Significativamente Oltre

Europe

Il “Progetto Progressista” di Innovatori Europei. La frittata PD è bella che servita!

imagedi Salvatore Viglia su Politicamente Corretto

La frittata PD è servita. Presidenze di Camera e Senato alé! La vittoria di Pirro si è consumata con il voto di 463 incoscienti ed il PD ha sottoscritto così la propria impotenza intellettuale e politica avendo ottenuto il trono per l’on. Laura Boldrini alla Camera e quello del Senato per Grasso. Ed ora? Il M5S vince su tutta la linea perché è quanto desiderava accadesse: nessun do ut des con il chicchessia. Con questa forzatura il PD ha mostrato dei limiti incolmabili al cospetto del paese e delle responsabilità cui sempre fa riferimento. Non aver votato in blocco il candidato M5S Fico già dalla prima votazione, ha mostrato solo la volontà suicida di giocare a fare i seri piuttosto che dare un segnale veramente forte di disponibilità al dialogo per il bene della cosa comune. Si apre, davanti a Bersani, la strada  di un governo del Presidente con il Movimento 5 stelle all’opposizione. La possibilità  è ormai indicata inequivocabilmente. Nessun futuro con una classe dirigente ingessata, sclerotica e presuntuosa. Meglio così in fondo. Il M5S ha un vantaggio incolmabile al cospetto di questo gruppo di balene piaggiate che fanno pena più che rabbia ormai. A questa classe politica sarà riservata la debacle ed una percentuale da serie B alle prossime elezioni. E’ un carro da abbandonare. Il perpetrarsi di errori gravissimi esige una riflessione definitiva con una sola drastica proposta.  Il “Progetto Progressista” di Innovatori Europei, anima intellettuale, pura da dipendenze di segreterie, consta di un solo punto fondamentale, innovativo per eccellenza, risolutivo e comprensivo di una nuova pianificazione ideologica intellettuale che si disloca  “significativamente oltre”:
1) Dimissioni in blocco di tutta la nomenclatura del Partito Democratico a partire da subito; azzeramento dei vertici; cambio della denominazione; nuova fase costituente.  
Non è dato attendere oltre dichiarazioni ex post ed ammissioni di colpevolezza di decisioni incomprensibili e di errori gravissimi di cui il PD si è reso protagonista negli ultimi decenni. Su questi dirigenti pesa il fardello di una irresponsabilità incalcolabile mascherata da consapevolezza forbita di retorica stantia. Se il paese soffre è colpa grave del PD. E’ un dato che è nei fatti e nella storia. Una compagine come questa è un danno per tutti.

Berlusconi presidente della Repubblica? Saremmo alla pazzia collettiva.

di Arnaldo De Porti

Avevo abbozzato il titolo della riflessione che sto per fare qualche ora prima delle elezioni dei presidenti di camera e senato e, per quanto non del tutto scontata, detta mia pessimistica ipotesi sembra per fortuna allontanarsi, a meno che il popolo italiano, nel suo masochismo politico consolidato, non ami  essere preso per il c…, come ha scritto Paolo Flores d’Arcais, definendo Berlusconi, senza mezzi termini,  uomo politico abituato a delinquere che, in un paese normale, sarebbe in galera da almeno 20 anni… infatti, e questo lo aggiungo io, in questi 20 anni  egli non ha fatto altro che prendere per i fondelli sia il Presidente della Repubblica che tutte le Istituzioni democratiche, compresi gli Italiani che lo hanno fischiato sino all’ultimo minuto, anche ieri…quando si è recato a votare per Schifani.

Le ultime pagliacciate per non presentarsi ai processi motivando il “legittimo impedimento” (che non gli ha però impedito di convocare il suo stato maggiore all’ospedale San Camillo ove si era fatto ricoverare, a mio avviso, con la compiacenza di qualcuno), evidenziano come questo signore di Arcore sia in grado di mettere in atto iniziative diaboliche per dribblare tutto ciò che gli ostacola la possibilità di andar contro le leggi, grazie ad uno stuolo di avvocati che ora pagheranno lo scotto di certe loro  spudorate arringhe volte a non far andare in galera il loro “illustre” assistito.

