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Il saluto di Gianni Pittella alla assemblea nazionale di Innovatori Europei
Gianni PITTELLA Vice-president of the European Parliament Bruxelles, 18 febbraio 2013
Cari amici,
sottoscrivo con convinzione gli obiettivi del manifesto politico che avete posto al centro dell’azione del Vostro movimento.
L’Europa ha bisogno di raccogliere le energie per una nuova spinta verso l’innovazione istituzionale, attraverso la quale rafforzare i poteri di rappresentanza trasferiti dalla sfera nazionale all’entità sovrastatale dell’Unione.
Questo processo non equivale all’accentramento del potere decisionale nelle attuali burocrazie di Bruxelles, bensì alla consegna della guida dell’Europa ai cittadini europei, attraverso i loro rappresentanti eletti nel Parlamento di Strasburgo.
L’esercizio del voto di ogni singolo cittadino dovrebbe determinare anche la scelta dei vertici della Commissione, trasformandola in uno snello organismo esecutivo che procede secondo le indicazioni vincolanti di Parlamento e Consiglio.
Non dovrà più accadere che decisioni di grande peso per la vita e il futuro dei cittadini, anche di singoli paesi aderenti, vengano assunte nel chiuso di una logica intergovernativa dove prevalgono gli interessi nazionali dei più forti, come è platealmente accaduto nella gestione di questa crisi.
Decisioni che hanno scatenato un’emergenza sociale e occupazionale senza precedenti che attende ancora di essere affrontata con misure e risorse adeguate volte a far ripartire l’economia.
Il nostro impegno deve essere volto a imporre e ottenere questo mutamento di rotta dell’Unione europea, a cominciare dal confronto in atto tra Parlamento e governi sul bilancio europeo, al quale alcuni paesi guardano esclusivamente come una voce da tagliare per far quadrare i conti nazionali davanti ai loro elettori.
Occorre combattere questa ottica miope che ha condotto l’Italia ad imboccare la strada di politiche rigoriste fini a se stesse. E’ venuto il momento di voltare pagina e di indicare agli europei una nuova prospettiva, di innovazione e progresso, come questo importante convegno intende fare.
Grazie per il lavoro che state facendo e un abbraccio a tutti Voi.
Gianni Pittella
Il saluto di Enrico Letta alla assemblea nazionale degli Innovatori Europei
Enrico Letta, Vice Segretario del Partito Democratico Roma, 11 Febbraio 2013
Caro Massimo, purtroppo il 20 febbraio non mi sarà possibile intervenire alla vostra Assemblea. Quel giorno sarò infatti impegnato per un giro di iniziative elettorali nelle Marche, regione dove sono capolista per il Partito Democratico. Permettimi di augurare a te e a tutti i partecipanti lo svolgimento più proficuo della vostra discussione. Il vostro Manifesto Politico centra molte delle sfide che il prossimo governo dovrà affrontare. Ne raccolgo due in particolare: una nuova stagione per l’europeismo e una seria riforma del nostro sistema fiscale. Su quest’ultima questione ho spesso citato la “parabola dei talenti”. La parabola racconta di un servo sciocco che viene punito perché nasconde i talenti nella sabbia, mentre viene premiato chi i talenti li fa invece girare. Noi abbiamo un sistema fiscale opposto, un sistema che premia chi nasconde i talenti sotto la sabbia e vive di rendita e penalizza invece chi lavora e produce. Dobbiamo invertire questa tendenza con un occhio di particolare riguardo verso i giovani e le donne. Nel ringraziarvi ancora per l’invito, ti saluto cordialmente. Enrico Letta |
Appello ai partiti
Una campagna elettorale pessima. Non ce l’aspettavamo in un periodo così difficile, non in piena crisi economica, non dopo aver sfiorato il baratro, non dopo un anno di governo tecnico. Aspettavamo il ritorno della politica, ingenuamente confidando che si sarebbe impegnata a cambiare se stessa prima ancora che il Paese. Pensavamo che i partiti avrebbero utilizzato i mesi passati per rinnovarsi, per ripulirsi, per prepararsi.
Invece, sono tornati come se nulla fosse successo, come se non fossimo mai stati commissariati. Qualcuno si è preoccupato almeno di presentarsi con qualche volto nuovo, ma alla fine si è confuso tra i tanti, in un casting che neanche questa volta si è dimostrato all’altezza di mettere insieme una vera classe dirigente.
Nonostante ciò, abbiamo provato ad appassionarci ai dibattiti, sino a che anche questi sono scivolati nell’attacco reciproco e nella polemica sterile.
