Significativamente Oltre

Internet

ll Gelato di Viola

grillodi Michele Mezza

123 mila firme in poche ore raccolte sul web da una gelataia fiorentina che vive a Venezia -Viola Tesi-  ha dimostrato che qualcosa di rilevante è accaduto anche in politica, nel secolo della rete. Dopo l’informazione, la formazione, le professioni, i servizi, la pubblica amministrazione, la ricerca, la finanza, anche la politica è investita dall’ondata di disintermediazione che disarciona i giganti e premia i nani.

Un fenomeno complesso e ingovernabile, che , a poche ore dal trionfo, porta persino il Gigante a 5 stelle ad inseguire la gelataia di Venezia, imprecando contro la nanetta che si è intrufolata nel suo giardino.

E’ la rete, bellezza, verrebbe da dirgli.

La pancia conta quando è alla pancia che si parla. Ed affiora  ora il vecchio richiamo solidarista ed emancipatorio di una base sociale che viene da sinistra  ma trascende la sinistra- non   ha votato PD, ignora Vendola, non parla con Ingroia, perché da tempo non vi vede la potenza trasformatrice della realtà. Ma quando si trova in mano le chiavi di Palazzo Chigi il primo istinto è quello di guardare da dove si è venuti.

Ma chi sono e cosa è successo?

Loro sono  quello che fanno, ed è accaduto quanto doveva accadere. Ne più ne meno.

Loro, i grillini, anzi il movimento 5 Stelle, votanti e votati, sono esattamente come appaiono. Giovani, ma non giovanissimi,  precari ma non disoccupati, tecnici, ma non esecutivi, impiegati, ma non placati, cattolici, ma non subalterni, laici, ma non ideologici. Soprattutto digitali, ma non smanettoni.

E’ un movimento della rete, ma non sulla rete. Per certi versi  i 5 Stelle non sono molto dissimili dalle primavere arabe.

In Algeria, Tunisia, Egitto è pure sorto un movimento di protesta, composto da giovani, professionisti ed emarginati. Si disse è la rivoluzione di Facebook. In realtà, questo è il nodo che la politica tende ad esorcizzare, quel movimento, e ancora di più Grillo, non cresce perché usa la rete per parlare, ma perché usa la rete per produrre. Abbiamo di fronte un movimento che si caratterizza per un nucleo di  operai del web: informatici, mediatori, broker, insegnanti, amministratori, imprenditori.

Questa è l’aristocrazia operaia di Grillo. Attorno a questo nucleo  si sta raccogliendo un mosaico di  ceti e figure sociali  convergenti: giovanissimi irridenti, giovani ambiziosi, famiglie silenziose, anziani ignorati, lavoratori in esubero.

Il movimento si è agglutinato per condensazione, come i fenomeni tipo Occupy, dove ci si aggrega per singole convergenze, per condivisione di isolate tematiche, senza la pretesa, ne l’ambizione, di costituire una visione organica. La frammentazione sociale non permetterebbe di ripercorrere la vecchia strada del partito forte, gramsciano, che dall’astronave all’ago, assume un’unica visione del mondo. Quell’approccio è stato del tutto rimosso, insieme alle macerie del Muro di Berlino. Qui è rintracciabile una prima rilevante contraddizione di Grillo come leader: ogni volta che tenta una stretta, di imporre un metodo leninista, perde pezzi e capacità di guida nei nuovi movimenti a rete la direzione è il punto finale di una lunga coda, non la testa  iniziale.

Il linguaggio connettivo è il brusio della rete che prende tono per i lavori nella rete. L’elemento unificante è  l’estraneità, prima, l’ostilità, poi, per le elites: tutte le elites. In particolari quei salottini, meglio ancora quei tinelli, dove gli staff dei decisori, le figure adiacenti ai  leaders, i frequentatori degli amministratori. I sobborghi del potere, più che il vero potere. I riti delle terrazze, dello scambio di privilegi, di mance di prevaricazioni.

Questa è la cultura della rete. Forse , si dirà, la cultura di ogni opposizione che contrappone ai poteri costituiti, che se ne vuole liberare.

In realtà la rete produce distanza e indifferenza, più che ostilità. Gran parte dei grillini, soprattutto i nuclei storici, in Emilia e in Piemonte ad esempio, sono  figure che vivono autonomamente in circuiti professionali o formativi che non hanno nulla da chiedere alla politica per se stessi. Si tratta di ceti che vivono di competenze, specializzazioni settoriali, flessibilità nell’uso del proprio tempo, controllo delle ambizioni di consumo, versatilità nel muoversi nel paese e fra paesi.

