Significativamente Oltre

Green Economy

La ripresa può partire dall’energia solare

Solar Energy
di Francesco Grillo su Il Corriere della Sera
Novantasei minuti. Il sole ci metterebbe poco più di un’ora e mezza per fornire al mondo tutta l’energia di cui ha bisogno in un anno, se solo avessimo inventato il modo per usarlo come fosse un’enorme batteria, accumulandone l’energia e utilizzandola quando serve.
Sfruttare, peraltro, anche solo una piccolissima frazione dell’energia della stella più vicina allontanerebbe, paradossalmente, i rischi del riscaldamento globale che l’accordo appena firmato a New York cerca di scongiurare.
Per quarant’anni, tuttavia, il sogno di accedere ad una fonte pulita, gratuita e presente dovunque, è rimasto un progetto del tutto marginale rispetto alla realtà di un apparato produttivo globale che continuava a divorare quantità crescenti di combustibile sottratto dalla pancia di una terra fragile.
Eppure, proprio mentre in Italia si litigava al referendum sulla durata di concessioni che potrebbero diventare presto inutili, sono stati pubblicati i più recenti rapporti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia che certificano la svolta. L’energia solare ha superato un’adolescenza drogata dai sussidi ed è entrata in quella fase in cui una tecnologia compete alla pari con le proprie alternative sul mercato. Nel caso del fotovoltaico ciò può davvero trascinare il mondo in una nuova epoca rispetto a quella che fu dominata – sul piano economico e antropologico – dall’idea malthusiana di risorse finite e che, per due secoli, si sviluppò attorno al motore a scoppio. Ciò ha conseguenze assolutamente rivoluzionarie non solo sull’inquinamento e sulle politiche energetiche. Ma anche sugli equilibri di potere (tra Stati e tra classi) che commenteremo nei prossimi decenni; e può essere per l’Italia l’occasione sulla quale costruire un’idea di politica industriale che manca da vent’anni.
La ricerca del solare sta, in effetti, trovando i propri nuovi campioni nei Paesi di più recente sviluppo che sembrano aver capito che l’errore più grande che possono fare è quello di immaginare di industrializzarsi seguendo le stesse traiettorie che l’Occidente ha percorso dagli anni cinquanta. La Cina ne ha fatto priorità assoluta e, silenziosamente, ha conquistato il monopolio nella produzione dei pannelli; diversi paesi dell’Africa stanno saltando un intero pezzo
dello sviluppo tradizionale di fonti energetiche utilizzando quello che è un ovvio vantaggio naturale; mentre sono, paradossalmente nel Medio Oriente dei grandi produttori di petrolio, i Paesi (Israele ma anche la Giordania) che, per primi, potrebbero diventare liberi dai combustibili fossili.
A rendere possibile il miracolo sono tre fattori. La riduzione del costo dei pannelli determinato dall’accumularsi inesorabile di ricerche su nuovi materiali ed economie di scala che rendono la produzione fotovoltaica competitiva con quella delle centrali nucleari. Le griglie di distribuzione intelligente che assumono scale sempre più locali e consentono la trasmissione di energia in maniera bidirezionale e, in teoria, ad ogni famiglia di vendere l’energia in eccesso quando l’irradiazione supera il consumo. I progressi spettacolari delle batterie che possono superare il limite più grosso dell’energia solare che è quello di dover essere accumulata per distribuirne il consumo e che fanno dell’elettricità la prima fonte energetica davvero universale.
La Germania e l’Italia, divise su tanti fronti, hanno in comune il fatto che dopo aver investito prematuramente sulle rinnovabili, rischiano di perdere il treno proprio mentre sta partendo.
Paghiamo politiche che vanno riorientate dal sostegno dell’offerta attraverso incentivi, al cambiamento dei comportamenti individuali e alla riprogettazione di infrastrutture pensate per un mondo che sta scomparendo.
Le conseguenze della rivoluzione che il sole consente sono enormi: può invertire gli scenari che, secondo alcuni, ci porterebbero sott’acqua in pochi decenni; indebolire alcune delle dittature (dalla Russia all’Arabia Saudita) sulle quali si reggono equilibri precari; ma anche provocare l’obsolescenza di interi settori industriali con la perdita di milioni di posti di lavoro; e creare nuove dipendenze da materiali e risorse naturali assai rare.
Questa è una sfida anche di democrazia perché – come per Internet nella comunicazione – si va verso un modello nel quale ogni consumatore può diventare anche produttore di energia: ciò produce una riallocazione di potere che può produrre incidenti di percorso ed esiti non scontati.
È, però, solo reimparando ad anticipare il futuro che l’Europa può ricominciare ad avere senso e a crescere superando il deserto di idee nuove che nessuna iniezione di liquidità potrà mai rendere fertile.

