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GIOVANI E DONNE PER LA RICERCA

Giovani e donne per migliorare il mondo della ricerca (di Rita Levi Montalcini)

Un mondo migliore ”e’ possibile solo grazie ai giovani e nell’assoluta parita’ tra uomo e donna” . Ad affermarlo e’ il Premio Nobel Rita levi Montalcini che, intervistata da Maurizio Costanzo nella trasmissione ‘Il diario’, si racconta parlando dei suoi grandi affetti e del futuro e lanciando un appello ai giovani e alle donne.
”Ritengo che il futuro dell’umanita’ – afferma la scienziata – sia soprattutto nelle mani dei giovani, che da spettatori devono diventare attori nell’arena della vita. Se noi diamo ai giovani la possibilita’
di utilizzare le enormi conoscenze dell’informatica – ha aggiunto – noi possiamo salvare il genere umano”. Ed un forte richiamo arriva dalla Montalcini anche in favore del ruolo della donna nella societa’ moderna: ”Il giorno che si dara’ alle donne la piena parita’, il mondo vedra’ una nuova speranza”. Il ”50% dell’umanita’ spiega riferendosi al genere femminile – non ha avuto pieno accesso alla conoscenza, perché gli e’ stato impedito in nome di una minore forza fisica.
Ma la forza fisica non ha niente a che vedere con le capacita’ mentali.
Oggi noi sappiamo per certo che la donna ha pari capacita’ mentali rispetto ai coetanei di genere maschile. Io giro l’Italia visitando molti luoghi e incontrando molte persone; sono ricevuta molto calorosamente dai giovani che sentono la verita’ di quanto io dico, in particolare mi rivolgo alle donne.

Da quando io ero bambina la donna ha fatto notevoli progressi nei nostri paesi – commenta la scienziata – oggi pero’ la donna gode di una parita’ apparente, non ancora completa nei confronti dell’altro sesso”.
Montalcini ha anche raccontato delle difficolta’ incontrate, in quanto donna, nell’intraprendere la carriera universitaria: ”Amavo mio padre, avevo rispetto e temevo il suo giudizio cattivo verso di me. Era l’epoca vittoriana ed era logico – afferma – che mio fratello andasse all’universita’ e noi tre sorelle ci dedicassimo a studi prettamente femminili, che io odiavo. Ma quando chiesi a mio padre il permesso di continuare a studiare, mi disse ‘Non approvo, ma non posso impedirti di tornare a studiare’. Avevo 18 anni, presi la licenza media superiore e mi iscrissi a medicina. Con mia madre – ricorda il Nobel – avevo un ottimo rapporto di rispetto e devozione, ma non condividevamo le stesse idee: a tre anni decisi che non avrei mai voluto essere ne’ moglie ne’ madre come lo era stata mia madre, che io adoravo”. Qualche rimpianto?
”Non c’e’ dubbio che in questo modo abbia perso qualcosa – risponde – ma questa e’ stata la mia scelta e sono lieta di averla fatta”.
Sempre vivo, poi, il dolore per la perdita della sorella gemella Paola, scomparsa sei anni fa: ”Mia sorella Paola – racconta la Montalcini – e’ stata una grandissima artista e una persona formidabile, sia dal punto di vista morale che da quello delle capacita’ creative. Avevamo un rapporto stupendo da quando siamo nate fino al giorno in cui il suo polso si e’ fermato sotto la mia mano. Non ho mai amato e stimato nessuno come mia sorella gemella Paola. Un artista, non dal punto di vista scientifico, perché per quello non nutriva nessun interesse, ma dal punto di vista della produzione creativa. Non saprei dire in una parola cosa era per me, perché rappresentava, e rappresenta ancora oggi, tutto, nonostante siano passati ormai quasi sei anni dalla sua scomparsa”.
Un accenno, infine, al suo ultimo libro ‘I nuovi magellani nell’era digitale’: ”I nuovi magellani – spiega – sono i giovani di ambo i sessi, cioe’ coloro che hanno accesso ai sistemi dell’informatica e possono, se si riuniscono, cercare di intervenire e correggere quelle tragiche situazioni del mondo del sud o delle popolazioni dell’oriente in via di sviluppo. Io ritengo che oggi, grazie all’informatica, i giovani abbiano accesso – conclude il Nobel per la Medicina – anche laddove i loro genitori non riescono ad arrivare”.

