innovazione
IL DISCORSO DI PRESIDENT OBAMA
THANK YOU, PRESIDENT OBAMA
(di Massimo Preziuso)
Per fortuna, c’è Obama.
In poco tempo, un leader naturale, un giovane politico dei Democrats, è uscito alla ribalta ed è arrivato a conquistare il Potere Americano, quale Presidente degli Stati Uniti.
E’ evidente che nel trionfo di Obama vi è l’impostazione meritocratica della società americana: un Paese in cui giovani trentenni come Page e Brin (Google) o ventenni come Zuckerberg (Facebook) hanno una influenza pari o maggiore a quelle dei Clinton o dei Bush.
THAT IS AMERICA.
Con Obama il mondo può finalmente vedere una nuova fase di sviluppo sostenibile.
Negli ultimi dieci anni, i conservatori americani di Bush e Greenspan (ex numero uno della Fed) hanno creato un modello di crescita insostenibile, basato su concetti molto fragili: consumo a debito, assenza di welfare, centralità della finanza sull’economia.
L’effetto di questo modello perverso è sotto gli occhi di tutti: una serie di brutte notizie, che dalla finanza sta arrivando giorno dopo giorno all’economia reale, e così nelle case di tutti noi.
Questo modello perverso oggi si sta fortemente ridimensionando, e la nomina di Obama a Presidente degli Stati Uniti è una grande opportunità per gli Stati Uniti ed il Mondo intero per cambiare radicalmente percorso.
Ecco alcune importanti novità dei prossimi mesi:
– il ritorno al potere dei Democrats sarà importante per ritrovare equilibri geopolitici nuovi, anche in Italia (ed il Partito Democratico avrà una grande possibilità di ripartire, se unito avvierà serie relazioni politiche con i Democrats)
– la presenza di un giovane alla Presidenza degli Stati Uniti darà “energia” e “motivazione” a quella generazione di 30-40 enni che ha avuto solo forti delusioni e sconfitte in questi ultimi 10 anni
– Obama rappresenta, per background e per leadership, il perfetto collante tra Stati Uniti, Europa e Mondo Mediterraneo
L’Italia e l’Europa cambieranno, e molto, con la presidenza Obama: a cominciare proprio dal modus operandi dei governi di Centro Destra al potere oggi – primo tra tutti il Governo Berlusconi.
E’ chiaro che la nuova ondata di sviluppo globale arriverà, ancora una volta, dagli Stati Uniti – rinnovato motore di uno sviluppo sostenibile – e toccherà a tutti, ancora una volta, seguire (e provare a modellare) l’innovazione americana.
THANK YOU, PRESIDENT OBAMA.
Massimo Preziuso
G8 GROUP SUL CLIMATE CHANGE
Interim Report sul Climate Change di “G8 Research Group-Oxford” (dal Gruppo Energia e Ambiente)
Dato che faccio parte del Team di Ricerca, quale coordinatore per l’Italia, mi fa piacere presentarvi questo documento, appena pubblicato.
E’ una analisi critica delle politiche dei Paesi del G8 sul problema del Climate Change, in risposta agli obiettivi concordati nel Summit di Giugno 2007 ad Heiligendamm-Germania.
Visto che questo Gruppo di Innovatori Europei nasce attorno a questa sfida, spero che questo lavoro vi interesserà, essendo un documento di approfondimento sul Tema.
A Giugno, prima del G8 in Giappone, pubblicheremo il Report finale.
Ecco il Link in cui è stato pubblicato.
http://www.g8.utoronto.ca/oxford/g8rg-ox-interim-2007.pdf
Grazie.
Massimo Preziuso
ONU FERMA LA PENA DI MORTE
Nell’Assemblea generale 104 voti a favore, 54 contro e 29 astenuti.
La proposta era stata presentata e sostenuta dal governo italiano.
