unione-europea
“PER IL FUTURO DEI GIOVANI”
“INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE” e “GIOVANI DI COMMUNITAS 2002”
condividono una LETTERA dal nome “PER IL FUTURO DEI GIOVANI” da inviare al COMITATO DEI SAGGI PER IL PARTITO DEMOCRATICO.
Se la senti tua, sottoscrivila (scrivendo a INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE) e/o falla girare ad altri amici.
Grazie,
Giuseppina Bonaviri e Massimo Preziuso
PER IL FUTURO DEI GIOVANI
In Italia vivono ottomilioni e trecentomila giovani di età compresa tra i 18 anni e i 29. Tale numero di persone viene rappresentato, generazionalmente, da soli 3 deputati under 30.
Ma questi Giovani sono quelli che ci hanno fatto vincere le ultime elezioni, quelli che hanno fatto la differenza tra Camera e Senato, quelli che più di tutti hanno creduto nella missione dell’Ulivo: ridare stabilità e speranze ad una generazione senza futuro.
Sono ragazzi che studiano, lavorano o sono praticanti negli studi di avvocati, ingegneri, architetti, commercialisti e notai, e molto spesso
cumulano studio e lavoro per permettersi l’Università. Sono gli stessi ragazzi che la notte si alzano per andare ad attaccare i manifesti e tornano sporchi di colla pronti per andare in qualche call center a svolgere il loro lavoretto precario.
La situazione in cui si trovano questa moltitudine di giovani è simile a quella di un spirale Kafkiana: la mancanza di occupazione li conduce
alla ricerca di lavoretti temporanei e instabili; i quali non gli permettono né di acquisire professionalità né di acquistare un abitazione. Rimanendo a casa sulle spalle dei genitori, questi ragazzi prolungano il loro periodo di maturazione e di ingresso nel mondo nel lavoro, ritardando di conseguenza il loro inserimento stabile nei canali di raccolta della ricchezza.
In questo modo anche la costruzione di una propria famiglia viene ritardata.
La evidente condizione di precarietà con cui le classi giovanili si trovano a fare i conti (precarietà occupazionale, precarietà contrattuale, precarietà del sistema di welfare e difficoltà nel riceverne sussidio, caro affitti, costo della casa crescente) rende il loro futuro opaco e viscido, rischia di intrappolarli nella mediocrità.
Quello che noi chiediamo a gran voce è di essere messi in condizione di poterci assumere le nostre responsabilità.
E’ con questa speranza e con un pizzicoo di orgoglio che ci presentiamo all’appuntamento della costruzione del Partito Democratico come protagonisti. Vogliamo essere il futuro e pretendiamo di essere considerati interlocutori politici dai vertici dei partiti.
Molte volte siamo stati infatti considerati solo portatori di voti, semplice manovalanza, alla mercè del candidato di turno. La valorizzazione all’interno dei nostri partiti contemporanei avviene solamente attraverso il meccanismo della fiducia personale quando non della corrente politica.
Valori come la bravura politica, l’intelligenza strategica, la capacità professionale, la costanza e l’autonomia di pensiero non sono affatto apprezzate.
Quello che viene apprezzato è la fedeltà alla linea politica del gruppo d’appartenenza.
Il talento ed il merito non vengono incentivati, e per questo il nostro sistema politico ha intrapreso una deriva che non promette nulla di positivo.
A fronte di una classe politica e dirigente gerontocratica, la cui età media non scende quasi mai al di sotto dei 50 anni, e affezionata alle consuete poltrone del potere, esiste tutto un universo di giovani impegnati nella politica e nel volontariato che non aspettano altro che una possibilità di contribuire al miglioramento del proprio paese con rinnovato spirito d’interesse di fiducia.
Quello che qui rivendichiamo è la questione generazionale.
L’Italia è da troppo tempo “incatramata” in istituzioni, corporazioni, imprese, pubbliche amministrazioni, enti che non riescono a dare risposte alle istanze dei cittadini e della società.
Alcune grandi corporazioni e interessi forti ingessano il tessuto sociale ed economico del Paese. E molto poco hanno a che fare con la vita di milioni di cittadini. Interessi privati e forti clientele governano i processi decisionali, impedendo alla forza viva della società di esprimersi.
C’è bisogno di attingere ad energie nuove.
