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Roma

Roma Capitale e Città Metropolitana : un delicato passaggio

di Pierluigi Sorti

Nell’ imperversare di una canicola che ha tormentato  Roma, a memoria dei cittadini più anziani, con il più torrido e più lungo periodo estivo,  si è formalmente concluso il processo parlamentare  ( scaturito  fondamentalmente  dall’ art.119 della Costituzione )  in una complessa articolazione di decreti legislativi e decreti legge che hanno incardinato i presupposti  del suo mutamento istituzionale e la scomparsa della sua provincia .

Roma, infatti, elevata al rango di Capitale , abbandona definitivamente il suo “status” di Ente comunale e designata, sempre da legge nazionale, Città metropolitana, con parallelo accrescimento di poteri, assorbe   in tale nuova veste l’ area geografica e storica della sua Provincia, a sua volta istituzionalmente destinata a dismettere le sue funzioni.

Il mutamento è peraltro marcato ( sempre da legge parlamentare ) da una diminuzione dei  Municipi : dal numero attuale di 19 a  quello di 15, con riduzione del numero dei consiglieri capitolini al numero massimo di 48, e, per la giunta,  al numero massimo di assessori pari a 12 ( un quarto dei consiglieri ) .

Di tutte queste novità il riscontro dell’ opinione pubblica non sembra effettivamente essere stato segnato da particolare attenzione,  per una deludente passività dei partiti, dei consiglieri municipali e comunali  attualmente in carica, e anche per un fervore mediatico  ( giornalistico e radio televisivo ) di tenuissima  evidenza,  propiziato sicuramente dalla calura e dalla contemporaneità delle vacanze estive.

Ora tuttavia la pubblica opinione è chiamata a partecipare, almeno in sede testimoniale, all’ elaborazione dello Statuto da cui dipenderanno i poteri dei Municipi e specificamente alla scelta alternativa di accrescerne gli attuali ( assai modesti ) poteri  oppure di comprimerli ulteriormente .

Corre obbligo di rilevare, al riguardo, che il potere complessivo del  Sindaco che assumerà tale incarico dopo il previsto cimento elettorale della prossima primavera, risulterà elevatissimo se di fatto mancherà una vigorosa voce da parte dei restanti 15  Municipi ( tuttora  non definiti nella nuova configurazione territoriale ) il cui rapporto, con i residenti  e il mondo associazionistico,  è comprensibilmente più intenso , se non addirittura esclusivo.

Considerando che i menzionati e numerosi dispositivi di legge, ispiratori di queste innovazioni istituzionali, hanno sempre definito i Municipi (o “circoscrizioni”, secondo la terminologia in uso presso altre Città metropolitane)  come organi dotati di “ autonomia finanziaria e amministrativa” , sarebbe deducibile che l’ attenzione della cittadinanza e del mondo associazionistico in generale , possa cogliere l’ occasione propizia, in ogni dettaglio, grande o minuscolo che sia, per far sentire la propria voce.

Che le forze politiche, quali punti terminali e interessati  contenitori, sappiano farne tesoro, è sicuramente un auspicio dei cittadini, ma è realisticamente dubitativo che siano provviste della necessaria sensibilità.

Il discorso di Zingaretti, candidato sindaco della Capitale

di Pierluigi Sorti

Addì 16 luglio 2012 , in  quel di Trastevere, nella piazza di S. Cosimato, Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma, ha lanciato il suo guanto di sfida per la conquista della poltrona di Sindaco di Roma Capitale.

Lo ha fatto con efficacia, dipanando il film di quello che sarà il suo vademecum di candidato a una carica che, almeno nella storia recente, è stata assai avara di gratificazione per chi  ha voluto interpretarla come propedeutica a progressi successivi nella politica nazionale.