Ragazzi che per il proprio equilibrismo fra saperi e fra condizioni, trovano mercato. La rete  è la scorciatoia, che trasforma l’idea o la disponibilità in opportunità. Un ceto  non reattivo alla politico, ma insofferente, proprio perché non chiede, per l’etica, e le competenze. Di fronte al combinato disposto di un degrado morale e di una palese incapacità scatta la contrapposizione: si può fare meglio, si deve fare bene.

Qui si crea un cuneo che scompone la base sociale delle due forze tradizionali: che scava nel mondo del lavoro, e distoglie il mondo delle proprietà. Si crea un popolo della comunicazione, che conscio del proprio isolamento , ma anche della propria abilità, e del proprio tempo, investe in relazioni: si clicca per condividere la propria riprovazione che diventa rabbia e poi sfida.

Proviamoci è lo slogan. La grande prova , non a caso, è nei feudi: l’Emilia rossa, il Veneto verde, la Sicilia azzurra.

Il territorio produce il salto di qualità, ma  comporta anche le prime contraddizioni. Come spiega il saggio della direttrice dell’istituto Cattaneo, Elisa Gualmini, Il Partito di Grillo, sono state le elezioni amministrative del 2010 ha dare la consapevolezza che la sfida era vincente: Parma, ma soprattutto Budrio.

Nel paese rosso al 70%, i grillini , mail dopo mail, forum dopo forum, “I like” dopo “I like”, censiscono le forze e mettono in rete i mestieri che non corrispondono alla rappresentatività della sinistra: informatici, consulenti, cottimisti delle filiere di arredamento e ceramiche. Arriviamo per la prima volta a voti in doppia cifra.

Reddito di cittadinanza, connettività, energie rinnovabili, KmZero, diffidenza per l’Europa. E’ il programma di una community  da maso digitale. Il lavoro è ormai un dato anagrafico da risarcire, non da organizzare: non il conflitto ma l’indennità per la disoccupazione.

L’unico incaglio al momento sono proprio le amministrazioni locali. Le prime esperienze segnano alti e bassi. E trovano, sul territorio un’unica resistenza, la Lega di Maroni. I dati elettorali, soprattutto in Lombardia vedono, straordinariamente, la Lega non solo sopravvivere dopo il bombardamento dei mesi scorsi, ma addirittura trovare una via per un nuovo radicamento. Nelle regionali Lombarde, fra lista ufficiale della Lega e Lista civica Marroni vediamo che il bottino elettorale dei lombardi è incrementato addirittura, spalmandosi sul territorio, in  maniera proporzionale al tessuto produttivo.

La debolezza nelle grandi città- la lega è sopravanzata dal PD in tutti i capoluoghi provinciali della Lombardia, e vince in tutte le provincie- indicherebbe un carattere arretrato del voto leghista. In realtà nelle città ormai risiedono elites e ceti amministrativi e commerciali, mentre si snodano nel territorio extra urbano le filiere produttive e della ricerca applicata.

La lega si è nutrita di un tessuto sociale straordinariamente americano. Grillo invece si è aperto un varco nella giungla metropolitana, insidiando per la Lega anche nelle campagne industriali.

Andremo ad un conflitto finale o si ipotizza un colpo di scena fra i barbari sognati e i sognatori cittadini? Questo è il vero interrogativo che la sinistra dovrebbe porsi: impedire la convergenza di una Lega senza Berlusconi e un grillismo amministrativo.

In questo quadro la televisione è usata da grillo come carica al contrario: meno la vedi meglio stai, meno ci sei più comunichi, meno ti fai coinvolgere , più sei popolare. Grillo cavalca un trend storico: la TV come disvalore, così come ogni consumo di massa, tanto più se legato alla spesa pubblica, come la TV, è un disvalore.

Il trionfo arriva quando la lontananza dalla TV diventa incubo per la TV, che comincia a cercarti ossessivamente, parlando di te, senza te. Tanto più che avendo solo una bandiera popolare, il rifiuto dei politici, e tanti programmi settoriali, non declinabili in TV- energie, agricoltura, lavori digitali, No Tav, ambiente- la rete e’ il catalogo ideale per dare ad ognuno il programma on demand.

Anzi la TV diventa l’uniforme della politica, l’emblema del regime: Vespa, ma anche Santoro, con il loro sovraesporsi ai partiti diventano i bersagli più facili da inquadrare: non ci vengo perché sei il nemico.

