innovators
LA DEMOCRAZIA DI CALIGOLA
di Pierluigi Sorti
Forse i cittadini dabbene pensano che i nostri parlamentari europei si stiano cimentando con i grandi temi della sopravvivenza del pianeta, con l’ applicazione dei trattati di Kyoto, con lo spettro della fame del mondo, con la politica monetaria della Bce e l’ aumento del prezzo della benzina ?
No, in questi giorni il problema che li assilla è la legge che regolerà le elezioni europee di primavera del prossimo anno. Perché sembra che gli orientamenti si ispirino al vecchio detto contadino per il quale il maiale può essere sfruttato in tutte le sue parti ……
Cioè, si congettura sull’ estensione dei criteri del “porcellum” anche alle elezioni europee, i cui principi ispiratori si dovrebbero rifare a una visione strettamente proporzionalista. Di fatto, almeno. Ecco infatti i canoni ispiratori che le camere, con spirito bipartisan, si appresterebbero ad applicare : riduzione a dimensioni solo regionali delle circoscrizioni elettorali; clausola di sbarramento delle liste a una quota minima del 3% ; liste bloccate e conseguente abolizione del voto di preferenza.
Chi ne ha voglia, può divertirsi a prefigurare quali potranno essere i destini delle formazioni politiche di centro, di destra e di sinistra: prospettive, per le ali estreme, quasi di pace cartaginese.
Singole liste si troverebbero di fronte all’ alternativa di rischiare la loro scomparsa o subire l’ infeudamento nelle liste maggiori. Si possono, tristemente, ipotizzare disponibilità di singoli esponenti ad essere ospitati, con posizione formalmente decorosa, in liste compiacenti.
Insomma il sistema politico rappresentativo nazionale, inconsciamente, troverebbe una sua adeguata definizione nella cinica minaccia dell’ imperatore Caligola di voler procedere alla nomina senatoriale del suo cavallo.
Non esistono più anticorpi democratici alla deriva delle corporazioni politiche nazionali ?
OBAMA CANDIDATO DEMOCRATS
Ed arrivano belle notizie democratiche dagli Stati Uniti.
Sembra che, dopo la vittoria delle Primarie democratiche oggi assegnata ad Obama (futuro Presidente degli Stati Uniti!!), la Clinton stia pensando di farne la Vice.
Sarebbe davvero bello vedere, insieme, due innovazioni – rivoluzioni avvenire proprio nel Paese che oggi, più di tutti, ha bisogno di uno “slancio nuovo”.
Una coppia di Genere – Generazione – Cultura come quella Obama – Clinton rappresenterebbe, a mio avviso, l’avvio di una Nuova Epoca che, pian piano, sta arrivando anche da noi, in Europa ed in Italia.
Bisognerà, in quest’ultimo caso, solo avere la calma ed attendere ancora un po’.
O forse è il mio solito ottimismo, senza fondamenta?
Vedremo.
Massimo Preziuso
“MADIA” INTERROGA “GELMINI”
Aumentare le borse dei dottorandi. Interrogazione a Gelmini .
I dottorandi e i dottori di ricerca sono una risorsa vitale per il paese, rappresentano il futuro della ricerca scientifica, l’innovazione, la competenza”, ma “da otto anni la borsa di dottorato e’ ferma, in Italia, a circa 800 euro.
Una somma insufficiente per le esigenze minime di un giovane ricercatore, soprattutto in una fase di aumento del costo della vita”. Lo sottolinea Maria Anna Madia, deputata del Pd e componente della commissione Lavoro che, su questo tema, ha presentato una interrogazione al ministro dell’Universita’ Mariastella Gelmini, per sapere se il governo intenda mantenere l’impegno assunto con la precedente Finanziaria e disporre il necessario decreto che aumenta gli importi minimi.
“Con la Finanziaria 2008 il Parlamento, per la meritoria iniziativa bipartisan del senatore Valditara, ha votato l’aumento dell’assegno di dottorato a 1000 euro- ricorda, infatti, Madia- Chiedo un preciso impegno del governo a mantenere l’aumento in misura permanente. Si tratta di un primo importante passo per lo sviluppo della societa’ della conoscenza e del suo capitale umano, che va nella direzione del merito e dello sviluppo economico del paese”.
