valeva prima la lira, mentre i titolari di reddito fisso, sono stati costretti a comperare la metà dei prodotti a causa del dimezzamento illegittimo del potere di acquisto determinato da chi, in posizione di dominanza, ha potuto approfittarne, arricchendo indebitamente i loro portafogli.
Detto questo, non è necessario essere dei soloni della finanza, per capire che c’è stato uno spostamento della ricchezza a favore di pochi ed a danno di molti, circostanza che, in assenza, anzi in presenza di una politica oscena fatta da politici altrettanto osceni (ferme restando le eccezioni), ha determinato questo ingiusto sbilanciamento che sta sfociando, Monti o non Monti, Bersani o non Bersani) in una forte conflittualità civile che, a mio avviso, non tenderà a rallentare nemmeno durante l’inizio di azioni volte a concretizzare un avvio verso il risanamento, come si prefiggono i potenziali vincitori delle prossime elezioni politiche.
Detto questo, le colpe risultano evidenti. E, di conseguenza, chi è colpevole deve pagare. Anche perché oltre ad esserci dei colpevoli, ci sono anche dei disonesti profittatori che hanno portato all’estero, nei paradisi fiscali, le ricchezze accumulate indebitamente. A danno delle fasce deboli.
Se non mi sono spiegato, ciò sta a significare che dobbiamo andare tutti a SQUOLA, con la q. Compresi certi economisti che abbiamo.
Nel nome della patrimoniale
di Fabio Agostini
Gli Innovatori Europei si fidano di Bersani
(Per adesioni: infoinnovatorieuropei@gmail.com)
Le regole delle primarie per i parlamentari sono quanto realisticamente si poteva fare, nella situazione data, per mitigare gli effetti disastrosi del “porcellum” sul sistema democratico.
Restano da superare ostacoli alla piena partecipazione di “militanti associativi” alla vita democratica del PD, ma confidiamo che il processo di innovazione culturale avviato con Bersani, possa rivitalizzare le organizzazioni del Partito, in tutti i livelli e le aree culturali che in esso si riconoscono. Le prossime elezioni sono solo una tappa di tale processo.
La fiducia radica nella scelta fatta dal PD per la nomina dei Consiglieri di Amministrazione alla RAI, di valore emblematico: più competenza e meno appartenenza, meno “politica” e più capacità e qualità per amministrare. E’ un fatto che incoraggia le ragioni della fiducia.
Siamo persuasi che questi stessi criteri informeranno le scelte di Bersani per il “listino” e, pertanto, esprimiamo sin d’ora pieno rispetto per le decisioni che saranno assunte.
Innovatori Europei ha già testimoniato il pieno e leale appoggio a questa prospettiva di cambiamento. Nel corso delle ultime primarie per scegliere il candidato premier del centrosinistra, I.E., intorno alle idee di Bersani, ha portato la passione e il contributo del capitale umano che milita dal 2006 nella propria Associazione, costituendo 8 comitati territoriali in Italia e all’estero.
Negli ultimi anni, I.E. ha costantemente coltivato la “domanda” di innovazione politica che generò intorno alla prospettiva di costruire un “partito nuovo”.
Evoluzione dell’Associazione per il Partito Democratico, ne ha raccolto le idealità fondative quando l’ApD -per previsione statutaria- fu sciolta all’atto della formale costituzione del PD.
Gli sviluppi successivi non sono stati quelli auspicati nei documenti fondativi del PD.
Numerosi “militanti associativi”, attratti dalla suggestiva idea di unire i riformatori, non hanno trovato accoglienza nel confuso e conflittuale processo costitutivo del PD.
Molti hanno proseguito la propria “militanza associativa”, in I.E. e in altre forme.
Oggi l’Associazione è presente in 10 regioni di Italia e in varie realtà europee ed internazionali, con nuove “gambe e cervelli” tra gli italiani all’estero, nel mondo dell’arte, della cultura e delle professioni, in vaste aree dell’ambientalismo, in organizzazioni europeiste, nel mondo delle emittenti locali e nella vivida giovanile cattolica.