In questo quadro da catalizzatore dei movimenti, che trovano un provider che li porta  alle soglie del potere, si aggiunge l’effetto Monti. Con il Governo tecnico, Grillo estende il suo marketing: diritti e qualità della vita, ma anche fisco e sviluppo. Dobbiamo parlare alla pancia di una maggioranza silenziosa orfana e disgustata da Berlusconi. 

In poche settimane Grillo diventa  “neo cons” : assume un carattere da anarco – conservatore, all’americana. La rete in questo  lo aiuta ancora: la natura individualista, competitiva, anti statalista, comunitaria, cooperativa, ma non solidarista, diventa un ambiente coerente per ibridare la cultura di una movimento nato a sinistra ma diventato digitalmente populista, tout court.

Si verifica in politica quanto è già in atto in altri segmenti sociali. Nell’informazione i grillini sono l’enorme proletariato digitale dell’informazione senza contratti  né testate, che chiedono connettività, copy-left e  ricerca. Lo stesso vale nelle professioni, nei saperi, nell’assistenza, nel commercio: un’ondata di auto-imprenditori che incalzano i titolari di ogni funzione chiedendo di condividerla. Il grillisom è la  fase supresa del networking, per parafrasare Lenin.

Non si aggredisce, ne comprende il fenomeno, se non si decifra il processo di riconfigurazione di ogni verticalità fordista in una nuova orizzontalità a rete.

Il combinato disposto di un’anima di equo sostenibilità di sinistra, con un’aggressività di individualismo competitivo di destra porta grillo ad un nuovo interclassismo  digitale, che gli permette , unico sul mercato politico, di parlare i nativi digitali, e tramite loro, di trainare l’attenzione delle generazioni emancipate. E di dettare l’agenda politica.

La dinamica della campagna elettorale lo ha dimostrato.

Il sito  http://www.twazzup.com/?q=giannino&l=it che misura le citazioni e la tracciabilità  dell’attenzione della comunità di twitter per singoli soggetti, traducendoli in TPH ( tweets per  ogni ora) il 18 febbraio dava questa classifica dei contendenti alle elezioni.

grillo          1128

giannino      898

berlusconi   811

monti           703

bersani        474

ingroia           94

vendola         53

Il dato risentiva, ovviamente, delle perturbazioni del giorno. E quel giorno Grillo aveva lanciato la sua ennesima provocatoria sfida al sistema e Giannino invece stava incubando la bomba Zingales.

Ma strisciando l’insieme dei dati nelle settimane precedenti, si notava come in quasi ogni giorno della campagna elettorale si era consumata una perturbazione che aveva fatto impennare i dati delle citazioni in rete per le liste dei grillini .

Un’attenzione che  si gonfiava nelle piazze più che nelle arene televisive e si depositava nella rete. Un fenomeno di curiosità di tipo “serendipico”, ossia di ricerca di cose nuove senza sapere bene cosa  che si concludeva sempre con il piacere  di essere stupiti da quello che si trovava attorno a Grillo. Un’ansia di nuovo che addirittura tracimava oltre i confini  dei 5 stelle, arrivando ad investire anche soggetti in qualche modo affini, nella loro eccentricità, come  il movimento di Giannino.

Con alti e bassi,   il pendolo “serendipico”, in una relazione di causa ed effetto  veniva sempre attratto dalla capacità di Grillo, e in subordine di Giannino e ,infine, dello stesso Berlusconi, di determinare la cosi detta agenda – setting del dibattito elettorale. Mentre rimanevano inerti, sostanzialmente marginali, personaggi tutti da salotto televisivo, come Vendola e  Ingroia, o schiacciati nel ruolo di bersaglio come Monti e,  in mezzo come snodo fra le due realtà-quella dinamica di Grillo, innanzitutto, Giannino e Berlusconi e quella inerte di Vendola, Ingroia e Monti – la macchina da guerra di Bersani.

Nell’ultima settimana  ha preso forma lo tsunami. E il gruppo si sgrana con un gerarchia che poi sarà , nei suoi trend premianti, riprodotta dal voto.

Bersani, che aveva registrato nell’arco del mese precedente una media TPH attorno a 300, con l’ultimo rush finale propagandistico non sfonda il muro delle 500 citazioni medie per ogni ora della giornata. Vendola e Ingroia, non si fuoriescono dalla gabbia di quota 100, e Monti, che pure aveva un valore doppio di Vendola , attorno a 230,non supera mai le 350 citazioni.

Grillo invece, che  pure all’inizio della campagna elettorale aveva un valore non dissimile da Bersani- 300/350 TPH- si impenna prepotentemente ,e supera con forza, nel corso delle 24 ore di ogni giorno dell’ultima settimana preelettorale,  quota 600, arrampicandosi, nelle ultime, decisive,36 ore sul tetto delle 2.000 citazioni per ora.