The Green value of Milan Expo 2015

by Massimo Preziuso (in State of Green Economy Report 2015 – Dubai Carbon)

expo-milano-2015

Expo Milano 2015 is the first universal green economy fair. A single event will give italian and international firms focused on green investments the opportunity to be exposed to new ideas and alliances while showing their best practices to a global community, during and after the event.

Mobilizing the attention of a massive audience this Expo aims to be a global best practice, in terms of its sustainable design and green procurement to be followed in the next “Great Events”.

Milan Expo 2015 is also a unique place for setting up a new era of sustainable and green growth policy that starts in Europe and directs to the UAE (through the Dubai Expo 2020) and the USA (through the Transatlantic Trade and Investment Partnership) reshaping the entire global economy.

At Rio +20, in June 2012, Heads of State and Government renewed their commitment to ensuring the promotion of an economically, socially and environmentally sustainable future for our planet and for present and future generations.

Among other actions, they recognized the importance of promoting cleaner production and products and boosting green growth.

Expo Milano 2015 is a non-commercial Universal Exposition with some very unique and innovative features. Not only is it an exhibition but also a process, one of active participation among a large number of players around the theme of Feeding the Planet, Energy for Life. It is sustainable, technological, thematic and focused on its visitors. Open from May 1 to October 31, 2015, the Expo will host over 130 participants. Running for 184 days, this giant exhibition site, covering one million square meters, is expected to welcome over 20 million visitors” (Official website)

Expo Milano 2015 is so a golden opportunity for Italy and Europe to show how this can be done, by implementing workable sustainable solutions throughout the lifecycle of the event.

To this aim, Expo Milano 2015 wants to set the standard in:

–        Sustainable design, construction, dismantling and reuse

Today, the building sector accounts for 30 to 40 percent of the world’s energy consumption and about 30 percent of current world CO2 emissions. The Sustainable Solutions for the design, construction, dismantling and reuse guidelines provide suggestions and references on how to improve the performance of temporary buildings and exhibition spaces.

–        Green Procurement*

Expo Milano has introduced not mandatory Green Procurement Guidelines to provide suggestions and recommendations on how to easily include appropriate criteria to reduce environmental footprint of products and services in their life-cycle. Green Procurement is also a major driver for innovation, providing industry with real incentives for developing green products and services and stimulating the markets towards more sustainable solutions.

Expo Milano 2015 has also a tremendous potential impact onto a political and economic perspective as a unique opportunity for Europe to take (for the second time, after having led the global agenda for Climate Policy with its “20-20-20”) the leadership of a new era of Sustainable Growth and Green Investments.

For Italy it is also the opportunity to restart as a country and community after a decade of economic and cultural crisis that has partially destroyed a tradition of wellness and high standard of living. The Expo can give the country a fresh and modern image of a visionary and environmental friendly place that aims to return as a guide for the old continent and the world towards a new era of green growth, with its unique creativity that brought tons of inventions and innovative products and technologies for the past centuries.

According to a recent study on the leading export industries in various countries, “engineering products” sector results the first contributor to Italian export. This says that Italy is still a top global exporter of high value – engineering services and products to the developed and developing countries, helping world economies and societies growth and modernization. A fact in clear contrast with an (Italian) internal economy that is living a long and severe decline.

Milan Expo could give a strong boost to a sustainable production and consumption path that is already emerging as data from GreenItaly 2013 report on italian green investments shows.

The sample is made by 328 thousand firms (one out of five) that, from 2008 on, invested on Green Economy.

Data says that, despite of a crisis that still persists, Italian green industry is growing and that the exportations are increasing especially thanks to innovation.