RISORSE ENERGETICHE NEL ‘2000
di G. Mariani
Una riflessione leggera,come il volo di una farfalla,senza numeri e conclusioni, che vuol essere solo una presa di coscienza dei problemi più gravi non solo per lo sviluppo, ma per la sopravvivenza.
Un invito a maturare una posizione, che accetti il rischio di mettere in gioco tutto quello che è stato conservato con tanta cura e con tanto amore, per un amore più grande per l’umanità.
La domanda e l’offerta di energia saranno i problemi principali, assieme a quelli dei trasporti e delle comunicazioni, dei prossimi anni, in mancanza di una pianificazione adeguata ed idonea ad evitare forti carenze.
E ciò in relazione anche al risveglio economico e al forte tasso di sviluppo sociale e industriale in atto in quei paesi che per decenni sono stati relegati ai margini, accontentandosi di sopravvivere e/o di vivere di luce riflessa dai paesi ricchi.
E il colonialismo politico ed economico delle nazioni che, per cultura o per una felice posizione geografica, hanno imboccato per prime la via dello sviluppo, monopolizzando per decenni i consumi dell’ energia e appropriandosi delle fonti, dovrà ora fare i conti con i mercati esterni che loro stessi hanno sviluppato, e che, migliorando il proprio stile di vita, incrementano i propri consumi.
L’ impiego delle fonti ha dato la precedenza sino ad ora agli idrocarburi, le fonti a più alta concentrazione energetica e più disponibili e manipolabili in modo pratico ed economico, oltre che in modo più sicuro e meno inquinante, se trattati in modo appropriato; lasciando ai margini lo sfruttamento di altre risorse energetiche altrettanto disponibili in gran quantità, ma meno redditizie e pratiche ed efficienti nell’uso, quali il legno e il carbone.
La conseguenza è stata che l’incremento nel consumo di idrocarburi è stato talmente rapido ed imponente da costringere i produttori a limitarne la produzione , onde contenere la riduzione delle scorte, nonostante la costante ricerca e il ritrovamento continuo di nuovi giacimenti.
Questa è una grande carenza di programmazione ,che non incoraggia un uso diversificato e legato alla disponibilità e alla localizzazione delle risorse, e ai rapporti fra paesi produttori e paesi consumatori.
E poi grave sarà nelle conseguenze economiche e sociali , il rifiuto, per ragioni politiche e o ideologiche, dello sviluppo di nuove tecnologie per lo sfruttamento di risorse disponibili in notevoli quantità e concentrate quali l’energia nucleare, anche se considerate ancor oggi potenzialmente più pericolose e/o nocive. Tali ideologie ,motivate nel breve, devono comunque fare un passo avanti e modificare la propria attitudine per evitare che di queste risorse si facciano degli usi impropri.
Promuovere pertanto un patto di garanzia patrocinato dalle organizzazioni internazionali che garantisca nel presente una ricerca comune e controllata e, nel futuro, un impiego corretto e la disponibilità diffusa e generalizzata per usi pacifici.
Occorre che alla scienza vengano tolti i veti che, come la storia insegna,non hanno mai funzionato.
Altrimenti il possibile bene derivante dalla ricerca e dall’impiego sarà un beneficio di cui come al solito si approprieranno principalmente i paesi ricchi, contrastati dai paesi più poveri e assillati dal sottosviluppo.
Molti giustificano tale rifiuto per dare impulso per converso in modo più deciso allo sfruttamento di risorse alternative non inquinanti( quali il solare, l’eolico, il fotovoltaico , le biomasse etc.).Ma l’impiego di tali risorse su larga scala richiede situazioni culturali e geografiche particolari, quali la gestione diretta, su scala domestica e/ o di piccole/ medie comunità, di impianti locali, con bassa concentrazione di energia ed esigenze più limitate e non continuative .L’alta concentrazione nella produzione dell’ energia e la disponibilità più continua sono viceversa a favore della sicurezza e dell’ economia dell’ uso del combustibile e della gestione .
