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RIFLESSIONI SU UN EURO SENZA EUROPA

Vorrei cominciare ricordando che è un miracolo che si riflette positivamente sul complesso geografico europeo dalla UE agli stati, dai länder ai comuni: 13 paesi hanno abbandonato le proprie monete per una moneta comune .

Questo è l’unico avvenimento che ha carattere sovranazionale (assieme alla Corte di Giustizia europea) e che appare nel cammino di una integrazione che annaspa ed ora è in stallo per colpa soprattutto dei primi ministri europei (con l’eccezione di Prodi e la Merkel).

Fino ad anni fa nessuno si sarebbe aspettato tanto. Diciamo che l’Europa ha finalmente un proprio mercato dei capitali . Per il resto possiamo osservare che in breve tempo il volume delle emissioni in euro ha superato quello delle emissioni in dollari statunitensi e gli emittenti che precedentemente avevano difficoltà ad accedere al mercato internazionale (come i comuni, le regioni e molte imprese ) hanno già fatto un ampio ricorso al mercato dell’euro.

L’euro ha così facilitato gli investimenti all’interno dell’Unione Europea e, come indotto, ha favorito la crescita economica all’interno di essa . Socialmente parlando ha anche consentito una più equilibrata ripartizione del capitale.

Elenchiamo alcune osservazioni precise:

1) E’ noto che il Financial Times , assieme ad alcuni politici inglesi, costituisce un polo di forte pressione per fare fallire una integrazione che porti ad una Federazione Europea in futuro, che personalmente mi auguro invece prossima !!!

2) Malgrado la presenza negativa rappresentata da costoro una cosa che evidenzia la forza e la diffusione dell’ EURO, assieme all’opportunismo inglese, che ha già più volte irritato Il presidente della BCE Claude Trichet, proprio a Londra cresce e prolifera una capitale dell’EURO, lontana dai vincoli di Bruxelles e Francoforte ma nel cuore della ricchezza della nostra moneta unica. Ebbene il mercato e le transazioni della City non sono affatto in sterline ma sono in Euro !!!!!!

La base di liquidità è enorme perchè offerta da una moneta stabile e globale come la nostra che fa si che la City abbia oggi il 70% del mercato obbligazionario internazionale ed il 40% degli scambi in titoli esteri….. Tutto questo malgrado i politici britannici abbiano schernito il progetto europeo e la sua valuta.

3) Recentemente la Cina ha fatto una autentica “razzia” di EURO sul mercato elevando tale moneta al rango di riserva subito dopo al dollaro.

4) L’intera fascia arabica, inclusa la Turchia, non solo accetta l’EURO ma lo richiede e lo privilegia nelle transazioni finanziarie e commerciali.

5) Stiamo attualmente risparmiando “un sacco di soldi” negli acquisti di prodotti petroliferi, derivati ed altro, nelle relazioni con diversi paesi dell’area orientale potendo usufruire dello scarto a nostro favore tra euro e dollaro. Altrettanto per il gas fornito dalla Russia.

6) I tredici paesi che hanno adottato l’EURO hanno di fatto creato un proprio mercato dei capitali che ha attratto nella sua orbita pure quelli che in Europa ne sono rimasti ancora fuori, costringendo la Danimarca, la Svezia ed altri ad emettere euroobbligazioni in grande quantità per potersi finanziare sullo stesso mercato !!!!!!

Certamente un EURO senza Europa politica si trova a non potere sviluppare interamente il potenziale economico che esso possiede. Questo è colpa di un progresso di integrazione politica che lascia molto a desiderare: le attuali istituzioni sono un mosaico di interessi nazionali senza una autentica visione europea, cioè senza l’obiettivo finale degli “Stati Uniti d’Europa”, come sarebbe obbligo di perseguire per gli interessi generali degli europei da parte degli uomini politici e cioè primi ministri e forze politiche al vertice che evitano o ignorano addirittura l’argomento in modo ignobile.

Ma senza l’euro dove saremo ora?

Certamente la situazione sarebbe senza dubbio sull’orlo della bancarotta!

Le politiche contro l’inflazione da parte dei tredici paesi dell’euro e l’importantissima indipendenza della Banca Centrale Europea col suo presidente Trichet rappresentano oggi un forte elemento di stabilità che fa della nostra moneta una autentica forza nel mondo.

La volatilità dei tassi di cambio, accompagnata dall’inflazione mangia risparmi a due cifre che ha caratterizzato i mercati monetari europei negli anni 1993 -1994 altro non è che un brutto ricordo.

Ora, durante le crisi asiatica, russa, e latino-americana l’euro ha già mostrato ampiamente la sua validità e difeso la stabilità: esso ha fatto vedere di sapere reggere alle grandi crisi economiche.

Per fare altri esempi, cosa sarebbe accaduto alla moneta belga nel momento in cui è esploso il caso delle carni alla diossina od alla moneta francese in conseguenza della catastrofe ecologica causata dal petrolio riversatosi sulle sue coste, se avessero potuto fluttuare liberamente ? E che pensare del fallimento Parmalat in Italia!

