Energia e Ambiente
INNOVATORI EUROPEI: REFERENDUM
INNOVATORI EUROPEI SOSIENE IL REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE ELETTORALE
cari Amici e Amiche,
come Innovatori Europei crediamo che una svolta politica democratica e innovativa possa partire anche direttamente dai cittadini.
Invitiamo tutti coloro che volessero collaborare con lo staff per la
raccolta delle firme a mettersi in contatto tramite il sito del REFERENDUM
con gli organizzatori, e/o con Luca Lauro che sta formando i nostri gruppi di raccolta firme su Roma.
Il termine per la raccolta delle firme è il 24 luglio prossimo.
Grazie
7/7/07: IL PIANETA SVOLTA?
di Massimo Preziuso
oggi, 7/7/07, Innovatori Europei sostiene con forza il LIVE EARTH
: una serie di concerti, lunga 24 ore, che prende piede in 7 continenti, con più di 100 artisti e 2 miliardi di spettatori, per incentivare lo sviluppo di un movimento globale per la risoluzione della CRISI CLIMATICA.
Dalla Web Tv del Sito è possibile vedere lo spettacolo di tantissima gente unita idealmente in tutto il mondo.
Dal discorso di Al Gore, ex Vice presidente degli USA e numero uno del movimento, evince un straordinario messaggio, che deve farci riflettere: come avvenuto in altri momenti della storia, sembra che il PROBLEMA del RISCALDAMENTO GLOBALE verrà risolto grazie alla costruzione di MOVIMENTI “BOTTOM UP”, ovvero grazie a TUTTI NOI.
Esempio straordinario viene dagli USA: laddove la Amministrazione Centrale continua a frenare le politiche di Kyoto per la riduzione di emissioni di CO2, a livello di singoli Stati si sono ormai attivate centinaia di iniziative che hanno già prodotto enormi risultati.
La pressione dei cittadini sulla politica locale, dei singoli investitori sui Fondi di Investimento, dei consumatori sulle corporations, sono i veri DRIVERS di questo processo che, secondo molti, sta piano piano portando alla esplosione del problema sui MEDIA e per le STRADE, e a una ora possibile risoluzione di lungo periodo.
In Europa esiste una politica, quella di Kyoto, che è ormai attiva (sta finendo la Fase di preparazione, e nel 2008 partirà la Fase 1 con l’avvio di varie attività nell’ambito del cosiddetto Carbon Finance).
In più, i Media negli ultimi mesi si stanno fortemente “interessando” del Tema del Climate Change.
Basta seguire quelli italiani per rendersi conto che qualcosa è cambiato: nell’ultimo mese, soprattutto dal Summit tedesco del G8 (che non ha in realtà prodotto grandi novità), moltissimi giornali e Tv si stanno occupando della Materia, con documentari, interviste..
Sembra che si sia raggiunta una massa critica di conoscenza del problema tra la gente e che questo abbia spinto la politica e i Media ad interessarsene.
E’ chiaro che la questione è di enorme portata, e la risoluzione del problema del riscaldamento del pianeta sarà, nei fatti, di difficilissima risoluzione, ma credo che questo sarà il “secolo dell’Ambiente”, nello scorso secolo troppo considerato come “Risorsa illimitata”, e che da oggi ci toccherà tornare a rispettare come “Madre Natura”.
E allora dico: 7/7/7, il Pianeta svolta!
GRUPPI LOCALI CRESCONO
Solo per dirvi che Innovatori Europei si sta strutturando sul Territorio (VEDI QUI ), con la nascita di Pagine Web dedicate alla crescita, indipendente ma rispettosa di UNA MISSION COMUNE, delle varie realtà locali.
L’obiettivo è quello di diffondere l’iniziativa nei luoghi in cui tanti amici di I.E. sono presenti e hanno voglia di intraprendere con noi questo percorso di costruzione di un Network Innovativo, basato sulla forza del Web 2.0.
