Significativamente Oltre

sos rinnovabili

Un governo all’Ombra

 
di Gaetano Buglisi – sosrinnovabili.it
 

Una conferenza stampa lunga, dove i silenzi sembrano aver pesato più delle stentate parole.

Il presidente del consiglio Monti ieri , con la sua chilometrica conferenza stampa, non ha rafforzato la prospettiva di un rilancio competitivo dell’economia italiana. Troppe le reticenze e le omissioni.

Davvero sconcertante, in un economista concreto del suo profilo, che piacerebbe come genero ad ogni massaia tedesca, come lui stesso si è voluto definire, l’ammissione che fino ad ora non ha ancora valutato la possibilità di trattare con la Svizzera le forme dei rientri dei capitali fuoriusciti. Come invece Germania e Inghilterra hanno già fatto, ricavando introiti fiscali per alcune decine di miliardi di Euro.

Dal cilindro del governo, come segnale di una manovra espansiva, sono uscite solo la riforma delle pensioni, che per almeno 5 anni poco cambierà negli assetti finanziari del paese,e una revisione del catasto che alzerà comunque la pressione fiscale indiscriminata.

Comunque erano due passaggi che andavano affrontati. Ma il resto? E sopratutto dov’è un’idea forte, accelerata , concreta e praticabile per triplicare in tre anni l’incremento del PIL?

Non a caso il silenzio sulla crescita è pari alla rimozione del tema ambientale, e specificatamente della questione energetica.

Nemmeno la benzina a 1,750 ha smosso le acque. Indifferenza anche per le minacce libiche di rivedere gli accordi di fornitura di gas e petrolio, o per i rischi sul prezzo dei derivati petroliferi che potrebbero esplodere con una probabile crisi militare Americo-Iraniana.

Insomma nemmeno l’emergenza smuove la montagna di indecisione del governo.

L’energia è oggi l’unica reale leva che può rimettere in moto il paese. Si tratta esattamente dell’equivalente delle autostrade alla fine degli anni ’50: un’infrastruttura che guida e da forma al sistema di sviluppo del paese, con moltiplicatori sull’indotto, culture e comportamenti sociali diffusi, modelli di fruizione pervasivi.

Su questo tasto stupisce anche il silenzio dei residui di critica e controlli parlamentari. Nemmeno le forze che esibiscono un’opposizione truculenta, e in larga parte ingiustificata visto la loro recente esperienza governativa, sfiorano il tema. E del resto come potrebbero i partiti che hanno appoggiato il decreto Romani alzare il sopracciglio di fronte all’inerzia del governo sulle misure energetiche.

Uno sprazzo di speranza ci era venuta all’indomani della chiusura della conferenza internazionale di Durban sul clima, dove il ministro Clini aveva con forza difeso la leadership italiana per un impegno concreto alla modifica di pratiche e di consumi che stanno uccidendo il pianeta. Lo stesso Ministro dell’Ambiente, qualche ora dopo la chiusura di Durban era volato a Firenze, dove si teneva il meeting internazionale delle città del mondo, per lanciare una sfida di alto profilo: se gli stati sono sordi, le città non potranno ignorare le condizioni di vita concrete e con esse noi vogliamo rilanciare la sfida per un ambiente salubre e competitivo.

E’ questo il cuore di un progetto che andrebbe fatto vivere dal governo: un grande piano che facendo leva sulle città italiane,avvii progetti di riconversione tecnologica dei sistemi energetici, sulla base delle nuove forme sociali ormai diffuse dalla rete: autoproduzione e scambio di energia rinnovabile sui tetti dei condomini.

E’ una rivoluzione che abbiamo già visto nel campo della comunicazione, con il passaggio dal calcolatore al personal computer e poi ai socialnetwork cooperativi.

A spingere questo processo è la stessa legge di Moore, che ha reso l’informatica distribuita un fenomeno che periodicamente moltiplica la potenza e riduce i costi. Già oggi, tutti i più accreditati, ed indipendenti, centri di ricerca ci spiegano che il costo del kilowattore fotovoltaico è già competitivo con le fonti fossili e fra tre anni sarà straordinariamente conveniente, versatile e gestibile.

Cosa pensa il governo Monti? È possibile legare gli investimenti previsti dal Cipe e pianificati dal nuovo ministero della coesione nazionale ad un piano di connettività energetica, che parallelamente alla banda larga immetta in una rete virtuale di micro produttori di energia gradualmente le periferie di 50 città italiane e successivamente di altre 500?

Non potrebbe essere questo uno di quei progetti che ci vengono sollecitati da grandi investitori, come ad esempio il costituendo fondo cinese per gli interventi industriali in Europa?