Adesso mancano solo pochi giorni: chiediamo a tutte le liste e candidati di non sprecarla. Diteci cosa pensate di fare per risollevare il Paese, senza elencare programmi elettorali che non appassionano più nessuno. Ci accontentiamo di sapere poche cose:
- come far ripartire l’economia e con quale politica industriale,
- come creare posti di lavoro,
- come risanare i conti pubblici,
- come fare tutto questo all’insegna dell’equità,
- come sanare le disuguaglianze sociali che hanno lacerato l’idea stessa di comunità e nazione.
Infine, l’etica pubblica: al di là di qualche frase retorica, non abbiamo ancora ascoltato una proposta concreta per spazzare via il malaffare e riportare aria pulita e autorevolezza nelle Istituzioni.
Aspettiamo poche parole, ma chiare e nette, e soprattutto numeri che le supportino e le rendano credibili.
“Significativamente oltre”: Assemblea Innovatori Europei, 20 Febbraio, ore 10.30, Camera dei Deputati, Roma
“Significativamente oltre” – Assemblea nazionale degli Innovatori Europei
20 Febbraio, ore 10,30 – 14,30, Sala della Mercede, Camera dei Deputati, Roma
Ore 10.30 – Introduzione
“Gli Innovatori Europei: il percorso fatto dal 2006, il futuro da percorrere” di Massimo Preziuso
Ore 11.00 – Interventi dai territori
“Nuovo welfare nei territori nel Lazio” di Giuseppina Bonaviri
“Innovazione politica e istituzionale in Campania “ di Osvaldo Cammarota
“Innovatori Europei e Terra del Sud” di Vincenzo Girfatti
Ore 11.30 – I progetti del Think Tank
Energia e Ambiente
“Un futuro sostenibile per la Taranto dell’acciaio” di Massimo Sapienza
Sapere e Innovazione
“L’innovazione europea” di Michele Mezza
“La carta d’intenti per l’innovazione in Italia” di Nello Iacono
Europa
“Gli Stati Uniti di Europa” di Paolo Di Battista
“La nuova Europa nel mediterraneo” di Luisa Pezone
Italiani all’Estero
“Quale futuro e quali opportunità per le comunità italiane all’estero?” di Salvatore Viglia
Radio e Tv
“Salviamo il pluralismo radiotelevisivo dal conflitto d’interessi” di Antonio Diomede
Cultura
“Innovazione in musica, arte e spettacolo” di Mario di Gioia
Italia e BRICS
“Innovatori Europei e Italia – India” di Tommaso Amico di Meane e Asif Parvez
“Attrazione di investimenti cinesi in Italia: come?” di Lifang Dong e Carlotta Maraschi
“L’importanza del trattato UE-Mercosur” di Rainero Schembri
Ore 12.45 – Coffee Break
Ore 13.00 – Dibattito sul manifesto politico degli Innovatori Europei
“Tra lavoratori e produttori”. Contributi e interventi di: Arturo Artom (Rinascimento Italiano), Pier Virgilio Dastoli (Movimento Europeo), Oscar Giannino (Fermare il Declino), Sandro Gozi (PD), Enrico Letta (PD), Marianna Madia (PD), Gianni Pittella (PD), Claudio Sperandio (Movimento Cinque Stelle)
Ore 14.30 – Conclusioni
(Modera il dibattito Zaira Fusco, giornalista)
Un’area di libero scambio UE-USA per lo sviluppo sostenibile mondiale e per la nascita degli Stati Uniti d’Europa
“Significantly beyond”: the National Assembly of Innovatori Europei, 20 February, 10.30 – 14.30, Chamber of Deputies, Rome
“Significantly Beyond”: the National Assembly of Innovatori Europei
20 February, 10.30 – 14.30, Sala della Mercede, Via della Mercede 55, Chamber of Deputies, Rome
10.30 – Introduction
“The Innovators of Europe: the route taken in 2006, the future ahead” (Massimo Preziuso)
11.00 – From italian regions
“New welfare in the territories of Lazio” (Giuseppina Bonaviri)
“Innovation policy and institutional framework in Campania” (Osvaldo Cammarota)
“Innovatori Europei and Terra del Sud” (Vincenzo Girfatti)
11.30 – From our Think Tank
Energy and Environment
“A sustainable future for Taranto” (Massimo Sapienza)
Knowledge and Innovation
“European innovation” (Michele Mezza)
“A joint framework for innovation in Italy (Nello Iacono)
Europe
“The United States of Europe” (Paolo Di Battista)
“A New Europe in the Mediterranean” (Luisa Pezone)
Italians abroad
“Which future and what opportunities for the Italian communities living abroad?” (Salvatore Viglia)
Radio and TV