BOLLA DEL MERCATO IMMOBILIARE?
Immobiliare, il mercato rallenta a +1,7%: per il secondo semestre previsto un calo
Nei capoluoghi le case in vendita sono cresciute del 4,7%, ma le transazioni diminuite dell’8,4%
di ROSARIA AMATO – Repubblica
ROMA – Il mercato immobiliare sta per cambiare segno. A pubblicare previsioni pessimistiche sull’andamento della compravendita di case questa volta non è un’istituzione internazionale di prestigio, ma pur sempre lontana dal mercato, ma la Fiaip, la Federazione italiana degli Agenti Immobiliari Professionali, che nel Report semestrale prevede per la seconda metà del 2007 una flessione per la maggior parte delle città italiane, a eccezione di Trieste, Palermo, Torino, Perugia, Catanzaro e Campobasso. Il calo, se venisse confermato, arriverebbe dopo un boom durato 9 anni, quasi 10. Nella prima metà del 2007 la Fiaip ha rilevato una crescita risicata dell’1,7 per cento rispetto al semestre precedente, risultante da un +0,5 per cento nel mercato urbano e da un +2,8 per cento in quello turistico.
I dati limitati ai quartieri di pregio. La rilevazione della Fiaip si è concentrata quest’anno per la prima volta esclusivamente sulle zone di maggior prestigio delle venti città capoluoghi di provincia. Si tratta dei centri storici di Potenza, L’Aquila, Trieste, Firenze, Trento, Perugia, Aosta e Campobasso; il quartiere Indipendenza-Corso Mazzini a Catanzaro, Posillipo a Napoli, Galvani a Bologna, Trevi a Roma, Albaro a Genova, Duomo-Cordusio a Milano, Pietralacroce ad Ancora, Crocetta a Torino, Murat 1 a Bari, Monte Urpinu a Cagliari, Politeama a Palermo e San Marco a Venezia. Per il mercato turistico, la rilevazione è stata effettuata in 20 rinomate località di vacanza, una per ogni regione.
Il calo già rilevato dagli agenti. “Abbiamo deciso di analizzare un campione ristretto – spiega il vicepresidente di Faiap, Osvaldo Grandin – perché ci eravamo accorti di alcuni segnali, che indicavano una flessione. Abbiamo preso in esame il massimo della categoria, gli immobili che avevano la quotazione più alta di venti città capoluogo e di venti città turistiche. Dall’indagine è emersa la previsione di una flessione per il secondo semestre di quest’anno, ed è un elemento che nella piazza lo si riscontra: tutti i colleghi mi dicono che ci sono meno contatti, meno vendite”.
Transazioni diminuite, tempi allungati. Infatti il rallentamento del mercato emerge anche dall’allungamento dei tempi delle compravendite che gli agenti segnalano già dai primi mesi del 2006. Nel primo semestre del 2007 il tempo intercorso tra l’incarico affidato all’agente immobiliare e la stipulazione della compravendita è arrivato a quasi sei mesi (5,7) e il divario percentuale tra il prezzo richiesto e quello effettivo è stato del 10 per cento. Gli immobili messi in vendita sono aumentati mediamente del 4,7 per cento, ma le transazioni portate a termine sono diminuite dell’8,4 per cento.
Preferiti i tagli piccoli. Altro segnale della difficoltà delle famiglie è il deciso orientamento verso tagli piccoli: la maggior parte delle abitazioni richieste, segnala infatti la Fiaip, ha una superficie inferiore ai 60 metri quadri (42 per cento), le case di medie dimensioni sono richieste dal 39 per cento, quelle di oltre 120 metri quadrati solo dal 19 per cento. Quanto alla provenienza della clientela, quattro acquirenti su cinque sono italiani, gli stranieri Ue poco più del 10 per cento e gli extracomunitari il 6,4 per cento.
