Significativamente Oltre

segretario

Messaggio del Vicesegretario del Partito Democratico On. Lorenzo Guerini per il convegno “Logistica e infrastrutture. Il contributo del Mezzogiorno alla crescita economica italiana” del 21 giugno 2014

guerini

Saluto a nome mio e di tutto il Partito Democratico questa iniziativa che ospitiamo con grande piacere. Si tratta di un importante momento di riflessione su di un settore strategico, quale quello della logistica e delle infrastrutture, per la crescita dell’Italia e ancora di più per il Mezzogiorno che sconta ritardi pesanti che penalizzano l’intero sistema Paese.

Purtroppo per impegni precedenti non potrò essere con voi ma l’attenzione del Partito Democratico nei confronti delle tematiche affrontate è altissima.  

Abbiamo imboccato la strada giusta per rilanciare l’economia: le riforme  messe in campo dal Governo puntano a creare le condizioni utili per ripartire. Dal taglio dell’Irap, alla riduzione dei costi dell’energia, dal decreto Poletti alla Legge delega,  dagli 80 euro per sempre in busta paga alla riforma della PA, passando per il riassetto istituzionale e il ridisegno del sistema fiscale. L’elenco completo è lungo e articolato proprio perché era necessario rispondere ai tanti elementi di criticità che presentava il Paese. Oggi abbiamo di fronte a noi sistemi  sempre più complessi, dove l’interazione tra i vari componenti è fondamentale al pari della qualità che è obbligatorio raggiungere per essere competitivi nello scenario europeo e internazionale. Strade, ferrovie, porti, aeroporti, reti digitali, sono assetti fondamentali per valorizzare  la qualità italiana, per dare ai cittadini servizi adeguati   che rispondano alle esigenze di un Paese moderno in movimento,  rendendoci così credibili nel contesto internazionale. Elementi decisivi anche per valorizzare  pienamente il tesoro paesaggistico e culturale che vanta l’Italia. Risorse che troppo spesso ci limitiamo a sfruttare ma che non valorizziamo adeguatamente, rinunciando  così a importantissime opportunità. In particolare, la crescita del sistema infrastrutturale del Sud, di cui si parla da decenni, può essere una delle leve su cui agire per  ridare competitività all’Italia e per creare nuovi posti di lavoro. Si tratta di una sfida difficile ma che dobbiamo saper cogliere nella consapevolezza dei tanti ostacoli che si frappongono alla creazione delle condizioni necessarie per poter operare.

In proposito, con la nomina di Raffaele Cantone, il Governo ha inteso dare un segnale chiaro: L’Italia fa sul serio anche sul fronte della corruzione che tanto pesa al pari della burocrazia sui ritardi che scontiamo nella realizzazione di infrastrutture fondamentali. Abbiamo  bisogno delle grandi  e piccole opere per crescere, abbiamo bisogno che si torni ad investire e vogliamo che si sappia che da noi lo si può fare senza pericoli per chi è tornato a credere nell’Italia.

Dobbiamo tornare ad essere il Paese delle opportunità, un’Italia moderna in grado di far valere in tutte le sedi le sue ragioni e le sue incomparabili capacità. Le ultime elezioni ci hanno consegnato un risultato importantissimo che non disperderemo e che faremo valere ovunque. Il lavoro che ci attende è lungo e complesso ma non ci spaventa. Siamo convinti che con il contributo di tutti potremo ottenere grandi risultati.

Vi auguro quindi buon lavoro nella certezza che oggi potranno emergere spunti utili per contribuire alla crescita del Paese.

Lorenzo Guerini

Ed ecco il Partito Democratico


 

Dopo le belle elezioni primarie di ieri, 25 Ottobre 2009, viene voglia di scrivere qualcosa: perchè sono state un successo, sotto vari punti di vista.

– 3 milioni di votanti sono tantissimi, soprattutto se si pensa che l’Italia non sta vivendo un momento di “euforia” (come invece accadde nel corso delle primarie del 2007).

– Ha vinto la squadra di Pierluigi Bersani, il nuovo Segretario, perchè è quella che meglio garantisce all’elettore – simpatizzante quel connubio necessario tra “esperienza e valori” del Passato e “visione e progettualità” per il Futuro.

– I “competitors”, Franceschini e Marino, hanno dimostrato, da subito, apertura e rispetto verso il nuovo Segretario: questo porterà ad una sana dialettica ed un irrobustimento dell’azione politica del Partito nei prossimi mesi.

– Con queste Primarie si disegna  una squadra di Segretari Regionali “giovani e preparati” (con Amendola in Campania, Martina in Lombardia, Speranza in Basilicata, Basso in Liguria, Serracchiani in Veneto, e tanti altri): emerge, dunque, una nuova classe dirigente.

– Queste elezioni hanno finalmente portato al centro Temi che erano stati lasciati troppo a lungo in periferia: dal Lavoro quale diritto fondamentale, alla Green Economy quale opportunità di sviluppo economico e culturale, alla Ricerca e Innovazione quale necessità per competere in un mondo che cambia rapidamente, all’Immigrazione e la Diversità viste come opportunità di crescita per la società tutta,  alle Alleanze politiche “per tornare a governare il Paese”.

Ebbene, in questo fine 2009, dopo un anno di seria crisi e di immobilismo (della Politica e dell’Economia), si apre uno spiraglio per agire e far cambiare rotta all’Italia: un Paese che ha dimostrato, in queste elezioni, di voler esserci e di saper scegliere in maniera critica.

A Bersani il delicato ma possibile compito di raggiungere questo obiettivo, cominciando (questo il mio suggerimento) dal tema fondamentale dell’Organizzazione (centrale e periferica) del Partito Democratico.

