mediterraneo
Le sciarade di Alemanno e Zingaretti
Anche reputando ormai poco verosimile l’ ipotesi di uno scioglimento anticipato del parlamento, appena trascorso il periodo estivo, il mondo politico italiano entrerà progressivamente nel clima elettorale.
Ma a Roma questo clima si arroventerà assai più velocemente perché, in concomitanza con le assise politiche nazionali, anche il Campidoglio, sede simbolica e fattuale della città metropolitana di Roma Capitale, ospiterà la nuova assemblea e il Sindaco eletti dai romani per gestire il quinquennio “2013 -2018”.
Nella previsione corrente i due concorrenti che si contenderanno alla fine tale incarico hanno entrambi il volto già noto, sul piano nazionale, di Gianni Alemanno, sindaco in carica , e di Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, che, in questo torrido scorcio preferiale , giocano le loro prime credenziali.
Alemanno, poche sere or sono, invitato televisivamente a definire il suo maggiore successo coma sindaco della capitale, non ha esitato a identificarlo, nella delimitazione delle conseguenze del fallimentare bilancio ricevuto in eredità dall’ amministrazione Veltroni.
Zingaretti, dal canto suo, fa presumere di voler caratterizzare la sua immagine di candidato sindaco, con una proposta urbanistica nuova consistente nella rigorosa denegazione del consumo di territorio, specie dell’ agro romano, per nuove iniziative edilizie, attività alle quali il rivale Alemanno appare invece particolarmente proteso.
Il paradosso che ne consegue vede entrambi i candidati alle prese con un incrocio di curiose contraddizioni cui altri eventuali candidati minori, concorrenti alla carica, o l’ acribia dei giornalisti, potranno agevolmente sottolineare.
Potrebbe essere richiesto ad Alemanno il motivo di tanto ritardo nella denuncia del deficit della città, in considerazione specifica della sua duplice funzione di sindaco e di commissario al bilancio ai cui relativi doveri, almeno apparentemente, ha omesso di ottemperare, dall’ inizio del suo mandato, per renderne pubbliche le coordinate essenziali e illustrarne i ritenuti possibili rimedi .
A Zingaretti, specularmente, potrebbe essere chiesto di spiegare il silenzio con cui, pressoché con tutto il Pd, di cui da tempo è stato dirigente romano e nazionale, ha condiviso ( ed esaltato ) la faraonica impostazione del piano regolatore di Roma, poi approvato nel 2008, ultima fatica del sindaco Veltroni.
Quel piano regolatore, precisamente, che assurse a ideale colonna portante del celebre “modello Roma” ( ora dimenticato ) , che prevedeva un volume fabbricativo di oltre 60 milioni di metri cubi, con i connessi “diritti compensativi” e “accordi di programma” , a maggior gloria e intraprendenza degli immobiliaristi dell’ urbe.
Forse, per queste contraddizioni, Roma ha meritato davvero di essere gratificata del nuovo titolo di Capitale della Nazione.
Quella paralisi di fine impero
Ma cos’altro bisogna tentare per scalfire questo muro opprimente dello spread? Rispetto a questa domanda i ministri dell’Economia dell’Eurogruppo riuniti ieri a Brussels apparivano ancora più impotenti dopo che persino il tanto celebrato vertice che si è tenuto dieci giorni fa e che era parso a tutti segnare una discontinuità rispetto al passato, si è dimostrato incapace di invertire l’inarrestabile aggravarsi della crisi: i progressi che dopo l’incontro erano stati realizzati in termini di risparmi potenziali nel costo di finanziamento del debito pubblico di Italia e Spagna sono stati in solo dieci giorni completamente spazzati via.
Cosa manca allora dopo ventisette vertici dall’inizio della crisi più grave che l’Unione Europea abbia mai affrontato? Cosa continua a mancare in una rincorsa affannosa che vede i governi europei costretti nella scomoda posizione di un medico al quale rimane solo la possibilità di comprare tempo in attesa che a qualcuno venga un’idea?
Molti commentatori continuano ad invocare passi decisi verso l’unione fiscale. Tuttavia, essa non può che esigere anche un’unione politica che pur essendo teoricamente la soluzione, appare oggi improponibile per la stessa mancanza di condizioni politiche che l’inconcludenza dei vertici fa emergere. Voler fare, in questo momento, il salto verso gli Stati Uniti d’Europa tra Paesi che neppure si riescono a mettere d’accordo sull’utilizzazione di 500 miliardi di Euro da attribuire al fondo creato per assicurare la stabilizzazione finanziaria (ESM), sarebbe un po’ come per una coppia decidere di fare un figlio quando si è in crisi: le difficoltà verrebbero accantonate momentaneamente per la necessità di rispondere alla nuova sfida solo a costo di esporsi a guai ancora più devastanti nel giro di pochi mesi.
All’Unione politica mancano, del tutto, opinioni pubbliche europee, meccanismi istituzionali e modelli di partecipazione che costringano le nuove istituzioni a rispondere nei confronti dei contribuenti europei dell’utilizzazione di risorse pubbliche: più grave ancora è il fatto che sia mancato un qualsiasi serio investimento nella direzione della costruzione di un demos europe senza il quale l’Unione politica rischia paradossalmente di sancire una nuova drastica lacerazione tra classi dirigenti e cittadini.
Molto più utile è, come segnala il think tank Breugel, lavorare più pragmaticamente su quella che è la contraddizione più forte che si legge in tutti gli atti dell’Unione: la distanza tra gli annunci con i quali si cerca di placare i mercati, e l’implementazione che lasciano regolarmente gli operatori economici, finanziari e persino i cittadini nella più totale incertezza.
Anche per ciò che concerne, l’ultimo vertice la realizzazione concreta delle due più importanti decisioni prese – la possibilità che l’ESM intervenga direttamente nell’abbassare il costo del debito pubblico dei Paesi in maggiore difficoltà e nella ricapitalizzazione delle banche – è condizionata da almeno cinque aspetti si sa troppo poco per indicare che una strada precisa è stata intrapresa: quale è il livello in termini di aumento dei rischi di insolvenza per le banche e del rendimento sui titoli pubblici oltre il quale scatta l’operazione di salvataggio? A quali condizioni di miglioramento di tali indicatori l’assistenza finanziaria verrebbe fornita ed in che misura ai vertici – governi per gli Stati e management per le banche – sarà concessa l’autonomia per raggiungere tali obiettivi e quando scatterebbe al contrario l’alternativa di sostituire di fatto chi ha assunto le decisioni che hanno creato il problema? Fino a quando l’intervento di supporto deve e soprattutto può continuare e, considerando che le risorse attualmente a disposizione del meccanismo di stabilizzazione sono una frazione molto piccola dei debiti sovrani e bancari da garantire, attraverso quali meccanismi è possibile immaginare un suo rifinanziamento? Quali criteri di informazione sui rischi – nel caso delle banche – e omogenizzaione delle contabilità pubbliche – in quello dei governi – devono essere rispettati da tutti gli aderenti al patto in maniera tale che il soggetto deputato a stabilizzare possa identificare le crisi prima che esse si materializzino? Ed infine chi governa l ‘intero processo nelle due diverse aree di consolidamento degli Stati e delle istituzioni finanziarie e su quali basi giuridiche verrebbero perseguiti eventuali inadempimenti considerando che i soggetti regolati sono sovrani o comunque soggetti a leggi nazionali?
Stati e Banche rappresentano, ovviamente, questioni diverse sia per motivi tecnici che politici e, tuttavia, le due crisi gemelle avvicinano i due problemi e impongono un approccio in una certa misura simile.
La soluzione, a mio avviso, deve essere in entrambi i casi quanto più lineare è possibile: uno o due organismi – certamente uno dei quali deve essere la Banca Centrale Europea – devono essere dotati della capacità autonoma di intervento e della possibilità di finanziarsi o attraverso aumento della quantità di moneta oppure attraverso obbligazioni garantite dai Paesi dell’Eurozona collettivamente. I livelli di rischio ai quali corrisponda l’attivazione di pre definite tipologie di intervento devono essere stabiliti in anticipo in maniera tale da rendere più credibile l’impianto di stabilizzazione e ridurre le possibilità di doverlo effettivamente scattare. La capacità di risposta deve essere potenzialmente illimitata in maniera da scoraggiare gli speculatori e le soglie oltre le quali intervenire devono essere fissati a livelli sufficientemente bassi per limitare i rischi.