Zingaretti,  consapevole o meno di questa circostanza, si è astenuto dall’enumerare attraenti traguardi,  rivolgendosi ai cittadini romani non per sedurli con promesse ma per chiedere il loro contributo , impegnandosi, non senza solennità,  ad ascoltarli  per affrontare unitariamente lo stato deprimente in cui ormai Roma è costretta a specchiarsi.

I cittadini hanno colto tale proposito come la via  obbligata per uscire dalla loro rassegnazione e ritrovare la strada maestra delle tradizioni più autentiche della loro città.

Il silenzio della sua allocuzione sui  tanti problemi che assillano Roma, di imponenza tale da tracimare facilmente in senso di impotenza, può facilmente essere perdonato, se non del tutto giustificato, data l’ ufficialità della dichiarazione della sua candidatura.

Dicasi questo in relazione ai pendenti problemi della nettezza urbana, alla crisi permanente della mobilità, ai piani urbanistici e alla colossale e tuttora incerta voragine debitoria del bilancio capitolino, peraltro di  non facile leggibilità anche dal punto di vista di un rapporto della Corte dei Conti di quasi tre anni or sono.

Ma il suo appello sulla necessità preliminare di ascoltare la gente, della irrinunciabilità della trasparenza politica, del metodo della verifica dei risultati, in sintesi della politica come servizio e non come privilegio,   non poteva non suscitare nella mente degli ascoltatori, la comparazione e le analogie con gli aforismi che hanno marcato tanti fenomeni, antichi e recenti, di movimentismo spontaneo.

Sono ben impressi nella più avvertita coscienza collettiva,la memoria recente dei girotondi, del popolo viola e, nella fase attuale, la evidente progressione, anche elettorale, del fenomeno del movimento di Grillo, depurabile o meno delle sue insidiose venature demagogiche.

Con la differenza, tuttavia, a favore di Zingaretti, di un solido presupposto che può conferire, a priori, maggiore credibilità alle sue parole : quello di poter vantare, ai suoi fianchi, la risorsa di un partito (ancora) organizzato che, con  le asserzioni menzionate, presenta, almeno teoricamente, innegabili attinenze.

La riuscita di Nicola ha un duplice e obbligato percorso da effettuare: la fermezza personale del mantenimento dei suoi propositi e , quale inderogabile e più problematica condizione, un diverso e più emancipato rapporto con il suo partito, nella convinzione che a nessuno può appartenere l’ esclusiva di una politica riformista.

Per le idee e gli uomini che sceglierà a coadiuvarlo, voglia e possa, Zingaretti, superare ogni reticenza sulle contraddizioni del Pd, inducendolo, in sede non solo romana, a modificare le troppe linee di condotta che, nei pochi anni della sua esistenza, hanno deluso, ampiamente e non poche volte, la pubblica opinione : come dimostrano gli oltre tre milioni e mezzo di elettori persi in un quadriennio.

Gli Innovatori Europei si incontrano Sabato 17, ore 10.30, Roma

Ci vediamo Sabato 17 alle 10.30
 
Dove: Red Restaurant & Design
 
Viale Pietro de Coubertin 12, 00196, Roma.
 
Dopo una lunga fase di analisi e proposte, iniziata nel 2006, vista la fase di accelerazione di cambiamento di questi ultimi mesi, Innovatori Europei vuole discutere sui prossimi passi da attuare.

Il movimento si sente pronto per diventare un soggetto federativo di gruppi e iniziative territoriali e settoriali, a partire dai luoghi e dai temi che conosciamo.

Ci incontriamo Sabato a Roma per discutere i modi e i tempi di questo nuovo passaggio.

A presto,

Gli Innovatori Europei

Per info e adesione: infoinnovatorieuropei@gmail.com

 

Lunedì 29 Novembre ore 19.30 “Il Welfare nella Società della Conoscenza” – Roma V. dei Giubbonari 38

Rete innovazione convegno

Gli amici di Rete dell’Innovazione organizzano questo interessante evento su un tema che, come Innovatori Europei, seguiamo con interesse da tempo. Vi invitiamo a partecipare.

