L’Italia paese dei balocchi
di Giuseppina Bonaviri
Ogni Natale ci ricorda la Nascita, la nascita per eccellenza. Natalis “relativo alla nascita” dal verbo “nasci” ovvero “nascere”.
Eppure, anche oggi, vicini al Natale dobbiamo ricordare con lucidità che della nostra Italia non rimane che un paese di balocchi, con i suoi tanti burattinai che non si fermano mai impegnati come sono ad intesserne fili di morte. Della nostra Nazione che invecchia, un tempo capofila di storia e arte, oggi rimane il ricordo. Un paese diventato parcheggio di classi dirigenti incapaci di decidere -forse perché troppo impegnate a “mangiare i panettoni”?- ma certamente attente a sottoscrivere leggi-inganno con l’aiuto di figuri lucidati a nuovo che fingono di essere il cambiamento, “una lunga corte di possidenti di pezzi di partiti o di mezzadri vissuti sempre a comando di cui le apparenze sopravanzano sulla realtà”.
Non può non alzarsi una voce critica, non si può continuare ad assistere in silenzio mentre più di 4 italiani su 10, sotto albero di Natale, sognano un cesto di prodotti alimentari che non avranno. Il fiscal compact impone all’Italia, già in recessione, il taglio alla spesa pubblica di 50 miliardi l’anno con un crollo dei consumi natalizi calati dal 2009 del 42,7%. Nel 2013 la spesa degli italiani nell’intero periodo natalizio non supererà la quota 10,3 miliardi di euro.
Il 12 per cento delle famiglie rispetto allo scorso anno taglierà per le festività sui generi alimentari, il 43 per cento sull’abbigliamento, il 47 per cento sui divertimenti e il 52 per cento sulle vacanze. Ci sarà solo un 37 per cento che si comporterà come nel passato (Coldiretti/Ixè, dicembre 2013) così come nel Mezzogiorno d’Italia sono 500 mila i bambini che vivono sotto il livello minimo di povertà vessati dalla crisi economica drammatica.
Anziani, stranieri, persone senza dimora, precari, disabili, pensionati, famiglie in difficoltà, malati senza potere contrattuale e sempre meno assistiti non potranno consentirsi la festa natalizia. Oggi, a questa larga schiera, si aggiungono i precari della scuola che non vedranno monetizzate le ferie non usufruite
Dopo anni di crisi, disoccupazione, malcostume, vecchie e nuove povertà la sofferenza di tanti è in crescita. Non sappiamo quanti dei nostri amministratori locali, consapevoli del degrado causato, hanno pensato -all’interno di una reale rete di solidarietà- ad organizzare un pasto caldo di Natale per i più bisognosi o, magari, hanno messo a disposizione dei più soli o di qualche scolaresca di periferia una navetta-bus gratuita per un tour della città vestita a festa, per una visita guidata presso un Museo.
Per Natale il Papa dona ai poveri di Roma carte telefoniche e biglietti per la metropolitana provando a regale un attimo di “quella gioia di vivere che frequentemente si spegne” mentre, la nostra casta governante, vile con i potenti è sempre più inesorabile con i deboli continua a colpire chi sta in basso e paga dignitosamente le tasse. E questa casta, cara, non può che continuare a pensare alla propria autoriproduzione: 23,2 miliardi di spese annuali spendono gli italiani per far si che sopravviva.
Palazzo Chigi costa 15 volte la Casa Bianca. Superata la stagione della sobrietà tecnica ha ripreso a spendere 458,6 milioni di euro nel 2013, più dello 11,6% rispetto al 2012 ( partecipate, incarichi ammontano a 2,2 miliardi di euro; le spese per i dirigenti e i nominati nelle Aziende Sanitarie e Ospedaliere oltre 390 milioni di euro. A questi va aggiunto il costo dei Consigli di Amministrazione e degli Ater/Aler che è di circa 45 milioni di euro. I costi, poi, per il personale contrattualizzato di nomina politica, secondo stime recentissime, si aggirano intorno a 2,8 miliardi di euro l’anno) e per concludere, è evaporata dietro la scia di false promesse e riforme mai avvenute, una evasione fiscale di 202 miliardi di euro, tasse non pagate nell’anno che sta per finire.
Eppure tra i tanti mediocri ed allucinati politici che continuano ad allungare le mani ubriachi come sono di potere, burocrazie asmatiche, casse vuote, ragazzi senza lavoro, ospedali in chiusura sta arrivando anche quest’anno il Natale. Un Natale di austerity che ci riserva, consapevolmente, poche speranze nell’imminente ma ci fa credere che ripartire con un progetto di largo respiro, risanante il paese, nella riscoperta della gratuità del rapporto, di equità, solidare sia ancora possibile.
Rimane forte l’orgoglio di essere italiani.
Con l’auspicio di un futuro impegnato e migliore per tutti noi.
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