Stiamo uscendo da questo ventennio di pazzia collettiva ? E’ sperabile questo ?

Alcune riflessioni a caldo. Fino a ieri pensavo che il centro-sinistra fosse finito e che le strategie di Bersani non dessero un risultato, tant’è che stavo per rassegnarmi a morire d’inedia: E con me, tanti miei amici che,  dal berlusconismo avevano contratto una vera malattia. Poi, la sorpresa: le candidature di Grasso e della Boldrini, in sostituzione di Franceschini e della Finocchiaro, mi hanno fatto sperare in quanto, secondo il mio modo di sentire, nessuno avrebbe avuto modo di eccepire alcunché a loro svantaggio. E così, per fortuna, è stato, anche grazie al M5S il quale, in questa provvidenziale sostituzione, aveva annusato l’uscita da certi schemi della vecchia politica. Dico questo anche per un senso di gratitudine a Beppe Grillo in quanto se non ci fosse stato lui, al di la delle sue intemperanze politiche non sempre all’insegna della democrazia,  nulla sarebbe cambiato.  Ergo si può dire a pieno titolo che Grillo ha cambiato il sistema politico italiano ! E tutto ciò è assolutamente positivo.

Ora, nomi illustri di primo piano se ne dovranno uscire dopo il risultato e, in attesa della formazione di un nuovo governo, posto che detti nomi illustri non facciano “dispettucci”, dovrebbe esserci il tempo per riflettere. Anche da parte di Grillo che, ripeto, a mio avviso, è stato l’unico vero vincitore di questa recente tornata elettorale e che, di conseguenza,  se non gli da di volta il cervello, dovrebbe capire ed essere pago che tutto sta procedendo nella direzione da lui voluta, evitando di andare a nuove elezioni a breve, come da molti prospettato.

Che dire di Berlusconi e Monti ? Il primo se ne deve assolutamente andare anche perché è caduta l’ipotesi da lui  tanto agognata di fare il Presidente della Repubblica (lo immaginate Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura !?), mentre Monti, una volta espletati gli affari correnti come richiestogli dall’attuale Presidente della Repubblica, dovrà occupare uno dei tanti cimiteri per elefanti  in sede UE, con qualche ossidazione riveniente da una certa double-face mostrata durante queste elezioni.

A mio avviso, ora ci sarebbero tutte le condizioni, per governare ove certa  “gentaglia” che conosciamo da 20 anni,  non voglia buttare a fondo il paese per ripicca e tornaconti personali.

Ed a tutto ciò, si accoppia un’aria nuova vaticana che dovrebbe battezzare anche questa nuova politica.

O rivogliamo il bordello politico con i “porcelli” elettorali  ?

 

Sagge e Saggi per il Partito Democratico

 di Giuseppina Bonaviri

Sono passati ben sette anni da quando, nell’ottobre del 2006, sottoscrivemmo questo appello. Il Pd nacque dall’incontro di molte anime e formazioni il cui baricentro fu l’unione di tutti i democratici, riformatori e progressisti. Questa esperienza fu costruita con entusiasmo e fatica, voluta con forza e vigore, con gioia da una enorme fetta di società civile, nel pluralismo di tante culture e non come brutale sommatoria di classi dirigenti di partiti. Ci interessava mettere in piedi un soggetto nuovo, responsabile, aperto che avrebbe potuto interpretare nella pienezza la storia della società italiana. Si coinvolsero, in questo processo di consultazione, personalità, movimenti, associazioni; si scrisse una carta dei valori, regole di azioni quali tappe strutturali per gli Stati Uniti d’Europa tenendo conto delle ragioni di tutti. Il Pd nacque da un atto di fede e di coraggio fortemente rivolto a quel periodo di riforme che avrebbero dovuto sovvertire la politica italiana ed europea. Oggi, che il Pd è rotto da logiche deformate interne, sento grande la malinconia per quel tempo passato. Sottovoce penso e mi dico: “le proposte per il rilancio di questo soggetto-progetto, che fu concreto, leale e tecnicamente praticabile, riparta umilmente ricreando le atmosfere passate con la ricostruzione di pensatoi di giovani e donne, di comitati di sagge-i autorevoli, di indipendenti facilitatori perché non fuorviati dai conflitti di interesse e per questo fiduciari di un potere non attanagliato e lesivo del bene pubblico”. Promuovere, ora, un memoriale che rimetta al centro cittadinanza attiva e militanza depositaria di quei saperi antichi appare obbligo civile e morale per fare del Pd un partito diffuso, rinnovato, inedito, unico.

