Significativamente Oltre

cultura

INTERVISTA: ONOREVOLE FARINA

Rifondazione comunista-Sinistra europea

di Salvatore Viglia

«Non appartengo ad una sinistra che qualcuno definisce radicale. Questa è una sinistra del buon senso».

Le metamorfosi che riguardano i DS con la formazione del Partito Democratico, sono da considerarsi un fenomeno fisiologico della sinistra, oppure si tratta di calcoli d’opportunità.

Non si tratta di processi fisiologici. Sono scelte di un modello di riferimento di carattere epocale. Scelte di oltrepassamento del ‘900 attraverso una rotta che scimmiotta l’esperienza americana. Guarda al bipolarismo. In questo senso, c’è preoccupazione sui risvolti che potrà avere relativamente alla riforma della nuova legge elettorale. Accelera, anche a sinistra, la formazione di aggregazioni e quindi, per converso, è chiaro che una sinistra che qualcuno etichetta come radicale ma che io credo sia di buon senso, anch’essa tenderà, specularmene, a formare aggregazioni più ampie.

Una volta finito con i DS, si ricomincerà dalla sinistra radicale passare prima al Partito Comunista, poi a quello che è rimasto dei DS, per poi confluire nel PD e via discorrendo, è un processo a catena?

Non credo sia un processo a catena. Piuttosto potremmo definirlo un processo di contemporaneità.

Non per niente Rifondazione Comunista ha aperto un cantiere ancora prima, devo dire, in tempi non sospetti, aprendo alla società attraverso i progetti di sinistra europea. Questo cantiere tende a mettere in relazione la sinistra europea e quindi anche Rifondazione al suo interno, con altre forze radicali che si sono costituite ai margini di Rifondazione.

In particolar modo, possiamo guardare, sul piano della rappresentanza, i comunisti italiani piuttosto che i verdi immagino, ed alla sinistra DS fino a quando non entrerà, e se, nel Partito Democratico.

Sono processi che viaggiano in parallelo, rispondono ad esigenze diverse.

Alla luce del primo anno al governo, pensa che una sinistra come la sua sia più idonea a fare opposizione pura o sia, invece, anche in grado di governare? Sembra vi siate allineati.

Credo che, in quest’anno di governo, alcune forze della maggioranza abbiano avuto molto ed altre meno. Se ad essere governisti, significa seguire il programma dell’Unione allora, penso, sia un buon passaggio.

Purtroppo, in questi mesi, si è evidenziato uno scostamento forte dell’azione di governo dal programma anche se sia stato sottoscritto e che gli italiani hanno, sostanzialmente, votato.

Si aspetta qualche altro scivolone del governo?

No. Io aspetto che su alcuni punti centrali, faccio due esempi che sono chiaramente esplicitati, uno della riforma delle attuali leggi sull’immigrazione, la Bossi-Fini, e l’altro con l’abrogazione, perché questo c’è scritto sul programma dell’Unione, della Fini-Giovanardi sulle droghe, si rispettino gli impegni.

Penso che sia stato annunciato dai ministri competenti affinché arrivino dei segnali alla società nel solco del programma. Se questi non arrivassero, chiaramente, sarebbe un problema. Non dimentichiamoci che, sulla materia di politica economica, mi sembra che le frizioni esistenti in tempi di finanziaria, persistano tutt’oggi.

Se cadesse questo governo consegnereste il governo del Paese al centrodestra su un piatto d’argento proprio in un momento di grandi difficoltà di coalizione della Cdl.

A me sembra che ogni ipotesi di similitudine con la precedente caduta di Prodi, non sussista. Anzi, mi sembra che questa sinistra che qualcuno etichetta come radicale ma che io continuo a definire di buon senso, abbia fatto sforzi enormi e pagato un prezzo anche con lacerazioni non semplici con la sua base e dentro la società. Non mi sembra che le altre forze dell’Unione, anche quelle che si definiscono più centrali e moderate, stessero facendo lo stesso sforzo. Pensiamo, non so, all’Udeur di Mastella sulla questione del DI.CO che pure sono tratteggiati sul programma; pensiamo all’IdV di Di Pietro sulla vicenda dell’indulto.

