Significativamente Oltre

donne

Oggi a Città della Scienza per il futuro di Napoli

di Massimo Preziuso

Stamane siamo stati a Città della Scienza, dove si sono incontrati – insieme alle istituzioni e ai rappresentanti della Fondazione – associazioni come Innovatori Europei, ricercatori e società civile.

Abbiamo fatto il primo passo per un progetto di lungo periodo che si potrebbe chiamare “Stanford in Bagnoli”.

Al fine di aprire la discussione alla cittadinanza e alla rete, abbiamo insieme proposto a Città della Scienza – che ha accettato – di dare vita ad un Osservatorio Open sullo sviluppo di Bagnoli, in modo da poter ricostruire mentre si avvia il ridisegno del futuro di quell’area (e di Napoli).

Siamo in attesa della data di convocazione di una riunione operativa da cui avviare formalmente questo entusiasmante progetto collettivo di innovazione territoriale e progettuale.

Donne e Scienza a Bagnoli

DONNE E SCIENZA A BAGNOLI

Dedicato alle donne, a tutte quelle donne di Bagnoli che oggi subiscono un ulteriore danno. Siamo universi paralleli chiediamo per questo che la Città della Scienza, ricostruita, diventi concretamente luogo di modernità culturale e scientifica declinato innovativamente al femminile.

 

Donna e scienza sembrano fondare sulle medesime basi la loro potenza generatrice di vita e di sapere. Si laureano nelle materie scientifiche più dei colleghi maschi ma faticano ad emergere. Tante le ricercatrici ma poche ai vertici. Ieri e oggi il femminile è negato nella scienza anche se noi donne, nelle facoltà scientifiche, siamo ormai numericamente superiori agli uomini. Pochissime, però, hanno accesso ai ruoli di vertice nelle Università come nei centri di ricerca.
E questa è una situazione emergente in tutto il pianeta in cui l’Italia rimane ancora più arretrata. Attraverso i secoli non si incontrano che rarissime eccezioni. Pensiamo ad Ipazia da Alessandria nel IV Secolo, matematica ed astronoma che pagò col martirio la sua libertà di pensiero. Ciò che limita o impedisce il cambiamento in direzione di una eguaglianza effettiva tra uomini e donne nella scienza più che altrove rimane lo stereotipo di una discriminazione che ha radici antiche. Con l’obiettivo di promuovere e sostenere i cambiamenti strutturali e allo scopo di superare questi limiti, sulla base di piani di sviluppo realizzati in modo da permettere di ottenere un approccio corretto verso i talenti femminili per il riconoscimento di abilità e competenze, nel 2011 nasce il progetto Genis Lab Europeo. L’ approccio integrato su più livelli organizzativo, socio-ambientale e transnazionale europeo appare necessario per uno scambio di esperienze e per l’avvio di nuove pratiche organizzative. Il progetto conta sul coinvolgimento di tutti gli operatori, a vari livelli istituzionali, tale che si possa elaborare un piano di azione individuale e contemporaneamente un lavoro in rete per la condivisione degli strumenti adottati e dei risultati ottenuti. L’attesa è che un ambito di lavoro storicamente maschile – e organizzato con tale visione – superi le barriere che producono la progressiva esclusione delle donne man mano che si sale nella scala gerarchica. Noi donne siamo da sempre vittime di un pregiudizio subdolo che è diventato, nel tempo, autocensura. I principi della Strategia Europea 2020 per una crescita intelligente e sostenibile si propongono, proprio per questi motivi, di far si che l’economia basata sulla conoscenza diventi sempre più competitiva valorizzando creatività, empowerment. Ma viene spontaneo chiedersi come possono le donne contribuire a definire le strategie di politica della ricerca in Europa e come le questioni legate alle differenze di genere se non sono tra coloro che decidono in merito. Sebbene oltre la metà della popolazione studentesca dell’UE e il 45% dei titolari di dottorato siano donne le donne che riescono ad intraprendere una carriera da ricercatrice rappresentano solo un terzo del totale. Chi ha veramente a cuore il bene comune non può che sedersi ad un tavolo, anche se il confronto appare lacerante, per definirne, in una visione aperta e paritetica, i limiti
.