BUON NATALE 2006

*IL 2006 DI “INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE”*

Il 2006 è stato un Anno ricco e stimolante.

Dalle primarie alla intensa fase elettorale che ci ha visti partecipi delle iniziative di tutti i Gruppi vicini all’Unione, alla vorticosa attività della APD, tra i protagonisti del dibattito su “GENERE E GENERAZIONI”, alla naturale genitura del nostro GRUPPO *”INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE”

Questi i Macro Avvenimenti.

Molte altre le iniziative che ci hanno visti interpreti:

– la costituzione dei Gruppi di Giovani nelle diverse realtà territoriali regionali della APD nazionale.

– la creazione della Rete di BLOG

– la nascita del Sito *INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE
– il consolidamento del Forum – Google Group

– la pubblicazione del primo libro sulla costituzione del Partito Democratico *”Atti del Convegno del 4 Luglio” a cura di un manipolo di donne e giovani.

– l’incontro Ulivista di Orvieto, ad Ottobre, che ci ha visti partecipi

– la costante partecipazione attiva e la apertura al dialogo negli eventi nazionali dell’acceso dibattito sul PD.

– Primi firmatari nella *Lettera aperta a Prodi* per la richiesta di reale partecipazione delle DONNE al Comitato dei Saggi per il PD.

– primi firmatari nella *Lettera aperta “Per il Futuro dei Giovani”, per la richiesta di coinvolgimento dei Giovani al Comitato dei saggi per il PD.

E , soprattutto:

IL GRANDE COINVOLGIMENTO DEI TANTI AMICI, GIOVANI E DONNE, E NON SOLO, CHE HANNO DATO SLANCIO E FORZA AL NOSTRO PROGETTO DI INNOVAZIONE.

*Il 2007 si presenta come l’anno operativo, per noi.*

La sfida lanciata, con l’impegno costante ed onesto e con una partecipazione attenta e serena, alla classe politica dirigente nel 2006, ora dovrà trovare seri e concreti spazi di azione per una politica di giovani e donne.

Riusciremo a contribuire al rilancio della nostra amata Italia.

Nel 2006 il Gruppo vede più di un migliaio di simpatizzanti.

Nel 2007, le nostre idee ed il nostro genuino coinvolgimento, ci faranno riconoscere come gli INNOVATORI GIOVANI E DONNE, in Italia e in Europa.

Roma, 21 Dicembre 2006

GIUSEPPINA BONAVIRI e MASSIMO PREZIUSO

INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE

OTTIME NOTIZIE DA APD TRENTINO

Ecco la comunicazione dall’ amico ALESSIO di APD TRENTINO: Finalmente l’APD del Trentino si e’ dotata di un direttivo eletto dall’assemblea.

Non piu’ provvisiorio e sulla base di cio’ che e’ stato fatto.

Il risultato riguardo la partecipazione giovanile nel nuovo direttivo e’ ottima, un po’ meno per quanto riguarda la “quota rosa”.

Su 15 membri del direttivo 6 hannno meno di 35 anni. Si arriva a 10 includendo i membri sotto i 45 anni.

4 sole purtroppo le donne elette (peraltro coincidenti con le candidate!).

Un abbraccio e a presto,

Alessio

“PER IL FUTURO DEI GIOVANI”

“INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE” e “GIOVANI DI COMMUNITAS 2002”
condividono una LETTERA dal nome “PER IL FUTURO DEI GIOVANI” da inviare al COMITATO DEI SAGGI PER IL PARTITO DEMOCRATICO.

Se la senti tua, sottoscrivila (scrivendo a INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE) e/o falla girare ad altri amici.