Solo prendendo a modello questi due esempi che le ho appena citato, si capiscono i grandi sforzi che stiamo facendo. Qualcuno, però, dovrebbe sgomitare un po’ meno.

Come dire portate pazienza?

La pazienza si porta sino a che è utile. E’ evidente che, a fronte della pazienza, ci siano forze che stanno tirando fortemente la corda. E la corda non è un collare!

NOTE SUL PARTITO DEMOCRATICO

di Luigi Restaino

E’ il mio primo intervento su questo portale e vorrei entrare subito nel vivo della discussione politica con l’entusiasmo e la passione necessaria.

La nascita del partito democratico è l’occasione non solo per il centrosinistra, ma per il paese intero di avviare finalmente una fase completamente nuova che ponga al centro del dibattito politico, ma direi sociale, quelli che sono i temi centrali per la donna e l’uomo del 21° secolo.

Non di risposte si tratta, ma di domande. La società civile, gli intellettuali, i politici, ma anche l’operaio, il giovane precario, lo studente, l’impiegato, la casalinga, il medico o il professore, devono essere coinvolti nel processo costitutivo di un motore di innovazione e vera e propria creazione di quella che sarà la società da qui a 5, 10, 20 anni.

Una visione organica e quanto più condivisa fondata ed ispirata su valori universali. Penso ad esempio al diritto alla felicità, sancito nella costituzione americana, piuttosto che alla eguaglianza sociale, ai diritti dell’uomo, allo statuto dei lavoratori.

Domande relative a cosa si intenda per progresso e per modernità devono essere alla base della Politica con la P maiuscola che il partito democratico deve porsi e porre al centro dell’attenzione.

Vogliamo un mondo più sano, che sia attento alle problematiche ambientali o vogliamo aumentare i consumi a dismisura per gli interessi del capitale e del profitto fine a stesso? Vogliamo che l’uomo e la donna del domani lavorino di più dei loro padri o che i progressi della scienza e della tecnica siano distribuiti a tutti? Vogliamo chiuderci in un isola di ricchezza e benessere o impegnarsi perché al mondo non ci sia più un solo bambino che muoia di fame o di malattia perché i ricchi si cullano nel loro egoismo?

Sono questi solo alcuni dei grandi temi che devono essere alla base della riflessione di un grande partito che ha l’ambizione di parlare ai cuori delle masse, e di guidare il Paese nel prossimo futuro verso una società migliore e più giusta.

PARLARE DI EUROPA AI GIOVANI

LA NOTTE DELLE UNIVERSITÀ- EUROPA DEI SAPERI

Parlamento Europeo – Comune di Roma – Università Romane

Osservatorio sulla Comunicazione dell’Europa

in collaborazione con – Gioventù Federalista Europea – LabEuroMedia – Arteteca

presenta: Comunicare l’Europa ai giovani

Università degli Studi “La Sapienza” – Roma – Facoltà di Giurisprudenza, Aula VII 24 marzo 2007, dalle 23.30

Introduce

Luca Borriello, *Università degli Studi del Salento, Scuola Superiore ISUFI

Proiezione de *L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro*, di Rossella Biscotti (10′), Courtesy Galerie Paolo Boselli – Bruxelles
a cura di *Exposito. Osservatorio Giovani Artisti Napoli*

*Coordina*
Roberto Race, *giornalista*

*Ne discutono:*
Juliane Bir, *Segretario Generale Giovani Confederazione Europea dei Sindacati*

Roger Albyniana *Presidente Lymec Giovani Liberali Europei *

Giacomo Filibeck, *Presidente Giovani Socialisti Europei*

Tommaso Pellegrino,* Deputato al Parlamento Italiano, Verdi*

*Interventi di*

Andrea Casu, *Responsabile Esteri Giovani della Margherita*

Chiara Cipolletta,* Direzione Nazionale Gioventù Federalista Europea*

Carlo Imarisio, *Segretario Lazio* *Movimento Federalista Europeo*

Tommaso Visone,* Responsabile Politiche Europee Società Aperta Giovani*

*Conclude*

Sandro Gozi, *Rappresentante della Presidenza del Consiglio per la Celebrazione dei Trattati di Roma*

Sono invitati i partecipanti dello Youth Summit

L’incontro sarà preceduto da una proiezione di filmati sulla figura di Altiero Spinelli e del film *L’Europa non cade dal cielo* (regia di Italo Spinelli), a partire dalle 21:30.