The main consequence of green investments are increase in exportations, innovation in the productive system and turnover increase. In order to be competitive Italian firms must persist on their tradition in terms of product, but also integrate it with sustainability and quality in terms of production. Green Economy is the key for Italian industry’s recover.

To summarize:

–         Expo Milano 2015 could strongly influence the european and global political agenda by putting Environment and Sustainability at the centre of a new “green era”.

The main goal could be with the EU – USA Transatlantic Trade and Investment Partnership that could be strongly innovated and enhanced with new “sustainable” conditions.

–        In the same time, Expo Milano 2015 has the strong responsibility to give a successful example, in terms of organization and vision, to its successor Expo Dubai 2020 that will be crucial for a radical change of UAE economies and societies.

Milan and Dubai have to work together since now for the leadership of a new era of global “green” growth.

 

ATTACHMENT

*Expo 2015 SpA Green Procurement

Starting from 2009, 60 tenders have been awarded for the supply of goods and/or services and consulting, for a total of €19,578,776.21. In 12 of these, regarding amounts that cover 60.8% of the total economic value, candidates were also assessed on the basis of a series of “green” requirements that bidding companies had to satisfy, such as the commitment to reduce the environmental impacts connected to providing the subject service or supplies.

Table 1 – The green tenders carried out

YEAR SUBJECT OF TENDER GREEN CRITERIA

2010

Express courier service   for the delivery of letters and packages Use of vehicles with low   environmental impact
Letter head Printing on recycled and   certified paper

2011

Specialized support for   development and implementation of the climate-changing gases inventory of   Expo 2015 Commitment to reduce CO2   emissions
Services for   coordination, design, organization, implementation of events and/or services   and related suppliers, directly managed by the company Expo 2015 or by third   parties – LOT 1 and LOT 2 –  Commitment to reduce the   environmental impacts connected to organization of the Event;-  Possession of an Environmental   Management System with UNI EN ISO 14001:2004 or EMAS III certification;-    Adoption of measures aimed at reducing CO2 emissions during   the service
Activities involving the   graphical design, photolithograph, CD Rom production, printing, binding,   packaging and delivery of the Participants’ Guide –  Sustainable   processes and materials-  Adoption of an Environmental   Management System with UNI EN ISO 14001:2004 or EMAS III certification;-    Commitment to reduce the ecological footprint of activities and   products

2012

Implementation of an   Environmental and Safety Audit Program in the work sites of Expo Milano 2015  Commitment to reduce the environmental   footprint (CO2)
Food services for workers   during operations at the site base –    Commitment to reduce the environmental impacts directly linked to   management and organization of the service;-    Possession of an Environmental Management System with UNI EN ISO   14001:2004 or EMAS III certification
Global Site   Communications Activities for Expo 2015 Reduction of   environmental impacts linked to management and organization of the site   communications activities

2013

Management of lodgings,   cleaning, armed and unarmed security, maintenance and overall coordination of   operations at the site base –    Commitment to reduce the environmental impacts directly linked to   management and organization of the services;-    Possession of an Environmental Management System with UNI EN ISO   14001:2004 or EMAS III certification
Coordination, planning,   organization and execution of the event “Expo Days 2013” –  Commitment to reduce the   environmental impacts connected to organization of the service;-    Possession of an Environmental Management System with UNI EN ISO   14001:2004 or EMAS III certification;-    Adoption of measures aimed at reducing CO2 emissions during   the service
Executive design and   production of 20 statues –  Selection of sustainable   production materials and relative packaging for transport;-  Commitment to reduce the   environmental impacts linked to set-up, storage, handling and disposal;-    Possession of an Environmental Management System with UNI EN ISO   14001:2004 or EMAS III certification
TOTAL VALUE OF GREEN TENDERS

€   11,912,627.34

Source: Expo2015

La green economy un alibi per salvare un’idea di sviluppo energivora? I limiti di Copenaghen

di Fabio Travagliati

Un articolo come quello di Riccardo Petrella apparso sull’ultimo Monde Diplomatique testimonia la possibilità di un ambientalismo adeguato alla gravità della crisi ecologica attuale; capace non solo di vederne la disperata urgenza, ma di individuare la pressoché illimitata complessità di problemi che in essa si intrecciano, in un confronto finora squilibrato a favore dei poteri costituiti e delle idee dominanti, cioè degli stessi agenti che della crisi sono responsabili.