Il 23 febbraio, il giorno prima del voto, e  dopo  la manifestazione di Piazza S. Giovanni, è il  momento di svolta, che tutti i sondaggisti concordano nel ritenere decisivo per orientare le due paludi  che incombevano sul risultato: gli indecisi e i potenziali astenuti.

Grillo trova un canale forte di comunicazione con i due universi di  voto inespresso. In particolare appare visibile la  dinamica , nell’ultima settimana che porta a concentrarsi su Grillo l’attenzione dell’area di simpatizzanti ex PD , in maniera  decisamente più marcata  rispetto a quella  di provenienza PDL, che pure all’inizio della campagna  aveva costituito lo zoccolo duro del consenso alle liste 5 Stelle.

La tracciabilità di questo processo in rete conferma che ormai l’opinione pubblica reale non si discosta dall’opinione media della rete. Soprattutto l’indice di socialità, cioè di circolarità della relazione, calcolabile con i grafi che misurano l’interattività della comunicazione che si realizza negli spazi web. Più i flussi di comunicazione sono interattivi, producono cioè un dialogo multipolare, più le opinioni che vi si formano hanno un valore universale. Grillo ha raccolto vision, protesta e proposte, e le ha  trasformate in un flusso  circolare di reciprocità. Chi ha concepito questo disegno ha studiato molto da vicino il fenomeno Obama, arrivando ad applicare la regola David Axelrod, il consulente del presidente americano, che in Italia non si è ripetuto con il suo sodalizio con Monti, secondo il quale Obama vince non perché usa la rete per parlare con i suoi elettori, per questo c’è la TV, Obama vince perché fa parlare i suoi elettori fra di loro.

E questo lo ha scoperto anche la gelataia di Venezia.

E ora inizia un’altra storia, sulla rete.

Interview with Sebastian Nerz – Leader of the German Piratenpartei

 

by Massimo Preziuso – Innovatori Europei

Sebastian Nerz (photo made by Fany Fazii) is a 28 years old bioinformatics from Berlin and Deutsche Pirate Party leader. The Piratenpartei Deutschland are a striking example of how the speed of the Internet and the creativity of people, put together may achieve real and extraordinary change in modern societies. With a mission primarily oriented to issues like the ‘”free Internet”, the “privacy” and the “open government” the Piraten are emerging as primary political actors in Germany, with their 9% in September 2011 regional elections in Berlin, obtained after the success of their older cousins ​​- PiratPartiet – in Sweden (with their 7% in 2009 European elections).

Let’s figure out with Sebastian how this success came and if this wave of positive change is also coming to us and in which form.

Dear Sebastian. First of all thanks for your time.

As you know, Innovatori Europei is both a (light) movement of political ideas – trying to support change in Italy and Europe – and an observatory on new and interesting happenings around the world. For this reason, we have followed with great interest the important result of the Piraten in the regional elections in Germany held this month.

 

1)    An unexpected success for many, but I guess long planned. How have you grown up and what are the characteristics of your success that can be transmitted to other bottom – up political initiatives born aroud the Internet?

The pirate movement originates from Sweden, where it was founded in 2006. In the same year the German Pirate Party was founded in Berlin. In 2009 the government of Germany proposed the introduction of a censorship system, designated to fight child pornography. While the goal was a good one, the means were not. Building a system that allows to restrict access to websites can only lead to misuse. This proposition led to a very intense discussion in Germany. The pirate party was among the leaders of the opposing parties.

In those days the pirate party Germany grew from roughly 800 to roughly 10.000 members. The discussions have not been nice. Pirates have been named rapists, child molesters, and whatever else because some politicians (and media agencies) did not understand that fighting a mean is not the same as fighting the problem. We kept up fighting against the “Zugangserschwerungsgesetz” law. In the end we won. The law was passed, but it was never actually enforced and has now been canceled.

I believe that this shows: Be true to yourself. Whatever you do, people will attack you for it. People will misunderstand your intentions. Well, then explain it again. And again and again and again.

Afterward the pirate party rebuilt its structures. We needed to adopt to the new situation. Discussions structures working with 800 members are not necessarily working with 10.000 members. This is a very difficult and sometimes frustrating process.

And what we had to learn is how to leave the internet. The net is a wonderful tool to lead discussions with others, to meet and talk, to publish your ideas. But you will never reach all of the people if you stay there. Develop your ideas – and then get out and on a marketplace and discuss your ideas and propositions with the people out there! They have a lot of important things to say. So listen to them. Explain your ideas. Try to work as transparent as possible. If you do it right you have nothing to loose from transparency.