Per informazioni: 3470885233 – 3339064533

L’ALTRA FACCIA DEL LAVORO

L’altra faccia del lavoro a termine. Sono un milione i precari “scaduti”
di FEDERICO PACE

Tanti sono in Italia gli atipici che non hanno più un’occupazione e che cercano disperatamente un impiego. Tra loro contratti a termine
non rinnovati, collaborazioni chiuse e partite Iva senza più un impiego. Se sommati ai precari “al lavoro” si arriva a 3milioni e 700mila. I risultati di uno studio di due ricercatori italiani.

Il tasso di disoccupazione diminuisce. Il mercato del lavoro sembra tornare al bel tempo. Eppure qualcosa nei conti continua a non tornare. Soprattutto a chi il lavoro lo vive sulla propria pelle. Le cose sembrano essere più complicate di quanto non siano a prima vista.
Sì, perché la vitalità mercato del lavoro, se si esclude l’effetto della regolarizzazione dei lavoratori immigrati, sembra ruotare soprattutto intorno ai contratti a termine.

Nell’ultimo trimestre, dice l’Istat, i nuovi posti sono 333mila. Di questi 191mila sono contratti a tempo determinato. Contratti che non
sempre offrono un percorso verso la stabilizzazione. Contratti che per lo più finiscono per scadere. E una volta scaduto il contratto, il
lavoro non c’è più. E forse solo per questo si smette di essere forse precari? No, certo che no. Anzi si diventa forse iper-precari. Precari
all’ennesima potenza.

Visita il Sito di FEDERICO PACE

ESCE IL NUOVO SITO

di Rocco Pellegrini
 
Finalmente dopo molti sforzi tecnici ed operativi comincia a prendere luce il nostro sito. Questo è il blog ancora incompleto ma sufficentemente funzionante per mettervi dentro i post e far funzionare tutto.

Presto sara vestito con i colori ed il look like del nostro template, ma al momento è usato per testare il modello sottostante.

Il programma usato permette molte cose: ha una sua intrinseca complessità che, però, darà i suoi copiosi frutti, essendo una miniera di potenzialità  per supportare la crescita di una comunità  come innovatorieuropei.com

8 MARZO E IL FUTURO PARTITO DEMOCRATICO

di Luca Lauro

A proposito di quote rosa e arancio, oggi il presidente Napolitano invita a riflettere sul ritardo con cui si realizza anche in politica la parità nelle opportunità tra i sessi, avvisando allo stesso tempo del bisogno che la politica ha di una maggiore rappresentanza femminile in Parlamento –

la settimana scorsa il segretario dei Ds fassino rilanciava il discorso delle quote rosa all’interno di una riflessione sulla prossima (lo speriamo quasi tutti) riforma di legge elettorale.

Prima ancora, l’importante riferimento alle quote rosa e giovani contenuto nel manifesto per il Partito Democratico (anche a seguito del lavoro di INNOVATORI EUROPEI).

Se questo è un percorso fatto di varie tappe, mi sento di dire, a titolo personale, che la strada è quella giusta.

Oggi il migliore augurio che mi sento di fare a tutte le donne italiane e in italia è che quella parte del manifesto programmatico si traduca presto, in atti giuridici concreti: sarebbe una fortuna per tutti.

Ma lo ammetto, le mie sono ancora principalmente speranze, saluti

UNA FASE NUOVE PER IL GOVERNO

Una Fase Nuova per il Governo Prodi

Con la Fiducia di ieri al Senato, il Governo Prodi potrebbe cominciare una nuova Fase.