In vista della Conferenza sul clima programmata per dicembre a Copenaghen, Petrella innanzitutto analizza e duramente critica l’assurda contesa che, da un Summit all’altro, si riproduce praticamente invariata tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, con ciascuno che pretende solo dall’altro drastici tagli alle emissioni di Co2.

 Una sceneggiata in cui, scontata l’evidente maggiore responsabilità dei «ricchi», è difficile anche assolvere i «poveri», non solo preoccupati esclusivamente della propria salvezza, ma ormai acquisiti al produttivismo occidentale e, come tutti, lontanissimi dall’auspicare un reale cambiamento del sistema operante: che è la causa prima sia dell’iniquità sociale di cui sono vittime, sia del collasso degli ecosistemi di cui anch’essi sono responsabili.

E in ciò Petrella merita la nostra gratitudine per affrontare il problema con un taglio che – tranne rare eccezioni – anche gli ambientalisti più impegnati ignorano. «I paesi potenti non hanno alcun interesse a modificare le cause strutturali del disastro climatico. Al contrario tutti sembrano ormai convinti, al Nord come al Sud, che la soluzione alla crisi mondiale passi per il rilancio della crescita, dell’economia di mercato, ma di colore verde (automobile verde, energia verde, abitazione verde…).

Nessuno potrebbe contestare l’importanza e l’urgenza di ‘mettere al verde’ le nostre economie. Tuttavia, colorare di verde il sistema economico senza modificarne i principi e le modalità di funzionamento che sono all’origine della crisi, ha poco senso (…).

Abbiamo davvero bisogno di altre centinaia di milioni di automobili e di camion, anche se verdi? Così milioni di abitazioni supplementari a energia passiva e attiva, a New York, Parigi, Francoforte, Osaka, Dubai, Los Angeles… non risolveranno niente per miliardi di persone povere, senz’acqua potabile né servizi sanitari, senza abitazione decente, senza accesso alla sanità e all’istruzione base».

Sono parole su cui dovrebbero riflettere i tanti ambientalisti che credono di poter arrestare il collasso degli ecosistemi affidandosi al «green business», di fatto identificando il problema ambiente soltanto con il mutamento climatico; il quale certo, nell’impazzimento delle stagioni e nel moltiplicarsi di fenomeni meteorologici «estremi», ne costituisce la conseguenza più grave, ma non può essere considerata la sola, col rischio di mancare l’intero obiettivo.

Come appunto dice Petrella, «la vampirizzazione» dell’agenda relativa all’ambiente da parte della questione energetica «costituisce un’evidente mistificazione delle priorità del mondo».

A cominciare dall’acqua, gigantesco problema di cui Petrella è studioso di fama mondiale. L’acqua dolce, necessaria garanzia della nostra salute e insostituibile alimento di ogni forma di vita, oggi va facendosi sempre più scarsa: certo a causa del riscaldamento atmosferico e conseguente scioglimento dei ghiacciai, ma anche (e questo quasi sempre si dimentica) per via del moltiplicarsi delle attività industriali, non soltanto forti consumatrici d’acqua, ma agenti di gravi forme di inquinamento.

Per continuare con la quotidiana produzione di miliardi di tonnellate di rifiuti non trattati e non trattabili, tra cui scorie tossiche e radioattive; con mari e oceani sistematicamente invasi da idrocarburi e immondizie di ogni tipo, sovente secondo criminali operazioni di lucro; con milioni di intossicati e migliaia di morti da pesticidi tra i lavoratori agricoli; con malformazioni e tumori che si moltiplicano specie tra i giovani nei territori a intensa industrializzazione; con tossicità diffusa anche sotto l’innocua apparenza di sostanze e oggetti d’uso quotidiano (plastiche, vernici, colle, conservanti, detersivi, additivi, ecc.).

E’ accettabile tacere tutto ciò e puntare solo sulla «green economy», creando l’ottimistica attesa di un futuro libero da inquinamento e da scarsità energetica, con sicuro rilancio di produzione e consumi?