Sosrinnovabili, insieme agli Innovatori Europei, ha lanciato un cantiere rinnovabile, un manifesto per l’economia fotovoltaica, con alcune proposte concrete. Fra queste anche l’istituzione di un fonso immobiliare che valorizzi il risanamento ambientale dei territori metropolitani, investendo sull’incremento del valore degli immobili e delle attività di servizio che deriverebbe. Dall’abbattimento dell’uso di combustibili fossili.

La cassa Depositi e Prestiti non potrebbe essere il volano di una grande alleanza fra comuni, fondazioni bancarie, centri di ricerca universitarie per avviare, esattamente sullo schema che la Cassa sta seguendo per la banda larga, piani di intervento territoriali, che sostituiscano spese per combustibili fossili e risanamento am,bientale con investimenti per il fotovoltaico?

Proprio Jeremy Rifkin, il grande esperto dell’economia rete, consulente dell’Unione Europea, qualche settimana fa in un ‘intervista al Corriere della sera parlò dell’Italia come dell’Arabia Saudita del sole. Gli stessi cinesi non si capacitano come un paese come il nostro ancora esita ad impegnarsi profondamente nell’unica materia prima abbondante, disponibile e moderna, che ha sopra la sua testa. Quanto possiamo aspettare ancora all’ombra di un’inerzia che potrebbe rivelarsi fatale, oltre che non spontanea?

Il dopo Durban: lavorare sulle metropoli

di Gaetano Buglisi e Michele Mezza

Dopo che tanto tuonò finalmente piovve.

Il crescendo di attesa sulla svolta ambientalista non pare vano.

A Durban si è faticosamernte delineata una vera frontiera per la politica planetaria: entro il 2015 organizzare un taglio radicale al sistema energetico fossile.

O di quà o di là.

L’Italia, con il ministro “tecnico ” Clini è stata in prima fila. Una scelta decisiva nel contesto della crisi.

Infatti molti paesi, sopratutto il fronte anglosassone, ha cercato di usare la congiuntura negativa per frenare ogni ambizione regolatrice.

Invece , sulla spinta del governo Italiano, si è fatta larga la strategia opposta: il cambio del modello energetico si profila come motore economico per uscire dalla crisi.

Una strategia che ha preso forma anche grazie alla furba adesione dell’esuberante Cina , che ha capito da tempo che quello del riequilibrio ambientale è la leva per conquistare non solo spazio economkico ma anche immagine ed egemonia politica sul pianeta.

250 miliardi in 5 anni è la somma che pechino mette sul piatto per ridurre drasticamente l’emissione di co2 e per diventare leader mondiale della Green Power, strappando il primato all’america di Obama.

Ma l’Italia ha fatto una mossa del cavallo che potrebbe dardci ulteriore spazio sul mercato: non solo densità di investimenti, ma anche un modello sociale diverso per guidare il riequilibrio energetico, grazie alla centralità delle città.

Proprio ieri a Firenze lo stesso Clini ha lanciato un appello alle comunità urbane del mondo: rispetto alla cecità degli stati, lavorare sul network delle metropoli.

le città, i loro sindaci, le comunità dei cittadini, sono i veri soggetti interessati, materialmente, quotidianamente, a migliorare l’ambiente dove si vive. Non solo, ma anche a rendere più attrattivo, e dunque anche economicamente più preioso, il territorio, per incrementare il valore aggiunto anche in termini catastali, con l’integrazione di sistemi energetici a basso impatto ambientale.

L’obbiettivo è quello di qarrivare ad un piano regolatore dell’energia entro il 2015 che riduce del 30% le emissioni di CO2 in 10.000 città nel mondo.

E’ una prospettiva politica concreta, che supera la vaga opzione antinuclearista, articolando sul territorio, materialmente, una nuova economia verde e sostenibile. Un’economia basata, bene lo ha spiegato ieri Clini, non solo sulla riduzione dell’inquinamento, ma anche sull’ottimizzazione dei consumi e sopratutto su un modello sociale basato sulle relazioni e gli scambi fra ogni cittadino: esattamente querllo che è la GRID energetica.

Siamo ad un passaggio epocale: questa strateghia deve trovare una base sociale, un movimento politico, un supporto economico, un’orizzonte strategico.

Il fotovoltaico può essere realmente il collante di una nuova mobilitazione di interessi che usino l’abbondanza ciome materia prima e non la miseria come spauracchio: abbondanza di sapere, di infrastrutture, di tecnologier, di soluzioni, di desideri.
Il manifesto sul cantiere rinnovabile lanciato proprio insieme agli Innovatori Europei potrebbe essere una traccia operativa. E anche la prospettiva politica che gli stessi Innovatori Europei stanno maturando in questi giorni sarebbe un utile esempio.