Abbiamo bisogna di slegare la forza racchiusa e imprigionata nel corpo sociale e nei giovani, liberare le energie che insistono sui territorio, svincolare l’attività politica e amministrativa da antiche logiche d’interesse, ridare fiato ad una “macchina” ormai stanca e ripartire di slancio: non possiamo permetterci di perdere il treno della competitività internazionale. Bisogna agganciare l’Italia al vagone dell’innovazione.
Innovazione non solo tecnologica: ma soprattutto di spirito. La sottorappresentanza di genere e di età è un limite che il nostro Paese deve sapersi lasciare alle spalle. Il tessuto vivo della società manifesta da tempo l’intolleranza verso ogni forza di sfruttamento e di privilegio.
E’ giunto il tempo in cui chi ha dato alla politica e ha avuto da essa, lasci il posto a chi ha voglia di dare ancora, ancorché non abbia da aspettarsi nulla in cambio.
Noi non vogliamo poltrone o nomine. Ci troviamo però a disagio nei confronti del Partito Democratico, Partito in cui crediamo e che contribuiremo a costruire, perchè rischia a nostro avviso di intraprendere una strada che abbiamo già visto, fatta di cooptazioni poco trasparenti e meccanismi decisionali non del tutto democratici.
Chiediamo solo di essere considerati come interlocutori politici e di avere gli strumenti e le possibilità per fare quello per cui ci battiamo da sempre: rendere l’Italia un Paese migliore per chi ci vive.
Per questo i “Giovani di Communitas 2002” e il Gruppo “Innovatori Europei – Giovani e Donne” chiedono:
1) Un impegno concreto da parte dei vertici di DS e DL e del futuro Partito Democratico teso a ristabilire un concreto clima di fiducia con i Giovani che attivamente ogni giorno si occupano di politica sul territorio;
2) Un impegno da parte del prossimo segretario, coordinatore, o presidente del Partito Democratico e degli attuali segretari di DS e DL a intraprendere un percorso di coinvolgimento e rivalutazione dei Giovani dei partiti e della società civile nella ricerca di soluzioni condivise alle problematiche collettive dando vita ad una nuova stagione di interlocuzione;
3) Un impegno da parte dei Leader politici del Centro-sinistra a promuovere ogni forma possibile di partecipazione dei giovani alla vita del futuro Partito Democratico stabilendo ad esempio che in ogni organo deliberante sia presente almeno il 10% di Giovani sotto i 30 anni.
4) Un impegno concreto, da parte dei dirigenti dei partiti e dei movimenti che credono nel Partito Democratico e che lo comporranno, a investire sulla formazione politica dei giovani.
Formazione che educhi non solo al sapere contenutistico ma anche al “saper fare” e al ” saper essere”. Una formazione che non si fermi ai seminari ma utilizzi strumanti più caldi come “i gruppi di lavoro” e “l’apprendimento osservativo”. Una formazione che non lasci i giovani schiavi delle logiche correntizie e fideistiche così presenti nella società e nella politica italiana.
“GIOVANI DI COMMUNITAS 2002” e “INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE”
Ermanno Lombardo – Chiara Bussi – Umberto Pisano – Giuseppina Bonaviri – Massimo Preziuso
PERSONAGGIO DELL’ANNO: VOI (TIME MAGAZINE)
Il personaggio del 2006? Voi navigatori
Il verdetto del settimanale Time che dedica la copertina a quanti «hanno contruibuito a far esplodere la democrazia digitale»
La «persona dell’anno»? Siete voi. Voi navigatori, secondo Time. Il settimanale, pubblicando in copertina un computer con uno specchio al posto dello schermo, ha scelto di incoronare per il 2006 «tutte le persone che hanno partecipato all’esplosione della democrazia digitale» usando Internet per diffondere parole, immagini e video, contribuendo al successo di siti come «YouTube» o «MySpace».
«Per aver preso le redini dei media globali, per aver fondato e aver dato forma alla nuova democrazia digitale, per aver lavorato gratis e aver battuto i professionisti al loro stesso gioco, la Persona dell’Anno 2006 di Time siete voi», scrive sulla rivista Lev Grossman.
«Se voi scegliete un individuo dovete giustificare come questa persona ha influenzato milioni di altre persone – continua -. Ma scegliendo milioni di persone, come è accaduto quest’anno, non ci obbliga ad alcuna giustificazione».
