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G8 GROUP SUL CLIMATE CHANGE

Interim Report sul Climate Change di “G8 Research Group-Oxford” (dal Gruppo Energia e Ambiente)
Dato che faccio parte del Team di Ricerca, quale coordinatore per l’Italia, mi fa piacere presentarvi questo documento, appena pubblicato.
E’ una analisi critica delle politiche dei Paesi del G8 sul problema del Climate Change, in risposta agli obiettivi concordati nel Summit di Giugno 2007 ad Heiligendamm-Germania.
Visto che questo Gruppo di Innovatori Europei nasce attorno a questa sfida, spero che questo lavoro vi interesserà, essendo un documento di approfondimento sul Tema.
A Giugno, prima del G8 in Giappone, pubblicheremo il Report finale.
Ecco il Link in cui è stato pubblicato.
http://www.g8.utoronto.ca/oxford/g8rg-ox-interim-2007.pdf
Grazie.
Massimo Preziuso

AL GORE, NOBEL PER LA PACE

Al Gore e la commissione clima Onu premiati con il Nobel per la pace 2007

Il numero due di Clinton: “Il problema non è solo politico ma morale”

Il capo dell’Ipcc “sorpreso, stordito: un grande privilegio”

OSLO – Il premio Nobel per la pace è andato all’ex vice presidente americano Al Gore e al Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc) dell’Onu. L’ex vice di Clinton è stato premiato per il suo impegno e per la sua azione di sensibilizzazione sui rischi dei mutamenti climatici. Impegno che ha preso la forma del libro “Una scomoda verità”, diventato poi un documentario premio Oscar 2007 (il video). Proprio ieri il film è stato “processato” dall’Alta Corte di Londra, che lo ha accusato di contenere errori significativi e di essere inadatto alle scuole.

LE PAROLE DI GORE. Il primo commento è stato affidato alla portavoce dell’ex vicepresidente Usa (clicca qui per il suo profilo), Kalee Kreider. Dicendosi “profondamente onorato”, Gore ha annunciato che donerà il 100 per 100 dei proventi alla Alleanza per la Protezione del Clima. Più tardi ha avuto un breve incontro con la stampa durante il quale ha dedicato il premio a “tutti coloro che lottano per l’ambiente” e ha sottolineato che quella dei mutamenti climatici “è la più grande sfida che aspetta oggi l’umanità”, ma anche “una grande opportunità”. In quest’ottica “la crisi del clima non è solo una questione politica, è anche una sfida morale e spirituale per l’umanità”. “Il pianeta Terra è in una situazione di emergenza – ha aggiunto Gore – Questo è solo l’inizio, è giunto il momento di elevare la consapevolezza mondiale” sul problema del riscaldamento del pianeta. E l’auspicio è che questo premio “contribuisca a rafforzare l’attenzione della gente” sul problema dell’effetto serra”. Gore ha evitato di rispondere ai giornalisti, molto probabilmente anche per sfuggire alle inevitabili domande sulla sua candidatura o meno alla Casa Bianca adesso che ha vinto il Nobel.

IL COMITATO INTERGOVERNATIVO. L’Ipcc, Intergovernmental panel on climate change, è il comitato scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, la World Meteorological Organization (Wmo) e l’United Nations Environment Programme (Unep) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. I rapporti periodici diffusi dall’Ipcc sono alla base di accordi mondiali quali la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) e il protocollo di Kyoto che la attua. Il comitato è organizzato in tre gruppi di lavoro: il primo incaricato di valutare gli aspetti scientifici dei fenomeni; il secondo le conseguenze del cambiamento climatico e le possibilità di adattamento; il terzo analizza le soluzioni per limitare le emissioni di gas serra.

REAZIONI. Il premio è stato una grande sorpresa per il presidente dell’Icpp. “Non posso crederci – ha detto Rajendra Pachauri ai giornalisti che lo hanno raggiunto per telefono nel suo ufficio di New Delhi – sono sopraffatto, stordito”. “Ritengo un privilegio dividerlo con qualcuno di così autorevole”, ha aggiunto riferendosi poi a Gore.