 

Grillo tiene per le palle il PD che si avvia alla disfatta. Un gruppo di balene spiaggiate

imagedi Salvatore Viglia su Politicamente Corretto

Il PD si avvia alla disfatta totale ed alla fine politica certa.

L’atteggiamento autodistruttivo dei suoi dirigenti dimostra chiaramente che questo partito non solo non è in grado  di governare ma neanche di uscire dal pantano ideologico nel quale sguazza. Lo abbiamo visto con il famoso listino di Bersani nel quale avrebbe cooptato gente  della società civile.

Società civile, che significa? Cioè   cittadinanza. Neanche il coraggio ed il buon senso di parlare di cittadini. Ed ora che i cittadini sono in Parlamento, si scandalizza e si preoccupa delle loro competenze perché le responsabilità, il paese esige ecc.

Lo vediamo anche oggi che si votano i presidenti di Camera e Senato. Perché il PD non ha votato Fico e la faceva finita  dimostrando di fare un primo passo di avvicinamento? Le responsabilità del PD diventano ogni giorno che passa sempre più pesanti e gravose.

Eppure, al M5S non interessa affatto la presidenza della Camera o del Senato. Questi ancora non hanno capito che il movimento non mira a transazioni di incarichi anche se tra i più istituzionali sulla piazza.

Letta, Franceschini, Migliavacca, Bindi, la stessa Finocchiaro si aggirano per le aule parlamentari come balene spiaggiate. I ragazzi del M5S, sanno che è semplice governare se alla base si pongono principi etici irrinunciabili.

Messico, un ‘Pacto’ per lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili

di Paolo Salerno (pubblicato su Canalenergia)

Lo scorso dicembre, il nuovo presidente degli Stati Uniti del Messico, Enrique Peña Nieto, ha stipulato un patto per la crescita, insieme a tutte le più importanti forze politiche del Paese.

Uno dei punti principali, il 2.4, parla della necessità di favorire una politica che abbia come obiettivo principale la riduzione della produzione energetica da fonti fossili, puntando allo sviluppo delle energie rinnovabili. Per discutere di questi temi, sono state organizzate una Conferenza presso l’Universidad Iberoamericada del DF e un seminario di Medio Ambiente della Universidad de San Luis Potosí, dove si analizzeranno la giovane legislazione in materia, datata 2008, e di come il modello europeo possa suggerire degli spunti di riflessione per migliorarla.

Per ció che riguarda le energie rinnovabili, in particolare, risaltano alcuni aspetti interessanti. Innanzitutto, in Messico non godono di un regime giuridico speciale, come per esempio in Spagna, e non godono, a livello fiscale, delle tariffe incentivanti. Questa situazione comporta un rallentamento nella crescita del settore che, però, allo stesso tempo ha un potenziale tale da stimolare le Istituzioni a riflettere su questi aspetti e cercare le situazioni più efficaci per lo sviluppo. Questa condizione è dettata soprattutto dal fatto che non esiste un mercato elettrico aperto, visto che l’impresa statale CFE (che sarebbe la corrispondente della nostra ‘vecchia’ ENEL), ha il monopolio.

Nonostante questa situazione la LEARFTE, che è la legge per la promozione delle energie rinnovabili, permette che in alcuni casi i privati possano produrre energia per l’autoconsumo, normalmente dopo che la Segreteria dell’energia abbia dato la concessione. Questo sistema permette non solo ai piccoli proprietari, ma anche alle imprese piccole e medie di produrre la ‘propria’ energia.