 

Il nostro modello di welfare ha preso vita in una fase storica nella quale il lavoro, il vivere la società, i modelli di relazioni tra le persone avevano una natura diversa da quella attuale. Un Welfare State rigido che risponde a domande di servizi che sono emersi in epoca fordista. Oggi viviamo un’epoca nella quale tutto è più flessibile, il tempo libero a disposizone è spesso minore o distribuito in orari diversi da persona a persona. E’ necessario ripensare il welfare in modo che ampli il suo confine verso nuovi servizi necessari in una società basata sulla conoscenza e sia in grado di “customizzarsi” sui bisogni dei cittadini. Come ci insegnano i paesi del nord europa e scandinavi un welfare più inclusivo è anche una opportunità per aumentare la competitività del sistema. Sentirsi più tutelati dal un sistema collettivo di garanzie spinge ad investire e rischiare di più sulle proprie idee, proprio ciò di cui l’Italia ha più bisogno.
Il welfare state è anche una grande opportunità di pensare nuovi e più avanzati servizi utilizzando le nuove tecnologie, lanciando un grande programma di e-welfare. Opportunità per i cittadini che li utilizzano e per le imprese che li realizzano, una grande occasione di rilancio del comparto ICT e dell’innnovazione in generale.

Lunedì 29 facciamo un primo incontro di riflessione per aprire un percorso di costruzione di una nuova proposta per il nostro Paese.

Un percorso aperto ai contributi di tutti, nessuno escluso.

Pd/ Se Milano piange, nemmeno Roma sorride

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(di Pierluigi Sorti)

L’esito delle primarie di coalizione di Milano, della scorsa domenica, scuote la coscienza del partito democratico e apre nuovi interrogativi sulla credibilità della sua politica. Quale più idoneo termometro può misurare lo stato di armonia di un partito con l’ opinione pubblica delle primarie ?

Con le primarie della scorsa domenica,  hanno scritto, Milano ha forse  ritrovato il suo antico ruolo di precorritore di svolte politiche del paese tutto ma, verità vuole, il numero dei segni premonitori della crisi del Pd, era, in sequenza, evidente da molto tempo. . 

Le Puglie, Firenze ( duplice caso ) , le elezioni europee e regionali ( 4 milioni di voti assoluti perduti )  dopo la sconfitta delle elezioni del 2008, erano segnali manifesti di una crisi la cui terapia, non poteva essere limitata alla formale rotazione degli incarichi di un esiguo gruppo di alti rappresentanti dell’ apparato.

Dove, l’ illusione di poter rimuovere lo stato di scollamento tutta giocata sulla politica degli organigrammi degli apparati nazionali e, giù “per li rami”, di quelli regionali e provinciali, ha messo a nudo la sua impotenza e la sua insensibilità alle realtà nazionali e locali.

Una piramide di apparati, quella del Pd che, per spirito gregario o per impreparazione culturale di base hanno solo un canone interpretativo che li guida : l’ossessione della appartenenza, non al partito e alla sua ricchezza culturale, ma al dirigente locale presunto di possedere le “chiavi del cor” di qualche potente dirigente nazionale.   

Ne troviamo la conferma in queste stesse ore a Roma dove, dopo dilazioni reiterate (  con il partito  regionale del partito, in stato commissariale ) sono in corso le operazioni del congresso cittadino del Pd , con la elezione dei coordinatori di circolo, di municipio fino all’ apice del segretario cittadino.

E’ infatti stupefacente la reticenza ( se non addirittura la incapacità percettiva ) dei singoli candidati alle varie cariche, di affrontare la crisi del partito e con l’unico scrupolo di presentare credenziali politiche avarissime di riferimenti politici, in salsa prevalente di stucchevoli richiami alla “necessaria unità del partito”, di denuncia del “degrado della città”, e del malgoverno di Berlusconi.