Grande soddisfazione è stata espressa anche dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, “molto contento” del premio. Il segretario ha reso omaggio “all’impegno e alla convinzione eccezionale di Al Gore, che è l’esempio del ruolo cruciale che le persone e la società civile possono giocare per incoraggiare risposte multilaterali sui problemi planetari”. Ed ha sottolineato che “è grazie in gran parte alle scoperte ben documentate dell’Ipcc che è stato possibile stabilire senza ombra di dubbio che il riscaldamento del pianeta è in atto e che è in gran parte provocato dalla attività dell’uomo”.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha inviato oggi le sue “più calorose felicitazioni” ad Al Gore e all’Ipcc. Descrivendo Gore come “una personalità notevole”, Sarkozy ha aggiunto di avergli già espresso “tutta l’ammirazione che m’ispira per il suo lavoro a favore dell’ambiente”, in occasione del loro ultimo incontro a Parigi.

“Congratulazioni! Congratulazioni ad Al Gore per il suo ben meritato Nobel per la Pace”, afferma il messaggio di Hillary Clinton, potenziale rivale del neo-premiato, che dopo il riconoscimento potrebbe anche decidere di inseguire la nomination democratica in vista della corsa alla Casa Bianca. “La sua dedizione e il suo impegno instancabile hanno avuto un ruolo decisivo nell’aumentare la consapevolezza del mondo sulla questione del riscaldamento del pianeta”, ha detto la senatrice.

Felicitazioni sono arrivate anche dalla Casa Bianca per voce del portavoce Tony Fratto, in viaggio con Bush in Florida. “Il presidente ha avuto la notizia questa mattina – ha detto – ed è ovviamente molto felice per il vice presidente Gore e per la commissione internazionale. E’ un riconoscimento importante e siamo sicuri che il vicepresidente sarà entusiasta”. Non è chiaro ancora se il presidente George W. Bush telefonerà personalmente all’ex “nemico”.

LE MOTIVAZIONI. La motivazione del premio da parte del comitato per il Nobel, che ha scelto i vincitori fra 181 candidati, recita: “per i loro sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”. Il premio di 1,5 milioni di dollari verrà così diviso in due.

GENGIS KHAN E CLIMATE CHANGE

Gengis Khan, le Crociate e il cambiamento climatico – di Prof. Franco Ortolani

Gengis Khan nasce tra il 1155 e il 1167 e muore nell’agosto 1227 dopo avere costruito uno dei più vasti e potenti imperi della terra. Le Crociate iniziano nel 1097 e finiscono nel 1270 e determinano la riconquista del Mediterraneo da parte delle popolazioni europee, dopo un predominio plurisecolare musulmano.

Ma che relazioni vi sono tra Gengis Khan e le Crociate? I testi di storia non ci dicono quale fosse il contesto ambientale nel quale si sono verificati questi “fenomeni”. Alla luce dei più recenti risultati acquisiti con ricerche di geoarcheologia ambientale si può affermare che entrambi i “fenomeni” maturano e si sviluppano durante un cambiamento climatico-ambientale simile a quello che si sta manifestando e preannunciando attualmente, vale a dire durante uno dei ciclici e naturali riscaldamenti globali connessi ad un incremento dell’attività solare su scala plurisecolare.

Inconfutabili dati scientifici contenuti negli archivi naturali (prevalentemente nell’area mediterranea) integrati da dati archeologici e storici hanno consentito di ricostruire la storia del clima, dell’ambiente e dell’uomo degli ultimi 3000 anni. La storia dell’uomo si è sviluppata in un ambiente, favorevole alle attività umane, che prevalentemente è stato caratterizzato da condizioni climatiche simili a quelle note dal 1750 ad oggi. Tali condizioni, ogni 500 anni, sono state bruscamente interrotte da periodi della durata di 150-200 anni nei quali hanno prevalso alternativamente condizioni più fredde e più piovose e condizioni più calde e più aride. Le variazioni climatico-ambientali sono correlabili con variazioni plurisecolari dell’attività solare (un maggior numero di macchie solari ha determinato riscaldamenti globali mentre un minor numero ha provocato raffreddamenti globali). Conseguentemente le fasce climatiche attuali hanno avuto espansioni di alcuni gradi verso nord (periodi caldi) e verso sud (periodi freddi) provocando rapide e drastiche modificazioni ambientali.

Il riscaldamento globale attuale sta progressivamente provocando lo spostamento verso nord delle fasce climatiche dell’emisfero settentrionale. Le zone predesertiche e desertiche lentamente stanno invadendo l’Area Mediterranea e le acque marine si stanno sensibilmente riscaldando. Il tipico clima mediterraneo si sta trasferendo nell’Europa Centrale determinando le condizioni per nuove trasformazioni agricole tipicamente mediterranee. Le vaste aree settentrionali della Siberia, della Mongolia e del Canada interessate dal permafrost (suolo perennemente o stagionalmente congelato) si stanno trasformando in aree coltivabili.