But the most important point is: be honest. Politicians are making errors. This is quite normal. If you try to hide your errors, they are going to come to the light in the worst possible way. So just be honest to your voters and to yourself. And don’t shy away from things only because others are using (or not using) them. You have to find YOUR way of doing stuff and then stick to it.

 In short: Use the tools provided in the net to form a group. Meet online and offline. Discuss your ideas. Open your group for external feedback. Work transparent. Be honest. Don’t hide your errors. Don’t hide your success. EXPLAIN your ideas. Many politicians just say „do this“ – but they don’t explain it. This is not going to work for you! 

 

2)    Your activity as Piraten is strongly connected with the Internet, as you work for concepts like Open Governance, Privacy and Free Internet. What is your view on the Renewable energy policies, seen they are very strongly connected with the idea of “distributed political and economic power”? And which is your view on the creation of a real (renewable) energy common market at EU level ? 

The pirate party Germany is a strong supporter of renewable energy policies. Politics and economy have to stop being short-sighted. We neither have unlimited supplies of coal nor of oil and we have no idea how to handle the risque of nuclear fission plants (quite apart from the fact that there is no unlimited supply of Uranium either).

And the only way to really build a strong renewable energy market is to build a super-national market. We have lots of sun in southern Europe, there are lots of possibilities for pumped-storage power stations in middle and northern Europe, etc In addition by building a super-national energy market some of the problems (e.g. daily fluctuations of the amount of energy needed) can be solved (or at least reduced).

 

3)    What are your goals in Germany? You also want to look out, in countries like Italy? Are you thinking about developing a sort of federation of the Pirate Party in Europe? 

We want to change the way politics are working. Politics in Germany are traditionally held behind closed doors. Only the results of discussions are being published, how, who and why decisions have been made is seldom known.

In addition politicians are not honest to their voters. They are promising lots of things if an election is upcoming, but after the election has been held, everything is forgotten.

This destroyed the trust between politics and society. In recent polls politicians have been elected the 2nd least favored job. People expect politicians to lie. Thus we have an ever decreasing percentage of people actually voting (usually around 50-60%). This leads to very frightening democratic problems – if the majority of people is not participating in an election, does it really have a democratic legitimacy?

So we want to change the way politics are working. We want to achieve transparent and open politics. And our experience shows us that people are accepting errors. Politicians are human and human tend to make errors. That is okay! Hiding an error is not.

Apart from that we want to establish more participation processes. People should be able to participate in democratic processes. Politicians need their feedback in order to build working laws – so there should be a strong participation process established in our democracy. At the moment people are not able to participate apart from the regular elections. So we want to change this too.

Another important point are human and civil rights. The last years have seen quite a number of security laws being passed (data retention policies as a recent example). The balance between freedom and security has been tipped towards security. We have to re-balance this scale! Security laws have to be checked for their efficiency and whether they are really needed.

I could continue writing a long essay – about education, why its needed for a stable and democratic society and why the current educational systems in Germany are not sufficient. About a former welfare-state that has reduced its social systems to something that is not worthy of this name – but this would take too long.

In short: We want to change politics. We want to rebuild a social-liberal, democratic, free society with educated citizens, a strong social system, a transparent state that leaves the citizens to themselves and open politics allowing intense participation.

 

4)    Europe is undergoing a complicated time, mainly as a natural result of global phenomena: there is a huge part of the world that rapidly grows and leave western countries poorer. What can we expect in the coming months and years? Shall Europe return to be protagonist, or shall we risk it leaving the main scene?

This will depend strongly on our own decisions. Are we re-enforcing the European bonds or are we trying to hide between national interests? Are we capable of building a strong super-national, democratic society or do we continue using the EU for unpopular decisions?

Europe has a strong economy, many talented engineers and well-educated citizens. We have all the resources we need to stay strong and wealthy in a globalized world. But we have to re-invent the European idea to achieve this goal.

And we have to accept that other parts of the world have a right to live good as well! We cannot continue to live on the cost of others. Following that path could only lead to problems.

 

5)    What is your advice to citizens who want to commit in a beautiful country in a deep and unique crisis period (like Italy)?

Get some information about the root of the problems. Talk about them. Unite with other citizens. Don’t let yourself be frustrated, because whatever you want to achieve, it will take time and it won’t be easy. And don’t let yourself be stopped by minor problems or differences.

It is quite often that we see unification of diverse civil rights organizations working for an important common target. And then they split about some minor differences. This is plain stupid. As long as the main goal is more important then the differences one should continue working together to achieve it! This does not mean that you will continue to do so for all eternity. And perhaps you will have divergent goals in different issues.

