Significativamente Oltre

UNA NUOVA VISIONE POLITICA

di Luca Lauro

Il progetto per la costruzione del Partito Democratico sta generando un effetto di portata epocale assolutamente poco percepito working in progress.

E’ in atto una riflessione di massa su cosa è democratico.

Si cercano modelli nella storia e nella geografia, si ragiona e si discute e ci si accorge con stupore che l’aggettivo democratico si presta a numerose interpretazioni da quella propria.

Adesso però viene la parte più importante, la parte costruttiva del progetto, e non possiamo fare a meno di una traccia che guidi e dia la giusta direzione a tutti gli sforzi.

Dove si trova questa traccia?

Sicuramente se il Partito Democratico fosse solo una operazione di consenso si rivelerebbe un boomerang soprattutto per i partiti fondatori.

Sarebbero i primi a pagare il prezzo della disillusione o della mancata illusione di vedere fare una politica nuova magari anche da parte di soggetti non altrettanto nuovi.

Ecco perchè la traccia da seguire nel cantiere non può solo essere un esclusivo riferimento a regole su come creare strutture che decidono, controllano, eseguono, rappresentano come si sta facendo all’interno dei partiti e dei comitati promotori.

Non possiamo rimandare il confronto e la discussione sui contenuti politici ad un momento successivo alla creazione di un soggetto strutturato, perchè la sua forma deve anche essere funzionale agli obbiettivi del Partito Democratico, quindi è anche di questo e oggi di cui si deve necessariamente parlare.

Ciascuno per la sua parte ha oggi l’opportunità e il compito, se crede in questo progetto, di proporre e contribuire alla formazione di obiettivi, ideali, principi che oltre a ispirare l’azione del futuro Partito ne modellino da subito la forma più congeniale in cui riconoscersi nel suo operare sulla scena politica, ed è chiaro che l’esperienza dei partiti fondatori è il riferimento certo, che abbiamo a disposizione, ma non esclusivo di questa immensa operazione, anzi .

Il Partito Democratico può solo proporre una visione politica nuova rispetto a tutte le altre proposte politiche esistenti e del passato: una visione innovativa.

Innovativa perché, a mio avviso, è l’unica possibile, quella che per la prima volta si emancipa da un novecentesco atteggiamento di fare politica in cui pochi ormai si riconoscono anche fra i promotori, e cioè quello di creare delle categorie politiche, partendo dalle categorie della società (gli imprenditori, gli immigrati, le donne, i dipendenti pubblici, i giovani, gli anziani, i disabili, i manager, i professionisti, il pubblico, il privato, i giudici, i meridionali ecc…) e fare politica e leggi ricollegando effetti giuridici non ai comportamenti in quanto tali ma alle caratteristiche personali riferite alle ‘categorie d’appartenenza’.

Abbiamo passato, così, decenni a vivere conflitti inutili e talvolta imprevedibili, come quello ultimo fra famiglie e famiglie (di fatto ma sempre famiglie sono) sottraendo energie preziose alla cooperazione e all’amore per lo spirito di fare e di essere insieme ed un insieme.

Dunque, quando bisogna distribuire risorse non si distingue più fra le categorie ‘politiche’ imprese e famiglie contrapponendole come ancora sta avvenendo con la vicenda del cosiddetto ‘tesoretto’:

 si distingue fra le imprese che pagano le tasse e investono nell’innovazione e quelle che invece evadono e si mangiano i ricavi (ottenuti in nero);

si distingue fra le famiglie numerose e con un solo stipendio, che rischiano di gravare poi doppiamente su tutti i servizi assistenziali, da quelle che possono permettersi appartamenti e macchine di lusso;

non si deve distinguere più tra italiani e immigrati, ma fra persone che, una volta ne sia accertata l’identità il domicilio e la residenza, si comportano onestamente contribuendo al benessere proprio e della collettività secondo le regole che valgono per tutti, e coloro che difettono in tal senso, anche se italiani.

Gli esempi potrebbero andare avanti e a lungo, ma il concetto di fondo è unico e semplice:

il Partito Democratico può solo proporre una nuova visione politica che superi la logica delle contrapposizioni di categorie ‘politiche’ di tipo corporativo (quelle ereditate nella storia) e sociale (quelle che si sono affermate più recentemente) e la traccia da seguire consiste nell’identificare oggi e tutti insieme i contenuti che permettano all’impresa e al sindacato, o in un altro tavolo di discussione, al giovane precario e ai datori di lavoro, e così via, di addivenire a contenuti che definiscano in maniera chiara, condivisibile e infine condivisa il bene e l’interesse comune di tutti gli attori in gioco (non di tutte le categorie in cui essi sono ricompresi in base a sesso, attività svolta di lavoro, provenienza geografica ecc.).

Il Partito Democratico ha il compito epocale di individuare, con questa modalità, e non con altre a mio avviso, il bene e l’interesse comune e di introdurre l’innovazione politica più seria, urgente e desiderata: l’unità.

 

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