“Save the pluralism of broadcasting by conflict of interests” (Antonio Diomede)
Culture
“Innovation in culture, music and entertainment” (Mario di Gioia)
Italy and BRICS
“Innovatori Europei and Italy/India Association” (Tommaso Amico di Meane and Asif Parvez)
“Attraction of chinese investments in Italy: how?” (Lifang Dong e Carlotta Maraschi)
“The importance of a European Union-Mercosur treaty” (Rainero Schembri)
12.45 – Coffee Break
13.00 – Debate around our political manifesto
“Among workers and producers”. With: Arturo Artom (Rinascimento Italiano), Pier Virgilio Dastoli (Movimento Europeo), Oscar Giannino (Fermare il Declino), Sandro Gozi (PD), Enrico Letta (PD), Marianna Madia (PD), Gianni Pittella (PD), Claudio Sperandio (Movimento Cinque Stelle)
14.30 – Conclusions
(Moderator: Zaira Fusco, journalist)
Psicologia del potere
La logica politica di questo strano tempo non si sofferma molto su idee, principi, presupposti etici, miti rivoluzionari ma si stratifica e tranquillizza su pacate e poche considerazioni che non compromettono l’agire di quel mancato cambiamento tanto agognato ma mai avvenuto. Esiste, anzi, il terrore del cambiamento che agisce su ogni cellula sociale e dove l’anestetico pubblicitario, creando modelli narcisistici ai quali tutti si sottomettono, fa da azione sociopolitica controllando tutte le novità. Si producono così feticci culturali, sociali e politici che poi vengono offerti al popolo affinché si idolatrino. Si è perso il tempo in cui votare era un’azione di scelta, di considerazione, di analisi della realtà e della coerenza con i propri motivi interni. Ora esistono pochi modelli preconfezionati ed edonistici, senza alcuno scopo se non quello di confermare la NON SCELTA. Il patto sociale che oggi si compie è quello tra soggetti affetti da psicopatologia del potere, sudditi anelanti una propria dimensione limitata solo alle logiche malate di potere. Il candidato politico ideale dei nostri tempi ha alla sua radice un bambino trascurato e che per compenso fa deliri di un Sé maestoso e potente, in grado di cancellare le sensazioni di morte di un proprio Io fragile. Questo Sé grandioso e totalmente incosciente della propria limitatezza ha bisogno di adulazione, di conferma della sua potenza attraverso il riscontro sociale, attraverso la posizione di potere che potrà raggiungere solo con l’approvazione degli altri. Il sistema si fa ora complesso prevedendo la partecipazione degli adulanti che, complici ignavi, deprivati di ogni senso critico, ammassati in un conformismo assoluto vedono miraggi di ricchezza facile, deresponsabilizzati per cultura e dunque inconsapevoli del proprio Sé e del reale. La personalizzazione del gioco politico sottomette le idee, i conflitti, le scelte culturali ed etiche al mito del personaggio per un interesse di appartenenza lobbistica. Viviamo nella ipotesi frommiana di una società iperconformista e massificata dove l’interesse per l’individuo soccombe verso la realizzazione di una soggettività acritica e disciplinata da miraggi economici.
Questo modo predispone al voto senza idee che è un’azione senza scopo, senza senso corrispondendo ad un modello non etico, cieco e disperato per la sua imminente fine. La società così diviene incapace di affrontare i temi reali ed urgenti di una umanità schiavizzata dagli “psicopatici del potere” e si fa pericolosamente fuorviante.
Le elezioni regionali sparite
di Francesco Grillo su Il Messaggero
Completamente sparita. Se della campagna politica nazionale ci siamo persi – nel diluvio di comizi televisivi – domande essenziali per il futuro del Paese, di quella per le elezioni regionali non c’è letteralmente traccia. Eppure le Regioni pesano nella spesa pubblica complessiva quanto i Ministeri, i Comuni e le Province messe insieme, e le amministrazioni di Lombardia e Lazio rappresentano un terzo della spesa di tutte e ventuno le Regioni italiane. Eppure sono le Regioni ad essere responsabili della politica – la Sanità – che, in assoluto, maggiormente incide sulla vita – letteralmente – delle persone.