That’s okay. Combine for your main goal, diverge for your secondary goals. That way you can achieve much more!

Another important topic is spreading information. The modern net provides lots of new and interesting opportunities to spread information! Start a blog, link with others, use Twitter, Facebook or Google+ to build networks. Yesterday I have listened to a presentation made by a German civil rights activist. She told us „Even if your blog is only read by two people, it is well worth writing it! Two people are two more then zero“. She is right. Perhaps those two are talking to their friends. And they continue to do so – and suddenly everyone is talking about your ideas!

And don’t let yourself be deflected. Perhaps you are reaching some minor goals – but this does not mean that you can stop working! Being a civil rights activist is an ongoing job. And it is one that you can never stop. Because what was won in several years can be lost in days.

 

6)    To end this interview with a proposal: in Italy various innovative inter – parties political initiatives are starting (i.e. The Outsiders, whose I am a founding member) and I imagine the same is happening in your country. Would you like to see Germany and Italy closer via their innovative political movements? What do you think about the creation of a Deutsche – Italian (and later European) network? I am certain it would be a great way for our countries to learn each other from different but strong experiences.

Super-national networks are very, very important. As I have already stated the pirate movement was intentionally founded as a super-national network of parties. Many of our current problems are in fact not national but super-national – so the only way to handle them is on this level!

La vera sfera di cristallo: come la rete riproduce e anticipa il senso comune della società

di Michele Mezza e Rocco Pellegrini

Ha vinto la democrazia, ha vinto la gente, hanno vinto i referendari, ha vinto l’opposizione.

Ma sopratutto ha vinto la rete.

Questo è il nuovo spettro che si sta aggirando per il mediterraneo, nelle piazze egiziane, libiche, siriane, tunisine, spagnole, greche ed ora anche nelle urne italiane.

Il popolo della rete è diventato protagonista della scena politica italiana.

I principali osservatori, sorpresi dai risultati delle città come Milano e Napoli, si stanno rassegnando a considerare come plausibile spiegazione l’irrompere di un nuovo strano protagonista: l’elettore in socialnetwork.

Nadia Urbinati, su Repubblica, qualche giorno prima del voto del 12 e 13 giugno, si diceva certa del quorum sulla base della “scoperta” che la TV non è più il domino dei consumi mediatici nel nostro paese. Lo stesso Corriere della sera lunedì 13 giugno in prima pagina annunciava un articolo dall’eloquentissimo titolo “Il web protagonista tra spot ed ironia”.

Gli old media stanno ormai inseguendo i new media.

Il dato che colpisce e stupisce tutti è che nel nuovo mondo digitale i media non siano semplici strumenti di comunicazione, ma ambienti di attivazione, luoghi di relazione, motori di interattività sociale.

Si realizza qui la straordinaria previsione di Marshall McLuhan che già nei lontanissimi, dal punto di vista tecnologico, anni ’70 proclamava che l’utente è il contenuto.

E’ proprio la partecipazione dell’utente nel coprodurre il messaggio il nuovo contenuto ed anche il nuovo contenitore, dei media moderni.

La differenza fra i vecchi e nuovi media sta proprio in questa dinamica che trasforma persino la missione dei media: non più semplici strumenti, per quanto innovativi , di comunicazione ma vere macchine di produzione e di profilazione di soggetti sociali, che vengono trasformati dall’uso delle piattaforme digitali, da Facebook a Twitter.

Il sistema mainstream corre ormai dietro la rete in tutto il mondo non soltanto perché nella rete si arriva prima sui fatti e si creano i trend dei comportamenti sociali, ma soprattutto perché la gente, diciamo la pancia della società che frequenta la rete, sperimenta una libertà ed una potenza di interferenza nei processi decisionali prima di Internet assolutamente sconosciuta perché impossibile.

Questo nuovo “sistema di comunicazione” ha già fatto la differenza nelle elezioni del presidente degli Stati Uniti, come abbiamo documentato nel libro Obama.net, dove raccogliemmo la ricerca sui 4 anni di Obama in rete prima della sua elezione. Un comportamento segnato non dall’uso della rete come megafono, per meglio propagandare la propria candidatura, quanto dalla scelta di puntare sull’area sociale di chi in rete si immerge per lavoro o semplice interesse. Una “nuova classe sociale”, un nuovo ceto che pretende nuove culture di governo e , sopratutto, l’abilitazione a partecipare alle decisioni.

