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USA 2008: SI CAMBIA?

L’IOWA SCEGLIE OBAMA. “E’ ARRIVATO IL MOMENTO PER CAMBIARE IL PAESE”

Il senatore democratico di Chicago Barack Obama ha fatto un primo importantissimo passo verso la Casa Bianca. Nel primo confronto delle primarie, che si chiuderanno ufficialmente in estate ed entreranno nel vivo solo all’inizio di febbraio, Obama ha preceduto l’ex senatore della Carolina del Nord John Edwards e la senatrice di New York Hillary Clinton. Chiaro il verdetto dei caucus (assemblee popolari) dell’Iowa: al senatore afroamericano è stato assegnato oltre il 37% delle preferenze, contro il 28 circa del kennediano Edwards e il 27 dell’ex first lady.

Il messaggio che giunge dall’Iowa, tradizionalmente un affidabile indicatore di come si esprimerà poi l’intera nazione, è chiaro: gli Stati Uniti hanno un’immensa, disperata voglia di cambiamento. Cambiamento è ormai più di una parola d’ordine, è la spiegazione di un entusiasmo che il Partito democratico, dopo otto anni di amministrazione Bush, non vedeva da anni. Più precisamente dagli anni novanta, dai primi giorni dell’ascesa di Bill Clinton. Cambiamento è la parola chiave per spiegare e per capire la vittoria storica di Barack Obama, giovane senatore di colore, nelle primarie dell’Iowa, uno degli Stati più bianchi, religiosi e conservatori d’America.

“Questo è un giorno che ricorderemo fra molti anni” ha detto un raggiante Obama, accanto alla moglie Michelle e alle due figlie, Malia Ann e Natasha. “Questo è un giorno in cui abbiamo abbattuto le barriere della politica – ha continuato, ispirato tra gli applausi dei suoi sostenitori a Des Moines, quasi tutti giovanissimi – questo è il giorno in cui abbiamo vinto sulla politica della paura e del cinismo. Questo è il giorno in cui possiamo parlare a democratici, repubblicani e indipendenti e dire che siamo un popolo unico, non diviso, che non ci sono stati rossi e stati blu, ma solo gli Stati Uniti d’America. Il nostro momento per cambiare il Paese è arrivato”. Il sogno impossibile sembra potersi avverare, ed è un sogno americano: “Ho un padre del Kenya e una madre del Kansas e una storia personale che può esistere solo in America, la speranza e il coraggio di guardare avanti mi hanno portato qui e mi porteranno avanti”.

Entusiasta, nonostante la sconfitta, per certi versi inaspettata, il commento di Hillary Clinton. “Questa – ha detto – è stata una grande notte per i democratici, ora sappiamo che stiamo per cambiare il Paese e che a novembre ci riprenderemo la Casa Bianca”. La senatrice di New York Hillary ha posto l’accento sullo straordinario entusiasmo dei colleghi di partito in Iowa. Prendendo parola a Des Moines, capitale dell’Iowa, nel suo quartier generale, accanto al marito Bill e all’ex segretario di Stato Madeleine Albright, l’ex firt lady ha assicurato che “ora porteremo il nostro entusiasmo in New Hampshire, dove i democratici devono poter scegliere un candidato in grado di battere i repubblicani. In gioco – ha concluso Hillary – c’è il futuro del nostro Paese, non possiamo rischiare”.

Soddisfatto anche l’ex senatore della Carolina del Nord John Edwards, che, a sorpresa, ha scavalcato Hillary Clinton nelle preferenze degli elettori dell’Iowa. “Ha vinto il cambiamento, di cui questo paese ha disperatamente bisogno. Gli elettori hanno scelto il cambiamento dello status quo”, ha detto Edwards, che ha puntato molto sulla campagna elettorale in New Hampshire, dove le primarie si terranno il prossimo 8 gennaio. “Il messaggio che ho inviato è stato raccolto, continuerò quindi a lottare per il cambiamento, per la classe media e per la creazione di posti di lavoro, questioni di grande importanza”, ha concluso il senatore.

Ad avallare l’entusiasmo dei democratici giunge anche il supporto dei numeri. Impressionante è l’affluenza da record alle urne, testimonianza del fatto che numerosi indipendenti hanno deciso di recarsi ai caucus democratici e affiliarsi al partito. Circa 232mila elettori democratici dell’Iowa hanno sfidato il freddo di questo piccolo Stato rurale del midwest. Una cifra enorme se si considera che nel 2004 i democratici al voto erano stati 125mila. Per spiegare la vittoria netta del senatore afroamericano, basta dare un’occhiata ai dati relativi ai voti delle donne e dei giovani, le vere chiavi del trionfo di Obama. Sorprendente il dato riguardante le donne non sposate: il 36% ha scelto il senatore di Chicago, mentre il 32% ha dato la propria preferenza a Hillary Clinton. Per quanto riguarda i giovani, Obama ha ottenuto il sostegno del 57% della fascia compresa tra i 17 e i 29 anni, e il 42% degli elettori di età compresa tra i 20 e i 44 anni. Clinton ha avuto da loro rispettivamente l’11 e il 23%. Tra gli ultrassessantacinquenni l’ha spuntata Hillary, con il 45% dei voti contro il 18% di Obama.

Per quanto riguarda il campo repubblicano, molto meno vistoso è il dato dell’affluenza. 120mila sono gli elettori conservatori che si sono recati ai caucus nell’Iowa, poco più della metà rispetto ai democratici. Di questi circa il 34%, trascinato dalla destra religiosa degli evangelici, ha premiato l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee, pastore battista convertito alla politica, che due mesi fa nessuno aveva sentito nominare o quasi nello Stato. E’ finito al tappeto l’ex governatore del Massachussets Mitt Romney, fermo al 25% dei voti, nonostante una campagna elettorale estremamente dispendiosa.

Dopo l’Iowa, il prossimo Stato in cui si svolgeranno le primarie sarà il New Hampshire, dove gli elettori saranno chiamati a scegliere il loro candidato il prossimo 8 gennaio. La corsa verso il 4 novembre (data delle elezioni presidenziali) è dunque cominciata. Ed è stato un inizio che ha immediatamente messo in evidenza quanto la spinta propulsiva dei democratici sia forte. Nel popolo americano sembra essersi accesa finalmente la luce della speranza, finora offuscata da otto anni di amministrazione repubblicana. Ora il cammino sarà compiuto solo quando gli Stati Uniti potranno dirsi un Paese più giusto e dinamico al suo interno, più aperto e più rispettato nelle relazioni internazionali.

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