Guardando questa giovane regolazione, riformata già una volta a fine 2012, si può dire che per una diffusione maggiore dovrebbero adottarsi, in linea con il modello europeo, degli incentivi tanto fiscali quanto infrastrutturali. Inoltre sarebbe altamente raccomandabile che venisse introdotta una tassa speciale sulla produzione elettrica da idrocarburi e che la stessa venisse investita nel mercato delle energie rinnovabili. Va da sè che un paese come il Messico, tanto per estenzione, come per risorse ha un potenziale enorme di produzione energetica rinnovabile. Basti pensare che il fotovoltaico e il termoelettrico sono praticamente ancora da lanciare e rappresentano un mercato attraente anche per molte imprese europee.

Il più grande vantaggio del Messico, rispetto all’Europa, è quello di essere un unico Stato e pertanto la legislazione centrale gli consente di poter programmare e sviluppare progetti su tutto il territorio senza dover far conto con i mercati regionali o nazionali. Bisogna anche tener presente, però, il dato che indica una produzione di energia per una quota superiore al 70% da materiali fossili, come carbone e petrolio. La grande disponibilità di queste risorse, e quindi i bassi costi, non fa considerare per il momento come urgente la crescita del mercato elettrico rinnovabile.

In conclusione, Messico ha bisogno di migliorare la sua regolazione, ma allo stesso tempo può essere considerato come uno dei Paesi con più potenzialitá di crescita in questo settore, elemento che lo rende molto attraente per gli investimenti esteri.

Paolo Salerno, Innovatore Europeo, avvocato e ricercatore dell’Universidad Complutense de Madrid

Il Terzo Stato in Parlamento. La rivoluzione francese di Grillo è un processo distruttivo divenuta malattia autoimmune per i partiti

di Salvatore Viglia – Politicamente Corretto

Il Terzo Stato, prima della rivoluzione francese, veniva subito dopo la nobiltà ed il clero. Praticamente fuori dal potere perché macchina da lavoro e nulla più. Marmaglia che faceva numero, la popolazione, fuori dalle logiche decisionali e di potere. In Italia, finalmente proiettata nella seconda e tanto sospirata Repubblica, è successo che il Terzo Stato, sempre fuori dalle decisioni, è entrato nei palazzi del potere. Ecco perché i suoi componenti sembrano fuori luogo, fuori dai quei luoghi finti solenni. Grillo sta portando a termine la rivoluzione francese italiana senza ghigliottine per il completo azzeramento di tutta la classe politica esistente. Si tratterà di resistere ai richiami ammaliatori di quanti hanno saputo “gestire” per interessi di bottega, tutto il paese per oltre 60 anni. Il Terzo Stato in Parlamento e se questa non è una rivoluzione… Nessuna alleanza, nessuna condivisione di progetti per il classico “bene del paese”. Grillo è venuto oggi ed ha il diritto, nonché il dovere dato il seguito di cui gode, di stare a guardare la prima mossa dello scacchiere avendone già programmate dieci in anticipo ed in risposta. Il processo rivoluzionario è oramai ad un punto di non ritorno per aver minato le difese immunitarie del sistema politico italiano alla base. Lo scacco matto al Re è questione di tempo. Pochissimo tempo ancora. Grillo deve portare a termine e favorire con ogni mezzo i moti rivoluzionari in atto ed arrivare ad una maggioranza decisa ed inattaccabile. Deve praticamente contaminare gli ambienti della politica col virus della “Tabula rasa”. Deve, (perché  ormai, se lasciasse, nessuno gli perdonerebbe l’errore per i secoli dei secoli), poi attuare tutto quello che prevede il suo programma. Uno dopo l’altro, in serie, approvare quei provvedimenti decisivi e cambiare l’assetto politico del paese ristabilendo al centro di tutto e dalla sua base, finalmente l’etica.

Riflessioni in pillole

di Giuseppina Bonaviri

La politica poco democratica di questi anni ha marginalizzato la sana partecipazione dal basso impedendo ogni forma di controllo sull’eletto e sulle amministrazioni. Il legame fra i cittadini e i loro rappresentanti si è spezzato al punto che appare difficile orientare, ora, correttamente scelte politiche e progetti di coesione territoriale. In questa prospettiva tutti i tentativi di reintegrare forme di partecipazione popolare capaci di sbloccare la democrazia inceppata vanno premiati.