Un vertice come quello consumato nelle ore della semifinale tra Italia e Germania avrà impatto: le possibilità però che esso diventi l’ennesima occasione per salvare chi meriterebbe di uscire dalla partita con l’effetto di aumentare la propensione all’azzardo morale, sono però assolutamente uguali a quelle che costituisca un buon equilibrio tra necessità di non uccidere il malato ed esigenza assoluta di una modifica dei comportamenti che ne hanno determinato la malattia.
Tutto dipenderà dai dettagli nei quali spesso il diavolo si nasconde. Questi dettagli mai più devono essere rimandati da un vertice ad un altro , passando da livelli politici ad altri più tecnici. Non necessariamente tutti gli aspetti potranno essere stabiliti una volta e per tutte e correzioni del meccanismo sulla base dei risultati dovrà essere previsto. Ma perlomeno una strategia chiara deve essere chiaramente condivisa in maniera da far capire a tutti in che direzione – nei prossimi anni e non nei prossimi giorni – ci si vuole muovere per salvare un progetto – quello europeo – che merita visione e pragmatismo.
Lentezza incomprensibile della società civile
Assistiamo in questo torrido segmento di luglio alla rappresentazione mediatica di un gran fervore dell’ azione di governo, impegnato nell’ opera di “ spending review “ ( analisi critica della spesa pubblica n.d.r. ) .
Esso si accompagna allo speculare conclamato dissenso dei sindacati, all’ intenso lavorio sottotraccia delle direzioni dei partiti nella ( finta o autentica ) elaborazione di una nuova legge elettorale, a una opposizione parlamentare di minoranza, dura ma non rassegnata della sua scarsa incisività, infine alla silente ma compiaciuta attesa del movimento grillino.
Delude invece il mancato riscontro di nettezza di analisi e di proposte da parte di tutte quelle associazioni che, quale surrogato dei partiti e quali espressioni della società civile, sono sorte, nominalmente, per una più spregiudicata elaborazione di nuove ipotesi di offerta politica o per un più realistico approfondimento dei tanti temi che investono il quadro politico italiano ed europeo.
In questa fascia di iniziativa politica, oggettivamente impotente a bucare visibilità mediatica, e nota soltanto nell’ ambito di cittadini particolarmente sensibili al crescente aggravarsi della situazione politica, esistevano i presupposti di una capacità di reazione più costruttivo e comunque alternativo alla visione ormai difficilmente contrastabile del M5s ( movimento 5 stelle , quello di Grillo ) e al suo monolitismo demolitore.
Due sembrano infatti gli elementi ostativi a ogni concorrenza con il M5S per assumere un ruolo di ipotesi elettoralmente accettabile : entrambe forse riconducibili a paradigmi extra politici, forse di carattere psicanalitico .
L’ evidente indisponibilità , da parte delle numerosissime associazioni in campo, riscontrabile nelle principali realtà cittadine, in primis a Roma , di connettersi, per gelosia e diffidenza, fra di loro per realizzare una sufficiente massa d’ urto e la difficoltà di condividere iniziative in non piena formale armonia con i presupposti d’ origine e con la politica attuale, delle variegatissime provenienze individuali.
La cartina di tornasole più significativa è rappresentata da Alba, la più recente fra tutte le associazioni, che per inconscia vocazione, dopo una partenza non priva di clamore, non riesce a darsi capacità di crescita se non ricorrendo a obiettivi che vadano oltre formulazioni organizzative interne di funzionamento, identificabili con la lentissima predisposizione di uno Statuto.
Forse l’ imprinting dei diversi percorsi di apprendistato ideologico e politico entra a far parte del substrato di quei complessi che la psicanalisi individua come ostativi al libero sviluppo della personalità individuale.
R-innovamenti politici dalle associazioni
di Massimo Preziuso su L’Unità
La situazione politica è alquanto strana, come al solito, in Italia.
Basta leggere il botta e risposta di pochi minuti fa su Twitter tra la senatrice Finocchiaro (che dice “vogliamo che gli elettori scelgano gli eletti, ma non vogliamo le preferenze”) e il leader Casini (che risponde “ma senza preferenze, con l’uninominale, i cittadini non scelgono nulla”) – laddove la riforma elettorale è l’unico eventuale goal che gli italiani possono fare con questo Governo tecnico, fatto solo di austerità, tagli e nuove tasse – per capire che siamo messi male davvero.
E’ chiaro che i Partiti tutti sono immobilizzati nelle solite logiche di dibattito interno sulla direzione da prendere.
E in questo immobilismo stanno tralasciando completamente le esigenze di noi cittadini, nel nome dello “spread” (è sempre di pochi minuti fa la reazione fuori dai canoni del premier Monti alla critica, da me condivisa a pieno, del presidente confindustriale Squinzi sull’operato del primo, che dice “in questo modo, facciamo crescere lo spread”) e dei mercati finanziari.
Tra le necessità, le principali sono due: il lavoro e la riforma elettorale appunto.
Sul tema lavoro, mentre migliaia di lavoratori ogni settimana vengono “dismessi” da aziende che molte volte approfittano della crisi per dichiararsi “fallite” e chiedere l’intervento dello Stato, il governo e la politica non si rendono conto della necessità di interventi globali, possibilmente di natura europea, come i “sussidi alla disoccupazione” accompagnati ai “contratti di solidarietà” (di cui abbiamo discusso sin dal 2009 in Innovatori Europei), prima che il calo dei consumi e della produzione ci porti a breve in una spirale irreversibile di recessione economica e crisi sociale.
Sulla riforma elettorale, mentre il governo tecnico va avanti come un treno (solamente) nell’abbassare standard di vita raggiunti in Italia in almeno 50 anni, iniziando pure a mandare sul mercato i primi (ma non ultimi) importanti pezzi di patrimonio pubblico, con i partiti politici (in questo caso) ”distratti” dalla gestione di proprie complessità interne, i cittadini rischiano di dover votare di nuovo molti di quei politici che dovrebbero tornare a vita privata, non avendo raggiunto nemmeno minimamente i propri obiettivi di public servants.
Come ci siamo detti già nei mesi scorsi è proprio tempo di r-innovamenti politici, nei partiti e nelle associazioni.
Ma è soprattutto da queste ultime che deve arrivare nuova linfa verso le istituzioni e la società tutta.
E’ arrivato il momento che vari pezzi dell’associazionismo di settore – che in molti casi condividono radici, percorsi e finalità – la smettono di viaggiare in solitario e si uniscano per fare goal condivisi, per il bene del futuro prossimo del Bel Paese.
Non è più possibile stare a guardare la politica e le istituzioni auto riformarsi.
E’ un dovere per tutti partecipare, con i propri limitati mezzi e le proprie capacità, alle prossime elezioni politiche.
Con o senza (molto più probabile) il permesso dei partiti politici.
Questo il mio augurio per il nostro Paese.
La leggenda di Super Mario
di Francesco Grillo (su Il Mattino del 3 Luglio)
Negli ultimi fantastici giorni vissuti tra Varsavia e Brussels, tra gli italiani si deve essere diffusa una strana leggenda: quella di uno, anzi due, forse tre Fratelli Super Mario (Monti, Ballottelli e probabilmente Draghi) che proprio come nel famoso gioco della Nintendo avrebbero salvato, ancora una volta, il Paese che più di qualsiasi altro e’ specializzato a sfornare miracoli dell’ultima ora. Un paese vecchio, depresso, che da tempo perde la parte migliore delle sue generazioni piu’ giovani, da un anno sull’orlo di un vero e proprio fallimento e che da venti non riesce più a crescere. Una specie di bella addormentata che però trova sempre un eroe buono disposto a caricarsela sulle spalle e tirarla fuori dalla acque limacciose che rischiano costantemente di farla affogare.