“PER IL FUTURO DEI GIOVANI”
“PER IL FUTURO DEI GIOVANI” :
LETTERA AL COMITATO DEI SAGGI DEL PD
di ” INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE” e “GIOVANI di COMMUNITAS 2002”
Per la sottoscrizione, scrivi a:
Per scaricare la Lettera (formato Word), CLICCA QUI
PER IL FUTURO DEI GIOVANI
In Italia vivono ottomilioni e trecentomila giovani di età compresa tra i 18 anni e i 29. Tale numero di persone viene rappresentato, generazionalmente, da soli 3 deputati under 30.
Ma questi Giovani sono quelli che ci hanno fatto vincere le ultime elezioni, quelli che hanno fatto la differenza tra Camera e Senato, quelli che più di tutti hanno creduto nella missione dell’Ulivo: ridare stabilità e speranze ad una generazione senza futuro.
Sono ragazzi che studiano, lavorano o sono praticanti negli studi di avvocati, ingegneri, architetti, commercialisti e notai, e molto spesso
cumulano studio e lavoro per permettersi l’Università. Sono gli stessi ragazzi che la notte si alzano per andare ad attaccare i manifesti e tornano sporchi di colla pronti per andare in qualche call center a svolgere il loro lavoretto precario.
La situazione in cui si trovano questa moltitudine di giovani è simile a quella di un spirale Kafkiana: la mancanza di occupazione li conduce
alla ricerca di lavoretti temporanei e instabili; i quali non gli permettono né di acquisire professionalità né di acquistare un abitazione. Rimanendo a casa sulle spalle dei genitori, questi ragazzi prolungano il loro periodo di maturazione e di ingresso nel mondo nel lavoro, ritardando di conseguenza il loro inserimento stabile nei canali di raccolta della ricchezza.
In questo modo anche la costruzione di una propria famiglia viene ritardata.
La evidente condizione di precarietà con cui le classi giovanili si trovano a fare i conti (precarietà occupazionale, precarietà contrattuale, precarietà del sistema di welfare e difficoltà nel riceverne sussidio, caro affitti, costo della casa crescente) rende il loro futuro opaco e viscido, rischia di intrappolarli nella mediocrità.
Quello che noi chiediamo a gran voce è di essere messi in condizione di poterci assumere le nostre responsabilità.
E’ con questa speranza e con un pizzicoo di orgoglio che ci presentiamo all’appuntamento della costruzione del Partito Democratico come protagonisti. Vogliamo essere il futuro e pretendiamo di essere considerati interlocutori politici dai vertici dei partiti.
Molte volte siamo stati infatti considerati solo portatori di voti, semplice manovalanza, alla mercè del candidato di turno. La valorizzazione all’interno dei nostri partiti contemporanei avviene solamente attraverso il meccanismo della fiducia personale quando non della corrente politica.
Valori come la bravura politica, l’intelligenza strategica, la capacità professionale, la costanza e l’autonomia di pensiero non sono affatto apprezzate.
Quello che viene apprezzato è la fedeltà alla linea politica del gruppo d’appartenenza.
Il talento ed il merito non vengono incentivati, e per questo il nostro sistema politico ha intrapreso una deriva che non promette nulla di positivo.
A fronte di una classe politica e dirigente gerontocratica, la cui età media non scende quasi mai al di sotto dei 50 anni, e affezionata alle consuete poltrone del potere, esiste tutto un universo di giovani impegnati nella politica e nel volontariato che non aspettano altro che una possibilità di contribuire al miglioramento del proprio paese con rinnovato spirito d’interesse di fiducia.
Quello che qui rivendichiamo è la questione generazionale.
L’Italia è da troppo tempo “incatramata” in istituzioni, corporazioni, imprese, pubbliche amministrazioni, enti che non riescono a dare risposte alle istanze dei cittadini e della società.
Alcune grandi corporazioni e interessi forti ingessano il tessuto sociale ed economico del Paese. E molto poco hanno a che fare con la vita di milioni di cittadini. Interessi privati e forti clientele governano i processi decisionali, impedendo alla forza viva della società di esprimersi.
C’è bisogno di attingere ad energie nuove.
Abbiamo bisogna di slegare la forza racchiusa e imprigionata nel corpo sociale e nei giovani, liberare le energie che insistono sui territorio, svincolare l’attività politica e amministrativa da antiche logiche d’interesse, ridare fiato ad una “macchina” ormai stanca e ripartire di slancio: non possiamo permetterci di perdere il treno della competitività internazionale. Bisogna agganciare l’Italia al vagone dell’innovazione.