Grazie,

Giuseppina Bonaviri e Massimo Preziuso

PER IL FUTURO DEI GIOVANI

In Italia vivono ottomilioni e trecentomila giovani di età compresa tra i 18 anni e i 29. Tale numero di persone viene rappresentato, generazionalmente, da soli 3 deputati under 30.

Ma questi Giovani sono quelli che ci hanno fatto vincere le ultime elezioni, quelli che hanno fatto la differenza tra Camera e Senato, quelli che più di tutti hanno creduto nella missione dell’Ulivo: ridare stabilità e speranze ad una generazione senza futuro.

Sono ragazzi che studiano, lavorano o sono praticanti negli studi di avvocati, ingegneri, architetti, commercialisti e notai, e molto spesso
cumulano studio e lavoro per permettersi l’Università. Sono gli stessi ragazzi che la notte si alzano per andare ad attaccare i manifesti e tornano sporchi di colla pronti per andare in qualche call center a svolgere il loro lavoretto precario.

La situazione in cui si trovano questa moltitudine di giovani è simile a quella di un spirale Kafkiana: la mancanza di occupazione li conduce
alla ricerca di lavoretti temporanei e instabili; i quali non gli permettono né di acquisire professionalità né di acquistare un abitazione. Rimanendo a casa sulle spalle dei genitori, questi ragazzi prolungano il loro periodo di maturazione e di ingresso nel mondo nel lavoro, ritardando di conseguenza il loro inserimento stabile nei canali di raccolta della ricchezza.

In questo modo anche la costruzione di una propria famiglia viene ritardata.
La evidente condizione di precarietà con cui le classi giovanili si trovano a fare i conti (precarietà occupazionale, precarietà contrattuale, precarietà del sistema di welfare e difficoltà nel riceverne sussidio, caro affitti, costo della casa crescente) rende il loro futuro opaco e viscido, rischia di intrappolarli nella mediocrità.

Quello che noi chiediamo a gran voce è di essere messi in condizione di poterci assumere le nostre responsabilità.

E’ con questa speranza e con un pizzicoo di orgoglio che ci presentiamo all’appuntamento della costruzione del Partito Democratico come protagonisti. Vogliamo essere il futuro e pretendiamo di essere considerati interlocutori politici dai vertici dei partiti.

Molte volte siamo stati infatti considerati solo portatori di voti, semplice manovalanza, alla mercè del candidato di turno. La valorizzazione all’interno dei nostri partiti contemporanei avviene solamente attraverso il meccanismo della fiducia personale quando non della corrente politica.
Valori come la bravura politica, l’intelligenza strategica, la capacità professionale, la costanza e l’autonomia di pensiero non sono affatto apprezzate.

Quello che viene apprezzato è la fedeltà alla linea politica del gruppo d’appartenenza.

Il talento ed il merito non vengono incentivati, e per questo il nostro sistema politico ha intrapreso una deriva che non promette nulla di positivo.

A fronte di una classe politica e dirigente gerontocratica, la cui età media non scende quasi mai al di sotto dei 50 anni, e affezionata alle consuete poltrone del potere, esiste tutto un universo di giovani impegnati nella politica e nel volontariato che non aspettano altro che una possibilità di contribuire al miglioramento del proprio paese con rinnovato spirito d’interesse di fiducia.

Quello che qui rivendichiamo è la questione generazionale.

L’Italia è da troppo tempo “incatramata” in istituzioni, corporazioni, imprese, pubbliche amministrazioni, enti che non riescono a dare risposte alle istanze dei cittadini e della società.

Alcune grandi corporazioni e interessi forti ingessano il tessuto sociale ed economico del Paese. E molto poco hanno a che fare con la vita di milioni di cittadini. Interessi privati e forti clientele governano i processi decisionali, impedendo alla forza viva della società di esprimersi.

C’è bisogno di attingere ad energie nuove.

Abbiamo bisogna di slegare la forza racchiusa e imprigionata nel corpo sociale e nei giovani, liberare le energie che insistono sui territorio, svincolare l’attività politica e amministrativa da antiche logiche d’interesse, ridare fiato ad una “macchina” ormai stanca e ripartire di slancio: non possiamo permetterci di perdere il treno della competitività internazionale. Bisogna agganciare l’Italia al vagone dell’innovazione.