-Le leggi di iniziativa popolare non hanno alcun seguito in Italia. La scorsa legislatura si è chiusa con 27 proposte, di cui una sola discussa, le altre arenate nelle commissioni o addirittura mai assegnate. I cittadini hanno raccolto 50 mila firme per ciascuna di queste proposte che nessuno, ai piani alti, ha seriamente considerato.

Eppure, le proposte popolari portate avanti in questi anni in Italia, hanno toccano punti strategici del bene comune: acqua pubblica, riduzione dei costi della politica, inefficacia delle Province, reddito minimo garantito. Una campagna d’opinione che può esprimersi liberamente, ciò avviene in rete, stimola il dibattito tenendone viva la memoria.

-Le proposte dal basso spesso si associano a referendum propositivi che, nel mondo reale delle nostre città, non si usano. Qui si innesca il problema centrale del fallimento.

Il referendum abrogativo ha forti limiti, funziona solo tra due opzioni estremamente chiare. Quello propositivo può essere, invece, maggiormente concretizzabile. Un esempio: nel 2005 la Provincia autonoma di Bolzano ha introdotto la proposta referendaria vincolante: se non viene tradotta in legge dal Consiglio entro 180 giorni, si va al referendum e se il risultato è favorevole all’emanazione della legge il Presidente della Provincia la promulga. Un meccanismo sicuramente efficace.

-Le selezioni online dei candidati non sono pericolose e sminuenti.

A dire il vero il rischio è altro. Di molti candidati che vanno in Parlamento non sappiamo nulla. Basterebbe il rispetto dell’articolo 54 della Costituzione che impone a chi esercita pubbliche funzioni disciplina e onore.

-Le drammatiche scadenze della crisi economica e dai vincoli europei.

Già alla fine di aprile 2013 i vincoli del pareggio di bilancio in Costituzione, che nessuna delle attuali forze parlamentari ha ritenuto di dovere mettere in agenda o alla discussione, faranno sentire il loro carico devastante. Vincoli questi che ormai fanno parte di quelle “servitù economiche” contenute nel fiscal compact europeo e che in Italia è stato sottoscritto nel più totale vuoto di informazione da parte dell’ opinione pubblica. Le autorità europee dalla prossima primavera avranno il potere di controllare le nostre decisioni mentre dall’autunno prossimo potranno addirittura correggere il nostro bilancio “se non sufficientemente austero e rigoroso” esautorando le forze parlamentari. La nostra democrazia è stata commissariata, le decisioni più importanti prese al di là di chiunque vada a governare. L’Europa civile e sociale è stata cancellata dai cosiddetti poteri forti.

Si corre dietro le notizie fantasma e quelle reali scompaiono dalla scena pubblica. Ci si continua a nascondere dietro alibi collettivi per proteggere il potentato di mandati esplorativi che la base, invece, ha fatto fallire ancor prima del loro nascere.

Puntare sulla competenza è l’unica proposta credibile di questi tempi: quello che bisogna declassare davvero è il sottobosco di burocrati e fiduciari radicati nella macchina del potere. Austerità, dilettantismo e demagogia hanno indotto già troppi danni. Serve una seria proposta innovativa che varchi i limiti di contenitori ormai deteriorati.

Gli errori di “Innovatori Europei”

imagedi Salvatore Viglia su Politicamente Corretto

IE ha la parossistica ossessione di proporre soluzioni governative. La voglia, si capisce, di contribuire al superamento dell’empasse politico, eccita le deduzioni. Ma, a ben vedere, si tratta in fin dei conti di mere previsioni le cui prospettive di attuazione ineriscono la sfera del probabile e, qualche volta, addirittura prive di osservazione attenta dei fatti. E’ il problema di IE. Eppure esiste in concreto una impalcatura solida ed autonoma di IE che vivrebbe di luce propria in prospettiva. Lo dimostra, per esempio, la sua appetibilità. Molti, infatti, si insinuano, lo si vede chiaramente, sul ponte di comando della nave IE cercando di piantare guidoni indicativi e personalistici.
Per ritornare alla ossessione deduttiva e propositiva delle soluzioni politiche da parte di IE prima offerte e quasi subito dopo ritirate al cospetto delle evidenze, il problema mina alla base ed affossa, impantanandola, la verve innovatrice che lo connota. L’errore cronicizza la tendenza che oramai è divenuta fervida speranza, della rinascita del Partito Democratico. Se è per il passato “remoto” della storia pregressa di IE all’interno del PD, allora rinnegherebbe sé stesso nell’arcaico incatenamento a ciò che fu, non fu neanche risolutivo e che oggi risulta addirittura incomprensibile. Se  è per il programma del PD deludente a partire dai protagonisti che lo propinano, allora IE si accontenta laddove invece, per postulato, esula e prescinde perché “significativamente oltre”. Se è invece per mire personalistiche, allora IE dovrebbe rivedere l’organico con una innovativa presa di coscienza che rappresenti la costituenda rifondazione del suo assetto.