E’ stato proprio Prandelli, uno dei personaggi più positivo degli Europei, a dire quanto la favola – perfettamente riuscita sei anni fa a Berlino – del trionfo costruito sula disperazione sarebbe stata controproducente:“la vittoria avrebbe fatto perdere l’equilibrio a tanti” – ha ricordato il nostro Commissario Tecnico – perché “per cambiare c’e’ bisogno di molto tempo” e solo quando “ci saremo riusciti, saremo pronti per rivincere subito dopo un risultato positivo, senza alternare picchi e periodi bui”.
Deve essere per questo motivo, per poter continuare il Progetto che Prandelli ha deciso di rimanere proprio dopo aver perso. E quello che dice l’allenatore italiano vale non solo per il calcio. Anche per l’economia e la società italiana la logica è la stessa: un paese fermo per vent’anni, avrà bisogno dei prossimi venti per fare i conti con un passato ingombrante e trovare una prospettiva di crescita duratura.
La Nazionale “ha, in effetti, provato a cambiare in un Paese vecchio”. E se e’ vero che l’età media dell’Italia era ancora più alta di quella fatta registrare in media dalle altre nazionali, è altrettanto vero che, rispetto al Mondiale del Sud Africa, la squadra è ringiovanita di quasi due anni e che in termini di numero medio di presenze (ventotto) nella squadra nazionale prima del torneo, i giocatori azzurri erano quelli che erano cambiati di più subito dopo la Polonia e la Francia.
Tuttavia, è altrettanto vero che non basta rinnovare i vertici, i punti più visibili di un movimento o di un Paese per modificare quella società in profondità: e così come a Prandelli non possono bastare le buone intenzioni se le squadre di club non gli consentono di allenare con sufficiente continuita’ gli azzurri, a Mario Monti non può bastare la credibilità internazionale se, contemporaneamente, a casa, la montagna della revisione del rapporto complessivo tra lo Stato e i cittadini è costretta a partorire il topolino di cinque miliardi di Euro che neppure vedra’ mai la luce per l’opposizione pre giudiziale dei sindacati e della Camusso.
Non basta Mario Ballottelli che diventa insieme la bandiera dei giovani e degli immigrati che tanto possono dare ad un Paese che non ha più fame. Non basta se dalle pubbliche amministrazioni italiane continua ad essere escluso per legge (a differenza degli altri Paesi) chi non è cittadino italiano, laddove in alcune aree – ad esempio la stessa polizia di stato – ce ne sarebbe bisogno vitale per poter avere le competenze linguistiche e le conoscenze per affrontare fenomeni nuovi. E non basta che un ventunenne diventi simbolo di un’Italia vincente, se nel frattempo l’approccio puramente contabile alla trasformazione della macchina statale ha prodotto solo un lento e inesorabile invecchiamento che ha, di fatto, pietrificato universita’, ospedali, ministeri, magistrature, organi istituzionali di uno Stato che vive ormai solo per sopravvivere a se stesso. Non basta anche perche’ Mario e’ anche il simbolo involontario di tanti giovani talenti italiani che sono scappati dal nostro Paese e che non vedono le condizioni per poter tornare.
Non basta una vittoria del cuore anche se puo’ costituire la premessa per la riscossa. Non basta un accordo tra capi di governo – quello di Brussels della settimana scorsa e’ peraltro ancora quasi totalmente da riempire di contenuti – e non basta da solo neppure lo scudo anti spread, anche se puo’ essere utile per comprare tempo laddove un governo in difficolta’ dimostrasse alla Commissione Europea di fare veramente autocritica. E non esiste, infine, un bottone magico premendo il quale otteniamo la crescita anche perché la leva degli investimenti pubblici per far ripartire l’economia dovra’ essere usata in maniera molto limitata e selettiva.
Quello che dobbiamo davvero realizzare per ottenere una crescita sostenibile, intelligente, inclusiva come chiede il documento conclusivo del vertice della settimana scorsa, e’ un enorme trasferimento di risorse tra sprechi e rendite di posizione a generazioni e gruppi sociali che avrebbero i mezzi per creare ricchezza ma che sono stati assurdamente penalizzati per decenni. Dobbiamo avere meno avvocati, meno notai, meno amministratori di patrimoni che essi stessi senza cambiamenti sono destinati a ridursi progressivamente; meno lobbies che ferocemente litigano per conservare la propria fetta di una torta che sta scomparendo. E molti piu’ innovatori veri, disposti a rischiare per il proprio talento e che, prima di tutto, possano essere messi in grado di utilizzare la propria inventiva.
Un cambiamento di mentalita’ ed una riallocazione di priorità così massiccia richiede di più dello sforzo di un governo o di una squadra; qualcosa di diverso dei “sacrifici per uscire dalla crisi” che continuano ad essere centrali nella retorica del presidente del consiglio italiano. Esse richiedono una trasformazione che non può che coinvolgere una parte grande della opinione pubblica ed, in particolar modo, delle “classi” (giovani, donne, immigrati) che dal cambiamento sarebbero beneficiati; riforme che non possono vivere senza il supporto dei cittadini che decidano di spegnera la televisione e scendere in campo per difenderne le ragioni; richiede un’autocritica di milioni di italiani che dallo status quo sono stati beneficiati per molto tempo e che da quei privilegi rischiano essi stessi di essere travolti; e, anche, sacrifici che pero’ non possono essere uguali per tutti perche’, per definizione, se dobbiamo ripartire dovremo farlo con chi da questa crisi otterra’ il riconoscimento – atteso da tanto tempo – del proprio valore.
Seconda lettera al sindaco di Frosinone
Verso una democrazia partecipativa
La Rete Indipendente “ Nuove Idee nei territori” ritiene urgente ed auspicabile, all’interno della Amministrazione comunale di Frosinone, proporre l’istituzione a costo zero di un tavolo di lavoro per l’organizzazione di un modello di democrazia, quello del governo partecipato, responsabile e condiviso e di un Garante ai “Beni Comuni e alla Partecipazione”.
Si propone contemporaneamente una riflessione che, rispondendo ai principi di trasparenza e integrità, previsti dalla normativa vigente per tutte le pubbliche amministrazioni istituisca referendum abrogativi e propositivi senza quorum soprattutto per le opere di interesse pubblico e dai costi sociali particolarmente rilevanti quale risposta ad un percorso di consultazione nel pubblico dibattito.
Proponiamo altresì l’adozione dello schema operativo di Agenda 21 locale che può diventare un modo di operare strategico a medio e lungo termine essendo modello partecipativo, democratico, antidogmatico e consapevole responsabilizzante tutti i soggetti partecipanti al dibattito sulla cosa pubblica. Inoltre, attenendosi al principio di legalità nella gestione delle amministrazioni, appare determinante che nei contratti pubblici sia abolito il criterio del “massimo ribasso” e venga istituita una commissione comunale, sempre a costo zero, per l’attuazione di un sistema tale da controllare in automatico eventuali infiltrazioni malavitose mediante verifiche incrociate dei dati su appalti, licenze, redditi, anagrafe. Sarà fondamentale, per evitare sprechi, implementate sia la formazione che l’aggiornamento dei dipendenti comunali così da ridurre al minimo le consulenze esterne.
Certi di trovare adeguata risposta alla suddetta proposta la Rete si rende disponibile ad una collaborazione, su un concetto chiave di gratuità assoluta, perché il percorso individuato sia fattibile ed in linea con una idea di innovazione dei Governi locali.
Giuseppina Bonaviri
Rete Indipendente “Nuove Idee nei territori”
Pd/ Un intreccio complicato di tesoreria, affari, e di discutibile senso di responsabilità
Mentre scriviamo, come radio e televisioni informano, sono contemporaneamente in corso la deposizione formale ai magistrati inquirenti, dell’ ex senatore Luigi Lusi, e le allocuzioni, in due differenti convegni, di due presumibili contendenti alle primarie del centro sinistra, se ci saranno, che dovranno determinare il candidato premier del centro sinistra : Pier Luigi Bersani, a Roma, e Matteo Renzi, a Firenze.