E’ di questo capitale umano che, orgogliosamente, Innovatori Europei si fa interprete e portavoce.
Con questo spirito I.E. apporterà il proprio contributo per il pieno successo, delle primarie e del Centrosinistra alle elezioni.
Si confida che Bersani e la Direzione del PD sappiano coerentemente riconoscere il valore della “militanza associativa diffusa”. Si tratta di energie in grado di dare qualificati apporti all’innovazione politica e istituzionale che si dovrà attuare nei prossimi mesi nell’intero paese.
Roma, 20 dicembre 2012
I primi firmatari
Massimo Preziuso, ingegnere, Presidente IE
Francesco Augurusa, ingegnere, IE Calabria
Giovanna Barba, avvocato, IE Calabria
Tonio Barba, avvocato, IE Calabria
Giuseppina Bonaviri, psichiatra, IE Lazio
Cesare Bramante, consulente, IE Lazio
Filippo Bruno Franco, manager, IE Piemonte
Aristide Calcagno, ingegnere, IE Sicilia
Osvaldo Cammarota, operatore di sviluppo territoriale, IE Campania
Stefano Casati, economista, IE Lombardia
Mario Coviello, libero professionista, IE Basilicata
Paolo Di Battista, manager, IE Lazio
Mario Di Gioia, sindacalista, IE Liguria
Antonio Donato, consulente Lega Autonomie Campania, IE Campania
Bruno Esposito, ricercatore universitario, IE Campania
Deo Fogliazza, consulente marketing, IE Lombardia
Laura Leonardis, Esperto di Politiche Comunitarie e Sviluppo Locale. IE Sicilia
Claudio Luongo, consulente aziendale, IE Campania
Gabriele Moccia, assistente parlamento europeo, IE Brussels
Francesco Mortelliti, avvocato, IE Calabria
Nicola Pace, ricercatore universitario, IE Basilicata
Asif Parvez, manager, IE India
Daniele Preziuso, ingegnere, IE Basilicata
Giuseppe Preziuso, insegnante, IE Piemonte
Daniele Rachieli, consulente, IE Calabria
Luigi Restaino, ingegnere, IE Lazio
Andrea Sabatino, ingegnere, IE Campania
Paolo Salerno, ricercatore universitario, IE Basilicata
Rainero Schembri, direttore Euronews, IE Brics
Francesco Silvalaggio, presidente Cts VV, IE Calabria
Giuseppe Spanto, ingegnere, IE Progetti
Teresa Luisa Scherillo, giornalista, IE Campania
Sergio Vellante, docente universitario, IE Campania
Salvatore Viglia, avvocato, Direttore rivista IE
Lucy Antonini , farmacista, Roma
Bianca Clemente, Napoli
Sito web: www.innovatorieuropei.com
Si riparta dalla cultura
di Giuseppina Bonaviri su L’Unità
Perché finalmente un vero soggetto politico sia in grado di esprimersi con forza nella sfera pubblica e di raccogliere i bisogni di un intero paese includendo una pluralità di attori si riparta da nuove soggettività.
I partiti politici attuali, in un modello di democrazia che non può più esaurirsi nella rappresentanza e nella delega, necessitano del supporto di nuove soggettività.
La buona politica avrebbe bisogno di concentrare intelligenza, passione, energia attorno a questioni di rilievo come la cultura e l’alta formazione restituendo speranza, fiducia nel futuro ed invece si trova prigioniera di autoreferenzialità e di schieramenti indifferenti. La buona politica non può soffrire di solitudine, deve essere fatta di competenza, spirito di servizio, buon senso, giustizia sociale, pragmaticità e dall’idea fondamentale che ciascuno è responsabile della comunità presente, in cui vive ed opera, e della comunità futura che lascerà in eredità.
Vogliamo tornare a crescere ed intendiamo costruire un punto di riferimento per tutti coloro che, preoccupati della spirali in cui l’Italia e l’Europa sembrano destinate ad avvitarsi, siano decisi responsabilmente a dare un contributo e a delineare una nuova visione e una nuova pratica politica disponibile alle innovazioni, che la possano rendere vera protagonista della storia attuale .