Innovazione non solo tecnologica: ma soprattutto di spirito. La sottorappresentanza di genere e di età è un limite che il nostro Paese deve sapersi lasciare alle spalle. Il tessuto vivo della società manifesta da tempo l’intolleranza verso ogni forza di sfruttamento e di privilegio.
E’ giunto il tempo in cui chi ha dato alla politica e ha avuto da essa, lasci il posto a chi ha voglia di dare ancora, ancorché non abbia da aspettarsi nulla in cambio.
Noi non vogliamo poltrone o nomine. Ci troviamo però a disagio nei confronti del Partito Democratico, Partito in cui crediamo e che contribuiremo a costruire, perchè rischia a nostro avviso di intraprendere una strada che abbiamo già visto, fatta di cooptazioni poco trasparenti e meccanismi decisionali non del tutto democratici.
Chiediamo solo di essere considerati come interlocutori politici e di avere gli strumenti e le possibilità per fare quello per cui ci battiamo da sempre: rendere l’Italia un Paese migliore per chi ci vive.
Per questo i “Giovani di Communitas 2002” e il Gruppo “Innovatori Europei – Giovani e Donne” chiedono:
1) Un impegno concreto da parte dei vertici di DS e DL e del futuro Partito Democratico teso a ristabilire un concreto clima di fiducia con i Giovani che attivamente ogni giorno si occupano di politica sul territorio;
2) Un impegno da parte del prossimo segretario, coordinatore, o presidente del Partito Democratico e degli attuali segretari di DS e DL a intraprendere un percorso di coinvolgimento e rivalutazione dei Giovani dei partiti e della società civile nella ricerca di soluzioni condivise alle problematiche collettive dando vita ad una nuova stagione di interlocuzione;
3) Un impegno da parte dei Leader politici del Centro-sinistra a promuovere ogni forma possibile di partecipazione dei giovani alla vita del futuro Partito Democratico stabilendo ad esempio che in ogni organo deliberante sia presente almeno il 10% di Giovani sotto i 30 anni.
4) Un impegno concreto, da parte dei dirigenti dei partiti e dei movimenti che credono nel Partito Democratico e che lo comporranno, a investire sulla formazione politica dei giovani.
Formazione che educhi non solo al sapere contenutistico ma anche al “saper fare” e al ” saper essere”. Una formazione che non si fermi ai seminari ma utilizzi strumanti più caldi come “i gruppi di lavoro” e “l’apprendimento osservativo”. Una formazione che non lasci i giovani schiavi delle logiche correntizie e fideistiche così presenti nella società e nella politica italiana.
“Giovani di Communitas 2002”
“Innovatori Europei – Giovani e Donne”
Ermanno Lombardo – Chiara Bussi – Umberto Pisano – Giuseppina Bonaviri – Massimo Preziuso
PRIME SOTTOSCRIZIONI
-Vera Guelfi – Coordinatore Apd Puglia ed Esecutivo Nazionale
– Cristina Bargero – Coordinatrice APD Piemonte
– Massimiliano Falcucci – Consigliere Esecutivo Apd Lazio
– Paolo Di Battista – Consigliere APD Lazio e Roma e Coordinatore Comitato Ulivo Roma Nord
– Alessandro Formichella – Segr.DS Poggio a Caiano
– Fabrizio Mancini – consigliere Direttivo Apd Lazio e Roma
– Davide Tassi – Londra
– Silvia Simone – Roma
– Antonio Petruzzo, Presidente APD per IRPINIA
– Daniele Preziuso – Potenza
– Rita Salimbeni – Roma
– Gaetano De Venuto
– Regina Barbo’ APD
– Flavia Baldassarri , Coordinatrice APD Umbria