Tavolo tecnico per 500 milioni di euro – l’AGCOM ha accettato di invertire la rotta

 Il Tavolo tecnico di ieri, 7 marzo 2013, sulle indagini di ascolto radiofoniche, istituito dall’Autorità a seguito del fallimento di Audiradio, del quale fanno parte RAI, Reti nazionali e Associazioni delle radio locali ha preso atto della legittimità della richiesta della REA mirata ad affrontare con carattere di urgenza l’esigenza di istituire un Protocollo tecnico che certifichi le indagini CATI (telefoniche). La presa d’atto è stata accettata a seguito all’intervento della Direzione Multimediale AGCOM dopo la pressione della REA per indire una consultazione pubblica che determini le regole dell’indagine alle quali le società rilevatrici dovranno attenersi a beneficio del mercato della pubblicità, degli inserzionisti investitori del consumatore  e delle emittenti che fanno ascolti reali non manipolabili come è ieri accaduto con Audiradio e come oggi accade con Eurisko. La proposta della REA si articola su cinque punti: 1) ampliamento (anche on line) del campionamento a 210 mila soggetti per consentire il rilevamento delle emittenti, piccole, medie e grandi; 2) interviste non superiore a 5/7 minuti per non stancare l’intervistato; 3) accesso trasparente alle iscrizioni; 4) chiare modalità di pubblicazione dei dati; 5) assegnazione diretta della pubblicità (agenzia-emittente) con pubblicazione delle relative quote al fine di stroncare alla radice l’intermediazione parassitaria. Il tutto in libera concorrenza tra le società rilevatrici ai fini della richiesta economica e delle modalità di pagamento con proposta di defiscalizzazione della spesa dell’indagine a carico dell’emittente e della pubblicità commissionata dagli inserzionisti. Pertanto il Presidente della REA, ha inviato al Presidente AGCOM, Angelo Cardani, una lettera in cui sollecita la Consultazione pubblica alla quale, ovviamente,  potranno partecipare anche le associazioni dei consumatori e gli inserzionisti indipendenti nazionali e locali.

Roma, 08 marzo 2013                                                                       

REA – Radiotelevisioni Europee Associate

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ll silenzio digitale di Grillo e Casaleggio

di Michele Mezza

mediasenzamediatori.org

Ma la rete di Grillo e Casaleggio è la stessa dei socialnetwork?

Domanda più che lecita se, non facendosi abbagliare dai roboanti e minacciosi proclami del duo a 5 stelle, si guardi più da vicino questo strano mondo del grillismo digitale.

Cosa c’è nella pancia digitale della conventicola che guida il movimento?

Ad ogni uscita dei 5Stelle nessuno si è preoccupato di capire che tipo di infrastruttura ospiti quel rinascimentale flusso di partecipazione che Casaleggio e Grillo sostengono di aver evocato.

Sia in occasione delle cosi dette parlamentarie, sia per la presentazione in streaming dei gruppi parlamentari, si è visto solo un rudimentale accrocco di video streaming a bassa ricettività, e di un banale gioco di caselle mail, che non lascia intravvedere alcuna relazione interattiva fra i singoli soci o aderenti.

Siamo sempre ad una logica verticale, dove il blog sostituisce, ma non trascende, il modello leaderistico del partito che dispensa la linea. La rete, spiegano i grandi guru digitali è una listen technology, non una speaking technology.

Il valore delle comunità digitale è quello di ascoltare e rielaborare in modalità collettive, non quello di pontificare dall’alto. Il top down è già stato inventato più di mezzo secolo fa e si chiama broadcasting.