Non risulta che i due esponenti del Pd abbiano ritenuto di far cenno al concomitante evento dell’ avvio formale di una azione giudiziaria che mette in discussione la legittimità di gran parte dei gruppi dirigenti del Pd di cui, specificamente Bersani ( ex Ds ) , come segretario, e Rosi Bindi ( come presidente del partito ), dovrebbero essere, ma non sono, in massimo grado consapevoli.
Eppure dovrebbe essere evidente il declino del loro credito politico serpeggiante nelle fila degli iscritti al Pd e, ancor più, degli elettori del centro sinistra, in rapporto ai loro comportamenti nel caso Lusi e di quello altrettanto non commendevole del consigliere regionale Penati.
Nel quadro della acclarata gravità del caso Lusi e del caso Penati, emerge chiarissima la profonda insensibilità politica che sta alla base della legge istitutiva degli oltremodo cospicui rimborsi, solidalmente con tutti i partiti, e la violenza ( non solo lessicale, on. Rosi Bindi ) con cui è stato fatto strame del referendum abrogativo di ogni forma di finanziamento pubblico, approvato da quasi trenta milioni di elettori.
E’ doveroso dare eticamente credito alla parola di Bersani , non dichiaratosi informato delle super disinvolte operazioni amministrative del capo della sua segreteria politica, Penati, nella sua veste di presidente della Provincia di Milano,
Ma è altresì doveroso sottolineare che, proprio sotto tale rispetto, egli abbia evidenziato, una profonda incapacità di conoscenza psicologica e di sagacia selettiva degli uomini di cui aveva scelto di avvalersi.
Vi è una responsabilità “in vigilando” che, per un uomo politico, deve ritenersi altrettanto importante della su stessa onestà personale.
Chi non ricorda le dimissioni immediate del presidente tedesco Willy Brandt appena reso edotto che uno degli uomini della sua segreteria era indagato come sospettabile di spionaggio ?
Gli Stati Generali del Mezzogiorno (nel mediterraneo) di Italia Camp
Riflessione sul Mediterraneo a Frosinone con la candidata Bonaviri
La Bonaviri tra la gente e una riflessione sul Mediterraneo
In una giornata passata tra la gente nelle pozzanghere di Frosinone, la Bonaviri ha anche dibattuto con Luca Lauro e Massimo Preziuso di Innovatori Europei e altri amici sul tema del Mediterraneo e in particolare sulle opportunità commerciali per le imprese e i lavoratori del Frusinate.
Ve ne proponiamo una sintesi:
1 – Innanzitutto vi sono dei motivi di carattere generale a giustificare l’interesse delle imprese italiane rispetto ai paesi che sonostati recentemente attraversati dalla primavera araba:
sono stati rimossi importanti regimi che, facendo da tappoalla democrazia, infarciti da una corruzione spesso internazionale, hanno impedito per decenni uno sviluppo possibile nell’agricoltura come nell’industria, partendo dal fatto che si tratta di paesi ricchi di materieprime energetiche in primis petrolio e gas naturale.
Il passaggio a forme democratiche di partecipazione sta ulteriormente stimolando la progettazione di nuove infrastrutture economiche ela stessa Unione Europea, che da tempo ha varato progetti finanziari di cooperazione per lo sviluppo del Mediterraneo, è particolarmente interessata agli esiti economico sociali che si avranno nell’area: in questo momento arrivare lì per primi potrebbe significare conquistare delle quote di mercato solide e durature, anche per il fatto che leimprese e i gruppi di diversi paesi occidentali, hanno seguito negli scorsi mesi le direttive delle proprie ambasciate e si sono ritirati temendo il peggio dalle rivoluzioni in corso.
In tal senso gli italiani sono visti particolarmente di buon occhio in tutto il nord africa e nello stesso Libano dove un contingente di 2000 uomini presidia stabilmente la zona assegnata per favorire gli equilibri di pace con Israele.
2 – Si verifica spesso un errore di valutazione da parte delle imprese intente ad escludere le aree di conflitto dalle proprie rottecommerciali:
il fatto che siano in corso dei conflitti o che si siano dapoco placati non significa che l’economia si sia fermata, al contrario lestesse dinamiche politiche che hanno portato ai conflitti segnano il ribaltamento degli equilibri preesistenti e per tali motivi rivitalizzano gliscambi, la ricerca di nuovi fornitori, prodotti e partner commerciali senza considerare che prima o poi si scatenerà il business della ricostruzione,e in tale momento esserci da prima significa rimanere per sempre; nei paesiislamici spesso è importante essere accreditati prima istituzionalmente peravere un buon seguito con gli affari privati, percui il ribaltamento dellesorti politiche offre nuove importanti opportunità a chi per primo saprà dialogare e conquistarsi l’amicizia delle nuove leadership.
3 – L’interesse nazionale ad accrescere e fortificare le relazioni commerciali con paesi ed interlocutori le cui principali voci di esportazione corrispondano con quei beni di cui abbiamo più bisogno, e chiaramente in primis il petrolio e il gas naturale:
infatti bisogna considerare che il business porta altro business per cui, avere rapporti con paesi ricchi di energia è molto meglio che scambiare con paesi trasformatori a basso prezzo come la Cina, che se da unlato ci riempie gli scaffali di merci economiche (facendoci concorrenza) dall’altro non placa il nostro bisogno di materie prime che dovrà comunque essere soddisfatto importando da un’altra parte, con la conseguenza dipeggiorare l’equilibrio generale della bilancia commerciale.
4 – L’amicizia con i paesi del mediterraneo potrebbe favorire finalmente in futuro rotte di scambio umano non più per necessità ma per turismo, grazie allo sviluppo economico sociale di quei territori che farebbero a loro volta da cuscino di assorbimento per le migrazioni provenienti dal centro africa.
5 – A fianco a queste motivazioni di carattere generale vene sono altre particolarmente apprezzabili per le imprese italiane.
Ovviamente la prima è data dalla prossimità dei mercati che si affacciano sul mediterraneo: significa che essi sono geograficamente meno distanti, il che equivale a costi e rischi proporzionalmente inferiori rispetto al raggiungimento delle merci verso altri paesi più lontani, ma anche che sonoculturalmente più vicini, laddove spesso sono rintracciabili matrici storiche comuni come quelle determinate dal passaggio storico dei saraceni nel suditalia e che rendono le popolazioni islamiche spesso più sensibili alle proposteitaliane rispetto a quelle più economicamente vantaggiose provenienti dalla Cina e dall’estremo oriente, i nostri maggiori competitor assieme alla Germania nel commercio internazionale. La minore distanza oltre a rendere i trasportidi merci e persone più economici permette anche una maggiore e migliore gestione di possibili investimenti italiani in loco.
6 – Le imprese del Frusinate hanno rivelato un forte dinamismo sui mercati esteri a partire dal 2006:
il confronto dei saldi normalizzati import/export con i dati nazionali, ne fa una provincia in enorme crescita sulla quale sarà beneinvestire con politiche mirate di sviluppo.
Nel 2006 le esportazioni dal territorio provinciale verso l’estero contavano circa1,900 mld di euro e nel 2011 hanno registrato 4,165 mld di euro, sonopraticamente raddoppiate, il che significa che c’è una forte vitalità imprenditoriale che va correttamente guidata dove possa avere dei riscontri disviluppo e stabilità in termini di relazioni commerciali; in particolare nell’ultimo anno sono stati particolarmente attivi i settori delle bevande, degli articoli in pelle, degli articoli ingomma e materie plastiche e degli autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, tutte categorie merceologiche che possono trovare ampi sbocchi nei mercati che si affacciano sulla sponda meridionale del mediterraneo.