E poi ci sono le ricerche in campi non ancora sufficientemente maturi e,allo stato attuale, con grossi limiti allo sfruttamento commerciale, quali la fusione termonucleare o l’impiego dell’idrogeno, che comunque non ricevono l’ impulso che meriterebbero data anche la scarsa collaborazione fra i paesi industriali.
Al di là dal voler essere esaustiva questa introduzione vuole solo significare che la cultura e la sensibilità degli abitanti dei vari paesi”assetati” di energia determinano, di volta in volta, l’attitudine all’incremento e allo sfruttamento di risorse su basi assolutamente non scientifiche e non economiche, come avviene spesso nei paesi più ricchi, o viceversa su basi non ecologiche e non rispettose della natura , come avviene spesso nei paesi più poveri. Così avviene in Italia per il gas metano , mentre in Cina si allagano intere regioni per dare luogo allo sfruttamento in modo semplice ma devastante dell’energia idraulica.
Occorre che le politiche di sviluppo vengano formulate e condivise in modo più allargato, come si sta cercando di fare creando una cultura in Europa, perchè con una maggiore uniformità di comportamenti si eviti che ci siano paesi che sopportano i danni dello sviluppo non controllato esportato da altri che ne godono i benefici maggiori.
Cerchiamo allora con il nostro esempio di creare nei nostri figli una coscienza diffusa e equilibrata che miri prima di tutto ad eliminare lo spreco, e poi a generare comportamenti virtuosi nell’uso delle risorse che possano salvaguardare lo stile di vita con l’ amore e la cura dell’ ambiente .
ITALIA, CHIAIANO (NA), 2008
BORSE DI DOTTORATO E RICERCA
Ecco il contributo che ho lasciato sul blog dell’On. Marianna Madia, all’interno di una discussione incentrata sui temi del Sapere e del Talento generazionale, dal quale è nato un suo interessamento al lavoro dell’ADI (Associazione Dottorati Italiani) riguardante l’aumento (in numero e valore) delle Borse di Studio dei Dottorati italiani.
Spero che questo momento sia l’avvio di un interesse congiunto al tema, più generale e fondamentale, della necessità di avvio di percorsi di “valutazione della ricerca” e dei suoi finanziamenti, a partire dai Dottorati, e della costruzione di solide “partnerships Università-Impresa-Territorio”, che sono, come insegnavano già 10 anni fa a Napoli i Professori Nicolais e Corti, la conditio-sine-qua-non per l’avvio di percorsi virtuosi di crescita per l’economia e le società moderne, e quindi dell’Italia.
Speriamo che altri gruppi e persone, che conoscono l’importanza di tali temi, si uniranno a questo importante lavoro di normalizzazione e modernizzazione del Sapere e della Ricerca, che è, a mio modesto avviso, strettamente connesso al Tema del Merito e del Talento.
Chissà che non si cominci ad innovare davvero nel nostro Paese: io sento che, adesso, ce ne sono le possibilità!
– Ecco il mio commento:
Contento di leggere un altro interessante dibattito su questo Blog.
Lasciami però dire una cosa: ma perchè Tu, Marianna, la Meloni, la Mosca, e i tanti giovani parlamentari preparati di cui il Parlamento inizia, pian piano, a riempirsi, non vi occupate dello scandalo SIMBOLO del nostro Paese, sul tema della ricerca, conoscenza, innovazione..
Parlo della perenne lotta, senza successo (con una brutta figura, a mio avviso, fatta dallo scorso governo Prodi e il suo Ministro Mussi), svolta dalla Associazione Dottorati Italiani, per l’innalzamento della Borsa di Studio,la copertura di tutti i posti di dottorato con Borsa, e altre.
Voi direte, ma questo invece di parlare dell’argomento in maniera complessa, parla della borsa di studio del dottorato:
il fatto è che in quella Borsa di Studio (e nei modi in cui molto spesso essa viene gestita e attribuita dalle Università), e nei contributi per la Ricerca, in genere, a mio avviso risiede TUTTO il complicato e negativo rapporto che il nostro Paese ha con il mondo del “Sapere, Innovazione, Merito, Talento..”
Per questo chiedo: perchè, Marianna, non vi iniziate ad occupare di questo scandalo tutto italiano??