Tranne altri brutti “scherzetti da adolescenti” nel Voto al Senato per il rifinanziamento della Missione in Afghanistan, ci sono le condizioni per continuare nell’opera di risanamento (Padoa Schioppa e Visco) e di riformismo che si era cominiciato a fare (con Bersani, Lanzillotta, Nicolais, Rutelli) e con una ottima Politica internazionale.

E’ ora anche arrivato il momento di riformare oltre al Sistema Previdenziale (dovrebbe avvenire entro Marzo) SOPRATTUTTO il SISTEMA DELLA GIUSTIZIA.

Non sto qui a raccontarvi le mie esperienze quotidiane che tutti condivideranno di una ROMA-CAPITALE che sta diventado sempre più CAPITALE della SPORCIZIA (per le Strade) e della ASSENZA di REGOLE (anche le più elementari) CONDIVISE..

In tutto ciò con Innovatori Europei, proveremo a dare un nostro contributo occupandoci, con incontri vari, dei Temi che ruotano attorno al concetto di INNOVAZIONE.

Buona giornata.

Massimo

L’ APPELLO DI NAPOLITANO PER L’UNIONE EUROPEA

L’appello di Napolitano rivolto a portare avanti l’integrazione europea

di Tommaso Visone – Società Aperta Giovani

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita ufficiale al Parlamento europeo, ha pronunciato, al centro dell’Aula di Strasburgo, un deciso discorso concernente la necessaria ripresa del processo d’integrazione europea mediante l’entrata in vigore del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004.

L’allocuzione presidenziale ha fatto perno su tre specifici temi: uno identitario, uno storico ed uno politico-programmatico.

Per ciò che riguarda il primo tra questi (quello identitario), si può constatare come il Presidente abbia più volte fatto riferimento al suo passato come parlamentare europeo ed al suo senso di appartenenza nei confronti di questa prestigiosa istituzione.

Lo stesso Presidente del Parlamento europeo ha introdotto il Capo di Stato italiano ricordando il suo ruolo da membro parlamentare attivo e rispettato ed il suo impegno come guida della Commissione Affari Costituzionali del parlamento stesso.

Allo stesso tempo, facendo perno su questa comune esperienza con i parlamentari presenti, Napolitano ha colto l’occasione per ricordare all’assemblea che quel che unisce noi tutti è appunto il senso dell’appartenenza all’Europa come patrimonio comune di valori e di idee, di tradizioni e di speranze, e come progetto di costruzione di un nuovo soggetto politico e istituzionale che possa far fronte alle sfide dell’epoca in cui viviamo e del prevedibile futuro.
L’accento, nel proseguire del discorso, è stato posto sul compito propulsivo del Parlamento europeo in quanto tale che ha il fine di rafforzare l’europa unita, collegando ad esso ed alla sua missione futura l’apporto dell’europeismo italiano, con un esplicito richiamo alle figure di De Gasperi e Spinelli, artefici in modo differente di quel precipuo anelito italiano all’ideale europeista.

L’uso volontario da parte di Napolitano della tematica identitaria ha un significato preciso, in quanto il Presidente sottolinea con essa l’esistenza dell’idea d’Europa nell’evolversi stesso della vita politica delle comunità nazionali europee che, grazie alle scelte di una serie di personaggi ed istituzioni tra cui egli stesso, ha reso impossibile parlare di un futuro politico nel continente senza comprendere in esso la scelta, ormai fattasi costituente/costitutiva (quindi identitaria), per l’Europa Unita.

Passando alla seconda tematica caratterizzante l’intervento si nota che il come ed il perchè delle passate scelte identitarie è stato delineato da Napolitano mediante un’approccio storico, ovvero secondo una chiarificatrice esposizione diacronica del cammino delle istituzioni europee e delle istanze da sempre legate a questo divenire.

Infatti il Presidente ha detto che in effetti, già  a partire dal grande fatto nuovo dell’elezione, nel 1979, del Parlamento europeo a suffragio universale, la strada della parlamentarizzazione e della costituzionalizzazione dell’Unione era apparsa una prospettiva obbligata, al fine di rafforzare le basi democratiche del processo d’integrazione, di garantire i diritti e le possibilità  di partecipazione dei cittadini. In quel senso si mosse il Parlamento europeo approvando il 14 febbraio 1984 e precisamente 23 anni fa il Progetto di Trattato che istituiva l’Unione europea.