Queste considerazioni per dire che anche grazie a rinnovate relazioni con il Mediterraneo Frosinone può ambire al ruolo di “piccola capitale”
Il programma elettorale di Giuseppina Bonaviri, candidata sindaco a Frosinone
Candidata Sindaco
Per la mia e vostra “Piccola Capitale”: Frosinone
1) Beni Comuni
Lo sviluppo di Frosinone capoluogo di provincia, quale motore di sviluppo indipendente ed autogeno, attraverso il migliore utilizzo delle proprie risorse naturali e pubbliche passa dallo scambio della conoscenza e del pensiero, ponendo al centro l’essere e non l’avere, in modo libero da censura o da altri impedimenti. Questo, per noi, diventa la priorità nella gestione della città. Le risorse di un Comune, a partire dall’azzeramento degli sprechi già dalle campagne elettorali, non possono essere intese solo come quelle finanziarie ( in una logica di entrate/ uscite), bensì come l’insieme delle proprietà, del personale, delle imprese industriali/ commerciali e degli immobili che a vario titolo appartengono al Comune. I beni comuni sono patrimonio di tutti, indisponibili sul mercato, non negoziabili. Sono altro dalla proprietà statale o privata, sono beni di proprietà sociale e la loro gestione deve riguardare sia il governo sia le amministrazioni pubbliche sia i cittadini. Ambiente, territorio e paesaggio, patrimonio storico e culturale, democrazia sono un bene comune così come le forme di conoscenza collettiva, i saperi e le culture locali. L’acqua è vita non fonte di profitto. L’aria è vita non fonte di avvelenamento: più biciclette, più trasporto pubblico di qualità, car e bike sharing, e pedibus. La città di Frosinone deve crescere in qualità ed in capacità di recupero urbano, in aree verdi, zone pedonali e in spazi pubblici aggregatori di energie, luoghi questi idonei a mamme, bimbi, giovani, anziani. Le aziende e le proprietà comunali non devono essere privatizzate ma gestite secondo criteri di nuova economia solidale. La partecipazione democratica non può essere uno slogan: deve essere un modo nuovo di concepire l’impegno politico e amministrativo. Attivare allora nell’immediato: consigli di quartiere, consulte tematiche, forum cittadino-dei diritti-delle pari opportunità, una consulta delle bambine-i e per l’infanzia. Si stabiliranno spazi aggregativi comuni quali luoghi aperti di proposte del cittadino con una campagna innovativa ” Uno spazio in comune, uno spazio in ogni comune” . Per l’efficienza e trasparenza della macchina comunale si stabiliranno dei tetti per gli stipendi del management sia del Comune che delle Aziende Partecipate che saranno gradualmente convertite in servizi di gestione pubblica. Ai cittadini dovrà essere messo a disposizione uno sportello virtuale dove esprimere le proprie opinioni sull’operato degli amministratori, per esporre i problemi del proprio quartiere o della città e proporre soluzioni alternative. Tutte le delibere comunali saranno rese pubbliche on-line almeno tre mesi prima delle loro approvazione per ricevere i commenti da parte dei cittadini. Le sedute del consiglio saranno video e on-line così come sarà immediatamente on-line ogni delibera consiliare e la pubblicazione sul sito ufficiale di schede personali dei componenti della giunta comunale. Sul sito ufficiale si pubblicheranno i regolamenti comunali, le pianificazioni d’interventi e di atti decisionali di carattere amministrativo che riguardino gare d’appalto prevedendo per i cittadini la possibilità di fare proposte ed esprimere pareri. Si creeranno strumenti di comunicazione digitale ad accesso libero ai cittadini per il monitoraggio e la verifica delle azioni pubbliche e di tutte le forniture di servizi con relativi contratti e fornitori. Sarà creata una banca dati on-line per le gare di appalto delle ditte vincitrici con relative certificazioni antimafia, elenco dei fornitori e dei consulenti comunali. Saranno eliminati i gettoni di presenza e le indennità per gli amministratori comunali che percepiscono già uno stipendio e-o permessi retribuiti. Si introdurranno referendum popolari senza quorum consultivo, propositivo, abrogativo su materie di esclusiva competenza locale. Si introdurrà il diario pubblico di ogni Assessore: ogni assessore verrà fornito di un blog collegato al sito del Comune che dovrà aggiornare in tempo reale a fine giornata. In questo modo cittadini e media potranno seguire quotidianamente l’azione dei loro amministratori. Introdurremo una nuova possibilità per i cittadini di partecipare al consiglio comunale con domande ed interventi: limitando i tempi di intervento dei consiglieri si darà la possibilità al cittadino presente fisicamente nella sala o collegato via internet di fare domande e brevi interventi. Se richiesto dallo 0.5% dei cittadini, una volta l’anno, nell’ambito di un programma ”La parola ai cittadini” si realizzerà una serata partecipativa con facilitatori, difensore civico, e l’intera giunta, in cui i cittadini avranno diritto di fare proposte o critiche per la loro città in un tempo massimo di tre minuti ed un contraddittorio di un minuto, così che la proposta sarà messa ai voti per alzata di mano. Si otterrà così una lista di proposte messe in ordine decrescente di voto. La giunta comunale potrà fare interventi per chiarire aspetti della proposta prima del voto con un tempo massimo di tre minuti e sarà obbligata a portare avanti le tre proposte più votate dai cittadini.
Andando ai singoli temi, ecco come interverremo:
a) Gestione pubblica dell’acqua e rifiuti
Sull’acqua consideriamo essenziale che la gestione del sistema idrico integrato sia totalmente pubblica e guardiamo alla costituzione di una azienda speciale, consorziandoci con i comuni limitrofi. Le tariffe dovranno essere rimodulate rispettando i principi di gratuità per una quota minima giornaliera e dell’assenza delle remunerazioni del capitale. Il Comune deve essere parte attiva aderendo al coordinamento dei comuni a favore dell’acqua pubblica e con azioni volte a prevenire future scelte tendenti ad annullare l’esito referendario. Si adotteranno iniziative specifiche come l’abolizione della buste di plastica, il disincentivo all’uso dell’acqua in bottiglia di plastica e si adotterà la gestione integrata dell’intero ciclo delle acque ( potabile, fogne, acqua piovana). Per la manutenzione straordinaria alle infrastrutture si stabiliranno piani finanziati dalla Regione per accedere a fondi europei. Occorre anche stimolare iniziative che coinvolgano i privati per investimenti in attività di interesse comune anche tramite forme di sponsorizzazione virtuose.
Alcuni punti specifici:
a. Quota minima giornaliera gratuita 50 mc pro capite e pagamento del surplus a costi crescenti in relazione alla crescita dei consumi pro capite
b. Disincentivo all’uso dell’acqua in bottiglia nelle scuole e nei pubblici uffici (Campagna di informazione “Imbrocchiamola”) prevedendo incentivi agli esercizi aderenti; installazione di fontanelle leggere
c. Gestione integrata dell’intero ciclo dell’acqua potabile, fogne, acqua piovana da introdurre nel regolamento edilizio per le ristrutturazioni, nuove costruzioni, scuole e edifici comunali
d. Forte contrasto agli allacciamenti idrici e fognari abusivi.
Promuoveremo la logica “rifiuti zero” raggiungendo livelli di raccolta differenziata del 75% con la creazione di un piano comunale sulla gestione dei rifiuti che veda come prima priorità la prevenzione e la riduzione a monte dei rifiuti e poi, come snodo centrale, la raccolta differenziata porta a porta su tutto il territorio. Un piano che avvii attività virtuose per la valorizzazione di rifiuti differenziati, incentivando l’economia dei rifiuti riciclati a partire da iniziative quali il commercio di beni inutilizzati in primo luogo istituendo un Comitato della Trasparenza e Partecipazione che acceda ai dati di monitoraggio e gestione delle attività e che punta sull’innovazione con una seria riconversione produttiva macrosociale.
b) Risparmio energetico e fonti rinnovabili
La crisi di questi ultimi anni, ha portato al sostanziale abbassamento del potere di acquisto e dei redditi dei cittadini ed un dato rimane costante: l’Italia detiene il più alto prezzo dell’energia a livello europeo.