ECCO il testo della risoluzione sulla moratoria della pena di morte approvata oggi:
“L’Assemblea generale, guidata dagli obiettivi e dai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite;
Richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione per i diritti del bambino; Richiamando le risoluzioni sulla “questione della pena di morte” adottate nel corso degli ultimi dieci anni dalla Commissione per i diritti umani in tutte le sue sessioni consecutive, la più recente essendo la E/CN4/RES/2005/59 che ha esortato gli Stati che mantengono la pena di morte ad abolirla completamente e, nel frattempo, a stabilire una moratoria sulle esecuzioni; Richiamando gli importanti risultati raggiunti dalla ex Commissione per i Diritti umani sulla questione della pena di morte e contemplando che il Consiglio per i diritti umani possa continuare a lavorare su questo tema; Considerando che la messa in atto della pena di morte va a minare la dignità umana e convinti che una moratoria sull’esecuzione della pena di morte contribuisca alla promozione e al progressivo sviluppo dei diritti umani; che non c’è prova definitiva del valore della pena di morte come deterrente; che qualsiasi errore o fallimento della giustizia sull’applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile; Accogliendo le decisioni prese da un sempre maggiore numero di stati nell’applicare una moratoria sulle esecuzioni, seguita in molti casi dall’abolizione della pena di morte;
1) Esprime la sua profonda preoccupazione per il sussistere dell’applicazione della pena di morte;
2) Esorta gli stati che mantengono la pena di morte a:
a) rispettare gli standard internazionali che salvaguardano i diritti di coloro che sono in attesa dell’esecuzione della pena capitale, in particolare gli standard minimi, come stabilito dall’allegato alla risoluzione 1984/50 del Consiglio economico e sociale
b) fornire al Segretario generale informazioni riguardanti la messa in atto della pena capitale e l’osservanza delle clausole di salvagaurdia dei diritti di coloro che sono in attesa dell’esecuzione della pena di morte
c) restringere progressivamente le esecuzioni e ridurre il numero dei reati per i quali la pena di morte può essere imposta
d) stabilire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte.
3) Esorta gli stati che hanno abolito la pena di morte a non reintrodurla;
4) Chiede al Segretario generale di riferire sull’applicazione di questa risoluzione nella 63esima sessione;
5) Decide di continuare la discussione sul tema nella 63esima sessione all’interno dello stesso punto dell’agenda”.
U.N. CLIMATE CHANGE CONFERENCE
BALI, CONFERENZA SUL CLIMA
AL GORE, NOBEL PER LA PACE
Al Gore e la commissione clima Onu premiati con il Nobel per la pace 2007
Il numero due di Clinton: “Il problema non è solo politico ma morale”
Il capo dell’Ipcc “sorpreso, stordito: un grande privilegio”
OSLO – Il premio Nobel per la pace è andato all’ex vice presidente americano Al Gore e al Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc) dell’Onu. L’ex vice di Clinton è stato premiato per il suo impegno e per la sua azione di sensibilizzazione sui rischi dei mutamenti climatici. Impegno che ha preso la forma del libro “Una scomoda verità”, diventato poi un documentario premio Oscar 2007 (il video). Proprio ieri il film è stato “processato” dall’Alta Corte di Londra, che lo ha accusato di contenere errori significativi e di essere inadatto alle scuole.
LE PAROLE DI GORE. Il primo commento è stato affidato alla portavoce dell’ex vicepresidente Usa (clicca qui per il suo profilo), Kalee Kreider. Dicendosi “profondamente onorato”, Gore ha annunciato che donerà il 100 per 100 dei proventi alla Alleanza per la Protezione del Clima. Più tardi ha avuto un breve incontro con la stampa durante il quale ha dedicato il premio a “tutti coloro che lottano per l’ambiente” e ha sottolineato che quella dei mutamenti climatici “è la più grande sfida che aspetta oggi l’umanità”, ma anche “una grande opportunità”. In quest’ottica “la crisi del clima non è solo una questione politica, è anche una sfida morale e spirituale per l’umanità”. “Il pianeta Terra è in una situazione di emergenza – ha aggiunto Gore – Questo è solo l’inizio, è giunto il momento di elevare la consapevolezza mondiale” sul problema del riscaldamento del pianeta. E l’auspicio è che questo premio “contribuisca a rafforzare l’attenzione della gente” sul problema dell’effetto serra”. Gore ha evitato di rispondere ai giornalisti, molto probabilmente anche per sfuggire alle inevitabili domande sulla sua candidatura o meno alla Casa Bianca adesso che ha vinto il Nobel.