Ma la bolla immobiliare non si sgonfia. Il rallentamento arriva dopo una lunghissima fase di crescita: la Fiaip ricorda che in media i prezzi di compravendita sono cresciuti del 76,6 per cento tra il 2000 e il 2007, con punte del 96 per cento per le case nuove o ristrutturate. Ma per la Fiaip non è il caso di parlare dell’esplosione della bolla immobiliare: “Credo che siamo i primi a lanciare una previsione di questo tipo, assolutamente un ridimensionamento di alcuni prezzi di mercato – dice Grandin – ma la bolla immobiliare no, direi che se non è scoppiata nel passato non è neanche questo il momento. Pur ribadendo che la nostra previsione è un dato assolutamente reale”.
Mutui più onerosi per gli aumenti dei tassi. Probabilmente, osserva Grandin, a incidere sul rallentamento del mercato ci sono stati anche gli aumenti dei tassi d’interesse: “A lungo si è detto che pagare il mutuo era come pagare l’affitto, ma adesso non è più vero, la rata del mutuo è più alta di almeno il 15, 20 per cento”. Nel primo semestre 2007 gli acquirenti hanno fatto ricorso al mutuo nel 75,5 per cento dei casi. I mutui sono stati stipulati per un importo mediamente pari al 75,6 per cento del prezzo dell’immobile, con una durata media di 23 anni e un tasso per lo più fisso: le famiglie non si fidano più del variabile, che ha subito continui ritocchi verso l’alto per via dei rialzi della Banca Centrale Europea.
Le previsioni degli altri osservatori immobiliari. Le previsioni della Fiaip sono, come ha spiegato Grandin, di rottura. Tuttavia non tutti gli analisti del settore sono d’accordo. “Noi stiamo ancora formulando delle ipotesi, pubblicheremo i nostri dati la prossima settimana – spiega Daniela Percoco, direttore Nomisma Real Estate – però non ci stiamo orientando su ipotesi di questo tipo. E’ chiaro che il mercato immobiliare non potrà crescere all’infinito, però a nostro avviso non è arrivato ancora il momento di un’inversione di tendenza”. Il report Eurekasa sul primo semestre 2007 si avvicina di più alle ipotesi della Fiaip: infatti si parla di “un sentiment complessivamente di flessione nel numero di compravendita”, con uno sconto medio in aumento, ma non ancora di un calo dei prezzi, per via “di troppi venditori arroccati su quotazioni elevate”.
RIFLESSIONI SU UN EURO SENZA EUROPA
Vorrei cominciare ricordando che è un miracolo che si riflette positivamente sul complesso geografico europeo dalla UE agli stati, dai länder ai comuni: 13 paesi hanno abbandonato le proprie monete per una moneta comune .
Questo è l’unico avvenimento che ha carattere sovranazionale (assieme alla Corte di Giustizia europea) e che appare nel cammino di una integrazione che annaspa ed ora è in stallo per colpa soprattutto dei primi ministri europei (con l’eccezione di Prodi e la Merkel).
Fino ad anni fa nessuno si sarebbe aspettato tanto. Diciamo che l’Europa ha finalmente un proprio mercato dei capitali . Per il resto possiamo osservare che in breve tempo il volume delle emissioni in euro ha superato quello delle emissioni in dollari statunitensi e gli emittenti che precedentemente avevano difficoltà ad accedere al mercato internazionale (come i comuni, le regioni e molte imprese ) hanno già fatto un ampio ricorso al mercato dell’euro.
L’euro ha così facilitato gli investimenti all’interno dell’Unione Europea e, come indotto, ha favorito la crescita economica all’interno di essa . Socialmente parlando ha anche consentito una più equilibrata ripartizione del capitale.
Elenchiamo alcune osservazioni precise:
1) E’ noto che il Financial Times , assieme ad alcuni politici inglesi, costituisce un polo di forte pressione per fare fallire una integrazione che porti ad una Federazione Europea in futuro, che personalmente mi auguro invece prossima !!!
