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INNOVAZIONE SOLO DA RICERCA?

Innovazione solo da Ricerca?
Nel dibattito politico economico di questi anni recenti è ricorrente il tema della competitività delle imprese e del suo stretto legame con l’innovazione e quindi implicitamente con il livello di attività di R&S di un Paese.
La domanda che ci poniamo oggi è questa:
Ma siamo proprio sicuri che l’innovazione nasca solo dalla ricerca? Che sia direttamente proporzionale ad essa?
Prendendo per buono che gli effetti di trasmissione funzionino efficacemente, che ci sia un fluido legame tra Poli universitari – Sistema delle imprese – Pubblica amministrazione, cosa purtroppo non vera nella realtà, proviamo a rispondere alla domanda iniziale prendendo a riferimento una recente indagine del Censis condotta sulle imprese artigiane.
Secondo i risultati di tale indagine la risposta sarebbe no. Varrebbe, al contrario, l’assioma per cui “non tutti gli investimenti in ricerca e sviluppo generano innovazione, così come al contempo l’innovazione non nasce solo dalla ricerca“.
Questa tesi diventa lampante tra quelle piccole imprese famigliari, tipiche del nostro sistema competitivo, le quali pur non disponendo di grosse risorse economiche, riescono (alcune di esse) con la genialità che è loro propria, a fare comunque ampio ricorso all’innovazione. Ad una tipologia di innovazione per lo più incrementale, fatta di attività non codificate, frutto più del saper fare, del lavoro e dell’ingegno quotidiano e solo in parte di una specifica attività di ricerca.
L’artigiano tende a concentrare soprattutto la sua attenzione verso il miglioramento del proprio prodotto, del servizio che offre, sulle modalità e gli strumenti della produzione, ma anche sulla riduzione dell’incidenza del sistema costi, come dimostra il fatto che il 55% delle imprese analizzate nella ricerca hanno innovato il sistema delle telecomunicazioni aziendali, sostituendo alla tradizionale linea telefonica il Voip (Voice Over IP), una tecnologia – come noto – resa disponibile solo in tempi molto recenti.
Ciò significa che i dati nazionali e internazionali sulle attività di R&S non tratteggiano completamente lo scenario competitivo di un Paese, non riuscendo appunto a cogliere l’esistenza di questi processi di sviluppo, che sono impliciti in diverse imprese italiane di piccole dimensioni, specie quelle operanti nei settori tradizionali del made in Italy, le quali, pur nelle difficoltà contingenti di questi ultimi tempi continuano ad essere uno dei motori del sistema Italia.

di Daniele Mocchi

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