 «Negoziare il futuro dell’umanità unicamente a partire dall’energia (…) è una grave colpa storica», è il duro, lucido, sacrosanto giudizio di Petrella. Il quale, proprio sulla base di queste verità avanza ben poco ottimistiche previsioni circa la prossima Conferenza di Copenhagen.

E al proposito commenta la recente convocazione da parte del governo danese di un World Business Summit, organizzato «per ottenere il sostegno delle imprese e della finanza». Al termine del quale è stata emessa una dichiarazione «i cui propositi sono tutti centrati sulla priorità da dare alle innovazioni tecnologiche, ai meccanismi di mercato e agli strumenti finanziari favorevoli al mondo dell’impresa privata», mentre è mancato qualsiasi altro impegno.

 «In queste condizioni – conclude Petrella – è difficile pensare che eventuali proposte contrarie agli orientamenti e agli interessi del mondo degli affari abbiano qualche possibilità di essere prese in considerazione». Di fatto i responsabili del nostro futuro «hanno di nuovo imposto le logiche economiche, soprattutto finanziarie, per risolvere il disastro ecologico.

 Una volta di più, insomma i cosiddetti «grandi» non solo sottovalutano la crisi ecologica e ignorano le vergognose iniquità che pure appartengono al mondo loro affidato, ma puntano a legittimare il dominio del capitalismo, il culto della ricchezza individuale, il primato del consumo.

Consumo «sempre energivoro, ma verde», ribadisce Petrella, mentre sembra abbandonare ogni speranza nella prossima Copenhagen.

Come dargli torto? E però, fra circoli culturali, gruppi pacifisti, centri ecologisti, organizzazioni femministe, ecc. si avverte un fermento, certo non chiaramente definito, ma presente e vivo, e – parrebbe – disponibile a un discorso radicale.

Forse il mio è solo un esorcismo, un’illusione scaramantica. Ma insomma, come immaginare che si continui a tollerare indefinitamente la sceneggiata di questi Summit che si susseguono senza senso né conseguenze di qualche utilità?

Voglio dire, una sorta di Seattle ecologista a Copenhagen sarebbe davvero impensabile?

Ed ecco il Partito Democratico


 

Dopo le belle elezioni primarie di ieri, 25 Ottobre 2009, viene voglia di scrivere qualcosa: perchè sono state un successo, sotto vari punti di vista.

– 3 milioni di votanti sono tantissimi, soprattutto se si pensa che l’Italia non sta vivendo un momento di “euforia” (come invece accadde nel corso delle primarie del 2007).

– Ha vinto la squadra di Pierluigi Bersani, il nuovo Segretario, perchè è quella che meglio garantisce all’elettore – simpatizzante quel connubio necessario tra “esperienza e valori” del Passato e “visione e progettualità” per il Futuro.

– I “competitors”, Franceschini e Marino, hanno dimostrato, da subito, apertura e rispetto verso il nuovo Segretario: questo porterà ad una sana dialettica ed un irrobustimento dell’azione politica del Partito nei prossimi mesi.

– Con queste Primarie si disegna  una squadra di Segretari Regionali “giovani e preparati” (con Amendola in Campania, Martina in Lombardia, Speranza in Basilicata, Basso in Liguria, Serracchiani in Veneto, e tanti altri): emerge, dunque, una nuova classe dirigente.

– Queste elezioni hanno finalmente portato al centro Temi che erano stati lasciati troppo a lungo in periferia: dal Lavoro quale diritto fondamentale, alla Green Economy quale opportunità di sviluppo economico e culturale, alla Ricerca e Innovazione quale necessità per competere in un mondo che cambia rapidamente, all’Immigrazione e la Diversità viste come opportunità di crescita per la società tutta,  alle Alleanze politiche “per tornare a governare il Paese”.

Ebbene, in questo fine 2009, dopo un anno di seria crisi e di immobilismo (della Politica e dell’Economia), si apre uno spiraglio per agire e far cambiare rotta all’Italia: un Paese che ha dimostrato, in queste elezioni, di voler esserci e di saper scegliere in maniera critica.

A Bersani il delicato ma possibile compito di raggiungere questo obiettivo, cominciando (questo il mio suggerimento) dal tema fondamentale dell’Organizzazione (centrale e periferica) del Partito Democratico.