2) Malgrado la presenza negativa rappresentata da costoro una cosa che evidenzia la forza e la diffusione dell’ EURO, assieme all’opportunismo inglese, che ha già più volte irritato Il presidente della BCE Claude Trichet, proprio a Londra cresce e prolifera una capitale dell’EURO, lontana dai vincoli di Bruxelles e Francoforte ma nel cuore della ricchezza della nostra moneta unica. Ebbene il mercato e le transazioni della City non sono affatto in sterline ma sono in Euro !!!!!!
La base di liquidità è enorme perchè offerta da una moneta stabile e globale come la nostra che fa si che la City abbia oggi il 70% del mercato obbligazionario internazionale ed il 40% degli scambi in titoli esteri….. Tutto questo malgrado i politici britannici abbiano schernito il progetto europeo e la sua valuta.
3) Recentemente la Cina ha fatto una autentica “razzia” di EURO sul mercato elevando tale moneta al rango di riserva subito dopo al dollaro.
4) L’intera fascia arabica, inclusa la Turchia, non solo accetta l’EURO ma lo richiede e lo privilegia nelle transazioni finanziarie e commerciali.
5) Stiamo attualmente risparmiando “un sacco di soldi” negli acquisti di prodotti petroliferi, derivati ed altro, nelle relazioni con diversi paesi dell’area orientale potendo usufruire dello scarto a nostro favore tra euro e dollaro. Altrettanto per il gas fornito dalla Russia.
6) I tredici paesi che hanno adottato l’EURO hanno di fatto creato un proprio mercato dei capitali che ha attratto nella sua orbita pure quelli che in Europa ne sono rimasti ancora fuori, costringendo la Danimarca, la Svezia ed altri ad emettere euroobbligazioni in grande quantità per potersi finanziare sullo stesso mercato !!!!!!
Certamente un EURO senza Europa politica si trova a non potere sviluppare interamente il potenziale economico che esso possiede. Questo è colpa di un progresso di integrazione politica che lascia molto a desiderare: le attuali istituzioni sono un mosaico di interessi nazionali senza una autentica visione europea, cioè senza l’obiettivo finale degli “Stati Uniti d’Europa”, come sarebbe obbligo di perseguire per gli interessi generali degli europei da parte degli uomini politici e cioè primi ministri e forze politiche al vertice che evitano o ignorano addirittura l’argomento in modo ignobile.
Ma senza l’euro dove saremo ora?
Certamente la situazione sarebbe senza dubbio sull’orlo della bancarotta!
Le politiche contro l’inflazione da parte dei tredici paesi dell’euro e l’importantissima indipendenza della Banca Centrale Europea col suo presidente Trichet rappresentano oggi un forte elemento di stabilità che fa della nostra moneta una autentica forza nel mondo.
La volatilità dei tassi di cambio, accompagnata dall’inflazione mangia risparmi a due cifre che ha caratterizzato i mercati monetari europei negli anni 1993 -1994 altro non è che un brutto ricordo.
Ora, durante le crisi asiatica, russa, e latino-americana l’euro ha già mostrato ampiamente la sua validità e difeso la stabilità: esso ha fatto vedere di sapere reggere alle grandi crisi economiche.
Per fare altri esempi, cosa sarebbe accaduto alla moneta belga nel momento in cui è esploso il caso delle carni alla diossina od alla moneta francese in conseguenza della catastrofe ecologica causata dal petrolio riversatosi sulle sue coste, se avessero potuto fluttuare liberamente ? E che pensare del fallimento Parmalat in Italia!
E che dire della Danimarca, dell’Inghilterra,della Norvegia e della Svezia che, nella loro follia antifederalista, sono di fatto costrette a seguire l’andamento dell’euro adeguandosi, senza confessarlo apertamente, a dovere emettere pure eurobbligazioni!
L’euro non è stato all’inizio una moneta forte e con ciò ha potuto favorire le esportazioni europee in quel momento di assestamento e quindi di possibile crisi da primo impatto.