La politica è spazio privilegiato per la costruzione del bene comune, ovvero del bene di tutti e di ciascuno, e quindi è solo allargando i confini entro i quali si concretano l’autonomia e le capacità creative della società civile che si ripristina lo Stato di diritto, oggi latente, nel segno della centralità e dell’autonomia della Persona.
Il capitale più importante è costituito dalle persone e dai loro carismi, dalle loro specificità.
Solo con un ripensamento profondo del rapporto fra Stato e cittadino che si fa processo si può prevedere un gran numero di luoghi e livelli di partecipazione rinnovata quale piattaforma culturale per progettare relazioni.
La cultura può essere considerata come l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono una società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte e la letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli esseri umani, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze.
Si chiedono risposte coinvolgenti e visionarie che necessitano di un abitato partecipato, di uno spazio pubblico liberato e diffuso per la costruzione di un fronte di convergenza collettiva che veda al centro lavoratori della conoscenza, intellettuali, artisti, scienziati. Questi sono gli Innovatori Europei.
Non ci può essere evoluzione ed alternativa senza nuove soggettività collettive che ripartendo dai saperi promuovano incontri e momenti partecipativi significativi per riconquistare la nuova centralità del nostro paese.
Non è solo questione di soldi
Osvaldo Cammarota* per Repubblica Napoli – 18/12/12
Nella lucida e inoppugnabile disamina fatta da Pasquale Belfiore (Repubblica Napoli del 16/12) emergono ancor più i motivi per cui sarebbe auspicabile una forte innovazione nel pensiero e nell’azione delle classi dirigenti per reagire alla crisi.
Si potrebbe facilmente aggiungere che non una parola è stata detta sulle consistenti risorse residue comunitarie del periodo 2007-2013 ancora da riprogrammare. Ma non è questo il punto. Non è solo questione di soldi.
Sosteniamo da tempo che le risorse non mancano. Manca efficacia ed efficienza al sistema pubblico, c’è un sistema imprenditoriale e sociale che, il larga parte, è ancora convinto di poter superare la crisi negoziando risorse pubbliche. Temo che non vi sia piena e condivisa consapevolezza sulla crisi di sistema, epocale, che si sta attraversando.
E’ per questa ragione che siamo rammaricati per l’assenza degli Assessori del Comune di Napoli al confronto sulla opportunità di sperimentare concretamente la formula dell’Economia Sociale di Mercato per Bagnoli. A parte un gradito messaggio di Alberto Lucarelli, abbiamo appreso dalla stampa che il Comune di Napoli, nella sua massima espressione di rappresentanza, era impegnato a discutere con l’ACEN sulla crisi del settore edilizio. Ma cosa ha impedito ad altri di partecipare ad un confronto sugli scenari che potrebbero dare risposte innovative ai medesimi problemi?
Siamo fiduciosi che parte degli impegni solennemente assunti saranno mantenuti. Ma siamo purtroppo abituati ad annunci clamorosi che non sempre sono stati seguiti da percorsi procedibili. Staremo a vedere.
Tra questi, ci preoccupano in particolare le “sorprese per Bagnoli” preannunciate per Gennaio. Di cosa si tratterà mai? Andremo di nuovo sulle piazze finanziarie di Londra? Faremo patti vantaggiosi con Banche che, al momento, sembrano più impegnate a tenersi in piedi che ad esercitare la loro ragione sociale? Negozieremo con il Ministero dell’Ambiente la “riduzione della perimetrazione del sito di interesse nazionale di Bagnoli-Coroglio”? Se è questo, confermiamo tutte le nostre preoccupazioni, ma non intendiamo addensare lo scenario con ulteriori, inutili e inconcludenti polemiche. Ci riserviamo di dire la nostra quando conosceremo più dettagliatamente il “coniglio” che sarà estratto dal cappello.