Un fenomeno non dissimile si è affacciato nelle piazze nord africane nei mesi scorsi. A minacciare i regimi al comando sono state folle di giovani, alfabetizzati e connessi che pretendevano un supporto efficiente da parte del proprio governo per competere e vincere sulla scena della propria vita.

L’Italia è diventata laboratorio avanzato di una nuova politica in socialnetwork.

Un’Italia che, forse sorprendendo alcuni osservatori pigri e tradizionali, è già in marcia sulla strada di una trasformazione sociale: 29 milioni di presenze attive in rete, +19% di incremento dell’ e-commerce, +40% di smartphone, 6 ore e mezzo a settimana su Facebook, il 50% delle piccole e medie aziende che già ha adottato soluzione di cloud computing per i propri servizi in rete. Sono dati che ci parlano di un paese nuovo, individualizzato, professionalizzato, competitivo e sopratutto digitale, culturalmente digitale.

Non sono cose nuove queste per noi di mediasenzamediatori.org , la nostra comunity che raccoglie il lavoro della cattedra di Teoria e Tecnica dei Nuovi Media dell’Università di Perugia, che da anni discute appunto delle discontinuità sociali, prima che tecnologiche, della rete.

Mettendo l’utente al centro della rete, possiamo dire, a buon diritto, e potendolo documentare, siamo riusciti a prevedere, con grande precisione l’esito del referendum.

Infatti , già da sabato, cioè il giorno prima dell’inizio delle votazioni mentre dominava la discussione sulla possibilità del quorum, abbiamo fissato il risultato finale della partecipazione al voto in un range che andava dal 55 al 60%. Non ci riteniamo né indovini, né brillanti analisti.

Siamo semplici osservatori dei nuovi fenomeni digitali.

Noi siamo convinti, che se si vuole capire dove vanno le cose nel tempo nostro, bisogna guardare alla rete non diversamente da come nel secolo scorso bisognava guardare alla fabbrica.

In questo spirito abbiamo cercato di usare elementi di statistica inferenziale, molto semplici, per capire le tendenze nei comportamenti di massa e siamo convinti che presto questi giochetti matematici diventeranno scienza “ufficiale” ed influiranno in molti campi, ad esempio nel giornalismo, con fenomeni importanti ed emergenti come il data driven journalism.

La rete, infatti, ci mette a disposizione grandi masse di dati che descrivono i comportamenti delle comunità sociali, delle imprese, dei cittadini nei più svariati campi e che, se correttamente interpretati, ci permettono di inferire cose concrete, molto concrete.

 

Ad esempio, quando nei giorni passati si discettava del raggiungimento del quorum, abbiamo sviluppato un piccolo programmino. Un programma per acquisire ed indicizzare i dati relativi ai pronunciamenti e alle dichiarazioni in merito al referendum sui principali socialnetwork, Facebook e Twitter.

Al primo campione, relativo a Facebook,abbiamo assegnato il 75% del valore finale ed a quello su Twitter il rimanente 25%.

Il risultato ottenuto ci ha dato una stima del quorum intorno al 58,5% con uno scarto di +-3%.

Non abbiamo diffuso i risultati per puri scrupoli scaramantici, ma ci siamo convinti che la partita fosse vinta con molto anticipo sui tempi reali.

Vuol dire questo che abbiamo un modello di previsione universale? No di certo: una cosa del genere non ha senso.

Ne parliamo semplicemente perché siamo convinti che la rete ci offra strumenti assai potenti e che di qui viene l’innovazione del nostro tempo.

Anche questa cosa dimostra come anche nel nostro paese ormai le comunità di socialnetwork riflettano, sempre più fedelmente, il senso comune di un intero paese.

Esattamente come fu per Obama.

Il sorpasso delle conversazioni sulle domande (di Michele Mezza)