Ora lo è divenuto dimostrando con l’adattamento e le innovazioni da parte dell’apparato produttivo di potere tenere il ritmo delle esportazioni e favorendo enormemente un minor costo delle importazioni e del prezzo del petrolio in particolare.
Nel breve e medio periodo certamente gli elementi che interagiscono in positivo od in negativo sono molteplici :
– il tasso di cambio influenzato dai tassi di interesse fissati dalle banche centrali dei vari paesi extraeuropei ;
– alcune debolezze che emergono ora nell’economia americana ( in particolare l’aumento del deficit commerciale e l’aumento del divario tra i redditi dei ricchi e dei poveri ecc.) che potranno lentamente levare parte dell’attrattiva al dollaro statunitense come moneta di scorta e ciò a favore dell’euro;
– l’ entrata materiale dell’euro nelle tasche degli europei che col tempo risveglierà da quella superficialità che è tipica di troppi cittadini e che induce ad affermazioni assolutamente non veritiere;
– la speculazione che si era scatenata da parte dei settori commerciali ed intermediari ed immobiliari alla quale porrà termine prima o poi la dimensione europea del processo di integrazione.
– l’auspicabile scoperta “dell’acqua calda” che dovrebbe pervenire da parte dei partiti politici e dei governi europei aprendo gli occhi e constatando che abbiamo ancora le contrattazioni borsistiche che si svolgono in una decina di “borsette” invece di avere un’unica Borsa a livello dei tredici, meno facilmente influenzabile dai grandi capitali speculativi, magari collocata a Francoforte e cioè vicino alla Banca Centrale Europea, con tutti i vantaggi potenziali che ci potrebbero mettere nella condizione reale di confrontarci con l’unica Borsa che gli americani posseggono e che funziona per tutti i cinquanta stati della loro Federazione e “dirige l’orchestra” per tutto il mondo !!!!
– una serie di carenze che l’economia europea deve superare sia sul piano economico sia su quello politico in questo periodo. “I tredici” devono dimostrare di essere capaci di eliminare tutte quelle disfunzioni che si ripercuotono sull’euro e di mantenere una bassa inflazione che occorre sia in tempi di recessione economica sia in tempi di rapida crescita.
Da un punto di vista generale è fuori da ogni dubbio che il progresso di integrazione economica, ma sopratutto politica, europea lascia molto a desiderare :
senza considerare la Banca Centrale Europea e la Corte di giustizia, le istituzioni sono un mosaico di interessi nazionali senza un’autentica visione europea, cioè senza l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa, come sarebbe obbligo morale e sostanziale da perseguire da parte degli uomini politici e dai rappresentanti istituzionali. Vediamo per esempio quanto sono ancora scarsi i progressi in materia di armonizzazione fiscale e di legislazione delle società e dei brevetti ecc. e come non sia certamente la strada giusta quella proposta con una anomalia giuridica chiamata Costituzione Europea in questo momento oggetto di stallo. Pensate che è formata da ben 342 articoli (questo è anche un elemento che dimostra il suo fallimento). Pensate che la costituzione italiana è formata da soli 139 articoli e quella americana da 7 (dico sette) articoli e 27 emendamenti !!!
C’è da chiedersi doverosamente da dove debba provenire la spinta ad accelerare il processo di integrazione politica. E’ chiaro che ciò dipende in democrazia solo in parte dal cittadino ma sopratutto dalle segreterie delle formazioni politiche e dai governi nazionali che non vogliono cedere, per sete di potere, quote di sovranità al parlamento europeo ancora ibernato, con la complicità degli stessi parlamentari europei che si sono succeduti, incapaci di rivendicare con forza il loro ruolo (l’unico a farlo fu Spinelli) e costretto a scegliere ancora “le misure dei pomodori”…. !!!