IL COMITATO INTERGOVERNATIVO. L’Ipcc, Intergovernmental panel on climate change, è il comitato scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, la World Meteorological Organization (Wmo) e l’United Nations Environment Programme (Unep) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. I rapporti periodici diffusi dall’Ipcc sono alla base di accordi mondiali quali la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) e il protocollo di Kyoto che la attua. Il comitato è organizzato in tre gruppi di lavoro: il primo incaricato di valutare gli aspetti scientifici dei fenomeni; il secondo le conseguenze del cambiamento climatico e le possibilità di adattamento; il terzo analizza le soluzioni per limitare le emissioni di gas serra.
REAZIONI. Il premio è stato una grande sorpresa per il presidente dell’Icpp. “Non posso crederci – ha detto Rajendra Pachauri ai giornalisti che lo hanno raggiunto per telefono nel suo ufficio di New Delhi – sono sopraffatto, stordito”. “Ritengo un privilegio dividerlo con qualcuno di così autorevole”, ha aggiunto riferendosi poi a Gore.
Grande soddisfazione è stata espressa anche dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, “molto contento” del premio. Il segretario ha reso omaggio “all’impegno e alla convinzione eccezionale di Al Gore, che è l’esempio del ruolo cruciale che le persone e la società civile possono giocare per incoraggiare risposte multilaterali sui problemi planetari”. Ed ha sottolineato che “è grazie in gran parte alle scoperte ben documentate dell’Ipcc che è stato possibile stabilire senza ombra di dubbio che il riscaldamento del pianeta è in atto e che è in gran parte provocato dalla attività dell’uomo”.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha inviato oggi le sue “più calorose felicitazioni” ad Al Gore e all’Ipcc. Descrivendo Gore come “una personalità notevole”, Sarkozy ha aggiunto di avergli già espresso “tutta l’ammirazione che m’ispira per il suo lavoro a favore dell’ambiente”, in occasione del loro ultimo incontro a Parigi.
“Congratulazioni! Congratulazioni ad Al Gore per il suo ben meritato Nobel per la Pace”, afferma il messaggio di Hillary Clinton, potenziale rivale del neo-premiato, che dopo il riconoscimento potrebbe anche decidere di inseguire la nomination democratica in vista della corsa alla Casa Bianca. “La sua dedizione e il suo impegno instancabile hanno avuto un ruolo decisivo nell’aumentare la consapevolezza del mondo sulla questione del riscaldamento del pianeta”, ha detto la senatrice.
Felicitazioni sono arrivate anche dalla Casa Bianca per voce del portavoce Tony Fratto, in viaggio con Bush in Florida. “Il presidente ha avuto la notizia questa mattina – ha detto – ed è ovviamente molto felice per il vice presidente Gore e per la commissione internazionale. E’ un riconoscimento importante e siamo sicuri che il vicepresidente sarà entusiasta”. Non è chiaro ancora se il presidente George W. Bush telefonerà personalmente all’ex “nemico”.
LE MOTIVAZIONI. La motivazione del premio da parte del comitato per il Nobel, che ha scelto i vincitori fra 181 candidati, recita: “per i loro sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”. Il premio di 1,5 milioni di dollari verrà così diviso in due.
GENGIS KHAN E CLIMATE CHANGE
Gengis Khan, le Crociate e il cambiamento climatico – di Prof. Franco Ortolani
Gengis Khan nasce tra il 1155 e il 1167 e muore nell’agosto 1227 dopo avere costruito uno dei più vasti e potenti imperi della terra. Le Crociate iniziano nel 1097 e finiscono nel 1270 e determinano la riconquista del Mediterraneo da parte delle popolazioni europee, dopo un predominio plurisecolare musulmano.