 

Questa mattina, 8 marzo 2013, giorno dedicato alla donna Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Idis-Città della Scienza ha dato il via alla costituzione del Comitato dei Garanti per la ricostruzione della Citta della Scienza: tutti maschi!

 

Questo l’elenco:

  • Giuseppe Ferraro, professore ordinario di Diritto del Lavoro, Università di Napoli Federico II

  • Adriano Giannola, professore ordinario di Economia politica, Università di Napoli Federico II e presidente dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione

  • Fiorenzo Liguori, professore ordinario di Diritto Amministrativo, Università di Napoli Federico II

  • Gaetano Manfredi, professore ordinario di Tecnica delle costruzioni e Prorettore, Università di Napoli Federico II

  • Paolo Pollice, professore ordinario di Diritto Privato, Università di Napoli Federico II

  • Giuseppe Pompeo Russo, già professore ordinario di Ingegneria Aeronautica, Università di Napoli Federico II

  • Gianfranco Sava, Dottore Commercialista e componente di Sezione presso la Commissione Tributaria

    Provinciale di Roma

     

Al Consiglio di amministrazione della Fondazione e ai membri del Comitato va il mio appello: le donne possono e devono potere dare il loro contributo. Fare spazio, dunque, a loro paritariamente nelle attività decisionali anche della suddetta Commissione per la ricostruzione della Città della Scienza è un gesto nobile, di progresso, di civiltà che onora tutta la comunità scientifica italiana e l’intera città di Napoli per “Una Stanford a Bagnoli”.

 

Giuseppina Bonaviri – Innovatori Europei – www.innovatorieuropei.com

 

Il Movimento 5 stelle assorbirà il PD senza che questo se ne accorga

imagedi Salvatore Viglia su Politicamente Corretto

Stanti così le cose è facile, ad essere un po’, almeno un po’, lungimiranti, capire che il futuro politico sarà tutto in rete. La strada è quella del partito unico che deciderà sulle leggi da votare.

L’attuale PD è un figurante di un film in bianco e nero.  Radere al suolo politicamente, negli uomini e nelle intenzioni, l’attuale partito Democratico è un imperativo categorico e si sarebbe dovuto già fare da un pezzo per avere voce nel capitolo attuale.

Nessuna alternativa esiste se non questa. C’è chi vedrebbe in Renzi la soluzione. Figuriamoci se il buon Matteo si andrebbe ad impelagare in una guerra persa impugnando lo scettro della presidenza del consiglio in una mano e nell’altra la bandiera bianca della resa incondizionata. E poi, senza aver vinto le primarie non accetterebbe mai. Anzi, probabilmente se ci vede bene, in futuro non si ricandiderà neanche alla primarie. Il problema insormontabile è la squadra. Vogliamo parlare delle deroghe oppure stendiamo un velo pietoso anche sul listino del segretario che avrebbe attinto, stando ai suoi proclami, dalla società civile? Ma lasciamo stare e parliamo di confronti. Avere contatti con il M5S significa adottare la rete come mezzo. Non appuntamenti, incontri, abboccamenti, tavole rotonde ma la rete. Un consesso universale complessivo di confronti attraverso un processo di democrazia ancora sconosciuto ma partecipativo. Yes, we can? No! Yes, it must…yes, it shall, tanto per parafrasare adattando lo slogan copiato da Obama.

IE, per esempio, non si addice a convivere con mummie alessandrine, neanche rivisitare anacronisticamente la storia costituente di un partito che partiva malissimo definendosi addirittura “Democratico” come se fosse stato possibile immaginare un partito antidemocratico. Noi siamo italiani e la nostra storia differisce da quella americana. Ma si sa che siamo abituati ad emulate le sintesi linguistiche dell’inglese. Ci piace. Il PD non esiste più. Forse non è mai esistito. Ce ne accorgiamo solo oggi con una consapevolezza implacabile e decisamente disarmante. E’ una inutile, pesante ripetizione complessiva di tutti gli errori commessi sino alle primarie scorse ed all’interno di esse. Un PD come questo nuoce e non serve a nessuno.