La sparizione del dibattito sulle scelte di grande importanza politica, sociale, finanziaria fa pensare che accorpare le scadenze elettorali in un solo giorno sia stato uno sbaglio: è vero che se non ci fosse stato l’accorpamento avremmo speso – solo in Lazio – dieci milioni di euro in più; ma questa cifra appare irrisoria rispetto alla montagna di denaro –centoventicinque miliardi di euro – che un’amministrazione regionale come quella del Lazio muove nella durata di una legislatura. La sensazione è che si sia deciso di sacrificare una ulteriore quota di una democrazia già estremamente malandata per i calcoli di bottega delle forze politiche.
La situazione della Regione Lazio, in particolare, esigerebbe un confronto ben più vigoroso di quello fornito da qualche cena elettorale sopravvissuta allo tsunami mediatico dei quattro leader che si contendono frazioni di punto di consenso a livello nazionale. Aldilà dello sdegno per la conclusione dell’avventura delle due ultime giunte, esistono nella Regione della Capitale problemi urgenti e, soprattutto, una vulnerabilità che rischia di far esplodere problemi ancora più grandi nei prossimi anni.
Un rapido confronto con le altre amministrazioni regionali italiane – molte delle quali hanno problemi di credibilità simili – dice che il Lazio rappresenta uno dei casi dove sono più evidenti gli sprechi e le possibilità di riorganizzazione drastica: un sistema sanitario regionale che riesce, secondo ISTAT, ad essere contemporaneamente uno di quelli più cari d’Italia – solo in Trentino, Liguria e Valle d’Aosta si spende per abitante tanto quanto nel Lazio – ma anche quello che fa registrare tempi di attesa più elevati in assoluto; i rifiuti con una rete di smaltimento vicina all’implosione e con una percentuale di raccolta differenziata (16,5% nel 2010) inferiore, secondo l’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente, a quella di quasi tutte le Regioni del Sud, inclusa la Campania; nel settore dei trasporti, stanziamenti per abitante pari al doppio di quelli della Lombardia non sembrano in grado minimamente di intaccare livelli di domanda di trasporto privato, talmente elevati da rendere il numero di autovetture in circolazione nel Lazio di gran lunga superiore a quello di qualsiasi altra Regione.
Ancora maggiore è la vulnerabilità che il Lazio ed, in particolare, la Capitale presentano se si considera che la Regione è decisamente quella che rischia di più rispetto ad una revisione complessiva del ruolo dello Stato centrale che sarà inevitabile se lo Stato stesso vorrà conservare una qualche legittimità nei confronti dei cittadini e credibilità rispetto ai propri finanziatori: la relazione sulla regionalizzazione del bilancio statale della Ragioneria Generale dice che è concentrato nel Lazio – dove risiede il 9% della popolazione italiana – quasi un quarto di tutta la spesa per polizia e carabinieri, il 20% di quella relativa all’esercito, il 16% di quella per il funzionamento della macchina della giustizia e, persino, un terzo di quanto spendiamo complessivamente in Italia per la tutela del patrimonio artistico. Certo, sono numeri in parte giustificati dalla presenza della Capitale, tuttavia il buon senso dice che una razionalizzazione della spesa pubblica più strutturale di quella tentata nei mesi scorsi dal Dottor Bondi,non può che partire da una ridistribuzione delle risorse e delle persone dalle attività di ufficio a quelle di contato con il territorio e con i cittadini, dal centro alla periferia.
Ciò non potrà che avere nell’immediato impatti negativi per i livelli occupazionali e di reddito per una società che è stata protetta dal proprio ruolo per decenni: il prossimo Governatore deve subito contrapporre una strategia di sviluppo che dovrà avere come obiettivo quello di uno sviluppo meno dipendente dall’amministrazione pubblica e maggiormente fondato sulla innovazione.
Del resto che la Regione sia, da tempo, per dipendenza da spesa pubblica, quasi assente dai mercati internazionali è dimostrato dalla quantità di PIL regionale che è generato dalle esportazioni: una quota (del 10,1%) che è pari ad un terzo di quella fatta registrare dalle Regioni del Nord (30,8%) ed è inferiore, persino, alla percentuale per il Sud (11,6). E se è vero che il Lazio investe in ricerca quanto il Piemonte, è altrettanto vero che questi investimenti sono quasi completamente pubblici.