Sono molto d’accordo sull’approccio “Bottom Up e Caotico” alla risoluzione dei problemi come quello generazionale, ma riguardo al vasto problema del SAPERE e del MERITO, io credo esso si possa approcciare solo attraverso la Leva di alcuni Parametri di Rottura di tipo politico: incentivi economici, investimenti privati, long-life learning, etc.
Questa è la mia opinione a riguardo.
Massimo
– Ed ecco la risposta della Madia:
…. Soltanto un’informazione per Massimo Preziuso e l’ADI: uno dei miei primissimi atti di “sindacato ispettivo” sarà chiedere conto al governo del sinora mancato aumento delle borse di dottorato, votato con la finanziaria 2008. Attendo di conoscere gli importi della borsa di maggio per inviare l’interrogazione.
CRIMINALITA’ E RELATIVISMO!
L’AGGRAVANTE DI CLANDESTINITÀ E IL RELATIVISMO CULTURALE
di Ainhoa Agullò
Nel “pacchetto sicurezza” che è stato approvato oggi dal CdM a Napoli, si include una misura molto grave, per quanto riguarda l’immigrazione, ovvero il fatto che la clandestinità possa essere considerata come aggravante in un reato, permettendo di aumentare così la pena di un terzo.
Secondo i princìpi del diritto penale, l’ultima ratio delle circostanze aggravanti e attenuanti in un reato è quella di permettere di ridurre il divario tra il reato commesso e le circostanze in cui tale reato è stato commesso, tenendo anche conto dell’intenzionalità nell’azione del soggetto attivo, oltre che alle circostanza oggettive in cui tale reato è stato commesso.
Il fatto però di considerare come circostanza aggravante (penso, a questo punto, oggettiva) la condizione di irregolarità nel soggiorno di una persona, reputo vada oltre quelle che possono essere considerate circostanze che, in qualche modo, possano incidere in maniera particolare sul reato stesso (mi viene pure il dubbio – e questa non è che una provocazione – che la finalità ultima di tutto ciò non sia altra che quella di andare incontro ad un’altra delle misure previste nel Pacchetto, ovvero quella che prevede che il giudice possa ordinare l’espulsione dello straniero o l’allontanamento dal territorio italiano di colui che sia condannato alla reclusione per un periodo superiore ai due anni…?).
Questa misura sembra di voler mettere fine all’atteggiamento di relativismo culturale a cui abbiamo assistito (e partecipato) in Occidente negli ultimi anni, nella cd “era della Globalizzazione”, ovvero ad una accettazione del “tutto vale” (o quasi tutto).
Ma, di fatto, cade nell’ errore opposto, ovvero una visione unilaterale del problema, favorendo, in un clima già “alterato” di per sé (dovuto agli ultimi avvenimenti), atteggiamenti che vanno oltre la tolleranza zero e rischiano di cadere (se non lo hanno già fatto) in violazioni dei diritti dell’Uomo, legittimate (o quanto meno “istigate”) dall’alto (se si approvasse alla fine tale misura).
Il superamento del relativismo culturale va fatto. Va superata l’idea del “politicamente corretto”, ma non va fatto ricadendo nell’errore contrario.
Non bisogna confondere autorità con autorevolezza.
Aristotele disse che è nel punto medio che sta la virtù.
Rimbocchiamoci le maniche, allora.
L’AVVIO DECISO DEL GOVERNO
NUOVA POLITICA E AMBIENTE
Per una nuova generazione di politici attenti all’ambiente
Ho letto l’intervista di Marianna Madia ad Ecologisti Democratici, una Associazione nata all’interno del Partito Democratico, da cui evince la conoscenza e l’attenzione di Marianna verso i temi ambientali.
E questo è importante e positivo, secondo me: è molto importante infatti che, in Italia e in Europa, nasca e cresca una generazione di politici, come Marianna, che abbia background nel gestire la complessità e la potenzialità che il Tema ambientale raggiungerà nei prossimi anni.
E’ fondamentale allora che PD e PDL diano spazio a discussioni e proposte Bottom Up sui temi delle politiche ambientali che, ormai è evidente a tutti, rappresentano il futuro sentiero di crescita sostenibile per le economie avanzate come la nostra.