E’ qui, in questa città dove pur operano alcuni massimi – e storici – dirigenti nazionali che alligna forse il tasso più alto di conformismo di partito e dimentico del continuo flettere di iscritti ed elettori. Solo la diagnosi del quale e una prognosi adeguata per rimuoverlo, può ancora costituire l’ alternativa alle scorciatoie del “fare” politica con la strada maestra dell’ “agire” politicamente.

Pd Roma: Il nodo al pettine (di Pierluigi Sorti)

Giunge per il Pd romano il momento in cui si misureranno le conseguenze dell’ abbandono del metodo antico di fare i congressi.

Ci riferiamo ai congressi a tesi, a mozioni, agli appelli ideologici e ai richiami degli affetti in cui, almeno nelle intenzioni e negli argomenti, si contrapponevano, nel migliore dei casi, autentiche alternative, o, nel peggiore, finte conflittualità ideali, finalizzate a mascherare sottostanti antagonismi personali.

Ma quanto meno, attraverso una discussione sul merito dei problemi, i rituali dei congressi riuscivano a conservare una formale predisposizione al dibattito politico: ora è caduto anche quel
formale abbigliamento congressuale. Per dirla tutta, le modifiche adottate non sono state il rimedio ma l’ esasperazione della personalizzazione della politica.

Accade dunque a Roma che, a 48 ore dalla scadenza dell’ iscrizione delle candidature alla segreteria del Pd di Roma, dopo la lunga pausa di riflessione per la sconfitta subita da Alemanno nel 2008, sono in campo tre candidati per concorrere alle primarie interne di partito, tutti dell’ area Bersani ( vittoriosa nelle primarie per la scelta del segretario nazionale di un anno fa ).

La latitanza di candidati delle altre due aree di partito ( quella Marino e quella ex Franceschini ), se confermata fino alla scadenza, è significativa, già ora, dell’ irrilevanza di argomenti politici che dovrebbero ispirare le scelte della platea congressuale.

Ma la vocazione complessiva degli iscritti al congresso, evidenziata dall’ ampia flessione del numero degli iscritti, non distante dai due terzi in meno, e la discutibile autenticità della volontà di coloro che rinnoveranno l’ iscrizione solo all’ ultimo momento utile, sono una riprova del cattivo stato di salute del Pd nella capitale.

Se ne vedrà la manifestazione nel carattere fittizio di contrapposizioni politiche fra esponenti che, in varia ma non significativa misura, sono tutti corresponsabili della crisi del partito e che nei loro indirizzi personali non riscuoteranno un particolare esame di merito dalla platea degli iscritti.

Lo stato di profondo disagio, scaturito per generale opinione, dalle gravi carenze di gestione di un deputato, l’ on. Milana, non può individuare una convincente ipotesi di superamento, contraddetta com’è dalla circostanza che proprio il candidato più favorito, il consigliere provinciale Marco Miccoli, è stato dell’ on. Milana, il collaboratore più stretto.

I passi già effettuati, in una cornice organizzativa assai macchinosa, caratterizzano un percorso poco persuasivo nell’ intento di riguadagnare credibilità e la riapparizione dell’ arcobaleno nella capitale, per il Partito democratico, sembra tuttora assai lontana.

Roma, il 19 Luglio ore 21: “Il lavoro nella società della conoscenza”

 Lunedì 19 Luglio ore 21.00 Palco PDROMA – Festa del’Unità di Roma

Rete dell’innovazione, in collaborazione con Innovatori Europei, organizza

“Il lavoro nella società della conoscenza”

con On. Marianna Madia (Comm. Lavoro) e Paolo Guerrieri (Resp. Forum Economia Nazionale del PD) e Paolino Madotto (Rete dell’Innovazione)

Tra gli interventi previsti : Antonello Busetto (Confindustria Servizi Innovativi), Eutelia, ISPRA, Alessio Cartocci, Ugo Bonelli, Francesco D’ausilio, Benedetta Cosmi, Massimo Preziuso (Innovatori Europei) e quanti vorranno iscriversi a parlare.

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