Nel contempo il Pianeta va rapidamente verso un innalzamento della temperatura media, a causa di una crescente quota di emissioni nocive, a cui si può rispondere attraverso azioni di efficientamento e risparmio energetico, e di produzione di energia da fonti rinnovabili. Su questo tema fondamentale, ancora di più quando le bollette energetiche continuano a crescere insieme ai prezzi dei combustibili, indichiamo alcune tra le iniziative ed azioni specifiche da adottare:
a. Sviluppare il piano energetico comunale
b. Applicare e tutti gli edifici pubblici la legge 10-91 sulla certificazione energetica, dagli uffici comunali alle scuole gestite dal comune, sensibilizzando anche il Provveditorato ad adeguare gli edifici scolastici ricadenti sotto la propria giurisdizione.
c. Sensibilizzare la cittadinanza giovane sui temi del risparmio energetico e sull’urgenza di utilizzo di energia da fonte rinnovabile inizialmente con: promozione di un progetto eco-didattico con conferenze nelle scuole tenute da personale volontario; sensibilizzazione della cittadinanza adulta con assemblee pubbliche; azioni di responsabilizzazione degli utenti nei locali pubblici.
d. Attivare circuito del credito locale per sostenere famiglie e piccole imprese nella loro volontà di realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica o termica.
c) Mobilità
La mobilità è un settore strategico per la vita di una città. Una corretta pianificazione può consentire economie rilevanti di risparmio di tipo energetico-economico e in termini di emissioni in atmosfera di CO2 ed inquinanti del traffico, dando una immediata risposta al miglioramento della soddisfazione della qualità della vita del cittadino. In quest’ottica il Comune deve influire anche sulle scelte a carico di altre autorità strutturando un rapporto dinamico con Ferrovie dello Stato ed altri gestori del traffico ed istituendo collaborazioni con i comuni limitrofi per una ottimizzazione dell’offerta. Importante appare attivare servizi- con la co-partecipazione fra comuni sintonici- per sviluppare un trasporto pubblico sano (car e bike sharing, noleggio pubblico a basso costo di auto e mini bus elettrici e a chiamata, realizzazione di percorsi cittadini e pista ciclabile circumlacuale). Importante in tal senso sarà un ammodernamento della rete viaria accompagnato da una gestione intelligente del traffico e dei parcheggi – che saranno di scambio e con tariffazione rimodulata nel rispetto delle esigenze dell’utenza – rivedendo la gratuità e meccanismi di franchigia ad esempio di ’30 min.
Il piano di mobilità comunale per i disabili sarà alla base dei nostri primi interventi insieme all’attenzione sulla modalità di telelavoro, che impatta sulla mobilità e rappresenta una delle più grosse opportunità mancate per riformare la sostenibilità dei trasporti e del lavoro e sostenere i tempi di compatibilità di genere.
d) Il Bilancio
Il bilancio deve diventare il primario Bene Comune di una città partecipata. A tal fine, semplicemente proponiamo che il comune pubblichi tutte le voci di spesa corrente e in conto capitale che sostiene durante l’esercizio amministrativo. Questo per dare la possibilità alla cittadinanza di esprimere
pareri (inizialmente non vincolanti) sull’efficienza e l’efficacia della spesa ed attivare così processi di miglioramento dell’attività comunale e dei risultati da essa raggiunti. Vi è tanto da fare per raggiungere quei livelli qualitativi di spesa di una città che sia moderna e funzionale, competitiva dentro e fuori la Regione. Dobbiamo garantire con rigore e metodo l’equilibrio finanziario dell’ente sapendo che nei primi periodi non ci sarà la possibilità di effettuare investimenti. Un comune autosufficiente è di per se virtuoso e premiante.
Il Bilancio comunale, dettagliato ed articolato, in maniera tale da essere facilmente compreso dalla cittadinanza, deve essere dunque illustrato con conferenze pubbliche periodiche e messo in rete sul sito comunale. Va introdotta la destinazione d’uso delle tasse pagate dal cittadino, anche a livello comunale. Con questa ottica si ritiene necessaria la creazione di un soggetto terzo, l’Osservatorio Comunale della Governance, che verifichi i risultati ottenuti dai singoli amministratori ed uffici di settore ed i profitti delle società partecipate e pubbliche e favorisca l’obbedienza civile degli amministratori. Si ritiene utile effettuare e pubblicizzare il censimento approfondito delle proprietà che a vario titolo afferiscono al comune e delle loro rendite con lo scopo di ottimizzarne l’impiego verso iniziative economiche rinnovate. Contenendo poi i costi del personale con la riduzione di contratti su base fiduciaria e di consulenze esterne si ridurranno le voci del bilancio in uscita. Inoltre il personale ed i dirigenti comunali saranno così maggiormente responsabilizzati e coinvolti pienamente negli obiettivi annuali da raggiungere. La necessità di contenere i costi del personale impone di ridurre drasticamente il numero di quanti vengano assunti nello staff del sindaco o con contratti fiduciari o di consulenza. Questo provvedimento, a nostro giudizio, sarà in grado di ridurre notevolmente le voci in uscita del bilancio comunale.
e) Frosinone nella rete delle città virtuose e intelligenti
Ci si metterà in gioco sottoponendo il sistema urbano ad un confronto con altre città italiane ed europee come qualificatore di vivibilità per ambienti urbani. Si farà ricorso alle tecnologie moderne di comunicazione per assicurare un governo più efficiente e sostenibile in termini di infrastrutture, informatico ed informativo. Frosinone “piccola capitale”, territorio – macroarea in cui la crescita congiunta della conoscenza, dell’inclusione sociale, della cultura, del turismo sia la via praticabile e prioritaria.
Facilitare la riconversione di vecchie strutture ed edifici comunali come anche di alcune strutture militari; attivare un Osservatorio prezzi tramite una rete di utenti ampia ed efficace; rilanciare il centro storico a partire dalla rinascita del vecchio Teatro Nestor dove poter riproporre eventi artistici nazionali e dei locali storici (ex-cinema Vittoria ed Excelsior) da adibire a laboratori artistici aperti alla cittadinanza, agli artigiani per il rilancio di attività artigianali locali ed itineranti, alle scuole con visite guidate. Si prevede la ristrutturazione e l’ampliamento del Museo comunale di Frosinone come la salvaguardia di tutto il patrimoni artistico locale (vedi Terme Romane, Piloni). Le biblioteche comunali avranno un posto di avanguardia nella edizione di un Premio letterario Città di Frosinone che aprirà le porte a giovanissimi e infanzia per la riscoperta di autori classici e contemporanei locali e nazionali. La Casa della Cultura “Giuseppe Bonaviri”, ex –mattatoio, sarà la naturale casa della cultura di Frosinone, indipendente e libera, aperta alle proposte di gruppi locali giovanili e polo di attrazione per artisti provenienti da tutta Europa. Si istituiranno borse di studio per giovani artisti aderendo ai fondi comunitari e si proporranno, in sintonia con i luoghi sacri della cultura ed istruzione locale (Conservatorio di musica, Accademia delle belle arti, Università di Cassino, Provveditorato agli studi), corsi di formazione ed aggiornamento quale Polo Aggregativo di talenti che sarà attrattivo di mobilità per intellettuali, ricercatori e storici.
