Significativamente Oltre

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R-innovamenti web per i partiti politici

di Massimo Preziuso su L’Unità

Ci sono momenti nel dibattito politico in cui basta una parola e la tensione tra due parti esplode e rischia di trasformarsi in una guerra infinita.

E’ il caso di una frase del Segretario del PD Bersani che nelle 48 ore successive ha generato reazioni esagerate ma ipotizzabili da parte di Beppe Grillo e di molti utenti Internet, vicini al Movimento 5 stelle o comunque già critici rispetto al PD e più in generale verso la cosiddetta “casta”.

E allora quella frase diventa utile per riscoprire i limiti delle organizzazioni politiche nella comprensione di un fenomeno da anni dirompente come Internet e, soprattutto, della sua evoluzione.

Ovvero dell’incapacità dei principali partiti italiani di comprendere che cosa è la Rete oggi e da chi è popolata.

E invece la risposta è semplice: la Rete è fatta di normalissimi cittadini e rappresenta uno spaccato rappresentativo delle società contemporanee.

E un partito politico oggi più che mai deve impegnare enormi risorse nel rendere più normale e fluido possibile il rapporto di comunicazione con gli utenti di Internet fondamentalmente per un semplice motivo: per comprendere meglio quello che sta accadendo e quello che accadrà nella società in cui esso opera.

Sembrava che l’esperienza di Moveon.org nella campagna americana poi vinta – anche grazie a questa interazione forte con il web – dal Presidente Obama sarebbe stata importata in Italia.

Ma così non è stato e la politica tradizionale è tornata, sbagliando, a “snobbare” il web definendolo un fenomeno di nicchia, soprattutto in ragione della sua (presunta) modesta ”portata” elettorale.

La storia italiana degli ultimi anni ha detto tutt’altro, se è vero che un fenomeno 100% Internet come il M5S in pochi anni è diventato protagonista della scena politica, con il lavoro volontario di tanta gente normale messa in Rete.

Detto questo, non è ancora tardi per recuperare in tal senso.

I partiti politici dedichino risorse importanti a riguardo, studino in fondo le dinamiche del web, e vedranno risultati imponenti già alle prossime elezioni.

Deputato grazie al web

di Mario Adinolfi (su Europa Quotidiano)
Una premessa personalissima. La giornata di ieri è stata particolarmente divertente perché vedevo avverarsi i miei pronostici sui ballottaggi grillini pubblicati qualche giorno fa su Europa.
E anche perché con l’elezione del deputato Pietro Tidei a sindaco di Civitavecchia (congratulazioni a questo vecchio combattente mio corregionale) scatterà nelle prossime settimane il mio ingresso alla camera, da primo dei non eletti promosso dalle regole sull’incompatibilità. I quattro sindaci del M5S sono evidentemente molto più politicamente rilevanti della mia vanagloria da deputato per qualche mese, ma c’è un tratto comune: la vittoria di Internet.
Nel 2008 venni inserito a forza in lista dalla campagna “Un blogger in parlamento” attivata da centinaia di colleghi di destra e di sinistra che dalla rete fecero piovere nel quartier generale del Partito democratico una valanga di email che mi valsero una posizione ineleggibile, che per il terremoto politico causato dalle scelte del Pd finì per essere ai margini dell’area di eleggibilità.
La rete aveva smosso qualcosa in un partito tradizionale, così come qualcosa si mosse quando i blogger di Generazione U inventarono la via della candidatura alle primarie del Pd l’anno precedente. Insomma, se Internet si mette a fare politica, qualcosa succede.
Io vado implorando il Pd dalla sua nascita: deve capire che la rete cambia tutto, cambia i rapporti tra i cittadini nati dopo il 1970 e la politica. Dopo il 1970 sono nati 29 milioni di italiani, i candidati sindaci del M5S erano tutti nati dopo quella data, hanno vinto contro sfidanti (anche del Pd) tutti più vecchi.
Non vince l’anagrafe, non solo almeno: vince però il sapere interpretare il paese in digitale e non attardarsi nella lettura datata, quella in analogico di chi ha ballato su dischi a 78 giri e guardato con sospetto i primi cd.
Qualche mese fa restituii con dolore la tessera del Pd al segretario Bersani, con una lettera che ha fatto discutere anche qui su Europa. I motivi di quel dissenso permangono tutti, ma al momento del mio ingresso alla camera ricorderò che sono stato eletto nelle liste del Pd, da cittadini del Pd che quelle liste hanno votato: mi iscriverò da indipendente al gruppo del Pd e ne accetterò la disciplina. Farò valere però in sede parlamentare e politica le mie idee sul rinnovamento radicale di cui abbisogna il partito, che non può pensare di vincere proponendosi come “l’usato sicuro”.
Deve sapere essere un passo avanti nell’innovazione, non un passo indietro. Può battere la proposta più innovativa, quella del M5S, rilanciando come si fa a poker: deve essere più innovativo. Deve avere il coraggio di correre il rischio di proporsi come alternativa di governo in autonomia, secondo l’originale vocazione maggioritaria, accettando la sfida di primarie che identifichino la leadership e la legittimino secondo un processo di democrazia diretta, senza inutili coalizioni e ringiovanendo totalmente le liste. Gli schemi ingialliti dal tempo vanno riposti in soffitta, insieme ai vecchi 78 giri.
Ha vinto internet, non so neanche se è un bene o un male, ma è così. Da oggi si deve viaggiare in digitale. Sono personalmente felice di aver dato una mano a mettere in moto questo cambiamento.

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