L’alternativa del broadcasting non è, simmetricamente il multicasting, ma è il browsing, ossia la navigazione libera e la partecipazione volontaria e occasionale su singoli punti d’interesse.

L’attacco di Grillo ai giornali e alle TV appare singolare, se non paradossale, quando viene da chi fino ad ora non ha mai praticato un modello alternativo al broadcasting, o alla verticalità del messaggio giornalistico, ma ha solo contestato il ruolo di protagonista del messaggio, rivendicandolo per sé.

E’ chiaro che la forza materiale del grillismo stia innanzitutto in quel movimento anti elitario, quel comune sentire di massa,che Grillo ha potuto intercettare e veicolare grazie alla attiva collaborazione dei partiti tradizionali. Grillo è stato un grande megafono, questo non è in discussione. Quello che è ampiamente discutibile sono i valori e le pratiche del predicatore. E soprattutto gli obbiettivi del suo ispiratore digitale.

Rivendicare trasparenza e rimanere nella grotta multimediale di Casaleggio non appare un segno tranquillizzante. Contestare la violenza dei media di regime, e requisire le forme di comunicazione interne al movimento non è certo un segnale di coerenza. Attaccare i poteri economici nell’economia tradizionale e ignorare le nuove forme di monopolio e di rendita digitale è una visibile contraddizione.

Soprattutto quest’ultimo punto, quello dei nuovi poteri predominanti nell’economia digitale dovrebbe suscitare curiosità in chi si trova a contrapporsi all’ondata grillina per cercare di capire cosa ci sia al di là del muro dell’inventiva.

La rete, a differenza del mondo degli atomi, non consente scissioni fra forme e contenuti, fra fini e mezzi, fra strumenti e valori . Nel digitale ogni singola soluzione o applicazione implica un assetto concettuale, un modello di linguaggio, una tipologia di relazione che, a sua volta, predetermina il contenuto e i contenuti della comunicazione. Non esistono mezzi neutri. Se si adottano standard di un certo tipo è perchè si vuole un certo tipo di relazione o di contenuti.

Nel caso specifico, non si può usare una vecchia piattaforma di 12 anni fa, come continua a fare Casaleggio per il suo movimento, a differenza di quelle che invece adotta per i suoi clienti, e sostenere che si vuole promuovere trasparenza e partecipazione.

Se si rimane al modello del blog, nell’epoca del web 3.0, allora vuol dire che si vuole, per infinite considerazioni, privilegiare la selettività degli accessi e la gerarchia nell”abilitazione dei singoli soggetti a discutere. Infatti ancora non c’è traccia della mitica piattaforma che dovrebbe promuovere, e certificare, i pronunciamenti on line della community del movimento.

Tutto rimane convogliato sulle pagine del sito di Beppe Grillo, dove uno parla e gli altri prendono appunti. Di conseguenza, come hanno rilevato Pier Giorgio Corbetta ed Elisabetta Gualmini nel loro saggio Il Partito di Grillo, i candidati del M5S sono molto meno attivi sul web dei loro colleghi del PD o dello stesso PDL. Solo il 42% dei grillini presenti nelle liste al parlamento nell’ultima consultazione sono presenti su almeno tre dei principali socialnetwork, rispetto al 92% dei candidati del PD e il 75% del PDL. Un dato che ci fa intendere anche come siano stati selezionati questi candidati e da quale area sociale provengano.

Se consideriamo le loro identità professionali, le loro esperienze, le dinamiche che li hanno portati al movimento, notiamo come prevalga la figura di carattere esecutivo, di scarsa intraprendenza digitale. I dati ci dicono che la grande maggioranza sono impiegati o insegnanti, neofiti della rete, accanto ad informatici applicativi, identità versate a replicare le soluzioni più che a ricrearle. Potremmo dire che Grillo e Casaleggio abbiano selezionato un popolo da blog e non da socialnetwork, una moltitudine di replicanti digitali, più che di partner o interlocutori paritari.

Una realtà che parla della rete ma riproduce la TV. Infatti mentre non affollano i socialnetwork, e si tengono distanti da Facebook e da Twitter, sembrano più propensi all’uso dei video, alla frequentazione di Youtube. Negoziare con la TV.