Il M5S ha posto una questione epocale: l’azzeramento dei partiti, di tutti i partiti ed il processo comincerà dall’interno di ciascuno di essi. Quando il PD si accorgerà e capirà questa realtà resterà di stucco nel bel mezzo del nulla. Finirà per ultimo ad approdare alla rete cercando di mostrare il suo essere progressisti in quella veste senza comprendere che la rete è tutto. E’ il setaccio dal quale si rastrellano le decisioni politiche, progressiste o no. Il PD finirà per essere assorbito dal M5S e, senza accorgersene, cambierà pelle amalgamandosi con Grillo, sia che lo voglia e sia che non l’abbia voluto.

Sabato 9 Marzo: “Diamo vita a Città della Scienza” – Rilanciamo Bagnoli, Napoli e il Paese a partire dalla cultura e dalla scienza

Sabato 9 Marzo a Città della Scienza, a partire dalle ore 10,00, vari gruppi di ricercatori, associazioni, reti di operatori dell’informazione e il comitato scientifico di Città della Scienza promuovono un incontro di riflessione su quanto accaduto Lunedì 4 e sulle proposte per rilanciare Bagnoli, Napoli e il Paese tutto, a partire dalla cultura e dalla scienza.

Tra i promotori dell’incontro gli Innovatori Europei e tante altre realtà locali e nazionali.

Segnaliamo l’adesione del Primo Vice Presidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella.

Vi aspettiamo!

Il Movimento 5 stelle è la Rivoluzione francese “italiana” senza ghigliottine né sangue

imagedi Salvatore Viglia

Solo chi non vuole vedere, non capisce cosa stia accadendo nel paese. Grillo è una macchina schiacciasassi che sta travolgendo ed appianando tutto quello che incontra. Di questo il paese ha bisogno per poter riscrivere un nuovo copione. Le resistenze più o meno giustificate di attaccamento al vecchio, alle segreterie antiche dei partiti presiedute da facce verdi ed avvilite con le tasche piene di soldini e privilegi, sembrano culottes al paragone dei perizoma. Quella di Grillo è una novità risolutiva la cui portata è pari a quella che la Rivoluzione francese rappresentò per la Francia prima e per il mondo poi. Certo è che la mente non riesce ad associare una rivoluzione senza la violenza, i forconi, i giustizialismi sommari. Ciò che il M5S ha messo su è un impasto che lievita giorno per giorno. Nessuno, nemmeno Grillo stesso può prevedere con certezza cosa succederà domani mattina. Questa è una pagina di storia che ha a che fare con l’innovazione purissima della comunicazione e della rivisitazione di concetti cui la politica non ha saputo adeguarsi. E’ una naturale evoluzione della vita “agevolata” dall’iniziativa di un movimento che ha messo in moto un motore che va da solo ormai in una sorta di moto perpetuo. E’ una speranza, forse è la speranza, quella verde, serena anche se lontana dall’attuarsi. Non neghiamoci di aver bisogno di sperare. E’ umano anche questo. Nelle roccaforti delle “Bastiglie” allestite alla bisogna si cerca di addossare la colpa dello sfacelo del paese proprio a Grillo che non c’era, che non voleva venire e che si è trovato, per coscienza, a farsi portavoce della gente comune. Non è leale questo atteggiamento e non lo serebbe per chiunque si trovasse al posto di Grillo. Il mal comune mezzo gaudio rassicura i galli sui cumuli di immondizia per troppi anni adagiati a non fare nulla. Questa Rivoluzione italiana è degna di attenzione critica e non di approssimazione qualunquista. Se qualcuno si lusinga ancora sull’innocua presenza del M5S avrà a che fare con una realtà implacabile.