Che nasca l’insegnamento di questi temi nelle Scuole Primarie, e che nascono Scuole di Formazione politica attorno al Tema della Sostenibilità ambientale: questo è il mio auspicio.
Innovatori Europei proverà a dare un contributo, nel suo piccolo, in questo senso.
Intanto, buon lavoro a Marianna Madia e agli Ecologisti Democratici.
Massimo Preziuso
A BOCCE FERME
di Aldo Perotti
E’ trascorso quasi un mese dalle elezioni poltiche ed è forse solo ora possibile tentare un’analisi degli eventi. Il risultato elettorale ha confermato (sarà
stata la prima volta) quanto i sondaggi andavano proclamando da tempo: malcontento nella popolazione nei confronti del governo Prodi; il centrodestra in vantaggio
sul centro sinistra di 5, 6 ..10 punti percentuali.
Pur trattandosi di una morte annunciata moltissimi di noi hanno creduto che anche questa volta le urne avrebbero smentito i sondaggi, che anche questa volta
gli elettori sarebbero rimasti fedeli al loro voto e avremmo visto riproporsi lo scenario di due anni fa, un pareggio, o anche una sconfitta.. ma piccola piccola.
“Si può fare …. a salvarsi…. e forse anche a vincere … chissà”. Questo è quello che pensavamo tutti noi elettori di centrosinistra. E’ invece no. E’ arrivata
la mazzata. Il “voto utile” di Berlusconi ha fatto presa sugli elettori e, per la maggioranza degli italiani, il voto utile era quello dato alla destra.
Tralasciando le alchimie (o l’idraulica) dei flussi di voto il paese – tutto insieme – ha scelto di fare un passo verso destra. La scomparsa di alcuni partiti dal panorama parlamentare e la concentrazione del voto sul Popolo delle Libertà (su Berlusconi) e sulla Lega è il risultato di un ragionamento semplice dell’elettore italiano che ha deciso di votare chi aveva i numeri per contare davvero e nel dubbio di votare un po’ più a destra. E’ come se in questo strano biliardo della politica italiana che vedeva le biglie (i gruppi sociali) distribuite in maniera quanto mai articolata, all’improvviso le biglie abbiano deciso di raccogliersi in pochi gruppi su un tavolo (il paese) che
improvvisamente pende a destra.
Il Partito Democratico ha lavorato per questa semplificazione ed in questo ha avuto successo ma l’inclinazione del tavolo è tale che basta poco, veramente poco, e le biglie rotolano dalla parte sbagliata. Le amministrative romane parlano chiaro: in una situazione di sostanziale equilibrio destra-sinistra è bastato poco e molti voti sono finiti nelle buche alla destra del tavolo (Rutelli ha perso in quanto ex Ministro del governo Prodi e quindi mediaticamente “antipatico” ; è valsa quindi la formula: nel dubbio a destra).
Ci si deve rendere purtroppo conto che in questo momento storico la sinistra si trova a combattere le sue battaglie su un piano inclinato che tende a spostare
le aggregazioni sociali, le famiglie, le imprese, su posizioni conservative, di chiusura, per certi versi antistoriche.
E più questo spostamento avviene e più il paese, sotto il suo peso, corre il rischio di inclinarsi a destra. E’ il rischio della deriva autoritaria già sperimentata nel corso della storia. Spero di sbagliare ma l’opposizione collaborativa che promette Casini e la scelta di Di Pietro di non confluire nel gruppo del PD sembrano già dei segnali di scivolamento verso destra di queste formazioni politiche. Esistono, è vero, delle “incompatibilità” strettamente personali (Berlusconi vs Di Pietro ad esempio), ma la politica è l’ arte del compromesso.
Elemento anomalo in questo sistema dinamico è costituito dalla Lega Nord. La Lega gioca solo su una parte del tavolo e non ha una posizione definita. Non è interessata alle buche di destra o a quelle di sinistra. Non ha una sua visione del mondo ne progressista ne conservatrice e vuole solo un tavolo ordinato secondo un disegno non troppo distante (e non molto più grande) da quello di una terrazzo o di un piccolo giardino.
