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Lazio

Roma, 11 settembre 2015 : “Per un Mezzogiorno protagonista tra Europa e Mediterraneo. La proposta degli Innovatori Europei”

Convegno Per un Mezzogiorno protagonista tra Europa e Mediterraneo, 11 Settembre 2015, Partito Democratico

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Intervento di Sandro Gozi, Sottosegretario agli Affari Europei

Intervento di Roberto Speranza, parlamentare del Partito Democratico

Intervento di Valerio De Molli, AD di The European House – Ambrosetti

Comunicato Stampa finale: Innovatori Europei riunisce il Mezzogiorno protagonista al Nazareno (PD)

I territori, centri di eccellenza

territoridi Giuseppina Bonaviri

(Già molti mesi fa l’innovatrice Bonaviri nella sua campagna elettore come Sindaco indipendente tratteggiava questo percorso che – nella prima conferenza di Zingaretti Presidente svoltasi Frosinone di  qualche giorno fa – ritorna quale tema centrale del suo dibattere. I veri Innovatori precorrono sempre i tempi !)

Ripiegamenti dei partiti, faide negli enti locali, incertezze di ritorno, continue transizioni di correnti, danno ragione del corto circuito di una politica bloccata da dosaggi , da meccanismi elettorali statici, da stanchezza della rappresentatività nei territori.

Un profondo rinnovamento prevede un cambio di rotta: l’inclusione, il coinvolgimento, la partecipazione , la piena cittadinanza. La forza dei territori diviene fondante per nuove identità, è una riserva di autonomia e pluralismo.

Non si può continuare a pensare che il territorio rimanga solo il bacino di esercitazioni da parte degli apparati e di amministratori sull’orlo di una crisi di nervi per questioni morali .

Testimoniare discontinuità rimanendo vincolati agli equilibri legati alle appartenenze di ieri non è rispettoso per i tanti nostri concittadini ne per coloro che rimangono legati alle vecchie logiche di potere ne per l’autorevolezza di una leadership che vada coniugata con il protagonismo e la vivacità di una intera comunità.

Partiti personali e derive presidenzialistiche non appartengono alla nostra cultura, a noi che viviamo la politica come una opportunità per il riscatto civile e morale. Siamo per una sobrietà nell’attribuzione della giuda e della responsabilità di governo con la definizione di criteri e regole precise ed imprescindibili per le sfide che ci attendono e nel rispetto dei nostri simili.

Un appello va fatto anche alla Regione Lazio: sia portatrice seria di innovazione diventando un sistema policentrico che consente di rimettere in moto i territori con formule che accorcino il divario tra Roma metropolitana e il resto del Lazio attraverso una politica di coesione di tutti Comuni.

Chiediamo certezza di interventi mirati alla ripresa dell’economia locale mirati alla riqualificazione dei servizi e alla localizzazione di attività di eccellenza anche nelle periferie. La nostra provincia ciociara può giocare un ruolo da protagonista nella trasformazione di governi coordinatori di aree vaste con il rilancio di processi aggregativi e di riequilibrio.

Semplificare e snellire le procedure della macchina amministrativa( es. i tempi infiniti per le conferenze di servizi, per la formulazione di pareri tecnici, per il rilascio di nullaosta e autorizzazioni) primo passo di un ammodernamento.

La città capoluogo deve affrontare delle priorità programmatiche nei prossimi mesi: ripristinare l’alta sanità riaffermando il diritto alla salute, le politiche familiari, gli sprechi e le inefficienze dei servizi pubblici, la difficoltà all’occupazione stabile, il diritto allo studio e alla formazione, la crescita sostenibile, i patti per la sicurezza- cultura -turismo.

Da una Frusino senescente ed ingrigita ad una città sostenibile e dinamica inserita attivamente nell’area euro mediterranea, perno di flussi economici e culturali.

Regione Lazio : la fase egemonica dell’eclettismo

di Pierluigi Sorti

Nell’ arco politico regionale, ormai, i percorsi  politici, sia nel centro sinistra come nel centro destra, obbediscono solo a linee orizzontali.

E non sempre i confini si identificano solo con le aree di appartenenza  che infatti , non di rado, estendono i loro confini in reciproca sovrapposizione.

Il fenomeno  si evidenzia nel pullulare di associazioni tematiche, molte volte ispirate dai dirigenti in carriera,    coscienti  pienamente della caduta di attrazione delle rispettive sigle di partito.

Solo con tali modalità possono essere facilitati incontri e dialoghi di cittadini, anche privi  di tessere di partito, ma assai poco inclini a dichiarare le proprie vocazioni elettorali e che comunque non  vengono richiesti di farlo.

La diagnosi del quadro complessivo si completa nella constatazione , evidente soprattutto a Roma, delle genesi più disparate dei presupposti di  base dei  temi sul tappeto  e delle soluzioni politiche proposte.