Sabato 9 Marzo ore 10 – Sala Newton di Città della Scienza: “Una Stanford del mediterran​eo a Bagnoli”

citta della scienza

INNOVATORI EUROPEI vi invita a partecipare – Sabato mattina, 9 marzo, ore 10 – ad un incontro presso la Sala Newton di Città della Scienza per una riflessione tra società civile su quanto accaduto e sul rilancio della città e dell’Italia a partire dalla cultura e dalla scienza.

A valle del dibattito lanciamo il progetto “Una Stanford del mediterraneo a Bagnoli“.

Vi aspettiamo,

Gli IE

N.B. La pagina Facebook dell’iniziativa è https://www.facebook.com/events/362821520500709/

E adesso incontriamoci a Bagnoli

citta della scienzadi Michele Mezza per Innovatori Europei

Non penso di poter scrivere cose particolari su Bagnoli.

So solo che quel pezzo di terra era stata una straordinaria spugna di sogni e speranze, dopo la dimissione del 1986.

Rileggiamoci il libro di Ermanno Rea: passione e mestizia, quasi un presentimento. Con la chiusura della fabbrica chiude il futuro, senza fabbrica non siamo niente.

Incredibilmente senza fabbrica sono stati niente proprio quel fior fiore di intellettuali e dirigenti politici che  erano nati sul lavoro e la fatica altrui. Ora che c’era da inventare un nuovo futuro nulla.

Per venti anni un frustrante gioco di carte: autorizzazioni, società pubbliche, nomine, dimissioni, sostituzioni, convegni.

E Città della Scienza rimaneva sola. Doveva essere il primo germe di una straordinaria proliferazione.

Rimase una fortezza assediata e questa notte è caduta. Ora che accade?

Si spengono le fiamme e si ricomincia con le carte: ci vuole uno shock, un trauma.

Io propongo che  il popolo del sapere a Napoli chieda l’intervento dell’Unione Europea, dei caschi blu, come a Kabul, per gestire a marce forzate un progetto di insediamento di campus della ricerca.

Convochiamoci a Napoli, a Città della Scienza, nel cortile e promuoviamo una conferenza dei servizi immateriali che incardini a Napoli un cantiere reale per Bagnoli.

Subito però, o perderemo faccia e futuro. Il secondo dopo la prima.

Raccogliamoci da qui.

La pagina dell’evento su Facebook: https://www.facebook.com/events/362821520500709/

Ecco i primi aderenti (per adesioni infoinnovatorieuropei@gmail.com):

Michele Mezza

Massimo Preziuso

Luisa Pezone

Anna Dauria

Marco Race

Alessandro Migliardi

Maurizio Imparato

Cetti Capuano

Alfonso Gentile

Emilia Vitale

Alessandro Santise

Sarah Scognamiglio

Stefania Arminio

Nico Cimino

Cristiano Orefice

Luigi Petrazzuoli

Maurizio Imparato

Marina Ravallese

Luca Lopez

Maria Grazia Biggiero

Alessio Viscardi

Annacarla Tredici

Alice Mandrone

Giuliana Ferraboli

Elvira Erman

Anna Paola Merone

Vincenzo Fiorillo

Verio Massari

Marina Cassese

Carmine D’Onofrio

Pasquale Luongo

Guido Visciano

Francesco Enrico Gentile

Giuseppe Spanto

 

Italia e U.E. nel bipolarismo mondiale

 Il presidente Usa Barack Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel e l'ex presidente cinese Hu Jintao.

di Stefano Schembri

Washington contro Pechino. Sembra sempre di più questo l’assioma geopolitico moderno, in un mondo che dopo la caduta del muro di Berlino, torna per la prima volta a vedere un paese, la Cina, scalfire l’unipolarismo a stelle e strisce instauratosi a seguito dell’implosione Sovietica.

Ma possiamo veramente dire che i prossimi decenni saranno caratterizzati solamente da questi due attori? E quale ruolo potrà avere in tutto ciò il nostro paese?