I dati scientifici evidenziano che tra il 1000 dopo Cristo e il 1270 si ebbero modificazioni climatico ambientali simili che determinarono un sensibile riscaldamento delle aree settentrionali del Canada, Siberia e Mongolia e condizioni simili a quelle mediterranee nell’Europa Centrale con fenomeni di desertificazione nelle fasce costiere dell’Italia Meridionale.

Gli storici evidenziano l’incredibile sviluppo demografico, economico, sociale e militare che avvenne in Europa Centrale a partire dal 1000 dC, proprio grazie al riscaldamento globale che determinò un significativo miglioramento delle condizioni ambientali. In questo quadro di prosperità e di potenza si inquadra il fenomeno delle Crociate, iniziate nel 1097 e terminate nel 1270; durante tale intervallo l’Europa ha riconquistato il controllo commerciale del Mediterraneo, perso nei secoli precedenti.
Il riscaldamento globale ha determinato un drastico miglioramento delle condizioni ambientali anche in Siberia e in Mongolia dove milioni di ettari di territorio sono diventati produttivi in seguito allo scongelamento del permafrost. Conseguentemente la popolazione deve essere sensibilmente incrementata preparando il terreno per il grande leader Gengis Khan che tra la seconda metà del XII secolo e il primo quarto del XIII secolo si avvale di condizioni ambientali straordinariamente favorevoli per impostare il suo grande impero che arriva a comprendere buona parte dell’Europa Orientale.

I dati storici evidenziano che intorno al 1300 le condizioni climatico-ambientali sono peggiorate sensibilmente e l’Europa è stata interessata da gravi crisi economiche, sociali, militari e sanitarie. Le ricostruzioni paleoclimatiche mettono in luce che tra il 1050 e il 1100 la temperatura media si è innalzata di circa 1 grado centigrado e che a partire dal 1270 circa si è nuovamente raffreddata. Tale evoluzione climatica è connessa ad un marcato incremento delle macchie solari (dal 1000 al 1270 circa) che decrescono improvvisamente a partire dalla fine del 1300 dando inizio ad un lungo periodo freddo, noto come Piccola Età Glaciale, che terminerà intorno al 1730.

I fisici solari hanno evidenziato che dal 1750 l’attività solare ha iniziato ad aumentare e che dal 1940 il sole si trova in uno stato di grande massimo che solo una volta ha avuto negli ultimi 11.000 anni. Il grande massimo attuale dovrebbe terminare tra 10-15 anni dopo di che potrebbe riprendere, a partire dal 2050 circa, determinando l’instaurazione di condizioni climatico-ambientali più calde, simili a quelle descritte nel medioevo.

A questa evoluzione naturale si sommano le emissioni gassose antropogeniche. Anche eliminandole del tutto non si invertirebbe la variabilità climatico-ambientale naturale; si eliminerebbe certamente l’inquinamento atmosferico. Quindi, riduciamo drasticamente le emissioni nocive in atmosfera per non inquinare l’ambiente e, soprattutto, predisponiamo l’ambiente affinché si attenuino gli impatti, diversificati per latitudine e orografia, che si intensificheranno nelle prossime decine di anni.


Prof. Franco Ortolani

Ordinario di Geologia

Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico

USA: OK ENERGIE RINNOVABILI

Da Corriere.it
La nuova politica energetica americana, già approvata dal Senato, accantona il petrolio e passa attraverso quote e super imposte