– Pier Carlo Zini – APD Lazio
– Luca Lauro – Roma
– Mimino RICCIARDI – Lauria (PZ)
– Daniela Bufalini – Frosinone
– Verbena Campoli – Frosinone
– Flavia Annecchini – Frosinone
– Andrea Volpe – Esecutivo Margherita di Palermo – Responsabili dei Circoli della Città di Palermo
– Enrico Pistelli, Albignasego – APD Padova e Veneto
– Fernando Cancedda, Salerno, www.nandocan.it
– Valentina D’Alessio – Nola (NA)
– Angelo Chiappa, Busto Garolfo (Mi), APD Lombardia
– Andrea Scopetti, Orvieto – Presidente Associazione Politico – Culturale “Altra Città ”
– Canio Smaldone, Oppido Lucano (PZ) – APD Basilicata
– Spada Claudio , Latina
– Valentina Sperduti , Frosinone
– Stefania Corelli, Frosinone
– Francesca Paniccia, Frosinone
– Marco Paniccia, Frosinone
– Giovanna Cupini, Frosinone
– Alessandra Bufalini,Frosinone
– Mario Nocera, Roma
– Stefano Casati – APD Lombardia,
– Alessandro Chiozzi – Gruppo Giovani MILANO
– Ilio Bernini , Roma
– Gianluigi Mastandrea, Frosinone
– Paolo Piras, Frosinone
– Alessia Sabatini, Frosinone
– Manuel Rotondi, Frosinone
– Salvatore Mafrici Condofuri (RC), Presidente Associazione Giovani Condufuri (RC)
– Giulio Brienza – Roma
– Andrea Forgione, Vicepresidente APD per l’Irpinia
– Francesco Colangelo, Potenza
– Vito Andrea Benedetto, Roma
– Bernadette Lauro, Francoforte sul Meno
– Carlo Cantore, Pisa-Potenza – APD e Associazione Città Futura
– Alessio Recati, Gruppo Giovani APD Trento
– Giovanni Germano, Roisan (AO)
– Marco Giordano – Lorenzo Pascucci – Francesco Aprovitolo
“Gruppo Giovani- APD Campania”
– Pietro Fabrizi , Avezzano
– Nelli Scilabra – Gruppo Giovani APD Sicilia
– Rosario Maiorano – Roma
– Giuseppe Niccolò Mastandrea-Frosinone;
– Luigi Mastandrea-Grassano (Mt)
– Gabriele Borsoi, GovernareX, Roma
– Rccardo Rame – Roma
– Devis Di Cioccio, Sulmona (AQ)
– Avv. N.A.Toscano, Roma
– Tommaso Visone, Roma
– Ing. Andrea Sabatino – Caserta
– On. Gianni Pittella, Presidente Delegazione italiana Gruppo PSE – European Parliament
– Raffaella Osario-Caserta
– On. Mario Lettieri – Sottosegretario al Ministero dell’Economia
– Michelangelo Mastandrea – Frosinone
-Maria Giovanna Votta – Grassano
– Bianca Sofia De Gennaro – APD Molfetta
Per la sottoscrizione, scrivi a: info@innovatorieuropei.com
Qui le sottoscrizioni arrivate agli Amici di COMMUNITAS 2002 CLICCA QUI
ANCORA SULLE RAGIONI DEL PARTITO DEMOCRATICO
di Andrea Scopetti
Sento sinceramente disagio a dover di nuovo scrivere delle ragioni e del perché sia oggi necessario costruire in Italia un grande soggetto riformista che permetta al sistema politico di ammodernarsi e dare significato e sostanza alla lunga transizione che ormai ci accompagna da più di quindici anni.
Avrei voluto confrontarmi sulle forme, sull’organizzazione, sul profilo del nuovo partito ma purtroppo, dopo il seminario di Orvieto, per tante ragioni anche fondate, il processo ha avuto innegabilmente un rallentamento ed oggi, alla vigilia dei congressi di D.S e Margherita, lo scenario si presenta incerto e confuso.
L’Italia, ed in particolare la Politica del nostro paese, si trova ancora una volta nell’incapacità di assimilare e di comprendere l’evoluzioni storica che le si pone dinanzi, emergono di nuovo le grandi contraddizioni che hanno accompagnato, da sempre, ma in particolare negli ultimi anni, il nostro sistema politico.