Quel Progetto elaborato e discusso per impulso di Altiero Spinelli purtroppo non divenne Trattato; e nonostante il lungo e non infecondo cammino successivo, spesso ispirato alle proposte dello stesso progetto Spinelli, rimasero aperte molte questioni, e ne sorsero di nuove.

Continuando secondo questa identificazione storica delle problematiche ha aggiunto, alludendo al cammino percorso negli ultimi anni : così, quando al momento della firma del deludente Trattato di Nizza, i governi convennero sulla necessità di affrontare i grandi temi dell’avvenire dell’Europa e di aprire un vero e proprio processo costituente, il Parlamento si impegnò fino in fondo a dare il suo contributo, collaborando alla ricerca di soluzioni soddisfacenti di fronte agli interrogativi indicati nella Dichiarazione di Laeken del dicembre 2001.

Ovvero, seguendo la lucida argomentazione di Napolitano, risulta evidente come il motivo fondamentale per il quale si è giunti all’elaborazione del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa è da ricercarsi nelle stesse, oggi improcrastinabili, esigenze politiche che i paesi dell’Unione coltivavano da tempo ed alle quali non era stato possibile dare una risposta condivisa prima del compromesso raggiunto con il Trattato firmato nel 2004.

Infatti quest’ultimo fu un testo lungamente meditato e discusso. Il risultato fu certamente un compromesso, ma non di basso livello: si trovò un terreno d’incontro tra punti di vista diversi, ciascuna parte anche il Parlamento europeo sacrificò in qualche misura le sue richieste e proposte, pur di giungere a un’intesa che facesse comunque avanzare la causa dell’unità  e dell’integrazione europea.

Il compromesso del Trattato viene dunque posto al centro del discorso stesso di Napolitano come importante esito di un processo storico volto ad affermare l’inequivocabile bisogno politico di un’Europa Unita. Da questo delicato e fondamentale accordo del 2004 prende il via l’idea politica affermata dal Presidente.

Quest’ultima (che sarebbe la terza tematica del discorso) risulta chiara e decisa nelle seguenti parole: se nel complesso il Trattato costituzionale ha costituito un felice punto d’incontro, va ricordato che in un buon compromesso si tengono insieme sia l’accoglimento di certi punti di vista sia la rinuncia ad altri. Non lo si dimentichi nel momento in cui si parla di rimettere le mani sul testo del 2004 : nessuno può pensare di spostare a vantaggio delle proprie tesi l’equilibrio del compromesso raggiunto.

Aprire un nuovo negoziato può significare aprire un vaso di Pandora, correre il rischio di ripartire da zero, avviare un confronto dai risultati e dai tempi imprevedibili. Diciotto dei ventisette Stati membri hanno ratificato il Trattato, in rappresentanza di 275 milioni di cittadini europei : essi meritano rispetto per aver mantenuto l’impegno sottoscritto a Roma.

Si dispiega conseguentemente, nel discorso del Capo di stato italiano, un precisa volontà politica: non è in alcun modo nè consigliabile, nè possibile, la modifica del testo del 2004 che, viste le ratifiche ottenute, dovrà  andare avanti, nell’interesse dell’Unione stessa. Il vero risultato da perseguire da parte dell’Europa sarà dunque, secondo questo spirito, l’entrata in vigore del testo in questione entro il 2009.

Per fare questo si dovrà , sempre secondo Napolitano, tenere conto delle ragioni che hanno spinto alcuni cittadini a rifiutare il trattato attraverso lo strumento referendario e ottenere il contributo di quell’amica Francia che potrebbe dare un apporto decisivo per il superamento dell’attuale impasse europea.

Non è infatti più possibile per Napolitano attendere, rimanendo con l’attuale quadro istituzionale, in quanto è decisivo per l’Unione dotarsi di istituzioni più forti delle resistenze opposte da quegli Stati membri che restano più chiusi nella difesa di anacronistiche prerogative e di velleitarie presunzioni nazionali.