Anche le altre aree provinciali laziali,  contraddistinte essenzialmente dal tratto , più o meno dissimulato, dell’ antagonismo alle prevaricazioni romane, presentano il  sintomo significativo della rottura di una visione politica geograficamente unitaria.

Dai problemi occupazionali a quelli urbanistici , dalla crisi delle politiche abitative al dissesto sanitario regionale, le relative soluzioni proposte , permeate dei più  variegati criteri ispirativi, scaturiscono da disparate  genesi ideologiche in un processo di mutui ma continui scambi di volubili  opinioni dello spazio temporale di un mattino.

L’ osservatore attento coglie il fenomeno crescente di un eclettismo di vedute il cui continuo variare finisce per  smarrire i vantaggi del confronto e  scadere nelle forme deteriori del peggior sincretismo .

Ma forse la Regione Lazio è lo specchio  fedele delle tendenze nazionali  più deprimenti  di queste stesse ultime ore  : dalle convergenze di Bertinotti e Violante in tema di privilegi di casta, dalle analogie  di comportamento  di Lega e Margherita nell’opacità dei loro criteri amministrativi in una cornice in cui spicca il  desolante silenzio di Pd e PdL e partiti minori, impotenti  tutti a una decorosa  reazione politica .

Anche l’ aforisma del carattere individuale delle responsabilità penali , genera, nel  conforto illusorio dell’ oblio, la latitanza di tutti i partiti e dei loro dirigenti, incapaci di percepire politicamente il diffondersi di una metastasi  che percorre ormai la nazione tutta.

Voto laziale / la rivincita del contado

polverini

di Pierluigi Sorti

Non nella mala sanità, non nella discarica di Malagrotta, non nella legalità, non nei livelli occupativi, non nell’ astensionismo ( qui assai più accentuato che altrove ) suggeriamo di cercare la differenza degli oltre settantamila voti in meno che separano Emma Bonino da Renata Polverini.  

E’ nell’ immagine con cui le due candidate si sono proposte e sono state proposte, all’ elettorato laziale, che possiamo spiegare l’ effetto opposto riscontrato nella città capoluogo dal resto delle quattro province.  

A Rieti, a Frosinone, a Viterbo e soprattutto a Latina è scattato un meccanismo in cui erano certo presenti i fattori regolativi di scelta preferenziale elencati più sopra: ma è lecito pensare che dopo la sciatta vicenda della presentazione delle liste, magari sotto traccia ( forse anche con meccanismo inconscio ) il mondo della provincia abbia voluto cogliere l’ occasione opportuna per differenziarsi, a rivalsa  della sua inferiorità, da Roma capoluogo.

A ciò hanno contribuito appunto le effigi che le due candidate hanno scelto per sè stesse.   

In apparenza indifferente alla percepibile e masochistica freddezza di non poche esponenti, non soltanto femminili, per la propria candidata, la Bonino sceglieva un profilo di quasi new entry ( “fidatevi di me “) sembrava chiedere, quasi in difensiva, di essere dimenticata come quasi quarantennale e positiva protagonista in molteplici luoghi politici e istituzionali, italiani ed europei.  

Di contro la figura di Renata Polverini, con la scioltezza casual del suo abbigliamento, interpretava, forse non volutamente ma efficacemente, il ruolo di chi, nella cinematografia western di tempi non lontani, osa chiedere, quasi solitaria, giustizia riparatrice delle prevaricazioni dei potenti della città.  

In un minisondaggio, effettuato in un campione non superiore alla trentina di persone, è in effetti risultato un corredo di elementi, a favore o sfavore dell’ una o dell’altra, ma comunque estraneo a differenziazioni politiche o programmatiche, e tutto concentrato invece su specificità caratteriali, oltre che ovviamente di generica appartenenza .  

In effetti la radicale Bonino, quasi fiera della sua autonomia e indifferente alla tepidezza della sua coalizione, insisteva con monotonia sul tema della legalità, si mostrava impermeabile ai contributi che inizialmente le provenivano da più parti, sostenuta infine da un partito, il suo, che di questo isolamento, con discutibile saggezza, ha sempre plasmato il suo modo d’ essere. 

La seconda, Renata Polverini, si batteva in ogni dove, percorrendo i più remoti angoli della Regione, e, disinteressata a ogni forma di orgoglio, oscurava le sue piccole trasgressioni fiscali e le dissimulazioni della sua consistenza sindacale, valorizzava la sua conterraneità laziale a fronte della rivale piemontese, partecipava con disinvoltura alla medievale e anacronistica cerimonia del giuramento a Piazza del Popolo e, sfruttando astutamente la sua posizione iniziale di orfana di partito, è riuscita a trasformare tale handicap in vittorioso investimento elettorale.

 

Lazio e Lombardia, il pasticciaccio brutto del PdL

di Aldo Fabio Venditto

Scazzottate e panini, trans e liste elettorali. La Regione Lazio sembra il set perfetto per il prossimo film dei fratelli Vanzina. Il primo ciak potrebbe accompagnare il delegato del PdL negli uffici preposti alla consegna delle liste elettorali.