Sono anni che denunciamo una latente crisi della politica, della partecipazione, della democrazia e nonostante tutto questo siamo un paese capace di ideare le primarie, con la presenza di 4 milioni e mezzo di cittadini (numero ben superiore, per esempio, alle trecento mila persone delle primarie della sinistra francese), toccare nelle elezioni politiche una percentuale di votanti unica in Europa e portare, dopo soli due mesi da queste, più del cinquanta per cento della popolazione ad esprimersi in un referendum; siamo il paese dove si evidenzia una perdurante crisi della classe dirigente, inalterata da
ormai venti anni, e nonostante tutto persiste l’incapacità di trovarne rimedi; siamo il paese che vuole parlare di contenuti e non di contenitori ma che non riesce a non parlare unicamente di contenitori;
siamo il paese che denuncia un problema di democrazia e di cittadinanza ma che accetta e si permette una legge elettorale che esautora i cittadini da ogni potere decisionale e che permette a quattro o cinque persone di decidere chi dovrà sedere in parlamento; siamo un paese dove le istituzioni, ad ogni livello, sono sempre più gestite e sempre meno governate; siamo il paese dove si denuncia la deriva dei partiti verso strumenti elettorali e di lobby e, poi, non si riesce a far crescere la passione se non nel momento della conta delle tessere; mi ricordo di partiti che davano battaglia su linee politiche, su idee di paese, che mettevano in gioco persone che esprimevano una visione di valori, oggi vedo partiti che pesano le proprie idee con il numero
delle tessere e mettono in gioco persone che esprimono i grandi numeri delle tessere; siamo un paese dove predichiamo la laicità della politica in nome dell’apertura delle proprie basi culturali e storiche e, poi, nell’agire politico non riusciamo che ad essere chiusi all’interno dei nostri recinti e pervasi da cieco radicalismo quasi fondamentalista.
Come si diceva pochi giorni fa in un’assemblea “i processi storici o si governano o non si governano o ce se ne accorge o non ce se ne accorge”: io credo che la strada verso il Partito Democratico sia un grande processo storico di cui ancora non tutti hanno ben chiara la portata.
Tutte queste ragioni basterebbero, da sole, a giustificare la necessità di un Partito nuovo che riesca ad affrontare tutte queste contraddizioni, ma il progetto del Partito Democratico ha radici ben più radicate e si pone obiettivi ben più ambiziosi.
La storia del nostro paese ha da sempre vissuto i momenti di difficoltà, di crisi e di transizione cercando soluzioni che passavano attraverso grandi scissioni politiche, sociali, culturali: oggi noi stiamo affrontando questo periodo così delicato provando ad unire più che a dividere.
Oggi siamo chiamati ad unirci perché è la storia del nostro tempo che ce lo chiede, siamo chiamati a rispondere non più soltanto a problemi nazionali ma dobbiamo confrontarci con problemi globali: guerre, fanatismo, terrorismo, fame, nuove malattie, nuove discriminazioni, disparità economiche, ambiente, clima ecc.
Come possiamo rispondere e affrontare questi problemi con i nostri piccoli partiti?
Ricercando certezze nelle grandi identità storiche?
Io credo di no.
L’estrema necessità del nostro tempo è quella di cercare di ricostruire un tessuto sociale che non sta più insieme, che è completamente sfilacciato e una tela si riesce a comporre solo intrecciando i fili che rappresentano, nel nostro caso, identità diverse, fili che se non si uniscono rimangono solo fili, vecchi o nuovi, ma solo singoli fili. Viviamo in una società che si sta contaminando con nuove culture, nuove esperienze, religioni diverse, come rispondiamo a questi nuovi confronti?
Anche il significato di laicità di uno stato va rivisto, dobbiamo far i conti, anche qui, con il nostro tempo, non possiamo non accorgerci che oggi uno dei fattori che riesce a tenere insieme il tessuto sociale di molti paesi, etnie e culture è proprio la religione, c’è bisogno di una politica che riesca a sviluppare il valore del dialogo e del confronto tra religioni, solo così potremmo governare la società del nostro paese che sta cambiando.
Alcuni giorni fa ho partecipato ad un’iniziativa di chi si oppone al cammino verso il Partito Democratico, devo dire che più si andavano a
toccare temi di fondo più mi rendevo conto di quanto sia grande il bagaglio comune che oggi può unire tanti italiani, valori come la pace, libertà, lavoro, sostenibilità ambientale, diritti di cittadinanza, sviluppo compatibile, difesa della ricerca ecc., sono ideali e propositi che uniscono e non dividono.
Se poi anche chi dubita di questo processo ammette che la questione dell’appartenenza del futuro Partito Democratico alle famiglie politiche europee rappresenta solo un problema di facciata e una buona scusa su cui basare la propria contrarietà, si ha la conferma che oggi in Italia è ora di mettere in campo il coraggio e come diceva Salvatore Vassallo ad Orvieto “abbattere muri e costruire ponti”.
LA CARTA REFERENDARIA
Sembra,ormai, che il tema della legge elettorale si dipani all’interno della evoluzione dello scenario politico, a sinistra come a destra.
Lo slancio bipolare creato dal partito unico Pd e, paradossalmente, berlusconiano sembra prediligere il maggioritario secco.