Per ora purtroppo l’euro non ha ancora una federazione europea né un governo federale che lo difendano a sufficienza e spieghino il suo valore intrinseco e morale a tanti cittadini che, privi di supporti culturali adeguati, spesso vengono plagiati da forze politiche notoriamente contrarie al federalismo europeo (ve ne sono a destra ed all’estrema sinistra) che sfruttano l’ignoranza nel campo e non dicono a quale immane disastro economico e finanziario l’Italia andrebbe incontro se tornassimo (per ipotesi assurda) alla lira senza lo scudo protettivo dell’euro.
Riccardo Sani – Trento
(ex consigliere di amministrazione del Mediocredito – Investitionbank del Trentino-Südtirol)
RITORNERANNO SPESSO!
di Salvatore Viglia
Non è un incubo ma solamente l’andazzo italiano. Il dopo Torino ha riportato immediatamente l’Italia nel pantano politichese di sempre. Bindi e Parisi.
Bindi e Parisi, hanno lasciato le loro impronte digitali chiosando giudizi inutili e deleteri, comunque non solo non in linea con quanto Veltroni ha detto, ma addirittura fuori del tema la prima e decisamente incomprensibile nell’eloquio il secondo.
Basta vecchi! E lo ha detto il Presidente emerito Ciampi. Dico Ciampi. E quel punto esclamativo suona come una martellata, un gong conclusivo. Eppure, questi, ritorneranno spesso. Alla Bindi, non è bastato sentire con le proprie orecchie (ma ha sentito o no?) che Veltroni vuole il 50% di donne a rappresentare la politica italiana; non è bastato sentire (ma ha sentito o no?) le cose che Veltroni ha detto sulla laicità dello Stato e sul patrimonio e del ruolo responsabile dei cattolici al suo interno?
Arturo Parisi, poi, senza rendersi conto neanche della sua immagine sotto il profilo della comunicazione e non solo, non avendo compreso a pieno cosa stia accadendo nel Partito Democratico e nel paese (qualcuno si prenderà la briga di informare il Ministro?), se ne è uscito con un politichese che non va oltre le stringhe. Egli, dico, egli, ha detto testualmente: «Deluso da Veltroni, una candidatura verticistica. E’ per me, il candidato migliore e, tuttavia, se proposto come candidato unico, il candidato peggiore». Ma cosa significa? Cosa vuole dire l’Oracolo di Delfi? Questa frase, è un magnifico reperto archeologico. Un graffito, una frase sgangherata scritta su una mappa egizia stinta. E’ un retaggio. Senza alcun valore. Indirizza, appiattisce, sgomenta, induce ed istiga all’antipolitica.
L’arzigogolo cervellotico promette di essere depositario della “verità” annichilendo la semplice sintesi mortificata da un (comprensibile?) narcisismo (sono io che cammino impettito di fronte ai picchetti, sic!, d’onore, cosa credete?), la fa da padrone ed intorpidisce la mente della gente.
Insomma, come sarebbe bello se Arturo Parisi si rendesse conto del suo anacronismo. Come sarebbe bello se prendesse atto della sua inadeguatezza politica indice e prova di tante sconfitte personali e di gruppo e se la Bindi si dedicasse anima e corpo al volontariato missionario piuttosto che avvilite menti e coscienze di questo paese.
DIRETTA VIDEO FENOMENI
Su onemoreblog.it e su greencamp.it è disponibile la diretta video in streaming dell’iniziativa “Generazione di Fenomeni”, lo strano caso di un paese che ha dimenticato i suoi giovani e ha generato una generazione di precari e di esuli.
E’ una tavola rotonda a cui parteciperanno un po’ di esuli di nome: Sandra Savaglio che fa l’astronoma a Monaco a cui Time ha dedicato la copertina come simbolo dei cervelli perduti. Ivan Scalfarotto che fa il direttore del personale a Mosca per Citigroup e, in Italia, si ostina a vedere se si può cambiare qualcosa. Poi ancora Giancarlo Bruno da New York, Paolo Gallo da Londra, Alessio Misuri da Roma e Giuseppe Forte, ingegnere e precario, capogruppo dell’Ulivo in Comune.