E che dire della Danimarca, dell’Inghilterra,della Norvegia e della Svezia che, nella loro follia antifederalista, sono di fatto costrette a seguire l’andamento dell’euro adeguandosi, senza confessarlo apertamente, a dovere emettere pure eurobbligazioni!

L’euro non è stato all’inizio una moneta forte e con ciò ha potuto favorire le esportazioni europee in quel momento di assestamento e quindi di possibile crisi da primo impatto.

Ora lo è divenuto dimostrando con l’adattamento e le innovazioni da parte dell’apparato produttivo di potere tenere il ritmo delle esportazioni e favorendo enormemente un minor costo delle importazioni e del prezzo del petrolio in particolare.

Nel breve e medio periodo certamente gli elementi che interagiscono in positivo od in negativo sono molteplici :

– il tasso di cambio influenzato dai tassi di interesse fissati dalle banche centrali dei vari paesi extraeuropei ;

– alcune debolezze che emergono ora nell’economia americana ( in particolare l’aumento del deficit commerciale e l’aumento del divario tra i redditi dei ricchi e dei poveri ecc.) che potranno lentamente levare parte dell’attrattiva al dollaro statunitense come moneta di scorta e ciò a favore dell’euro;

– l’ entrata materiale dell’euro nelle tasche degli europei che col tempo risveglierà da quella superficialità che è tipica di troppi cittadini e che induce ad affermazioni assolutamente non veritiere;

– la speculazione che si era scatenata da parte dei settori commerciali ed intermediari ed immobiliari alla quale porrà termine prima o poi la dimensione europea del processo di integrazione.

– l’auspicabile scoperta “dell’acqua calda” che dovrebbe pervenire da parte dei partiti politici e dei governi europei aprendo gli occhi e constatando che abbiamo ancora le contrattazioni borsistiche che si svolgono in una decina di “borsette” invece di avere un’unica Borsa a livello dei tredici, meno facilmente influenzabile dai grandi capitali speculativi, magari collocata a Francoforte e cioè vicino alla Banca Centrale Europea, con tutti i vantaggi potenziali che ci potrebbero mettere nella condizione reale di confrontarci con l’unica Borsa che gli americani posseggono e che funziona per tutti i cinquanta stati della loro Federazione e “dirige l’orchestra” per tutto il mondo !!!!

– una serie di carenze che l’economia europea deve superare sia sul piano economico sia su quello politico in questo periodo. “I tredici” devono dimostrare di essere capaci di eliminare tutte quelle disfunzioni che si ripercuotono sull’euro e di mantenere una bassa inflazione che occorre sia in tempi di recessione economica sia in tempi di rapida crescita.

Da un punto di vista generale è fuori da ogni dubbio che il progresso di integrazione economica, ma sopratutto politica, europea lascia molto a desiderare :

senza considerare la Banca Centrale Europea e la Corte di giustizia, le istituzioni sono un mosaico di interessi nazionali senza un’autentica visione europea, cioè senza l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa, come sarebbe obbligo morale e sostanziale da perseguire da parte degli uomini politici e dai rappresentanti istituzionali. Vediamo per esempio quanto sono ancora scarsi i progressi in materia di armonizzazione fiscale e di legislazione delle società e dei brevetti ecc. e come non sia certamente la strada giusta quella proposta con una anomalia giuridica chiamata Costituzione Europea in questo momento oggetto di stallo. Pensate che è formata da ben 342 articoli (questo è anche un elemento che dimostra il suo fallimento). Pensate che la costituzione italiana è formata da soli 139 articoli e quella americana da 7 (dico sette) articoli e 27 emendamenti !!!

C’è da chiedersi doverosamente da dove debba provenire la spinta ad accelerare il processo di integrazione politica. E’ chiaro che ciò dipende in democrazia solo in parte dal cittadino ma sopratutto dalle segreterie delle formazioni politiche e dai governi nazionali che non vogliono cedere, per sete di potere, quote di sovranità al parlamento europeo ancora ibernato, con la complicità degli stessi parlamentari europei che si sono succeduti, incapaci di rivendicare con forza il loro ruolo (l’unico a farlo fu Spinelli) e costretto a scegliere ancora “le misure dei pomodori”…. !!!

Per ora purtroppo l’euro non ha ancora una federazione europea né un governo federale che lo difendano a sufficienza e spieghino il suo valore intrinseco e morale a tanti cittadini che, privi di supporti culturali adeguati, spesso vengono plagiati da forze politiche notoriamente contrarie al federalismo europeo (ve ne sono a destra ed all’estrema sinistra) che sfruttano l’ignoranza nel campo e non dicono a quale immane disastro economico e finanziario l’Italia andrebbe incontro se tornassimo (per ipotesi assurda) alla lira senza lo scudo protettivo dell’euro.

Riccardo Sani – Trento

(ex consigliere di amministrazione del Mediocredito – Investitionbank del Trentino-Südtirol)

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