Un’analisi più approfondita sui paesi in sviluppo ci mostra che oltre alla Cina, altri paesi si stanno affacciando sulla scena globale. Parlo degli ormai noti BRICS (Brasile, Russia, India, la Cina stessa e Sud Africa), ma anche di Indonesia, Viet Nam e Malesia, i quali grazie al bassissimo costo della mano d’opera possono ora attrare massicci investimenti esteri e raggiungere tassi di crescita dal 5 all’8%, che per paesi come il nostro rappresentano un miraggio.

A ben vedere, dunque, le prospettive per l’Italia, sono abbastanza tetre. A seguito delle politiche di austerity del governo Monti, il nostro tasso di crescita del PIL oscilla fra lo 0 e il -1%, al di sotto del già basso tasso di crescita medio dei paesi dell’euro-zona (un po’ meglio va per i paesi dell’Unione Europea che non hanno aderito all’euro). Ma non è finita qui: l’Italia, sesta potenza mondiale fino a un decennio fa, dopo esser stata scavalcata da Cina e Brasile negli anni passati, si appresta a finire in decima posizione a seguito dell’ininterrotta crescita di Russia e India. Secondo le previsioni, tuttavia, questo è un destino comune per i paesi europei, e non ci vorrà molto prima che Brasile, Russia e India, superino anche il PIL di Regno Unito, Francia e perfino di quello che viene considerato il ‘treno d’Europa’, la Germania.

C’è però un dato che può farci sorridere, e deve farci ragionare, ossia il considerare i paesi europei in maniera congiunta, e non singolarmente. L’Unione Europea, risulterebbe cosi la prima potenza mondiale, con un Prodotto Interno Lordo di 16 trilioni di dollari. Anche se calcolassimo la sola euro-zona, essa costituirebbe comunque la seconda potenza mondiale, ad un passo dagli Stati Uniti, e di gran lunga sopra la Cina. Una super potenza del genere, di certo stravolgerebbe gli equilibri mondiali, e mediante una maggiore integrazione (alludo in particolare ad una integrazione fiscale) potrebbe intraprendere politiche congiunte che le permettano di aumentare anche quel tasso di crescita che al momento oscilla fra il +3% della Germania e il -7% della Grecia.

I dati parlano chiaro, non costituiscono una teoria economica, ed i nostri governi europei ne sono certamente a conoscenza. Una maggiore integrazione è dunque un auspicio di cui i vari leader dovrebbero tener conto, ma la storia ci insegna che sono più frequenti le spinte separatiste (Lega Nord in Italia, indipendentismi Catalani e Baschi in Spagna, ecc.) che quelle unitarie. Inoltre, nei confronti dell’Unione Europea molte critiche sono state fatte a seguito della crisi che ormai colpisce i nostri paesi da circa 5 anni. Non sono da sottovalutare la proposta di un referendum per l’uscita dall’U.E. del Primo Ministro inglese David Cameron, o del leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, così come le politiche anti europeiste del Primo Ministro ungherese Viktor Orbán.

Se si tratta di populismo o meno potremmo discuterne a lungo, quel che è certo è che nel contesto geopolitico mondiale, con un cospicuo numero di paesi in rapida crescita economica, il ruolo dell’Italia come singolo ha una rilevanza limitata, per giunta in diminuzione, mentre quello dell’Unione Europea in quanto blocco unito, è ben altro discorso. Del resto, senza richiamare citazioni storiche ed erudite, basta il celebre proverbio  ‘l’unione fa la forza’ a rendere il concetto.

Basta con gli imbrogli, è ora di giocare a carte scoperte

SPECIALE ELEZIONI POLITICHE 2013

di Antonio Diomede (pubblicato su www.reasat.it)