E allora a venti giorni dalle elezioni emergono domande che dovrebbero essere fondamentali per convincere gli elettori del Lazio e che invece appaiono al momento quasi completamente eluse: quali le ragioni di una crisi che dura da troppo tempo per poter essere attribuita ad una sola parte politica? come possiamo ridurre la montagna di debito accumulato dal sistema sanitario e far fronte, allo stesso tempo, alla domanda crescente di una popolazione sempre più anziana? Attraverso quali meccanismi verranno individuati gli ospedali migliori, come vogliamo sanzionare quelli peggiori, selezionarne i dirigenti? Quali strumenti possiamo adottare per incentivare un miglioramento dei livelli di efficienza delle strutture accreditate, considerando che esse assorbono quasi la metà della spesa? Quali obiettivi ci possiamo dare in termini di raccolta differenziata, che modello di smaltimento possiamo proporre e con quali strumenti? Come vogliamo ridurre i livelli di congestione delle strade e migliorare la qualità della vita di centinaia di migliaia di pendolari? Quale può essere, in un contesto istituzionale in trasformazione, il meccanismo di cooperazione tra chi governa la Regione e chi guida la città metropolitana? Come mai la Regione Lazio era riuscita – al Giugno dello scorso anno – a spendere meno del 30% delle risorse del Fondo Sociale Europeo destinate all’occupazione, meno di qualsiasi altra Regione del Centro Nord? Quali sono i vantaggi competitivi sui quali puntare e le scelte che il prossimo Governatore metterà nero su bianco nella strategia regionale per l’innovazione che l’amministrazionedovrà – entro pochissimi mesi – negoziare con la Commissione Europea per accedere ai fondi strutturali, che sono quota parte assai rilevante dei fondi disponibili per lo sviluppo economico della Regione?
Si è tanto discusso nelle settimane scorse di tagli dei costi della politica. Tuttavia, il costo – eccessivo – di funzionamento della giunta e del consiglio di un’amministrazione regionale come quella del Lazio non sono che la ciliegina di una torta fatta al contrario -visto che valgono lo 0,2% dei 28 miliardi che la Regione gestisce, e di cui sarebbe fondamentale parlare visto che la crisi impone di non sprecare più neppure un euro. Per il momento, a venti giorni dalle elezioni, Storace si è limitato a nominare la persona responsabile del programma, Zingaretti continua ad annunciare sul suo sito che sarà costruito sulla base delle idee raccolte attraverso la rete (anche se ha presentato nei giorni scorsi il suo piano per i giovani) e la Bongiorno ribadisce che è tutta questione di legalità. È urgente che i candidati forniscano una risposta a domande che riguardano il futuro di tutti, che i media spostino su di esse il confronto, che i cittadini si abituino a scegliere sulla base di impegni precisi e sulla capacità di rispettarli.
Del resto, episodi squallidi come quelli che hanno travolto le due amministrazioni regionali più importanti d’Italia non sono che la conseguenza della voragine di idee che si è aperta al posto dello spazio che una volta era occupato dalla Politica.
Interview to Prof Leonardo Maugeri, italian talent at Harvard
by Massimo Preziuso on R-Innovamenti
Good morning, Professor. First of all, thanks for this opportunity. You are a clear example of an “exported” italian talent. After a brilliant career in the giant ENI, in 2011, yet in your forties, you decided to change and go back to the academy. Today you teach at the prestigious Harvard University, you are also an Advisor of the U.S. government on energy issues, and author of several books, including a best-selling book I read these days (“With all the energy possible”), and much more.
1) Why this so sudden and radical change?
I prefer that time sediments before answering this question.
2) Italy Vs United States: who wins?
There is no competition. For years, I agree with the judgment of Bill Emmott on Italy, and now unfortunately our country has reached a level of no return. Dominated by a pathological corruption and a ruling class completely inadequate, but self-sustaining with the mechanism of co-optation, no credible growth can be prospected. The country dropped out of research and high-level training, the first engines of development of each nation, and with no more than a handful of large industrial groups, it fails to produce technology or innovation, and on a small scale it is incapable of critical mass.
In the United States, with all the problems that do exist, there is a surprising vitality. Research, innovation, continuous transformation, are still factors supporting the country. Here it is still true that a total stranger, without family or possibility behind, can use all the great strength of his ideas or his talent. In addition, the country still manages to attract – especially thanks to its universities and its research centers – the best talent in the world.
3) How do you feel as an Italian talent in the United States, in these so turbulent years, while our country really needs skilled people like you to survive and “live”?
Mine it is certainly not a unique case. Simply put, those who have talent must find other ways away from Italy, because the talent is not within the selection criteria of our country. Acquaintances, memberships, willingness to accept the rules of a sick system are the only factors that count.