Buon lavoro, Segretario.

Massimo Preziuso

La Pallottola d’argento (di Paolino Madotto)

silver_bullet_gripsNelle storie di vampiri c’è il mito della pallottola d’argento che riesce ad uccidere definitivamente il vampiro. Il dibattito intorno al leader del PD mi da la stessa impressione. Si cerca il leader che possa essere la pallottola d’argento per sconfiggere un Berlusconi che disturba i sonni del PD.

Eppure, se fosse così, che bastasse un leader, potremmo mandare qualche brillante “giovane” a studiare all’estero, magari da Obama o da qualche altro mago della vittoria. Ma Obama non ha vinto perchè è un leader, è un leader perchè ha vinto. La sua leadership l’ha conquistata sul campo, il rispetto l’ha conquistato con la fatica di una storia personale unica. Il PD ce l’ha qualcuno così “abbronzato”?

Io credo che il leader emerge dal contesto nel momento in cui esiste un terreno fertile. Il grande lavoro del PD non deve essere quello di cercare un leader ma quello di cercare una missione, di comprendere le dinamiche di una società che cambia e che cambierà sempre più velocemente. Oggi le cose cambiano con una velocità molto più alta di appena dieci anni fa ed è necessario avere antenne ottime per recepire i segnali, togliere il rumore di fondo e raccogliere le sfide. Non è detto che tutta la realtà stia dentro le categorie in nostro possesso, è più facile che le categorie debbano cambiare, aprirsi e mettersi al passo con i tempi. La crisi della socialdemocrazia europea dovrebbe farci pensare qualcosa, perché sicuramente la prospettiva del PD è quella di stare in quell’area ma portando con sé la scommessa insita nella sua nascita.

Se pensiamo al momento attuale dell’economia mondiale ci troviamo di fronte alla più sonora sconfitta delle teorie neoliberiste degli ultimi trenta anni, eppure la risposta non sarà il keynesismo degli anni ‘30. Sarà probabilmente un modello che tenga conto di un nuovo ruolo dello Stato in un rapporto diverso e più ricco con il mercato, l’economia politica tradizionale e classica è ormai piena di eccezioni alla regola che forse sarà ora di pensare che le regole vanno cambiate, che c’è bisogno di una nuova economia legata ad una nuova società ormai sotto i nostri occhi.

Il PD dove è, di che discute? Di riforme istituzionali? La risposta alla bassa crescita italiana può venire dalla riforma delle pensioni o da meno deputati dopo che quelle precedenti non hanno prodotto un granchè. Alcune cose andranno fatte ma non vedo bacchette magiche. Può il PD semplicemente inseguire la corrente delle teorie neoliberiste o quella dello statalismo? In giro per il mondo, nei centri di elaborazione culturale più importanti, ci si chiede, per esempio, sul senso dell’indicatore “PIL” e la politica italiana sono quindici anni che parla delle stesse soluzioni a problemi che nel frattempo magari cambiano. Domande che meritano risposte e risposte fatte di azioni concrete.

Se bastasse un fuoriclasse che, smarcando la PDL, ci facesse vincere potremmo provare a cercarlo all’estero, magari un brasiliano pieno di estro (i brasiliani hanno sempre fatto bene nei nostri campionati).  Oppure ingaggiamo Lippi o Capello. Temo che non basti e tutta questa divisione tra tizio e caio è del tutto inutile e improduttiva. Rischia perfino di far “bruciare” persone in gamba buttandole nella mischia senza un obiettivo, una squadra, una missione solo per far scudo ad eserciti ormai stanchi e demotivati che dovrebbero decidere di mettersi nella “riserva” lasciando alle energie fresche il campo.

Temo che non esista un vampiro in circolazione ma sia la paura di dover cambiare veramente lo spettro che si agita nel PD. La paura di confrontarsi con la storia, con il Paese, con una prospettiva da darci da qui a dieci anni. Qualcosa che trascende la prossima lista da fare o il prossimo convegno da riempire. Il PD è il vampiro di se stesso perchè non ha saputo leggere adeguatamente ciò che accade nella società, talvolta è riuscito a sommare partiti e ad arrivare al governo per poi rimanere ingabbiato nella incapacità di articolare una stagione di riforme necessarie. Oppure ha deciso di concentrare tutto nel leader disperdendo le energie della squadra, una squadra diffusa nel territorio che è spesso una grande risorsa di competenza e capacità.

Il PD ha grandi energie e capacità, persone competenti che mettono la passione in quello che fanno. Certo persone competenti esistono anche dall’altra parte ma lì manca il coraggio di costruire una prospettiva progressiva. Lo schieramento moderato governa l’esistente, il PD, se vuole avere senso, deve andare oltre l’esistente deve costruire il futuro.

Forse per il PD c’è bisogno di un progetto e una visione condivisa, c’è bisogno di riorganizzare la macchina e motivare le persone riconoscendo impegno e merito, c’è bisogno di un CT autorevole in grado di raccogliere intorno i talenti e trasformarli in fuoriclasse. Il PD è un partito con molti brillanti giocatori, qualche “cassano” ma poco senso della squadra e poche idee su cosa significa un campionato.

Per cominciare bisogna partire da una proposta di visione da condividere con tutta la base. E’ su questa visione che deve ritrovarsi la base per sentire la voglia di misurarsi con la sfida, l’entusiasmo di un lavoro comune. Penso che la base capisca anche poco delle divisioni di vertice e del totonomi di questi giorni.

Poi, una pallottola d’argento, la troveremo e sarà più semplice di quello che sembra.

News da Twitter
News da Facebook