Innovazione non solo tecnologica: ma soprattutto di spirito. La sottorappresentanza di genere e di età è un limite che il nostro Paese deve sapersi lasciare alle spalle. Il tessuto vivo della società manifesta da tempo l’intolleranza verso ogni forza di sfruttamento e di privilegio.

E’ giunto il tempo in cui chi ha dato alla politica e ha avuto da essa, lasci il posto a chi ha voglia di dare ancora, ancorché non abbia da aspettarsi nulla in cambio.

Noi non vogliamo poltrone o nomine. Ci troviamo però a disagio nei confronti del Partito Democratico, Partito in cui crediamo e che contribuiremo a costruire, perchè rischia a nostro avviso di intraprendere una strada che abbiamo già visto, fatta di cooptazioni poco trasparenti e meccanismi decisionali non del tutto democratici.
Chiediamo solo di essere considerati come interlocutori politici e di avere gli strumenti e le possibilità per fare quello per cui ci battiamo da sempre: rendere l’Italia un Paese migliore per chi ci vive.

Per questo i “Giovani di Communitas 2002” e il Gruppo “Innovatori Europei – Giovani e Donne” chiedono:

1) Un impegno concreto da parte dei vertici di DS e DL e del futuro Partito Democratico teso a ristabilire un concreto clima di fiducia con i Giovani che attivamente ogni giorno si occupano di politica sul territorio;

2) Un impegno da parte del prossimo segretario, coordinatore, o presidente del Partito Democratico e degli attuali segretari di DS e DL a intraprendere un percorso di coinvolgimento e rivalutazione dei Giovani dei partiti e della società civile nella ricerca di soluzioni condivise alle problematiche collettive dando vita ad una nuova stagione di interlocuzione;

3) Un impegno da parte dei Leader politici del Centro-sinistra a promuovere ogni forma possibile di partecipazione dei giovani alla vita del futuro Partito Democratico stabilendo ad esempio che in ogni organo deliberante sia presente almeno il 10% di Giovani sotto i 30 anni.

4) Un impegno concreto, da parte dei dirigenti dei partiti e dei movimenti che credono nel Partito Democratico e che lo comporranno, a investire sulla formazione politica dei giovani.
Formazione che educhi non solo al sapere contenutistico ma anche al “saper fare” e al ” saper essere”. Una formazione che non si fermi ai seminari ma utilizzi strumanti più caldi come “i gruppi di lavoro” e “l’apprendimento osservativo”. Una formazione che non lasci i giovani schiavi delle logiche correntizie e fideistiche così presenti nella società e nella politica italiana.

“GIOVANI DI COMMUNITAS 2002” e “INNOVATORI EUROPEI – GIOVANI E DONNE”
Ermanno Lombardo – Chiara Bussi – Umberto Pisano – Giuseppina Bonaviri – Massimo Preziuso

PERSONAGGIO DELL’ANNO: VOI (TIME MAGAZINE)

Il personaggio del 2006? Voi navigatori
Il verdetto del settimanale Time che dedica la copertina a quanti «hanno contruibuito a far esplodere la democrazia digitale»

La «persona dell’anno»? Siete voi. Voi navigatori, secondo Time. Il settimanale, pubblicando in copertina un computer con uno specchio al posto dello schermo, ha scelto di incoronare per il 2006 «tutte le persone che hanno partecipato all’esplosione della democrazia digitale» usando Internet per diffondere parole, immagini e video, contribuendo al successo di siti come «YouTube» o «MySpace».
«Per aver preso le redini dei media globali, per aver fondato e aver dato forma alla nuova democrazia digitale, per aver lavorato gratis e aver battuto i professionisti al loro stesso gioco, la Persona dell’Anno 2006 di Time siete voi», scrive sulla rivista Lev Grossman.
«Se voi scegliete un individuo dovete giustificare come questa persona ha influenzato milioni di altre persone – continua -. Ma scegliendo milioni di persone, come è accaduto quest’anno, non ci obbliga ad alcuna giustificazione».