Intanto siamo ben lieti di aver potuto discutere con i cittadini che aspirano a vivere abitare e produrre nel territorio che verrà, con Bagnolifutura, con dirigenti sindacali, rappresentanti imprenditoriali, dell’artigianato e del mondo finanziario, sulla credibilità e affidabilità delle proposte progettuali messe in campo per Bagnoli. Ci siamo convinti che il rilancio dell’economia, specie nella nostra città, richiede la partecipazione e la convergenza attiva di tutti questi settori sociali, non solo per Bagnoli.
Da tutti è stata notata la clamorosa assenza delle rappresentanze istituzionali di governo della città, ma continuiamo a confidare nelle dichiarate intenzioni di ascolto dell’Amministrazione comunale. Nei salotti buoni della città non si raccoglie tutta la comunità cittadina. Non ci sarebbe nemmeno lo spazio fisico. Sarebbe conveniente per la Politica e le Istituzioni dimostrare davvero di voler superare le vecchie consuetudini di accordi tra “poteri forti” (anche perchè non ne vediamo in giro) e misurarsi con la società e l’economia reale.
* Innovatori Europei Campania, Coordinatore della Banca Risorse Immateriali
Online il regolamento delle Parlamentarie PD. E ora si agevolino tante candidature di sana società civile italiana
Un’agenda in cinque punti per evitare il declino
di Francesco Grillo (su Il Messaggero del 17 Dicembre 2012)
Sono cinque i nodi programmatici che una coalizione che volesse affermarsi alle elezioni e avviare un’azione di governo con l’ambizione di durare nel tempo, dovrà sciogliere nelle prossime settimane. Perché è dalla capacità di affrontarli che dipende la possibilità per un qualsiasi governo di vincere la sfida della crescita in un Paese fermo da vent’anni. Ed è dunque dal consenso su tali scelte che dovrebbero dipendere anche le decisioni sulle discese in campo e sulle alleanze. Paradossalmente è proprio Monti che ha le maggiori possibilità di indicare come superare alcuni dei limiti dell’agenda del proprio primo governo e trasformare un’esperienza di salvataggio in un progetto di cambiamento in grado di coinvolgere l’intera società italiana.
In primo luogo, continua ad essere indispensabile una modifica drastica della distribuzione della spesa pubblica tra poste diverse ed, in particolare, bisognerà spostare risorse dal supporto del passato all’investimento in futuro. Nonostante che proprio sulle pensioni il Governo abbia fatto la sua riforma più coraggiosa, il paradosso continuerà ad essere enorme anche per i prossimi anni: spendiamo in pensioni cinque volte di più di quanto non investiamo nella scuola di ogni ordine e grado, università e ricerca; più di qualsiasi altra nazione e se solo riallineassimo la spesa italiana a quella dello stato con il più avanzato welfare nel mondo (la Germania) potremmo risparmiare ottanta miliardi di euro all’anno. Una cifra così grande da metterci potenzialmente nella condizione di poter raggiungere obiettivi che sono attualmente fuori dalle nostre possibilità: riportare la spesa per Università e Scuola al livello dei Paesi che maggiormente puntano sulla conoscenza come fattore di sviluppo; ma anche garantire a tutti un salario nei periodi di inoccupazione e percorsi di reinserimento nel mondo del lavoro. Per riuscirci bisognerà avere il coraggio di mettere in discussione il totem dei diritti acquisiti. Convincendo anche gli anziani di questo Paese che conviene anche a loro un welfare più dinamico e che dia opportunità ai propri nipoti.
In secondo luogo, è necessario che chiunque gestisca risorse pubbliche risponda dei risultati della propria azione nei confronti dei cittadini. Il problema più grosso, infatti, non è il costo della politica e, forse, neanche la disonestà di chi si occupa di risorse pubbliche. Ma che non abbiamo nessuna idea di quanto renda un ospedale, una scuola o un ministero, che nessuno è pagato o selezionato sulla base di una prestazione misurabile e che, dunque, gli stessi fenomeni di corruzione vengono identificati solo quando essi sono diventati patologici ed è troppo tardi per evitarne il danno. Ma qualsiasi ulteriore riforma che andasse in questa direzione, avrebbe bisogno assoluto che venisse colmata, contemporaneamente, la lacuna più importante della pur difficile riforma del mercato del lavoro tentata dalla Fornero: se i dipendenti pubblici continuano ad essere inamovibili, qualsiasi faticoso processo di revisione della spesa pubblica è destinato a risultati modesti e le stesse amministrazioni pubbliche sono condannate alla obsolescenza se hanno la sola leva del blocco delle assunzioni per ridurre i costi.