Ma che relazioni vi sono tra Gengis Khan e le Crociate? I testi di storia non ci dicono quale fosse il contesto ambientale nel quale si sono verificati questi “fenomeni”. Alla luce dei più recenti risultati acquisiti con ricerche di geoarcheologia ambientale si può affermare che entrambi i “fenomeni” maturano e si sviluppano durante un cambiamento climatico-ambientale simile a quello che si sta manifestando e preannunciando attualmente, vale a dire durante uno dei ciclici e naturali riscaldamenti globali connessi ad un incremento dell’attività solare su scala plurisecolare.
Inconfutabili dati scientifici contenuti negli archivi naturali (prevalentemente nell’area mediterranea) integrati da dati archeologici e storici hanno consentito di ricostruire la storia del clima, dell’ambiente e dell’uomo degli ultimi 3000 anni. La storia dell’uomo si è sviluppata in un ambiente, favorevole alle attività umane, che prevalentemente è stato caratterizzato da condizioni climatiche simili a quelle note dal 1750 ad oggi. Tali condizioni, ogni 500 anni, sono state bruscamente interrotte da periodi della durata di 150-200 anni nei quali hanno prevalso alternativamente condizioni più fredde e più piovose e condizioni più calde e più aride. Le variazioni climatico-ambientali sono correlabili con variazioni plurisecolari dell’attività solare (un maggior numero di macchie solari ha determinato riscaldamenti globali mentre un minor numero ha provocato raffreddamenti globali). Conseguentemente le fasce climatiche attuali hanno avuto espansioni di alcuni gradi verso nord (periodi caldi) e verso sud (periodi freddi) provocando rapide e drastiche modificazioni ambientali.
Il riscaldamento globale attuale sta progressivamente provocando lo spostamento verso nord delle fasce climatiche dell’emisfero settentrionale. Le zone predesertiche e desertiche lentamente stanno invadendo l’Area Mediterranea e le acque marine si stanno sensibilmente riscaldando. Il tipico clima mediterraneo si sta trasferendo nell’Europa Centrale determinando le condizioni per nuove trasformazioni agricole tipicamente mediterranee. Le vaste aree settentrionali della Siberia, della Mongolia e del Canada interessate dal permafrost (suolo perennemente o stagionalmente congelato) si stanno trasformando in aree coltivabili.
I dati scientifici evidenziano che tra il 1000 dopo Cristo e il 1270 si ebbero modificazioni climatico ambientali simili che determinarono un sensibile riscaldamento delle aree settentrionali del Canada, Siberia e Mongolia e condizioni simili a quelle mediterranee nell’Europa Centrale con fenomeni di desertificazione nelle fasce costiere dell’Italia Meridionale.
Gli storici evidenziano l’incredibile sviluppo demografico, economico, sociale e militare che avvenne in Europa Centrale a partire dal 1000 dC, proprio grazie al riscaldamento globale che determinò un significativo miglioramento delle condizioni ambientali. In questo quadro di prosperità e di potenza si inquadra il fenomeno delle Crociate, iniziate nel 1097 e terminate nel 1270; durante tale intervallo l’Europa ha riconquistato il controllo commerciale del Mediterraneo, perso nei secoli precedenti.
Il riscaldamento globale ha determinato un drastico miglioramento delle condizioni ambientali anche in Siberia e in Mongolia dove milioni di ettari di territorio sono diventati produttivi in seguito allo scongelamento del permafrost. Conseguentemente la popolazione deve essere sensibilmente incrementata preparando il terreno per il grande leader Gengis Khan che tra la seconda metà del XII secolo e il primo quarto del XIII secolo si avvale di condizioni ambientali straordinariamente favorevoli per impostare il suo grande impero che arriva a comprendere buona parte dell’Europa Orientale.
I dati storici evidenziano che intorno al 1300 le condizioni climatico-ambientali sono peggiorate sensibilmente e l’Europa è stata interessata da gravi crisi economiche, sociali, militari e sanitarie. Le ricostruzioni paleoclimatiche mettono in luce che tra il 1050 e il 1100 la temperatura media si è innalzata di circa 1 grado centigrado e che a partire dal 1270 circa si è nuovamente raffreddata. Tale evoluzione climatica è connessa ad un marcato incremento delle macchie solari (dal 1000 al 1270 circa) che decrescono improvvisamente a partire dalla fine del 1300 dando inizio ad un lungo periodo freddo, noto come Piccola Età Glaciale, che terminerà intorno al 1730.