Piccolo, curato, anche con piante di pregio, fiori, e tutto il resto fuori.
La Lega possiede un suo magnetismo sulle istanze “semplici” e da qui la capacità di attrarre voti provenienti in tutte le classi sociali. In questo è un partito interclassista (come i grandi partiti della prima Repubblica), questo in controtendenza con quello che gli ultimi 15 anni hanno rappresentato per l’Italia, quindici anni in cui il bipolarismo tendeva sempre più a presentarsi come scontro tra classi economico-sociali, essenzialmente ricchi contro poveri.
I grandi partiti DC e PCI si sono disgregati nel confilitto tra democristiani ricchi (professionisti, industriali) e democristiani poveri (operai, impiegati,
volontariato), come anche tra comunisti ricchi (quadri aziendali, gruppi colti ed agiati) e comunisti poveri (operai e gruppi massimalisti). L’obiettivo del
Partito Democratico sembrerebbe quella di voler essere, e la composizione delle liste voluta da Veltroni ne da conferma con l’inserimento della grande industria
(Colaninno) e del mondo operaio (Boccuzzi – ex Thyssen), un grande partito interclassista.
Questa scelta potrebbe a lungo termine rivelarsi vincente solo affiancandola ad altre scelte strategiche. Una di queste sembrerebbe già stata presa nella ricerca di un dialogo maggioranza-opposizione sulle istanze “semplici”. Le istanze “semplici” sono quelle che provengono dalla stragrande maggioranza del paese e sono sicurezza, governabilità, strade pulite, servizi efficienti, giustizia rapida.
E’ (ed è stato) un atteggiamento suicida quello di tralasciare questi temi per occuparsi di temi minoritari nel paese, temi che spesso vanno a sbattere contro
la coscienza individuale, contro principi etici e religiosi, argomenti che sono in grado di dividere non solo i partiti al loro interno ma pure le singole famiglie (mariti contro mogli, padri contro figli).
Si tratta di temi letteralmente “laceranti” (si pensi ai Dico) che vanno certo mantenuti nel campo della politica ma solo in termini teorici e possono essere affrontati
solo quando la coscienza del paese li abbia “maturati”.
Purtroppo la sinistra spesso abbraccia donchisciottescamente queste battaglie che sono essenzialmente culturali. Il Partito Radicale, che ha sempre fatto di
queste battaglie il centro della sua attività, non è mai riuscito a raccogliere attorno a se un consenso significativo (fino quasi a scomparire). In questo la destra è sempre stata più cinica ed opportunista e si è raramente impegnata in battaglie che rischia di perdere (si pensi al recente silenzio assordante del Popolo delle Liberta sulla questione dell’aborto – con l’isolamento di Giuliano Ferrara lasciato solo dalla sua parte politica).
Un’altra scelta strategica per il PD dovrà essere quella di costruire un propria visione del mondo, un’idea del futuro originale ed in grado di dare riposte non sul presente (le istanze “semplici”) ma sul futuro lontano. Non possiamo pensare solo ai nostri figli ma dovremmo pensare ai nostri nipoti e se
possibile ai loro figli.
Il PD deve immaginare il mondo tra cento anni e progettarlo nelle sue fasi realizzative. Le scelte, gli indirizzi politici di oggi non sono che le premesse del mondo
che verrà, ma è su quelle premesse che prenderà forma il futuro di tutti noi.
Questa visione d’insieme potrà caratterizzare il PD e renderlo una forza propulsiva per il paese travolgendo quella visione miope, conservativa , per
certi versi un po’ nostalgica dei partiti dell’attuale maggioranza.
Tra cento anni come sarà il mondo ? Ci saranno ancora i ricchi e i poveri ? Esiteranno ancora le automobili ? Roma e Inter giocheranno ancora la Coppa Italia ?
Esisteranno ancora i campi di calcio o sarà tutto virtuale ? La prostituzione – il mestiere più antico del mondo – esisterà ancora ? Per innamorarsi bisognerà
aver superato un esame e comunicarlo via e-mail all’interessata prima di dirle “mi sembra (non è vero) di averti già incontrata”?