L’incontro sarà a Pisa, perché Pisa è la città più zeppa di università, di centri di ricerca e di giovani che si possa immaginare.
Ha novantamila abitanti e cinquantamila studenti. Un’occasione per molti dimenticati per ritrovarsi, per ascoltare e dire la loro, per esserci. Ma soprattutto per conoscersi e capire che questa generazione per contare ha bisogno di mettersi in rete.
“Generazione di fenomeni”, a Pisa, sotto il tendone del Leocaffè alla Stazione Leopolda, dalle 17 di sabato 30 Giugno.
Per altre informazioni visita pdpedia.eu
PRINCIPI COMUNI DI FLEXICURITY
di Alessandro Chiozzi
La “comunicazione” della Commissione Europea, Affari Sociali, sui principi per avvicinare l’Europa alla cosiddetta Flexicurity, ha incontrato immediate reazioni da parte dei Sindacati e della Sinistra: un secco NO dai primi; “Problemi più urgenti da affrontare” da parte dell’ex-ministro Treu (si veda Il Sole 24 Ore di Mercoledì 27 Giugno 2007).
La nuova comunicazione individua essenzialmente i “principi comuni” riguardo: la riduzione del divario tra coloro che hanno un’occupazione atipica, a volte precaria (outsider) da un lato, e coloro che hanno un lavoro permanente a tempo pieno (insider) dall’altro; lo sviluppo della flessicurezza interna (nell’impresa) ed esterna (tra le imprese); l’esigenza di un clima di fiducia tra le parti sociali e le autorità pubbliche.
A tal proposito, la Commissione indica quattro “percorsi tipici” che dovrebbero consentire agli Stati membri di definire una politica di flessicurezza adeguata alle proprie realtà nazionali:
1° percorso: risolvere il problema della segmentazione contrattuale. Si tratta di un percorso che presenta un interesse per quei paesi, quali l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo o la Grecia, che si trovano a dover far fronte ad una segmentazione dei mercati del lavoro, tra lavoratori garantiti e lavoratori esclusi dal mercato del lavoro;
2° percorso: sviluppare la flessicurezza nell’impresa e offrire la sicurezza nel corso delle transizioni.
Un percorso che presenta un interesse per i paesi come la Germania, l’Austria o il Belgio, nei quali il mercato del lavoro è più dinamico. Permette di aumentare gli investimenti destinati alla formazione dei lavoratori ed incrementare in tal modo la loro capacità di far fronte ai futuri cambiamenti dell’organizzazione del lavoro;
3° percorso: rispondere alla mancanza di competenze dei lavoratori. Di particolare interesse per quei paesi come la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, l’Irlanda principalmente confrontati ad un deficit di competenze nella popolazione attiva.
4° percorso: far fronte alle gravi ristrutturazioni economiche osservate negli ultimi anni, come ad esempio nei nuovi Stati membri dell’UE, che hanno sistemi di protezione sociale poco sviluppati.
(fonte: Carlo Bittarelli su Visita il Sito delegazionepse.it).
Senza entrare nel merito di giudizi sulle soluzioni proposte e possibili, ritengo la questione di fondamentale importanza.
In particolare, la riduzione del divario tra insider (occupati stabili) e outsider (atipici) sia un tema che deve essere affrontato seriamente, subito, e soprattutto con coraggio.
I Sindacati si oppongono “a priori”, rivelandosi ancora una volta strenui difensori degli “insider” a scapito degli “outsider”.
Il Governo tarda, proponendo revisioni alla legge Biagi che hanno più una veste di facciata che quella di soluzioni concrete, come l’abolizione del c.d. “Staff Leasing”, una formula contrattuale già bocciata dal mercato e poco diffusa.
La Sinistra discute molto nel tentativo di trovare una ricetta condivisa.