Il senso della proposta è tutto racchiuso nel monito finale che il presidente espone con forte intensità : Il mio vuol essere, partendo da ciò, un appello al senso di responsabilità e alla volontà politica di tutti coloro che hanno ruoli di guida nei nostri paesi. Nessuno ignora la portata delle nuove minacce, sfide ed opportunità  che sono dinanzi a noi.

L’Europa potrà incidere sulle relazioni internazionali e sullo sviluppo globale, potrà  ritrovare slancio e dinamismo e potrà  contare nel mondo, solo se rafforzerà  la propria coesione e unità , dotandosi rapidamente “ come Unione “ delle istituzioni e delle risorse necessarie.

L’alternativa , dovremmo saperlo, è un drammatico declino del ruolo di tutti ( si rammenta la forza con la quale il presidente ha pronunciato questo tutti) i nostri paesi, del ruolo storico del nostro continente.
Lasciatemi ripetere le parole con cui Jean Monnet concluse le sue memorie nel 1976: Non possiamo fermarci quando attorno a noi il mondo intero è in movimento. Trent’anni dopo, quelle parole sono ancora più vere, suonano come un assillo a cui non si può più sfuggire.

Riassumendo, il principio del discorso presidenziale esposto attraverso queste tre strade, per come qui lo si è colto, risulta il seguente: visto che l’Europa non scende dal cielo, sarà  necessario un rinnovato impegno politico affinchè i suoi cittadini e le sue forze politiche, attraverso lo strumento del Trattato del 2004, si spendano ancora una volta, nel solco della grande tradizione europeista, per imboccare l’unica possibile via per il futuro, la via dell’Unità .
Lo stesso principio che, non a caso, si incontra in un vecchio motto: La via da percorrere non è facile nè sicura. Ma deve essere percorsa e lo sarà !(A.Spinelli).

I DICO

di Edgardo Canuto

Care Amiche, Cari Amici,
per chi non ha ancora avuto tempo di approfondire, invio il testo del Disegno di Legge approvato dal Governo relativo ai DICO – Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità (09 febbraio 2007).
Infatti, al di là delle sintesi giornalistiche, credo sia indispensabile – per fare le proprie valutazioni – leggerselo.
Tra l’altro il testo è snello e veloce. Quanta ipocrisia su questo argomento !!
Non è paradossale sentir parlare di “matrimonio di serie B” e sentire lezioni di morale cattolica e cristiana da persone che nella loro vita privata hanno fatto scelte contrarie appunto alla morale che invocano e che purtroppo vivono situazioni famigliari a volte imbarazzanti?
Nel privato ognuno faccia ciò che vuole (e che può) ma nel pubblico abbia almeno il buon gusto di essere coerente ….. e soprattutto abbia rispetto del privato e delle scelte altrui!!
Lo Stato (la Repubblica – come dice l’art. 3 della costituzione), ha il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Credo che riconoscere il diritto alla convivenza con i conseguenti diritti/doveri relativi all’ assistenza e solidarietà materiale e morale sia importante ed attuale.
Credo che tra i diritti inviolabili dell’individuo ci sia quello di decidere con chi passare la propria vita od una parte di essa, nella condivisione e scambio di affetto, amore ed attenzioni, ottenendo assistenza, garanzia e tutela dei propri diritti.
Sarebbe un bel segnale se la Politica Italiana riuscisse a dare dignità a scelte private di tanti cittadini.
Magari in tanti inizierebbero di nuovo a credere nella Politica, nella sua capacità di tutelare la democrazia, la libertà, i diritti ed i doveri, insomma il bene comune.
Speriamo bene .

Un saluto,
EDI CANUTO
Costituzione della Repubblica Italiana.
(estratto degli articoli 2 e 3)
Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

DICO – Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi.