ANCORA SULLE RAGIONI DEL PARTITO DEMOCRATICO

di Andrea Scopetti

Sento sinceramente disagio a dover di nuovo scrivere delle ragioni e del perché sia oggi necessario costruire in Italia un grande soggetto riformista che permetta al sistema politico di ammodernarsi e dare significato e sostanza alla lunga transizione che ormai ci accompagna da più di quindici anni.
Avrei voluto confrontarmi sulle forme, sull’organizzazione, sul profilo del nuovo partito ma purtroppo, dopo il seminario di Orvieto, per tante ragioni anche fondate, il processo ha avuto innegabilmente un rallentamento ed oggi, alla vigilia dei congressi di D.S e Margherita, lo scenario si presenta incerto e confuso.
L’Italia, ed in particolare la Politica del nostro paese, si trova ancora una volta nell’incapacità di assimilare e di comprendere l’evoluzioni storica che le si pone dinanzi, emergono di nuovo le grandi contraddizioni che hanno accompagnato, da sempre, ma in particolare negli ultimi anni, il nostro sistema politico.
Sono anni che denunciamo una latente crisi della politica, della partecipazione, della democrazia e nonostante tutto questo siamo un paese capace di ideare le primarie, con la presenza di 4 milioni e mezzo di cittadini (numero ben superiore, per esempio, alle trecento mila persone delle primarie della sinistra francese), toccare nelle elezioni politiche una percentuale di votanti unica in Europa e portare, dopo soli due mesi da queste, più del cinquanta per cento della popolazione ad esprimersi in un referendum; siamo il paese dove si evidenzia una perdurante crisi della classe dirigente, inalterata da
ormai venti anni, e nonostante tutto persiste l’incapacità di trovarne rimedi; siamo il paese che vuole parlare di contenuti e non di contenitori ma che non riesce a non parlare unicamente di contenitori;
siamo il paese che denuncia un problema di democrazia e di cittadinanza ma che accetta e si permette una legge elettorale che esautora i cittadini da ogni potere decisionale e che permette a quattro o cinque persone di decidere chi dovrà sedere in parlamento; siamo un paese dove le istituzioni, ad ogni livello, sono sempre più gestite e sempre meno governate; siamo il paese dove si denuncia la deriva dei partiti verso strumenti elettorali e di lobby e, poi, non si riesce a far crescere la passione se non nel momento della conta delle tessere; mi ricordo di partiti che davano battaglia su linee politiche, su idee di paese, che mettevano in gioco persone che esprimevano una visione di valori, oggi vedo partiti che pesano le proprie idee con il numero
delle tessere e mettono in gioco persone che esprimono i grandi numeri delle tessere; siamo un paese dove predichiamo la laicità della politica in nome dell’apertura delle proprie basi culturali e storiche e, poi, nell’agire politico non riusciamo che ad essere chiusi all’interno dei nostri recinti e pervasi da cieco radicalismo quasi fondamentalista.
Come si diceva pochi giorni fa in un’assemblea “i processi storici o si governano o non si governano o ce se ne accorge o non ce se ne accorge”: io credo che la strada verso il Partito Democratico sia un grande processo storico di cui ancora non tutti hanno ben chiara la portata.
Tutte queste ragioni basterebbero, da sole, a giustificare la necessità di un Partito nuovo che riesca ad affrontare tutte queste contraddizioni, ma il progetto del Partito Democratico ha radici ben più radicate e si pone obiettivi ben più ambiziosi.
La storia del nostro paese ha da sempre vissuto i momenti di difficoltà, di crisi e di transizione cercando soluzioni che passavano attraverso grandi scissioni politiche, sociali, culturali: oggi noi stiamo affrontando questo periodo così delicato provando ad unire più che a dividere.
Oggi siamo chiamati ad unirci perché è la storia del nostro tempo che ce lo chiede, siamo chiamati a rispondere non più soltanto a problemi nazionali ma dobbiamo confrontarci con problemi globali: guerre, fanatismo, terrorismo, fame, nuove malattie, nuove discriminazioni, disparità economiche, ambiente, clima ecc.
Come possiamo rispondere e affrontare questi problemi con i nostri piccoli partiti?
Ricercando certezze nelle grandi identità storiche?
Io credo di no.
L’estrema necessità del nostro tempo è quella di cercare di ricostruire un tessuto sociale che non sta più insieme, che è completamente sfilacciato e una tela si riesce a comporre solo intrecciando i fili che rappresentano, nel nostro caso, identità diverse, fili che se non si uniscono rimangono solo fili, vecchi o nuovi, ma solo singoli fili. Viviamo in una società che si sta contaminando con nuove culture, nuove esperienze, religioni diverse, come rispondiamo a questi nuovi confronti?
Anche il significato di laicità di uno stato va rivisto, dobbiamo far i conti, anche qui, con il nostro tempo, non possiamo non accorgerci che oggi uno dei fattori che riesce a tenere insieme il tessuto sociale di molti paesi, etnie e culture è proprio la religione, c’è bisogno di una politica che riesca a sviluppare il valore del dialogo e del confronto tra religioni, solo così potremmo governare la società del nostro paese che sta cambiando.
Alcuni giorni fa ho partecipato ad un’iniziativa di chi si oppone al cammino verso il Partito Democratico, devo dire che più si andavano a
toccare temi di fondo più mi rendevo conto di quanto sia grande il bagaglio comune che oggi può unire tanti italiani, valori come la pace, libertà, lavoro, sostenibilità ambientale, diritti di cittadinanza, sviluppo compatibile, difesa della ricerca ecc., sono ideali e propositi che uniscono e non dividono.
Se poi anche chi dubita di questo processo ammette che la questione dell’appartenenza del futuro Partito Democratico alle famiglie politiche europee rappresenta solo un problema di facciata e una buona scusa su cui basare la propria contrarietà, si ha la conferma che oggi in Italia è ora di mettere in campo il coraggio e come diceva Salvatore Vassallo ad Orvieto “abbattere muri e costruire ponti”.