E non c’è da meravigliarsi se la frattura interna alla CdL abbia interessato anche la legge elettorale quale punto fondamentale per la comprensione dell’andamento complessivo del nostro sistema politico. Ovviamente è chiaro che questa legge puo’ indirizzare le alleanze e le unioni in un senso anzicchè in un altro.
Fini si è pronunciato a favore del referendum (in una trasmissione televisiva) promosso da Segni nell’interesse di An a integrarsi con Forza Italia e Berlusconi, per le stesse ragioni, potrebbe optare la stessa scelta.Qui si potrebbe intravedere un motivo di convegenza tra Prodi e Berlusconi.
Rifondazione appare orientata sulle ipotesi tedesce mentre i partiti minori sono contro il maggioritario. Il tema rimane di grande complessità ed attualità anche se passerà del tempo prima del referendum: per i giochi dei veti incrociati che renderanno conflittuale una intesa delle Camere nei prossimi mesi.
Fatto ritenuto assai grave.
CONSIDERAZIONI DI GIUSEPPINA BONAVIRI
Non basta trasformare il formulario per ottenere una nuova classe dirigente dove i possibili competitor siano davvero giovani e donne.
Si continua ad assistere ad un arroccamento culturale tale che, nessuna presunta identità ed implorata innovazione per un sostanziale ricambio, potranno lasciare spazio ad alternative e consolidamenti?
“Allo stato attuale delle cose e dovendo fare delle previsioni” Ceccanti per il 2011 vede “il duello Veltroni-Fini”.
E questo, per affermare il superamento dei vecchi schemi e portare alle prossime elezioni uno schieramento e capi alternativi rappresentativi di Genere e Generazioni ?
Ora piu’ che mai c’è l’esigenza di consolidare le realtà che, come la nostra, devono continuare ad imporsi senza emarginazioni ideologiche.
UN MIO CONTRIBUTO SUL PROBLEMA TRAFFICO AL PROGRAMMA DI ROMANO PRODI
Il contributo sistemico di una regolazione del Traffico cittadino, 10 Luglio 2006
Una regolamentazione sull’uso degli Autoveicoli in città per il miglioramento della vita dei cittadini e dell’ambiente
Contributo di: Massimo Preziuso
Argomento: Ambiente
Sembrerà un azzardo dirlo, ma a mio avviso IL problema centrale della vita nelle città risiede nel TRAFFICO, ed essendo le città MOTORI di SVILUPPO, esso diventa un grande Vincolo per il SISTEMA PAESE.
Da cittadino osservatore, noto da tempo che il TRAFFICO è la RADICE di tanti problemi del vivere nelle grandi città (nervosismo, irritabilità, ritardi e inefficienze vari).
Da tempo penso una cosa: ma perchè allora non limitare , in maniera intelligente, l’uso delle automobili in città?
Non sono un esperto in materie legali, ma credo che sia possibile avviare una normativa per portare i Sindaci delle varie città a muoversi in tal senso.
In tutti i Paesi avanzati si parla di “Car Sharing” e cose simili, in Italia davvero poco.
La cosa che mi interessa dire di più è la seguente:
in questo momento storico, in Italia un uso razionale e condiviso di Autoveicoli può divenire un Ottimo motore di Coesione Socialee di Sviluppo.
La proposta che mi chiedo se sia possibile attuare è la seguente:
perchè non regolare l’uso delle autovetture, “imponendo” il loro utilizzo in città con “ALMENO DUE PERSONE A BORDO”?
Nella città in cui vivo, Roma, è evidente ormai che la macchina è diventata ad uso ESCLUSIVO di SINGOLI, attraverso un circuito “vizioso” di pigrizia / comodità che porta le persone a “chiudersi” nella propria autovettura.
Io sono convinto che, regolando l’uso di autovetture si possa agevolmente realizzare BENESSERE diffuso per le persone, da un punto di vista SOCIALE, AMBIENTALE ed ECONOMICO anche (non scendo in discorsi di Mercati Energetici e altro, ma è chiaro che, a regime, in questo modo, si diventerebbe meno dipendenti dalle Benzine).
Sperando di non aver scritto pure sciocchezze, mi piacerebbe discutere con voi di questo.
Un saluto a tutti,
Massimo Preziuso
IL RISVEGLIO
“Vedo una folla innumerevole di uomini simili e uguali che girano senza tregua su sé stessi per procurarsi piccoli piaceri volgari, con cui si appagano l’anima. Ciascuno di loro, messo da un lato, è come estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui l’intera specie umana; quanto al resto dei suoi concittadini, li ha accanto ma non li vede; li tocca ma non li sente; non esiste che in sé stesso e per sé stesso, e, se una famiglia gli resta pur sempre, si può almeno dire che non ha più patria”.