WASHINGTON (USA) – Il Congresso cambia la politica energetica degli Stati Uniti. Quote obbligatorie di fonti rinnovabili, nuove imposte per i colossi del petrolio: le scelte della maggioranza democratica non piacciono alla Casa Bianca, malgrado il presidente Bush abbia già aperto da qualche tempo alle energie alternativa, perché penalizzano eccessivamente – con tasse considerate eccessive – i gruppi che producono idrocarburi.
VOTAZIONE COMBATTUTA – E’ stata una notte intensa per i deputati della Camera dei Rappresentanti. Alla fine la proposta dei democratici è passata con 241 voti a favore e 172 contrari. Il «pacchetto» di misure impone alle società produttrici di elettricità di ricorrere per almeno il 15 per cento a fonti di energia alternative come il vento e i biocarburanti. Più tardi è arrivato anche il via libera a nuove tasse a carico dei produttori di petrolio, per 16 miliardi di dollari. Il voto della Camera dei rappresentanti è un voto particolarmente: i progetti di legge erano già stati approvati dal Senato nel giugno scorso.
CRITICHE – Il progetto di legge sulle rinnovabili ha suscitato critiche diffuse nel mondo degli affari e da parte di alcune aziende produttrici di energia. Le nuove misure – sostengono – rischiano di determinare un aumento dei prezzi dell’elettricità nelle regioni dove l’eolico ha scarse possibilità di sviluppo. Favorevoli al progetto di legge, invece, gli ambientalisti. Gli obblighi introdotti dal Congresso – sottolineano – favoriranno gli investimenti nel settore delle rinnovabili, e contribuiranno così alla lotta contro i mutamenti climatici.
ALTA EFFICIENZA – Tra le misure varate figurano anche incentivi alle città e alle regioni che riducano i consumi, nonché alla costruzione di edifici ad alta efficienza energetica. Secondo Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera, l’impegno sul fronte delle rinnovabili è decisivo per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dagli idrocarburi. Allo stesso tempo, le nuove norme consentirebbero di lottare contro il riscaldamento globale del clima. «Sono in gioco i nostri bambini, il nostro futuro, il mondo nel quale vivono», ha detto Pelosi. Umori differenti tra i repubblicani, minoranza al Congresso. E la Casa Bianca resta critica: il testo varato dalla Camera non farebbe «alcun serio tentativo di aumentare la sicurezza energetica o di ridurre i costi dell’energia». Inoltre, penalizzerebbe la produzione nazionale di gas e petrolio. A suscitare perplessità nel Great Old Party, è soprattutto una crescita della pressione fiscale per le major degli idrocarburi. «Non riesco a comprendere tanto veleno nei confronti dell’industria del gas e del petrolio», ha dichiarato il deputato Ralph Hall. Ora non resta che aspettare le mosse di Bush: secondo alcuni esponenti del suo partito il presidente potrebbe anche porre il veto.

INTESA EU SU ENERGIA E CLIMA

Intesa europea su energia e clima – rinnovabili obbligatorie, sì al nucleare

BRUXELLES – Il Consiglio Ue si è concluso con un accordo complessivo sul piano d’azione energetico per contrastare i cambiamenti climatici. L’Europa si impegna a stabilire ambiziose quote vincolanti nella riduzione di emissioni di gas serra, nella produzione di energia da fonti rinnovabili e nel risparmio energetico. I 27 hanno raggiunto infatti un’intesa sul piano proposto dal cancelliere tedesco Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione. Il testo di compromesso, ha commentato la Merkel, rappresenta una “svolta” nell’impegno a contrastare il riscaldamento globale. “Spero – ha proseguito il cancelliere tedesco – che otterremo l’accordo degli stati membri su questo testo che ha sicuramente dei nuovi elementi di qualità  “.
Un difficile compromesso. Il nucleo storico dell’Unione è riuscita quindi a convincere con le adeguate compensazioni i nuovi entrati dell’Europa orientale della necessità  di fissare obiettivi vincolanti sia nel campo del risparmio energetico che in quello della produzione da fonti rinnovabili come sole, vento e biomasse.
Obiettivo 20%. Il consiglio europeo indica un “obiettivo vincolante del 20% entro il 2020 del totale dei consumi di energia da fonti rinnovabili”. Un traguardo ambizioso, anche perchè raggiunta l’intesa politica rimane ancora irrisolto il nodo di come tradurre il tutto da un punto di vista giuridico in una legislazione europea coerente. Per raggiungere l’obiettivo si terrà conto della media di quanto fatto da tutti gli stati, con quote differenziate a livello nazionale. Queste al momento non sono state ancora fissate, ma fonti Ue precisano che verrà  fatto “al più presto” tenendo conto dei mix energetici di ciascun paese. Unico obiettivo vincolante dovrebbe essere quello minimo sui biocombustibili, fissato al 10%.