Buon lavoro, Segretario.

Massimo Preziuso

Un vero innovatore segretario del PD

Un vero innovatore segretario del PD

(di Alessia Centioni – IE Brussels)

bersani

 

 

 

 

 

 

Cari Innovatori e Innovatrici,

domenica 11 ottobre in qualità di delegata del Belgio ho partecipato alla Convenzione Nazionale del PD per confermare il mio sostegno a Luigi Bersani.

Il  suo discorso pacato, puntuale e misurato ha espresso quel che il popolo dei riformisti italiani si aspetta dal suo leader. Non uno spot, niente demagogia.  Solo un programma, articolato da realizzare con impegno ed  efficacia razionale. Un’analisi lucida della drammatica situazione in cui oggi l’Italia si trova, un’alternativa concreta su cui puntare per risollevarsi e guardare al futuro che è già qui. A noi innovatori non piacciono le parole da comizio, le platee infiammate che si perdono nel vuoto delle parole. A noi innovatori non piacciono i colpi bassi tirati a chi non ha potere di replica. Non crediamo in un partito che si arrocca su posizioni elitarie illudendosi di poter far da solo consegnando il paese nelle mani di un potere arrogante e personalistico.

 La coerenza, questa si, la pretendiamo, e solo in Luigi Bersani e nella sua politica possiamo dire di trovarla. Una politica  che guarda diritta alla Green Economy, all’abbattimento delle corporazioni, al welfare, alla centralità del ruolo della donna, alla laicità.

 La continuità di un partito  che lavora per l’Italia e lo fa insieme agli altri, una politica coraggiosa che accetta il sostegno  di  quanti vogliono cambiare.

 Rinnovo tutto la stima a Luigi Bersani, il segretario che scegliamo il 25 ottobre

Un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile per la Green Economy and Society in Italia

svilupposostenibile

Se si vuole essere protagonisti nella nuova epoca della Sostenibilità, questo è il tempo delle grandi innovazioni, soprattutto in Italia.

Tante sono le cose da fare, nel settore pubblico ed in quello privato, nei mondi della scuola, della ricerca, dell’industria, dei media, della finanza ed altri ancora.

Ma la prima cosa di cui un Paese come il nostro ha bisogno oggi è la nascita di una struttura di Governo che attui e coordini tutto il complesso di “politiche pubbliche” necessarie all’avvio di un percorso che ci porti ad una Green Economy and Society.

Una soluzione in tal senso è la nascita di un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile (MISS), che accorpi in sé il Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM).

In tal modo, il MISS si doterebbe della forte capacità di impatto sul mondo industriale dell’attuale MSE (che è l’amministrazione di riferimento per i settori portanti dell’economia italiana) e dell’esperienza e competenza in tema ambientale del MATTM (che è l’amministrazione preposta all’attuazione della politica ambientale), migliorando efficacia e efficienza della spesa pubblica.

Il Ministero per lo Sviluppo Sostenibile diverrebbe così, insieme al Ministero dell’Economia, il motore delle politiche di sviluppo (sostenibile) dei prossimi decenni in Italia.

Una proposta come questa, oggi, è chiaramente una provocazione, ma un Paese moderno, perché possa cambiare davvero, ha il dovere di discutere anche di provocazioni.

Massimo Preziuso

Nasce il Comitato Bersani “Green Economy and Society”

greeneconomyInsieme ad alcuni amici di Innovatori Europei – sottoscrittori del documento “Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society” , ovvero Francesco Augurusa, Alessia Centioni, Stefano Casati e Alberto Zigoni, abbiamo dato il via al Comitato Bersani “Green Economy and Society” , che ha da oggi “sede” nel Blog

L’idea è quella di provare a dare qualche piccolo contributo al dibattito sul Tema da qui al 25 Ottobre, data delle Primarie per l’elezione del Segretario del PD, indagando su alcune delle infinite possibilità di azione e sensibilizzazione che ruotano attorno alla costruzione di una “Green Economy and Society”.

In questo modo, accompagneremo il Partito Democratico fino al 25 Ottobre, data in cui si conclude la lunga fase di “avviamento” cominciata nel 2006, a cui tutti noi abbiamo partecipato con entusiasmo.