4) How to create real bridges of opportunity between Italy and United States? Which is the possible role for “ambassadors” like you?
If the country does not change radically, it is impossible for anyone to build real bridges of opportunity.
One has to wonder: why an American company should have an interest in investing in Italy, compared to all the other opportunities available in the world? What is our added value? Americans love Italy as a holiday place, not as a place of investment.
5) Competition Vs Equality: how to solve this “trade-off” of world views?
In my view, the coexistence of a competitive society and a society of equality is the main factor that made the West stronger than the rest of the world in the 20th century. A society has a need for equality of departure, because only in this way can bring out the best talent. The wealth generated by a society that feeds of competition, on the other hand, generates wealth and growth that – with fair and wise policies of redistribution – can support the most needs of the part of population which can be left behind and offer means for equality of departure. In poor societies this possibility does not exist.
6) Workers and Producers: what a way to make them work together to renew and rebuild this beautiful country?
There is a common interest: to focus the attention of the legislator in facilitating investment, reducing the bureaucracy that now prevents companies to invest and operate, cutting off the corruption that makes the game artificial, lowering over time taxes on companies. At the same time, the legislator should abandon the sterile question of scaling of workers’ rights. Try to ask why a foreign company does not invest in Italy, where it will close after a few years laying off all the workers ..
7) Energy policies: what a sustainable future? Do you believe to the opportunities, proposed by Monti government, that should come with the establishment of a gas hub in the Mediterranean, centred in Basilicata?
I believe that, for some decades to come, fossil fuels will constitute a large part of the energy needs of humanity, because their energy density has yet to find substitutes. At the same time, I think that the first decades of the century shall constitute the “workshop” that will produce the technologies needed to break down the role of fossil fuels in the future. For this scientific research is essential and, given what is happening in countries like the United States, I expect great technological breakthroughs – especially in solar energy – in the coming years.
As for Italy gas hub, It continues to feed many doubts to me for a number of reasons. First of all, I saw that the Antitrust now highlights a risk that I pointed out for years. For a gas hub (and a spot market) there must be an overabundance of infrastructure, functional to allow a high variability of flows of gas under different market conditions: who pays for this infrastructure (pipelines, pumping stations, storage)? Of course, the consumer pays the bill. May be fine, but the consumer is aware of? I doubt it. Furthermore, in a market characterized by a gas bubble (an excess of supply over demand, which I had already forecast years ago) as the European one, the pipelines in excess could go to a minimum capacity, but the consumer should pay the same the cost of their construction. With such advantages? And for who?
8 ) As Innovatori Europei, along with other environmental organizations, we are studying the theme “Sustainable Taranto” and the opportunity for the next Italian government to facilitate a smooth transition in the industrial production of “electric cars.” What do you think about that?
Look, I conceived and initiated the implementation of one of the most ambitious industrial reconversion of Italy, that of the petrochemical plant of Porto Torres in Sardinia, orienting it to green chemistry. When I did it, I first analyzed the economic prospects of a certain type of green chemistry, to be sure not to create another industrial illusion doomed to fail with time. Only once some of the economics came true, my company at that time called Polymers Europe, today Versalis – the Eni company in the chemistry, started up the project.
That of electric cars is a good idea, but needs first of all a strict economic analysis. I believe in the future of the electric car, and I also think that this future will come from Asia, not the old world. In Italy, the fundamental problem is that there are not enough distribution networks, and build them would cost billions of euro. To foster the electric car market, it would take specific regulations, even at no cost, but very hard, for example, prohibit the movement of conventional cars with a certain age in the inner cities.
I should study more thoroughly the issue. Perhaps, at the stage where we are, it would be more feasible to offer a big producer – best if asian – special conditions to build plants for hybrid cars, which are starting to have a certain market and are really fantastic. Even many Americans are starting to change. For special conditions I mean radical fiscal conditions (for example, zero taxes in the first 5 years). It would always be less than the direct intervention of the state, and then the taxpayer.
9) Innovatori Europei wants to become a “bridge” for project opportunities and political relations between Italy, Europe and the World. Among others, we are twinned with an innovative political reality operating in North America. Is the idea of putting together the Italian communities in the world around an intellectual and political project interesting for your opinion?
Yes, especially to the extent that he could reconnect many Italians of great value that have left Italy because there were no spaces and have then also experienced a great success. They are a heritage for the future Italy. But this is a project that takes time and a patient and focussed building process. There were already too many initiatives improvised and ephemeral in the recent past.