L’attesa snervante potrebbe mettergli appetito, suggerendogli di rintanarsi in un bar dove tra una telefonata e l’altra, potrebbe apportare gli ultimi correttivi alle liste. Peccato che, rientrando, il termine ultimo per la presentazione delle liste sia scaduto. Scoppia il parapiglia.

Il più grande partito italiano è escluso dalla competizione elettorale della Regione Lazio: circa il 40 per cento dell’elettorato regionale non ha più un riferimento sulla scheda e, in attesa dei ricorsi di rito, Renata Polverini (candidata della coalizione di centrodestra) è azzoppata.

Dirimpetto la sfidante radicale Emma Bonino, rimarca la necessità di una diversa legalità, di maggiore trasparenza e del pieno rispetto delle regole, soprattutto da parte dei partiti politici.

Nel Lazio come in Lombardia, dove la Corte di Appello di Milano respinge la lista del governatore uscente Roberto Formigoni, in quanto le firme sarebbero prive di timbri, nomi degli autenticatori, date; requisiti sostanziali senza i quali quelle firme non hanno valore.

Qualcosa non va nella legge e qualcosa non va nelle modalità di raccolta delle firme. Tirato per la giacca il Presidente Napolitano esprime preoccupazione per l’eventualità di una parziale rappresentanza delle forze politiche, pur sottolineando come spetti al Tar «la verifica del rispetto delle condizioni e delle procedure previste dalla legge». 

La legge, appunto, e la questione si complica: ha più valore il consenso elettorale o la norma? Ovvero, si possono escludere i partitini ma non i partiti di rilievo? E infine, è più democratico ammettere il PdL in deroga di legge o escluderlo a norma di legge?

Pd Lazio: nave senza nocchiero (di Pierluigi Sorti)

Mentre Renata Polverini,  rappresentante del Pdl, inizia a compiere i primi passi di una campagna elettorale che si concluderà fra tre mesi, la prospettiva del centro sinistra di risolvere il dilemma della scelta del candidato alla regione Lazio è tuttora aperta alle soluzioni più imprevedibili.  

Eppure non è la soluzione di tale dilemma che alimenta le preoccupazioni più accentuate dei democratici romani e laziali.  

La constatazione dell’ impotenza del partito democratico laziale, nella capacità negoziale e progettuale, è spalancata davanti agli occhi dell’ opinione pubblica più avvertita, romana e laziale.   

Il modo stesso della rinuncia di Zingaretti, presidente della Provincia, illumina sulla inesistenza di esponenti di partito con carisma sufficiente di capacità di traino, ivi compreso il neo eletto segretario regionale Mazzoli, segnato negativamente dal compromesso, piaciuto a pochissimi,  che ne ha favorito la recente ascesa alla carica.  

Ma indipendentemente dalla circostanza, l’incapacità di leadership del Pd nel centro sinistra, emerge nell’ insufficiente amalgama dei suoi dirigenti,  impegnati nelle trattative con gli altri partiti del centrosinistra, e accentuato dal confuso e contraddittorio riverbero, nelle cronache giornalistiche, del loro comportamento negoziale.  

Per smarcarsi da un pressing di partito oltremodo maldestro, Zingaretti si è trovato costretto a scoprire direttamente la debolezza del partito.

Chiedendo il sostegno di tutto il centro sinistra più l’ Udc e la contestuale nomina di un candidato alla guida della Provincia, ( che con la sua candidatura alla regione, rimarrebbe vacante ),   Zingaretti,  pur di chiamarsi fuori, ha fatto trapelare, inevitabilmente e pubblicamente, il carattere pretestuoso delle sue richieste e ha reso, in tal modo, ancor più evidente la debolezza  strategica del centrosinistra laziale.  

Il sen. Del Pd, Lucio D’ Ubaldo , pur fruendo fama di abile negoziatore, ha messo in luce, a sua volta, la scarsa coerenza della coalizione, rappresentandola pubblicamente come causa prima del vano protrarsi della fase negoziale.

Né giovano all’ immagine del Pd e del centro sinistra tutto, due distinte iniziative, sopraggiunte in queste stesse ore.

La prima, del sen.Marino, che, dichiarando la non omogeneità dell’ Udc con il centro sinistra,  rovescia un presupposto della strategia elettorale del Pd.

 La seconda, guidata da Silvia Acquistapace,  combattiva e nota militante di base della sinistra ecologista e libertaria , che chiede perentoriamente le primarie come unico antidoto allo stato di crisi generale.

L’  ampiezza della crisi tracima ormai dal recinto del Pd  e, nitidamente, appare la gravità delle torsioni a cui sono costretti a soggiacere i partiti di tutto l’ arco del centro sinistra.

 Pierluigi Sorti – Roma

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