Spero vorrete darci una mano nell’iniziativa.

Per chi fosse interessato, prego allora di scriverci in modo da aggiungerlo come Autore del Blog e/o poter contribuire alle nostre discussioni.

Grazie.

Massimo Preziuso

Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society

Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society

Innovatori Europei e Rete dell’Innovazione per Pierluigi Bersani Segretario

partito_democratico_simbolo

 

 

 

 

 

La crisi mondiale nella quale ci troviamo ha messo in luce la debolezza del sistema produttivo nazionale e la sua incapacità di innovare.

La ragione primaria che determina questa incapacità è la mancata comprensione del cambio di paradigma che nel mondo occidentale si è determinato con il passaggio dalla società industriale alla società della conoscenza: si tratta non solo di una profonda variazione del sistema produttivo, nel quale assumono un rilievo inedito rispetto al passato le attività e i beni che includono quantità crescenti di conoscenza, innovazione e creatività ma, nel complesso, di un profondo cambiamento culturale e politico.

Un cambiamento che si esercita innanzitutto sull’idea stessa di progresso e benessere: se sino ad ora si è pensato che queste variabili obbedissero ad una crescita inarrestabile della produzione e del consumo, sostenuta dall’economia finanziaria, adesso gli effetti negativi di questa ideologia hanno reso evidenti e gravi gli errori commessi sino ad oggi. Dalla crisi di una finanza slegata dalla produzione reale, alla precarietà a cui stiamo consegnando il pianeta, sino alla esplosione degli equilibri tra diritti fondamentali nelle zone ricche a quelle più povere del mondo.

Il neoliberismo, con la sopraffazione dell’etica da parte del profitto e dei bisogni generali da parte dei particolarismi e interessi sempre più ristretti, è stato la dottrina economica che ha prodotto questo stato di cose.

Nella società sempre più globalizzata nella quale viviamo, innervata dai sistemi a rete – Internet in primis – i destini reciproci sono sempre più interdipendenti: questa è la variabile esogena più evidente che ci deve indurre a ripensare i nostri modelli di sviluppo, tenendo al contempo in conto la soddisfazione dei nostri bisogni e la ricaduta globale che le nostre azioni producono.

Tutti i principali paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo stanno facendo enormi investimenti e piani di intervento, sui settori dell’innovazione, sul sapere, sulla ricerca e sull’energia e ambiente, per cogliere le opportunità di questo nuovo scenario di interdipendenza internazionale e mutazione del sistema produttivo.

L’economia italiana sembra invece non aver compreso a sufficienza questo profondo mutamento di paradigma. Mentre tutti i paesi industrializzati investono in innovazione e ricerca per aumentare la quantità di conoscenza contenuta in ciò che producono, il nostro paese è asserragliato invece su produzioni a bassa e media specializzazione tecnologica che non consentono di competere con efficacia in un mondo sempre più globalizzato.

La crisi finanziaria che stiamo attraversando è crisi di un modello di crescita e di una impostazione economica “non sostenibile” ed ha semplicemente dato l’impulso ad un lento e continuo declino del nostro sistema economico, che rischia di protrarsi, e che va fermato, assumendo decisioni coraggiose in tempi brevi.

 Tutto questo si accompagna alla necessità di un uso più attento delle limitate risorse del Pianeta: il clima sta cambiando sotto i nostri occhi, rischiando di compromettere in maniera irreversibile le “nostre” condizioni di vita sul pianeta.

Per questo, negli ultimi due anni, il tema del Cambiamento Climatico, da vincolo – costo per le economie e le società è diventato opportunità economica – culturale – politica, al punto che oggi dagli Stati Uniti alla Francia, passando per la Cina, si parla della necessità di una Green Economy and Society.

In questo nuovo contesto, l’obiettivo strategico di un Paese come l’Italia è quello di investire in innovazione e conoscenza, modernizzare l’apparato produttivo e contribuire all’affermazione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

Un modello che premia i processi di produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi ad impatto zero, ovvero tali che qualunque costo ambientale derivante dalla pressione esercitata dalle attività umane sull’ecosistema Terra sia controbilanciato da un’azione uguale e contraria, evitando di contrarre “debiti ambientali” che ricadranno, inevitabilmente, sulle future generazioni.