LA CARTA REFERENDARIA

Sembra,ormai, che il tema della legge elettorale si dipani all’interno della evoluzione dello scenario politico, a sinistra come a destra.

Lo slancio bipolare creato dal partito unico Pd e, paradossalmente, berlusconiano sembra prediligere il maggioritario secco.

E non c’è da meravigliarsi se la frattura interna alla CdL abbia interessato anche la legge elettorale quale punto fondamentale per la comprensione dell’andamento complessivo del nostro sistema politico. Ovviamente è chiaro che questa legge puo’ indirizzare le alleanze e le unioni in un senso anzicchè in un altro.

Fini si è pronunciato a favore del referendum (in una trasmissione televisiva) promosso da Segni nell’interesse di An a integrarsi con Forza Italia e Berlusconi, per le stesse ragioni, potrebbe optare la stessa scelta.Qui si potrebbe intravedere un motivo di convegenza tra Prodi e Berlusconi.

Rifondazione appare orientata sulle ipotesi tedesce mentre i partiti minori sono contro il maggioritario. Il tema rimane di grande complessità ed attualità anche se passerà del tempo prima del referendum: per i giochi dei veti incrociati che renderanno conflittuale una intesa delle Camere nei prossimi mesi.

Fatto ritenuto assai grave.

CONSIDERAZIONI DI GIUSEPPINA BONAVIRI

Non basta trasformare il formulario per ottenere una nuova classe dirigente dove i possibili competitor siano davvero giovani e donne.

Si continua ad assistere ad un arroccamento culturale tale che, nessuna presunta identità ed implorata innovazione per un sostanziale ricambio, potranno lasciare spazio ad alternative e consolidamenti?

“Allo stato attuale delle cose e dovendo fare delle previsioni” Ceccanti per il 2011 vede “il duello Veltroni-Fini”.

E questo, per affermare il superamento dei vecchi schemi e portare alle prossime elezioni uno schieramento e capi alternativi rappresentativi di Genere e Generazioni ?