A. de Tocqueville, De la démocratie en Amérique, vol. II, Gallimard, Parigi 1992, pp. 836-837.
Cari Amici,
vorrei condividere con voi la descrizione dello scenario socio-politico che il filosofo Alexis de Toqueville preconizzava alla fine dell’800 e che, con agghiacciante esattezza, pare corrispondere al momento (ormai duraturo) di decadimento (per non parlare di decadenza) morale, culturale e politica che il nostro Paese (ma allargherei al globo intero, Stati Uniti in primis) sta attraversando.
Il senso di sconforto che la lucida descrizione di un quadro allora futuristico ha provocato in me, penso possa essere condiviso con quanti immaginano, anche con il nostro impegno, un prossimo “Rinascimento”, la ripresa del nostro Paese, il risveglio da questo stato di torpore (per
non dire di sonno profondo) della ragione e del sentimento, una rinascita del sistema ispirata dalla luce rinnovata della Ragione del Cuore.
L’azione di ognuno di noi può davvero far scattare questa scintilla.
Credo che l’inizio di questa azione sia divenuto non più procrastinabile.
Da New York il nostro Paese mi sembra particolarmente malconcio, ma numerosi ardenti focolai lasciano presagire l’accendersi di una nuova fiamma.
Dipende anche da noi. Vogliamo essere protagonisti. Dobbiamo esserlo.
Un abbraccio e un saluto a tutti,
Silvia
SULLA PENA DI MORTE
Il 10 ottobre di quest’anno la Camera dei Deputati decise di cancellare dalla costituzione l’ultimo retaggio della pena di morte ancora presente nel nostro ordinamento. Un provvedimento che si aspettava da 12 anni.
Nel 1994, un mese dopo l’abolizione dai codici militari, l’Italia iniziò un cammno che le ha assicurato, a livello internazionale, il primo posto contro pena di morte e moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Nel 1997 il Governo Prodi fece approvare la proposta alla Commissione Diritti Umani dell’Onu con la maggioranza assoluta dei voti.
Un risultato storico che stabilì che la pena di morte è questione relativa ai diritti umani e che la sua abolizione era un rafforzamento della dignità umana ed un progresso dell’uomo.
Nel 1994 i paesi mantenitori erano 97 oggi 45 di meno, migliaia di vite umane risparmiate.
Questo apparve il risultato di una vera campagna politica portata avanti da associazioni, gruppi, singoli per una crescente coscienza politica e civile del nostro paese.”
Ad ottobre, però, si era ad un punto critico in quanto il governo sembrava vincolato ad una contro proposta di compromesso volta a presentare non la risoluzione ma una dichiarazione di intenti.
Ma allora, mi sto domandando, a che punto siamo, oggi, per raggiungere l’abolizione completa nel mondo?
GENERE E GENERAZIONI
Ciao.
Poche righe per dire la mia su quello che, a mio avviso, è successo in questi mesi, sia in questo gruppo, sia nel dibattitto sul PD, e soprattutto in ambito sociale, in Italia e in Europa.
Nel 2006, sopratutto dopo le elezioni vinte dall’ Ulivo, sono nati moltissimi Gruppi e Movimenti nella Società civile, e questo è un primo gran segno ( dagli anni 90, mai c’è stata tanta energia nella società civile).
Riguardo alla nostra esperienza: in 9 mesi siamo riusciti a creare un bel gruppo di discussione, su tematiche che sempre di più stanno prendendo piede nella Società.
Genere e Generazioni è un argomento forte e attualissimo. A tutti i livelli se ne sta parlando: dalla strada, ai tavoli di ristorante, alla televisione, ai seminari, ai Gruppi come il nostro, ai seminari politici, alla Camera, al Senato, nel Governo, a Brussels..sembra che, finalmente, ci sia spazio per fare innovazione politica in questo senso.
A me sembra che ci sia una “rivoluzione intellettuale” (di Cervelli, come dice Giuseppina) in atto: sono convinto che questo sia un momento unico in Italia (soprattuto) e in Europa per cambiare le cose e modernizzare le nostre società, soprattutto con il contributo vivo e vivace di Giovani e Donne.
Speriamo bene.
A presto,
Massimo