Per arrivare ad una Green Economy and Society, occorre innanzitutto innescare un processo virtuoso che, sfruttando anche le leggi del mercato, determini l’emersione e l’affermazione di questo nuovo modello economico e culturale.

La vera sfida consiste, infatti, nel diffondere nella società civile una consapevolezza ambientale che si traduca in tecnologie, comportamenti e buone pratiche quotidiane che, nel loro insieme, possiamo definire Green Behaviour. Queste azioni vanno dagli accorgimenti per la riduzione dei consumi di energia ad interventi più strutturati di efficienza energetica degli edifici, installazione di impianti di generazione da fonti rinnovabili, progetti di energy management, trasporto sostenibile, produzione sostenibile etc.

Mentre le soluzioni sono ormai note e la tecnologia è in molti casi già disponibile, per diffondere il Green Behaviour ed accelerare la transizione verso una Green Economy and Society i fattori critici di successo sono:

1. Lo sfruttamento dell’attuale crisi energetica, divenuta, a tutti gli effetti, strutturale, quale opportunità offerta dal mercato per sensibilizzare tutti, cittadini e imprenditori, sui risparmi immediati che nascono da comportamenti eco-compatibili;

2. L’adozione di Internet come paradigma di processo bottom-up, autenticamente democratico e direttamente partecipativo. Il Web è esploso grazie alla sua configurazione di rete peer-to-peer in cui tutti collaborano alla creazione e diffusione dei contenuti: lo stesso modello va adottato per creare e condividere conoscenza sul tema del Green Behaviour. È importante notare, infatti, che la “rete intelligente” sarà anche il modello di generazione e distribuzione dell’energia del futuro, in cui ciascun utente – nodo della rete sarà potenzialmente produttore e consumatore di energia, esattamente come nel Web 2.0 il navigatore ha oggi un ruolo di creatore e fruitore di contenuti in Internet.

3. La creazione, a livello internazionale, delle condizioni di consolidamento di una massa critica di “politiche” che possa scatenare un processo irreversibile. Ciò può avvenire incentivando gli investimenti in iniziative “verdi” attraverso strumenti normativi (definizione di standards a livello europeo – internazionale) ed economici (sgravi fiscali, finanziamenti agevolati di livello sovra-nazionale), che accompagnino lo sviluppo ed il consolidamento di un mercato delle emissioni e di un carbon finance globali.

Nella definizione di Green Economy and Society si racchiude quindi un po’ tutto:

– una Nuova Società, basata sulla sostenibilità dello sviluppo economico e dei consumi, ovvero sul Green Behaviour

– una Nuova Economia, incentrata sulla sostenibilità e sull’etica dei comportamenti, una Green Economy appunto.

E’ da lì che bisogna partire per capire la portata di questo cambiamento: che non è quindi solo cambiamento di un paradigma economico-industriale (il passaggio da uno sviluppo basato su combustibili fossili ad uno basato su energie rinnovabili) ma anche e soprattutto una innovazione culturale e sociale, in cui l’uomo torna al centro della scena, con la sua carica di umanità, di socialità partecipata all’ambiente in cui vive.

E’ per questo che tale tema dovrà risultare come la sfida più rilevante del Partito Democratico: un Partito che deve e può guidare l’Italia, in un momento unico ed irripetibile, a rivedere il proprio modello di sviluppo culturale ed economico, mettendo al centro il tema della sostenibilità ambientale.

Questo noi chiediamo a Pierluigi Bersani, “nostro” candidato alla Segreteria al congresso di Ottobre, sicuri che, con l’esperienza e il pragmatismo dimostrati da Ministro dello Sviluppo Economico, potrà affrontare una sfida così complessa e nuova.

 9 Settembre 2009 – Innovatori Europei e Rete dell’Innovazione

Massimo Preziuso, Paolino Madotto, Alberto Zigoni, Stefano Casati, David Ragazzoni, Alessia Centioni, Francesco Augurusa, Antonella Giulia Pizzaleo, Peter J. Bury

Per adesioni e/o info: infoinnovatorieuropei@gmail.com oppure info@larete-innovazione.it

News da Twitter
News da Facebook