f) Pianificazione urbanistica
Accresciamo l’efficienza delle strutture pubbliche, rivedendo quella logica spesso perversa per cui il privato è più efficiente, dunque naturalmente idoneo a surrogare le lentezze ed incapacità dei soggetti pubblici. Dietro l’inefficienza si nascondono illegalità ed interessi. Trasparenza e partecipazione, attribuzione di responsabilità, lotta all’evasione sono le radici di un vivere sano e tutelato. Cubatura zero, rivisitazione dell’uso del territorio e dell’organizzazione dei servizi, utilizzo delle strutture comunali dismesse e loro riqualificazione, piano straordinario agevolato alle giovani coppie e alle famiglie bisognose come ai cittadini non appartenenti all’Unione Europea con regolare permesso di soggiorno , contributi a fondo perduto attraverso la stipula di convezioni regionali a persone disabili per l’abbattimento di barriere architettoniche delle loro abitazioni, creazione di un data base unificato delle agenzie immobiliari per una percezione concreta e quotidiana del surplus di offerta. Realizzeremo un sistema informativo trasparente territoriale per pianificare e controllare il territorio e che fornisca la base conoscitiva come tariffa puntuale relativa ai rifiuti, controllo dell’abusivismo e dell’evasione fiscale e sia atto alla redazione di un rapporto annuale sulla sostenibilità di Frosinone. In un contesto di autonomia, ci si impegna a fare una ricognizione del patrimonio architettonico esistente creando spazi confortevoli ( esempio sistemazione del verde lungo il fiume Cosa) e a favorire la presenza di luoghi fisici idonei alla nascita di un polo universitario decentrato da Roma nel campo delle scienze agricole ed ambientali. La valorizzazione delle aree verdi con l’adozione di isole verdi su tutto il territorio e la riscoprire dell’agricoltura, antica vocazione del popolo ciociaro, indicano nuovi modi di pianificazione del territorio. In tal modo poi si consentirà la riduzione del percorso produzione-consumo con la valorizzazione dell’agricoltura sociale ed il sostegno ai consorzi e cooperative che favoriscono il reinserimento di soggetti svantaggiati. L’agricoltura sociale, le fattorie sociali, sono oggi il nesso tra sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e approvvigionamento alimentare. Si tratta di un vero strumento operativo per l’applicabilità di un welfare moderno e competitivo.
g) Cooperazione e finanziamenti tra enti locali ed altri soggetti
Favorire la costruzione di più reti settoriali per i diversi servizi di reciproco interesse fra i comuni del comprensorio e dei distretti limitrofi, che veda al centro del sistema-macroarea il capoluogo ciociaro, in modo da ottimizzare le risorse valorizzando tutte le possibili sinergie e abbassando gli sprechi con l’ ottimizzazione dei risultati. Attiveremo all’interno della macchina amministrativa le funzioni di ricerca, promozione ed attivazione dei bandi emessi dalle strutture sovracomunali (Provincia, Regione, Stato, Unione Europea) sia come supporto per la partecipazione ai bandi dell’amministrazione comunale sia quale consulenza per la partecipazione da parte dei cittadini, delle associazioni e delle imprese locali all’interno di tali opportunità.
h) Sanità
La difesa ed il potenziamento delle Strutture Socio-Sanitarie sono forti priorità. Il Comune dovrà dare indirizzi politici interagendo con Asl e Regione. Le lunghe liste di attesa, ritardi dei rimborsi ai pazienti colpiti da malattie croniche, difficoltà nell’attuazione di programmi domiciliari, continuità terapeutica carenti fanno si che un Comune diventi sinonimo di contrasto a tutte quelle forme di disagio e forme di emarginazione sviluppando un welfare integrato con il terzo settore ed il volontariato, con i privati che a titolo di gratuità vorranno diventare depositari di benessere. Contrasteremo dunque ogni forma di discriminazione e tuteleremo la salute dei cittadini più indigenti ed emarginati- come persone detenute o dimesse dal carcere, immigrati, senza fissa dimora- a partire dalla costituzione di un Ambulatorio popolare che prevenga ulteriori disagi sociali e permetta, interagendo con la ASL deputata, diagnosi precoci e trasferimenti veloci in strutture reputate più idonee per la creazione di una comunità sempre più inclusiva e sana.
2) Frosinone primo hub italiano del Mediterraneo.
Agganciare Frosinone ad una naturale direttiva dello sviluppo italiano nel Mediterraneo.
Il Mediterraneo “allargato” è senza dubbio lo spazio geopolitico più esposto alle ventate di destabilizzazione che soffiano sul sistema politico-economico internazionale. Area di contrasti sociali, economici e culturali ma, allo stesso tempo, caratterizzato da forte dinamismo commerciale e interessanti interdipendenze geo-economiche, tra le due sponde nord e sud, che delineano vincoli e opportunità per un processo di integrazione avviato oltre venti anni fa. L’integrazione economica e sociale nel Mediterraneo, iniziata nel 1995 con il Processo di Barcellona a livello europeo e con la Conferenza di Lisbona dell’APM a livello regionale è una delle più grandi occasioni che l’Italia deve saper cogliere nel suo percorso di rilancio. Tutte le città, da ora anche Frosinone, devono costruire il proprio profilo strategico in tale area, cercando di puntare su un rilancio complessivo della propria immagine.
Ciò consente di posizionarsi in maniera ottimale nella percezione degli operatori stranieri diventando contemporaneamente un importante nodo della rete più ampia impegnata a stimolare relazioni attraverso qualità ed eccellenze. In tal senso la Regione Lazio, ed in particolar modo la città di Frosinone, risultano per la loro centralità geopolitica, bene posizionate. Essere poi un territorio fatto da piccole e medie imprese talvolta può essere un vantaggio. È necessario promuove quello che il territorio locale sa veramente “fare”. Frosinone avrà un suo ruolo nello spazio Mediterraneo con azioni concrete accompagnate da politiche pubbliche. Tutto ciò a partire dal fatto che il motore dello sviluppo, oggi, non è più rappresentato dagli Stati bensì dalle aree metropolitane. Bisogna puntare sui settori più strategici, moderni, ad elevato valore aggiunto: innanzitutto le infrastrutture immateriali, la filiera delle comunicazioni moderne, la banda larga, la connessione veloce, le reti di seconda generazione. Da questo punto di vista, il ritardo accumulato in questi anni può ribaltarsi e le condizioni competitive trasformate in vantaggio per una moderna e innovata imprenditoria frusinate desiderosa di puntare su una semplice ma ambiziosa idea: fare del centro Italia l’hub connettivo dell’area euro-mediterranea, fare di Frosinone una piccola Capitale.
E’ su questi temi che si giocano le prossime possibilità di successo della nostra città. Costruiamo una nuova stagione di relazioni economico – culturali con il bacino Mediterraneo rilanciando l’immagine in campo nazionale ed internazionale del nostro territorio.
3) Genere e Generazioni
a) Genere e generazioni per un nuovo equilibrio famiglia-lavoro.
Far emergere innovazione e sviluppo dalla creazione di un Patto Generazionale che diventa fonte di sapere. Attraverso il censimento degli immobili comunali soprattutto del centro storico si possono ottimizzare e rendere fruibili spazi di condivisione per i giovani che diventano la catena del rilancio di antichi mestieri. In questi luoghi della memoria entreranno gli anziani che sono portavoce di grandi ricchezze. Non vogliamo centri sociali chiusi ma opportunità di scambio con tutte le componenti sociali. Frosinone città interculturale produttrice, tra Roma ed il Mediterraneo, di linfa nuova. La regolamentazione del rapporto di lavoro (più flessibilità dei tempi di lavoro a favore della lavoratrice mamma con la conseguente rimodulazione della struttura retributiva), la leva fiscale dal quoziente familiare alla detraibilità selettiva di alcune spese legate alla cura dei bambini in età prescolare (ad esempio le badanti), il ricorso ai fondi strutturali dove i regolamenti comunitari prevedono specifiche forme di investimento proprio sulle misure di conciliazione di vita e professionale. Si prevede obbligatoriamente la messa in atto a livello comunale del bilancio di genere in un approccio di benessere comunitario. Si agirà al rafforzamento della consigliera di parità offrendo servizi di consulenza gratuita. Si realizzeranno progetti pilota per micro-nidi e centri ludici per prima infanzia, per asili nido con l’adozione di nuove strutture o ristrutturazioni, ampliamenti e adeguamenti di strutture esistenti. La nostra amministrazione metterà mano ad una profonda revisione dello Statuto comunale cosi che questo possa tornare , nel suo primario valore, lo strumento di partecipazione democratica attraverso la reintroduzione, come già specificato, dell’istituto referendario e la previsione di delibere di iniziativa popolare.