Vedo, un po’ divertito, ma non tanto, tutti i giorni in tv e sulla stampa le varie tesi sull’analisi del voto degli italiani. Nei dibattiti radiotelevisivi e sui giornali si ascoltano e si leggono le più fantasiose motivazioni per giustificare il pauroso vuoto politico e di potere creatosi in un paese europeo, l’Italia, dopo quello del 1918-1922 per il quale Mussolini marciò su Roma, e quello tedesco della repubblica di Weimar del 1929-1933 a causa del quale un imbianchino, un certo Adolf Hitler, diede vita alla più spietata dittatura mai esistita dai giorni della Creazione. Giornalisti e politici, ognuno dice la sua in base alle proprie idee o posizioni del proprio partito, ma tutti sono d’accordo nell’affermare che  “il risultato del voto, piaccia o non piaccia è l’espressione del popolo e come tale, in democrazia, va rispettato”. Tutto Ok, sembra non ci sia nulla da dire. Invece, per come si è svolta la campagna elettorale ci sarebbe tanto da dire. Infatti in una “vera democrazia”, quella sancita dalla Costituzione per capirci, l’elettore non va confuso e, soprattutto, durante la campagna elettorale non dovrebbe essere ammesso  “il falso ideologico” che, oltre tutto, è punibile dal codice penale (artt. 476,477 e 478). Invece la campagna elettorale si è svolta con lo stile “del mercato delle vacche” dove tutto si compra a buon prezzo. Abbiamo assistito a leader politici e candidati che promettevano falsamente di tutto pur di carpire la buona fede dell’elettore per accaparrarsi il voto. Berlusconi ha promesso il rimborso dell’IMU sulla prima casa tant’è che alcuni pensionati sociali subito si sono presentati alle Agenzie delle Entrate per richiedere il modulo di rimborso. Così di voti ne ha presi un botto e c’è mancato poco che non vincesse ancora! Ma non è tutto; ha anche promesso un condono tombale senza specificare per chi e per cosa. Bersani ha promesso un po’ di tutto e un po’ di niente. Ha perfino, vagamente, detto che avrebbe rivisto la “Gasparri” e il “conflitto d’interessi”. Grillo, ha promesso  di togliere tutti i privilegi alla classe politica. D’accordo, ma quando promette la riforma del Paese non sa di cosa parla. Non sa che, ad esempio, Berlusconi & C. anche se dovessero essere sbattuti fuori dal Parlamento, continueranno a governarci almeno per altri dieci anni attraverso i suoi uomini piazzati nei posti di comando dell’amministrazione pubblica. Ad esempio, nei Ministeri, i Capi di Dipartimento, i Direttori Generali e tutto lo staff dirigenziale è occupato dai suoi fedelissimi e fino a quando non andranno in pensione, con le laute liquidazioni che si ritrovano, sono inamovibili. Altro esempio. Le Autority italiane sono nominate dai capi dei Partiti. Pertanto l’AGCOM e l’Antitrust, fino a scadenza (ma sono state appena nominate) sono dominio di Monti e Berlusconi. In queste condizioni, qualsiasi riforma verrebbe uccisa prima di nascere e quand’anche nascesse verrebbe boicottata nella pratica attuazione. Poi, nel nostro settore, ci sono i Corecom di nomina partitica. Tutte bocche da sfamare che come uccellini appena nati vorrebbero prendere il volo per dominare lo spazio politico insieme alla mamma. Infine ci sono le lobby, sempre pilotate in maggioranza da Berlusconi, pronti a minacciare crisi di mercato se non si soddisfano le loro tasche.  Allora che si fa? Preso atto che ci stiamo giocando la democrazia e se ciò non è ancora avvenuto lo dobbiamo proprio a Grillo che è riuscito ad ammortizzare la rabbia dei giovani e di larga parte dei lavoratori e del ceto medio attraverso la formazione del Movimento 5 Stelle; considerata l’inesperienza “governativa” dei singoli senatori e deputati eletti nel Movimento 5 Stelle; bisognerebbe aiutarli a capire come “gira il mondo della burocrazia ministeriale e delle lobby” in modo da non farsi abbindolare (circuire) da codesti abilissimi signori veri professionisti nel farsi i cazzi propri a scapito del Paese. Scusate lo sproloquio, non lo farò mai più, mi è venuto spontaneo nella penna e mi spiace cancellarlo. Per quanto ci riguarda noi siamo a disposizione nell’interesse generale del Paese.

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