Sul fisco e sulla giustizia – a differenza di ciò che è successo per pensioni e lavoro – il Governo non ha praticamente cominciato. Eppure è su questi due aspetti – più che su altri – che ci giochiamo partite di straordinaria importanza: non solo sul piano dello sviluppo economico e della possibilità di attrarre o trattenere imprese e professionisti innovativi, ma anche di quello della fiducia necessaria per la tenuta di un qualsiasi patto sociale tra Stato e cittadini.
Sul Fisco va stabilito con chiarezza definitiva che tutte le entrate addizionali create dalla lotta all’evasione devono essere destinate a ridurre il peso delle imposizione fiscale rispetto al PIL. Ma non meno importante è impegnarsi – anche a parità di gettito – a ridistribuirlo per correggere il vantaggio che il nostro sistema fiscale produce a vantaggio di chi gode di rendite senza spostare un dito e a detrimento di chi vive del suo lavoro. È giusto insistere che tutti contribuiscano e, tuttavia, per non ridurre gli anatemi contro gli evasori ad un esercizio retorico, è indispensabile diminuire la complessità del sistema perché per numero di giorni necessari per determinare quanto bisogna versare l’Italia fa registrare una delle sue prestazioni più disastrose (secondo la Banca Mondiale, siamo al centotrentunesimo posto nel mondo). Ed è, ovviamente, proprio l’incertezza che rischia di far fuggire il contribuente onesto e creare la tentazione a delinquere per chi lo è di meno. Non meno importante è ricostruire un rapporto di correttezza tra Stato e cittadini anche negli stessi processi di controllo e recupero di imponibile e che in aree vaste del Paese, soprattutto al Nord, ha prodotto rivolte e suicidi: da una parte, bisognerà riconoscere gratificazioni significative legate alla capacità delle agenzie dello Stato di colpire chi crea per se stesso un vantaggio competitivo evadendo; ma, dall’altra, se vogliamo tornare a standard di civiltà spesso saltati nell’emergenza, bisognerà trovare il modo per riconoscere una compensazione significativa ai contribuenti costretti a difendersi da errori.
Principi simili valgono per la giustizia: stiamo, probabilmente, entrando in un’era nuova, non più condizionata dalla centralità di Berlusconi e che potrebbe vedere la fine dell’interminabile guerra di trincea tra chi ritiene intoccabile la magistratura e chi, invece, ne contesta la politicizzazione. Un approccio più pragmatico suggerirà che la soluzione del problema passa, anche in questo caso, da una maggiore responsabilità dei magistrati nei confronti dei cittadini e da una riorganizzazione guidata dall’osservazione di quanto possano essere diversi i risultati ottenuti da tribunali diversi.
Infine, l’Europa. Anche qui non si tratta solo di stabilire se essere più o meno euro entusiasti o euroscettici. Ma di fare scelte precise, a partire da quelle relative alla definizione del budget comunitario nei primi mesi del prossimo anno. Non solo perché la crisi europea non è meno profonda di quanto lo sia quella italiana, e rende indispensabile approcci radicalmente diversi da quelli seguiti negli ultimi decenni di inerzia e costruzione dall’alto. Ma anche perché se volessimo assumere un ruolo in linea con la nostra storia e il contributo (il più alto tra tutti i ventisette soci dell’Unione) pagato dal nostro Paese ogni anno al budget europeo, non possiamo più essere delegittimati dalla difesa dei comportamenti di alcune nostre Regioni che non riescono a spendere i fondi strutturali e degli interessi di un’industria agroalimentare che in alcuni settori vive esclusivamente di contributi comunitari.