I fisici solari hanno evidenziato che dal 1750 l’attività solare ha iniziato ad aumentare e che dal 1940 il sole si trova in uno stato di grande massimo che solo una volta ha avuto negli ultimi 11.000 anni. Il grande massimo attuale dovrebbe terminare tra 10-15 anni dopo di che potrebbe riprendere, a partire dal 2050 circa, determinando l’instaurazione di condizioni climatico-ambientali più calde, simili a quelle descritte nel medioevo.
A questa evoluzione naturale si sommano le emissioni gassose antropogeniche. Anche eliminandole del tutto non si invertirebbe la variabilità climatico-ambientale naturale; si eliminerebbe certamente l’inquinamento atmosferico. Quindi, riduciamo drasticamente le emissioni nocive in atmosfera per non inquinare l’ambiente e, soprattutto, predisponiamo l’ambiente affinché si attenuino gli impatti, diversificati per latitudine e orografia, che si intensificheranno nelle prossime decine di anni.
Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico
USA: OK ENERGIE RINNOVABILI
Da Corriere.it
La nuova politica energetica americana, già approvata dal Senato, accantona il petrolio e passa attraverso quote e super imposte
WASHINGTON (USA) – Il Congresso cambia la politica energetica degli Stati Uniti. Quote obbligatorie di fonti rinnovabili, nuove imposte per i colossi del petrolio: le scelte della maggioranza democratica non piacciono alla Casa Bianca, malgrado il presidente Bush abbia già aperto da qualche tempo alle energie alternativa, perché penalizzano eccessivamente – con tasse considerate eccessive – i gruppi che producono idrocarburi.
VOTAZIONE COMBATTUTA – E’ stata una notte intensa per i deputati della Camera dei Rappresentanti. Alla fine la proposta dei democratici è passata con 241 voti a favore e 172 contrari. Il «pacchetto» di misure impone alle società produttrici di elettricità di ricorrere per almeno il 15 per cento a fonti di energia alternative come il vento e i biocarburanti. Più tardi è arrivato anche il via libera a nuove tasse a carico dei produttori di petrolio, per 16 miliardi di dollari. Il voto della Camera dei rappresentanti è un voto particolarmente: i progetti di legge erano già stati approvati dal Senato nel giugno scorso.
CRITICHE – Il progetto di legge sulle rinnovabili ha suscitato critiche diffuse nel mondo degli affari e da parte di alcune aziende produttrici di energia. Le nuove misure – sostengono – rischiano di determinare un aumento dei prezzi dell’elettricità nelle regioni dove l’eolico ha scarse possibilità di sviluppo. Favorevoli al progetto di legge, invece, gli ambientalisti. Gli obblighi introdotti dal Congresso – sottolineano – favoriranno gli investimenti nel settore delle rinnovabili, e contribuiranno così alla lotta contro i mutamenti climatici.
ALTA EFFICIENZA – Tra le misure varate figurano anche incentivi alle città e alle regioni che riducano i consumi, nonché alla costruzione di edifici ad alta efficienza energetica. Secondo Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera, l’impegno sul fronte delle rinnovabili è decisivo per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dagli idrocarburi. Allo stesso tempo, le nuove norme consentirebbero di lottare contro il riscaldamento globale del clima. «Sono in gioco i nostri bambini, il nostro futuro, il mondo nel quale vivono», ha detto Pelosi. Umori differenti tra i repubblicani, minoranza al Congresso. E la Casa Bianca resta critica: il testo varato dalla Camera non farebbe «alcun serio tentativo di aumentare la sicurezza energetica o di ridurre i costi dell’energia». Inoltre, penalizzerebbe la produzione nazionale di gas e petrolio. A suscitare perplessità nel Great Old Party, è soprattutto una crescita della pressione fiscale per le major degli idrocarburi. «Non riesco a comprendere tanto veleno nei confronti dell’industria del gas e del petrolio», ha dichiarato il deputato Ralph Hall. Ora non resta che aspettare le mosse di Bush: secondo alcuni esponenti del suo partito il presidente potrebbe anche porre il veto.
