Significativamente Oltre

DON RODRIGO E IL PARTITO NUOVO

di Fernando Cancedda

“Questo partito nuovo non s’ha da fare né domani né mai”.
Immaginate una stradina solitaria di campagna, fiancheggiata da ulivi, e la tranquilla meditazione di un galantuomo bruscamente interrotta da quella singolarissima intimazione. A chi assegnereste in questo caso il ruolo di don Abbondio, dei “bravi”, di don Rodrigo o di altri personaggi coinvolti nello scenario manzoniano? Il gioco è divertente ma i nomi veri limitatevi a immaginarli, potreste beccarvi una querela per diffamazione. Quanto al ruolo dei promessi sposi, lo assegniamo a noi, a tutti “democratici” in attesa di quella benedetta “novità”.
Proviamo insieme a immaginare il seguito di quel colloquio, liberandolo tuttavia dalla minacciosa brutalità del modello, che non si conviene più allo spirito dei nostri tempi.
“Partito nuovo? – potrebbe subito precisare uno dei “bravi” – chiamatelo pure come volete, purché quell’aggettivo, “nuovo”, resti sempre tra virgolette. Figurarsi. Da che mondo è mondo le rivoluzioni, le innovazioni sono servite a stimolare la fantasia dei potenti o degli aspiranti tali per escogitare metodi sempre più raffinati per tenere a bada le masse. Chiamatelo anche Partito democratico. E’ bene infatti che la democrazia sia proclamata, dichiarata, esaltata, difesa, esportata. Praticata, dipende”.
“Ma come – sospira il galantuomo, affidandosi al suo entusiasmo per la grande democrazia americana – e il sogno americano allora?”
“ Il sogno americano, certo – interviene il secondo “bravo” – il sogno è fondamentale, meglio se individuale e non collettivo. Vuol dire che qualunque cittadino, purché abbia la fortuna, la capacità, i mezzi e la volontà necessari, lottando e sgomitando senza guardare in faccia nessuno, potrà riuscire ad entrare nel ristretto numero dei potenti. Se la novità che aspettate è questa, possiamo metterci d’accordo”.
Il galantuomo prende coraggio. “Noi però vogliamo affermare il principio: una testa, un voto. E non basta: vogliamo anche più giovani e più donne al vertice del partito e delle istituzioni”.
“Beh, ora non vi allargate, adelante Pedro con Juicio – replica il “bravo”, prendendo in prestito una battuta dal vecchio copione – tutti avrete certamente il diritto di dare o negare il voto ai candidati delle nostre liste, ma quelli li dovremo scegliere noi, giovani e donne compresi. Non si è fatto così anche per il Comitato dei 45”?
Il galantuomo, subodorando l’imbroglio, decide allora di osare: “E se le liste le facessimo noi, noi cittadini elettori, anche quelli non iscritti, proponendo le candidature dal basso?” Una risata colossale rischia di seppellire il galantuomo: “…ma tutti i nostri candidati saranno proposti dal basso!”, gli gridano i “bravi”, allontanandosi sghignazzando.
Preoccupato ma non depresso, il galantuomo riprese la sua meditazione, pensando a come fare perché quelle candidature “dal basso” non fossero davvero le stesse suggerite dall’alto. E a noi non resta che darci da fare, sperando che anche questa storia abbia il lieto fine che piaceva tanto a Manzoni.

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