Il sorpasso delle conversazioni sulle domande. Così potrebbe sintetizzarsi la notizia di ieri del tutto ignorata da media e politica- che vede per la prima volta Facebook sopravanzare frequenza la homepage di Google. E’ ovvio che se aggiungiamo tutte le applicazioni del gruppo di Mountain View allora Google è ancora in testa. Ma il fatto che il social network più popolare per un’intera settimana riesca a superare il motore di ricerca più cliccato dovrebbe dirci molto.
Intanto , dovrebbe avvisarci che qualcosa di rilevante sta accadendo sulla rete: la socialità sta diventando il linguaggio dominante. La rete serve circolarmente a cooperare, in qualsiasi forma, dalla più frivola del cinguettio fra due adolescenti, alla più solenne delle ricerche scientifiche di gruppo. In rete si conversa per creare insieme. E non si domanda più solo a chi sa tutto. Anche quest’ultima cattedrale del top down si sta sbriciolando. Google che aveva dato il più possente colpo di piccone alla cultura dall’alto, ed allo stato proprietario, comincia a vacillare anch’esso sotto la pressione della cultura che ha contribuito a diffondere. Il vaso di Pandora è ormai irrimediabilmente aperto: ne sta uscendo una forza al momento non riducibile ad un singolo asseto di potere, come è il protagonismo collettivo.
La seconda cosa che ci dice l’evento è che ormai la conversazione è una pretesa sociale, un senso comune: io partecipo solo se sono ascoltato. Internet diventa allora la social listening technology.
Si rovescia il paradigma di Guttemberg: con il libro vincevano quelli che parlavano, coloro che dall’alto elargivano lezioni o comunicavano contenuti. Intendiamoci:una straordinaria stagione della civiltà, che ci ha portato a salire sulle spalle dei giganti. Ora però muta il contesto. Vince chi ascolta, chi , di volta in volta, sale sulle spalle di milioni di nani. E’ un tornante radicale, che ci porta in un’altra dimensione psico-sociale. Ed infatti proprio oggi è stato diffusa una rigorosa ricerca della BBC,a livello internazionale, sul modo in cui gli internauti intendono la rete. 4 utenti di internet su cinque considerano l’accesso in rete un diritto primario, e la libertà di uso della rete una rivendicazione costituzionale. Cosa ci vuole di più per comprendere che questi due dati- l’affermazione dei social network e la pretesa sociale di accesso- sono destinati a mutare la natura e la forma delle relazioni sociali a partire dalla politica. I meccanismi di formazione e trasmissione del sapere sono la matrice dei rapporti sociali e di potere. Al di fuori di questa visione la politica perde la sua capacità di incidere e di rappresentare la vita delle persone e delle comunità, riducendosi a cerimoniale decadente. Del resto proviamo a fare la prova del 9: ammettendo che quanto abbiamo qui accennato sia vero tutto quanto è accaduto dal 1989 in avanti acquista un senso compiuto a no? Ossia lo sgretolamento della forma dei partiti di massa, la perdita di rappresentanza e di incidenza sociale del movimento del lavoro, l’incomunicabilità delle sinistre, in tutte le versioni, con le nuove generazioni, l’incapacità di aggredire i linguaggi comunicativi. Tutto questo assume una sua ineluttabilità razionale alla luce dei nuovi processi sociali indotti dalla rete. Mentre se non li consideriamo come centrali, dobbiamo rassegnarci a considerare tutto quanto accade come il risultato di un destino cinico a baro.
Allora, perché i dati che citavo all’inizio entrano nell’agenda politica? Perché chi si candida a governare città a regioni non fissa il diritto alla connettività come questione sociale?Non lancia il tema di un piano regolatore della comunicazione? Perché chi attende alla ricostruzione della sinistra non prende atto che è la rete la nuova fabbrica? Come dice Manuel Castells nel sul ultimo libro Comunicazione e potere (Bocconi editore, Milano 2009)” i media non sono il quarto potere. Sono molto più importanti; sono lo spazio dove si costruisce il potere. I media costituiscono lo spazio in cui le relazioni di potere vengono decise tra attori politici e sociali in competizione fra loro”.

Michele Mezza

Un interessante studio del CNR, pubblicato sul Corriere di ieri, sulla distribuzione di (domini) Internet in Italia

internet

Se non lo avete letto, vi riporto in sintesi i risultati di uno studio CNR sulla distribuzione dei domini internet registrati in Italia:

un dato che secondo molti è una buona proxy per leggere una maggiore o minore propensione all’innovazione e allo sviluppo, ma anche il tasso di “alfabetizzazione digitale” dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni locali, il tasso di diffusione di “connettività veloce”, ed altre.

NUMERO DOMINI TOTALI (.IT) : 1.429.009

di cui:

NORD: 776.677 (54,35%) ovvero 340 domini su 10,000 abitanti

 CENTRO: 347.863 (24,34%) ovvero 354 domini su 10.000 abitanti

 SUD: 304.469 (21,31%) ovvero 180 domini su 10.000 abitanti

Una delle cose che viene fuori dallo studio è, ad esempio, il fatto che il “Web è piu’ diffuso dove reddito pro capite e tasso di scolarizzazione sono piu’ alti: la Rete dunque amplifica le differenze”?

Sarebbe interessante avviare una discussione insieme su questi dati, che sono sì sintetici, ma racchiudono tante realtà del nostro Paese su cui la Rete potrebbe incidere.

 Massimo Preziuso

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