Art. 1 (Ambito e modalità di applicazione)
1. Due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta entro il secondo grado, affinità in linea retta entro il secondo grado, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti, dei doveri e delle facoltà stabiliti dalla presente legge.
2. La convivenza di cui al comma 1 è provata dalle risultanze anagrafiche in conformità agli articoli 4, 13 comma 1 lettera b), 21 e 33 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, secondo le modalità stabilite nel medesimo decreto per l’iscrizione, il mutamento o la cancellazione. E’ fatta salva la prova contraria sulla sussistenza degli elementi di cui al comma 1 e delle cause di esclusione di cui all’articolo 2. Chiunque ne abbia interesse può fornire la prova che la convivenza è iniziata successivamente o è terminata in data diversa rispetto alle risultanze anagrafiche.
3. Relativamente alla convivenza di cui al comma 1, qualora la dichiarazione all’ufficio di anagrafe di cui all’articolo 13, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, non sia resa contestualmente da entrambi i conviventi, il convivente che l’ha resa ha l’onere di darne comunicazione mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento all’altro convivente; la mancata comunicazione preclude la possibilità di utilizzare le risultanze anagrafiche a fini probatori ai sensi della presente legge.
4. L’esercizio dei diritti e delle facoltà previsti dalla presente legge presuppone l’attualità della convivenza.
5. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche all’anagrafe degli italiani residenti all’estero.
6. Ai fini della presente legge i soggetti di cui al comma 1 sono definiti “conviventi”.

Art. 2 (Esclusioni)
1. Le disposizioni della presente legge non si applicano alle persone: a) delle quali l’una sia stata condannata per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell’altra o sulla persona con la quale l’altra conviveva ai sensi dell’articolo 1, comma 1, ovvero sulla base di analoga disciplina prevista da altri ordinamenti; b) delle quali l’una sia stata rinviata a giudizio, ovvero sottoposta a misura cautelare, per i reati di cui alla lettera a); c) legate da rapporti contrattuali, anche lavorativi, che comportino necessariamente l’abitare in comune.

Art. 3 ( Sanzioni )
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di beneficiare delle disposizioni della presente legge, chiede l’iscrizione anagrafica in assenza di coabitazione ovvero dichiara falsamente di essere convivente ai sensi della presente legge, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 3000 a euro 10000.
2. La falsa dichiarazione di cui al comma 1 produce la nullità degli atti conseguenti; i pagamenti eseguiti sono ripetibili ai sensi dell’articolo 2033 del codice civile.

Art. 4 (Assistenza per malattia o ricovero)
1. Le strutture ospedaliere e di assistenza pubbliche e private disciplinano le modalità di esercizio del diritto di accesso del convivente per fini di visita e di assistenza nel caso di malattia o ricovero dell’altro convivente.

Art. 5 ( Decisioni in materia di salute e per il caso di morte)
1.Ciascun convivente può designare l’altro quale suo rappresentante: a) in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e volere, al fine di concorrere alle decisioni in materia di salute, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti; b) in caso di morte, per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti.
2. La designazione è effettuata mediante atto scritto e autografo; in caso di impossibilità a redigerlo, viene formato un processo verbale alla presenza di tre testimoni, che lo sottoscrivono.

Art. 6 (Permesso di soggiorno)
1. Il cittadino straniero extracomunitario o apolide, convivente con un cittadino italiano e comunitario, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, può chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno per convivenza.
2. Il cittadino dell’Unione europea, convivente con un cittadino italiano, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, ha diritto all’iscrizione anagrafica di cui all’articolo 9 del decreto legislativo di attuazione della direttiva 2004/38/CE.

Art. 7 ( Assegnazione di alloggi di edilizia pubblica )
1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano tengono conto della convivenza di cui all’articolo 1 ai fini dell’assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica.

Art. 8 ( Successione nel contratto di locazione )
1. In caso di morte di uno dei conviventi che sia conduttore nel contratto di locazione della comune abitazione, l’altro convivente può succedergli nel contratto, purché la convivenza perduri da almeno tre anni ovvero vi siano figli comuni.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche nel caso di cessazione della convivenza nei confronti del convivente che intenda subentrare nel rapporto di locazione.