Thank you.
Thanks.
Intervista al Prof. Leonardo Maugeri, talento da esportazione ad Harvard
di Massimo Preziuso su R-Innovamenti
Buongiorno Professore. Grazie per l’opportunità, innanzitutto. Lei è un chiaro esempio di talento italiano da esportazione. Dopo una carriera folgorante nel colosso ENI, nel 2011, ancora quarantenne, ha deciso di cambiare e tornare all’accademia. Oggi insegna nella prestigiosa Harvard University, è consigliere del governo americano sui temi energetici, è autore di vari libri, tra cui un best-seller che ho letto in questi giorni (“Con tutta l’energia possibile”), e tanto altro.
1) Perché questo cambiamento così improvviso e radicale?
Preferisco che il tempo si sedimenti prima di rispondere a questa domanda.
2) Italia Vs Stati Uniti: chi vince?
Non c’è competizione. Da anni, condivido il giudizio di Bill Emmott sull’Italia: purtroppo il nostro Paese è giunto a un livello di non ritorno. Sovrastato da una corruzione patologica e da una classe dirigente del tutto inadeguata, che però si autosostiene con il meccanismo della cooptazione, non ha credibili prospettive di crescita. Ha abbandonato la ricerca e la formazione di alto livello, primi motori di sviluppo di ogni paese, non ha più che un manipolo di grandi gruppi industriali, non riesce a produrre tecnologia né innovazione, se non su piccola scala incapace di fare massa critica.
Negli Stati Uniti, con tutti i problemi che pure esistono, c’è una vitalità sorprendente. Ricerca, innovazione, trasformazione continua, sono ancora i fattori portanti del paese. Qui è ancora vero che un totale sconosciuto, senza famiglia né possibilità alle spalle, può diventare tutto grande alla forza delle sue idee o del suo talento. Inoltre, il paese riesce ancora a attrarre – soprattutto grazie alle sue università e ai suoi centri di ricerca – i migliori talenti del mondo.
3) Come si sente un talento italiano negli Stati Uniti, in questi anni così turbolenti, in cui il nostro Paese ha proprio bisogno di personalità come la Sua per tornare a “vivere”?
Non sono certo un caso unico. Semplicemente, chi ha talento deve cercare altre strade lontane dall’Italia, perché il talento non rientra nei criteri di selezione del nostro Paese. Contano solo frequentazioni, appartenenze, disponibilità a accettare le regole di un sistema malato.
4) Come creare veri ponti di opportunità tra Italia a America? Quale appunto il ruolo possibile per “ambasciatori” come Lei?
Se il Paese non cambia radicalmente, è impossibile per chiunque costruire veri ponti di opportunità.
Bisogna chiedersi: perché una società americana dovrebbe avere interesse a investire in Italia, rispetto a tutte le altre opportunità disponibili nel mondo? Qual è il nostro valore aggiunto? Gli americani adorano l’Italia come posto per le vacanze, non come luogo d’investimento.
5) Competizione Vs Uguaglianza: come risolvere una volta per tutte questo ”trade off” di visioni del mondo?
A mio modo di vedere, la convivenza tra società del merito (competitiva) e società dell’uguaglianza e del bisogno è la sintesi che ha reso l’occidente superiore al resto del mondo, nel 20° secolo. La società del merito ha bisogno di uguaglianza di partenza, perché solo così possono emergere i migliori talenti. La ricchezza generata da una società che si alimenta di merito, d’altra parte, genera la ricchezza e la crescita che – con eque e sagge politiche di redistribuzione – possono sostenere la parte più bisognosa della popolazione, quella che può rimanere indietro e offrire i mezzi per l’uguaglianza di partenza. Nelle società povere questa possibilità non esiste.
6) Lavoratori e Produttori: quale il modo per metterli a lavoro insieme per rinnovare e ricostruire il Belpaese?
C’è un interesse comune: concentrare l’attenzione del legislatore nel facilitare gli investimenti, abbattendo la burocrazia che oggi impedisce alle imprese di investire e operare, stroncando la corruzione che rende il gioco economico artificioso, abbassando nel tempo le tasse sulle imprese stesse. Allo stesso tempo, il legislatore dovrebbe abbandonare la sterile questione del ridimensionamento dei diritti dei lavoratori. Provate a chiedere ad un’impresa straniera perché non investe in Italia, dove potrebbe chiudere dopo qualche anno licenziando tutti i lavoratori..
