Significativamente Oltre

cantiere rinnovabili

Manifesto: Ricostruiamo l’Italia con le Rinnovabili

Lo spread ci opprime. Ma il sole può salvarci

La crisi – ma anche la possibilità di afferrare la coda di una sorprendente fase tecnologica, economica, sociale e dunque tutta politica – è la molla che ci riporta in campo. Siamo una comunità di imprenditori, tecnici, scienziati, studiosi, professionisti e soprattutto di cittadini, che abitano il presente e vogliono esserne parte.

Vogliamo quindi credere che il nuovo governo ritenga utile confrontarsi anche con noi per rafforzare l’impegno a tirare fuori dalla crisi il nostro paese,  a partire da una valorizzazione esplicita delle energie rinnovabili. In questo ambito il Made in Italy può riversarsi nel Made in Europe per ritrovare un primato dentro le difficili sfide della globalizzazione. 

I tre grandi mercati energetici – Nord America, Europa e Asia Pacifico (India, Cina, Oceania) – consumano oggi il 78% del petrolio e dispongono solo del 10% delle riserve. Così per il gas, consumano il 61% e hanno l’85% delle riserve. Per  il carbone le percentuali sono l’88% ed il 35%.  In tutto ciò, mentre le emissioni di CO2 crescono del 1,2% annuo,  nei paesi in via di sviluppo la crescita è del 2,8%. Se la Cina e l’india avessero le emissioni pro capite del Giappone la concentrazione di CO2 nell’atmosfera aumenterebbe del 40%.

Bisogna cambiare,  ma nessuno sembra volerlo realmente.  Anzi, abbiamo assistito a scelte cervellotiche e autolesionistiche: si  è voluto, più che tagliare , rendere precaria e ingestibile l’intera politica degli incentivi  alle fonti energetiche rinnovabili, mettendo l’Italia in contrasto con gli indirizzi europei ed esponendo il paese a nuovi contenziosi e a prevedibili sanzioni.

Entro il 2020, in base al PAN (Piano di Azione Nazionale),  presentato dal Ministero dello sviluppo economico  nella primavera scorsa, dovremo produrre da fonti rinnovabili più di 105 miliardi di kWh/anno in energia elettrica, ma occorre tenere presente che nel 2005 ne abbiamo prodotti per soli 56 miliardi. Si prevede di triplicare la produzione di energia termica (caldo/freddo) e moltiplicare di sette volte la produzione di biocarburanti. Si prevede di contenere i nostri consumi di energia primaria ai livelli attuali, pari a 131 milioni di TEP (tonnellate equivalenti di petrolio).

Per arrivare a questi obiettivi, il settore richiede di rimuovere gli attuali ostacoli di tipo burocratico/autorizzativo e relativi allo sviluppo della rete elettrica, che impediscono la certezza e la stabilità delle prospettive di investimento nel settore.

Non vogliamo andare all’assalto di ipotetiche diligenze pubbliche. Chiediamo l’inverso: rigore e coerenza. Chiediamo al nuovo governo un Piano di Azione Nazionale coordinato ed efficace sia sotto l’aspetto normativo e fiscale, sia riguardo le azioni delle amministrazioni locali e delle Regioni nonché dell’Europa.

Dare  la giusta importanza alla filiera delle energie rinnovabili significa inoltre agire in contemporanea su molti settori produttivi (edilizia, impiantistica, componenti meccanici ed elettronici, materiali, tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e su molte tipologie di operatori (PMI e grandi imprese industriali, professionisti e tecnici, servizi finanziari, ricerca e sviluppo, cooperazione internazionale). Un programma di sviluppo deciso in questa direzione, ben coordinato e correttamente incentivato, porterebbe ad un coinvolgimento veramente pervasivo di tutti i fattori produttivi sul territorio.

Infine, vogliamo abbassare i costi finali di produzione ed incrementare l’efficienza. Vogliamo ripristinare il buon senso.  Ad esempio: se è vero che oggi la Germania produce dieci volte l’energia fotovoltaica che produciamo noi “Paese del Sole”  va detto che, in presenza di una competizione tra Sistemi Paese “normali”, essa non sarebbe in grado di reggere la competizione con paesi mediterranei come Portogallo, Spagna, Italia, Grecia. E invece oggi, non solo la regge, ma incredibilmente la domina.

La Germania ci mostra come si può pianificare la riconquista di un primato dopo aver, non senza travagli, maturato la drastica decisione di uscita dal nucleare, proprio grazie ad una azione mirata e concertata.

Alla luce degli enormi cambiamenti di scenario avvenuti in questo 2011, quale nuova funzione deve avere dunque la politica pubblica per abbracciare una auspicabile e vicina “terza rivoluzione industriale” centrata sulle rinnovabili? 

Noi suggeriamo alcune semplici, ma innovative ed equilibrate, proposte:

1) Superamento del Decreto Romani – con i suoi tagli lineari agli incentivi – e definizione di un nuovo  modello che porti il sostegno al fotovoltaico alle medie europee. 

2) Nuovo regime per i terreni agricoli,  che diversifichi il regime normativo tra  i terreni incolti e quelli sottratti a colture.

3) Nuovo regime agevolato per le serre agricole, che vanno considerate coperture.

4) Piano regolatore dell’energia nei grandi e medi comuni,  con l’istituzione di un assessorato all’energia che promuova e faciliti l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

5) Costituzione di un fondo per la valorizzazione del patrimonio immobiliare e culturale pubblico attraverso investimenti in efficienza energetica.

6) Istituzione di una conferenza nazionale dei servizi energetici dove far sedere i grandi monopolisti accanto a tutti gli attori del settore.

7) Certezza dei tempi sulle pratiche tecnico-amministrative riguardanti i sistemi fotovoltaici al fine di impedire ostruzionismi dei monopolisti, che assicuri in 30 giorni l’istruzione della pratica e in 60 giorni il tempo di rilascio delle autorizzazioni e degli allacci.

8 ) Destinazione di una percentuale dei fatturati di esercizio degli impianti di produzione di energia da fonte fossile a finanziare un fondo per la ricerca e sviluppo in tecnologie energetiche.

9)  Estendere ed incentivare la trasformazione a metano delle autovetture a trazione diesel e rendere obbligatoria la circolazione nelle grandi città solo per veicoli a trazione elettrica, ibrida GPL o Metano (o altro che verrà..).

10) Intervenire sul Monopolio ENEL che – con le proprie società – crea un conflitto di interesse macroscopico nella sue duplice veste di “controllore” e “controllato”.

11) Rendere tutte le proposte armoniosamente legate all’occupazione giovanile ed alla riqualificazione ed reinserimento di risorse umane in cerca di nuova occupazione, per ragioni di chiara opportunità per il Sistema Paese.

12) Sburocratizzare le procedure autorizzative attraverso un utilizzo maggiore dell’asseverazione.

Italia, 24/11/2011

Innovatori Europei e SOS Rinnovabili

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