Art. 9 ( Agevolazioni e tutele in materie di lavoro )
1. La legge e i contratti collettivi disciplinano i trasferimenti e le assegnazioni di sede dei conviventi dipendenti pubblici e privati al fine di agevolare il mantenimento della comune residenza, prevedendo tra i requisiti per l’accesso al beneficio una durata almeno triennale della convivenza.
2. Il convivente che abbia prestato attività lavorativa continuativa nell’impresa di cui sia titolare l’altro convivente può chiedere, salvo che l’attività medesima si basi su di un diverso rapporto, il riconoscimento della partecipazione agli utili dell’impresa, in proporzione dell’apporto fornito.

Art. 10 ( Trattamenti previdenziali e pensionistici )
1. In sede di riordino della normativa previdenziale e pensionistica, la legge disciplina i trattamenti da attribuire al convivente, stabilendo un requisito di durata minima della convivenza, commisurando le prestazioni alla durata della medesima e tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali del convivente superstite.

Art. 11 ( Diritti successori )
1. Trascorsi nove anni dall’inizio della convivenza, il convivente concorre alla successione legittima dell’altro convivente, secondo le disposizioni dei commi 2 e 3.
2. Il convivente ha diritto a un terzo dell’eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un quarto se concorrono due o più figli. In caso di concorso con ascendenti legittimi o con fratelli e sorelle anche se unilaterali, ovvero con gli uni e con gli altri, al convivente è devoluta la metà dell’eredità.
3. In mancanza di figli, di ascendenti, di fratelli o sorelle, al convivente si devolvono i due terzi dell’eredità, e, in assenza di altri parenti entro il secondo grado in linea collaterale, l’intera eredità.
4. Al convivente, trascorsi almeno nove anni dall’inizio della convivenza, e fatti salvi i diritti dei legittimari, spettano i diritti di abitazione nella casa adibita a residenza della convivenza e di uso sui mobili che la corredano, se di proprietà del defunto o comuni. Tali diritti gravano sulla quota spettante al convivente.
5. Quando i beni ereditari di un convivente vengono devoluti, per testamento o per legge, all’altro convivente, l’aliquota sul valore complessivo netto dei beni prevista dall’articolo 2, comma 48, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, è stabilita nella misura del cinque per cento sul valore complessivo netto eccedente i 100.000 euro.

Art. 12 ( Obbligo alimentare )
1. Nell’ipotesi in cui uno dei conviventi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento, l’altro convivente è tenuto a prestare gli alimenti oltre la cessazione della convivenza, purché perdurante da almeno tre anni, con precedenza sugli altri obbligati, per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza. L’obbligo di prestare gli alimenti cessa qualora l’avente diritto contragga matrimonio o inizi una nuova convivenza ai sensi dell’articolo 1.

Art. 13 (Disposizioni transitorie e finali )
1. I conviventi sono titolari dei diritti e degli obblighi previsti da altre disposizioni vigenti per le situazioni di convivenza, salvi in ogni caso i presupposti e le modalità dalle stesse previste.
2. Entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, può essere fornita la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella delle certificazioni di cui all’articolo 1, comma 2. La disposizione di cui al presente comma non ha effetti relativamente ai diritti di cui all’articolo 10 della presente legge.
3. Il termine di cui al comma 2 viene computato escludendo i periodi in cui per uno o per entrambi i conviventi sussistevano i legami di cui all’articolo 1, comma 1, e le cause di esclusione di cui all’articolo 2.
4. In caso di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio può essere fornita, entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza, da parte di ciascuno dei conviventi o, in caso di morte intervenuta di un convivente, da parte del superstite, la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella della iscrizione di cui all’articolo 1, comma 2, comunque successiva al triennio di separazione calcolato a far tempo dall’avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale.
5. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalle disposizioni vigenti a favore dell’ex coniuge cessano quando questi risulti convivente ai sensi della presente legge.
6. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalla presente legge cessano qualora uno dei conviventi contragga matrimonio.

Art. 14 (Copertura finanziaria)
1. All’onere derivante dall’articolo 11, pari ad euro 4 milioni e 600 mila per l’anno 2008 ed euro 5 milioni a decorrere dall’anno 2009 si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 20, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, iscritta all’U.P.B. dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2007. Il Ministro dell’economia e delle finanze e’ autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

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