Nel frattempo si assiste a fenomeni che invitano a riflettere: a Varese, sul totale dei lavoratori subordinati, i contratti atipici hanno recentemente superato i contratti “a tempo indeterminato” (circa il 52% contro 48%); contemporaneamente, nella stessa Provincia, il Centro-Destra si affermava alle elezioni amministrative con il 67% delle preferenze.
E’ vero che le elezioni amministrative non sempre rappresentano un segnale politico, ma davanti a numeri di questo tipo, è quantomeno evidente che gli “outsider”, sopratutto nel nord, non stanno trovando riferimenti e interlocutori seri a Sinistra.
LA TRANSIZIONE ITALIANA
Recensione al libro di Nicola Tranfaglia, La transizione Italiana. Storia di un decennio, Garzanti, Milano 2003.
Presentazione del libro presso la FIOM-CGIL di Milano. Relatori: Nicola Tranfaglia, Nando Dalla Chiesa, Massimo Fini
di LAURA TUSSI
Il libro presenta un’analisi all’interno della sinistra italiana, come osservazione più approfondita del fenomeno Berlusconi, disancorata da qualsiasi storia e ideologia, ma con spregiudicatezza.
Uno degli effetti a cui ha condotto il governo Berlusconi è stato il totalitarismo culturale così feroce e il conservatorismo, che hanno reso possibile la vittoria di Berlusconi e della Casa delle Libertà nelle elezioni politiche del 13 Maggio 2001 dopo l’evidente insuccesso del primo governo Berlusconi nel ’94 e cinque anni di governo da parte della coalizione di centro sinistra. Il testo esamina la transizione italiana nel decennio che va dalla stagione di Mani Pulite e il crollo del sistema politico, alla nascita e allo sviluppo del fenomeno Berlusconi, come modello nuovo di populismo, celebrato e propugnato attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Di seguito l’autore analizza il tentativo fallito di accordo della Bicamerale e la frattura della sinistra con il conseguente declino dell’ulivo, per concludere con le manifestazioni dei new global e dei girotondi e gli incidenti durante il G8 di Genova. L’ultimo decennio ha visto la volontà di cambiamento e transizione del vecchio sistema politico che ha condotto a varie conseguenze e a forti esigenze di giustizia e cambiamento e trasformazione, all’interno delle istituzioni e del mondo dirigenziale, attraverso i grandi processi di mani pulite.
Tale volontà di trasformazione e la conseguente transizione verso nuovi risvolti ha comunque, infine, portato, suo malgrado, ad un nuovo modello populista e demagogico, quale il fenomeno Berlusconi, di carattere reazionario e conservatore rispetto ai movimenti innovatori e progressisti allora in atto.
Nel testo, l’autore analizza gli errori della sinistra e i motivi della vittoria della destra e le cause della caduta del governo Prodi e i governi D’Alema, con il problema irrisolto del conflitto d’interessi, del riassetto del settore radiotelevisivo e pubblicitario, la politica sociale per il meridione d’Italia, la politica giudiziaria e il frettoloso federalismo.
L’epilogo del decennio è sancito dal ritorno della politica berlusconiana e dal nuovo governo di centro destra a cui si contrappongono i partiti e i movimenti di neoglobalizzazione a livello planetario e i girotondi a livello nazionale.
ASSEMBLEA: INSIEME PER IL PARTITO DEMOCRATICO
Sul SITO è uscita la Sintesi della giornata del 22, quando ci siamo riuniti con una serie di gruppi e persone, che hanno costituito la Rete di INSIEME PER IL PARTITO DEMOCRATICO.
Lo scorso Martedì, in una successiva riunione, abbiamo poi deciso di continuare a costruire questa Rete, con la finalità principale di “realizzare” contenuti politici e culturali condivisi per il PD.
In qualche modo, quello che poi I.E. sta facendo in più luoghi: provare a portare idee nuove nelle discussioni che avvengono nel nostro Paese.