7) Politiche energetiche: quale il futuro sostenibile? Lei ci crede alla opportunità, proposta dal governo Monti, della costituzione di un hub del gas mediterraneo in Italia, con baricentro in Basilicata?
Io credo che, per alcuni decenni ancora, i combustibili fossili costituiranno gran parte del fabbisogno energetico dell’umanità, perché la loro densità di energia non ha ancora trovato sostituti. Al tempo stesso, credo che i primi decenni del secolo costituiranno “l’officina” che produrrà le tecnologie necessarie ad abbattere il ruolo dei combustibili fossili nel futuro. Per questo la ricerca scientifica è fondamentale e, visto quello che sta accadendo in paesi come gli Stati Uniti, mi aspetto grandi breakthrough tecnologici – soprattutto nell’energia solare – nei prossimi anni.
Quanto all’Italia hub del gas, continuo a nutrire molti dubbi per una serie di ragioni. Anzitutto, ho visto che anche l’Antitrust pone in evidenza un rischio che indico da anni. Per avere un hub del gas (e anche un mercato spot) occorre una sovrabbondanza di infrastrutture, funzionali a consentire una forte variabilità di flussi di gas in ragione delle condizioni di mercato: chi paga queste infrastrutture (gasdotti, stazioni di pompaggio, stoccaggio)? Naturalmente, le paga il consumatore in bolletta. Può andar bene, ma il consumatore ne è cosciente? Ne dubito. Inoltre, in un mercato del gas caratterizzato da una bolla (un eccesso di offerta rispetto alla domanda, che avevo già preconizzati anni fa) come quello europeo, i gasdotti in eccesso potrebbero andare al minimo di capacità, ma il consumatore dovrebbe lo stesso pagare i costi della loro costruzione. Con quali vantaggi? E per chi?
8 ) Come Innovatori Europei, insieme ad altre organizzazioni ambientaliste, stiamo studiando il tema “Taranto sostenibile” e l’ opportunità per il prossimo governo italiano di facilitare una transizione industriale nella produzione delle “auto elettriche”. Che ne pensa a riguardo?
Guardi, io ho concepito e avviato la realizzazione di una dei più importanti piani di riconversione industriale d’Italia, quello del sito petrolchimico di Porto Torres in Sardegna, orientandolo alla chimica verde. Quando lo feci, analizzai per prima cosa le prospettive economiche di un certo tipo di chimica verde, per essere certo di non creare un’altra illusione industriale destinata a fallire con il tempo. Solo una volta certo degli economics lanciai la mia società, al tempo Polimeri Europa, oggi Versalis – la società della chimica dell’Eni – nel progetto.
Quella delle auto elettriche è una bella idea, ma ha bisogno anzitutto di una rigida analisi economica. Io credo nel futuro dell’auto elettrica, e credo che questo futuro arriverà dall’Asia, non dal vecchio mondo. Da noi il problema fondamentale è che non esistono sufficienti reti di distribuzione, e costruirle costerebbe miliardi di euro. Per favorire un mercato dell’auto elettrica, ci vorrebbero delle normative specifiche, magari a costo zero, ma molto dure: per esempio, vietare la circolazione delle auto tradizionali con una certa età nei centri delle città.
Dovrei studiare in modo più approfondito la questione. Forse, nella fase in cui siamo, sarebbe più proponibile offrire a un grande produttore – meglio asiatico – condizioni speciali per costruire a Taranto stabilimenti di auto ibride, che cominciano ad avere un certo mercato e sono davvero fantastiche. Perfino tanti americani cominciano a convertirsi. Per condizioni speciali intendo condizioni fiscali radicali (per esempio, zero tasse nei primi 5 anni). Sarebbe sempre meno che un intervento diretto dello stato, e quindi dei contribuenti.
9) Innovatori Europei vuole sempre più diventare un “ponte” di opportunità progettuali e politiche tra Italia, Europa e Mondo. Tra le altre, siamo gemellati con una innovativa realtà politica operante in Nord America. Ritiene interessante l’idea di unire le comunità italiane nel mondo attorno ad un progetto intellettuale e politico come il nostro?
Si, soprattutto nella misura in cui riuscisse a riconnettere tanti italiani di grande valore che hanno abbandonato l’Italia perché non vi trovavano spazi e hanno poi avuto esperienze di grande successo. Sono un patrimonio possibile dell’Italia di domani. Ma è un progetto che richiede tempo e una costruzione mirata e paziente. Ci sono state già troppe iniziative improvvisate e effimere nel passato anche recente.
Grazie.
A Lei.