Ma anche in questo caso, le immagini vengono dall’alto, e devono essere solo rilanciate .Non si lavora per abbondanza, per contributi virali, ma per fonti certificate, come Salvochannel5puntozero, il canale di Salvo Mandarà, l’ingegnere siciliano che ha accompagnato Grillo, insieme all’autista del Costa Rica, per le sue peregrinazioni, con il mandato di produrre le immagini ufficiali del movimento.

Ma il vero buco nero, come abbiamo accennato riguarda i punti di attacco del movimento e i punti di distrazione. Mentre sui temi delle energie rinnovabili, del mercato finanziario, e, ovviamente dei costi della casta politica, Grillo e Casaleggio sono prodighi di critiche e contro proposte rispetto ai poteri prevalenti, risulta assordante il silenzio sui nuovi poteri digitali.

Non sono certo i soli. Pd e Pdl non hanno certo elaborazioni sul tema. Per il Pd, come confermano le posizioni degli opinion makers del partito, come il responsabile economico Fassina, il digitale è un mondo ambiguo e ostile, che non presenta sfaccettature e che al momento è percepito come largamente ostile alla sinistra. Per il Pdl, partito azienda del monopolio della TV generalista, la rete è una vera insidia da esorcizzare.

Ma Grillo e Casaleggio sono gli aedi del digitale, lo sbandierano ad ogni piè sospinto, lo usano come una clava per dimostrare l’inadeguatezza del mondo politico che vogliono rottamare. Come possono proprio loro tacere sui nuovi pericoli per gli individui, per i cittadini e per l’intera comunità nazionale, rappresentati dalla pervasività dei monitoraggi comportamentali delle grandi potenze virali, come Facebook, Google, o Twitter? Come è possibile che chi conosce il settore non introduca nei suoi programmi proposte o misure nei confronti degli squilibri che i sistemi proprietari digitali stanno introducendo nel mercato del sapere? Perfino il regno del liberismo, come sono gli Stati Uniti, stanno procedendo ad una regolamentazione pubblica del mercato dei servizi digitali. Nelle scorse settimane lo stesso Obama ha deciso di considerare prioritario l’elaborazione di un Bill of Right a tutela dei comportamenti individuali e collettivi in rete. Siamo, su questo fronte, già sull’orlo di una vera emergenza, che minaccia la sovranità nazionale degli stati e la trasparenza delle nostre stesse relazioni sociali. Ogni nostra navigazione su Twitter o su Facebook, ormai prassi obbligata per reggere il processo di connessione con i flussi professionali e cognitivi, viene monitorata e rivenduta a decine e decine di soggetti economici. Non si tratta solo delle forme di advertising comportamentale, in cui aziende usano la tracciabilità dei nostri gusti per indirizzarci messaggi mirati. Si tratta anche di una prevaricazione dei nostri diritti personali, e del controllo delle nostre relazioni, se ad esempio una banca ci discrimina, se viene informata delle nostre frequentazioni su siti di scommesse, o se una scuola ci rifiuta l’iscrizione in base alla partecipazione a forum o ad una determinata community. Inoltre ci sono le questioni della contendibilità dei diritti di uso e di proprietà dei beni comuni, come ad esempio immagini e simboli culturali nazionali, come il patrimonio storico e archeologico del nostro paese, o la reciprocità nell’uso di contenuti informativi o giornalistici, che Google usa per le sue rassegne, ma poi ne impedisce la condivisione a cittadini o a enti pubblici che vogliono usufruire di un flusso automatico di aggiornamenti.

Insomma il punto è la casta digitale. Il problema nasce dalla timidezza, direi un vero silenzio subalterno, che la terza forza politica nazionale mostra nei confronti dei poteri tecnologici. Un silenzio che attraversa tutto il movimento, anzi che lo organizza e lo performa. Un silenzio che sembra troppo organizzato. Soprattutto se proviene da addetti ai lavori, da chi con questi poteri lavora e tratta. Che intende fare Casaleggio per tutelare il consumatore italiano sul mercato digitale. Che interessi la sua azienda sta intessendo con questi fornitori di intelligenza?

Da qui bisogna partire per poter gridare il Re è nudo.

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