Il nodo legislativo. “Proporremo una legislazione”, ha detto il presidente della Ue, Josè Manuel Durao Barroso, annunciando che l’esecutivo presenterà le sue proposte “nel terzo trimestre dell’anno”. L’utilizzo dello strumento legislativo – che sarà oggetto di nuovi negoziati – consentirebbe alla Commissione di fare ricorso alla Corte di giustizia europea contro uno Stato inadempiente.
Il pedaggio pagato alla Francia. L’intesa è stata possibile anche grazie alle concessioni fatte alle pressioni francesi sul ruolo dell’energia atomica nel limitare le emissioni di anidride carbonica. Nella piano si riconosce infatti “il contributo dell’energia nucleare” per far fronte alle preoccupazioni sulla sicurezza e approvvigionamento dell’energia e per la riduzione delle emissioni di C02, rilevando però “l’importanza capitale” che siano tenute in considerazione la sicurezza dei processi.
Il ritardo italiano. Per quanto riguarda l’Italia, che parte con un grosso ritardo dopo anni di scarsa attenzione al problema, “bisogna veramente cambiare la struttura produttiva del settore energetico italiano” ha spiegato il presidente del Consiglio Romano Prodi, precisando che si tratta di “un impegno di grandissimo respiro, non è una cosa da poco”.
La soddisfazione di Barroso. Estremamente soddisfatto il presidente della Commissione Ue. “Questo – ha sottolineato Barroso – è stato il vertice più significativo cui ho partecipato, l’Europa ha dimostrato che è possibile prendere decisioni importanti e ambiziose e quando i leader europei andranno al G8 a giugno potremo dire che l’Europa assume la leadership” e che gli altri “devono unirsi a noi nella lotta ai cambiamenti climatici”.

“Importante come Kyoto”. Cantano vittoria anche le associazioni ambientaliste. E’ la più importante decisione presa da due anni a questa parte, dopo la ratifica del Protocollo di Kyoto nel febbraio 2005″, ha commentato Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Con questa svolta storica l’Europa si mette al primo posto nella lotta al cambiamento climatico, dobbiamo essere davvero orgogliosi di questo”, ha aggiunto.
Il momento di passare ai fatti. Molto positivo pure il giudizio di Legambiente, che invita però il governo italiano “a passare dalle parole ai fatti”. “Non è infatti più ammissibile – afferma il presidente Roberto Della Seta – che alla posizione avanzata del nostro Paese nelle trattative internazionali sul clima non corrisponda un impegno concreto dell’esecutivo per favorire la produzione di energia pulita, attraverso nuovi meccanismi d’incentivazione delle fonti rinnovabili e la semplificazione delle procedure autorizzative”.
Visita il Sito dell’ UNIONE EUROPEA

INQUINAMENTO E COSTI MOBILITA’

Ciao ragazzi, ho scritto questo nel blog di Antonio Di PIetro pensando hai costi legati all’uso dell’auto privata e scaricati sui grandi numeri dei costi della circolazione, difficilmente imputabili e quantificabili.
Caro Antonio, ti pongo un elementare quesito:

inquina, consuma le strade, provoca/è oggetto di incidenti e così via di più una macchina euro 0 che in un anno fa 10 mila chilometri oppure una macchina euro 4 che nello stesso anno ne fa 100 mila?
credo che bisogna comprendere che l’italia non può avere un parco auto in circolazione e circolanti nello stesso numero della popolazione maggiorenne, ma allo stesso tempo chi fa 100, oppure 10 volte i chilometri di uno che ne fa meno di 10 mila in un anno deve pagare un pò di più (non dico in
proporzione);
perchè non conta chi ha la macchina se se la tiene nel proprio box, ma chi e quanto ci sta girando nelle strade pubbliche, sottraendo spazi di libertà e circolazione agli altri.
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Spero di si ma mi va bene anche una tua cortese smentita, sarebbe una buona notizia.
Un caro saluto,
Luca Lauro

Mobilità e Infrastrutture

Penso che il Tema della MOBILITA’ sia uno dei maggiori pensieri che il nostro Paese attualmente ha.

In questo Tavolo Tecnico, ci piacerebbe studiare il Tema della MOBILITA’ legata alle politiche di infrastrutturazione del Territorio (Strade, Ferrovie, Interporti, Porti).

In questi anni, sempre più si parla del “deficit infrastrutturale italiano”.

Vogliamo cercare di capirne i perchè e i possibili modi di Risoluzione del Problema, con un approccio che parte dalla MOBILITA’ come (maggiore, a mio avviso) problema sociale ed economico dei nostri tempi.

Un gruppo di ricercatori e amici si è già detto disponibile a discutere e fare proposte in tal senso.  Speriamo nel contributo di tanti altri.

Un caro saluto,

Massimo Preziuso

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