b) Per una città a misura di Donne e Giovani
L’affermazione di genere all’interno di una prospettiva che garantisca parità di gender con accesso a ruoli decisionali e contro gli stereotipi di genere. La compatibilità dei tempi di conciliazione della vita familiare con gli orari e i tempi della vita lavorativa e scolastica. L’attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento. Attrezzare spazi comunali adeguati di accoglienza in sostegno delle lavoratrici madri con figli minori a carico. Donne e uomini hanno bisogni diversi e usano la città in modo diverso: il bilancio di genere anche nel nostro comune per valutare l’impatto delle decisioni di spesa sulla disuguaglianza di genere. Le politiche di genere sono trasversali e non settoriali. Analizzando i dati sulla condizione della popolazione in ottica di genere abbiamo capito che è importante leggere le fasce di età come fasce di bisogni. Per questo la popolazione, per uno studio stratigrafico iniziale, sarà divisa in quattro grandi fasce: l’area di interesse primario infanzia ed adolescenza, età 0-18 ; l’area di conciliazione famiglia-lavoro, che comprende la popolazione impegnata contemporaneamente nel mondo del lavoro e nelle attività di cura per infanzia, adolescenza ed anziani, età 19-64; l’area di supporto ed assistenza che offre aiuto all’area di conciliazione, età 65-79; l’area di cura anziani, con perdita di autonomia e bisogni di assistenza e cura, età superiore agli 80 anni. Il bilancio di genere, oltre all’analisi di contesto, necessaria per ricavare informazioni sui bisogni della popolazione, produce anche una analisi dei servizi erogati che mettono in evidenza molto chiaramente il fenomeno delle nuove povertà. In un periodo di grave e profonda crisi economica si fa ancora più stretto il binomio donne-povertà. Le giovani donne, nonostante il livello di istruzione più alto dei coetanei, hanno grosse difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro; molte lavorano nel settore dei servizi (per esempio in cooperative) con redditi bassi, spesso senza sufficienti garanzie. Emerge che le donne sole con figli, con scolarità medio-bassa, sono a rischio di povertà. Anche se non perdono il lavoro, non ce la fanno a far fronte alle spese per l’affitto e per una vita dignitosa per sé e per i propri figli. Questi dati nazionali sul bilancio preventivo del comune dovranno essere seriamente considerati per quantizzare la spesa delle politiche sociali locali. Si prevede l’introduzione di un fondo di solidarietà destinato alle famiglie più colpite dalla crisi economica, tra cui quelle monoparentali con minori a carico e quelle composte da ultra-sessantacinquenni a basso reddito, oltre ad autorizzare agevolazioni ed esenzioni alle famiglie in difficoltà economiche. In un momento in cui le risorse scarseggiano è fondamentale assicurarsi che le risorse arrivino dove il bisogno è più forte e pressante.
Una società nuova, attenta ai bisogni della persona non può non nascere dall’ascolto dei bisogni delle sue fasce più svantaggiate, talenti sprecati, non compresi e non valorizzati. Noi dobbiamo avere una visione di città diversa, più vivibile e più bella, in cui si possa crescere insieme, uniti, complementari per la rinascita collettiva. Una città in cui le donne possano essere anche madri e non solo, in cui possano essere e diventare tutto ciò che desiderano, tutto ciò per cui sono portate, tutto ciò in cui sono competenti. Senza limiti, senza imposizioni, senza sacrifici: scuole a tempo pieno, asili nido, parchi e ludoteche; spazi per crescere insieme, per passare dallo studio al lavoro, dalla formazione all’ascolto; centri in cui si fondono i saperi e dove si saldi un patto generazionale affinché chi più sa e più ha diventi modello e mentore per chi ancora è indietro. Spazi da creare insieme.
4) Etica e Politica
L’etica base di una rinascita della politica amministrativa. Senza etica non c’è società. Per raggiungere livelli elevati di etica in un territorio tanta è la strada da percorrere. Dopo l’utilizzo abnorme che si è fatto della parola ‘etica’ con riguardo alla crisi finanziaria globale ora è il momento della questione morale in politica, che è praticamente ciclica tanto che i cittadini si sono ormai assuefatti all’idea che gli scandali siano persino fisiologici nell’amministrazione della cosa pubblica. Esiste, infatti, un sistema di potere che ha sconfinato dalle sedi istituzionali originarie, riproducendo a dismisura luoghi decisionali parcellizzati: le nostre amministrazioni comunali e regionali sono affollate di comitati, consorzi ed agenzie. Un tale proliferare non è solo un costo in termini di bilancio e di efficienza del servizio pubblico è anche la pericolosa occasione del rafforzarsi ed infittirsi di una rete di clientele tra politici, funzionari e imprenditori. Come per l’economia, anche in politica non basta affidarsi all’etica dei singoli: oltre ad essere una questione personale, cosa può il comportamento individuale di pochi di fronte ad un malcostume diffuso e radicato? Uno Stato moderno e democratico non può lasciare all’arbitrio degli individui il funzionamento corretto delle proprie istituzioni. Disporre di un organo legislativo per disegnare il sistema istituzionale in modo coerente e cancellarne i cloni, atti solo al proliferare delle nomine e di posti di lavoro fittizi è fondamentale. Sulla questione morale è indispensabile l’intervento dello Stato e degli organi di cui dispone costituzionalmente; dall’altro, la portata della sua azione dipende dal coraggio della sua classe dirigente, particolarmente quella che, ha il potere di deliberare.
Proponiamo alcune iniziative che puntano al raggiungimento dell’ obiettivo:
a) Limite di mandato cumulativo di 10 anni per qualsiasi incarico pubblico e politico.
a)Anagrafe degli eletti e degli amministratori.
b)Divieto di cumulo degli incarichi pubblici o in società, enti, consorzi a partecipazione o interesse pubblico.
c)Incompatibilità di incarichi pubblici per persone con interessi privati in palese conflitto con il bene pubblico.
d)Incompatibilità di incarichi pubblici per persone con incarichi di rilievo in società private che agiscono in ambito pubblico.
e)Pubblicazione e trasparenza dei bilanci dell’amministrazione, di partiti, associazioni e comitati.
g) Completa trasparenza e pubblica accessibilità degli atti e contratti pubblici.
h) Registro comunale del testamento biologico.
i) Registro comunale unioni di fatto.
5) Tecnologie dell’informazione e della comunicazione per il rilancio di una moderna socialità ed imprenditorialità.
Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono oggi riconosciute quale motore di nuova cultura, innovazione e imprenditorialità. Ciò sarà uno standard a Frosinone “piccola capitale”. Nella attuale crisi economica e sociale non c’è futuro per il Paese se non si pensa di ritornare ad una cultura imprenditoriale che nel resto del mondo è motore di sviluppo economico ( a partire dagli Stati Uniti della Silicon Valley passando per la Cina fino ad arrivare al Sud Africa e in Nigeria). E’ dovere di una città capoluogo attrezzarsi e fronteggiare il cambiamento. A livello nazionale da alcuni mesi nascono e si diffondono iniziative di supporto alla nascita di start up tecnologiche che hanno portato risultati sorprendenti in termini di sviluppo socio-economico. Vogliamo organizzare il primo Start Up Incubator anche nella citta’ di Frosinone per poter sostenere i nostri giovani e le nostre donne. La tecnologia, motore di nuova socialità, va valorizzata e trasformata in crescita economica e occupazionale. Daremo vita ad iniziative di “Bar Camp” tematico, per un confronto aperto, destrutturato e orizzontale nella cittadinanza, finalizzato alla definizione e realizzazione di progetti di sviluppo imprenditoriale basati sui nuovi saperi. La tecnologia oggi permette anche da noi di attivare, a costo zero, reti di comunicazione immateriale con tutto il mondo, a partire dalla realizzazione di un portale di sviluppo territoriale – www.frosinone.com – che sarà “disegnato” in logica “open source” e “wiki” ovvero sviluppato e gestito in collaborazione con la comunità frusinate. Innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale, rilancio della cultura per una moderna socialità ed imprenditorialità: la tecnologia quale apri-pista allo sviluppo di una città di medie dimensioni.
Per tutto questo abbiamo messo in cantiere un progetto – che puntando alla creazione di una rete mediterranea e nazionale dei beni comuni per il rilancio dell’economia italiana- farà di Frosinone una piccola capitale.





