Significativamente Oltre

Pd Roma: Il nodo al pettine (di Pierluigi Sorti)

Giunge per il Pd romano il momento in cui si misureranno le conseguenze dell’ abbandono del metodo antico di fare i congressi.

Ci riferiamo ai congressi a tesi, a mozioni, agli appelli ideologici e ai richiami degli affetti in cui, almeno nelle intenzioni e negli argomenti, si contrapponevano, nel migliore dei casi, autentiche alternative, o, nel peggiore, finte conflittualità ideali, finalizzate a mascherare sottostanti antagonismi personali.

Ma quanto meno, attraverso una discussione sul merito dei problemi, i rituali dei congressi riuscivano a conservare una formale predisposizione al dibattito politico: ora è caduto anche quel
formale abbigliamento congressuale. Per dirla tutta, le modifiche adottate non sono state il rimedio ma l’ esasperazione della personalizzazione della politica.

Accade dunque a Roma che, a 48 ore dalla scadenza dell’ iscrizione delle candidature alla segreteria del Pd di Roma, dopo la lunga pausa di riflessione per la sconfitta subita da Alemanno nel 2008, sono in campo tre candidati per concorrere alle primarie interne di partito, tutti dell’ area Bersani ( vittoriosa nelle primarie per la scelta del segretario nazionale di un anno fa ).

La latitanza di candidati delle altre due aree di partito ( quella Marino e quella ex Franceschini ), se confermata fino alla scadenza, è significativa, già ora, dell’ irrilevanza di argomenti politici che dovrebbero ispirare le scelte della platea congressuale.

Ma la vocazione complessiva degli iscritti al congresso, evidenziata dall’ ampia flessione del numero degli iscritti, non distante dai due terzi in meno, e la discutibile autenticità della volontà di coloro che rinnoveranno l’ iscrizione solo all’ ultimo momento utile, sono una riprova del cattivo stato di salute del Pd nella capitale.

Se ne vedrà la manifestazione nel carattere fittizio di contrapposizioni politiche fra esponenti che, in varia ma non significativa misura, sono tutti corresponsabili della crisi del partito e che nei loro indirizzi personali non riscuoteranno un particolare esame di merito dalla platea degli iscritti.

Lo stato di profondo disagio, scaturito per generale opinione, dalle gravi carenze di gestione di un deputato, l’ on. Milana, non può individuare una convincente ipotesi di superamento, contraddetta com’è dalla circostanza che proprio il candidato più favorito, il consigliere provinciale Marco Miccoli, è stato dell’ on. Milana, il collaboratore più stretto.

I passi già effettuati, in una cornice organizzativa assai macchinosa, caratterizzano un percorso poco persuasivo nell’ intento di riguadagnare credibilità e la riapparizione dell’ arcobaleno nella capitale, per il Partito democratico, sembra tuttora assai lontana.

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