VISCO: RECUPEREMO 100 MILIARDI!
Visco: “Recupereremo 100 miliardi e ora possono scendere le tasse”
da Repubblica
GENOVA – “Siamo pronti a ridurre le tasse”. Così a Genova il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco a margine di un convegno sui dieci anni dell’Agenzia delle Entrate. Il viceministro ha spiegato che “recuperare i 100 miliardi evasi è una questione solo di tempo, di volontà politica e di capacità organizzativa. Fin dall’inizio abbiamo detto che il recupero dell’evasione era finalizzato alla riduzione delle tasse. Adesso siamo in grado di cominciare a farlo, sempre che si contenga la spesa pubblica e si proceda al recupero dell’evasione”.
Sui tempi del’alleggerimento della pressione fiscale, il viceministro dell’Economia ha ribadito che “speriamo di cominciarlo a fare fin da subito. Prima abbiamo dovuto rimettere in equilibrio il bilancio devastato da cinque anni di malagestione”.
Il viceministro ha ricordato che gli strumenti ci sono per combattere il fenomeno diffuso dell’evasione. “Bisogna decidere – ha spiegato Visco – se si vuole fare il recupero: la cosa è possibile. Lo stiamo dimostrando con quello che è successo questo anno. Nello stesso tempo è evidente che essendo l’evasione un fenomeno di massa, l’opposizione al contrasto è fortissima”.
A Genova anche qualche contestazione. Una cinquantina di dipendenti del pubblico impiego ha fischiato il viceministro all’esterno della sede dell’Agenzia. Tra gli slogan mostrati dai manifestanti, alcuni portavano le scritte: “Non tagliare le pensioni ma recuperare le evasioni” e “Tasse: pagare meno, pagare tutti”. “Siamo preoccupati per la ventilata riforma delle pensioni – ha detto Pietro Andriani, rappresentante delle RdB – inoltre non ci sono state delle reali misure per contrastare l’evasione fiscale. Il rischio concreto è che alla fine paghino solo pensionati e lavoratori dipendenti”.
Sulla possibilità di ridurre l’imposta comunale sugli immobili, Visco ha risposto che “l’Ici è una imposta comunale, ci devono pensare i Comuni”.
Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Massimo Romano ha illustrato poi i risultati dei primi cinque mesi dell’attività dell’Agenzia. Secondo i dati ci sono stati più accertamenti sulle imposte dirette (Iva e Irap) che sono passate da 122.253 a 188.019. C’è stato anche un maggior numero di verifiche (da 3.824 a 4.230) e più accessi per il controllo degli obblighi fiscali (da 53.596 a 55.565).
Maggiori sono state anche le imposte accertate (da 2,6 mld a 3 mld) e gli importi riscossi a seguito di accertamento con adesione, acquiescenza e conciliazione giudiziale (489 mln al 30 giugno contro 390, con un significativo +20,6%). Romano ha ricordato che nei sei mesi del 2007 è stato dimezzato lo stock dei rimborsi arretrati Irpef, passando da 1.974.000 a 958.000. Complessivamente sono stati erogati 1.365 mila rimborsi per un importo complessivo di 654 milioni di euro. Quanto ai servizi, nello stesso periodo sono stati erogati rimborsi per 6,6 miliardi, ovvero poco più della metà dei 12,5 mld previsti per l’intero anno.
La possibilità di ricorrere a sanzioni amministrative, compreso il licenziamento, nei confronti dei dipendenti corrotti, è stata annunciata dal direttore Massimo Romano nel presentare il piano strategico triennale di sviluppo dell’Agenzia. La sanzione prevista dal piano, ha detto Romano, è prevista “senza attendere l’esito del processo penale. L’Agenzia – ha spiegato il direttore – è tra le amministrazioni pubbliche quella che più direttamente deve farsi carico dell’onere di favorire la tax compliance, deve porsi il problema se non sia venuto il momento di cominciare a cambiare, intanto al proprio interno, regole che molto hanno contribuito a danneggiare la reputazione del lavoro pubblico per i comportamenti deteriori che hanno favorito e per gli effetti negativi che ne sono scaturiti sull’efficienza dei servizi”.