È possibile riuscire a costruire una società italiana finalmente più dinamica e contemporaneamente più giusta. Per riuscirci, però, bisognerà spazzare via antiche certezze, convincendo chi è stato finora escluso a partecipare e chi ha vissuto di privilegi che il cambiamento non ha alternative. Sarà necessario dire la verità e suscitare speranza: potrebbe riuscirci un professore di economia.
Servono persone competenti
di Arnaldo De Porti su L’Unità
Nessuno può essere contro l’affermazione di cui a titolo per cui, ripetendone il concetto, siamo tutti d’accordo.
Questo pensiero condivisibile appunto in toto mi ha offerto l’input per dare una scorsa alla stramaggioranza di quelle facce della politica italiana, molte sedute in parlamento ed altre nei consessi regionali-provinciali e comunali, allo scopo di tentare una cernita di quelle facce che, secondo il mio punto di vista, potrebbero non essere incluse perchè non preparate.
Ebbene, provateci anche voi, ma per me, ve lo assicuro, è stata una faticaccia che, per fortuna, o più appropriatamente, per disgrazia, ha avuto un risultato più veloce del previsto, potendo esso essere riconducibile, più o meno, al numero delle dita di una-due mani.
Nel Pdl, il teatro della politica, con giravolte, contorsioni, barzellette, veline a seconda del prezzo, ma soprattutto attraverso la conduzione di un “padrone delle ferriere”, è stato totale, con l’anomalia secondo la quale, rispetto a ciò che succede nei teatri veri in caso di successo delle rappresentazioni, gli spettatori non sono-saranno disposti a chiedere il….bis. Insomma, in questo teatro, sono falliti tutti gli attori, gli scenografi e soprattutto l’impresario.
Che dire del Pd ? Anche qui non c’è da stare eccessivamente allegri malgrado il successo delle primarie in quanto i noti scandali finanziari che l’hanno direttamente o indirettamente investito, hanno non solo ossidato il partito, ma anche offerto molte occasioni da parte del Pdl per attaccarlo ad ogni piè sospinto: in questo caso, l’impresario invece è rimasto in piedi insieme con qualche suo braccio destro, al contrario di quanto sta succedendo nel Pdl ove, tutti o quasi, si stanno riversando in vari rivoli, cambiando faccia e collocazione pur di non uscire dalla scena, non sentendo più i battimano (ipocriti o sinceri che fossero) ormai da qualche anno.
L’UDC, attraverso il suo leader sta facendo casino, intorbidendo le acque al punto che ormai nessuno più si fida, determinando problemi allo stesso impresario del Pd che lo vorrebbe sì, ma come una specie di riserva in campo (“Non saremo piccoli ed accomodanti come vorrebbe il Pd” – gli ha risposto ieri il diretto interessato).
Vale la pena di parlare dei vari Vendola, dei Di Pietro e di quel polo di centro appena abbozzato dai vari Fini, Montezemolo, Casini and co., lisciando il pelo a Mario Monti solo allo scopo di sopravvivere di luce riflessa, e che ora vorrebbero subentrare nella scena, in aggiunta ad altri teatri politici ?
A questo punto le messe in scena vere dei vari Grillo hanno una ragione d’essere, anche se prive di una vera “scenografia” politica, tanto da farmi pensare – come ho scritto ieri – che anche il populismo a volte racchiude forti verità..
Ed allora ? Non penso che Monti faccia bene a ricandidarsi perché altrimenti, come ha detto giustamente D’Alema, egli finirebbe per fare un torto all’uno o all’altro dei partiti che sin qui l’hanno sostenuto e l’Italia ridiventerebbe ancor più ingovernabile.
Il guaio è, e concludo, che sarà difficile trovare persone preparate ed oneste, come da esplicita richiesta fatta da Monti ed enunciata nel titolo del presente pezzo, perché nel frattempo quelle impreparate e disoneste hanno già o stanno tessendo ora la tela per ricollocarsi in quegli scranni riempiti con molto anticipo da potenti dosi di colla.
E gli Italiani ? Saranno costretti a rivedere le stesse facce per il resto della loro vita ? Fra un…porcellum e l’altro ?