Sarebbe bene cominciare a chiederci come stare dentro questo movimento? come cittadini attivando canali locali che premano sull’amministrazione. Come imprese adattandosi ad una trasformazione che vede proprio i soggetti qaziendali avviare un processo di riorganizzazione dei modelli sociali.

Come associazione, nel caso di SOSRinnovabili, promuovendo realmente una territorializzazione dei progetti e delle proposte, con una proliferazione di 10,100, 1000 nuclei di sosrinnovabili nei comuni e nei quartieri.

Senza limiti di ambizione, e senza preclusione di obbiettivi.

Nani vivi, giganti morti

 di Gaetano Buglisi – SOS Rinnovabili

Fra oggi e domani si gioca la partita dello futuro europeo: Francia e Germania dovranno accordarsi con il buon senso. Ma non basterà recuperare un meccanismo di governo concordato dell’euro.Bisogna cambiare l’idea di Europa basata sulle rendite e proiettarla sui profitti produttivi. Bisogna diventare più ambiziosi, ma anche più rigorosi. A cominciare dal giudizio sulla politica e chi la rappresenta.

Dobbiamo avviare un grande cambiamento e nessuno deve ritenersi troppo piccolo per partecipare da protagonista. La sollecitazione del gruppo Innovatori Europei di avviare una costituente politica basata sui valori della competizione e della sostenibilità energetica potrebbe essere l’avvio di una reazione a catena.

Abbiamo bisogno di nani intraprendenti , perché i giganti sono ormai zavorra.

Siamo alla vigilia di un big bang della politica italiana, che per molti versi è già iniziata. In pochi giorni Berlusconi sembra preistoria e l’antiberlusconismo folklore.

Il tema che abbiamo dinanzi è tutto interno al brand degli Innovatori europei: competizione innovativa e nuova idea dell’Europa. Su questi temi l’offerta politica è inadeguata e inefficace. Contemporaneamente nel mondo si assiste ad un ” contagio”, come lo definisce Loretta Napoleoni (un nome che andrebbe contattato per la crescita politica del nuovo movimento) che porta i ceti produttivi e giovani a staccarsi dalle elites nazionali: primavera araba, risveglio russo, sollevazioni in Spagna e Grecia, irrequietezze inespresse italiane , persino la protesta di Occupy wall street, dimostrano che il bambino dell’innovazione è ormai cresciuto e i vecchi vestiti prudenziali e subordinati delle rispettive classi politiche non bastano più.

Sta crescendo un nuovo senso comune dove i termini competizione, sviluppo, collaborazione e disintermediazione stanno scavando nelle coscienze e nell’economia.

La risposta dei tecnici può essere un modo per guidare la transizione, ma non è un’approdo.

Il contenuto di questo processo è la riorganizzazione di un modello occidentale di vita in un pianeta che conta ormai almeno 5 miliardi di consumatori ambiziosi.

Sostenibilità, accesso, uso, non possesso, equilibrio e autonomia sono le categorie del nuovo.

In giro per l’italia si muovono varie forze carsiche: liste locali, leaders cittadini, comunità culturali, interessi economici alternativi.

Bisogna cominciare a federare il nuovo, proponendo occasioni di connessione e non di irreggimentazione.

Non un partito ma cento partiti attorno ad un’orizzonte: un nuovo modello di vita condivisa e competitiva.

Innovatori Europei, che con Sosrinnovabili ha lanciato il manifesto per un cantiere rinnovabile, che si propone come pretesto di questo processo potrebbe essere la pietra del Balilla.

La galassia professionale e imprenditoriale del mondo delle energie rinnovabili ormai da tempo ha maturata il bisogno di nuovi interlocutori istituzionali, e sopratutto di nuovi orizzonti strategici: non ci basta strappare qualche sussidio in più, l’energia deve diventare quello che l’auto è stata per la ricostruzione italiana alla fine degli anni ’50: un prodotto e un modello di comportamento sociale.

Il luogo e lo strumento per questo processo sono le città, le macchine più competitive del sistema Italia: il sistema delle autonomie locali deve impossessarsi dell’opporttunità tecnologica di poter gestire grandi settori come energia e comunicazione, sottraendolo ai giganti monopolisti.

Nelle città va fondata una nuova politica del fare e del pensare.

Proviamoci a pensarla. del resto come ci spiegano i movimenti delle donne: se non ora quando?

 

 
News da Twitter
News da Facebook