Ora piu’ che mai c’è l’esigenza di consolidare le realtà che, come la nostra, devono continuare ad imporsi senza emarginazioni ideologiche.

UN MIO CONTRIBUTO SUL PROBLEMA TRAFFICO AL PROGRAMMA DI ROMANO PRODI

Il contributo sistemico di una regolazione del Traffico cittadino, 10 Luglio 2006

Una regolamentazione sull’uso degli Autoveicoli in città per il miglioramento della vita dei cittadini e dell’ambiente
Contributo di: Massimo Preziuso
Argomento: Ambiente

Sembrerà un azzardo dirlo, ma a mio avviso IL problema centrale della vita nelle città risiede nel TRAFFICO, ed essendo le città MOTORI di SVILUPPO, esso diventa un grande Vincolo per il SISTEMA PAESE.
Da cittadino osservatore, noto da tempo che il TRAFFICO è la RADICE di tanti problemi del vivere nelle grandi città (nervosismo, irritabilità, ritardi e inefficienze vari).
Da tempo penso una cosa: ma perchè allora non limitare , in maniera intelligente, l’uso delle automobili in città?
Non sono un esperto in materie legali, ma credo che sia possibile avviare una normativa per portare i Sindaci delle varie città a muoversi in tal senso.
In tutti i Paesi avanzati si parla di “Car Sharing” e cose simili, in Italia davvero poco.
La cosa che mi interessa dire di più è la seguente:
in questo momento storico, in Italia un uso razionale e condiviso di Autoveicoli può divenire un Ottimo motore di Coesione Socialee di Sviluppo.
La proposta che mi chiedo se sia possibile attuare è la seguente:
perchè non regolare l’uso delle autovetture, “imponendo” il loro utilizzo in città con “ALMENO DUE PERSONE A BORDO”?
Nella città in cui vivo, Roma, è evidente ormai che la macchina è diventata ad uso ESCLUSIVO di SINGOLI, attraverso un circuito “vizioso” di pigrizia / comodità che porta le persone a “chiudersi” nella propria autovettura.
Io sono convinto che, regolando l’uso di autovetture si possa agevolmente realizzare BENESSERE diffuso per le persone, da un punto di vista SOCIALE, AMBIENTALE ed ECONOMICO anche (non scendo in discorsi di Mercati Energetici e altro, ma è chiaro che, a regime, in questo modo, si diventerebbe meno dipendenti dalle Benzine).
Sperando di non aver scritto pure sciocchezze, mi piacerebbe discutere con voi di questo.

Un saluto a tutti,

Massimo Preziuso

SULLA PENA DI MORTE

Il 10 ottobre di quest’anno la Camera dei Deputati decise di cancellare dalla costituzione l’ultimo retaggio della pena di morte ancora presente nel nostro ordinamento. Un provvedimento che si aspettava da 12 anni.

Nel 1994, un mese dopo l’abolizione dai codici militari, l’Italia iniziò un cammno che le ha assicurato, a livello internazionale, il primo posto contro pena di morte e moratoria universale delle esecuzioni capitali.

Nel 1997 il Governo Prodi fece approvare la proposta alla Commissione Diritti Umani dell’Onu con la maggioranza assoluta dei voti.

Un risultato storico che stabilì che la pena di morte è questione relativa ai diritti umani e che la sua abolizione era un rafforzamento della dignità umana ed un progresso dell’uomo.

Nel 1994 i paesi mantenitori erano 97 oggi 45 di meno, migliaia di vite umane risparmiate.
Questo apparve il risultato di una vera campagna politica portata avanti da associazioni, gruppi, singoli per una crescente coscienza politica e civile del nostro paese.”

Ad ottobre, però, si era ad un punto critico in quanto il governo sembrava vincolato ad una contro proposta di compromesso volta a presentare non la risoluzione ma una dichiarazione di intenti.

Ma allora, mi sto domandando, a che punto siamo, oggi, per raggiungere l’abolizione completa nel mondo?

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